La città di Cinisello Balsamo marzo 2021

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Anno XLIII | Numero 2 | 17 marzo 2021

Vaccini, code e disagi per gli anziani in tilt il sistema sanitario di Fontana Cinisello si blinda, chiudono le scuole e le strade, aumentano i contagi e il Bassini torna sotto pressione. Nel caos le prenotazioni della Regione: scivoloni a ripetizione per il “tridente” Fontana-Moratti-Bertolaso ■Lombardia in zona rossa e anche Cinisello Balsamo chiude i battenti. Numeri da capogiro quelli dei contagi che tornano ai livelli dell’autunno scorso, quando ci fu la seconda ondata. In città i nuovi casi aumentano costantemente e con essi anche i ricoveri al Bassini, che è tornato ad essere un ospedale quasi interamente covid-19. Ai cittadini si chiedono gli identici sacrifici di un anno fa, ma con una stanchezza doppia ed un senso di impotenza generalizzato, anche alla luce della lentezza estenuante del piano vaccinale. Mancano le dosi che arrivano in Italia col contagocce, a causa della mancata osservanza dei contratti di consegna stipulati da Unione Europea e stati membri

con le principali case farmaceutiche che producono il vaccino e che risultano inadempienti. Ma a complicare il quadro c’è anche il caso della

Lombardia. Tra le ultime regioni nella gara per le somministrazioni (ha utilizzato solo il 78% delle dosi disponibili), la sua inefficienza rappresenta ormai un problema nazionale. Parte tutto dal primo passo per accedere alla vaccinazione, ovvero le prenotazioni che sono più volte andate in tilt nel corso di queste settimane, rallentando un percorso già difficoltoso. Ad oggi sono stati vaccinati circa 300mila su 700mila ultra ottantenni, categoria che secondo il programma, avrebbe dovuto essere già protetta da tempo. Il sistema informatico, gestito da Area, un’azienda controllata da Regione Lombardia, ha fatto riscontrare numerose falle. Prenotazioni mail e sistema della messaggistica sono saltate in molte occasioni mettendo a dura prova la pazienza degli over 80 e delle loro famiglie, alle prese con interinabili ore davanti al pc e in attesa di un riscontro che alcune volte non è mai arrivato. Non solo, ma è capitato anche che per gli ultraottantenni autosufficienti la sede per la vaccinazione sia stata spostata lontano segue a pagina 2

EDITORIALE di Silvia Roggiani Segretaria metropolitana del PD

Il PD non come forza di potere ma di prossimità Viviamo tempi difficili: la pandemia ha cambiato le nostre vite da ormai più di un anno, molte famiglie hanno vissuto il dolore della perdita di una persona cara, molti si sono ritrovati in una condizione di maggiore precarietà lavorativa e difficoltà economica. Per non parlare delle difficoltà enormi, spesso sulle spalle delle sole donne, di conciliazione e di cura, ora complicate dalle scuole chiuse. In tutto questo ci sarebbe bisogno di una politica ancora più credibile, forte, capace di rispondere ai bisogni e alle paure delle cittadine e dei cittadini. E se è vero che oggi il nuovo Governo Draghi ha il compito della gestione il più unitaria possibile del piano vaccinale e del Recovery Plan, occasione storica per cambiare il volto dell’Italia, si apre anche uno spazio importante per il Partito Democratico. Dopo mesi difficili, con la fine del Governo Conte II e le dimissioni inaspettate di Nicola Zingaretti, nell’assemblea di domenica 14 marzo, l’elezione di Enrico Letta offre una nuova grande occasione. Progressisti nei valori, riformisti nel metodo, radicali nei comportamenti, così ha definito il nuovo Segretario l’azione del PD d’ora in avanti. Un PD forza non di potere ma di prossimità, vicina alle persone, centrale in un centrosinistra che vuole farsi carico dei temi urgenti per le cittadine e i cittadini italiani dando risposte concrete, con una visione di lungo periodo. Nei prossimi mesi l’orizzonte vero segue a pagina 2


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SECONDA PAGINA

EDITORIALE

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di ogni azione sarà europeo, non per retorica ma per convinzione profonda. Un’Europa sociale, verde, che guida le relazioni internazionali. Non l’Europa dell’austerità ma degli investimenti con Next Generation Eu. Le priorità indicate oggi sono tante: affrontare il crollo demografico, le difficoltà che oggi mettono di fronte tante coppie a decidere di non avere figli perché mancano certezze e stabilità, l’ambiente, imprescindibile per garantire un futuro alle generazioni che verranno, la giustizia sociale e la lotta alle diseguaglianze che nell’ultimo anno son drammaticamente aumentate, il sostegno alle imprese, al territorio e al made in Italy. E ancora un Pd che rilancia sui diritti e sullo Ius soli. Un PD fatto di volti e non di maschere: i volti dei nostri amministratori sul territorio e dei tanti militanti che anche durante il lockdown non hanno mai abbassato la saracinesca dei circoli, attivando invece iniziative di solidarietà per la loro comunità. E adesso, insieme, con i circoli, con le iscritte e gli iscritti, con chi ha votato alle primarie, con chi ci guarda o torna a guardarci e ha voglia di essere protagonista nello scrivere un futuro migliore, discutiamo per arricchire ancora di più queste proposte. Per portare nel PD i bisogni, le paure, i sogni e le speranze di chi si è allontanato dalla politica, di chi sta vivendo questo momento con ancora più sofferenze perché non si sente capito né rappresentato. Ricostruiamo insieme un nuovo PD aperto, che sia casa di tutte e tutti, a partire dai territori, un PD capace di rispondere a chi oggi si sente smarrito e deluso, a chi ha perso la fiducia nei partiti e nella politica, con quella bella metafora dell’anima e del cacciavite che ha usato oggi il nuovo Segretario Enrico Letta. Passano i governi, i dpcm, le nuove restrizioni, chiudono le scuole, i parchi, i giochi dei bambini, i teatri, i cinema, le sedi associative, di partito, i centri anziani, i bar... ma gli assembramenti domenicali dei fedeli fuori e dentro le chiese sono gli unici a non chiudere mai.

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Segue dalla prima pagina

CORONAVIRUS

La Lombardia di Fontana diventa un caso da quella originaria. Che nel caso dei comuni del nord Milano è l’Ospedale di Sesto San Giovanni. Letizia Moratti, l’assessora alla Sanità, chiamata dal governatore Attilio Fontana a sostituire Giulio Gallera, sta procedendo alla sospensione di Area per affidarsi in corsa a Poste Italiane per la gestione del software in panne. Mandando in fumo 22 milioni di euro di contratti già firmati. Ed è solo una delle tante falle dell’organizzazione sanitaria regionale, che qualcuno in tempi passati chiamava “eccellenza”. Un altro caso eccellente, per gravità, si è registrato qualche giorno fa all’ospedale Niguarda di Milano, poco distante da Cinisello. Anche in questo caso è stato il sistema delle prenotazioni a fare cilecca. 900 ultra ottantenni sono stati convocati più o meno alla stessa ora per il vaccino mentre avrebbero dovuto essere in 600. Un errore che ha costretto gli anziani ad attendere all’aperto, al freddo e pe-

ricolosamente assembrati. Subito è intervenuto Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile ed ora consulente di Fontana per il piano vaccinale. Con un post si è scusato con gli anziani ammettendo l’errore del sistema e definendolo una vergogna. Scuse che alle opposizioni in Regione sono sembrate l’ennesimo scaricabarile di responsabilità interne alla macchina organizzativa. Che si è inceppata ancora, dopo una manciata di ore e sempre al Niguarda, dove il sistema di prenotazione ha convocato 648 persone, tutte nella fascia oraria 8-12, quando invece il piano prevede l'orario 8-19. Un’altra giornata difficile e un altro pericoloso assembramento. Situazione ormai insostenibile per molti cittadini che iniziano a non sentirsi adeguatamente tutelati da autorità che stentano a predisporre un’organizzazione adeguata all’emergenza del momento.

Il Bassini sotto pressione torna ospedale Covid Torna preoccupante la pressione sugli ospedali del Nord Milano a causa dell'aumento dei ricoveri per il covid-19. L'Asst di zona corre ai ripari, rispolverando il piano predisposto per l'emergenza sanitaria e utilizzato durante la seconda ondata di autunno. Il Bassini torna protagonista nella lotta alla pandemia e diventa ancora una volta ospedale quasi esclusivamente dedicato ai pazienti covid-19. Gli altri degenti vengono dirottati verso l'Ospedale di Sesto, come già era avvenuto all’inizio del novembre scorso.

Fabrizio Vangelista

Chiusa l’area del Pertini giovani senza più ritrovi ■Cinisello Balsamo, come il resto della Lombardia, è in zona rossa. I numeri dei contagi continuano a salire e mentre scriviamo sono più di 400 in città. Chiudono le scuole di ogni ordine e grado, i negozi, tranne quelli che vendono beni di prima necessità, restano aperti per l’asporto i ristoranti e i bar fino alle 18. E non si può uscire dal comune di residenza ma soltanto spostarsi nelle vicinanze di casa per una passeggiata o per fare sport individuale. Sono chiuse tutte le aree gioco ed è prevista una maggiore vigilanza in parchi e piazze per evitare gli assembramenti. Ma Cinisello si è mossa su questa strada ancora prima dell’introduzione della zona rossa. Dallo scorso 8 marzo non è più possibile fermarsi davanti al centro culturale Pertini. Il sindaco Giacomo Ghilardi ha infatti diramato un’ordinanza di chiusura degli spazi circostanti lo stabile, compreso vicolo Stretto dalle 16.30 alle 22, per i troppi assembramenti di giovani registrati nel fine settimana. È la prima volta, se si esclude il lockdown dello scorso anno, che viene interdetta un’intera area di passaggio. Uno spazio molto apprezzato soprattutto dagli studenti che frequentano la biblioteca e le aree di ristoro del centro. La decisione era stata motivata, ovviamente, dall’aumento dei contagi già nei giorni a cavallo tra febbraio e marzo. Una stretta consentita dalla normativa prevista

con l’ingresso di quei giorni della Lombardia in zona “arancione rafforzato”. Il timore, che siano soprattutto i giovani nei loro luoghi di ritrovo abituali a propagare il contagio, è ormai una consapevolezza per le autorità che, dopo le scuole, ora chiudono anche le strade. Un sacrificio enorme per le giovani generazioni, private da un anno a questa parte della vita con gli altri, delle attività culturali e sportive. Anche il divieto di sostare davanti al centro Pertini, seppur motivato da ragioni sanitarie, è un altro duro sacrificio per i ragazzi della città. Ma le esigenze di ordine pubblico e sicurezza non possono permettersi di fermarsi davanti ai temi del disagio giovanile, come hanno spiegato in una nota il sindaco Ghilardi e l’assessore alla Polizia Locale, Bernardo Aiello. “Durante il fine settimana del 6-7 marzo, complice anche il bel tempo, si sono verificati alcuni assembramenti nei parchi e in alcune aree della città dove le Forze dell’Ordine sono prontamente intervenute per far comprendere la necessità di rispettare le restrizioni. Anche alla luce dei numeri dei contagi, per salvaguardare la sicurezza di tutti e prevenire la diffusione del virus che corre ancora veloce, oggi abbiamo deciso di fare ricorso all’Ordinanza per intervenire nei punti più critici che sappiamo essere abitualmente più frequentati”. FabVan

Chirurgia, Unità Coronarica e Cardiologia vengono momentaneamente trasferiti a Sesto dove sono stati predisposti 45 posti letto per gli interventi programmati e quelli di urgenza. Al Bassini vengono intanto raddoppiati i posti in terapia intensiva che passano da 6 a 12 mentre rimane in attività il reparto di Oculistica, che ha un accesso separati rispetto agli altri padiglioni. Un lavoro che, unitamente alla creazione di un hub per la vaccinazione nell’ospedale di Sesto e alle sedi dislocate ambulatoriali per i tamponi rapidi, dovrebbe poter assicurare una cintura di sicurezza sanitaria nel nord Milano e garantire al Bassini di affrontare con maggiore serenità la difficile fase dell’emergenza in corso. Ed è proprio sui vaccini che si concentrano le maggiori aspettative delle autorità sanitarie e dei cittadini. All’hub di Sesto si aggiunge quello della Multimedica ,che dal 15 marzo ha iniziato a vaccinare insegnanti e personale scolastico. L’obiettivo dell’ospedale è di arrivare, a piano regime, a 500 vaccinazioni al giorno. Un risultato possibile perché, come annunciato dal governo nazionale, ad aprile sono in arrivo 25 milioni di vaccini monodose Johnson&Johnson. Un fatto che dovrebbe rappresentare la svolta tanto attesa in Italia Redazione


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Fontana chiude le scuole da un giorno all’altro. E anche Ghilardi lo critica Tensione in casa leghista: il sindaco di Cinisello attacca la scelta della Regione dello stop frettoloso alle lezioni in presenza ■La situazione dei contagi ha costretto Regione Lombardia a dichiarare la zona “arancione rafforzata” con la conseguente chiusura immediata delle scuole. La decisione è arrivata il 4 marzo scorso, un giovedì. Il giorno dopo tutte le scuole, tranne i nidi, sono state chiuse ed è ripresa l’ormai famigerata Dad (didattica a distanza). La notizia, data da un giorno dalla giunta del Governatore Attilio Fontana, ha provocato una valanga di reazioni negative soprattutto da parte del mondo scolastico. Lo scivolamento della regione in zona “arancione rafforzato” prevede, da protocollo ministeriale, la chiusura delle scuole, ma ciò che ha fatto discutere è la scelta di annunciarla praticamente senza preavviso, mettendo in difficoltà molte famiglie alle prese con gli impegni di lavoro. Sui social è stato un dilagare di proteste: dai singoli alle associazioni genitoriali fino agli insegnanti, oltre che agli studenti superiori, ormai condannati ad una didattica in presenza a singhiozzo che ha pesanti ricadute su apprendimento e rendimento scolastico.

Il sindaco Ghilardi al sit-in

Coro unanime contro Attilio Fontana, ormai assediato quotidianamente da una miriade di proteste che spaziano dalla discutibile gestione dell’emergenza scolastica alla pessima gestione dell’emergenza sanitaria fino al disastroso avvio della campagna vaccinale. Clima che non deve essere sfuggito dal sindaco leghista di Cinisello che ha subito annusato l’aria che tirava

in città. E, seppur con toni misurati, si è subito trovato a dover criticare la giunta lombarda dei suoi stessi compagni di partito. “Vi premetto che, come tutti voi – ha affermato Ghilardi – sono colpito da un’ordinanza emessa con questo carattere di urgenza. Abbiamo sempre ritenuto errata l’emissione di disposizioni da applicare dalla sera alla mattina, indistintamente da chi le emana. Siamo sempre stati convinti che la salute venga al primo posto e, pur comprendendo le motivazioni di fondo, cioè cercare di evitare misure più restrittive, ciò non giustifica un metodo che non dà possibilità di programmare alcunché”. Ed era stata proprio la decisione del governo di non riaprire le piste da sci da un giorno all’altro, qualche settimana fa, a indignare gli esponenti della Lega. In quell’occasione ci fu anche una conferenza stampa in regione Lombardia, a sostegno dei gestori degli impianti. Presenti Fontana e il ministro Massimo Garavaglia, che promisero: “Mai più decisioni un giorno sull’altro”.

■Continua a far discutere la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Insegnanti, genitori e studenti sono alle prese con l’ennesimo stop e il ricorso alla didattica a distanza come estrema soluzione per non bloccare le lezioni. C’è anche rabbia nelle parole di alcuni insegnanti di Cinisello che La Città ha interpellato “a caldo”. “Beh, effettivamente un po’ di rabbia c’è. Abbiamo lavorato tanto in questi mesi per far sì che i ragazzi interiorizzassero le regole di comportamento corretto per la sicurezza di tutti – ci testimonia Caterina, insegnante di lettere di una scuola media di 1° grado – abbiamo creato ambienti sicuri nelle scuole, siamo stati non attenti, ma attentissimi

L’INIZIATIVA

La protesta gentile dei genitori che propongono le lezioni all’aperto Mondo della scuola in subbuglio anche a Cinisello Balsamo, dove l’11 marzo è andato in scena il flashmob del “Movimento Scuola Aperta” contro la chiusura delle scuole e la ripresa della didattica a distanza. Una protesta pacifica, a cui ha aderito la lista “Cinisello Balsamo Civica” e patecipato anche il sindaco Giacomo Ghilardi. il sit-in ha voluto sensibilizzare innanzitutto le istituzioni locali e di più alto livello sulla necessità della ripresa delle lezioni in presenza e in sicurezza per gli alunni. “Siamo un gruppo di genitori della città di Cinisello Balsamo – scriveva l’associazione in una nota - i cui figli frequentano le scuole del territorio, dalle scuole dell’Infanzia alle scuole Superiori. Con questo flash mob intendiamo dare un contributo per una decisa accelerata alla riapertura delle scuole in presenza e sicurezza. Ci siamo ritrovati insieme, uniti da una forte motivazione nel ribadire che la scuola è un servizio essenziale e

Redazione

Sfiducia e rabbia degli insegnanti cinisellesi: “Nessuno ha pensato a soluzioni alternative” perché la sicurezza sanitaria dei nostri ragazzi fosse garantita sempre al 100%, mentre fuori è successo tutto quello che i giornali ci fanno quotidianamente vedere, dai luoghi di divertimento ai centri commerciali… tutto è “permesso”… e adesso chiudiamo le scuole! La scuola è socialità, è rispetto delle norme è viverla in un momento storico, con tutte le dovute precauzioni. Ovviamente faremo del nostro meglio per garantire, anche attraverso la Dad, tutto ciò di cui i nostri ragazzi hanno bisogno! E alla fine, l’unica consolazione è: speriamo che questo nostro sacrificio, soprattutto dei nostri ragazzi, valga veramente e serva affinché la situazione migliori”. Anche Mirella, docente di arte in un istituto tecnico superiore, ci testimonia la sua rassegnazione, aveva sperato che la sospensione della didattica in presenza non si ripetesse: “La delusione ha il sopravvento sull’arrabbiatura… con i casi ancora così alti, non vedo soluzione alternativa… Io e i miei studenti, in ogni caso continueremo a vederci in presenza con i laboratori. Speriamo che non si vada oltre il 14 marzo”. Più sfiduciata Arabella, insegnante di sostegno, “se siamo a una nuova chiu-

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sura delle scuole evidentemente è necessario. Non contesto che sia inevitabile – continua l’insegnante – ma possibile che in tutti questi mesi, con i vari contributi governativi, non si sia pensato a una valida alternativa alla Dad, che si sfruttino i nostri parchi, magari con delle tendopoli, oppure i nostri teatri o comunque gli spazi ampi della nostra città? Per quanto riguarda noi insegnanti di sostegno – continua Arabella – al momento non abbiamo ancora una chiara direttiva e non sappiamo ancora come potremo affrontare la didattica con i nostri ragazzi, portatori di disabilità ma, se come sembra, sarà possibile andare a scuola sarebbe un grande successo perché con soggetti fragili il rapporto diretto con l’insegnante è fondamentale”. Per ultimo, incontriamo Monica – insegnante di una scuola d’infanzia – è in parte sollevata perché nel suo istituto ci sono diverse colleghe malate di Covid, non è arrabbiata per la chiusura ma non la ritiene risolutiva. “Di una cosa sono convinta – aggiunge Monica – se le misure precauzionali fossero state prese prima e in modo diverso, forse oggi non saremmo a questo punto”. Stefania Vezzani

poterla frequentare è un diritto fondamentale dei bambini e degli adolescenti”. Diritti dei bambini e degli adolescenti che vengono messi a rischio con la didattica a distanza che rischia – secondo i genitori - di amplificare le disuguaglianze sociali invece che essere uno strumento pedagogico ed inclusivo. “I nostri bambini e i nostri ragazzi sono il futuro delle nostre città e del nostro Paese; sono già stati privati della scuola per mesi nel corso del 2020, riteniamo non sia giusto debbano subire questa situazione ancora per un tempo che è indefinito e che non ritornerà. Noi adulti li stiamo privando dei luoghi aggregativi e di apprendimento, dove incontrarsi, relazionarsi, imparare insieme ad essere cittadini consapevoli e attivi. Allo stesso tempo, siamo sicuramente consapevoli del fatto che la frequenza scolastica, come le altre attività relazionali e rivolte a gruppi può, se non realizzata con l’adeguata sicurezza, contribuire alla diffusione del contagio del Covid-19. Non sappiamo quando la pandemia finirà ed è quindi fondamentale trovare nuove strategie che mettano la scuola al centro”. Un appello rivolto al governo nazionale e regionale, affinché rivedano la decisione di chiudere le scuole garantendone l’apertura prioritaria al pari dei servizi essenziali. Ma anche al sindaco, alla giunta e al consiglio comunale intero, per farsi carico di sostenere e portare al governo istanze dei genitori agli alti livelli istituzionali. Tra le proposte per la didattica in sicurezza è l’utilizzo degli spazi verdi di scuole e Parco Nord per le lezioni in presenza nella primavera che avanza.


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Il PD deve ripartire da Da Letta parole di fiducia cultura, ambiente e lavoro nel futuro. La questione femminile è una priorità

Il segretario cittadino Galli: “Tornare a parlare di contenuti”

■Il Partito Democratico non è finito ma deve ripensarsi e riformarsi per recuperare credibilità nei confronti della propria comunità e dei cittadini. E per fare questo dobbiamo anzitutto tornare a parlare dei contenuti e dei temi che definiscono la nostra identità politica e valoriale come polo del centrosinistra. A me ad esempio vengono in mente tre pilastri: Ambiente, Cultura e Lavoro. L’Ambiente, non inteso nella sua accezione meramente estetica ma come un modello di crescita economica, alternativo e necessario, a quello attuale che non è più sostenibile. Guardiamo

alla grande sfida della transizione ecologica e alle opportunità che questa rappresenta per l’Italia ma anche per i territori: in questo senso Cinisello Balsamo non può fare eccezione. La Cultura, non intesa solo come la valorizzazione di un patrimonio storico e artistico ma intesa anche come cultura di una società aperta e inclusiva, che passa dall'integrazione degli ultimi e di chi viene etichettato come diverso. E in questa direzione vanno la proposta sullo ius culturae e il ddl Zan contro l’omotransfobia e la misoginia: proposte che estendono il fronte dei diritti civili e politici nel nostro paese. Il Lavoro, come mezzo imprescindibile per il raggiungimento della dignità della persona e che oggi deve focalizzarsi nei confronti dei giovani e delle donne, queste ultime così fortemente penalizzate dall'inizio della pandemia. Tutto questo è a mio avviso un assaggio di quello di cui il PD dovrebbe occuparsi e confrontarsi. Sono battaglie che ci chiede un’intera generazione, che mi sento di rappresentare, che definiscono una forza sì moderata ma specialmente progressista. Vedremo cosa deciderà l'assemblea nazionale, ma è solo ripartendo dai problemi delle persone e dalle idee che anche il PD ripartirà. Alberto Galli

Margherita Farinella, segretaria dei giovani dem del nord Milano: è il momento di giovani e donne, facciano sentire la propria voce ■La formazione dell’esecutivo Draghi ha avuto l’effetto di un terremoto nello scenario politico italiano. La creazione della terza maggioranza più ampia della storia repubblicana ha messo in discussione sia la linea politica che la struttura organizzativa di quasi tutti i partiti che la compongono. Abbiamo osservato stupiti una Lega che si riscopre europeista dopo anni di “usciamo dall’euro”, a un Movimento 5 Stelle alle prese con un complesso passaggio verso il Contismo e alla recente uscita di Emma Bonino e Benedetto della Vedova da +Europa. Dal canto nostro, nel Partito Democratico sono riemerse molte delle perplessità latenti: dalle alleanze, alla rappresentanza femminile, all’eterno tema delle correnti. Il dibattito che stava nascendo è stato interrotto dalle dimissioni intempestive e inaspettate dell’ormai ex segretario Nicola Zingaretti. Questo evento di crisi ha portato a una necessaria accelerazione nei processi di ripensamento delle dinamiche interne al partito. Dalla notizia delle dimissioni di Zingaretti ho partecipato a numerosi momenti di discussione costruttiva all’interno della

Occorre una nuova classe dirigente all’altezza della sfida Il consigliere Marco Tarantola difende Zingaretti: “Ha messo in sicurezza le istituzioni” ■Vediamola dal punto di vista di chi ha la responsabilità di prendere decisioni, guidare una comunità e orientare le scelte per il bene del Paese. Il PD di Zingaretti sosteneva un governo che ha lasciato fuori i sovranisti antieuropei del Papeete e governava in un delicatissimo periodo di pandemia mondiale (pensiamo se ci fossero stati Fontana e Gallera a Roma!). Era il governo che avremmo voluto? No, certo, tutti vorrebbero governare e decidere da soli, ma i governi si fanno in Parlamento. Poi Renzi stacca la spina. In piena pandemia. Generando caos. Allora il PD di Zingaretti ha sostenuto l’ipotesidel Conte Ter così da perdere il minor tempo possibile(la pandemia impone scelte necessarie e un governo che si prenda la responsabilità di assumerle) pur cogliendo un’occasione di rilancio. Renzi fa saltare nuovamente il banco alzando continuamente la posta. La

scelta allora diventa Draghi o il semestre bianco, le elezioni e la politica di chi dice “faso tuto mi, l’Italia ce la può fare da sola” con 90mila morti, le scuole al 50% il blocco dei licenziamenti in scadenza e l’Europa pronta a dare 209miliardi di euro all’Italia. Il PD di Zingaretti sceglie Draghi. È il governo che avremmo voluto? No, certo, con la politica sconfitta e smascherata, si è costretti ad una alleanza con chi voleva aumentare

le tasse al ceto medio-basso per avvantaggiare quello alto (perché la Flat Tax è questo) e che ora si professa più europeista di Spinelli e De Gasperi. Il PD di Zingaretti non è stato protagonista? Chi ha fatto l'interesse del Paese con responsabilità e coerenza? Con lo stile di un segretario comunque (troppo!) attento a tenere insieme il partito, Zingaretti si è dimesso nonostante tutti gli avessero chiesto di rimanere. Lo ha fatto dopo aver messo in sicurezza le Istituzioni del Paese, per denunciare una situazione non più sostenibile e degna della Politica. Lo ha fatto per aprire una fase di cambiamento in un partito a vocazione maggioritaria e di governo. Se tutto questo è nell’interesse del Paese, allora adesso dobbiamo chiedere una nuova classe dirigente all’altezza della sfida. Marco Tarantola

giovanile: la costante volontà di confrontarci è sicuramente parte costituente del PD e dei Giovani Democratici a tutti i livelli. É una grande capacità che abbiamo e che va sfruttata efficacemente. Il discorso del neoeletto segretario Enrico Letta all’Assemblea Nazionale ha trasmesso a me e ai giovani del circolo del Nord Milano fiducia nel futuro del nostro partito. La rilevanza data alla questione delle cariche alle donne è fondamentale, e spero che si traduca presto in azioni pratiche e visibili per risolvere problemi di rappresentanza di genere e giovanile. Il grande spazio che vuole garantire ai giovani e l’importanza data all’integrazione tra scienze sociali e scienze dure sono per noi segnali sicuramente positivi. Nonostante la buona volontà, credo che mantenere saldi i valori appresi durante gli anni francesi sarà un compito non facile per Letta. Il cambiamento del nostro partito è un processo che richiederà tempo: non può avvenire da un giorno all’altro, anche perché la questione delle disuguaglianze rimane incardinata in una determinata società, non è solo insita al Partito. Ritengo però che questo sia il momento giusto per giovani e donne di far sentire la propria voce, e per PD e GD di proporsi alla guida di un cambiamento positivo e propositivo, come detto dal nostro segretario, “progressista nei valori, riformista nel metodo, radicale nei comportamenti”. Margherita Farinella Segretaria GD Nord Milano

IL GRAFFIO “Lui, progressista nei valori, riformista nel metodo e radicale nei comportamenti è ritornato al Nazareno. Il nuovo segretario del PD, subito si è dedicato alla ricerca: ne ha scoperti 101”


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Vaccini agli over 80. Ecco le sedi allestite nei comuni del nord Milano

■Centri vaccinali pronti per gli over 80 non autosufficienti nei comuni del nord Milano. Le amministrazioni hanno messo a disposizione gli spazi per chi, viste le condizioni di salute, non potrà raggiungere il centro vaccinale dell’Ospedale di Sesto. Gli ultra 80enni non autosufficienti e impossibilitati a muoversi saranno vaccinati in casa dalle unità mobili predisposte da Asst su segnalazione dei medici di famiglia e delle farmacie. A Cinisello già dal 1° marzo il centro vaccinale temporaneo è stato allestito nella sede della Croce Rossa con la possibilità di accompagnamento grazie ai volontari Auser e Anteas. Stessa

cosa accade a Cormano dove, dal 5 marzo, gli over 80 saranno accolti alla sede del quartiere Fornasè ma senza possibilità di accompagnamento. A Cusano Milanino, dal 6 marzo è attivo il “Vax point” temporaneo di via Lauro. Mentre a Cologno Monzese gli over 80 non autosufficienti saranno vaccinati, accompagnati dalla Protezione Civile, alla sede Avis di via Turati. A Bresso, per il momento, non è stato allestito nessun punto vaccinale. Procedono invece con difficoltà le prenotazioni per gli over 80 autosufficienti. Il portale regionale su cui registrarsi continua ad avere problemi. In particolare a creare disagi è il sistema della messaggistica oltre a quello degli appuntamenti vaccinali: molti anziani hanno dovuto raggiungere località lontane da casa per vedersi somministrare il vaccino. Ad ammettere le difficoltà la stessa assessora regionale alla Sanità, Letizia Moratti, che ha deciso di trasferire in corsa la gestione del servizio da Area (società regionale), a cui sono stati già corrisposti 22 milioni di euro, a Poste Italiane. Redazione

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SOLIDARIETÀ

Dopo il vile oltraggio allo striscione del Bassini appeso nuovo cartello per medici e infermieri Ci sono cittadini che rispondono ai vigliacchi e agli odiatori. Lo fanno con gesti di grande senso civico. Il cartello di ringraziamento al personale medico del Bassini posto dai Tranvieri di Milano e poi imbrattato è stato riposizionato grazie al lavoro di Giorgia Marcante, una ragazza cinesellese. Giorgia è la figlia di un conducente dell’ATM che tutti i giorni passa davanti all’ospedale alla guida del “31” e per questo ha voluto ricomporre il messaggio. Un esempio della tenacia e della volontà di non perdere la voglia di combattere la pandemia insieme a tutti gli operatori sanitari che stanno sacrificando loro stessi e le loro famiglie. Nei giorni scorsi avevamo assistito all’ennesimo scempio, operato dagli odiatori di professione. Avevano imbrattato lo striscione di solidarietà affisso dai conducenti della metrotranvia 31 nell’area dell’ospedale Bassini e dedicato a medici e infermieri. Un gesto vile da parte di ignoti contro un omaggio a chi, in prima linea, lavora ogni giorno per curare i malati nei reparti covid e anche negli altri padiglioni ospedalieri, messi a dura prova da una emergenza sanitaria. Il sindaco, Giacomo Ghilardi, dopo aver stigmatizzato l’ennesimo atto vandalico ha ricevuto Giorgia nei suoi uffici e con lei ha concordato una immediata risposta, poi concretizzatasi con il riposizionamento del cartello. I cittadini e le forze politiche, dopo questo bel gesto civico hanno espresso tutta la loro soddisfazione e da molte parti arriva l’invito a vigilare per impedire altri atti contro la civile convivenza.


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ATTUALITÀ

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Raccolta firme a Borgomisto 200 in presidio per il consultorio “Stanchi di incuria e degrado” Sant'Eusebio, il comune costretto a chiarire: “Nessuna chiusura”

Un gruppo di cittadini si mobilita: “Chiediamo ascolto dalla giunta”

■Strade sporche, marciapiedi in dissesto, problemi di viabilità e decoro urbano. Sono solo alcuni dei problemi che assillano il quartiere Borgomisto e che hanno spinto un gruppo di cittadini a mobilitarsi con una raccolta di firme. “Vogliamo sensibilizzare l’amministrazione comunale nel prendere in esame i problemi, alcuni cronici, che riguardano il nostro quartiere”, afferma Mauro Valota, uno dei promotori che assicura di non avere appartenenze politiche ma di raccogliere soltanto un disagio che si prolunga da tempo su un numero ormai elevato di piccoli e grandi problemi. “Abbiamo già raccolto 200 firme ma non ci fermiamo e vogliamo coinvolgere più cittadini possibile perché Borgomisto non può essere dimenticato. Abbiamo intenzione di interloquire con sindaco e giunta in modo rispettoso dei ruoli e, oltre alle segnalazioni, abbiamo anche qualche piccola proposta”. Un atteggiamento fattivo quello dei residenti, che però mettono in evidenza tutte le difficoltà quotidiane del quartiere che

continuano ad accumularsi senza soluzione. “C'è un problema di decoro generale, a partire dalla pulizia delle strade che secondo noi è eseguita male, per continuare con la manutenzione del verde che a volte sembra essere inesistente, fino all'illuminazione stradale, a tratti assente per lunghi periodi – attacca Valota, che aggiunge – C'è molta sporcizia in giro, che dipende anche dalla maleducazione ma servirebbe maggiore attenzione e senso del decoro anche da parte di chi amministra. A questo si sommano questioni viabilistiche, come le auto che sostano di continuo sugli stalli dei bus e che provocano rallentamenti al traffico. Chiediamo più presenza della Polizia Locale”. Sono numerose le osservazioni dei residenti che puntano il dito anche sulla mancanza di servizi essenziali. “Manca un ufficio postale – aggiunge Valota – non c'è più nemmeno un bancomat. La popolazione residente invecchia ed è preoccupata, senza considerare la questione principale che tutti riconoscono come tale nel periodo di emergenza sanitaria che viviamo: la mancanza di medici di base. Due studi hanno abbassato le serrande lo scorso anno e non sono più stati riaperti”. I medici di base in pensione e non sostituiti sono infatti uno dei nodi che affligge i quartieri periferici come Borgo Misto, Sant’Eusebio e Crocetta e che, nonostante le attenzioni di comune e Ats, non sono stati sciolti. “La raccolta firme proseguirà nell’intento di farci ascoltare da chi di dovere”, conclude Valota. FabVan

■Ha smosso le acque il partecipato flashmob del 6 marzo scorso organizzato dal coordinamento “Donne Libere di Scegliere” per il potenziamento del consultorio di via Da Giussano a Sant’Eusebio e scongiurare una possibile definitiva chiusura dei servizi, già assai ridimensionati rispetto al passato. Circa 200 i partecipanti al presidio mentre sono state raccolte 194 firme. Una pressione che ha portato il comune di Cinisello a prendere una posizione chiara ed escludere che la struttura, gestita da Asst, possa essere chiusa o ridimensionata. “Premesso – afferma l’assessora ai servizi sociali Valeria De Cicco – che l’Amministrazione comunale non ha competenza su tale servizio, con ASST abbiamo una interlocuzione costante e in più occasioni ci è stato confermato che non c’è nessuna ipotesi di chiusura né di ridimensionamento del servizio, come è stato riferito anche durante la Commissione Servizi Sociali che si è riunita il 2 marzo durante la quale hanno partecipato alcune com-

ponenti del Coordinamento donne Libere di Scegliere e referenti di alcune associazioni del quartiere Sant’Eusebio. Al contrario, ASST ci ha parlato che è al vaglio un progetto che ne preveda il potenziamento con una ipotesi di apertura di un centro per la famiglia e ulteriori servizi per gli adolescenti. Credo sia necessario ribadirlo con forza, anche se non è un servizio gestito dall’Amministrazione comunale, per evitare ulteriori strumentalizzazioni e inutili polemiche”, ha concluso la De Cicco. Redazione

NEWS

Approvati i lavori alla centrale per allargare il teleriscaldamento su tutto il territorio Il consiglio comunale ha approvato il progetto potenziamento della centrale di cogenerazione e teleriscaldamento di via Petrella, gestito da Engie Reti calore. Sarano costruiti due serbatoi di accumulo da mille mc ciascuno e istallata una caldaia di backup per garantire la fornitura del servizio con un risparmio di 2.400 tons/anno di CO2 e la continuità del servizio anche in situazioni di emergenza. L’acqua calda per il teleriscaldamento arriverà alla centrale di via Petrella dal termovalorizzatore di Desio grazie ad un accordo siglato nel 2019 tra Engie Reti calore e BEA (Brianza Energia Ambiente). Sarà possibile, secondo la giunta, collegare il servizio anche agli edifici comunali. Ulteriori azioni sul territorio – si legge in una nota del comune – riguarderanno il superamento dei problemi legati all’estensione del servizio sul quartiere Crocetta e un bando per garantire la disponibilità del servizio anche per il quartiere di Balsamo.

LA COMUNE DI VIA MONTE GRAPPA

La Rosa dei Venti riporta l’esperienza del “Lombardini” nella nostra città ■La magnifica ed esemplare storia del “Centro Culturale Jacopo Lombardini” ha caratterizzato e inciso nella vita culturale e politica della nostra città a partire dalla metà degli anni ’60. C’è chi ricorda con affetto tutto quanto è accaduto in quegli anni. “È stata un’esperienza assai formativa – ci ha detto Adriano Zucchelli, protagonista della vita del Lombardini e delle vicende politiche cinisellesi – direi fondamentale in virtù della forza aggregativa che sorgeva da ogni iniziativa del gruppo. Sia sul piano sociale che su quello democratico, con la partecipazione a sostegno di tante iniziative culturali e di lotta. Perciò, faccio i migliori auguri alla nuova realtà che sta nascendo”. Anche Gino Munerato, già direttore del nostro giornale, ha vissuto a lungo nella Comune di via Monte Grappa. “Ho vissuto una grande esperienza. Di scuola e di vita. Specialmente nei rapporti con la gente e le tante persone che sono passate da noi – ci ha raccontato Gino - Ciò è servito ad arricchire tutti noi. Un altro significativo aspetto era dovuto alla molteplicità di relazioni che ci portarono a impegnarci per conseguire diversi obiettivi. In special

modo, per migliorare la condizione e favorire la crescita delle parti più deboli della società”. “Con La Rosa dei Venti, l’obiettivo della cooperativa è quello di tornare a offrire al territorio di Cinisello le attività di un Centro che per anni ha saputo cogliere i cambiamenti sociali ed essere di supporto a chi versava in condizione di marginalità sociale e culturale – scrivono in un comunicato stampa – Il progetto è aiutare i ragazzi a svolgere i compiti

e a trovare autonomia e metodo di studio efficace, affiancati da educatori, insegnanti e volontari. Si offre la possibilità – aggiungono i promotori dell’iniziativa – di recuperare competenze a chi, a causa delle chiusure imposte dall’emergenza Covid, ha riscontrato maggiori difficoltà nello stare al passo con la didattica di classe. L’attività di studio si svolge in piccoli gruppi, ognuno affidato alla cura di un operatore. Per seguire i ragazzi, La Rosa dei Venti si avvale della collaborazione di personale specializzato con uno stretto rapporto numerico ragazzi/operatori”. Le attività si svolgono presso la sede del Centro Culturale Jacopo Lombardini, sito in via Monte Grappa 62/B a Cinisello Balsamo, con un calendario di apertura iniziale nei giorni di venerdì dalle 15.30 alle 18.30 e di sabato dalle 9.00 alle 12.00. Orari e giornate ampliabili in corso d’opera. Il progetto La Rosa dei Venti è sostenuto con i fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese. Per informazioni: Gabriele Arosio, educatore professionale: tel. 340 381 0892. Ivano Bison


SOLIDARIETÀ

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Casa Arcipelago, scuola di autonomia Prese il via nel dicembre scorso il progetto Anffas Nord Milano: 5 appartamenti alla Crocetta per persone con disabilità ■ Casa Arcipelago è il risultato di un innovativo progetto ideato da Anffas Nord Milano, col presidente, Antonio Cacopardi, sostenuto dall’amministrazione comunale e co-finanziato da Fondazione Cariplo. Lo scopo del progetto è creare un luogo che agevoli il graduale passaggio a una maggiore autonomia, per arrivare serenamente al momento del distacco dalla propria famiglia. Nata in uno stabile dismesso di via Milazzo,nel quartiere Crocetta, Casa Arcipelago è stata inaugurata a dicembre 2015. Si compone di 5 appartamenti progettati per persone con disabilità, di cui attualmente, causa Covid, solo tre sono occupati. Il primo da Stefano, una persona con disabilità esperto in informatica, che col suo assistente personale ci vive da settembre 2019. Il secondo è abitato da una coppia, Emeric e Anna che condividono il progetto Anffas, assicurando un supporto alle normali attività quotidiane e la collaborazione in situazioni di emergenza, qualora dovessero presentarsi.Il terzo è invece occupato da una famiglia che ha un bambino. C’è poi un altro appartamento, in via Ferraris, nelle residenze Uniabita, la cosiddetta Casa Torricelli, che in parte è proprietà della fondazione a marchio ANFFAS “Dopo di Noi” ed è stato progettato ancor prima di Casa Arcipelago. È qui che

incontro alcuni di loro: Tony, Leo, Verdiana, Gianfranco, Francesco, supportati da Monica e Andrea, gli educatori. Casa Arcipelago è frutto del lavoro delle persone che la vivono: hanno scelto ogni cosa, dalla suddivisione degli spazi, ai mobili, al colore delle pareti. In particolare Leo, si è reso parte attiva del progetto, nel modo meno scontato e più naturale possibile: insieme agli architetti, facendoli sedere in carrozzina, affinché si rendessero conto delle difficoltà reali con cui le persone con disabilità motoria si scontrano ogni giorno. Ecco perché Casa Arcipelago è davvero un luogo accessibile. Molte le attività del gruppo prima della pandemia: corso di

autodifesa tenuto da Caterina Indelicato presso CAGICARO; baskin, il basket inclusivo, (Tony gioca e allena a basket e a baskin, fa il personal trainer e si sta laureando in scienze motorie con particolare attenzione alle persone con fragilità). Inoltre, attività portate avanti in collaborazione con le realtà del quartiere: l’oratorio SanPietro Martire, Casa della Cittadinanza e ICARO, corsi di baskin alla scuola Sardegna e in altre scuole di Cinisello, Bresso e Sesto, attività musicali e teatrali. “Il nostro progetto è quello di accogliere la città e allo stesso tempo di farci accogliere – sottolinea Andrea – I legami che avevamo conquistato e costruito negli anni si sono rafforzati, ci sono progetti nuovi che stiamo sviluppando e che siamo ansiosi di portare avanti”. Monica mi spiega: “È molto importante riprendere a fare quanto prima esperienze fuori casa per far sì che le persone con disabilità coltivino le proprie relazioni anche al di fuori dei propri contesti familiari. È importante garantire anche ai familiari il supporto per questo passaggio fondamentale nel percorso di vita”. Per chi volesse conoscere meglio i ragazzi di Casa Arcipelago può consultare la pagina Facebook@AmicidicasArcipelagoAnffasNordmilano. Stefania Vezzani

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SOLIDARIETÀ

Le colombe del Mazzini Sono pronti per le prossime festività gli allievi del corso Operatori della Ristorazione dell’Istituto Professionale Mazzini di Cinisello: prepareranno decine di colombe pasquali dal “gusto solidale”. Guidati dall’insegnante e pasticcera Lorena Lopresti, gli studenti confezioneranno 150 dolci da vendere per un progetto di solidarietà. Un chilo di colomba impastata con lievito madre al prezzo di 19 euro come contributo in favore di alcuni allievi dell’istituto. “Nelle classi si stanno già seguendo le diverse fasi di preparazione – spiega Lorena Lopresti – anche se solamente una squadra ristretta di allievi sarà incaricata di realizzare il prodotto finito per la vendita. Per tutti gli altri, l’attività di laboratorio riguarderà le diverse fasi di produzione, dalla gestione del lievito madre, fino al momento in cui si sforna il dolce. In modo che tutti possano apprenderne le tecniche e i segreti”. “Contiamo di ripetere il successo dei panettoni artigianali di natale 2020 anche con le colombe – spiega il direttore Pierangelo Gervasoni – naturalmente il nostro obiettivo non è commerciale. Desideriamo che gli allievi si misurino con un impegno concreto, in grado di offrire loro stimoli e soddisfazioni”.



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STORIA LOCALE

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Da Frova a Paganelli, i benefattori che hanno amato e aiutato Cinisello Nel secolo scorso sono stati molti i cittadini illustri a donare propietà e denaro alla comunità. Nobili, possidenti ma anche operai divenuti imprenditori ■Accadeva, a cavallo tra l’Ottocento e i primi anni del secolo scorso, che alcuni possidenti e industriali tenessero in considerazione il benessere e l’istruzione dei meno abbienti. In Lombardia, per citarne solo alcuni, vi furono: Prospero Moisè Loria, che lasciò il suo patrimonio per fondare la Società Umanitaria a Milano; Alessandrina Ravizza, figura di riferimento del mondo dell’assistenza, che Sibilla Aleramo aveva definito una santa laica; Cristoforo Benigno e Silvio Crespi, che realizzarono accanto al loro opificio tessile un villaggio per i dipendenti e per le loro famiglie. Anche a Cinisello Balsamo alcuni imprenditori non furono da meno. E proprio grazie a loro fu possibile aprire asili infantili e scuole e contribuire all’assistenza delle classi sociali più povere. Parliamo di un periodo in cui lo Stato interveniva più per contenere la richiesta di domanda sociale che per anticiparla. Nei primi due decenni successivi all’Unità non furono realizzati progressi nel campo della politica sociale e non fu attuato nessun piano di coordinamento dell’assistenza, che rimase nelle mani degli enti religiosi, alcuni dei quali gestivano in modo scandaloso i compiti loro affidati (come rivelò nel 1876 una commissione d’inchiesta). A fianco degli istituti religiosi, l’assistenza iniziò a essere attuata anche dalle società di mutuo soccorso. L’esistenza di una fitta rete di associazioni assistenziali private fu una delle cause che portò a ritardare l’intervento statale, anche per l’avversione da parte dei ceti conservatori e persino della borghesia liberale. Mancò nell’opinione pubblica italiana l’atteggiamento di indignazione filantropica che aveva caratterizzato altri Paesi; ecco perché vale la pena menzionere i pochi che si spesero a favore dei meno abbienti. Odonomastica cittadina e targhe, oltre a nomi noti della storia nazionale, ci esortano a ricordare anche persone legate alla storia locale; tra di esse spiccano alcuni benefattori. Una via cittadina e una lapide, un tempo collocata all’entrata della sua Villa e che oggi si trova sulla facciata del Palazzetto dello Sport, ci ricordano Carmelita Carli De Ponti che alla sua morte, avvenuta nel 1917, lasciò il suo intero patrimonio ai più bisognosi. Le Congregazioni di Carità si occuparono della gestione del patrimonio e della Villa, che sorgeva dove oggi è ubicato il Palazzetto dello Sport. Ma la sua generosità fu tale anche in vita; infatti, nel 1907 vendette al Comune una parte del suo terreno a un prezzo talmente conveniente da consentire la costruzione in tempi brevi della prima scuola elementare del paese, edificata dove oggi sorge il Centro cul-

turale Il Pertini, sullo stesso terreno dove verrà eretto anche il Municipio. Egidio Isacco profuse aiuti alle opere pie locali e alla chiesa Sant’Ambrogio. Per speciali benemerenze venne nominato cavaliere. Alla sua morte lasciò i suoi averi ai poveri di Cinisello. È ricordato con una lapide posta sul fabbricato di via Roma 39/41. Catina Fagioli, nobildonna lecchese, nel 1928, alla morte del marito Pierfrancesco Cornelio, comunicò al commissario prefettizio che tutti i suoi possedimenti a Balsamo venivano assegnati a diversi Enti cittadini. Questo lascito consentì al parroco, don Antonio Colombo, di inaugurare nel 1905 l’asilo parrocchiale. Catina morì nel 1937, lasciando un terzo dei suoi beni all’asilo infantile e due terzi alla parrocchia; questo lascito sarà utilizzato anche per la costruzione della chiesa di San Martino, all’interno della quale è ricordata con una lapide. L’asilo e la via dove è ubicato sono a lei intitolati. Margherita Devizzi Viganò, proprietaria dell’omonima fabbrica di prosciutti sita nella frazione di Robecco, è ricordata dai balsamesi come una grande benefattrice nel periodo tra le due guerre mondiali. Nel 1928, grazie al suo interessamento, sorse a Balsamo la Piccola Opera della Fanciullezza Abbandonata. L’istituto fu ospitato in una villa in via Solferino, da lei stessa donata. A Margherita Devizzi è intitolata una via cittadina. A Cinisello, grazie all’ingegner Giovanni Frova, consigliere comunale con incarichi all’interno della Giunta, già nel 1892 si era potuto aprire un asilo infantile in via Monte Grappa (oggi via Meani), di fronte al terreno su cui sorgerà la scuola elementare e a lato della sua abitazione. Frova era un benefattore schivo e sensibile che non volle cerimonie per l’inaugurazione dell’edificio, eretto, arredato e mantenuto tutto a sue spese. Oltre all’asilo che ospita un suo busto, a lui è intitolata anche una via cittadina. Nel 1947, per iniziativa della vedova di Emilio Cipelletti, fu aperto a Cinisello

un altro asilo infantile, che nel 1956 si stabilì nella nuova sede situata nel complesso denominato Asilo Emilio Cipelletti. Benedetto Martinelli, ricco proprietario, morendo lasciò al nipote Carlo Martinelli un cospicuo fondo per l’edificazione della scuola elementare e del Municipio di Balsamo, completati nel 1893. Con l’unificazione dei comuni, nel 1928 la sede amministrativa venne stabilita a Cinisello e l’edificio di Balsamo fu adibito unicamente a scuola elementare. Carlo Martinelli, per anni sindaco di Balsamo, era stato nominato grand’ufficiale e commendatore. Alla sua morte, nel 1926, dispose un lascito destinato alla costruzione di un ricovero per la cura dei tubercolotici, divenuto poi ente morale. Debellata la tubercolosi, l’ente si dedicò alla cura di persone anziane in situazioni di disagio e alla gestione di immobili a locazione agevolata. Sempre per sua volontà, si misero le basi per la costruzione di un asilo che verrà intitolato alla memoria della moglie Virginia. Carlo Martinelli è ricordato, nella via a lui intitolata, con una lapide in pietra con altorilievo in bronzo recante la sua effigie, posta sul palazzo che fu di sua proprietà. In tempi più recenti vi fu un altro benefattore, Balilla Paganelli, nato da una famiglia di poveri contadini della provincia di Modena. Iscritto a una scuola

di disegno meccanico, ottenne sempre ottimi profitti. Purtroppo, alla morte della madre, il padre iniziò a bere portando la famiglia al disastro economico e costringendo i figli ad accettare i lavori più umili. Trasferitisi a Cinisello Balsamo, furono ospitati in un’unica stanza dalla famiglia Meroni; qui Balilla incontrò Virginia, che diventerà sua moglie. Lavorò in diverse aziende, tra le quali la Magneti Marelli. Divenne un bravo attrezzista al punto da decidere nel 1944 di far nascere, in una baracca in via Cavour, l’Attrezzeria Paganelli. Partendo da dieci, raggiunse circa duecentoventi dipendenti, trasferendosi nel ’71 nella grande sede di via Monfalcone. Non dimenticando le sue origini, Paganelli si impegnò a finanziare servizi di interesse pubblico e sociale, come alcuni progetti in collaborazione con l’Amministrazione comunale: la mensa interaziendale e un impianto sportivo con piscina. Nel 1979 fondò la Filarmonica Cervino. Nel 1982, dopo aver venduto l’azienda, per favorire la preparazione professionale, culturale e sportiva dei giovani, diede vita alla Fondazione Paganelli. Numerosi furono i riconoscimenti tributatigli, tra i quali la Spiga d’Oro. Morì nel 1993. A lui sono intitolati il centro sportivo, la filarmonica,un istituto scolastico, una piazza cittadina nei cui giardini è collocato un gruppo scultoreo dedicato al lavoro, donato dalla fondazione in memoria sua e della moglie. Una particolare attenzione va infine rivolta a Natale Confalonieri, che nella sua breve vita si spese molto per i suoi concittadini. Le ricerche mi hanno fatto scoprire una persona di grande sensibilità e generosità alla quale desidero dedicare un prossimo articolo. Patrizia Rulli Da scritti e ricerche dell’autrice, di Giovanna Procacci, Alberto Scurati, Ezio Meroni e Balilla Paganelli

IL RICORDO

Domenico Arduini ci ha lasciato Era il capitano della mia squadra quando ero nel “Rondò” di Sesto. Anni ’60: quando i prescelti per stare in squadra, anche nei campionati minori, erano coloro che sapevano giocare. Molto meno velocemente di quanto facciano vedere oggi, ma con maggiore destrezza nel gestire la palla. Arduini era un difensore. Tecnico, per quel tempo, tanto da evolvere nel ruolo di libero. Uno che sapeva impostare. Cessato di giocare (è stato un pilastro nella squadra dei Dipendenti Comunali) è poi diventato un ottimo allenatore di prime squadre e del settore giovanile. Tra le altre, al “FC Cinisello” ma anche alla “Juve Cusano”. Tutti lo ricordano con tanto affetto. Lo stesso affetto con il quale lo salutiamo, oggi che non c’è più. Mi mancherà qualche sua piccola reprimenda. Soprattutto mancherà a quanti lo hanno conosciuto e apprezzato. Che la terra ti sia lieve, caro capitano. Ivano Bison


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SOCIETÀ

MERCOLEDÌ 17 MARZO 2021 www.lacittadelnordmilano.it

Il “direttore per caso” che inventò il modello Bollate “Il carcere non è la pena ideale”, Luigi Pagano si racconta a La Città. “Prima destinazione Pianosa, poi il destino fece il resto” ■Ebbi modo di conoscere Luigi Pagano all’interno del carcere di San Vittore nel mio ruolo di garante dei diritti dei detenuti per l’allora Provincia di Milano in occasione di una rappresentazione, del grandissimo Dario Fo, a favore delle donne detenute. Ciò che mi colpì di lui in quel momento, fu la sua grande umanità verso i detenuti. Con il tempo poi ho compreso che quella non era la sua unica dote. Un uomo che nei suoi quarant’anni di lavoro ha creato la prigione normale, “padre” dell’Icam (Istituto Custodia Attenuata Detenute Madri) ed inventore del carcere di Bollate. Ha diretto con l’eccellenza che lo contraddistingue, San Vittore per ben 15 anni. Oggi, che è in pensione, ha scritto il libro dal titolo appunto Il direttore in cui illustra la propria esperienza e racconta di un carcere non a tutti noto. Partendo proprio dal titolo del libro, come mai ha scelto di svolgere la professione di direttore di carcere? Potrei sintetizzare la risposta nel dire che mi piaceva e quindi l’ho fatto. È stata una combinazione di spinte intenzionali e fattori casuali stranamente convergenti, qualcuno lo chiama “destino”. Era appena stata varata la riforma penitenziaria e scelsi l’indirizzo penale laureandomi con una tesi di laurea in antropologia criminale. Alla fine si erano delineate due strade che potevo percorrere: fare l’avvocato o il criminologo. Invece, un giorno lessi del concorso per direttore penitenziario. Mi piacque, lo feci e lo vinsi con destinazione Pianosa. Destino. Il mondo San Vittore quale carcere a forma di stella nel pieno centro milanese. Ritiene che nel 2021 sia adeguato per trattare la pena? No niente affatto, San Vittore è un gioiello da un punto di vista architettonico e un vanto della società del tempo per la sua modernità e se mai dovesse essere dismesso da carcere dovrebbe rimanere dov’è. Un reperto d’archeologia urbana. Ma come carcere no, non è più attuale, anzi. È un esempio plastico della pena che si voleva nel 1879 quando fu edificato. Una pena escludente, basata sull’isolamento. Sovraffollamento e la sentenza Torreggiani per trattamento inumano e degradante nei confronti dei detenuti, perché aspettare una condanna della Corte Europea per attivarsi? Perfettamente d’accordo. Il sovraffollamento è una degenerazione del sistema, un male ormai endemico delle nostre carceri che limita la vita dei detenuti e sopraffà anche gli sforzi, il gran lavoro del personale. Non è un caso se per due volte la Corte Europea ci ha condannati per trattamenti inumani e degradanti. Nel Paese che si vanta di aver dato i natali a Cesare Beccaria suona come vergogna. L’ultima volta, nel 2013, la Corte Europea ci diede un anno di tempo per avviare riforme strutturali. Oggi siamo punto e daccapo con l’aggiunta

Luigi Pagano con Fabrizia Berneschi

drammatica di una pandemia. Lei è l’inventore del carcere di Bollate esempio di ciò che intende come carcere nel rispetto della legge, e allora perché Bollate è rimasto un modello e non la regola? Me lo chiedo spesso anch’io. A fronte di ottimi risultati, sul versante del recupero dei detenuti e di risparmi, Bollate è rimasto quasi da solo a dimostrare la validità della legge penitenziaria come investimento positivo in termini di dignità della persona detenuta e di sicurezza sociale perché ogni persona recuperata è un pericolo in meno per la comunità. I motivi sono tanti, ma uno ha prevalso su tutti, il disimpegno o il timore di troppi ministri a puntare su di una scommessa del genere. Un progetto concluso e unanimemente riconosciuto come valido su cui, paradossalmente, nessuno ha avuto il coraggio politico di puntare su quella esperienza

portandola a regime anche in altre realtà. Lei ha avuto modo di verificare che gli ideali iniziali si sono poi dovuti scontrare con quanto in concreto si può realizzare. È evidente che le carceri non sono la corretta applicazione di quanto previsto dalle nostre normative e in primis dalla Costituzione, ricordiamo l’art. 27. Secondo lei quindi cosa impedisce in Italia l’idea di considerare il carcere quale extrema ratio? Sì continuo a pensare che il carcere non sia la pena ideale se il fine deve essere quello stabilito dall’art.27 della Costituzione. E questo non lo dico solo io, ma lo si sottolinea in qualsiasi progetto di legge che tratta la materia penale. Viceversa, la realtà ci mostra che l’uso della detenzione è ancora troppo frequente, anzi addirittura acquista ancora più spazio.

Il carcere fallisce i suoi obiettivi principali, la recidiva post carceraria rasenta l’80%. Non si riesce a garantire ai detenuti condizioni di detenzione accettabili, ma spesso neppure un posto letto. Lei è stato definito il padre dell’Icam, se domani potesse decidere delle sorti dei bambini dietro le sbarre, cosa proporrebbe? Non voglio semplificare o parlare in astratto, ma quando inaugurammo l’istituto speravamo che la legge allora in gestazione, poi approvata nel 2011, affrontasse con decisione la questione basandosi anche sui risultati dell’esperienza in corso. Devo dire invece che è stata una grande delusione. Noi pensavamo che portando i nidi carcerari fuori dalle strutture detentive, potesse essere, almeno nell’immediato, la migliore soluzione per tutelare la maternità e il diritto dei bambini a essere tali. Meno male, devo dire, che a Milano abbiamo una magistratura di sorveglianza molto sensibile al problema e guarda, sempre, alle alternative come misura principale da adottare. Fra tutto ciò che ha realizzato cosa le è rimasto nel cuore? Al netto della soddisfazione e dell’orgoglio per i riconoscimenti ufficiali che in tutta onestà non disdegno, prevale di più la mia vena romantica e nel cuore mi rimane il piacere che leggo nei visi delle persone con cui ho lavorato, dagli agenti, ai medici, agli educatori o degli stessi ex detenuti. Alla fine quello che conta è il valore del lavoro, i tanti sacrifici e le delusioni che pure ho incontrato. Fabrizia Berneschi Avvocato civilista

LA LETTERA

Sacchi abbandonati, sporcizia e maleducazione. “Non è la Cinisello che vorrei” Luisa, una cittadina Quando venni ad abitare a Cinisello, 45 anni fa, ero piena di entusiasmo: la vedevo come una grande città, ma non troppo grande, non così grande da spaventarmi. Ero più giovane, uscire la sera non mi faceva paura. Non esisteva la raccolta differenziata ma le strade erano più pulite, le persone chiudevano tutto nei sacchetti e li lasciavano a bordo strada. Mi chiedo cosa è successo oggi? Abito in largo Milano, nel quartiere Casati. Al mattino esco presto per andare in ufficio e i marciapiedi sono sporchi, pieni di spazzatura e rifiuti ingombranti abbandonati incivilmente, i cestini che dovrebbero essere utilizzati solo per i piccoli rifiuti, vengono invece utilizzati per la svogliatezza di doversi recare nel proprio punto raccolta. Alla domenica, già nelle prime ore del pomeriggio i marciapiedi si riempiono di rifiuti. Mi chiedo perché la gente tiene così poco al decoro? Come fa a non capire che la

spazzatura si può depositare in prima serata anziché nel primo pomeriggio e lasciare che si possa passeggiare senza assistere al degrado? Dalla mia finestra vedo cani scorrazzare in un giardinetto che normalmente dovrebbe essere riservato ai bambini, vedo i loro padroni che si distraggono a chattare col telefonino senza preoccuparsi di controllare dove i cani defecano lasciando i loro escrementi abbandonati e togliendo ai bambini la possibilità di giocare in tranquillità. Vedo mamme sedute sulle pan-

chine della piazzetta di Largo Milano, che mangiano semi di girasole lasciando a terra le bucce dando un pessimo esempio di civiltà, basterebbe buttarle in un sacchetto. Davanti al mio portone di casa, tanti mozziconi di sigaretta, lanciati dai miei vicini di casa, maleducati, che faticano a capire che potrebbero semplicemente armarsi di un posacenere! Come possiamo sperare nei giovani, nei bambini, come possiamo pretendere in un futuro migliore se il presente dà un pessimo esempio? Spesso mi interrogo su come posso migliorare la mia comunità, non sono perfetta, commetto i miei errori, mi è capitato di voltarmi dall’altra parte se ho visto una lattina per terra, ero stanca e depressa ma riconosco di aver sbagliato. Fingere di non vedere non è la soluzione, se ognuno di noi cercasse di essere migliore, le cose andrebbero sicuramente meglio.




SOCIETÀ

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Boom di richieste per il Servizio Civile a Cinisello Più di 100 domande per soli 35 posti. I ragazzi saranno selezionati e da maggio impiegati in biblioteca, nei servizi sociali e nel volontariato

■In principio, parliamo degli anni ’70, a lavorare per il nostro Comune avevamo gli obiettori di coscienza che svolgevano servizio alternativo alla leva militare. Istituto questo intervenuto grazie al coraggio civile e morale di molti obiettori, tra i quali il nostro illustre concittadino, Giuseppe Gozzini. Poi, con il Servizio Civile Volontario, Cinisello Balsamo, divenne uno dei punti più richiesti dai giovani per prestare la propria opera in tutte le attività municipali. Anche quest’anno le richieste sono

state moltissime: 100 per 35 posti. Pertanto si conferma che da quando è stato istituito (cioè da moltissimi anni) questa pratica, ricca di relazioni sociali, viene svolta con grande applicazione dagli addetti agli uffici del nostro Comune. Un’attività che serve ad avvicinare i giovani e fornire loro esperienza. Fa molto bene a giovarsene anche l’amministrazione attuale. Così si è espressa l’assessora alle Politiche Giovanili, Daniela Maggi: “È motivo di orgoglio per noi essere il Comune di riferimento per così tanti giovani perché significa che la nostra offerta è ritenuta valida – afferma Maggi in una nota diffusa dopo il 17 febbraio, a conclusione del bando per aderire al SCV – Anche quest’anno il servizio civile ha riscontrato un grande successo di partecipazione proprio perché ci proponiamo di dare ai giovani la possibilità di fare un percorso di crescita capace di valorizzare le loro competenze e il loro entusiasmo”. I giovani saranno dislocati nei diversi settori comunali. Sempre attraverso

quanto diffuso dal sito del Comune, si conoscono le destinazioni dei nuovi arrivati che inizieranno il loro servizio il prossimo 25 Maggio. “Saranno impiegati in diversi settori: dalla cultura al sociale, dall’ambiente alle politiche giovanili, dall’ufficio Europa alla Protezione civile. Dodici ragazzi saranno impegnati presso il Centro culturale il Pertini; 4 contribuiranno a delle ricerche di storia locale; altri 5 collaboreranno con i servizi sociali per un progetto sulle fragilità in città; 3 saranno impegnati nei nidi; 3 volontari andranno all’ufficio Europa; 2 saranno reclutati nelle politiche giovanili per il nuovo progetto di una radio/tv web che troverà casa al Pertini. Infine un giovane potrà dedicarsi all’ambiente e due saranno selezionati per un progetto con la Protezione civile. Le selezioni si svolgeranno dal 16 marzo con un primo colloquio con rappresentanti dell’Amministrazione comunale per poi proseguire con un secondo colloquio con Anci Lombardia”. Redazione

IL LIBRO

La pace viaggia in autobus Il libro di Renato Ghezzi racconta la diplomazia del ping pong Correva l’anno 1972, quando John Lennon mise insieme i pezzi del suo secondo album da solista. Sulla copertina di “Some Times in New York City” apparivano le immagini di Mao e di Nixon in costume adamitico. L’ex dei Beatles aveva colto quanto accaduto l’anno prima, quando si verificò in Cina un evento di portata storica. Lo ricorderanno come la “diplomazia del pingpong”. Di questo parla il libro critto da Renato Ghezzi e lo fa con dovizia di particolari, mediante uno stile assolutamente gradevole.

Carmelo la Gaipa, quando l’arte prende nuove forme ■Il colore, le linee e i materiali danno vita a innovative rappresentazioni e trasmettono un messaggio che va oltre le apparenze. È questo in estrema sintesi il linguaggio artistico di Carmelo La Gaipa, originario di Porto Empedocle e trasferitosi nella nostra città in giovane età. Le sue opere derivano da una fervida creatività: originali nelle forme e nella loro fantasiosa manifestazione, ma assolutamente attuali e legate alla nostra epoca per i contenuti che vogliono comunicare. Da adolescente frequenta la scuola di pittura del Castello Sforzesco a Milano e successivamente studia le tecniche decorative antiche mutuate dalle pratiche di restauro. Decisive nel suo percorso sono, infatti, anche alcune esperienze di restauro vero e proprio, da cui trae spunti per avviarsi su innovativi percorsi artistici. Attento alle questioni legate all’ambiente, Carmelo realizza opere con materiali riciclati. Lattine metalliche di vari colori vengono pressate e fissate su tavole oppure da queste si ottengono anche totem ornamentali. Peculiare è la sua sensibilità verso i temi sociali. Così la Pizza Quattro Monnezze, una forma circolare divisa in quattro sezioni con bottiglie di plastica, lattine schiacciate, sacchetti della spazzatura e la parti interne dei rotoli di carta igienica, diventa un modo per sottolineare l’importanza di riciclare i materiali, ma rappresenta anche una denuncia agli sprechi e alla

malagestione nella raccolta dei rifiuti. Un pacchetto di sigarette, riempito di maccheroni al sugo e riportante la scritta “La fame uccide” diviene così un grido per riportare all’attenzione il problema delle disparità fra la nostra società consumistica e i Paesi del Terzo Mondo. Nel 2007 a Roma in occasione del Darfur Day realizza un’installazione con sacchi neri per i rifiuti con le scritte “Contiene la pace in Darfur”, “Contiene i diritti umani”, “Contiene il rispetto per la vita” e altre frasi provocatorie di questo tenore. Con un simile espediente porta anche in piazza del Duomo a Milano sacchetti simili con l’indicazione “Contiene quarantenne disoccupato” per sensibilizzare l’opinione pubblica sul delicato tema dell’occupazione e della precarietà del lavoro.

Interessanti sono diversi suoi lavori come un Omaggio ad Amedeo Modigliani, alcuni tavolini e sedie rivestiti da ritagli de La Lettura, il noto supplemento mensile illustrato del Corriere della Sera diffuso nella prima metà del Novecento, e una serie di installazioni con cui ha voluto rivalorizzare alcuni spazi urbani. La SNP, ovvero una flotta di barchette di Tetrapak appartenenti alla “Società Navigazione Pozzanghere”, ha abbellito le pozze di acqua piovana di Parigi, Milano e di altre città, tra cui la nostra, dando una dignità e un decoro a strade o scorci dimenticati. In passato ha partecipato a diverse esposizioni collettive nella galleria milanese di via Pontaccio di Luciano Inga Pin, autorevole critico d’arte, editore e gallerista, oltre che talent scout di numerosi esponenti di arte contemporanea. Le opere di Carmelo La Gaipa possono essere ammirate sulla sua pagina Instagram. Anche se i linguaggi dell’arte moderna non sono così immediati e facilmente interpretabili, provare a guardare con occhi diversi e distaccati dai canoni estetici a cui siamo abituati potrà condurre lo spettatore ad apprezzare oggetti artistici che nascono da un percorso formativo lungo una vita. Così in queste creazioni il significato e il valore di ogni singola opera oltrepassa l’esteriorità per trasmettere valori universali senza tempo. Emanuele Lavizzari

Il titolo “La Pace Viaggia in Autobus” (2021) annuncia un racconto sull’incontro tra le nazionali di tennis da tavolo della Cina e degli Stati Uniti. La narrazione,prendendo a pretesto una reunion tra i protagonisti (avvenuta molti anni dopo) raccoglie recuperandolo al meglio il senso di quell’impresa. Lo fa attraverso una fitta sequenza di dialoghi e pensieri tanto da trasformarla in un caleidoscopico flash back. Da gustare, anche in virtù delle immagini nell’album fotografico che si trovano in calce. In particolare, Ghezzi riferisce dell’amicizia e della stima tra i due migliori giocatori delle squadre che si stavano affrontando: Glenn Cowan e Zhuang Zedong. Uno era un’hippy immerso nello spirito libero e lisergico di quegli anni; l’altro un autentico artista della racchetta da tavolo, compresso dalla fase che caratterizzò la “Rivoluzione Culturale”. Tuttavia, accadde che… Ne saprete di più leggendo questo bel lavoro di Renato Ghezzi. Il libro è inserito nella collana Historica della Casa Editrice Mezzelane. Euro 15,00. i.bi.


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CULTURA

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Tornano le mostre (online), il Mufoco si prepara alla ripresa Allestiti tre percorsi virtuali da titolo “Ritratto Paesaggio Astratto”. Sono 100 le opere esposte di artisti come Gabriele Basilico e Letizia Battaglia ■Gli spazi di cui dispone oggi il museo Mufoco non consentono di ospitare una mostra permanente, ma periodicamente si presentano al pubblico esposizioni dalle altre collezioni. In questo momento è stata allestita la mostra Ritratto Paesaggio Astratto, con tre percorsi dal carattere divulgativo e didattico. Una selezione di oltre 100 opere che offre una significativa panoramica sull’evoluzione della fotografia sui temi del paesaggio; tra gli autori più noti troviamo Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, Gianni Berengo Gardin, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Uliano Lucas. Una mostra che è stata resa visibile online sul sito del museo (www.mufoco.org/digitalexhibitions) poichè a causa della normativa anti Covid-19 in questo momento il Museo è chiuso al pubblico. Cinisello Balsamo vanta un patrimonio in immagini, un tesoro custodito presso il Museo di Villa Ghirlanda. Si parla di oltre 2 milioni di opere

fotografiche, stampe, diapositive, negativi, video. Installazioni di oltre mille autori italiani e stranieri. Un insieme che costituisce uno spaccato molto significativo della fotografia italiana e straniera, soprattutto europea, che documenta i principali temi della ricerca contemporanea, dalla trasformazione del paesaggio al ritratto, dall’indagine sociale alla sperimentazione artistica. Immagini dal secondo dopoguerra ad oggi, materiale antico della fine dell’Ottocento. Il museo, inoltre, custodisce la più grande biblioteca specialistica in fotografia esistente in Italia. Oltre che espositivo il Mufoco è un centro di ricerca attento ai cambiamenti in atto nell’attuale società dell’immagine. Fornisce strumenti utili allo sviluppo di una cultura visiva. Lo fa attraverso convegni, percorsi di studio e attività nelle scuole di ogni ordine e grado.Il servizio educativo offerto incontra ogni tipo di pubblico privilegiando

SOLIDARIETÀ

Politica unita per all’Alzheimer. Passa l’odg condiviso da destra a sinistra Unanimità del consiglio comunale di Cinisello a favore dei malati di Alzheimer e delle loro famiglie. Un ordine del giorno unitario è stato votato da tutto il consiglio comunale con l’impegno del comune al progetto “Comunità amica delle persone con demenza”, sostenuto dalla Federazione Alzheimer Italia. Il documento prevede anche l’attivazione di un tavolo con le realtà del territorio. Sul tema sono stati presentati due distinti ordini del giorno (centrodestra e centrosinistra). I gruppi hanno poi trovato una sintesi e successivamente presentato un documento condiviso. “Siamo soddisfatti del risultato raggiunto e dell’impegno unanime da parte di tutte le forze politiche, ieri sera è stato fatto un grande passo avanti: come PD continueremo a batterci per sostenere le persone più fragili della nostra comunità e costruire un sistema di servizi socio sanitari sempre più forti e all’altezza della nostra città”, scrivono in una nota i partiti del centorsinistra.

la collaborazione, mediazione culturale e condivisione. Realizza progetti di arte pubblica,

promozione di committenze per lo sviluppo dei linguaggi della ricerca contemporanea e offre servizi di consulenza a enti, università e aziende. Partner istituzionale del Museo è la Triennale di Milano, annovera inoltre cooperazioni con il Ministero della Cultura, musei nazionali e internazionali, università, scuole di alta formazione, aziende e privati. Cosa prevede il futuro del Mufoco? Il Museo sta lavorando, per il periodo estivo, a una mostra sul ruolo del calcio nella costruzione dell’identità individuale e collettiva; mentre per l’autunno sono previste due mostre con giovani autori da presentare in Triennale. Carla Tanzi Docente U.T.C. Cinisello Balsamo

SPORT

“I ragazzi hanno voglia del calcio”

■Antonio Rado è fra i numerosi protagonisti del calcio dilettantistico italiano anni. Ha praticato attivamente il calcio, prima come portiere e ora è presente come presidente del FC Cinisello Calcio 1945, Al Presidente Rado abbiamo posto alcune domande su quanto sta pesando l’epidemia di Covid-19 sul calcio dilettantistico. Cosa sta accadendo nel calcio dilettantistico locale e in particolare alla vostra società? Sta accadendo, che ci rimettiamo ai D.P.C.M. Quali le conseguenze del blocco delle attività per quanto riguarda gli sponsor e le quote per le iscrizioni alle scuole calcio dei bambini? Riuscite a coprire le spese per calciatori, allenatori e dirigenti nonché quelle per la gestione del campo di gioco e di allenamento? È chiaro che in mancanza di attività gli sponsor, spesso anche loro in difficoltà, non ci aiutano. Per quanto riguarda le quote di iscrizione dei ragazzi, solo in piccola parte o chi ha ritenuto, ha pagato l’iscrizione. Es-

sendo dilettanti non abbiamo l’obbligo di riconoscere i rimborsi nel periodo ormai lungo di inattività. C’è il rischio che, alla prossima riapertura dell’attività, la società si trovi ad avere difficoltà per l’iscrizione al campionato di categoria? Rischi per la riapertura non dovrebbero essercene, fermo restando che la Federazione consideri questo campionato annullato, senza pretendere nuove iscrizioni ed eventuali costi. Tra i vostri tesserati, come conseguenza del blocco delle attività o per il conseguente taglio del rimborso spese, si è verificato un abbandono dell’attività agonistica? Purtroppo qualche abbandono c’è stato, solo nella fascia adulta. Il calcio, per i più giovani, è una fonte di svago, di socialità e sfogo di quella carica vitale che li caratterizza. Quale è la situazione del vostri ragazzi? Da parte dei ragazzi c’è molta partecipazione negli allenamenti individuali. Luigi Filipcic


SPORT

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“Stagione persa ma non importa. Guardiamo al futuro con fiducia” Roberta Valente (Net Volley) racconta un anno difficile per lo sport. “Qualche atleta ha abbandonato ma siamo riusciti a resistere” L’INTERVISTA

Il capitano Sara Carloni racconta come ha trascorso quest’anno di pandemia ■Per dare voce anche agli atleti abbiamo chiesto a Sara Carloni, capitano della

■Marzo 2020 chiusura totale per Covid. Lo sport amatoriale si è fermato. Oggi a un anno di distanza l’ipotesi di una nuova chiusura non è del tutto remota. Abbiamo pensato di chiedere a Roberta Valente, dirigente di Net Volley Cinisello Balsamo, un commento in merito. Per la vostra attività cosa ha comportato il blocco dello sport non agonistico? Oggi cosa pensate possa ancora accadere? A settembre siamo ripartiti con grande slancio e molto fiduciosi, con importanti investimenti per garantire la sicurezza in palestra (macchine nebulizzatici per sanificare, prodotti disinfettanti, ecc.) e con protocolli ad hoc sulla base di quelli federali per ogni impianto in cui ci alleniamo. La risposta delle famiglie è stata ottima, ci hanno sostenuto e dato fiducia rimandando i loro figli in palestra. Anche l’Amministrazione locale ha aiutato le associazioni sportive e ci ha permesso di continuare a utilizzare le palestre anche in considerazione che facciamo attività di interesse nazionale. La maggior parte dei nostri sponsor, nonostante le difficoltà, hanno continuato a sostenerci, e questo è stato fondamentale per riprendere. Lo stop a metà ottobre da parte di Regione Lombardia invece ci ha un po’ tagliato le gambe e ci ha gettato in un momentaneo sconforto, poi però la situazione si è aggravata e l’inizio dei campionati è stato posticipato a gennaio, così abbiamo deciso di fermarci temporaneamente visto che la Lombardia era anche in zona rossa. Oggi la situazione sta peggiorando e sapendo che il rischio zero non esiste da nessuna parte, cerchiamo di andare avanti, con qualche difficoltà per le quarantene fiduciarie, con alcuni rinvii delle gare. La cosa più importante in questo momento è rivedere ragazzi e ragazze in palestra e la loro gioia nel ritrovarsi e riprendere in mano un pallone, l’aspetto agonistico quest’anno non ha importanza. Quindi sperando che la situazione non comporti interventi governativi di chiusura e che la Federazione non sospenda i campionati

continueremo l’attività prestando sempre grandissima attenzione alla sicurezza per la salute dei nostri atleti. Quali problemi e difficoltà, non solo economiche, avete dovuto affrontare? Lo stop ha provocato alcuni abbandoni da parte di alcune atlete che non se la sono sentita di rientrare in palestra, decimando soprattutto i gruppi, Under17 e Under19. A metà febbraio sono ripartiti i campionati giovanili e a fine febbraio la serie C. Siamo riusciti a ripartire con tutte le squadre e anche con i due gruppi che erano in difficoltà numerica, grazie al buon settore giovanile che abbiamo. Le difficoltà di natura economica sono legate al minor numero di atleti associati e per la riduzione delle quote di iscrizione scontate per i periodi di sospensione. A questo va aggiunto il fatto che, purtroppo, alcuni sponsor non hanno confermato il loro sostegno. Però si avanti, anche se c’è apprensione e abbiamo di fronte tante famiglie giustamente spaventate e preoccupate. Insomma una bella responsabilità che ci siamo presi con piacere per dare uno sfogo ai nostri ragazzi e tenerli in un posto che è sempre più sicuro di altri in cui potrebbero ritrovarsi. I vostri atleti come hanno continuato ad allenarsi? Come vi siete organizzati per mantenere la coesione nelle varie squadre particolarmente per quelle più giovani? Nei periodi di stop l’attività è stata quella di organizzare allenamenti on line per tutti i gruppi e anche incontri on line con mental coach. Abbiamo partecipato a un torneo U14 on line con altre squadre di tutta Italia e un torneo virtuale interno all’associazione tra tutte le nostre squadre. Abbiamo organizzato giochi come un’escape room virtuale in sostituzione alla consueta festa di Natale e tante altre iniziative per cercare di stare comunque vicini ai nostri atleti ed aiutarli a superare questi momenti difficili. Non appena è stato possibile poi siamo rientrati in palestra riprendendo gradualmente l’attività. Luigi Filipcic

squadra attualmente militante in Serie C, un suo commento su come ha vissuto e come ha affrontato questo anno di pandemia. Come sono stati i rapporti con le compagne e quali le difficoltà emerse a livello fisico e psicologico? Queste le sue parole. “L’anno appena trascorso è stata una prova molto dura per tutti, dovendo rivoluzionare la propria quotidianità non essendo minimamente preparato a farlo. Per quanto mi riguarda mi sono ritrovata da un giorno all'altro a non poter più andare in università, a non poter più uscire di casa per vedere gli amici o passeggiare, ad avere paura di abbracciare sia i miei familiari che le mie compagne di squadra. La tranquillità dei rapporti sociali e la felicità di ritrovarsi in un abbraccio è stata la parte di vita che il Covid ci ha tolto. Lo stop a livello sportivo (e non) è arrivato a marzo 2020: le prime due settimane facevamo alcune call su Zoom tanto per scambiare due chiacchiere, fiduciose che da lì a breve saremmo tornate in palestra. Non è stato così e nei mesi successivi ci siamo organizzate facendo “allenamento” tramite Zoom. Rientrare in palestra a maggio inoltrato è stata una vera e propria ripartenza. A livello fisico è stata dura perché gli esercizi in casa non equivalgono a quelli in palestra. A livello psicologico mi è stato difficile togliere la mascherina – per legge avremmo potuto farlo – e fidarmi della compagna accanto per la paura di passarsi il virus. Con settembre lo scendere in palestra ci è sembrata quasi la normalità; si parlava di campionato e di gare ma poi di nuovo lo stop. Ogni volta è sempre più dura rimettere scarpe e ginocchiere e tornare in palestra in un clima di totale incertezza. Allenarsi senza la prospettiva della competizione penso sia la cosa più alienante. Poi, il 6 marzo scorso, siamo scese in campo dopo un anno esatto. Alcune compagne hanno rinunciato lungo la pandemia ma con quelle rimaste si è creato un legame più forte. Oggi penso che ognuno di noi si possa considerare un sopravvissuto. Questo virus ci ha insegnato a non dare nulla per scontato, a non mollare mai e a lottare su ogni pallone perché se l'arbitro non fischia, la palla è in gioco e spetta a noi mantenerla viva”.

PATTINAGGIO A ROTELLE

Argento di Matilde D’Andretta ai nazionali di Pescara Una medaglia d’argento che fa assai bene allo sport cinesellese è il pregio conquistato da Matilde D’Andretta nelle gare dei campionati italiani di pattinaggio a rotelle avvenute a Pescara, tra il 5 e il 7 marzo scorso, nell’ambito del trofeo indoor “Skate 2021”. La giovane D’Andretta, per la soddisfazione dell’allenatore Angelo Trovato, è salita sul podio dopo la difficile finale dei 2000 metri a punti. Inoltre, Matilde, non ha potuto cogliere una seconda opportunità di medaglia, a causa di una caduta in cui è stata coinvolta nella gara dei 3000 a eliminazione. Sono notizie che giungono dalla, ITK Skating Cinisello, società d’appartenenza dell’atleta che ha conseguito quest’ottimo risultato. Sempre nella stessa nota ci fanno sapere che anche Nicoletta De Maria, Riccardo Trovato e Samuele Samperi hanno ottenuto soddisfacenti risultati nelle rispettive categorie. Con questi risultati il movimento del pattinaggio su rotelle di Cinisello Balsamo ricalca i successi che hanno portato, in questa disciplina, la nostra città ai fasti nazionali e internazionali. Ricordiamo, a tale proposito, gli allori conseguiti dall’ASA Pattinaggio sotto la guida di Giancarlo Carzaniga, con gli innumerevoli titoli nazionali, continentali e mondiali, conquistati negli anni dalle sorelle Stefania e Claudia Ghirelli e, in precedenza, tra i tanti atleti anche da Paola Morino. Redazione



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