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Rincorrere la fortuna tra la speranza e l’amarezza

di Luca Pallavicini, Presidente Nazionale Confcommercio Salute Sanità e Cura

Nel 2019 il gioco d’azzardo ha raccolto centodieci miliardi di euro, in Italia, nel 2020 ottantotto miliardi, suddivisi tra quarantanove online e trentanove fisicamente, negli esercizi commerciali. La pandemia ha di fatto ridotto il fenomeno, mantenendo però un regime altissimo di traffico monetario. Chi è dentro al fenomeno ora girerà gli occhi da un’altra parte, è normale, è naturale, ma dovrebbe avere la voglia e la curiosità di leggere fino in fondo questa pagina, insieme a tutte le altre che affrontano il problema.

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Con i dati alla mano scopriamo che nel 2020 ottantotto miliardi sono stati raccolti, settantacinque distribuiti in vincite, tredici sono il guadagno, spartito tra lo

Stato, per sei miliardi e gli esercizi, le attività, per sette miliardi. Quindi, se non sbaglio, TREDICI miliardi sono il costo della giocata, un’effettiva e grande perdita. Analizzando un anno strano, considerando che ad oggi i numeri sono solamente cresciuti e il fenomeno si è amplificato.

Se parlassimo degli utili di un Teatro, un cinema, uno stadio, avremmo la consapevolezza che il prezzo di un biglietto abbia restituito emozioni, cultura, vicinanza; sarebbe stato un possibile luogo di incontro. Se parlassimo di agenzie di viaggi, di supermercati, di librerie, di bar, parleremmo ancora di una umanità che si raccoglie, che si esprime, che impara, che si incontra, che si prende cura. Invece parliamo di una dipendenza, di un disagio sociale su cui si lucra, di una malattia che può colpire chiunque in qualsiasi momento.

La stranezza è che ancora si giochi quando la cultura, la matematica, la psicologia, spronino e comunichino il male che ne deriva, in termini di impoverimento, dipendenza e alienazione; quando sia scientificamente definita la perdita e nel lungo termine sia evidente.

Esistono diversi punti di vista. Dostoevskij scriveva ne Il giocatore: “ora ho bisogno di denaro a qualsiasi costo”, sperando nella fortuna, credendo che quella via fosse quella giusta, forse l’unica percorribile. Rincari, fragilità e perdite, cambiamenti irreversibili che hanno messo in ginocchio famiglie e singoli, hanno reso la vita ancora più difficile, amplificando le fragilità e restituendo situazioni di sopravvivenza al limite della dignità, per cui a tratti, ma spesso, è andata persa la speranza, quella nel lavoro, nella produttività, nel talento (tanto spontanea al nostro sangue e alla nostra popolazione) e sono emerse le dipendenze.

C’è un altro punto di vista, quello degli esercenti che hanno accolto queste attività, forse senza pensarci troppo, anch’essi per chiudere il bilancio, per finire il mese, per pagare i dipendenti o, banalmente, l’affitto. Per loro servono alternative, quantomeno per chi ha la forza e il coraggio di guardare dietro al business e alla malattia e sceglie di cambiare rotta. Studiare nuove vie, opportunità, restituendogli margini nuovi, può essere un volano efficace verso la riduzione del problema.

Nel 2021 il gioco d’azzardo ha raccolto centoundici miliardi, superando i vertici raggiunti prima del Covid, l’Erario ne ha guadagnati, solo per sé 8,408; le vincite sono salite a novantacinque miliardi e mezzo, le giocate sono quindi costate 15 miliardi e mezzo. Sorgono alcune riflessioni, emergono spontanee e semplici: l’aumento delle vincite sembra quasi solleticare la speranza nella giocata, quella forza che, alla resa dei conti, è più potente e resistente perfino della paura; dove finiscono tutti questi soldi? Quanto costano i percorsi terapeutici di guarigione dalle dipendenze, ai privati e quanto alla sanità pubblica?

Non bastano le righe e le parole, emergono ulteriori domande e riflessioni e ragionamenti da condividere e scenari da imbastire, altri da esplorare, sicuro un mondo da cambiare.

Abbiamo tutti bisogno di alternative alle dipendenze e siamo tutti dipendenti, basta pensare al gesto che fa il nostro pollice sullo schermo del cellulare per aggiornare le notifiche, abbassiamo una leva, come una slot machine. Quante volte al giorno ripetiamo questo gesto? (Ho smesso di contarle stamattina alle 7:00).

L’umanità ha bisogno di umanità, quella che il lockdown, il coprifuoco, le quarantene e le paranoie, ci hanno portato via, e con essa ha bisogno di speranza, quindi di opportunità, che bisogna costruire coma Stato, come Associazioni, come Enti, con e dalle Istituzioni.

Tornando alla matematica, che si fonda sulla semplificazione, una indicazione è essenziale ed è l’unica che possa portare al successo: smettere tutti di giocare, anche chi compra un biglietto l’anno, meno si gioca, meno malati ci sono. Più si gioca, più malati ci saranno.

«Capisco, ma desiderare i soldi non deve condurre alla follia! Il giocatore - Fëdor Dostoevskij

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