GLUNews n 16

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ANNO VI • N. 3 • OTTOBRE 2013 • Quadrimestrale di aggiornamento per diabetici e non €2,50 • copia omaggio

Gli esercizi

in casa.

Focus “I miei figli avranno il diabete?”

Alimentazione Alimenti Bio: pregi e difetti.

Capire le analisi Microalbuminuria.


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Sommario EDITORIALE

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FOCUS

pag. 4

“I miei figli avranno il diabete?”

ALIMENTAZIONE

pag. 10

Alimenti Bio: pregi e difetti.

LA POSTA DEI LETTORI

pag. 14

SPORT

pag. 16

Gli esercizi in casa.

ATTUALITÀ

pag. 20

La filosofia del Piano Nazionale sul diabete

(seconda parte).

CAPIRE LE ANALISI

pag. 24

Microalbuminuria.

STRUMENTI DI MISURAZIONE

pag. 26

DIABETENIGMISTICA

pag. 28

DOLCI CURIOSITÀ

pag. 30

GLUNews • ANNO VI • N. 3 • OTTOBRE 2013 Quadrimestrale di aggiornamento per diabetici e non Uscite: Febbraio, Giugno, Ottobre | Tiratura: 25.000 copie Direttore Responsabile Maria Margherita Rossetti Coordinamento Scientifico Prof. Andrea Giaccari Professore di Endocrinologia, Docente di diabetologia Policlinico Gemelli Roma giaccari@glunews.it

con la collaborazione di: Dott.ssa Caterina Conte Specialista in Medicina Interna Policlinico Gemelli Roma Edizione, Redazione & Progetto Grafico CARISM S.r.l. - Torino Stampa GRAF ART - Torino Registrato al Tribunale di Torino, N. 44 - 28 Maggio 2008.

www.glunews.net

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Editoriale Sempre di più! L’espansione online di GLUNews sta raggiungendo livelli davvero inaspettati. Da un lato è per noi un grande onore, significa che stiamo facendo un buon lavoro, dall’altro preferiremmo avere sempre meno abbonati e persone che hanno bisogno di iniziative simili: significherebbe una più vicina sconfitta del diabete. La nostra pagina Facebook conta ormai più di 4.000 fans (prima ed unica in Italia per tipologia e dimensione), il numero di utenti registrati al sito supera il migliaio ed i nostri affezionati lettori abbonati sono oltre 12.000. Un risultato davvero importante ed impegnativo. Ciò che però ci rende particolarmente orgogliosi e consapevoli di fare qualcosa d’importante è l’interazione e l’affetto dei nostri lettori e dei nostri utenti, cioè voi: riceviamo numerose lettere, email e commenti agli articoli che pubblichiamo su www.glunews.net Alla sezione Chiedi al Professore (curata dal professor Giaccari) giungono ormai quasi quotidianamente domande e richieste di consigli specifiche ed altamente scientifiche che dimostrano una conoscenza ed una preparazione degne di esperti di diabete. Chi non dispone di internet, o semplicemente non lo utilizza, ci invia lettere manoscritte su più fogli per darci consigli, farci richieste di numeri precedenti o addirittura per farci gli auguri per le festività. Grazie di cuore, siamo con voi! In questo numero affrontiamo nel Focus un tema assai caro a tutti i genitori o aspiranti tali che hanno a che fare con il diabete: “I miei figli avranno il diabete?”. Un articolo che cerca di sfatare alcuni miti e di mettere in luce tutte le precauzioni da prendere per ridurre al minimo la probabilità di sviluppare il diabete in chi ha ereditato una predisposizione a questa malattia. Segnaliamo ancora un altro articolo d’interesse più generale: “Gli alimenti Bio: pregi e difetti”, nel quale cerchiamo, grazie alla dottoressa Conte, di fare chiarezza sul significato dell’etichetta “biologico” che sempre più di frequente troviamo sugli scaffali dei supermercati e dei negozi specializzati. Buona lettura e continuate a seguirci su www.glunews.net o sulla nostra pagina facebook (www.facebook.com/glunews), scriveteci a redazione@glunews.net e scaricate le nostre App per smartphone e tablet su AppStore e GooglePlay.

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FOCUS

A. Giaccari

“I miei figli avranno il diabete?” Nella vita di tutti i giorni tutti noi corriamo, lavoriamo, risparmiamo, affrontiamo preoccupazioni per avere una vita migliore, sia per noi che per i nostri figli. E se lavorando e risparmiando possiamo cercare di programmare e lasciare un futuro migliore per chi ci seguirà, chi ha il diabete sente spesso il peso e la colpa di far loro ereditare il pesante fardello di questa patologia. Così, in ambulatorio, accade spesso che al termine di una visita mi venga quasi confidenzialmente chiesto: “Mio figlio avrà il diabete?”. A questa difficile domanda non esiste una sola risposta, perché le cose cambiano secondo il tipo di diabete. Esistono due principali tipi di diabete mellito: il tipo 1 ed il tipo 2. In un certo senso si tratta sempre della stessa malattia, che si manifesta con un aumento dei valori di “zucchero” (glucosio) nel sangue, l’iperglicemia. I due tipi di diabete hanno però cause profondamente diverse, quindi per rispondere alla domanda dobbiamo prima spiegare le differenze che ci sono tra il tipo 1 ed il tipo 2. 4


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Cominciamo con il capire cosa hanno in comune le due forme di diabete: l’eccesso di glucosio nel sangue. Tutte le cellule del nostro corpo hanno bisogno di glucosio, il principale “carburante” per le funzioni e la sopravvivenza del nostro organismo. Fatta eccezione per alcuni organi come il cervello, il glucosio non può entrare nelle cellule da solo: ha bisogno dell’insulina, un ormone importantissimo prodotto dal pancreas.

Il glucosio, per entrare nelle cellule, ha bisogno dell’insulina. È come se l’insulina fosse la chiave del serbatoio della nostra macchina: se non apriamo lo sportellino non possiamo fare benzina!

È come se l’insulina fosse la chiave del serbatoio della nostra macchina: se non apriamo lo sportellino non possiamo fare benzina! Come gli altri nutrienti, quando mangiamo, il glucosio viene assorbito e passa nella circolazione del sangue, che lo trasporta alle diverse cellule del corpo. L’insulina “apre” lo sportellino delle cellule e permette al glucosio di entrare, così le cellule possono usarlo. Quando si ha il diabete, il glucosio non entra nelle cellule e rimane nel sangue, i livelli di zucchero salgono al di sopra dei valori normali e si ha l’iperglicemia. Il diabete di tipo 1 è il tipo di diabete meno comune tra i due (una persona con diabete su dieci). È anche conosciuto come “diabete giovanile”, perché generalmente compare durante l’infanzia, l’adolescenza o comunque in età giovanile. Nel diabete di tipo 1 il pancreas non produce l’insulina, o ne produce una quantità minima. Senza insulina il glucosio non può entrare nelle cellule; è come se il corpo perdesse le chiavi del serbatoio e non potesse più fare rifornimento di carburante. Il motivo per cui il pancreas smette di produrre l’insulina non si conosce con certezza. Si sa che le cellule del pancreas che producono insulina, le beta-cellule, ad un certo punto vengono distrutte come se fossero “estranee”. È un meccanismo che normalmente difende il nostro corpo dalle malattie, come quelle causate da virus e batteri, e più in generale da agenti “estranei” al nostro organismo: il corpo li riconosce e li attacca, salvandoci dalla malattia. In alcune malattie, le “malattie autoimmuni”, il corpo perde la capacità di riconoscere alcune delle sue cellule, e le attacca come se fossero “intruse”, distruggendole. 5


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FOCUS Nel diabete di tipo 1 il nostro corpo distrugge le cellule che producono insulina, e si rimane senza. Quando il corpo non può più produrre insulina è necessario somministrarla dall’esterno; per questo motivo il diabete di tipo 1 in passato veniva anche chiamato “diabete insulino-dipendente”. Sebbene non si conoscano bene le cause della distruzione delle beta-cellule, si pensa che siano principalmente coinvolti fattori esterni e che i geni che si ereditano dai genitori giochino un ruolo minore. Infatti, in più del 90% dei casi le persone con diabete di tipo 1 non hanno un familiare con la stessa malattia. Perfino nel caso di gemelli identici la probabilità che se uno dei due ha il diabete di tipo 1 anche l’altro sviluppi il diabete è “solo” del 50%. Se i geni fossero l’unica o comunque la principale causa del diabete di tipo 1, due persone che hanno esattamente gli stessi geni (come i gemelli identici) dovrebbero anche avere la stessa malattia. Sono stati identificati alcuni geni che possono aumentare la probabilità di avere il diabete di tipo 1, ma sembra che sia necessaria una causa esterna (forse un’infezione che modifica il sistema di difesa dell’organismo) perché il diabete di tipo 1 si sviluppi. Perciò, se una persona con diabete di tipo 1 mi chiede “i miei figli avranno il diabete?” la mia risposta è che esiste la possibilità che questo succeda, ma in base alle conoscenze che si hanno al momento ritengo che sia 6

una possibilità abbastanza rara, tale da non necessitare nessuna precauzione o diagnosi precoce. Il discorso cambia un po’ per il diabete di tipo 2, il tipo più comune, conosciuto anche come “diabete alimentare”, “diabete dell’anziano” o “diabete non insulino-dipendente”. A differenza delle persone con il diabete di tipo 1, quelle con il tipo 2 sono generalmente adulti in sovrappeso e non hanno bisogno di iniettarsi insulina (almeno nei primi anni della malattia) perché sono ancora in grado di produrla. Quali sono allora le cause? Nel diabete di tipo 2, le cellule sono meno sensibili all’effetto dell’insulina, sono “insulino-resistenti”. Per superare questo problema il pancreas inizia a lavorare di più per produrre più insulina e “forzare” le cellule a far entrare il glucosio. Tornando all’esempio della chiave per aprire il serbatoio dell’auto, è come se la serratura fosse arrugginita. Inutile, la chiave è giusta, ma non gira. Allora proviamo con un po’ di olio, poi un cacciavite, poi un martello. All’inizio ci riusciamo, questa strategia funziona, ma alla lunga il pancreas si stanca del carico di lavoro eccessivo e non riesce più a produrre abbastanza insulina. Per fare un esempio ancora più calzante, è come quando, per farvi sentire da una persona che ha problemi di udito, dovete alzare la voce. La alzate sempre di più perché la persona proprio non vi sente, ma dopo aver


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Le persone sedentarie, che non praticano alcuna attività fisica, se geneticamente predisposte, hanno un rischio maggiore di avere il diabete.

urlato per ore ed ore vi stancate e rimanete con un filo di voce. Le cellule non “sentono” l’insulina, e il pancreas si sforza di produrne di più per “gridare” alle cellule di far entrare il glucosio. Con gli anni il pancreas si affatica, e la produzione di insulina si riduce. A questo punto si avrà iperglicemia, perché l’insulina non è più sufficiente a far entrare il glucosio nelle cellule. Le persone con diabete di tipo 2 hanno bisogno di iniettarsi insulina solo quando la malattia è molto avanzata ed il pancreas non ne produce quasi più. La capacità del pancreas di produrre maggiori

quantità di insulina per compensare l’insulinoresistenza, ma in parte anche la stessa insulinoresistenza, sono influenzate sia dai nostri geni che da fattori “esterni”. Chi ha un genitore con il diabete di tipo 2 ha infatti una probabilità maggiore di sviluppare la malattia rispetto ad un’altra che ha entrambi i genitori sani. Ma questo non significa che chi ha un genitore con il diabete di tipo 2 sia condannato ad ereditarlo! La scienza ancora non ci permette di modificare i nostri geni, ma per fortuna si può agire su altri fronti per evitare che il diabete abbia la meglio. 7


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FOCUS Ci sono fattori “esterni” su cui possiamo intervenire per prevenire la comparsa del diabete di tipo 2. Ad esempio, l’alimentazione scorretta è uno dei fattori che possono contribuire alla comparsa di diabete, perché mangiare grandi quantità di zuccheri semplici (zucchero, dolci, bibite gassate) e grassi (specialmente quelli di origine animale come burro, strutto, insaccati ecc.) può portare a sovrappeso e obesità. Questi non sono solo un problema estetico; la “pancetta”, che i medici severamente chiamano “obesità addominale”, si associa ad un rischio più alto di sviluppare insulino-resistenza e diabete. Il problema estetico è perciò secondario rispetto ai gravi effetti che sovrappeso, e ancor più obesità, hanno sulla salute. Lo stesso vale per la scarsa attività fisica. Le persone sedentarie, che non praticano alcuna attività fisica, se geneticamente predisposte, hanno un rischio maggiore di avere il diabete. Sedentarietà, sovrappeso e obesità – lo ripeto: FATTORI SU CUI POSSIAMO INTERVENIRE – sono in gran parte responsabili dell’aumento dei casi di diabete che si è verificato a livello mondiale negli ultimi decenni. Non tutte le persone con diabete di tipo 2 sono obese o in sovrappeso. Anche in questi casi, tuttavia, il diabete è causato da una combinazione fra i geni ereditati e lo stile di vita. I nostri geni, infatti, hanno un programma che stabilisce la massima quantità di insulina che il nostro pan8

creas è in grado di produrre. Superato quel limite (che dipende dallo stile di vita di cui sopra) appare il diabete. Per prevenirlo o curarlo, dunque, è necessario cercare di restare al di sotto del limite, curando il nostro stile di vita. Il cambiamento degli stili di vita ha anche abbassato l’età di comparsa della malattia. Appena trent’anni fa era raro trovare persone con diabete di tipo 2 che avessero meno di settant’anni, oggi invece è molto comune che un quarantenne abbia già il diabete: ormai la definizione “diabete dell’anziano” non si può più usare! Pensate alle conseguenze per la salute. L’iperglicemia del diabete, se non controllata, con gli anni può causare malattie del cuore, ictus, insufficienza renale, cecità, amputazioni, problemi circolatori, ecc. Un ottantenne ha davanti a sé un’aspettativa di vita relativamente breve: il diabete che compare all’età di 80 anni non avrà tempo sufficiente a causare danni tali da influenzare più di tanto la durata e la qualità della vita della persona. Al contrario, una persona a cui viene diagnosticato il diabete all’età di 40 anni ha davanti a sé tutta la vita, anche perché oggi viviamo più a lungo. In questo caso il diabete, se non adeguatamente controllato, influenzerà notevolmente sia la durata sia la qualità di vita della persona. Pensate solo al “fastidio” di dover prendere le medicine tutti i giorni per quarant’anni...E questo è solo il male minore!


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Non voglio certo spaventarvi, ma è importante essere consapevoli del fatto che il diabete, di tipo 1 o di tipo 2, può avere gravi conseguenze per la salute. Per chi ha ereditato la predisposizione al diabete di tipo 2 è fondamentale seguire un’alimentazione sana, con un apporto di calorie adeguato alle energie consumate, pochi grassi, pochi zuccheri semplici e tante fibre. All’alimentazione sana bisogna associare l’esercizio fisico. Basta mezz’ora di camminata veloce ogni giorno per diminuire il rischio di comparsa del diabete di tipo 2. Chi è in sovrappeso o obeso dovrà tagliare le calorie e muoversi un po’ di più per eliminare i chili di troppo.

Molte persone sono obese ma non sanno di esserlo: l’obesità non è solamente quella “estrema”, e non si definisce solo in base al peso. Il vostro medico vi dirà se il vostro peso è normale o se avete bisogno di perdere qualche chilo, e vi consiglierà sulla dieta da seguire. Insomma, se una persona con diabete di tipo 2 mi chiede “i miei figli avranno il diabete?” la mia risposta è che avere un genitore con il diabete di tipo 2 aumenta le probabilità che anche i figli lo abbiano. Tuttavia, il diabete di tipo 2 si può prevenire con uno stile di vita sano: più che da voi, dipenderà dai vostri figli se avranno il diabete!

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ALIMENTAZIONE

Alimenti Bio: pregi e difetti.

C. Conte

In questo numero vi parlerò degli alimenti biologici: si tratta solo di una moda o ci sono davvero dei vantaggi nel consumarli? Fino a qualche anno fa era possibile acquistarli solo in negozi specializzati, ma ormai si possono trovare alimenti da agricoltura biologica anche nei supermercati e nei ristoranti. Cosa si intende per “biologico”? Questa definizione indica un sistema di produzione degli alimenti agricoli basato sul rispetto dell’ambiente e del benessere degli animali, e sulla protezione delle risorse naturali. In pratica, un alimento classificato come “biologico” deve essere ottenuto con sostanze e procedimenti naturali. Questo comporta una serie di pratiche come la rotazione delle colture, che prevede l’alternarsi di diverse coltivazioni (ad esempio grano, patate, fagioli) nello 10


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stesso terreno ogni due, tre anni e così via. Alternare le colture è importante perché alcune piante, come il grano, “sfruttano” e impoveriscono il terreno mentre altre, come i fagioli, lo rendono più fertile e combattono la crescita di piante dannose. In questo modo gli agricoltori migliorano la resa del terreno e controllano la crescita di piante nocive che potrebbero danneggiare le coltivazioni.

La presenza del logo ci garantisce che almeno il 95% in peso degli ingredienti è biologico.

La rotazione delle colture aiuta anche ad evitare l’uso di insetticidi e concimi chimici che non sono permessi nell’agricoltura biologica e che sono sostituiti da concimi naturali, come il letame. La scelta delle piante da coltivare viene fatta nel rispetto delle condizioni climatiche e ambientali, in modo da sfruttare al massimo il potenziale di ciascuna coltivazione. Ad esempio, le patate preferiscono i climi freddi. Gli animali, invece, vengono nutriti con prodotti naturali, coltivati dall’allevatore stesso nell’azienda agricola biologica, e sono allevati all’aria aperta e con tecniche diverse in base al tipo di animale. È ovviamente vietatissimo l’uso di sostanze chimiche nei mangimi, e di antibiotici in generale. Per le malattie di piante ed animali si ricorre a preparati omeopatici o fitoterapici, e la legge stabilisce i pochi casi in cui è possibile far uso di farmaci veterinari. Anche l’uso di sostanze come coloranti, aromi e dolcificanti deve essere molto limitato, e gli organismi geneticamente modificati (i famigerati OGM) sono assolutamente banditi da tutto ciò che è bio. Le regole sulla produzione biologica sono state fissate dall’Unione Europea (UE) per la prima volta nel 1991, e da allora il regolamento è

stato periodicamente aggiornato. L’Unione Europea stabilisce che il logo biologico dell’UE debba essere presente su tutti i prodotti alimentari biologici preconfezionati nell’Unione. La presenza del logo ci garantisce che gli alimenti bio sono prodotti nel rispetto del Regolamento sul Biologico, e che almeno il 95% in peso degli ingredienti è biologico. È bene quindi imparare a riconoscerlo. Le aree di coltivazione biologica sono aumentate notevolmente negli anni passati. In Europa, nel periodo 2000-2008, si è passati da 4,3 a circa 7,6 milioni di ettari a coltivazione biologica, e si prevede un’ulteriore crescita in futuro. Qual è il motivo di questo aumento? Come abbiamo visto, l’agricoltura biologica ha un doppio vantaggio: offre prodotti alimentari 11


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ALIMENTAZIONE naturali, privi di sostanze chimiche, e favorisce la tutela ed il rispetto dell’ambiente. Al contrario, nell’agricoltura e nell’allevamento tradizionale si fa uso di concimi chimici, insetticidi, erbicidi, antibiotici e, talvolta, perfino di ormoni che stimolano la crescita degli animali. Il problema non sta solo nel fatto che nella frutta e nella verdura che mangiamo possono esserci tracce di insetticidi: queste sostanze possono anche contaminare le acque di fiumi e laghi, arrivando così molto lontano e rimanendo nell’ambiente per lungo tempo. Pensate che nell’ambiente

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ci sono ancora tracce di DTT, un insetticida ormai vietato da anni! Le sostanze chimiche utilizzate nell’agricoltura tradizionale possono avere dei rischi per la salute. I contadini che usano alcuni tipi di insetticida, fungicida ed erbicida (sostanze che uccidono insetti, funghi e piante nocivi, rispettivamente) possono sviluppare malattie della tiroide. Queste sostanze potrebbero anche causare il morbo di Parkinson o addirittura tumori. Infine, gli antibiotici presenti nell’ambiente possono favorire lo sviluppo di “super-batteri” che “si abituano” all’antibiotico ed imparano a difendersi. Questi batteri saranno poi difficili da curare perché l’antibiotico non funziona più. Per quanto riguarda le proprietà nutrizionali degli alimenti biologici, gli studi scientifici che hanno valutato questo aspetto non hanno dato tutti gli stessi risultati: c’è chi sostiene che dal punto di vista nutrizionale gli alimenti biologici sono migliori e chi, al contrario, nega che ci siano differenze tra questi ed i prodotti alimentari tradizionali. Probabilmente i risultati dipendono dagli alimenti presi in esame di volta in volta, ma saranno comunque necessari altri studi per mettere tutti d’accordo. Alcuni studi indicano che latte e latticini biologici contengono più proteine ed acidi grassi buoni per la salute come gli omega-3. Anche nel caso di verdura e frutta il contenuto di vitamine e sali minerali sarebbe più alto negli alimenti bio che in quelli tradizionali.


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I risultati di uno studio pubblicato di recente indicano invece che non ci sarebbero differenze tra i nutrienti presenti negli alimenti bio e quelli tradizionali. Le persone che consumano carne di pollo o maiale allevati in modo tradizionale avrebbero però un rischio più alto di contrarre infezioni da batteri resistenti agli antibiotici e di essere “contaminate” da insetticidi. Finora quindi solo vantaggi. Ci sono altre facce della medaglia che dobbiamo considerare? I costi, per esempio. Gli alimenti bio sono in genere un po’ più costosi perché, non usando insetticidi, c’è il rischio che i raccolti siano danneggiati e la produzione si riduca, e senza i diserbanti è necessaria una manodopera maggiore per eliminare le “erbacce” che tolgono spazio e sostanze nutrienti alle coltivazioni. Inoltre, poiché gli alimenti biologici non contengono conservanti e altre sostanze che ne migliorano l’aspetto, possono durare un po’ meno e a volte essere un po’ più “bruttini”. Per quanto riguarda il sapore invece, in genere il biologico vince su tradizionale. Ricapitolando, non è ancora chiaro se gli alimenti bio siano migliori di quelli tradizionali dal punto di vista del contenuto nutrizionale. Tuttavia, ci sono altri validi motivi per scegliere l’alimentazione biologica: questi cibi non contengono prodotti chimici come insetticidi, conservanti o concimi potenzialmente dannosi. Inoltre l’agricoltura biologica è amica dell’ambiente, e scegliendo alimenti bio possiamo aiutare a proteggerlo, con vantaggi anche per la nostra salute.

Calamari panciuti

INGREDIENTI PER 4 PERSONE: • 4 calamari freschi (circa 250 g l’uno) • 3 cucchiai di pangrattato • 3 cucchiai di grana • ½ bicchiere di vino bianco • 1 spicchio d'aglio • prezzemolo • 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva • un pizzico di sale e pepe PREPARAZIONE: Pulite e lavate i calamari, staccate i tentacoli lasciando intera la sacca. Tritate l'aglio, mettetelo in una ciotola e aggiungete i tentacoli tagliati a pezzetti piccoli, un cucchiaio d’olio ed il resto degli ingredienti. Mescolate bene il composto e usatelo per riempire i calamari (non troppo altrimenti in cottura si rompono). Sigillate con uno stuzzicadenti la parte aperta. In un tegame scaldate un cucchiaio d'olio e rosolate i calamari; sfumate con il vino, coprite con un coperchio e fate cuocere per circa mezz'ora a fuoco moderato. Valori nutrizionali (approssimativi) a porzione: Calorie: 270 Kcal Carboidrati: 7 g Proteine: 35 g Grassi: 11 g 13


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CHIEDI AL

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PROFESSORE

Gentile professore, vorrei porgerle due domande che mi stanno a cuore: esiste un tipo di diabete dal quale si può guarire? Se sì, quale? La ringrazio e la saluto. Maria Cara Maria, certamente sì. Il diabete gestazionale, ad esempio, inizia durante la gravidanza e termina con essa. Inoltre tutte le forme di diabete secondario (ad esempio il diabete metasteroideo) possono andar via se viene rimossa la causa (nello specifico, sospendendo gli steroidi, i cortisonici). Anche il più comune, il diabete tipo 2, potrebbe andar via. Non è raro, infatti, osservare che alcune persone con diabete di tipo 2, diagnosticato per tempo, correggano prontamente il loro stile di vita e normalizzino completamente le analisi del sangue, senza alcuna medicina. Formalmente si chiama remissione (cioè il diabete può tornare) ma intanto per un po’ (anche anni, perfino per sempre) non c’è più. Per questo insisto sempre sulla diagnosi precoce. Sul diabete tipo 1 … ci stiamo lavorando.

Egregio Professore, ogni volta che vado alla visita, il dottore mi dice sempre che devo dimagrire. Mi ha dato una dieta, ma non ho ottenuto nessun risultato. Ho provato anche la dieta a zona, ma l’unico risultato che ho ottenuto è stato quello di far arrabbiare il dottore. Mi ha mandato da una dietista; molto gentile, ma la dieta che mi ha dato è molto più ricca di quello che mangio normalmente! Perché non riesco a dimagrire? È colpa della troppa insulina? Cosa posso fare? Carla Cara Carla, Sfogli bene GLUNews: troverà un articolo di educazione, uno sull’alimentazione ed uno sullo sport e l’attività fisica. Insieme ai farmaci, costituiscono i 4 pilastri di una buona terapia del diabete. Senza attività fisica dimagrire è difficilissimo. Appena riduciamo le calorie con la dieta, il nostro organismo si mette subito “al risparmio”, riducendo la quantità di calorie consumate. Se toglie dalla sua dieta 30 grammi di pasta, il suo organismo risparmierà le calorie corrispondenti, e non perderà un grammo. Ma c’è di peggio. Appena mangia un poco di più, il suo organismo capirà che è finita la restrizione calorica e cercherà di metter via, in grasso, tutte le poche calorie ingerite in più. Che fare? Semplice, leggere GLUNews e studiare bene tutti gli articoli. L’unico sistema per dimagrire (e controllare bene il diabete) è accompagnare la riduzione delle calorie ad una sana, il più possibile quotidiana, attività fisica. Senza molto movimento, senza il quarto pilastro, non si va lontano.

Chiedi al Professore è un servizio di GLUNews offerto a tutti i suoi abbonati, che possono porre i loro quesiti alla nostra Redazione Scientifica tramite il sito www.glunews.net. Le domande più cliccate verranno riportate sulla rivista in forma anonima in modo da essere un utile supporto su problematiche condivise.

Hai dubbi sul diabete? Corri a registrarti su

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Il servizio non vuole in alcun modo interferire o sostituirsi alle indicazioni terapeutico/cliniche dei medici di riferimento, ma offrire un utile strumento di informazione dedicato a fornire spiegazioni maggiormente dettagliate e specifiche su problematiche legate alla corretta gestione del diabete.


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SPORT

Gli esercizi

in casa.

M. Daghero

Svolgere una moderata attività fisica è fondamentale per mantenersi in buona salute e, per chi ha il diabete, la si può considerare parte integrante della terapia. Per tutti coloro che però non amano o, per svariate ragioni, non possono permettersi l'impegno della palestra, fare ginnastica in casa può essere un'ottima alternativa che permette di dedicarsi all'esercizio fisico senza doversi esporre ad eventuali rischi, costretti a spostarsi con il fondamentale corredo anti emergenze come cibi, bevande, apparecchi per la misurazione glicemica e insulina, in quanto l'essere a casa propria permette di avere tutto immediatamente a portata, con il vantaggio di poter evitare rischiose dimenticanze. La comodità di poter fare ginnastica a casa propria non deve però penalizzare la costanza e la concentrazione, 16


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anche perché, se si vogliono ottenere dei buoni risultati è bene dedicarsi all'esercizio con impegno ed in modo regolare almeno un paio di volte la settimana e per un tempo compreso tra i 20 ed i 40 minuti. Per iniziare è fondamentale individuare l'ambiente più adatto, scegliendolo in una stanza

Per evitare il rischio di pericolosi capogiri sarebbe bene ricordarsi sempre di passare dalla posizione supina a quella eretta molto lentamente e possibilmente con un intervallo in posizione seduta.

adeguatamente aerata e con uno spazio sufficiente per poter praticare esercizi a corpo libero tanto da sdraiati quanto in piedi. Anche se non si deve andare in palestra è bene indossare abbigliamento comodo come una tuta o un costume, al posto delle scarpe da ginnastica, per facilitare la traspirazione dei piedi, si possono utilizzare delle comode calze con suola antiscivolo e, se non si possiede un materassino, un semplice tappeto lo può egregiamente sostituire. Considerando di non essere in palestra e quindi nell'impossibilità di poter contare su istruttori o personale qualificato che può seguire, suggerire ed intervenire in caso di emergenze o più semplicemente errori di esecuzione, si consiglia di prevedere una fase di riscaldamento iniziando con gli esercizi più semplici, continuando poi con esercizi utili ma di non eccessivo dispendio energetico. Innanzi tutto, per evitare il rischio di pericolosi capogiri, sarebbe bene ricordarsi sempre di passare dalla posizione supina a quella eretta molto lentamente e possibilmente con un intervallo in posizione seduta. Secondo suggerimento, è preferibile non essere soli in casa e tenere sempre in considerazione i consigli del diabetologo. Nella giornata dedicata alla ginnastica rispettare una dieta che non impegni eccessivamente la digestione, eseguire il controllo glicemico prima e dopo gli esercizi, mantenersi ben idratati e al termine abbandonarsi ad una piacevole doccia ristoratrice. 17


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SPORT Di seguito troverete alcuni esercizi che potete svolgere a casa. Prima di iniziare riscaldate i muscoli camminando sul posto per qualche minuto. Se non siete allenati, all'inizio non esagerate, e se avvertite giramenti di testa interrompete, mettetevi seduti e controllate la glicemia. Col tempo potrete aumentare le ripetizioni. Ricordatevi sempre di tenere a disposizione dell'acqua durante l'allenamento, per berne un sorso ogni tanto. Consultate il vostro medico prima di allenarvi se avete problemi di cuore, di pressione alta o alle articolazioni.

ESERCIZI PER LA COLONNA CERVICALE Esercizi utili anche per chi passa molte ore in viaggio (aereo-treno-macchina) o per chi sta parecchio tempo seduto alla scrivania in ufficio.

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Spalle rilassate, schiena diritta e mento in alto, ruotare la testa fermandosi quando il mento è allineato alle spalle. Ripetere l'esercizio una decina di volte, prima sul fianco destro e poi su quello sinistro.

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Spalle ferme, sguardo frontale, piegare la testa da un lato, quasi a voler toccare la spalla con l'orecchio. Fare attenzione a muovere soltanto la testa senza ruotarla. Ripetere l'esercizio una decina di volte, prima sul fianco destro e poi su quello sinistro.

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Schiena diritta, piegare la testa in avanti fino a toccare lo sterno con il mento. Ripetere l'esercizio una decina di volte.

Schiena diritta e ferma, eseguire un movimento rotatorio piegando la testa verso destra, continuare il movimento spostando il mento verso l'alto ruotando la testa a sinistra e successivamente piegandola verso il basso. Ripetere l'esercizio una decina di volte, prima verso destra e poi verso sinistra.


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ESERCIZI PER LE SPALLE E PER LE BRACCIA

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In piedi con le braccia distese sui fianchi. Alzare le braccia fino ad averle diritte sopra la testa, ruotare i palmi verso l'esterno ed abbassarle piano ruotandole posteriormente fino a tornare nella posizione iniziale. Ripetere l'esercizio 5/6 volte.

ESERCIZI PER LE GAMBE E PER GLI ADDOMINALI

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Braccia alte e allineate alle spalle, gomiti piegati ed avambracci distesi in avanti. Tenendo le braccia ferme, ruotare gli avambracci verso l'alto. Ripetere l'esercizio una decina di volte.

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Braccia aperte con il palmo verso l'alto. Mantenendo il collo e la schiena diritti spingere le braccia indietro il pi첫 possibile. Ripetere l'esercizio una decina di volte.

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In piedi con le braccia distese sui fianchi. Flettere la gamba destra afferandone il piede con la mano destra ed avvicinare il pi첫 possibile il piede al gluteo. Aprire e distendere l'altro braccio per bilanciare il movimento. Mantenere la posizione per 20-30 secondi e poi ripetere con il lato sinistro.

Mani sui fianchi, gamba destra in avanti e sinistra indietro. Portare il peso del busto in avanti flettendo il ginocchio destro. Ripetere l'esercizio una quindicina di volte prima con la gamba destra e poi con la sinistra. Fate attenzione a non inclinare troppo il busto in avanti, per non caricare eccessivamente il ginocchio flesso.

In piedi, gambe leggermente divaricate e mani in avanti. Mantenendo la schiena diritta inspirare e piegare le gambe come per volersi sedere, mantenere la posizione 2-3 secondi e poi rialzarsi espirando. Ripetere l'esercizio una quindicina di volte. Cercate di caricare il peso sui talloni e non sulle punte dei piedi, per evitare di sovraccaricare le ginocchia.

Distesi con le gambe parallele, le braccia alzate e le mani sotto la testa. Alzare le gambe tenendole tese alzando contemporaneamente le spalle sorreggendo la testa con le mani per non fare forza con il collo. Mantenere la posizione per circa 5-6 secondi e poi tornare alla posizione iniziale. Ripetere l'esercizio 5-6 volte.


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ATTUALITÀ La filosofia del Piano Nazionale sul diabete. (seconda parte)

P. Pisanti

Il Piano Sanitario Nazionale sulla malattia diabetica, nel considerare i bisogni delle persone con diabete in età adulta e in età evolutiva, di quelli che assistono le persone con diabete, sanitari e non, delle donne con diabete gestazionale e delle persone a rischio di sviluppare il diabete in futuro, illustra i modi verso cui tutti i differenti componenti del “Sistema Salute” devono convergere. Afferma con forza la centralità della persona ed evidenzia la necessità di interventi trasversali, cercando di stimolare tutti gli interlocutori ad attuare quel processo di cambiamento culturale che richiede necessariamente momenti formativi per sviluppare sia la conoscenza tecnico scientifica che la crescita ETICA E SOCIALE. Il Piano nel rispetto delle funzioni del Servizio Sanitario e dei principi di “sussidiarietà e leale collaborazione” ha coe20


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renza con le sollecitazioni nazionali e internazionali e considera aspetti nuovi quali il ruolo del volontariato, la centralità della persona e della famiglia, il territorio come luogo che analizza i bisogni. Inoltre tiene conto dell’evoluzione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, delle linee guida esistenti, delle indicazioni a livello internazionale, rispettando l’assetto ordinamentale determinato dalla modifica del titolo V della Costituzione, che lascia tuttora attuali le finalità generali individuate dalla legge 115/87 e dall’Atto di intesa del 1991. Il Ministero della Salute italiano, attraverso il Piano, ha voluto potenziare l’offerta sanitaria e rinnovare i metodi, enfatizzando l’importanza di organizzare servizi basati sulla continuità delle cure per lunghi periodi, sulla gestione integrata sia sanitaria che sociosanitaria e sulla partecipazione della persona e dell’Associazionismo nella pianificazione, lavori e valutazione dei servizi. Il Piano indirizza verso un nuovo disegno reticolare e multicentrico orientato alla gestione dei pazienti, nel quale possano circolare attraverso specifici Percorsi Assistenziali integrati e personalizzati, armonici con il grado evolutivo della patologia e con il grado di complessità assistenziale. Il suo impianto non fa riferimento a rigidi modelli ma cerca di indirizzare le Istituzioni deputate alla regolamentazione, all’organizzazione e all’erogazione dell’assistenza verso una omogeneizzazione e una interazione di intenti. Nel Piano vengono indicati dieci obiettivi generali, che focalizzano l’attenzione su alcune aree chiave, per ridurre l’impatto della malattia sulle persone, sulla popolazione e sul SSN. (Tab. 1)

TAB. 1 (OBIETTIVI GENERALI)

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“Migliorare la capacità del SSN nell’erogare e monitorare i Servizi, attraverso l’individuazione e l’attuazione di strategie che perseguano la razionalizzazione dell’offerta e che utilizzino metodologie di lavoro basate soprattutto sull’appropriatezza delle prestazioni erogate“.

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“Identificare precocemente le persone a rischio e quelle con diabete; prevenire o ritardare l’insorgenza della malattia attraverso l’adozione di idonei stili di vita. Favorire adeguate politiche di intersettorialità per la popolazione generale a rischio e per le persone con diabete”.

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“Aumentare le conoscenze circa la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e l’assistenza, conseguendo, attraverso il sostegno alla ricerca, progressi di cura, riducendo le complicanze e la morte prematura”.

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“Rendere omogenea l’assistenza, prestando particolare attenzione alle disuguaglianze sociali ed alle condizioni di fragilità e/o vulnerabilità socio - sanitaria sia per le persone a rischio che per quelle con diabete”.

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“Assicurare la diagnosi e l’assistenza alle donne con diabete gestazionale; nelle 21


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ATTUALITÀ donne con diabete in gravidanza raggiungere outcome materni e del bambino equivalenti a quelli delle donne non diabetiche”.

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“Migliorare la qualità di vita e della cura e la piena integrazione sociale per le persone con diabete in età evolutiva anche attraverso strategie di coinvolgimento familiare”. “Organizzare, ed implementare le attività di rilevazione epidemiologica finalizzate alla programmazione ed al miglioramento dell’assistenza, per una gestione efficace ed efficiente della malattia”. “Aumentare e diffondere le competenze tra gli operatori della rete assistenziale favorendo lo scambio continuo di informazioni per una gestione efficace ed efficiente, centrata sulla persona”. “Promuovere l’uso appropriato delle tecnologie”. “Favorire varie forme di partecipazione, in particolare attraverso il coinvolgimento di Associazioni riconosciute di persone con diabete, sviluppando l’empowerment delle persone con diabete e delle comunità”.

La necessità di inserire l’obiettivo relativo al “diabete in età evolutiva” nasce dall’esisten22

za di criticità che investono in particolare la quotidianità del bambino, del giovane diabetico e della famiglia e che richiedono una trasversalità di interventi che, nel coinvolgere i servizi sanitari e sociali, la famiglia, la scuola, lo sport ed il mondo del lavoro, sono utili per il superamento del disagio, diverso a seconda dell’età e del livello di maturità. Per ciascuno degli obiettivi generali il Piano individua obiettivi specifici, indirizzi strategici, inseriti in un sistema di rete che dovrà poi essere sottoposto ad un processo di contestualizzazione locale, e fornisce alcune raccomandazioni con le quali si è voluto contribuire al miglioramento della tutela assistenziale, anche attraverso l’ottimizzazione delle risorse disponibili; a ridurre il peso della malattia sulla singola persona e sul contesto sociale; a rendere più efficaci ed efficienti i servizi sanitari in termini di prevenzione e assistenza, assicurando equità di accesso e riducendo le disuguaglianze sociali; a sistematizzare a livello nazionale tutte le attività al fine di rendere più omogeneo il processo diagnosticoterapeutico; ad affermare la necessità di una progressiva transizione verso un nuovo modello di sistema integrato, mirato a valorizzare sia la rete specialistica diabetologica sia tutti gli attori della assistenza primaria. Nella considerazione che il Piano è una piattaforma su cui costruire programmi di intervento specifici e condivisi, vengono indicate alcune aree ritenute prioritarie per il miglioramento e l’implementazione dell’assistenza (Tab. 2).


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TAB. 2 (AREE PRIORITARIE)

Per ciascuna area vengono individuate criticità e proposti obiettivi, indirizzi strategici, possibili linee di intervento e di monitoraggio.

Stili di vita Controllo dei fattori di rischio cardiovascolari Gestione delle complicanze vascolari Educazione terapeutica Terapia farmacologica Piede diabetico Patologie del cavo orale Diabete e gravidanza DIabete in età evolutiva Passaggio dalla diabetologia pediatrica a quella dell’adulto

Dal punto di vista operativo il disegno di monitoraggio del Piano si struttura su tre direttrici che permetteranno non solo di fare una valutazione sui risultati dell’impatto del Piano stesso ma dovranno fornire quegli elementi critici necessari per la revisione dello stesso e dei suoi indirizzi.

Gestione dei ricoveri per altra patologia Uso appropriato delle tecnologie Associazioni di persone con diabete Epidemiologia e registrazione dei dati

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CAPIRE LE ANALISI

Microalbuminuria.

A. Giaccari

Per decifrare la parola microalbuminuria dobbiamo scomporla: “micro” (piccole quantità) + “albumin” (albumina) + “uria” (nelle urine) = piccole quantità di albumina nelle urine. Cerchiamo di capire passo per passo cosa significa, e a cosa serve quest’analisi. L’albumina è una proteina fondamentale per la vita che si trova normalmente nel sangue. Il suo nome deriva dall’albume dell’uovo, che contiene una proteina molto simile, l’ovalbumina. L’albumina trasporta altre molecole nella circolazione sanguigna, per esempio ormoni o farmaci, aiutandole a raggiungere i diversi organi del corpo. Inoltre l’albumina è importante per l’osmosi, ha cioè la proprietà di “attrarre” a sé liquidi come il plasma del san24

gue, trattenendoli all’interno dei vasi sanguigni. Normalmente i reni filtrano il sangue “ripulendolo” dalle scorie e lasciando passare nelle urine solo piccolissime quantità di albumina, proprio perché è una proteina essenziale. Quando il rene funziona male perde la capacità di scegliere cosa tenere e cosa eliminare, e così nelle urine si trovano quantità di albumina superiori al normale. In pratica, è come se avessimo uno scolapasta rotto e con dei buchi troppo grandi che, invece di far passare solo l’acqua, lasciasse passare anche un po’ del riso che stiamo scolando... Che qualche chicco passi è normale, ma se ne passa troppo c’è qualcosa che non va! L’albumina è tra le prime proteine che il rene lascia passare “involontariamente” quando


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c’è una malattia renale. Se il rene “perde” molta albumina (macroalbuminuria) anche un banale esame delle urine sarà in grado di scoprirlo. Se invece il danno renale è ancora in fase iniziale e l’albumina nelle urine è poca ma comunque superiore al normale si ha microalbuminuria, che il semplice esame delle urine non è in grado di rilevare. È necessario fare il test per la microalbuminuria, che riesce a misurare quantità di albumina molto piccole. Si può misurare quanta albumina viene eliminata nell’arco di un certo numero di ore (in genere 24, ed in questo caso dovrete raccogliere le urine), oppure il rapporto tra albumina e creatinina (una proteina muscolare) in un normale campione di urine. Sulla base dei risultati, avremo “normoalbuminuria” se nelle urine c’è solo quella piccola quantità di albumina che passa normalmente anche attraverso un rene sano, microalbuminuria, che indica un iniziale malfunzionamento del rene, o “macroalbuminuria”, che indica un problema renale più grave, la “nefropatia diabetica” (malattia del rene dovuta al diabete). Poiché ci sono situazioni che possono falsare il risultato dell’esame (attività fisica intensa, infezioni, febbre, grave iperglicemia), il test si considera positivo solo se i valori sono alterati almeno due volte

su tre nell’arco di sei mesi. Perché vogliamo sapere il prima possibile se una persona con diabete ha la microalbuminuria? Il diabete, come altre malattie croniche (ad esempio l’ipertensione), può danneggiare sia il rene che il sistema cardiovascolare, cioè cuore e vasi sanguigni. Purtroppo il diabete è la prima causa di insufficienza renale in Italia e nel mondo, e le persone con diabete hanno un rischio maggiore di avere malattie cardiovascolari come infarti ed ictus. La microalbuminuria, oltre a dirci che il rene sta iniziando a funzionare male, ci informa anche sulla salute di cuore e vasi. Chi ha microalbuminuria ha maggiori probabilità di avere problemi renali e cardiovascolari. Questo esame quindi permette al diabetologo di individuare precocemente un problema renale o cardiovascolare, di prendere subito le precauzioni adatte a prevenirne il peggioramento. Un intervento precoce può sia ritardare che prevenire nefropatia diabetica e malattie di cuore e arterie. Innanzi tutto, mantenere dei buoni valori di glicemia e di pressione arteriosa è fondamentale, perché iperglicemia ed ipertensione possono aggravare la situazione. Inoltre, il diabetologo potrà prescrivere la terapia più adatta al tipo di problema riscontrato e controllarne gli effetti nel tempo.

Tipo di esame Campione singolo < 30 30 - 299 ≥ 300

Raccolta “minutata” < 20 20 – 199 ≥ 200

Significato Raccolta nelle 24 ore < 30 30 - 299 ≥ 300

Normoalbuminuria Microalbuminuria Macroalbuminuria

* su campione singolo l’albuminuria si misura in µg/mg creatinina; nella raccolta minutata in µg/min e nelle urine delle 24 ore in mg/24 ore. Se i valori sono aumentati, il test va ripetuto altre 2 volte nell’arco di sei mesi. 25


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STRUMENTI DI

MISURAZIONE

La nuova frontiera dell’autocontrollo:

ALL IN ONE.

È ormai opinione pubblica quanto l'automonitoraggio della glicemia svolga un ruolo molto importante nel trattamento del diabete. I dati glicemici infatti forniscono al paziente e al team diabetologico che lo segue informazioni fondamentali per eventuali correzioni della terapia e, più in generale, a rivedere alcuni stili di vita non corretti per la sua condizione. L’esperienza clinica conferma che è proprio grazie all’autocontrollo glicemico che le persone con il diabete diventano più consapevoli dei rapporti esistenti tra terapia (insulina o ipoglicemizzanti orali), comportamento alimentare, attività fisica e andamento glicemico. Monitorare regolarmente, anche più volte nell’arco della giornata il tasso di zuccheri del sangue, consente di potersi regolare con tutti gli altri aspetti che costituiscono l’insieme delle terapia (calibrandoli a seconda delle particola26


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ri esigenze del proprio organismo) e quindi complessivamente permette di tenere costantemente sotto controllo l’andamento della malattia e di prevenire il rischio di gravi complicanze. Come indicato dai maggiori studi internazionali del settore, eseguire regolarmente l’autocontrollo della glicemia ritarda di circa il 60% l’insorgenza delle complicanze. Ecco perché è assolutamente importante che i pazienti, tanto quelli in terapia insulinica quanto quelli che utilizzano farmaci antidiabetici orali, imparino a controllare autonomamente la glicemia. L'autocontrollo quotidiano è quindi indispensabile per la persona con diabete, qualunque sia la sua tipologia. Molti di loro però, ed anche i più giovani, per mille motivi non si controllano o comunque non si misurano la glicemia per il numero di volte che dovrebbero farlo nell’arco della giornata. Il progresso della tecnologia e della ricerca scientifica sui glucometri hanno permesso di sviluppare sistemi sempre più accurati e precisi nonché sempre più semplici e comodi da utilizzare. Si sa però che uno dei problemi maggiori relativi all’utilizzo dei dispositivi di automonitoraggio è legato a fattori psicologici: non è cosa da tutti effettuare una misurazione della glicemia “senza guardarsi intorno” e senza nascondersi un po’ da sguardi curiosi ed indiscreti.

diversi oggetti, strumenti, confezioni e custodie. Grazie a questi ultimi sistemi integrati, chi ha il diabete potrà effettuare le misurazioni velocemente e in maniera assolutamente discreta, senza attirare l’attenzione delle persone vicine. L'elevata funzionalità e l'innovativo design fanno di questi apparecchi la soluzione ideale per chiunque debba misurarsi la glicemia in qualsiasi circostanza e condizione. È stato osservato da molti studi a livello internazionale, con il contributo di equipe formate da esperti anche in materia psicopedagogica, quanto certe resistenze psicologiche possano rendere le persone con diabete poco propense ad eseguire tutte le varie procedure, come ad esempio dover allestire necessariamente tutto ciò che serve per effettuare il test della glicemia. Disporre quindi di un apparecchio in grado di fare il test con la massima discrezione, velocità, praticità e sicurezza, costituirà certamente un enorme passo avanti verso un più accurato e regolare monitoraggio della patologia, contribuendo ad agevolare una maggiore consapevolezza e responsabilità da parte della persona con il diabete al raggiungimento, nel minor tempo possibile, di una migliore qualità di vita.

Presto le misurazioni quotidiane saranno rese ancora più semplici e discrete. Per la prima volta, infatti, tutto ciò che serve per monitorare i livelli glicemici sarà racchiuso in un unico apparecchio compatto, sempre pronto per l'uso, con tanto di penna pungidito completamente integrata nel corpo dello strumento. Non si dovrà più armeggiare attentamente 27


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DIABETENIGMISTICA

Evidentemente il nostro amico ha fatto un po’ di confusione, in realtà il suo disturbo figura fra gli argomenti trattati in questo numero di Glunews. Oltre a sfogliare le pagine della rivista, avete un’altra possibilità per sapere ciò che lo affligge: risolvete il cruciverba e nelle caselle colorate troverete la soluzione.

ORIZZONTALI 1 Lo sono le diete ricche di grassi e povere di carboidrati - 9 In fondo a destra - 12 Un pronome per l’amico - 13 La Massari del cinema - 14 Il nome di Zucchero Fornaciari - 17 Azienda Trasporti Municipalizzata - 19 La cerca il poeta - 23 Iniziali di Zavoli, giornalista televisivo - 25 Lingue di terra che si spingono in mare - 26 Così è il riscontro utile al velocista - 30 Un tipo di società (sigla) - 31 E’ fonte di sostentamento per il corpo - 32 Son due nei motocicli - 34 Pescara - 37 E’ tipica di chi fa scherzi trasgressivi - 38 Nell’antica Grecia corrispondeva al sacrificio di cento buoi - 40 Onorevole in breve - 41 La parte dell’elmo che si può calare - 42 La metà di two - 43 Carole, attrice e... comando che blocca - 44 Fine di illusioni - 45 Uccelli acquatici dai piedi palmati - 46 Impegno gravoso - 48 Iniziali del fotografo Toscani - 49 Fa esplodere lo stadio - 50 Un quinto di trenta - 51 Io per Ovidio. VERTICALI 2 È consistente quello dei ricconi - 3 Fine di flirt - 4 Incontaminato, schietto - 5 Le prime in elenco - 6 Fan da confine all’Iglesiente - 7 Residuo della lavorazione di fibre tessili - 8 Era senza cuore - 9 Si trattiene per la paura - 10 Una fase della marea - 11 Leziose smancerie - 15 Dibattere un argomento - 16 Iniziali della più celebre Marilyn 17 Accusativo (abbrev.) - 18 Nel 1999 si è fusa con la Exxon - 20 Far valere la propria volontà - 21 Così si ripete la lezione quando la si conosce bene - 22 Sartoria... parigina - 24 Maleducati, incivili - 27 Dannosa per la salute - 28 Sottrarre... senza permesso - 29 Una tassa immobiliare - 33 Vano, inutile - 34 Il nome di Picasso - 35 La Kabaivanska celebre soprano - 36 Posta in profondità - 37 La Li di “Lanterne rosse” - 39 Cento grammi - 46 Le hanno le bionde e le rosse - 47 Iniziali di Greggio.

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L’aforisma Collocate nella stringa a lato la parola, a noi familiare, che risponde alla definizione: ormone proteico prodotto dalle cellule Beta del pancreas che consente il passaggio del glucosio dal sangue all’interno delle cellule.

Riportate poi le lettere nello schema a fianco (a numero uguale, lettera uguale; i diversi colori delimitano le singole parole). Al termine leggerete una considerazione dello scrittore irlandese Arthur Murphy (1727 – 1805).

Diabetici famosi È stato fra i maggiori tennisti statunitensi tra il 1950 e i primi anni ’60 e scoprì di essere diabetico all’età di quindici anni. Ha partecipato a tutti i più importanti tornei mondiali, arrivando al n. 3 della classifica mondiale nel 1956; due anni dopo fece parte della squadra statunitense vincitrice della Coppa Davis. Di chi si tratta? Cancellate dallo schema le parole elencate qui a lato, collocate in tutte le direzioni possibili e incrociate fra loro. Al termine, leggendo di seguito le lettere rimaste, conoscerete il nome di questo “diabetico famoso”.

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B Q A L S O R T E E S O

M U I I F R O C S R Q L

E N I G M A R R O V A Z

N H M E A L O S S U B I

O F V I C C P C S S R G

I R I S C I A C Q U O O

R E V I O N R N A P D M

E E O A N O C S D I U I

E N O I Z E C C E O A M

E Z O T L H H S B R M P

S A I L I G I V U E A O

S A A E L I A H T R S O

O V R G R A N A T A T N

T A O G G E T T O N E E

BUSSOLA DEBUTTO ECCEZIONE EMBRIONE ENIGMA ETRUSCO FREQUENZA GETTONE GRANATA ISTRICE MURENA OGGETTO OLIMPO PARROCCHIA RISCIACQUO ROCCIA SCANSIONE SCHIERA SCROFA SQUAMA SUPERIORE TALLONE TOSSE VALLE VIGILIA VIVAIO ZAVORRA ZIGOMO

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DOLCI CURIOSITÀ La cottura dei carboidrati influenza l'impatto sulla glicemia. Come viene ricordato dalla direzione scientifica di "Nutrition Foundation of Italy" per una dieta sana non è sufficiente tener conto dei grassi ma anche e soprattutto dei carboidrati, della loro quantità ed in particolar modo della loro qualità. E' una buona regola quindi selezionarli mantenendo nella nostra alimentazione i carboidrati con il più basso Indice Glicemico. L'Indice Glicemico (IG) misura la rapidità con cui sale la glicemia nel sangue dopo un pasto contenente 50 g di carboidrati, confrontandone il valore con quello relativo all'assunzione di pane bianco (al quale viene attribuito per convenzione il valore di 100) o direttamente al glucosio, che ovviamente è più veloce (per convertire i due indici basta dividere o moltiplicare per 1,37). Prendendo in considerazione il valore dato dal raffronto con il pane bianco, riusciamo a stabilire quali possono essere alcuni carboidrati che registrano un valore IG inferiore a 76, quelli che stanno tra 76 e 94 ed infine un IG superiore a 95. Stando a questi valori, è proprio la nostra tanto amata pasta di grano duro che, se cotta al dente, si aggiudica un valore IG di solo 55. Il fattore importante però è proprio la cottura che deve essere assolutamente al dente, infatti una cottura prolungata contribuisce ad aumentarne di molto il valore IG (75). Molto variabile è invece l'IG del riso, che può arrivare a 140, mentre è decisamente più basso quello del riso Basmati (62). Una curiosità è data dalle patate che, se cotte al forno microonde fanno registrare un IG di 158, se cotte al vapore 127 mentre se bollite l'IG scende fino a 105. E se dopo la cottura vengono tenute in frigorifero e consumate fredde, eventualmente condite con un filo d'olio extravergine di oliva e prezzemolo, il valore IG scende a valori decisamente più bassi. FONTE: WWW.SALUTE24.ILSOLE24ORE.COM

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Quando svezzare il bambino per ridurre il rischio di diabete. Lo svezzamento è sicuramente uno dei momenti più importanti e delicati per la crescita del bambino e passare dall'allattamento materno ad un'alimentazione adeguata al suo sviluppo è un tema che crea qualche dubbio ed incertezza sui tempi corretti da rispettare. In genere il consiglio del pediatra suggerisce alle mamme di allattare il bambino per almeno i primi 5/6 mesi di vita, continuando poi anche durante lo svezzamento, in quanto l'introduzione repentina di nuovi cibi potrebbe generare la comparsa di malattie autoimmuni come il diabete di tipo 1, un tempo chiamato diabete infantile. Va ricordato infatti che l'allattamento materno è essenziale per la formazione delle difese immunitarie necessarie al bambino. Proprio su questo tema, un gruppo di ricercatori dell'Università di Denver, nel Colorado, ha condotto uno studio su 1835 bambini con un alto rischio genetico di poter sviluppare il diabete, seguendoli dalla nascita al loro completo svezzamento. Il risultato che ne è derivato evidenzia che il momento ideale per iniziare lo svezzamento riducendo al minimo il rischio diabete è tra il 4° ed il 5° mese. Infatti, i dati dello studio riportano che iniziare lo svezzamento prima del 4° mese aumenta il rischio diabete del 2,23%, mentre ritardarlo dopo il 6° mese l'incremento del rischio è del 2,88%. Tutto sommato, l'aumento del rischio in percentuale è minimo, ma è significativo rilevare che tanto nei bambini che hanno iniziato un'alimentazione a base di frutta nei primi quattro mesi, quanto in quelli che hanno ricevuto riso o fiocchi d'avena dopo il quinto mese, il rischio di comparsa di diabete di tipo 1 era aumentato. FONTE: WWW.SANIHELP.IT

Ivano Fossati È considerato uno degli autori più completi e "colti" dell'attuale scena musicale italiana ed il suo percorso artistico rispecchia il suo carattere irrequieto. Nasce a Genova nel 1951 e, ancora giovanissimo, studia pianoforte e flauto traverso, iniziando le sue prime esperienze musicali nei complessi beat degli anni sessanta. Dalla collaborazione con Mia Martini nascerà una turbolenta relazione che durerà molti anni. Scrive canzoni e testi, producendo molti dischi con artisti italiani di successo come Mina, Patty Pravo, Ornella Vanoni, Loredana Bertè, Fiorella Mannoia, Anna Oxa, Marcella Bella, Fabrizio De Andrè e Claudio Baglioni. Nell'ottobre del 2011, durante la trasmissione "Che tempo che fa", annuncia che con l'uscita del disco "Decadancing" ed il tour che ne seguirà, abbandonerà la sua carriera discografica. Non ama parlare della sua esperienza con il diabete, l'unico riferimento lo ritroviamo in un'intervista sul Corriere della Sera dove dichiara: "Con le donne sono incapace di costruire miracoli, li aspetto. Convivo con questa incapacità come con il diabete". 31


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