1 minute read

1968: G. Miksa

Next Article
La Fiume di Bruno

La Fiume di Bruno

1968: la prima personale di Gianfranco Miksa

"Un talento indisciplinato"

Advertisement

Nella primavera di cinquant'anni fa, il "Circolo" ospitava la prima personale di Gianfranco Miksa (1944-2000), pittore concittadino e connazionale venuto a mancare troppo presto. E' stato il primo nome uscito dal cilindro della scuola che il professor Romolo Venucci teneva nel nostro sodalizio, in una camerona impregnata dei forti odori dei colori ad olio, della trementina, ma anche di legname, stoffe. (Mi riferisco a quei primissimi pionieristici anni, quando tanti quadri nascevano su pezzi di compensato e masonite, e le tele erano un vago sogno). Poi ne sono seguiti altri – su tutti, quello di Mauro Stipanov. Miksa è stato il primo a godere di una mostra tutta sua, dopo che aveva già preso parte ad alcune collettive. E comunque, nel "nostro pccolo" già teneva un nome, avendo vinto l'anno prima la "ex-tempore" di Albona.

Nell'archivio del periodico "Panorama" abbiamo trovato un articolo a firma di Alessandro Damiani, su questa mostra. Ne pubblichiamo qualche stralcio. "Gianfranco Miksa dispone di un talento indisciplinato, soggetto solo alle sollecitazioni di una intimità ribelle e introversa. Usa i colori con labeata improntitudine di chi non sa negarsi il gusto di schiaffeggiare le cose che non lo aggradano; e oltre a deformare, si preoccupa che ladeformazione cancelli l'oggetto preso di mira: estremismo pittorico a base di macchie contrastsnti e di tinte forti. Per di più, il suo gesto rifiuta il procedimento logico: s intende, della logica specifica ad un determinato linguaggio. (…)

Altra considerazione: il discorso pittorico non segue un procedimento univoco, con riferimenti graduali di ricerca formale; è anzi caratterizzato da molteplicità d'influssi che, presentandosi contemporanei e contrapposti, rivelano una personalità in formazione, dibattuta nei moventi d'ispirazione e nelle tecniche da scegliere. In anta diversità resta un dato costante: la predilezione per l'atonalità coloristica, il rifiuto del lindore, quel ritrarre per spruzzi e macchie, una immagine sfuggente. La quale, propro per ciò, è riproposta in numerose varianti. (...)".

Abbiamo perso il conto del numero di anni che sono passati dall'ultima mostra di Gianfranco Miksa. Sarebbe il caso di cominciare a pensare di farne una, come pure di allestirne una permanente. Pochi quadri, quanto basta perché il rcordo di gianfranco sia sempre vivo, E le sue creazioni ispirino lo spettatore. 29

This article is from: