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Silvio ed Ezio
from LA TORE 29
by Foxstudio
Quindici anni senza Silvio ed Ezio
Ci hanno lasciato nel 2003
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Quindici anni fa, tra la primavera e l'estate del 2003, ci lasciavano due tra i migliori giornalisti della seconda generazione della CNI: Ezio Mestrovich e Silvio Stancich, entrambi cresciuti professionalmente nella redazione de "La Voce del Popolo". Mentre Mestrovich è rimasto sempre a Fiume, dividendosi tra il quotidiano e "Panorama", per approdare alla direzione dell'Edit; Stancich nel 1972 passò a Tele-Capodistria, dove oltre a svolgere il proprio lavoro, ideò e si occupò dell'organizzazione degli "Incontri Capodistriani", manifestazione e vetrina artistico-culturale per le minoranze nazionali e linguistiche dell'allora Jugoslavia e oltre. Inoltre, avendo un passato di musicista, per molti anni diresse più di un coro femminile e ancora quando viveva a Fiume, compose, tra le altre, la canzone "La bambolina dgli occhi blu" (il testo era firmato da Romano Farina), che vinse la prima edizione del festival canoro che dall'anno successivo avrebbe preso il nome di "Voci nostre". Spesso Silvio faceva pure il presentatore.
L'impegno extragiornalistico di Mestrovich invece è rimasto sempre all'interno della "scrittura": poesia, saggistica, narrativa; e con successo. Ma Ezio si è anche speso in ambito letterario promozionale: a lui si deve la prima apparizione in Croazia di Claudio Magris, alcuni incontri pubblici con Fulvio Tomizza. Nel 1992, invitato insieme al critico Tonko Maroevic e al regista e saggista Peter Selem, a Firenze dall'Associazione Culturale Italia-Croazia (fondata e presieduta dal pittore Josip Zanetti e da me) tenne una conferenza all'ateneo fiorentino sulla crisi in atto nell'ex Federativa.
Ma Silvio ed Ezio (cinque mesi di differenza tra i due: del novembre del 1940 il primo, dell'aprile del 1941 il secondo) che si conoscevano sin dai tempi delle ottennali, negli anni liceali fecero parte della filodrammatica del "Circolo". Personalmente li ricordo in un grottesco, ma anche inquietante atto unico di Luigi Pirandello, "La patente", con la regia di Nereo Scaglia.
Avevano poco più di sessant'anni, quando ci hanno lasciato. Troppo presto. Oggi sarebbero vicini agli ottanta, ma con la vivacità intellettuale e mentale che li contraddistingueva, eccome se sarebbero tornati utili per le (continue) battaglie della nostra comunità nazionale e da esempio a tanti giovani che pare siano nati vecchi, tanto sono inerti e abulici.
Non sarebbe male se l'ex liceo fiumano desse vita ad un concorso interno di tipo giornalistico intestandolo a loro due, un Premio Mestrovich-Stancich o Stancich-Mestrovich, indifferente.
