GLUNews n.3

Page 1

ANNO II • N. 2 • LUGLIO 09 • Periodico di aggiornamento per diabetici e non € 2,50 • copia omaggio

Estate: è ora di “muoversi”!

FOCUS Le complicanze croniche del diabete: le malattie cardiovascolari.

Alimentazione Il pesce.

Attualità Conoscere la Privacy.


Sommario EDITORIALE

pag. 3

FOCUS

pag. 4

Le complicanze croniche del diabete: le malattie cardiovascolari.

ALIMENTAZIONE

pag. 12

Il pesce.

SPORT

pag. 16

Estate: è ora di “muoversi”!

ATTUALITÀ

pag. 20

Conoscere la Privacy.

STRUMENTI DI MISURAZIONE

pag. 24

È una questione di precisione: un’opera di “equilibrismo glicemico”.

DIABETENIGMISTICA

pag. 28

DOLCI CURIOSITÀ

pag. 30 GLU-News • ANNO II • N.2 • LUGLIO 09 Periodico di aggiornamento per diabetici e non Tiratura: 50.000 copie Direttore Responsabile Dott. Renato Saggiorato Medico Igienista Coordinamento Scientifico Prof. Andrea Giaccari Professore di Endocrinologia, Docente di diabetologia Policlinico Gemelli Roma giaccari@glunews.it

con la collaborazione di: Dott.ssa Annamaria Prioletta Scuola di Specializzazione in Endocrinologia al Policlinico Gemelli Edizione, Redazione & Progetto Grafico CARISM S.r.l. - Torino Stampa AGES ARTI GRAFICHE -Torino Registrato al Tribunale di Torino, N. 44 - 28 Maggio 2008.

2


Editoriale Diabete e rischio diabete. È stata una Pasqua triste quella di quest’anno nel ricordo del terremoto avvenuto all’Aquila. Una Pasqua che mi ha ricondotto la memoria al terremoto dell’Irpinia quando dalla lontana Valle d’Aosta mi recai in quella regione, con un gruppo di volontari, forniti di fuoristrada pieni di coperte e quant’altro, per dare il mio modesto contributo alle popolazioni di quella regione martoriate da un altrettanto grave disgrazia. Mi ricordo che a Potenza qualcuno fermò la nostra carovana, che stava recandosi a Pesco Pagano, chiedendo insulina per una persona affetta da diabete. Alla risposta che non avevamo insulina dagli occhi di quella persona e dei suoi parenti trapelò la disperazione dell’impotenza, che non dimenticherò mai, né dimenticherò la catasta di bare che facevano mostra di sé non lontano dal santuario, né lo sguardo di riconoscenza del sottoufficiale postovi a guardia, fradicio di pioggia, che chiedeva se nel mio zaino avessi avuto della biancheria asciutta, né alla fine posso dimenticare l’accoglienza di una famiglia di pastori che s’era riparata su di un poggio, in una specie di ovile, che condivise con me quanto aveva ricevuto da due ragazzi romani che con la loro Due Cavalli Cytroen girovagavano per le strade della collina portando aiuti, assistenza e conforto. Ricordi che lasciano degli strascichi e si vorrebbe che disgrazie del genere mai più accadessero. Invece purtroppo sono eventi naturali amplificati dalla natura geologica del nostro paese che da sempre sono accaduti e che continueranno ad accadere. E dopo questo doloroso e doveroso ricordo di quanto è avvenuto all’Aquila, passando attraverso il sisma dell’Irpinia, riprendiamo il tema di questo fascicolo: le complicanze del diabete. In un volume pubblicato una decina di anni orsono (Il Diabete: Istruzioni per l’uso - Edizioni TIERRE) ) Aldo Maldonato, noto diabetologo romano, pone l’accento sul disorientamento che coinvolge il profano quando sente gli esperti dare della malattia due definizioni contrastanti tra loro. Nella prima il diabete viene definito “una condizione (non Malattia) che consente di condurre una vita perfettamente normale da tutti i punti di vista....con una speranza di vita simile a quella dei nondiabetici”. Nell’altra viene definito “una malattia invalidante sul piano fisico, psicologico e sociale, causa di amputazioni, cecità, impotenza...”. Come è possibile - si chiede il profano - che coesistano due descrizioni così contrastanti tra loro? “Eppure - dice l’autore - sono vere entrambi”, e la causa della capacità invalidante del diabete va ricercata nella presenza dei “fattori di rischio” cardiovascolare che si possono manifestare nel diabete (essi sono: l’iperglicemia anche modesta, l’iperlipemia, l’ipertensione, il sovrappeso, il condurre una vita sedentaria, il fumo). Ma è soprattutto sull’iperglicemia (a digiuno, post prandiale, sulla variabilità glicemica) che hanno puntato il loro interesse i ricercatori negli ultimi anni in quanto le ricerche condotte hanno evidenziato come aumenti di glucosio anche modesti possono favorire il legame tra glucosio e proteine dell’organismo (vedi la ben nota emoglobina glicata usata a scopo diagnostico) causando un loro alterato funzionamento e di conseguenza l’insorgenza di danni di varia natura (complicanze). Oltre al diabete tipo 1 e quello di tipo 2 la classificazione del diabete include perciò anche situazioni ad alto rischio di complicanze, la cui conoscenza è fondamentale per una “prevenzione primaria” della malattia. Esse sono la condizione di “alterata glicemia a digiuno” (in sigla IFG da Impaired Fasting Glucose) diagnosticabile quando la glicemia a digiuno è di poco alterata ed è compresa tra 110 e 125 mg/dl; e la condizione di “ridotta tolleranza ai carboidrati” (in sigla IGT da Impaired Glucose Tolerance) diagnosticabile quando, effettuando un carico orale di glucosio (OGTT), i valori della glicemia alla seconda ora sono compresi tra 140 e 199 mg/dl). La messa in evidenza di queste situazioni di rischio e l’impegno a correggerle (attraverso l’adozione di programmi di attività fisica e una dieta appropriata, vedi Glu-news 01-09) consente di prevenire l’insorgenza di complicanze ed in buona misura anche del diabete. Scriveteci a redazione@glunews.it Renato Saggiorato

3


FOCUS

A. Giaccari

Le complicanze croniche del diabete: le malattie cardiovascolari. Il Focus di questo numero di Glunews dà l’avvio ad una serie di approfondimenti in cui verranno affrontati nella maniera più chiara possibile, argomenti tanto temuti, quanto misconosciuti, da chi soffre di diabete: le complicanze croniche. Semplicemente per fare un accenno e per chiarire le idee, le complicanze a lungo termine del diabete possono essere schematicamente suddivise in complicanze mIcrovascolari (dei piccoli vasi arteriosi) come la retinopatia, la nefropatia e la neuropatia e mAcrovascolari (dei grossi vasi arteriosi) che provocano un aumentato rischio di patologie vascolari cerebrali, cardiache e agli arti inferiori. Mentre le prime sono una causa importante di invalidità (cecità ed insufficienza renale, ma anche molti altri disturbi legati alla neuropatia), le complicanze mAcrovascolari (tema del presente Focus), rappresentano la prima causa di mortalità nel paziente con diabete. Ma, che cosa sono e quanto incidono sulla salute queste malattie cardiovascolari? Facciamo un esempio per chiarirci le idee: chi ha il diabete ha un rischio di 4


avere un infarto o un ictus cerebrale da 2 a 4 volte superiore rispetto a chi non ce l’ha e il rischio è praticamente sovrapponibile a quello di un paziente non diabetico che però ha già avuto una di queste malattie. In altre parole, avere il diabete è quasi come aver già avuto un infarto, con tutti i rischi che questo comporta. Con una sostanziale differenza; chi ha già avuto un infarto, ad esempio, ricorda bene cosa ha passato (dolore incontrollabile, ricovero immediato, manovre mediche o chirurgiche per liberare le arterie occluse, panico in tutta la famiglia, lavoro) e, per questo, farà di tutto per evitare di riaverlo. È spaventato, ha molti motivi per mettere veramente in atto tutte le raccomandazioni imposte dal medico. Chi ha il diabete ha spesso (direi per fortuna) una malattia senza sintomi, soprattutto se ben curata; e questo porta a sottovalutare i consigli e le raccomandazioni del medico che non fanno altro che aggiungersi alle mille raccomandazioni già ricevute. Il comportamento è dunque sostanzialmente diverso; eppure il rischio di infarto è praticamente identico. Diabete e malattie cardiovascolari sono quindi strettamente associati, tanto che potremmo dire che esse sono due facce di una stessa medaglia, due aspetti della stessa malattia. Come fare quindi per prevenire queste complicanze, e le malattie cardiovascolari in generale? Le complicanze croniche del diabete possono essere prevenute o se ne può rallentare la progressione attraverso uno stretto controllo di tutti i fattori di rischio correlati. Numerosi sono ormai le evidenze scientifiche che ci dicono, senza ombra di dubbio, che un buon controllo

Chi ha il diabete ha un rischio di avere un infarto o un ictus cerebrale da 2 a 4 volte superiore rispetto a chi non ce l’ha.

metabolico (e quindi della glicemia) è indispensabile per prevenire l’insorgenza di complicanze. Cerchiamo ora di capire cosa si intende per “buon controllo metabolico”. Tutti voi che ci leggete saprete (o almeno tutti voi dovreste sapere!) che i livelli medi di glicemia possono essere valutati mediante la misurazione dell’emoglobina glicosilata (che spesso trovate indicata con la sigla HbA1c) che esprime la media dei valori della glicemia degli ultimi 2-3 mesi. L’emoglobina è una sostanza che serve a trasportare l’ossigeno nel sangue, è normalmente contenuta nei globuli rossi (se avete fatto un’analisi che si chiama emocromo la troverete anche lì dentro, ma non c’entra 5


FOCUS nulla col diabete) e normalmente circola nel sangue per circa due mesi, poi viene “cambiata”. In generale le complicanze del diabete si sviluppano perché la glicemia alta fa si che il troppo glucosio si “attacchi” a tutte le molecole del nostro corpo, alterandone la struttura. Anche all’emoglobina: dunque, poiché l’emoglobina dura due mesi, se la glicemia dei due mesi precedenti è stata alta troveremo alta l’emoglobina glicosilata. Ormai tutte le ricerche cliniche hanno stabilito che per evitare le complicanze croniche l’emoglobina glicosilata (HbA1c) deve essere inferiore al 7%. Tutti i diabetologi pongono sempre come obiettivo per i loro pazienti affetti da diabete questo valore, che deve essere mantenuto sempre al di sotto del 7% per poter parlare di “buon controllo metabolico”. Attenzione però, non esiste solo l’Emoglobina glicosilata! Se è vero, come è stato dimostrato negli studi che abbiamo accennato in precedenza, che la riduzione dell’emoglobina glicosilata si associa ad una riduzione del rischio di complicanze, questa relazione è più marcata per gli eventi mIcrovascolari, come a dire che per l’infarto e per l’ictus esiste qualcosa in più della emoglobina glicosilata (che comunque rimane un indicatore importantissimo). Alcuni scienziati ritengono che questo “qualcosa in più” possa essere l’oscillazione della glicemia nel corso della giornata, anche chiamata “variabilità glicemica”. 6

Cerchiamo di spiegarne il significato in termini più semplici. Facciamo l’esempio di un paziente che fa insulina e che, misurandosi la glicemia con il glucometro durante la giornata, ha i seguenti valori: al risveglio 70, dopo pranzo 200, prima di cena 80, dopo cena 210. Alla fine di questa giornata tipo la sua glicemia media è 140 (che corrisponderebbe ad un discreto valore di emoglobina glicosilata, 6,8%); un altro paziente ha invece i seguenti valori: al risveglio 100, dopo pranzo 170, prima di cena 110, dopo cena 180; anche per questo paziente la glicemia media è di 140, l’emoglobina glicosilata di 6,8% ma la sua variabilità glicemica è di gran lunga inferiore. La variabilità glicemica è dunque la variazione della glicemia dai valori più bassi a quelli più alti, e l’ampiezza di questa variazione sembra essere associata ad un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Ed è per questo che spesso i diabetologi chiedono ai loro pazienti di misurare, almeno per brevi periodi, la glicemia durante la vita di tutti i giorni, tante volte durante il giorno: per valutare la variabilità glicemica ed eventualmente modificare la terapia per ridurla. Abbiamo detto che le complicanze croniche del diabete si possono prevenire o, per chi già ne è affetto, fermarne la progressione, attraverso il buon controllo metabolico. Almeno per le complicanze più specifiche del diabete, quelle che sopra abbiamo chiamato mIcrovascolari.


Meno certo era l’effetto del buon controllo metabolico sul rischio di complicanze mAcrovascolari, anche perché alla loro insorgenza concorrono molte cause, come la pressione alta o il colesterolo. Anzi, i primi dati sembravano dimostrare che, in fondo, l’effetto della glicemia sul rischio di queste complicanze fosse sostanzialmente nullo. Ormai 25 anni fa un gruppo di ricercatori inglesi aveva cercato di dimostrare questo effetto del controllo della glicemia, confrontando anche diverse terapie, per vedere se il buon controllo metabolico fosse in grado di prevenirne l’insorgenza. Dopo 15 anni di controlli i risultati dimostrarono che il controllo “intensivo” della glicemia era in grado di prevenire le complicanze mIcrovascolari, ma senza

alcun effetto su quelle mAcrovascolari (tranne che per i pazienti che assumevano metformina: è per questo che da allora la metformina viene prescritta a tutti i pazienti). Al termine dello studio, per ovvi motivi etici, tutti i pazienti vennero trattati in modo intensivo, con risultati sul controllo sostanzialmente identici. Dopo altri 10 anni gli stessi ricercatori hanno studiato gli stessi pazienti, per capire cosa fosse loro successo. Ebbene, i pazienti con diabete che raggiungevano precocemente l’obiettivo di emoglobina glicata (inferiore al 7%), indipendentemente dal tipo di terapia con cui lo avevano raggiunto, risultarono protetti nei confronti delle malattie cardiovascolari. In altre parole, chi era stato in buon controllo metabolico fin dalla 7


FOCUS diagnosi era stato “premiato” con un minore rischio cardiovascolare, come a dire che esiste una “memoria metabolica” che premia chi è stato “bravo” all’inizio. Ma il diabete e le malattie cardiovascolari non sono legati solo alle alterazioni della glicemia; esistono altri fattori di rischio importanti che dobbiamo conoscere, controllare ed eventualmente trattare.Tra questi i più importanti sono il colesterolo e la pressione arteriosa.

Antonio ha 50 anni, è diabetico, è un fumatore, ha un valore di colesterolo totale di 220 mg/dl e una pressione sistolica (“la massima”) di 160. Antonio ha un rischio del 20-30% di avere un evento cardiovascolare (come un infarto o un ictus) nei prossimi 10 anni. 8

In allegato a questo Focus potrete trovare le “Carte del rischio cardiovascolare” del “Progetto cuore” che, come potrete vedere, sono delle schede che hanno lo scopo di valutare la probabilità di andare incontro ad un evento cardiovascolare (infarto del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di sei fattori di rischio: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia. Utilizzare la carta del rischio è piuttosto semplice (vi suggeriamo comunque di farvi aiutare e consigliare dal vostro medico curante), basta identificare la carta corrispondente al sesso e allo stato di diabete (uomo diabetico, uomo non diabetico, donna diabetica, donna non diabetica) e per ognuna di queste le carte sono suddivise per fumatori e non fumatori. A questo punto identificate il decennio di età e posizionatevi nella casella in cui ricadono i vostri valori di colesterolo e pressione arteriosa e


otterrete un colore a cui corrisponde un numero percentuale di rischio. Il rischio cardiovascolare è espresso in sei categorie di rischio MCV: la categoria di rischio indica quante persone su 100 con quelle caratteristiche avranno una malattia cardiovascolare nei 10 anni successivi. Facciamo un esempio: Antonio ha 50 anni, è diabetico, è un fumatore, ha un valore di colesterolo totale di 220 mg/dl e una pressione sistolica (“la massima”) di 160. Il colore ottenuto incrociando tutti questi dati è il rosso che come potete vedere qui sotto corrisponde ad un rischio cardiovascolare del 20-30%. Dette in parole semplici Antonio ha un rischio del 2030% di avere un evento cardiovascolare (come un infarto o un ictus) nei prossimi 10 anni.

LIVELLO DI RISCHIO A 10 ANNI rischio MCV rischio MCV rischio MCV rischio MCV rischio MCV rischio MCV

VI V IV III II I

oltre 30% 20%-30% 15%-20% 10%-15% 5%-10% meno 5%

rischio cardiovascolare. Per chi ha il diabete, le malattie cardiovascolari sono la causa più importante di morte e di invalidità. Primo obiettivo del medico (ma soprattutto vostro) è prevenirle, ed è dunque importantissimo conoscere e riconoscere tutti i fattori di rischio al fine di trattarli in maniera precoce ed intensiva. Si tratta di malattie multifattoriali, cioè determinate dalla presenza e coesistenza di più fattori di rischio che vanno combattuti sinergicamente. Non serve a niente avere una ottima emoglobina glicosilata se si ha 300 di Colesterolo o una pressione arteriosa non controllata. Così come il diabete, anche la pressione ed il colesterolo alti possono essere considerate malattie croniche. Così come non ci sogneremmo mai di sospendere l’insulina quando vediamo che i nostri valori di glicemia sono buoni, allo stesso modo non dobbiamo sospendere il farmaco per il colesterolo o per la pressione quando i valori sono rientrati nella norma.

In sostanza le carte del rischio cardiovascolare riassumono in maniera piuttosto semplice, a nostro parere efficace, ciò che abbiamo detto finora ossia: • Essere affetti da diabete aumenta di per sé il rischio cardiovascolare • L’ipercolesterolemia e l’ipertensione arteriosa sono importanti fattori di rischio • Il fumo aumenta in maniera importante il 9


DONNE DIABETICHE Non fumatrici

Fumatrici

174

mg/dl 213 252

291

320

130 200 170 150 130 90 mmHg

174

mg/dl 213 252

291

320

130 200 170 150 130 90 mmHg

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

età 50-59

età 60-69

130 200 170 150 130 90 mmHg

età 40-49

PRESSIONE ARTERIOSA SISTOLICA

COLESTEROLEMIA / COLESTEROLEMIA / COLESTEROLEMIA

DONNE NON DIABETICHE Non fumatrici

Fumatrici

174

mg/dl 213 252

291

320

130 200 170 150 130 90 mmHg

174

mg/dl 213 252

291

320

130 200 170 150 130 90 mmHg

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

età 50-59

età 60-69

130 200 170 150 130 90 mmHg

età 40-49

PRESSIONE ARTERIOSA SISTOLICA

COLESTEROLEMIA / COLESTEROLEMIA / COLESTEROLEMIA


UOMINI DIABETICI Non fumatori

Fumatori

174

mg/dl 213 252

291

320

130 200 170 150 130 90 mmHg

174

mg/dl 213 252

291

320

130 200 170 150 130 90 mmHg

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

età 50-59

età 60-69

130 200 170 150 130 90 mmHg

età 40-49

PRESSIONE ARTERIOSA SISTOLICA

COLESTEROLEMIA / COLESTEROLEMIA / COLESTEROLEMIA

UOMINI NON DIABETICI Non fumatori

Fumatori

174

mg/dl 213 252

291

320

130 200 170 150 130 90 mmHg

174

mg/dl 213 252

291

320

130 200 170 150 130 90 mmHg

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

130

174

mg/dl 213 252

291

320

età 50-59

età 60-69

130 200 170 150 130 90 mmHg

età 40-49

PRESSIONE ARTERIOSA SISTOLICA

COLESTEROLEMIA / COLESTEROLEMIA / COLESTEROLEMIA


ALIMENTAZIONE

Il

Pesce.

A. Prioletta

Ormai tutti sappiamo quanto sia importante mangiare pesce perché rappresenta un alimento necessario - anzi indispensabile - per una corretta alimentazione, ma non tutti sanno perché sia così importante e come e quanto bisognerebbe mangiarne. Nelle righe successive potrete apprendere piccole e semplici nozioni sulle caratteristiche nutrizionali di questo alimento, quanto sia importante conoscere e differenziare alcuni tipi di pesce e i motivi per i quali tutti, ma soprattutto chi ha il diabete, debbano consumarlo. Qualche piccolo dato preliminare per capire di cosa parliamo. Esiste un ampio consenso scientifico internazionale, presente in tutte le linee-guida che si occupano di alimentazione, sulla necessità di incoraggiare il consumo del 12


pesce, proponendo almeno due o tre pasti settimanali a base di questo alimento. Il pesce ha un elevato valore nutrizionale, contiene sali minerali, vitamine e proteine che ne fanno un’ottima alternativa alle carni animali e alle uova, ma differisce da essi per diversi aspetti. Infatti oltre all’indiscussa migliore qualità alimentare del pesce, di cui parleremo estesamente in seguito, non dimentichiamoci di un aspetto più semplice, ma sicuramente non meno importante, che sono gli innegabili vantaggi pratici del pesce rispetto alla carne come la migliore masticabilità e digeribilità che lo rendono adatto anche a chi deve seguire, per motivi disparati, una dieta più leggera. La composizione chimica del pesce varia in

Gli omega 3 svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e del diabete.

relazione alla specie che consideriamo, ma in generale è composto per il 60-80% di Acqua, per il 15-23% di Proteine e per lo 0,5-20% di Grassi. Ma questi grassi contenuti nel pesce sono dei grassi particolari, ben diversi dai grassi animali (nel senso di animali “terrestri), caratterizzati dalla presenza di una maggiore quantità di acidi grassi polinsaturi, appartenenti alla famiglia dei famosi acidi grassi omega 3. Si sente parlare in continuazione, sui giornali e nelle pubblicità, di questa categoria di grassi, ma in realtà pochi sanno perché gli omega 3 siano così importanti e come esplichino gli effetti benefici sulla salute. È infatti scientificamente dimostrato che gli omega 3 hanno un ruolo nel prevenire le malattie cardiovascolari e questo ci spiega perché consumare il pesce sia particolarmente suggerito a chi abbia un aumentato rischio di ammalare di malattie cardiovascolari e, quindi, anche i soggetti con diabete. L'interesse per gli effetti del consumo di pesce sullo stato di salute, ha origine dall'osservazione che nelle popolazioni Eschimesi della

13


ALIMENTAZIONE Groenlandia, nelle quali il consumo di pesce è assai elevato, la mortalità per malattie cardiovascolari è molto bassa. Tale osservazione è stata poi confermata da diversi studi scientifici che hanno dimostrato che le piastrine (che sono le componenti del sangue che servono alla coagulazione) di tali popolazioni hanno meno tendenza ad aggregarsi per formare coaguli, che sono uno dei meccanismi fondamentali dell’infarto e dell’ictus. Gli acidi grassi omega 3, infatti, hanno, attraverso meccanismi complessi, la capacità di migliorare la fluidità del sangue riducendo l’aggregazione piastrinica. Questi tipi di grassi sono inoltre in grado di abbassare il livello di colesterolo totale nel sangue e migliorare il rapporto tra colesterolo “buono” (HDL) e colesterolo “cattivo” (LDL). Tutte queste proprietà riducono il rischio di avere un evento cardiovascolare tanto che, in uno studio condotto su pazienti che avevano già avuto un infarto e quindi ad elevatissimo rischio di averne uno nuovo, è stato dimostrato che l'assunzione regolare di olio di pesce riduce notevolmente il rischio di nuovi eventi cardiovascolari. Gli omega 3 sono talmente benefi14

ci che alcune industrie farmaceutiche li “impacchetta” in pillole concentrate, e forse proprio voi che state leggendo le assumete regolarmente. Ora vi chiedo: preferite un bel pesce fresco di mare o una pillola che sa di pesce? Attenzione però, non tutti i tipi di pesce sono uguali, soprattutto se parliamo in termini di conteggio di calorie; e se oltre al diabete dovete tenere sotto controllo anche il peso, capite bene quanto sia importante valutare il contenuto di calorie. In generale il pesce ha un basso contenuto di colesterolo (circa 50-70 mg / 100 g), esistono però tipi di pesce con un contenuto in grassi maggiore che può essere utile riconoscere perché l'apporto calorico dipende direttamente dal contenuto in grassi. Potremmo schematicamente suddividere il pesce in magro (fino al 3% di contenuto grasso), per esempio il branzino (a Roma si chiama spigola), l’orata, la sogliola e la trota), semigrasso (fino al 10%; per esempio la carpa, il dentice e il pesce spada) e grasso (oltre il 10% per esempio l’anguilla e lo sgombro). I crostacei, come scampi e gamberi, che non sono pesci nel


vero senso della parola, sono caratterizzati da livelli notevolmente più elevati di colesterolo che possono arrivare a 95-180 mg/100 g. Quindi mangiare pesce più volte a settimana va bene, ma attenzione comunque alla qualità e alla quantità! Concludiamo la nostra chiacchierata sulle proprietà benefiche del pesce con una notizia curiosa e piuttosto importante emersa da un recente studio britannico. In tale ricerca è stato dimostrato che l'introduzione del pesce (due volte a settimana) nella dieta delle persone che soffrono di diabete aiuta a evitare che insorgano i danni a carico dei reni. Questo può sembrare strano dal momento che solitamente ai pazienti con un iniziale riduzione della funzionalità renale, viene suggerito di ridurre il consumo di proteine, proprio allo scopo di non “appesantire” i reni. Al contrario, secondo gli autori di questo studio, la controindicazione non dovrebbe essere sulla quantità, bensì sulla qualità delle proteine consumate. Il consumo di pesce quindi, può essere considerato una fonte di proteine buone, e va incoraggiato. Domani pesce!

Pesce spada alla siciliana Secondo piatto

Ingredienti per 4 persone: • 1 spicchio d'aglio • 1 cipolla • 50 g di olive nere denocciolate • olio extravergine d'oliva • 600 g di pesce spada • 200 g di pomodorini

PREPARAZIONE: Pulire e spellare i pomodori mettendoli per qualche istante in acqua bollente. Tagliare finemente la cipolla e fatela rosolare in padella con un filo d’olio e l’aglio. Aggiungere quindi le fette di pesce spada dello spessore di circa 2 cm e lasciarle cuocere coprendondo col coperchio per circa 10 minuti, aggiungendo i pomodorini. Poco prima di togliere il pesce spada dal fuoco aggiungere un po’ di prezzemolo tritato e le olive. Valori nutrizionali (approssimativi) a porzione: Calorie: 264 kCal Grassi: 14,5 g (51,5%) Carboidrati: 4,8 g (7%) Proteine: 26,5 g (41,5%) 15


SPORT

Estate: è ora di “muoversi”!

T. Marchis

Le giornate più lunghe, il cielo terso, il mare ed il sole caldo, i boschi e i parchi rigogliosi, ci fanno spegnere la televisione e ci spingono fuori di casa alla ricerca di benessere. Finalmente è arrivata la bella stagione e, nonostante la crisi, possiamo almeno godere dei piaceri che ci regala la natura. Non approfittarne sarebbe un peccato. Anche in città non mancano le occasioni e gli stimoli per uscire, ma se ci si trova in vacanza o in villeggiatura è indubbiamente tutto più facile e la predisposizione a intraprendere nuove e, a volte curiose, attività fisiche o a sperimentare nuovi sport è ben maggiore. Il diabete può essere vissuto però come un freno, un’inibizione dell’entusiasmo per la paura delle conseguenze di un gesto non previsto e che potrebbe provocare “esiti tanto pericolosi quanto (spesso e purtroppo) imprevisti!”. 16


L’altra faccia della medaglia è il rischio di “lasciarsi prendere dalla vacanza” e trascurarlo, lasciarlo a casa insieme a tutte le problematiche legate al lavoro e alla quotidianità. “In medio stat virtus” (la virtù sta nel mezzo), dicevano gli antichi, e anche in questo caso risultano parole molto sagge: vediamo allora come evitare gli “imprevisti esiti pericolosi”, senza trascurare il diabete “lasciandosi prendere dalla vacanza”.

Scegliete con cura le calzature con un occhio di riguardo alla loro traspirazione: una buona areazione limita una eccessiva sudorazione e la formazione di microlesioni o vescicole.

L’IMPORTANTE È MUOVERSI… ...CONSAPEVOLMENTE! Lo sport è per tutti! Il diabete è solo una variabile che spinge a porre alcune particolari attenzioni in più a noi stessi… è una questione di abitudine. Non bisogna sottovalutare i pericoli ma neanche trincerarsi dietro un muro di paura. Ognuno di noi infatti può provare giovamento dopo aver fatto semplicemente una bella passegiata in montagna o una corsetta al parco e, perché no, una tonificante nuotata in piscina o al mare; ma anche attività “alternative” come il windsurfing o un giro in canoa, piuttosto che una passeggiata a cavallo o una partita a tennis, possono migliorare la condizione psicofisica e anche i livelli glicemici. Qualsiasi disciplina sportiva, sebbene agendo in modo differente, permette di migliorare lo stato di salute generale del corpo. Lo dicono tutti (medici, ricercatori, alimentaristi e persino ingobbiti intellettuali): se praticato con regolarità lo sport ottimizza il nostro metabolismo verso il corretto consumo di zuccheri, grassi e proteine, aumentando così la massa muscolare e diminuendo quella grassa. Perché il nostro organismo viene positivamente sollecitato al consumo di zuccheri e grassi, da una parte, e alla produzione di massa muscolare dall'altra,

in parole semplici aumenta la massa muscolare a discapito della massa grassa. Senza contare il giovamento psicologico e quella piacevole sensazione di sfogo, sollievo e liberazione che ricarica le batterie della nostra mente. Migliora il tono dell'umore e ci rende più predisposti alla socializzazione. Non è necessario granché ma bisogna partire preparati. Come premessa generale, un ottimo inizio per la corretta pratica sportiva di tutti, in particolare per il soggetto affetto da diabete, è informare il medico di riferimento delle proprie intenzioni o della propria destinazione estiva: saprà indicarvi quali particolari precauzioni prendere in base alla personale situazione psico-fisica e quali attività fisiche vanno intraprese con maggiore cautela. 17


SPORT AEROBICO

È MEGLIO!

L’attività fisica più indicata per la persona affetta da diabete è di tipo cosiddetto aerobico. Significa che il tipo di sforzo fisico prodotto è alimentato direttamente dall’ossigeno che respiriamo. Un’attività anaerobica implica uno sforzo breve ma molto intenso (immaginatevi uno sprint di corsa o il sollevamento pesi) in cui la regolare respirazione non è sufficiente a fornire sufficiente ossigeno per “bruciare” il glucosio all’interno del muscolo; allora il nostro organismo usa solo parzialmente il glucosio prevalentemente quello già contenuto nei nostri muscoli - formando acido lattico, con possibili crampi, che possono diventare più frequenti e più importanti in chi ha il diabete. Ecco un semplice “trucchetto” per capire se il tipo di sforzo che si sta facendo è ancora prevalentemente di tipo aerobico, oppure se si sta facendo ricorso a risorse di tipo anaerobico: finché siete in grado di parlare con tranquillità, ad esempio durante una corsa o una passeggiata, state ancora facendo uno sforzo aerobico; è anche lo stesso tipo di sforzo indicato per perdere peso, insieme ad una corretta alimentazione. È molto utile, quindi, approfittare della bella stagione per rimetterci in forma e alleggerire il nostro corpo anche dal “peso” del diabete. Non importa se vi trovate in montagna, al mare, in campagna o ancora in città, ciò che conta è muoversi consapevolmente, prendendo semplici ma importanti precauzioni. Indipendentemente dalla località in cui vi trovate è bene praticare l’attività fisica insieme ad una persona di cui vi fidate (moglie/marito, un 18

amico/a…) e che sia a conoscenza della vostra condizione diabetica, in modo da poter intervenire, in caso di necessità, con le dovute precauzioni senza lasciarsi prendere dal panico in caso di ipoglicemie, oppure semplicemente per ricordarvi le misurazioni o per moderare quelle “piacevoli eccezioni estive” che, purtroppo non raramente, rischiano di mandare a monte il duro lavoro di mesi con il diabetologo. Questi piccoli accorgimenti sono utili in tutte le circostanze.

UN

OCCHIO AL SOLE ED UNO AI PIEDI In questo periodo dell'anno la prima regola da rispettare, e non solo da chi è affetto da diabete, è evitare le ore in cui il sole è più forte, ovvero nella parte centrale della giornata. La forza dei raggi del sole tra le 11 e le 17 è troppo intensa per essere sopportata


dal nostro organismo sottoposto ad uno sforzo fisico. La mattina è particolarmente indicata per chi vuole sentirsi ritemprato prima dell'inizio di una intensa giornata. La sera per coloro a cui piace sfogarsi delle tensioni accumulate durante il giorno. Se scegliete una scampagnata in montagna piuttosto che una passeggiata o una corsetta sul lungomare, fate attenzione alla sudorazione. La seconda regola è: attenzione alla situazione dei vostri piedi (controllateli con cura e manteneteli sempre puliti), scegliete con cura le calzature più adatte al tipo di sport che si vuole praticare (da indossare sempre con morbide calze, rigorosamente di cotone, sufficientemente lunghe per proteggere piedi e caviglie dallo sfregamento con le scarpe) con un occhio di riguardo alla loro traspirazione: una buona areazione

limita una eccessiva sudorazione e la formazione di microlesioni o vescicole. Se siete soliti utilizzare le pinne fate molta attenzione nel momento di calzarle e quando ve le sfilate, per evitare che si formino microlesioni: potete aiutarvi con delle creme per agevolare l'inserimento, oppure utilizzare dei pedalini che proteggano quantomeno la pianta del piede. Attenzione anche a quelle attività in cui non sono previste calzature, come una partita a beach volley o una corsa sul bagnasciuga: se i piedi non sono più che sani è meglio non sforzarli troppo ed evitare eccessivi sfregamenti sulla sabbia. La terza ed ultima regola è controllare i valori glicemici prima e dopo l’attività fisica (anche durante se possibile) ed intervenire con insulina o zuccheri (sempre a portata di mano) per riequilibrare i valori.

DA NON DIMENTICARE... Sia che vi troviate in montagna, al mare o in campagna bisogna evitare di mandare in vacanza anche il buon senso e a monte tutti gli sforzi fatti insieme al diabetologo: • Non iniziare l’attività fisica se il vostro livello glicemico supera i 300 mg/dl • Scegliere un abbigliamento e le calzature adeguate (ben areate e a pianta larga) • Controllare la salute dei piedi • Evitare le ore più calde della giornata • Misurare la glicemia prima di iniziare • Fare 5 minuti di leggero riscaldamento muscolare • Evitare sforzi eccessivi ed intensi • Se l’attività fisica supera i 60 minuti effettuare un controllo glicemico intermedio • Fare 5 minuti di defaticamento (stretching leggero per rilassare i muscoli) • Lavare e asciugare accuratamente i piedi Cosa portare sempre con sé: • glucometro • acqua o soluzione salina (integratore) • zollette di zucchero per anticipare le ipoglicemie • calze di riserva • un berrettino e degli occhiali da sole

19


ATTUALITÀ

Conoscere

la

Privacy. D. Rindone

Ne sentiamo parlare quotidianamente e nei posti più disparati: si parla di privacy sul lavoro, in banca, in farmacia, su internet e persino i giornali non mancano di argomentare spesso intorno a vere o presunte violazioni da parte di aziende private e anche di organi statali, chi non ricorda le polemica e l’immediato ritiro della pubblicazione dei redditi di un paio di anni fa? Ma che cosa si intende realmente per privacy? Dove si trova il confine fra il suo significato “morale” e le sue applicazioni giuridiche? Chi “ci spia” e perché? Chi tutela il nostro diritto al segreto o, quanto meno, alla riservatezza? Sono tantissimi i possibili quesiti che si possono proporre intorno a questo argomento: il problema, quando si evoca il termine privacy, è la vastità di campi, aree, settori professionali, ambiti pubblici e privati in cui si può utilizzare e spesso con significati non del tutto univoci. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. 20


LE

ORIGINI DELLA PRIVACY

Da un punto di vista legislativo il termine privacy viene inserito nei codici a seguito dell’esigenza di dare una conformazione esplicita e concreta ad una istanza già presente fin nelle prime formulazioni costituzionali dei paesi democratici occidentali e rimarcata nella famosa Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Ma se è un valore già presente ormai da più di un secolo che bisogno c’è di creare tutta questa confusione? La risposta è tanto complessa nella sua attuazione quanto banale nella sua ovvietà: le nuove tecnologie ed i mezzi di comunicazione che sempre più velocemente invadono la nostra quotidianità e la nostra vita privata rendendola sempre meno privata.

UN “SENSO

Carte di credito, codici fiscali, conti correnti... ...ATTENZIONE alle informazioni che fornite attraverso il computer.

COMUNE”

Ma il concetto di violazione della privacy è nel senso comune un danno percepito dalla persona come soggettivo e personale. “Personalmente non mi va che la gente sappia che soffro di diabete”, piuttosto che “Non voglio che si sappia che sono divorziato” e via dicendo. L’approccio giuridico alla questione infatti si è ribaltato rispetto al suo orientamento originale: invece di assegnare alla privacy un valore univoco e una definizione universale per tutti e definirla nel dettaglio per ogni circostanza, oggi si tende a fornire ad ogni individuo gli strumenti per controllare e gestire le informazioni personali e di definirne personalmente i diversi livelli d’accesso ai vari interlocutori. Possono essere trasmessi tutti quei dati cui abbiamo dato esplicito consenso e possono essere trattati con le modalità espresse nell’informativa. Ovviamente organi di Polizia, uffici tributari e apparati statali possono avvalersi di

“deroghe” a questo principio. Esiste infatti un organo istituzionale appositamente creato per tutelare la privacy dei cittadini che è il Garante della Privacy, il quale controlla e assegna le linee guida ai diversi settori e categorie che detengono dati sensibili. Ed è anche l’organo a cui ci si deve rivolgere nel momento in cui si ravvisano eventuali violazioni.

“LA

PRIVACY CON IL DIABETE”

Tutti, o quasi, abbiamo imparato a rispettare la “linea di cortesia”, cioè a rimanere dietro a quella linea gialla disegnata in terra che troviamo ormai in tutti gli edifici pubblici, dalle poste, allo sportello sanitario, persino in farmacia. È un piccolo gesto di buona educazione, con valenza a volte più simbolica che effettiva, che invita a rispettare la segretezza delle informazioni scambiate con il professionista a cui ci rivolgiamo. Non mancano però le contraddizioni e non 21


ATTUALITÀ

sempre il buon senso e la buona educazione sono in prima linea: capita di assistere a fatti particolarmente privati o di manifestare una propria condizione in maniera praticamente pubblica, e perdere contemporaneamente almeno 10 minuti per compilare o ascoltare la liturgia della informativa sulla privacy. Ricordate che è un diritto garantito dalla legge , in particolar modo in ambito sanitario, essere messi a conoscenza delle seguenti informazioni prima di poter dare il consenso al trattamento dei proprio dati personali: a) le finalità e le modalità del trattamento cui sono destinati i dati; b) la natura obbligatoria o facoltativa del conferimento dei dati; c) le conseguenze di un eventuale rifiuto di rispondere; d) i soggetti o le categorie di soggetti ai quali i dati possono essere comunicati e l'ambito di diffusione dei dati medesimi; e) il nome, la denominazione o la ragione sociale e il domicilio, la residenza o la sede del titolare e, se designato, del responsabile. 22

Ed è proprio nella cosiddetta informativa sulla privacy che si trovano, o si dovrebbero trovare, tutte le risposte a questi obblighi. L’informativa è tutto quel testo, scritto di solito piccolissimo, in cui sono concentrate tutte queste informazioni che dovrebbero permetterci di sapere chi, come e perché utilizzerà i nostri dati; e da ciò possiamo liberamente decidere se dare il nostro assenso oppure negarlo. In ambito sanitario, la questione privacy è particolarmente delicata: sono stati infatti introdotti regolamenti molto dettagliati sul tipo e le modalità di scambio di informazioni fra i pazienti e il personale sanitario, e il dibattito è ancora molto acceso, come dimostrano i temi relativi al consenso informato o al testamento biologico. Negli ospedali, così come nei vari centri sanitari, è ormai prassi comune utilizzare dei codici alfanumerici per chiamare i pazienti: i numerini che si prendono per ricordarci il nostro turno hanno anche la funzione di tutelare la nostra privacy, facendo in modo che il nostro nome non venga strillato ai quattro venti oppure che compaia a caratteri cubitali su un cartello luminoso.

I “LIVELLI

DI CONFIDENZA”

Una buona abitudine è essere sufficientemente consapevoli dell’uso che verrà fatto delle informazioni che rilasciate non solo ai vari enti, aziende e simili, ma anche alle persone che incontrate durante la giornata, nelle e-mail a cui rispondete o ai siti a cui vi registrate, oppure al telefono. Se non si desidera


essere disturbati da lunghe ed inopportune telefonate promozionali, conviene evitare di lasciare il proprio numero di telefono a meno che non si sappia esattamente quale uso ne verrà fatto. Proponiamo un breve specchietto che potrà esservi utile per valutare il “livello di confidenza”: un semplice esercizio per allenare la propria attenzione a fare in modo che non sfuggano notizie che non vorremmo rendere pubbliche con l’obiettivo di crearsi un piccolo schema della tipologia delle informazioni che riteniamo personalmente sensibili.

GLOSSARIO PRIVACY BANCA DI DATI: qualsiasi complesso organizzato di dati personali, ripartito in una o più unità dislocate in uno o più siti. COMUNICAZIONE: il dare conoscenza dei dati personali a uno o più soggetti determinati diversi dall'interessato, dal rappresentante del titolare nel territorio dello Stato, dal responsabile e dagli incaricati, in qualunque forma, anche mediante la loro messa a disposizione o consultazione. DATI GIUDIZIARI: i dati personali idonei a rivelare provvedimenti di cui all'articolo 3, comma 1, lettere da a) a o) e da r) a u), del d.P.R. 14 novembre 2002, n. 313, in materia di casellario giudiziale, di anagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti da reato e dei relativi carichi pendenti, o la qualità di imputato o di indagato ai sensi degli articoli 60 e 61 del codice di procedura penale. DATI IDENTIFICATIVI: i dati personali che permettono l'identificazione diretta dell'interessato.

Livelli di confidenza • Crearsi un breve elenco mentale di tutte quelle informazioni che riteniamo personalmente “sensibili”, quelle cioè che non vorremmo rivelare a tutti. • Accanto ad ognuna di queste informazioni “sensibili” indicare le varie persone o gruppi di persone a cui pensiamo di poter confidare tali informazioni, come da esempio. Questo semplice esercizio potrà aiutarvi a valutare più rapidamente il tipo e la qualità delle informazioni che potrete libramente rivelare ai vari interlocutori con cui vi relazionerete, nonché il vostro personale “livello di privacy”.

DIFFUSIONE: il dare conoscenza dei dati personali a soggetti indeterminati, in qualunque forma, anche mediante la loro messa a disposizione o consultazione. INCARICATI: le persone fisiche autorizzate a compiere operazioni di trattamento dal titolare o dal responsabile.

RESPONSABILE: la persona fisica, la persona giuridica, la pubblica amministrazione e qualsiasi altro ente, associazione od organismo preposti dal titolare al trattamento di dati personali. DOTTORE

Assumo insulina quotidianamente

DATO PERSONALE: qualunque informazione relativa a persona fisica, persona giuridica, ente od associazione, identificati o identificabili, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale.

INTERESSATO: la persona fisica, la persona giuridica, l'ente o l'associazione cui si riferiscono i dati personali.

Sono a dieta e faccio sport

Ho il diabete

DATI SENSIBILI: i dati personali idonei a rivelare l'origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l'adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale.

MOGLIE

AMICO COLLEGHI

TITOLARE: la persona fisica, la persona giuridica, la pubblica amministrazione e qualsiasi altro ente, associazione od organismo cui competono, anche unitamente ad altro titolare, le decisioni in ordine alle finalità, alle modalità del trattamento di dati personali e agli strumenti utilizzati, ivi compreso il profilo della sicurezza. TRATTAMENTO: qualunque operazione o complesso di operazioni, effettuati anche senza l'ausilio di strumenti elettronici, concernenti la raccolta, la registrazione, l'organizzazione, la conservazione, la consultazione, l'elaborazione, la modificazione, la selezione, l'estrazione, il raffronto, l'utilizzo, l'interconnessione, il blocco, la comunicazione, la diffusione, la cancellazione e la distruzione di dati, anche se non registrati in una banca di dati.

23


STRUMENTI

DI

MISURAZIONE

È una questione di precisione:

un’opera di “equilibrismo glicemico”. Dr. Paolo Di Bartolo Unità Operativa di Diabetologia AUSL Provincia di Ravenna

Nel diabete, come in tutte le condizioni croniche, il coinvolgimento del paziente ha un ruolo fondamentale. Questo coinvolgimento prende il nome di autocura. Quando si parla di autocura nelle persone con diabete si parla di educazione terapeutica e l’educazione terapeutica, ad oggi, è legata in maniera indissolubile all’autocontrollo domiciliare delle glicemie. L’autocontrollo glicemico permette alla persona con diabete di conoscere la propria glicemia, e motiva questa nel modificare il proprio trattamento farmacologico ipoglicemizzante o, perché no, il proprio stile di vita. Cercheremo insieme in queste poche righe di capire l’importanza del disporre di strumenti per l’autocontrollo glicemico accurati. 24


Abbiamo imparato grazie a studi clinici sul Diabete, sia di tipo 1, sia di tipo 2, come sia importante, appena fatta la diagnosi di diabete, raggiungere un buon controllo del diabete, emoglobina glicata (HbA1c) più bassa del 7%, per ridurre il rischio delle complicanze del diabete stesso a carico dei piccoli e grandi vasi. D’altro canto, recentemente, grandi sperimentazioni condotte in persone con diabete di tipo 2, con lunga storia di malattia ed ad alto rischio per malattie del cuore e dei vasi, hanno dimostrato come in questi pazienti sia importante prevenire l’ipoglicemia, al punto da fare diventare la prevenzione dell’ipo un obbiettivo primario della terapia con i farmaci del diabete, per questi fragili pazienti. Mai più di oggi alla persona con diabete che si presenta con lunga durata del diabete stesso e con complicanze viene, quindi, chiesto una sorta di “sintonia glicemica fine”; ovvero abbassare la glicemia e contemporaneamente, minimizzare rischio di ipoglicemia, in altre parole la glicemia deve essere “buona” ma senza esagerare... Per questa difficile opera di “equilibrismo glicemico”, è quindi estremamente importante poter disporre di strumenti per l’autocontrollo glicemico ad “alta precisione”, in altre parole molto accurati. Il vantaggio di una misurazione glicemica affidabile è scontato: mostrare al paziente ed al diabetologo valori glicemici veri, per consentire aggiustamenti della terapia sicuri ed efficaci; non nascondere possibili episodi ipoglicemici, né tanto meno provocarli, inducendo somministrazione di impropri dosaggi di insulina suggeriti da eventuali erronee misurazioni.

La precisione della misurazione della glicemia, può essere largamente influenzata da errori di procedura del paziente. Il più rilevante è la mancata, o l’errata calibrazione. I sistemi che vengono consegnati a casa alle persone con diabete per misurare la glicemia prendono il nome di glucometri. Questi strumenti funzionano trasformando la concentrazione del glucosio o in un segnale elettrico, oppure determinando il cambiamento del colore nella parte della striscia reattiva sulla quale si poggia la goccia di sangue. In questo caso lo strumento viene chiamato reflettometro ed è in grado di misurare di quanto cambia il colore sulla striscia e convertire, infine, questa informazione in un dato che corrisponderà alla glicemia. I limiti di questo approccio sono che bisogna essere molto precisi nel poggiare la goccia di sangue sulla parte reattiva della striscia, bisogna tenere pulito lo strumento perché il sangue può sporcare il sistema di lettura ed, infine, bisogna calibrare il sistema tutte le volte che si inizia una nuova confezione di strisce. Lo strumento che misura la glicemia valutando la corrente elettrica generata dal contatto del sangue con la striscia reattiva prende il nome di potenziometro. Oggi questo è l’approccio più utilizzato. Questo sistema è caratterizzato da alcuni vantaggi rispetto all’utilizzo del reflettometro: aspirazione automatica del 25


STRUMENTI

DI quantitativo di sangue necessario per la misurazione, maggiore praticità e comodità per la realizzazione del test, tempi di risposta minori, minor volume di campione di sangue richiesto, possibilità di eseguire il prelievo in punti differenti rispetto ai polpastrelli; maggiore igienicità e sicurezza del sistema. Con alcuni di questi sistemi, inoltre, la calibrazione non è più necessaria. A proposito di calibrazione è importante sottolineare come questa può essere fonte di errori. L’accuratezza dell’autocontrollo, ovvero la precisione della misurazione della glicemia, può essere largamente influenzata da errori di procedura del paziente. Fra gli errori imputabili ai pazienti, il più rilevante è la mancata, o l’errata calibrazione. Alcuni studi sono disponibili in letteratura che dimostrano come l’errata calibrazione porti a letture glicemiche non accurate e ciò può determinare errori nella somministrazione dei farmaci per il controllo del diabete, il cui significato può assumere aspetti molto rilevanti quando ad esempio questo determini una sovrastima della dose di insulina iniettata. Quanto comunemente rilevato nella pratica clinica, ovvero di come non raramente i pazienti trascurino di recalibrare il proprio glucometro, è confermato da almeno due distinti studi nelle persone con diabete, sia di tipo 2, sia di tipo 1. Tali studi hanno confermato come una calibrazione non corretta possa causare nella lettura della glicemia un errore che può 26

MISURAZIONE

alterare il dato reale anche del 43 %. I sistemi per l’automonitoraggio glicemico si distinguono, inoltre, per essere più o meno soggetti ad errori nella lettura del dato a causa di possibili interferenze da parte di molteplici sostanze o condizioni (altri zuccheri presenti nel sangue, alcuni farmaci, carenza di ossigeno, una eventuale alterazione della quantità di globuli rossi, ecc). Oggi queste possibili interferenze sono evitabili grazie all’impiego, nei sistemi più moderni, di reagenti che minimizzano il rischio di interferenza e di sofisticati sistemi automatici di correzione dell’errore, ad esempio in caso di alterazione di alcuni parametri del sangue. La tecnologia ha consentito enormi passi in avanti nella realizzazione di nuovi strumenti per l’autocontrollo della glicemia. Le dimensioni degli strumenti sono diventate via, via sempre più contenute, le forme degli strumenti sempre più ammiccanti per i pazienti, non raramente sono molto colorati e somigliano sempre di più a telefoni cellulari, inoltre, per molti di questi stru-


Nel diabete il coinvolgimento del paziente ha un ruolo fondamentale.

menti è oggi possibile scaricare i dati sul computer del medico e del paziente, rendendo non più necessaria la compilazione del diario cartaceo delle glicemie. Nonostante gli elementi sopra menzionati abbiano importanza, soprattutto nell’accettabilità dello strumento da parte del paziente, per il diabetologo e per la persona con il diabete stessa, l’aspetto più importante rimane l’accuratezza della informazione ottenuta sulla concentrazione della glicemia. Oggi l’eliminazione della calibrazione manuale, l’utilizzo di sostanze reagenti, enzimi e co-enzimi, esposti alle minime interferenze e di sistemi di correzione automatici, permettono al paziente di avere finalmente informazioni sulla propria glicemia molto prossime al dato “vero”. Infine è però importante sottolineare come la misurazione della glicemia di per sé sia una procedura diagnostica che da sola non può

modificare la concentrazione del glucosio. Ovvero misurare la glicemia senza poi intervenire, in caso di riscontro di valori di glicemia non ottimali, non migliora l’andamento del diabete. Il paziente deve sapere come utilizzare l’informazione ottenuta attraverso l’autocontrollo della glicemia ed il Team di diabetologia deve aiutare la persona con diabete ad acquisire queste capacità. In altre parole le tecnologie possono aiutare il paziente ad ottenere farmaci sempre più efficaci e selettivi, strumenti per la somministrazione della terapia sempre più sofisticati, glucometri sempre più accurati ma non eliminano la necessità di un coinvolgimento sempre più attivo della persona con diabete nel processo di cura, ovvero non eliminano la necessità di educare e coinvolgere il paziente nella gestione del proprio diabete. 27


DIABETENIGMISTICA 1

2

3

4

5

21

6 22

7 23

8

9

10

11

24

12

13

25

14

15

16

17

18

31

32

38

33

34

39

35

40

41

45 47

48

49

55

50 56

57

66 71

67

51

42

36

37

43

44

52 59 63

53

29

54

60 64

68 72

28

46

58 62

20

26

27 30

19

65 69

73

61

70 74

Dopo aver risolto lo schema di parole incrociate, nelle caselle colorate si potranno leggere: • il nome del dosaggio che si effettua al mattino prima di colazione, che di regola dovrebbe essere inferiore a 110 mg/dl (caselle rosa) • il nome del dosaggio che si esegue tre ore dopo aver mangiato (di regola il pasto del mezzogiorno) il cui valore dovrebbe essere simile a quello dell’esame precedente (caselle gialle) • il nome che indica una ridotta sensibilità di organi e tessuti all’azione dell’insulina, sia per cause genetiche che per obesità (caselle azzurre)

ORIZZONTALI 1. La prescrive il medico - 7. Lo sono gli assegni con giorno, mese e anno... di là da venire - 17. La Marleen della nota canzone - 21. Cavallo dal manto rossiccio - 22. Dormire... rumorosamente - 25. Sono pari nel cloro - 26. Piccolo falco dal becco sottile - 27. Istituto in breve - 28. Iniziali della Marini - 30. Non divertirsi per niente - 34. Untuosa, grassa - 36. Tema senza pari - 37. Il Pompeo grande rivale di Cesare - 38. Una macchiolina della pelle - 39. Formazione di nuvole basse - 40. Pesanti, gravosi - 44. Terence, partner di Bud Spencer - 47. Un caratteristico castello di Napoli - 49. Immagini religiose russe - 51. Fu autore di dodici mitiche fatiche - 52. Tanti quante le facce di un cubo - 53. Coste frastagliate tipiche della Spagna - 55. Consunto, logoro - 56. Ha interpretato il motivo conduttore del film "La vita è bella" - 58. Cittadini... del Polesine - 60. Il Tribunale Regionale (sigla) - 61. Sine Tempore (sigla) - 66. Hanno le guance particolarmente colorite - 68. Dipinto a più tavole - 70. Sigla di un grosso autotreno - 71. Risultato - 72. Giambattista, grande pittore veneziano del Settecento - 73. L'elemento chimico che ricorda una tintura - 74. Una desinenza verbale. VERTICALI 1. Torneo con un numero contenuto di squadre partecipanti - 2. L'Aurora greca - 3. È pregiato quello musqué 4. Lo sono gli eventi fonte di forte ansia e inquietudine - 5. Istituto universitario in cui si studiano fisica e matematica - 6. L'arcobaleno del poeta - 8. Ha simbolo Os - 9. Lo indossa il francescano - 10. Messo da parte o interrotto - 11. Lo era Venere - 12. Recita con Giovanni e Giacomo - 13. Combinazione... di primi piatti - 14. Pianta marina - 15. Un abito da cerimonia - 16. Bagnati... appena - 17. Un centro del parmense famoso per la stagionatura dei prosciutti - 18. Sottile sarcasmo - 19. Uno strumento del muratore - 20. Si ripetono nell'indomito - 23. La nazionale di Shevchenko - 24. L’ora canonica corrispondente al mezzogiorno - 29. Importunare, causare disturbo - 31. Una preposizione che... contiene - 32. Lo sono le persone che non suscitano nessun interesse - 33. Equipaggio di canottieri - 35. Cento grammi - 40. L’Harrison di Indiana Jones - 41. Salsa piccante ricavata dalla radice di barbaforte - 42. Punto di ristoro per carovanieri - 43. Sottili e slanciati - 45. Piante delle Ranuncolacee dai bei fiori - 46. Scrittore latino che fu vittima dell'eruzione del Vesuvio - 48. Provoca danni al computer - 50. Son nominati nel testamento - 54. Infiammazioni oculari - 57. Strato del mantello terrestre - 59. Una ragazza del balletto - 61. Lo sport di Stefania Belmondo - 62. Sigla di un potente esplosivo - 63. Chiusura lampo - 64. Questi in breve - 65. Il violinista Ughi - 67. La prima consonante - 69. Prime di cinquanta e ultime di dieci. 28


Il Labirinto Partendo dall’entrata in alto a sinistra (freccia rossa) arrivate all’uscita del labirinto in basso a destra (freccia azzurra). Leggendo di seguito le lettere incontrate lungo il percorso otterrete una gustosa considerazione…medica dello scrittore catalano Noel Clarasó (1905-1985).

Quale dei tre? L’insulina, come tutti sappiamo, è l’ormone che regola il metabolismo degli zuccheri. Ma sapete il perché di questo nome? Vi proponiamo tre risposte, una sola delle quali è corretta. Quale? 1. Deriva dal termine insolia (o inzolia), nome di diversi vitigni siciliani da cui si ricava il marsala, vino particolarmente ricco di zucchero 2. Deriva dal latino insula (isola) con riferimento alle isole di Langerhans, che secernono l’insulina 3. Deriva dall’inglese insulation (isolamento) perché anticamente, in presenza di pregiudizi culturali, gli ammalati di diabete venivano tenuti isolati

Il corpo, se lo si tratta bene può durare tutta la vita. T R I A N G O L A R E

E O S N E L V I R U S

R A T N O I O S E B I

A N G O S C I O S I T

P O L I T E C N I C O

I R I A R M O O S O L

A U C R A I N A T N T

P S E S T A E R E D I

O S M I O P E O N I E

S A I O F O R D Z I P

T R A L A S C I A T O

D E A E T T O G I R L

Quale dei tre? La risposta corretta è la 2.

29

A L D O I P L I N I O

T R I S C R E N S T I

A L G A O A S I U T O

T A I T S N E L L I D

I N U M I D I T I C I

L A N G H I R A N O O

I R O N I A I R I T I

L I V E L L A S C I R

I O M O L E S T A R E


DOLCI CURIOSITÀ Attenzione al fruttosio! Il fruttosio, un tipo di zucchero presente in natura nella frutta e nel miele, ormai in maniera consolidata viene utilizzato dalle industrie alimentari come sostituto del saccarosio (il più comune zucchero per dolci) o viene venduto sotto forma di formulazione in granelli per zuccherare. Questo ampio utilizzo è legato al fatto che il fruttosio a differenza del saccarosio ha un indice glicemico più basso, cioè aumenta meno la glicemia. Attenzione però, di recente è stato dimostrato che il fruttosio può provocare un aumentare dei valori dei grassi del sangue ed in particolare di quelli più pericolosi per la salute come i trigliceridi, il colesterolo totale e il colesterolo LDL. Il consumo di frutta e quindi del fruttosio contenuto nella frutta non provoca questo tipo di problemi e quindi è consentito, anzi suggerito. BANTLE JP. DIETARY FRUCTOSE AND METABOLIC SYNDROME AND DIABETES. J NUTR. 2009 JUN;139(6): 1263S-1268S. EPUB 2009 APR 29

Il pisolino aumenta il rischio diabete. Fare abitualmente un pisolino dopo mangiato aumenta il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2: è quanto emerge da una ricerca che ha coinvolto quasi 16.500 persone, presentata lo scorso marzo al “Diabetes UK’s Annual Conference”. I ricercatori dell’Università di Birmingham hanno notato che coloro che abitualmente riposano qualche oretta al pomeriggio hanno il 26% di probabilità in più di contrarre il diabete di tipo 2 rispetto alle persone che preferiscono riposare solo durante la notte. Il pisolino, oltre a occupare il tempo utile a qualche attività fisica, rischia di modificare il ritmo del sonno notturno, influendo notevolmente sul metabolismo. In più il risveglio dal pisolino attiva ormoni che interagiscono sui livelli di insulina, provocando degli sbalzi, che risultano nocivi soprattutto a chi pratica l’autosomministrazione. WWW.DIABETES.CO.UK

30


Una Barbie come non l’avete mai vista! La Barbie alta, bionda, bellissima e soprattutto magra, che da oltre 50 anni fa mostra di sé nelle camerette di mezzo mondo, dopo una cura ingrassante è diventata protagonista di una campagna educativa americana contro l’obesità infantile. L’iniziativa è stata lanciata da «Active Life Movement» e vuole sensibilizzare le nuove generazioni su un problema che soprattutto negli USA sta assumendo dimensioni molto preoccupanti. La mancanza di movimento nella vita dei bambini infatti è la prima causa della preoccupante obesità infantile riscontrata. WWW.LASTAMPA.IT

Il parto cesareo aumenta il rischio di diabete di tipo1. Scienziati della Queen’s University di Belfast, hanno analizzato 20 studi che includevano 10.000 casi di bambini con diabete tipo 1 e un gruppo di controllo composto da più di un milione di minori. La conclusione è chiara: i bambini nati da parto cesareo hanno un 20% in più di possibilità di sviluppare diabete tipo 1 rispetto a quelli nati da parto vaginale. CARDWELL CR, CAESAREAN SECTION IS ASSOCIATED WITH AN INCREASED RISK OF CHILDHOOD-ONSET TYPE 1 DIABETES MELLITUS: A META-ANALYSIS OF OBSERVATIONAL STUDIES. DIABETOLOGIA. 2008 MAY; 51(5):726-35.

George Walton Lucas Il famoso regista della saga di Guerre Stellari ed Indiana Jones apprese di essere diabetico quando tentò di entrare nel United States Air Force (aereonautica militare USA). La sua domanda fu respinta proprio perché i suoi valori glicemici risultarono oltre il limite consentito e perché suo nonno morì proprio a causa delle complicanze del diabete. Gli furono prescritti dei farmaci, ma le sue condizioni non erano gravi a tal punto da assumere insulina. Oggi è uno dei più affermati registi mondiali e forse quella diagnosi ha aiutato il suo successo permettendogli di dedicarsi completamente alla regia, alla sceneggiatura e alla produzione di film.

31



Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.