Quaderno 2004 - pag102-201

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ACHILLE

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C'è, quindi, una insoddisfazione ctescente nella mamma eh compagnando il figlio a scuola, assiste a spettacoli indecenti. Si vato a condannare questi signori di atti osceni e la magistratura ri de che non sono atti osceni; si è provato a denunziare questi sign atti contrari alla pubblica decenza ela magistratura ha affermato concetto di pubblica decenza, ad-oggi, è quanto mai tollerante pio. Questi signori sono stati denunziati richiamando una vecchi ma del fascismo relativa al travestimento, ma la magistratura ha mato che non era una norma applicabile a viados, prostitute, e La vera domanda è: se si voleva vietare la prostituzione, lo si apertamente senza andare alla ricerca di cavilli e sotterfugi. " Molto spesso dico che l'esperienza degli altri paesi dovrebbe ci." Ho pensato, con qualche scritto, con qualche intervento, di pr re zone particolari dove poter dedicarsi a certe attività. Una se I questo tipo toglierebbe il malcontento, l'insoddisfazione della g n allo stesso tempo, sarebbe più facile il controllo, sarebbe più fadl minare forme di sfruttamento, sarebbe più agevole il controllo m co delle prostitute, sarebbe più facile controllare la massiccia immi zione clandestina che spesso sfocia nella prostituzione. A fianco a questo tipo di problemi ci sono i piccoli reati C'è un'insicurezza provocata da questi piccoli reati che non son minore di importanza per i cittadini. A questo proposito è necessario fare un discorso molto chiaro , za minimamente pensare di polemizzare con la magistratura, bi anche dire che la gente che viene arrestata per questi tipi di reati, 65% dei casi, resta in detenzione dalle 2 alle 3 ore. La polizia e i carabinieri rischiano inseguendo un ladro, rischi per la velocità, rischiano perché dietro un ladro non sai cosa può a

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IL DIALOGO:

ROMA

L'ARMA IN PIÙ PER LA SICUREZZA

to il ladro, il responsabile del reato viene portato dalidi t" he, nel 65% dei casi, lo condanna a 3 mesi e irnmeI lo s arcera. È la macchina della giustizia che non funziona 111(' perché bisognerebbe capire se l'arrestato ha precedenti, I Il .ispctti tecnici che impediscono di agire più efficacemente. 1'"1 'mica con i giudici ma è l'intera organizzazione che va ri1111 ( he il ladro, che si presenta davanti al giudice e esce imiti 111 " provoca una serie di conseguenze negative. 1111\11 luogo, una dernotivazione nelle forze dell'ordine; in se11111 IO, un aumento di insicurezza nella gente; infine, si rischia 1111.1 sorta di impunità, si crea un'idea diffusa tra i criminali che I 1',11'1"

, "LI franca. iruazioni che vanno riviste altrimenti non c'è numero di po.unbinieri che tenga: Si è pensato che non ci si potesse dediOltllalla investigazione anche perché c'è una polverizzazione di I .11 i. • difficile fare indagini. Ricordo che, in altre città, i furti I u.uncnto venivano eseguiti da lO persone, lO professionisti. IIp,,lImesapeva che l'autore del fatto di reato era uno dei dieci e , .1 all'abilità della polizia capire e provare chi era stato. Oggi il 111 .Ippartamento è all'ordine del giorno ed è complicato capire l'au tore. IId.lginein questo modo diventa estremamente difficile. I ClKII:t puntare sul coordinamento delle forze di polizia; bisogna I di Carielavorare insieme in modo coordinato. Intendo dire che 1111 f:tlto delittuoso ad est della città deve intervenire la polizia ma, ,I arabinieri se ne staranno dall'altra parte. Abbiamo assistito, 11111 t o negli anni passati, che sullo stesso posto arrivano polizia, IllIini, ecc. I

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Quindi il primo punto è il coordinamento delle forze dell'or Poi è necessario investire sulla prevenzione del territorio con l' rivo che se il territorio lo occupa lo Stato lo sottraggo alla malavi La figura del poliziotto di quartiere che, a mio avviso non è lata, deve decollare. La mia affermazione è confermata dal fatto che questa figura i tri paesi funziona (Spagna, Svizzera, ecc.) e ciò mi porta a dire h gente che viene sottoposta a corsi lunghissimi e difficili in cui si la psicologia, la legge e quant' altro. Al termine del corso, dopo 1 anno, si viene allontanati se non no superate queste prove. Guai ad improvvisare la figura del poli to di quartiere o a pensare di improvvisarla. Il poliziotto di quar non deve essere il Tex Willer o colui che deve arrestare la gente; essere colui che dà tranquillità alla gente, che diventa l'amico del q tiere, che diventa il confidente, colui al quale vengono fatte le denze perché deve essere un albero di trasmissione verso le istitu ni, verso le forze di polizia. Ma per fare questo bisogna entrare in ling con il cittadino, con il bancario, con il salumiere. Questo chi mente non è facile e ciò spiega perché saranno necessari anni per lizzare quello che c'è in Inghilterra, dove il poliziotto può anda qualsiasi quartiere malfamato senza correre rischi perché c'è il ri to assoluto. Oggi non solo dobbiamo migliorare la preparazione degli u ni, dobbiamo farli diventare molto più numerosi perché in una i come Roma si disperdono, ma dobbiamo far crescere anche la g che deve abituarsi a questa nuova figura e a non vederla come un mico. Credo che si possa fare molto per Roma, perché le istituzi funzionano e vanno d'accordo: tra me e il Sindaco c'è un ottimo r

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il Presidente della Provincia c'è un ottimo rapporto, I P. csidente della Regione c'è un ottimo rapporto, e parlia111 i i di diversa estrazione che vanno d'accordo con chi rapI, Stato. Questo non sempre si realizza. A Roma sì. Sta mil, .111 'he il rapporto con le forze di polizia di cui il Prefetto è 111

111m. 111111 • iste né il Maigret per quanto attiene alla polizia e alp\lhblico né il genio dell'investigazione; esiste un lavoro di • 1111 lavoro di equipe e solo lavorando insieme si vince. CreI orna stiamo vincendo, anche se c'è molto da fare. Ma la coI .llt' che ci sia l'impegno dei cittadini a colloquiare con le Il.

unravano prima che un cittadino è andato in un cornmissaIl lilla razione dei carabinieri e si è sentito dire: "Lei è sicuro I 11110 rubato il portafoglio? È possibile che lo abbia smarrito? I 1011 circolari che ci impongono, nel dubbio, di dire che l'ogt

IO smarrito." ~iallate del singolo poliziotto, del singolo carabiniere, consiIl ~li scemi sono dovunque, danneggiano. Allora dobbiamo I ('mpre di più la gente alle forze dell'ordine. Il passo, però, I s r fatto solo dalle istituzioni. È anche la gente che deve I uni punti di riferimento negli uomini delle istituzioni. Si trarIl vvi .inamento che non può che giovare alla città. I IIt' mia la promessa è che mi sforzerò in questo senso sempre I 111111 solo perché amo questo lavoro e perché è un mio dovere • m.l un he perché arno questa città e la sua gente. Il.

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SERRA IL Dw..OGO:

INTERVENTI

DEI CONVENUTI:

CIIII. quello di Madrid lo si intercetta perché si è riusciti ad C1t IZIa prima attraverso attività di intelligence, attraverso il pa-

Cesare San Mauro

Ii somme ingenti (perché questa è l'intelligence!). I Il,· se si riesce a sapere prima che sta per essere compiuto un

La relazione è stata assoluramente interessante ed esauriente m cellenza, totalmente omissiva su un punto centrale. Il punto cen ovviamente il terrorismo internazionale.

I

1111,1

Iuve) fìsso possono costituire un problema?". Credo di no. Se fos-

1111

AchiUe Serra

ci saranno, a mio avviso, purtropp è ad altissimo rischio sarebbe un' I Il nostro Paese è ad alto rischio' l andati in Iraq con una missione di

c.e, ~ più riprese ci è stato fatto capire di essere ritenuti degli occu n, di essere ritenuti vicini e con le stesse prospettive degli Stati U ~~co~re muov~rsi adeguatamente, sia come inteIligence sia come VIta di prevenzrone, per quanto possibile, considerato che un atto

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.he è felice di morire per ucciderti, i tre carabinieri davanti

IIlId\la ~i verrebbe da ridere perché sono semplicemente 3 in più 111111110. Allora bisogna rivedere il sistema perché, probabilmente, 1IIIIIIinidistribuiti sul territorio, possono dare un risultato mag-

riservar

do che nessuno possa esprimere dei dubbi. Né credo che l'aver m un governo in Iraq, per ora, in qualche modo attenui le forme di

I'attentato si fa lo stesso.

i ono 5.000 uomini delle forze dell' ordine presso obiettivi tllte la di persone. Sono un esercito. Mi chiedo: "se ho di fronte

non chiedessi un suo parere su un problema che noi in Farnesin biamo all'ordine del giorno.

Rispondo .con grande piacere. È una valutazione del tutto per le. Penso che Ignorare lo scenario internazionale sarebbe folle e, sul to che ci sia uno scenario internazionale di grande preoccupazion ,

bene, altrimenti per quanti sistemi di sicurezza noi pos-

m.I

nizzate, oppure le pongo la domanda perché sarei del tutto omis i

In questa sede non le chiediamo alcuna informazione una riflessione sull' evoluzione di questo fenomeno.

I.IV·

Il .11"',

Allora delle due l'una: o perché il Prefetto è a conoscenza che il fetto Del Mese sarà speaker di una delle prossime serate da noi

roris~o grav.i che ci sono e che DIre che Il nostro Paese non sottovalutazione imperdonabile. perché, al di la del fatto che si è

L'ARMA IN PIÙ PER LA SICUREZZA

r no. Può darsi che fermando l'autovettura,

fermando il ca-

I t re S 'a a bloccare una strage. C'è bisogno anche della fortuna in Il c'. Labilità degli investigatori nell'aver distrutto le nuove briI

stata grande. Ma l'abilità nasce da un fatto occasionale che è

1111 1011 la 111111 I 111

cui, occasionalmente,

viene fermato un tizio che si chiamava

ti quale, come dicono in gergo, se la canta e crolla il sistema ter-

Il

Il.

Si tratta di fortuna e di grandissima abilità investigativa.

1111.1 ' Il

Lioce e con il suo compagno in un treno. Li si trattava rollo occasionale. Le vecchie brigate rosse muoiono nel rno-

ertamente tra le città a rischio; Roma rappresenta l'Italia.

i.IlIl che New York, che non è la capitale, ma è la capitale per

ti inondo, Madrid è la capitale della Spagna, credo che Parigi,

1,.1,

Roma siano ad alto rischio.

impegno, quindi, è duplice. Sotto il profilo dell'intelligence che I olutarnente recepire le notizie, se ce ne sono, e l'impegno di oc-

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cupazione del territorio cercando di prevenire quanto più è possi un eventuale attentato. . Detto questo, dico anche di rimanere tranquilli perché su Roma c'è alcun segnale preoccupante, non c'è alcuna notizia se non b forme di allarmismo. Si tratta di notizie prive di contenuto. . Non vorrei app~rire contraddittorio. C'è il rischio ma posso gar tue che a me non nsulta alcun segnale di terrorismo su Roma. Per ~o, vivrei una vita normale. Federico Grazioli ~n,t~to vorrei ringraziare Cesare San Mauro perché ci ha dato l'opp tUll1~adi stare, questa sera, con una per~onamolto particolare. Per noi mani avere un prefetto romano è una cosa cui non siamo abituati. . Al Prefetto, in primo luogo, un ringraziamento particolare. Non ClO una domanda ma semplicemente una considerazione. Prima di t to voglio fare un ringraziamento al nostro Prefetto e al Ministro d l'Interno per l'andamento della giornata del 4 giugno; un ringrazi ~ento su come ha gestito un evento che è stato apprezzato dagli irali III ma anche da molte persone al di fuori del nostro paese. La cosa che più mi ha colpito è una delle frasi del Prefetto: "so abituato. a star~ tra la gente". Questo è un messaggio che chiunque cl ve recepue; chiunque lavora, chiunque opera, chiunque si muove cl ve andare tra la gente. Andare tra la gente non significa solo stare tra le persone; è un m do ~i ~ensare, di camminare, è un modi di trattare le persone con sta insieme. Di questo sono molto grado al Prefetto. È una cosa molto sempli ce ma molto importante.

piero Gamaleri Il'I,ituttoesprimo il mio apprezzamento per quanto ha detto, ul dialogo. 1.1\ e i suoi rappresentanti hanno spesso difeso l'intransigenza IIl/ioni difficili; il riferimento è soprattutto ai casi di sequestro o uvinzione che con i terroristi non si tratta. Recentemente c'è sta"111l'vistaal Giudice Sossi in cui questi ha rivelato come, attraver1I1\archingegnoda lui suggerito, in certo qual modo, ai suoi stesIl srrarori. ossia arrivare ai suoi colleghi del tribunale di Genova, Il l ito ad instaurare una trattativa. La trattativa consisteva nella re,Iolle di 8 prigionieri politici a fronte della sua liberazione. 111rvcnendo a distanza di 30 anni, ribadendo quella situazione che, lido, gli salvò la vita, disse anche: "non diterni che lo Stato non I perché lo Stato di Israele tratta con i palestinesi pur essendo cer111('intransigente nei loro confronti". 1111 si ha l'impressione che l'intransigenza dello stato sia anche l'imIl/a quel dialogo di cui lei prima parlava? Soprattutto mi ha collilla sua frase: "è proprio il delinquente che quando riconosce la lIlIorità, onora, ancora di più, la mia funzione".

l ille Serra I )Istinguerei i terroristi dai delinquenti comuni perché i terroristi III1I!delle ideologie di difficile comprensione. Voglio dire che, per111\1\1 mte, non saprei dialogare con un terrorista. Ho dialogato con uu, . n la gente peggiore di questo mondo, ma con i fanatici è dif-

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ficile. Non ne sarei capace. Credo di essere una delle persone che ha utilizzato tantissimo q sto strumento. Con i fanatici non è possibile, a mio avviso. Questa è la prima c siderazione. La seconda è che nel momento in cui io cedo qualcosa e, quindi. qualche modo faccio liberare l'ostaggio attraverso il pagamento di 8 tenuti, l'indomani diventa un gioco da ragazzi prenderne un altro e la stessa cosa. Guai, a quel punto, se lo Stato si irrigidisce perché ci rebbe una disparità di trattamento tra il primo, per il quale ci si è mo in un certo modo, e il secondo. Diventerebbe una catena dalla quale rebbe difficile uscire. Quando per i sequestri di persona fu emanata u legge sul blocco dei beni - norma che non servì a nulla - la ratio d Il legge era quella di impedire che i sequestri aumentassero. Mi spiego: mi paghi, io sto zitto, non dito niente alle forze dell'ordine e allora ec la moltiplicazione dei sequestri. Nel momento in cui viene approvata un tal legge è perché lo Stato non vuole far trattare con i sequestratori, M non per salvarela vita di quell'ostaggio ma per salvaregli altri sequest ti. Quindi, nel caso dei sequestri la trattativa diventa estremamente com plicata. Per i sequestri a sfondo politico, terroristico, a mio avviso, la tra tativa eil dialogo diventano impossibili. È evidente che sotto banco . ' c'è la possibilità, si tratta. Ma in questo modo non do un esempio ai t r roristi che potrebbero ripetere il loro gesto ogni giorno. Per concludere: non c'è cittadino a Roma che non abbia chiesto di parlare con il Prefetto e, malgrado le attese, siamo sempre Ilperché qu • sto è il nostro mestiere. Grazie.

ROMA, CANTIERE DI PROGRESSO .

Roma, Caffè Greco, 18 ottobre 2004

di Giancarlo D'Alessandro *

mante questa serata vorrei mettervi a parte di alcune rifles~ioni che vado facendo sulla nostra città. Qualcosa sta cambiando profondamente: qualcosa in bene e qualc~e altra in male. 00 I 1\10, presentando la città di Roma, potremmo due.che ha 3.0 111.1 non li dimostra, perché è una città che riesce a nnnovarst; ha Il.11 iIà straordinaria. . " 110 che fa impressione è la dimensione di questa cit~à. Ho nol"Iriando di Roma, vari consessi e, particolarmente m Europa, t ur o che hanno tutti un'idea di Roma legata al suo centro s~oIllollumentale. Non hanno un'idea di Roma nella sua estensioIli\O riale. I\l-rdl sono andato a Torino perché c'era un convegno europeo pro\I dalla città, una sorta di confronto tra tante città e,.allora, per re~l'iìl efficace la dimensione di Roma agli astanti, ho pres.ola cartiI. abbiamo fatto recentemente in Comune, nella quale Sivede una Il'abiliante. Nella circonferenza del Comune di Roma si iscrivono I uv' maggiori città italiane. Ho fatto vedere, riport~do. qu~st~ gra(111 lo stupore di molti dei presenti, le dimensioni terntonall della

"

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IIlIrl'

ai Lavori Pubblici del Comune di Roma

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E

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lei provvedimenti sono stati presi a Roma negli ultimi. lO 110 stati impegni non semplici. Ricordo l'epoca delle Str1SC~

I

nostra città che ha un diametro di 40 KM in molte sue parti. Un cittadino di Milano quando ha fatto 6 o 7 chilometri Comune di Milano ed entra nei comuni contermini

esc

l, ,I lamento

per affermare l'idea che un'area pubblica n~n è di di hi ci arriva prima ma, quando un bene è scarso, bIsogna,

e, a volte, nei

cessivi. Quando un cittadino romano da Piazza di Spagna o da Pi Venezia fa 6 o 7 chilometri forse è arrivato al raccordo anulare, ma

"viti .rlo, pagarlo. . he un misura «trasportistica». Chi frequenta Il LungoteI IILIbene che alle 7 del mattino era riempito dalle automobi-

I ,\Il

c~edo, e ~omunque quando è arrivato al raccordo anulare per arri a~ confini del nostro comune ne deve fare altri 10. Quindi la dim sione della città è questa.

11111

Pensate che solo i chilometri di costa, scontando il fatto che Fiu cino è diventato un comune a sé, sono 18 e quando c'era Fiumi i erano 43. Parliamo di una dimensione della nostra città che costituisce di p un elemento qualitativo. Se voi riflettete un attimo comprendete

Il

è evidente che si ingenera un ingorgo,

un fatto fisico. Evidentemente,

Il. ~

cl

ma riesce a trovare in sé le risorse per andare avanti, per trasformar

I

di affari e di lavoro e per c

i

disposizione. Quando vado a Parigi per ragioni di.lav~r~ e abl'll\tontro nella sede del comune di Parigi, i colleghI rru dicono. Il .1<\ andare via perché altrimenti perdi l'aereo". Quin~i il t~affi-

111 l'lOblema

comune a tutte le metropoli europee. Ma nflettIamo

113 112

siamo alle prese con prov-

111i l he riguardano le metropoli. . l'I,llluno frequenta le città europee sa bene che il traffìc~ di ,~uil p ggiore. Perché, anche rispetto a questo pro~lema, ~ è un.l~(Isi a: il numero di automobili è sempre magglOre del «sedini»

Roma è anche una città che ha risorse. I dati economi

Europa hanno già fatto.

di strade disponibili,

\I

111

della città e dei problemi che affronta. F

che

iencre chi la macchina non la usa e usa il mezzo pubblico.

\tlll pl" blema delle grandi città, comune a tutte le c~ttà e~ropee: 111 o. Quando il numero delle automobili è supenore al metri

I conti dicono che per sistemare tutte le strade ci vogliono 2 miti di di euro. Non li abbiamo e, quindi, si deve agire un po' per volta.

Questo riesce a farIo anche a costo di grandi cambiamenti

1111040.000

\1 (quità: siamo liberi di usare la macchina ma dobbiamo ~arci ca-

=:

p~r migliorarsi, per offrire opportunità biare se stessa e la sua vivibilità.

I ipirsi in ore più tarde perché vengono utilizzati per le esigenhe, per qualche ora, devono frequentare il centro; . i posti a strisce blu; rendono anche un po e, quel IVII 110 a finanziare il trasporto pubblico. Si introduce, così, un ele-

co

ce ne p.arlan~ bene; gli indicatori ci dicono che Roma è al di sopra la media nazionale e c'è questa specie di miracolo per cui la città di

smetteva di lavorare. Quello era anche ~n mo~o .di 1\ l l iuà che andava modificato. Oggi quei parcheggi corruncia\1110

lomet:i ~i ~trade, 1300 edifici scolastici, sia davvero un'impresa impro Infatti, SIdiscute molto delle strade, come per esempio delle buche. Il ' daco mi incita a lavorare, a fare tutto. Prima di tutto, però, ho fatto cl

tunatamente

'110\11<.10si

I

per un assessore addetto alla manutenzione urbana, mantenere 5.500

Questa è la dimensione

he andavano a lavorare. Era uno spazio occupato fino al-


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un ?o' sulle varie soluzioni: mentre a Londra hanno adottato un p vedIm~nto str~ordinario, cioè chi vuole .entrare nel centro storico p 5 sterline al gIOrno, a Roma abbiamo preso un provvedimento ch mira, con la ZTL, l'accesso al centro storico e tuttavia lo fa in modo gionat~. ~o~ sar~mo perfetti ma non abbiamo lasciato al solo pagam to la dIscnmmazIOne di chi può entrare o meno al centro. Espongo questi fatti perché servono a capire come nella nostra tà abbiamo introdotto anche cambiamenti culturali e di abitudini. Il Dotto.r Rossi citava il passante a nord-ovest come un' opera i portante. SICuramente serve ma il sindaco ha imparato, con me, quell' opera serve a «stappare» un pezzo di città. ~ggi chi volesse andare a Monte Mario fa dei giri incredibili; d ~a~I, farà una strada, una galleria che è costata non poco _ 120 mili ru di euro - che collega Monte Mario a Via del Foro Italico fino alla nera Sacchetti, al Policlinico Gemelli, ecc. Non è soltanto un lavoro che farà risparmiare del tempo a chi d fare quel.tragitto, ma si inscrive in un ragionamento più ampio: os . l~ c.oncezIone delle strade nella nostra città che sono prive di tang ziali. Le nostre strade sono le consolari; ormai è analisi fatta da tutti ch se si ?ercorre una c~nsolare è difficile poi spostarsi in un altro quarti re; bisogna andare m centro e poi spostarsi. . Mancano le tangenziali; ecco, il passante a nord-ovest si inscriv in un anello anulare interno. Da Monte Mario si scende' si arriva Via del Foro Italico; c'è la Via Olimpica la quale porta ~la tangen ziale est che è intasata. Stiamo spostando anche quella. C'è un altr lavoro che abbiamo iniziato col Giubileo. Tra Portonaccio e Pont Lanciani, dall'altra parte del vallo ferroviario, c'è una strada che pr sto sarà in galleria artificiale e che si collegherà, con una galleria, soc-

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io di binari fino alla Batteria nomentana. 11.1100 fatto una doppia operazione: una nuova strada di scorri, allo stesso tempo, abbiamo liberato 1 quartieri di Piazza Bodintorni che, con la tangenziale dei mondiali del '90, non dor1111 più. Tanto è vero che abbiamo preso il provvedimento di .inI Ipt'l" il passaggio delle automobili dalle 23 alle 6 del mattin~ .. 111(' I opere si inscrivono in un ragionamento sulle tangenziali. 111, 'ome spero, anche il sottopassa dell'Appia Antica, in modo Il .IV 're un'altra parte di anello che arriverà fino allo svincolo del " 110 che abbiamo inaugurato pochi giorni fa e che è un'opera da III.IIl' per la soluzione di traffico che ha risolto. Al di là del rnanuI lIe è stato ben realizzato, si tratta di un' opera che ha risolto un Il ma di traffico rilevante lungo l'asse Laurentina. 1111.1 ha queste dimensioni e questi problemi. Roma sta cambiando 111' infrastrutture. Ormai ha segnato i confini del suo cambiamenIl Il . ha deciso le aree intangibili, ha deciso le aeree di sviluppo. l" '1" . to modo,abbiamo, con più facilità, la possibilità di immagi1.1 R ma che cambia e, le risorse che porta questo cambiamento, 11110 reinvestite nelle infrastrutture. lnuuaginiamo i cambiamenti epocali che stanno avvenendo ~el qu~1111 est della città. Il quadrante est è quello che corre lungo l asse nIIIICl. Incanto, stiamo raddoppiando la via Tiburtina. I lordo quando, appena eletto Veltroni, ci incontrammo all'Uniouulustriali, con gli imprenditori molti dei quali sollevarono il tema. l'I ·11' ccasione, chiacchierando con il Sindaco gli dissi: "Forse qui I hi.uno prendere una decisione prioritaria". E, annunciammo la no. (,i prendemmo la responsabilità di decidere in un minuto che 111 -ra un' opera che andava fatta. Si tratta di un asse importante:

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c'è il Polo tecnologico, una realtà industriale importante; lì chi per re quella strada impiega più di un' ora perché ci sono i tir che con stionano la zona per entrare nelle aziende. C'è una viabilità non cepita, a suo tempo, per questa dimensione. Questo è uno scherzo del decentramento, del federalismo, dell forme, perché quella strada non era in manutenzione al comune di ma; era una strada dell'Anas. Quando è stata applicata la riforma, l' ha pensato bene di mollarla al comune. Ecco cosa accade in quel quadrante. Prima vi parlavo della tan ziale tiburtina. Accade che è in gara anche la nuova stazione Tiburti Quello che per me, come nell'immaginario di tutti è la stazione Ter ni, per le future generazioni, la stazione importante di Roma sarà la zione Tiburtina. Perché lì passa l'alta velocità; perché in quella staz ne c'è un nodo di scambio ricchissimo, ossia passa la ferrovia regio le numero 1 che va da Monterotondo a Fiumicino, passa la linea B d la metropolitana, si attesterà la ferrovia regionale numero 2, ossia qu la che da Lunghezza arriva fino alla stazione Tiburtina, si attestano t sporti di autobus o di autobus urbani. In più c'è una stazione po che collega due parti della città divise dal vallo ferroviario. Oggi .ness~nopenserebbe mai di fare due passi da piazza Bologna no allaTiburtina. Eppure se si va oltre Portonaccio, ci sono i due lati d la Tiburtina pieni di negozi importanti; c'è una vita sociale rilevante. . ~oman! questa st~i~ne consentirà un attraversamento copert riunificherà due quartIen perché su quella ferrovia, in seguito, ci sar no dei passaggi pedonali e un parco che sarà realizzato. Mi piace ricordare un fatto di affari; una delle cose nelle quali tu guadagnano. Quando abbiamo fatto il Protocollo di intesa con le F rovie e abbiamo deciso di valorizzare le aree ferroviarie di Roma - all

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1\ Tiburtina si costruiscono e si costruiranno 500 mila metri culi omune di Roma prevede di far costruire alla Ferrovia - ciò hiumo concepito in cambio di investimenti importanti che.le Fe~I 1\00nella nostra città. Vedete, a Roma mancano le metropohpa fare una metropolitana a Roma ci vuole davvero un impeIl.lordinario. Vedete la fatica che la linea C ci procura, non solo 111\\0di vista progettuale, ma anche della realizzazione, per via delse scoperte archeologiche. . dentro la nostra città c'è una rete ferroviaria esistente, con stai istenti. Una realtà che merita di essere sviluppata e fatta funzioNoi col Giubileo una cosa l'abbiamo fatta; a parte la MonreroI) Piumicino, che è passata da 10.000 a 100.000 passeggeri, abbia1\ hc la Cesano-San Pietro che è un asse importante. Chi fa la Cashcne quanto deve impiegare per arrivare in centro, per~ ~òltis!te dall'interland muovono verso Roma non portano pm l auto111 i algono sul treno e in 15 minuti sono alla metrop~litana I li, arrivano in una stazione di scambio e si immettono In un culo l ittadino. Di queste ferrovie se ne possono fare almeno 7; ~ ~a , ( [atta, la FM3, ossia la Cesano-La Storta, è fatta, la FM2 e In 1\Il l' Il

=

di realizzazione e, nel 2006, sarà pronta. um ' vedete la zona est di Roma, con la FM2, si arricchirà di imI 1111 i mezzi di trasporto collettivo su ferro, che si aggiungono al radIl'IO lellaTiburtina e, vi offro un' anticipazione, all'ipotesi concreta Il

I

la terza corsia sulla A24 perché è già satura. \11 letto alcune cose del quadrante est e potrete osservare la tra11\1.lzine che, nell' arco dei l O anni trascorsi e dei prossimi, sarà I

oul il) aria. N( I quadrante est esistono due punti grandi di natura commercia-

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le, due centri moderni di tipo europeo, due centri metropolitani.

Il

mo è la Bufalotta, il secondo è quello di Lunghezza. Rispetto a q due punti abbiamo fatto una scelta che è quella della città polic ca. Abbiamo osservato che gli spostamenti

centro-periferia

sono in

si e rimarranno tali per sempre. Il Colosseo, Piazza di Spagna, Vi Corso, ecc., sono lì ed è giusto che vengano a visi tarli sia gli stra ma anche gli abitanti della Borgata Finocchio oppure del quarti Cesano o direttamente da Ostia. Dobbiamo, però, immaginare un . tà che abbia delle centralità autonome. È scritto nel piano regolat concerne la possibilità di vivere in un quadrante completo,

della città in m

trovando la scuola, l'università etc ..

Se ci pensate anche i piani di sviluppo delle Università roman spondono a questo criterio; Tor Vergata che copre l'asse sud, Roma che copre l'asse ovest, La Sapienza che copre est e nord. Quindi, an le università presidiano il territorio di Roma e non sono luoghi p quali bisogna recarsi verso il centro. Allo stesso modo tante funzioni sono collocate in zone diverse pr . prie per dare autonomia non soltanto residenziale. Non possiamo pensare che le parti più estreme della città siano r sidenze. Non sono periferie nel senso comune del termine, come lu ghi lontani dal centro e, quindi, come tali, negletti. Casal Palocco in periferia però non è un luogo negletto; al contrario è un quarti residenziale certamente

diverso da Tor Bella Monaca che sta alla stes

distanza dal centro perché quello è un quartiere costruito per risolv re, venti anni fa, un' emergenza sociale. Le parti della città che, via via, stanno nascendo anulare, sono parti della città pregiate.

oltre il raccord

E, mi sposto così, arrivando anche alla conclusione

118

CANTlERE

DI PROGRESSO

ROMA

di questo ra -

. , È arte importante di sviluppo. ovest della Cltta.. unad~ te oltre il raccordo tra uàrtiere nuOVOimme latamen . E' I Il o un q . h' Torri no mezzo Cammo . . d lM che Sl c lama 1.' I"ho e la via e ,are 000 abitanti, con una edilizia ed una 111 'l'e che nasce~a.con 15.. È ensabile che sia utilizzata da ,ione privata di npo pregiatop .al ffì' Cle ntemente abbiente. . I I sO 1 ~ su lh ivrà con tanti quartieri storici; per esempio 111 lluartlere c e convi . . ' n quarnere povero. ilin che sta poco dlstante ma e ~ ella divisione dell'Italia bbi . odurre su korna qu Il non do ramo npr , . d bbi amo fare di Roma, nel" e ancora c è; noi o 1 sud ch e c e stata . .' he guardi in ogni par. .' nl na dimenslOne umtana c I varie porzlO , u ' 1101 parte

·~Iio offrendo funzioni. .' funzioni' a partire dal dr ovest nascono tantlSSlme , . l ti he nel qua ante . . al' all'Ostiense che diI ve ci sarà l'iniziativa degh ex mercati gen~r 1,. h l'Eur I I, l l' li ttiva clttadina' ma anc e , . te per a vita co e ' I. un luogo lmportan. . guendo verso l'aeroporto do. il Pal d 1 Congressl, prose . •Ihblamo azzo e . il artiere fleristico Cilavon so. P nte Galena, nuovo qu . l' 'ettlam a o . all' d Roma-Fiumicmo), ecc. .' l mplanan autostra a . .unincìau con e co 'città una metropoli m 111\\ questo ci fa capire che Roma e una ,

1111

' 'Il

O,

"" . trasformazion~.. fronti continuamente con l'EuroIl' te trasformazlOmle con ronnamo " ., pee al l nn le tre citta europee. al . iù importanti. Ro. .' . network europei, meno 1p . , luna è msenta m tanti . ho avuto occasio, . d li itali europee e 10 stesso I., parte dell Unione e e ca~ ..' durante le quali ho .po. . . l a tante numom di parteClpare, m questl arlll trazione con la città è simile un . c. h il porto ed ammmlS . 11\0 vcnticare c e rap .h l dimensione di probleml. eh' l etropoli anno a stessa . l'" ovunque, per e e m . . fisi dei problemi, di gigannsmo ln primo luogo, la dlmenslOne isica 11'

,

.'

119


GIANFRANCO

D'ALESsANDRO FONDAZIONE

ROMA

E

ROMA,

vero e proprio.In secondo luogo, una dimensione sociale dei probl assar comune.

CANTIERE DI PROGRESSO

. . anche sul moderno. Roma parClconfrontiamo al h si chiama Grand h o person mente, c e c e segu trasformarsi devono . , . t asformano ma per , val ' a dire e CIttaSI r . po lavori sconvolgol . Q ndo mettono m cam 111 'ampo avon. ua '" un altro tema, di natura l,I d ·Ila gente. A questo pro~O~Itoc e h d' derno amrnirustrare. ,lIIa ., decidere l'opera e. impor. ne e 1mo. , ddito: non SIpuo Il.1<\100 non un su I al h modo il cittadino deve ..lae VItaper IIll-\cndogh ann inquce, . . l . deve essere comvo to. hiarnato a partecIpare,. . d e su cui ci stiamo conIl h . mo Immagman o . I lO è que o c e stia oinvolgere i cittadini nel lido tra grandi città europee: com~ c. ., l di trasformazioni, nel cannen. l uavaux, ne le gran .' l" odio del Passante a nord. ibil VI racconto epiS h' 1111.1 fatica tern 1e. . d era tutto pronto perc e . . ediato a assessore, . I ( uando rru sono ms '1 etto esecutivo (SItratI I ( l'a stata aggiudicata ma mancava 1 prog

I irandi città l un progetto . l

Un altro aspetto centrale è dato dal fatto che a Roma si sta rein ducendo il valore dell'architettura; fino ad oggi ci eravamo ferm quartiere dell'Eur. Dopo l'Eur c'era stato un lungo periodo in cui la di architettonicamente importante era stato fatto. Per esempio l' ditorium di Renzo Piano, che si può guardare criticamente ma è, munque, una grande opera architettonica' apprezzata e ammirar Stazione Ponte della Tiburtina ha vinto un concorso internazional quando sarà terminata, sarà un oggetto straordinario, perché ha concezione totalmente nuova (un ponte sul fascio di binari con s mobili e sale SOspese,ecc.), la Stazione Termini che è stata notevolm te migliorata, il prossimo quartiere Fieristico etc. Oggi a Roma c'è una novità architettonica importante e c'è an una riscoperta di quelli che sono ~talenti storici della nostra città, sia ciò che di bello già avevamo ma che era completamente abband nato. Questo è un talento di Roma che mi sento di sottolineare per altre città ne sono prive.

l. 1111 appalto integrato).. nalmente ho detto che ' .. a ragIOnaree perso hhiarno ~OSIcommC1~to erché attirava tante proteste da parI 1.1 non SIsarebbe. m~I fatta, p aveva una protesta da fare. I •più diversi comrtati. Ognuno. . . dis ensabile comunIcare. llora, ho pensato che era I~ . Pd' . di quel quadrante spiegando 1 110scritto 80.000 lettere al cl1tta mI adrante vi erano strade che di ll'opera n que qu d i l'importanza 1que .. . h erano diventate stra e . de di quartiere e c e 'ICI. nceplte come stra .. all'opera quelle straGI' h spiegato che, m seguito , III.rversarnento. 1 o . . rché l'attraversamento sa,II('bberoridiventate strade di quartIere pe

Quando pensiamo a Villa Torlonia e ai lavori che stiamo facen per dare alla città quelle meraviglie, ci possiamo rendere COntoche tre città tutto questo patrimonio non ce l'hanno. Abbiamo riaperto la Casina delle Rose a Villa Borghese, in aggiu ta a tutto quello che si sta facendo dentro questo splendido parco, c l'aggiunta del Globe Theatre. Si sta parlando di qualcosa di straordi nario che altri non hanno. Sono andato ad inaugurare col Sindaco il Villino Corsini a Villa Pam phili, dove c'è una biblioteca e una sede di mostre che è un gioiello. Roma, quindi, riscopre la sua storia e la sua for~a.

I!I! stato fatto in altro mo~o. d siamo riusciti a realizzare quell',hbene, informando e splegan o

I

ipcra.

120 121


ROMA, GlANFRANCO

D'ALESSANDRO

FONDAZIONE

Il tema della comunicazione anche per la manutenzione comuna all'Europa.

CANTIERE DI PROGRESSO

ROMA

vale per la realizzazione delle op

delle stesse. E si tratta di un tema

eh

. i in uesta direzione: l'orgoglio civico di 11\i voi ad lmpegnars q l" d' una città che si sente . . ella forza po inca, l 111111 di questa o qu . l d'lsegno che disgregan. ercl . . respmgere que ' leve spmg rutti a . . alle fondamenta le posimpoverendo la sua capiralc. mma , t . I

Quando abbiamo deciso, dopo via Ventotene, che l'Italgas sosti se non più.?O km l'anno di rete vetusta ma 60 (oggi addirittura i

I

Il r cita dell'intero paese.

arrivati a 100), avevamo chiara in mente l'idea che la gente avr protestato, perché ogni intervento comporta dei lavori in strada. abbiamo preso, anche rispetto a questo tema, l'abitudine di avver . condomini

VE.NTI DEI CONYENUTI:

di quel tratto di strada che si procederà ad un lavoro n

sario per la loro sicurezza. Il risultato è che la gente è maggiormente

l

disponibile e accogli

glio i disagi conseguenti. Questa è la dimensione della città; una città che è la capitale d'h Un'ultima

considerazione:

Roma è considerata,

in Europa, la

tale. La competizione, in Europa, è tra grandi regioni e città laddov produce il massimo del valore aggiunto della vita moderna in term economici, sociali e culturali. Per necessità di riflessione e non per polemica politica, devo dire a disconoscere questa funzione e questo ruolo di Roma, non si dà colpo ai cittadini romani, a chi a Roma vi abita, si dà un colpo all'id di un paese unito perché Roma è questo che tende a rappresentar. In ogni nazione europea, lo Stato si occupa della sua capitale p ché la ritiene un momento della vita della nazione importante. In Italia, purtroppo, negli ultimi anni è accaduto qualcosa di div so, un arretramento in parte giustificato perché Roma veniva asso i ta alla burocrazia e al mal governo ma, sicuramente, in questo po c'entrano i cittadini romani. Tuttavia, è questa una riflessione che faccio in conclusione,

per in

·~lli.ziani . ato negli anni passati, in mol111piacere che so~o stato lmp~~e c~nsigliere comunale. , III~,tti citati dall Assessor~, q l discorso di Roma Capih h dato l Assessore su spunto c e a. d d manda che può sembrare °fl ione e a una o I induce a d una n ess . B lles Parigi Madrid, Ber.tall europee, ruxe, ' . al I .11 oria. Le tre capi . della città ma come area le come rerruono IIIISl' sono piU plCCO . forse sono anche più granh le stesse dlmenslOnl, o . 11'"lItana anno . inistrativo integrato, che noi , lima. Hanno però un Slstema amm

"""0

o

,

o

o'

o

I1I1~iamo ancora a fare: rare avanti i progetti in canI nsorse per por \I l ir .mo a trovare e h Roma a parte l etropolitana atteso c e a , nza una vera ~re~ ~ 000 che hanno la residenza fuori Ro1100 'xtracomunltarl e l 200.. .' ( Come e quando riu4 O 000 endolan ognl glOrno. . I n" circa O. P litana i cui i tributi di tutti quan11\11;1 realizzare un'area metropo lt~: m d delle nccessitài Illhll'liranno a secon a o

o

,go Capecchi . . domanda ha ad oggetto la prospettlva

I

uua

123 122

di sviluppo della cit-


GlANFRANCO

D'ALESSANDRO

FONDAZIONE

ROMA EUROPIlA

tà. Quello che ci ha fatto l'Assessore è un disegno che dà un progetto per Roma di ulteriore sviluppo e di ulteriore cambiamento in un sistema che, però, alla fine va a saturazione. La scelta di creare un modello che dia maggiore qualità di vita per chi vive nella città deve passare anche da strumenti di mobilità diversi e, soprattutto, deve provare ad immaginare delle polarizzazioni che consentano a chi vive di non spendere una parre significativa della propria vita in automobile. Nel discorso che Lei ha fatto vedo delle opzioni che, nel breve periodo, sicuramente risolvono il problema, però, comunque, non riescono a risolvere il problema complessivo che Londra, Parigi, ecc. hanno risolto con lo strumento della metropolitana. In altre città, molto più piccole, del nord Europa, lo strumento del mezzo a due ruote, è diventato uno strumento di massa. C'è un progetto immaginato per la costruzione di un sistema città che superi l'automobile come strumento unico di mobilità? Nicola Scalzini

I t l'llIMA~

~It~O~MA~,~CAN~.!CTI~ERE,,,,-,D,,-,I-,-P-,,,RO~G:!!R

..

a Pallotta lo 'O più di 2 anni fa, in questa stessa sala, venne il Sindaco Veltro, t ra i vari argomenti, quello della mobilità fu toccato ampiamenI{i .ordo che, allora, gli posi una domanda perché proprio in quell' l'CIl:l, sui giornali, uscì spesso notizia di una navigabilità del Tevere 111 termini commerciali che in termini di riequilibrio, in quella par,ti lla mobilità. La risposta fu: <CE'vero ci stiamo lavorando", Le chieI, osa è accaduto visto che non se ne è saputo più nulla. mberto Mariotti Bianchi ono un frequentatore assiduo e tenace dei mezzi pubblici e constalo h" quando si chiudono le scuole, i mezzi pubblici sono più vivibiI , quando si riaprono le scuole diventa tutto più complicato. ( ucsto vuol dire che c'è un grande pendolarismo scolastico. ( .rcde che sia possibile studiare un piano di decentramento, soprat111110, degli istituti medi e medio-superiori che sono, oggi, in percenIII.aI(· molto alta rispetto alla quasi assenza, nel centro storico, di popol,ione scolare?

L'Assessoreha fatto un quadro esteso. Il problema più grave di Roma è proprio quello della mobilità. Abbiamo i primati negativi in questo settore; abbiamo il peggior rapporto tra metropolitana e cittadini; abbiamo la più bassa velocità dei mezzi pubblici; abbiamo il più forte inquinamento acustico e dell' aria perché abbiamo ancora ciminiere di vecchia produzione. Lei è stato a Torino e saprà che, 4 anni fa, è stata appaltata una metropolitana automatica e che il prossimo anno inaugurano i primi 12 km. Non ritiene che si possa presentare, compatibilmente con le linee metropolitane esistenti, un piano per una metropolitana leggera all'interno del centro storico in modo da far rivivere questa città?

{Jiancarlo D'Alessandro I i pondo al!'ospite che da ultimo è intervenuto. In verità, non salICI 'venti cari. La notte bianca a Roma c'erano 300 iniziative. Persouulmente, come tutti i miei colleghi assessori, sono stato mandato in

124

125

J alef Miklosko Il partecipato ai grandi eventi di Roma (Sting, Paul McCartney, Il.); ono stati eventi molto costosi. Mi chiedo se non è meglio orgauizznre cento piccoli eventi piuttosto che un mega-evento?


GIANFRANCO

D'ALEssANDRO FONDAZIONE

periferia. Quindi,

Il'11110.1/\

ROMA EUROPEA

sono andato nel quartiere di Prima Valle, quartiere

111.11110

a nord della città, dove c'erano due iniziative culturali per, quelli che

ROMA, CANTIERE

fare i conti. La linea C della metropolitana,

DI PROGRESSO

per legge, è un

Iln.rnziarnento: sono 740 milioni di euro che il Comune utilizza e I n.m la parte investimenti del bilancio, ogni anno, per 200 mi-

non andavano in centro. Così è avvenuto nelle altre parti della città. È ovvio che gli eventi che attraggono di più sono quelli in cui la città vive. Ed è giusto e normale che sia così.

111

Credo, che è anche doveroso far godere a tutti, anche ai non romani, le bellezze della città insieme ad un evento.

I 1I1( mente, apprezzati e rispetto al costo effettivo di questi eventi, IIllpO

È sicuramente,

.1111 .11

ro: Sembrano tanti in cifre assolute ma quando esigenze di questa città non bastano.

si ripartiscono

molto poco viene dallo Stato. Quindi,

126

della gente, è mol-

rtante.

.lle, ecc. E' tuttavia vero che la popolazione

posta in autobus. Hi,p tto a ciò è l'amministrazione

scolastica è elevata

scolastica che decide non il Co-

muu '. Lamministrazione scolastica individua le zone ma non possia1110 impedire ad un giovane di scegliersi la scuola.

1111 tavia, il suggerimento non è sbagliato anzi lo raccolgo. Nella pialiti Il ,l'l,i

I

ne urbanistica stiamo cercando di collocare le funzioni scola-

ht' . mplete nei quartieri proprio per evitare che ci sia un pendola-

Il 11111 •

cessivo. È un suggerimento

che condivido e posso conferma-

accolto nella programmazione urbanistica della città. l,a metropolitana leggera. Tutto si può discutere naturalmente.

È un

Il \ orso che va affrontato in un ragionamento e approfondimento

più

I

tra le '

è solo con le risorse locali che

lima sociale, culturale, di soddisfazione

I

IIl

L'idea è quella di offrire a questa città tutto ciò che è possibile creare co~ le nos~re risorse. Ho lamentato prima come Roma venga un po' penalizzara nspetro ad altre capitali europee perché negli ultimi anni

ad altri investimenti.

'a a capolinea perché vivevo in una borgata della via Prenestina. 'era un liceo più vicino. Ora, invece, c'è a Tor Bella Monaca, a

Illor

per noi, un motivo di orgoglio.

Roma ha un budget di piano investimenti, nei prossimi 3 anni, di 5 miliardi di euro. Ha un bilancio, di parte corrente, di miliardi di eu-

sono soldi che sottraiamo

Il lcc ntramento scolastico: da ragazzo ho fatto il liceo scientifico I Plinio eniore in Piazza della Croce Rossa e, prendevo il tram da ca-

che si respira e, per tale ragione, i romani ci sono grati per aver offerto loro un' occasione straordinaria. Quando in Piazza del Popolo si fa il

ne di costi ma punto l'attenzione sulla vera promozione di Roma. Non ci sono deplianrs, propagande che valgano la capacità di una città come Roma di proporsi e proporre questi eventi.

.1 di

I

Se lungo i Fori Imperiali ci sono 500.000 persone al concerto di McCartney, che gratuitamente si godono la musica, l'amministrazione comunale, che organizza l'evento con gli sponsors, ha raggiunto l'obiettivo di realizzare un evento culturale singolare anche per l'atmosfera

Don Giovanni, musica dall' ascolto più difficile, e, nonostante ciò, ci sono 80.000 persone che vanno a goderla, abbiamo dato alla città un evento culturale apprezzato. Personalmente non ne faccio una questio-

Chiaramente

rodo che gli eventi culturali che si realizzano a Roma siano, pre-

" .c

,"i

'0. Con la futura linea C, i dati confermano che il centro risulta opcrto, D'altra parte, visto che prendo anch'io l'autobus, posso assiurarvi che il punto davvero cruciale non è spostarsi in centro quanto

111 iva l'C

in centro.

127


GlANFRANCO

D'ALEssANDRO

FONDAZIONE

Il vero punto da risolvere, rispetto al tema del traffico, è quello della città intermedia.

Quindi,

ROMA, CANTIERE

ROMA EUROPEA

uordina ma che non ha i soldi. 1'( r quanto riguarda il Tevere c'è bisogno di fare un intervento

111

l

abbiamo due problemi: il primo relativo

agli ingressi in città che riguarda tutte le metropoli; il secondo del raggiungimento del centro. Qui lo scontro è fra teorie trasportistiche; personalmente costruisco strade perché sono convinto che dobbiamo aiutare. Lautomobile non

ha un handicap;

I

I 1111\(;

li Iw

lo Stato ha costruito

5 linee. Madrid è una bella città nella quale cir-

colano sempre 15.000 taxi, rispetto ai nostri 6.000. Ci sono città che hanno avuto un' altra storia. Barcellona, Torino si sono mosse. Per quanto riguarda la linea C, stiamo aspettando che il CIPE ce la liberi, cioè, la gara è pronta da 1 anno, ma stiamo aspettando di andare in gara. Voglio dire che c'è anSono decisamente

.crto non possono essere di competenza esclusiva di Roma; è ne-

11111

iv in 5, lO o 15 anni dipende dalle risorse che possiamo investi-

(,h' sia una priorità dell' amministrazione,

I

un fautore di ulteriori semplificazioni

1'( l' luanto riguarda il tema dell'area metropolitana.

1"

rione che tu sollevi è centrale, ma io ho smesso di occuparmi

1'( lti istituzionali

d

di perché penso che sarebbe senz' altro meglio avere

istituzioni più funzionanti e coordinate ma, per intanto, facciaIl . se, incameriamo sei risultati concreti, fra cui quelli che ho avu-

1\1'

IIICI lC1

Il piacere di elencare a questa illustre platea. Spero di rivedervi in fu-

1I11C1

'ori altri risultati concreti raggiunti.

'\. udio Marcello Rossi I{ingraziamo l'Assessore Giancarlo

,I prossimo appuntamento.

del Tevere con i bate-

aux turistici; la navigabilità del Tevere è un tema che riguarda l'Autorità del Tevere. E, ogni volta che parlo con Grappelli,

128

D'Alessandro

Ulllp .tenza e simpatia con la quale ci ha intrattenuto.

Finisco con la 'navigabilità del Tevere. Con Veltroni abbiamo terla gara per la navigabilità

Caro Paolo, la

e del fatto

maggiori responsabilità.

Sono anche convinto che debba essere promossa una politica per ridurre l'inquinamento e stiamo cercando, in questa ottica, di mettere in rete alcune iniziative. minato e completato

lo confermo certamente.

( .l'nzie.

che il problema della lentezza della burocrazia italiana. che ognuno possa assumere direttamente

profon-

di l l'asporto. Penso che abbiamo dato degli input, realizzare questo

100 anni fa; Ma-

drid e Barcellona più recentemente. A Madrid la metropolitana è stata fatta con il franchismo; è una città nella quale, per ragioni storiche,

per la navigabilità sono necessari interventi strutturali

,Iria una scelta nazionale. 11110 d'accordo sull'idea di superare l'automobile come modalità uni-

Su questo ultimo punto, Roma

Parigi e Londra hanno cominciato

per

liorarne la condizione. Per fare questo bisogna intervenire sull'Anie(\lindi, stiamo facendo una serie di interventi che spettano al Co-

\I

va solo mortificata ma anche agevolata. Bisogna agire sullo scoraggiare l'uso del mezzo privato e, allo stesso tempo, offrire una valida alternativa.

DI PROGRESSO

mi spiega che

129

per la chiarezza, Grazie a tutti e


BASTA COI LUOGHI COMUNI SULLA RICERCA.

È ORA DI FARLA, PER BENE! Roma, Caffè Greco, 29 novembre 2004

di Fabio Pistella *

esidero innanzi tutto ringraziare la Fondazione Roma Europea e Cesare San Mauro. È veramente un piacere, perché sono un habitué di questi incontri e, quindi, conosco bene l'at11111 /('1':1 e il taglio della serata: si tratta di un colloquio e di uno scamI 111 di idee. Parto da una affermazione che è diventata abusata al pun111 I h(' molti di coloro che l'ascoltano, e anche molti di coloro che la 1lIlIlllinciano,poi, in realtà, non sono nemmeno sicuri che sia vera: "È olutarnente indispensabile impegnarsi di più nella ricerca". Lo si senI r.rlmcnre tante volte e talmente dappertutto che veramente è diven111.' IIn luogo comune. E allora, io la metterei in termini di domanda: Il hiamo di argomentare se serve la ricerca e perché. Prima di avven1111.11 ci in un tentativo di risposta, mi porrei alcuni sotto-quesiti. Per mpio, il primo che mi viene in mente è: "Su quale scala temporale? 1111, svolgere attività di ricerca serve ma con ritorni di che tipo? Li lohhiarno immaginare su un arco del quasi immediato, dei tre anni, I I I inque anni, dei dieci anni?". E, in un momento che vede sicura1111111 • concentrare le risorse finanziarie - attenzione, il potere decisio"lrl'Mente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

131


FABIO

J'IlIMA\..-_-----1B~AST.~'A0C~O~I

PISTELLA

~LU~O~G!!:H!!..I ~CO~M~UN~I2S~UL~LA~R1~C"_'=E~RCA~. !:.È~O~RA'-'-"'D.!..cl F,",ARLA=~ • .!-'PE~R~B=EN:..:.E"'!

IlIpre nella categoria delle dichiarazioni

fini a se stesse, che lascia-

nale è sul breve termine - a seconda della risposta che diamo a quest domanda, probabilmente l'attenzione cambia. Seconda osservazion : "su quale scala geografica? Serve per il paese che sta svolgendo l'attivi-

l u mpo che trovano: dopo Lisbona (Consiglio dei Ministri eurolilla cornpetitività e il futuro dell'Europa), viene citata continua-

tà di ricerca e del cui budget si discute? O serve più in generale per il sistema occidentale? G per tutti gli altri paesi?". Perché non è del tut-

n« la dichiarazione d'intenzioni "dobbiamo spendere il 3% del Pil". mina che siano delle belle parole se questo 3%, per quanto ri-

to chiaro che il beneficio sui risultati dell' attività di ricerca sia riconducibile a quel paese stesso che sta svolgendo l'attività di ricerca e sta fa-

I LI l'Italia, deve essere costruito con un ipotetico 2,6% che si sorn,d IIn rigido 0,4% di spesa del sistema privato. Mai la finanza pub-

cendo un investimento.

, italiana potrà, nel breve termine e in tempi ragionevoli, fare uno 1111di passare dall'0,6% al 2,6%. Queste cose dobbiamo dircele, al-

E quindi, inevitabilmente, poi viene la questione: "Quale tipo di ricerca ?" Insisterò molto su questo aspetto, che è un po' centrale.

111uri facciamo una serie di articoli di giornali, che sono proprio coI barzellette tra i matti, cioè dichiarazioni di termini rigidi, non

Perché dicevo che poi, in fondo, quelle che concernono il bisogno di ricerca figurano come dichiarazioni soltanto generiche? Perché, se si va un po' avanti nella conversazione, un altro slogan che viene fuori è: "ma in Italia per la ricerca spendiamo poco e male!". Ormai anche questa è diventata una frase fatta. Per esempio, autorevolmente, l'ha detta al Convegno di Confindustria sulla ricerca, qualche settimana fa, il Ministro Siniscalco. Quindi, bisogna parlarne; non si può far finta che non ci sia la questione. E allora cerchiamo di capire che cosa vuoI dire che spendiamo poco e che cosa vuoI dire che spendiamo male. lo dico, anche se forse sarò smentito da qualcun altro, che è parzialmente vero che noi spendiamo poco. Dobbiamo approfondire. Perché noi spendiamo circa l' l % del PiI, ed è vero che spendiamo poco rispetto alle medie degli altri paesi europei, attestati sul 2% del PiI. Scomponiamo

i dati: nel caso italiano c'è uno 0,6% di provenien-

za pubblica, uno 0,4% di provenienza privata: totale l; negli altri paesi c'è 0,8% di pubblico che si confronta con lo 0,6% italiano. C'è da lavorare, ma lo scarto è contenuto. Mentre 1'1,2% del Pil è di provenienza privata, e su questo bisogna lavorare molto.

132

I orribili. Cosa si può ragionevolmente immaginare sulla base del I 1111 o? A me sembra ragionevole un'ipotesi che, peraltro, è quella di I 1111\-nto nella programmazione pluriennale del Governo: portare lo , l' Il

I

a 0,8%, dunque con un incremento

di 0,2%, però con una ti-

di spese e con una scelta programmatica che abbia la capacità portarsi dietro almeno altrettanto da parte delle imprese. Dunque,

lop,Ì:l

I

1111IIIj.;i a di trascinamento, di co-finanziamento. Se questo andasse in 10110, potremmo sommare 0,8% a 0,6% e sarebbe un ragionevole riAncora meglio se potessimo ripetere l'operazione in un paio \' IIIl1i 'quindi arrivare ad un incremento dello 0,4% sui due fronti, 1111.110.

It

l

i porterebbe ad un risultato abbastanza interessante (arriveremmo

11' I ,H%), di sostanziale allineamento con quello che oggi è la media 1I10p '<l. Quindi, credo che la domanda sia: "che tipo di ricerca è in I do di ottenere questo risultato?". Ma, allora, bisogna un momento [omaudarsi perché i privati investono così poco in ricerca in Italia: e I do l hc la risposta non sia semplice e, soprattutto,

non sia fatta di un

IIIf1,oloaddendo. Per chi abbia vissuto l'operazione "privatizzazioni del

133


· FABIO

PISTELLA

FONDAZIONE

ROMA

EUROPM

grosso sistema industriale pubblico", alcune considerazioni sono evidenti: "Quanta ricerca veniva svolta nel sistema IRI o nel sistema ENI o nel sistema ENEL?"; "Qual è stato l'impatto delle privatizzazioni?". Basta andare a vedere le statistiche e si capisce che questo è uno dei principali motivi deUa riduzione degli investimenti per la ricerca nel nostro sistema industriale. E poi, di converso, e in parte connesso, il dato di fatto strutturale: noi produciamo ricchezza attraverso il sistema delle piccole e medie imprese che, sicuramente, per loro natura, non sono in grado di correre il rischio, non sono proiettate su archi temporali medio-lunghi, hanno altri tipi di esigenze (volgarmente; si dice a Roma, "mettere insieme il"pranzo con la cena", cioè una sopravvivenza sull'arco deUagiornata). Bisogna assolutamente tenerne conto. Tornerò su questo punto, che mi sembra significativo. Quindi, ricapitolando: sì, spendiamo poco. C'è un motivo, e questo ci porta a progettare un modo diverso di investire in ricerca in prospettiva. Ma parliamo di che cosa significa spendere male. lo credo che spendere male significhi tre cose diverse: 1) Scarsa efficienza (e in fondo è il problema più facile da affrontare); 2) Non in connessione con il sistema produttivo (è queIIo che dicevo poco fa); 3) Credo che sia il più significativo, il modo frammentato, polverizzato e sottocritico: questo è il vero problema. È uno scontro in parte anche politico, sicuramente culturale. Vengono fuori degli slogan molto superficiali, ad esempio: "Ma c'è la ricerca di base, che è fondamentale, è importante l'autonomia del ricercatore"; "Lasciate liberi i diversi gruppi di ricerca di definire i loro obiettivi, altrimenti c'è un iper-programmazione". Una serie di riflessioni, francamente, molto localistiche italiane e che, sicuramente, non corrispondono al modo di far ricerca,nei paesi che hanno successo, a cominciare dagli Stati Uniti, per non par-

134

Il Plt!!!IMA~ __

~B~A~ST.~A~C~O'!..I ~LU~O~G!!:H'!..I ~CO~M~UNI"'-!.!.!-=?S!:!cUL~LA~RI~C~E~RCA~. ""È-"O:!!RA,-,--",D-,-,I F",ARLA=!Lz -,-,PE""R,-"B""EN,-,-",!E!

anche di paesi più piccoli ma molto efficenti (l'Ambasciatore di nlandia certamente potrebbe spiegarci come funziona il rapporto tra I ma deIIaricerca e sistema delle imprese nel suo Paese, che non ereIl ia afflitto da queste guerre di religione suIIa ricerca di base e la riIl.I fondamentale). Ali ra, come possiamo affrontare questo tema? lo ve la racconto in 111modo molto semplificato, che però mi sembra abbastanza incisivo: 1111 po' la ricetta che ci siamo dati per tentare di rimettere in pista il NR. Qui c'è Roberto De Mattei che, come Vice Presidente, fa parte I Il istretto gruppo che cerca veramente di andare avanti neUa direziodel cambiamento. Regole molto semplici, che cerco di sintetizzarl'rima regola: finanziamento per progetti e non per soggetti. Per de11I1.Ida nel linguaggio CNR, noi non diamo i finanziamenti agli Isti11111 sulla base di considerazioni ontologiche, storiche o prospettiche, I 1.1 sullabase dei programmi di attività che presentano. Un sistema norI 1IIi.~simo,per altro in funzione in tutto il mondo, vuoi che si faccia 1111.1 proposta di attività alla National Science Foundation o che, semIlh (mente, si cerchi di partecipare al Sesto Programma Quadro delI t Iuione europea. Però in Italia è stata considerata una rivoluzione quaI 11111' rcorribile. Seconda regola: questi progetti devono essere multil'ml,·tto. Proprio perché c'è polverizzazione, frammentazione, sotto111 i, ità, non vi presentate da soli perché sarete bocciati. Anche questo I uialmente mutuato dal sistema del Sesto Programma Quadro e predt'llti. Terza regola: datevi da fare, perché non vi paghiamo tutto, e IJIIIIHli rimediate in giro dei finanziamenti. C'è poi una regola sotto11111(',he è la più importante, che è ovvia per tutti coloro di voi che Il 111110 fatto impresa e, comunque, gestione di risorse anche nel siste"I I pubblico, che ormai funziona così, ma non funzionava così la riI

135


BASTA COI LUOGHI

FABIO PISTELLA

cerca pubblica in Italia: è la rappresentazione delle attività con la tecnica del "full costing". Ovvio, ma non tanto in passato, perché vigeva

I

lilla Quadro Ricerca

COMUNI

SULLA RICERCA. ~ ORA DI FARrA, PER BENE!

(ma - orrore - lo facciamo anche nel siste-

il sistema paleo- amministrativo. delle storiche famiglie italiane dei rnuc-

univ rsitario, da qualche anno al Ministero dell'Istruzione, UniverRi crea, con il sistema dei fondi che vedono proposte progettua-

chietti: "questo lo mettiamo da parte per, questo lo mettiamo da parte per etc.etc.", alla fine avevamo tanti mucchietti che non servivano a

hu.u da comitati con la formula tipica di chi propone e di chi apI I: 'questo è un punto di grande differenza rispetto al vecchio si-

niente. Forse si gestisce una famiglia in questo modo, ma nemmeno tanto, ma sicuramente non si gestiscono i sistemi complessi. E allora le logiche erano: "ma certamente

non vorrai mica mettere in discussione

gli stipendi?". E quindi, quando parliamo di progetti, i costi del personale a parte. "Non vorrai mettere in discussione gli affitti e le operazioni immobiliari per la costruzione degli edifici? O le spese di funzionamento?". Poi alla fine si dice: "Ma qui rimane pochissimo che viene dato per le attività di ricerca!". E perché, lo stipendio dei ricercatori, se non è finalizzato alla ricerca, a che cosa serve? E, quindi, è necessaria una banale applicazione su scala sistematica dei meccanismi ne progettuale.

di gestio-

Come lo stiamo facendo? In parte abbiamo copiato dal

sistema universitario. Si deve realizzare un nuovo modo di funzionare: che si fa nelle Università? Si fa un comitato ordinatore che definisce una nuova Facoltà. Nel nostro caso un comitato ordinatore

di tre per-

sone che definiscono - ma qui cominciano le differenze - non una nuova struttura, cioè non una nuova Facoltà, ma un nuovo gruppo di com-

di comitati di consulenza), chi se ne ricordasse, potrebbe evocaI il '0 tanza che erano gruppi ripartitori, non dico spartitori ma si-

111.1

I

Il 111(

me riparti tori, e c'era coincidenza tra chi assegnava le risorse e

II\,( H' piva le risorse ripartite. Non mi sembra che fosse una formuI Il tic larrnente da suggerire. Tanto per la storia, questo meccaniIl stato abolito con la Riforma, non con la cosiddetta Riforma Moli, IIIa la precedente, la cosiddetta Riforma Berlinguer, solo che si è hll '1" ,l meccanismo, perché il centro-sinistra e in particolare Luigi dllll'uer era convinto che quel sistema non reggesse (e io sono d'ac,dll) • però non è stato sostituito da un sistema diverso. La nuova ( di Riforma prevede i Dipartimenti che coprono la ricerca e gli

riuui he fanno la ricerca: ecco quando dico "finanziamenti

per pro-

non per soggetti", verso i Dipartimenti sono proposti i programMa la cosa ancora più innovativa è la composizione di questi grup-

111 (

Il

Il ( 11110 una decina): è sempre presente un rappresentante lilla

NR ma anche esterno al sistema universitario,

esterno al e può esser un

mittenza programmatica. Due parole su questo, perché fa una grande differenza: parliamo di un gruppo, che noi chiamiamo Dipartimento,

\,"I\t'nte industriale del settore o può essere un esponente dei vertici Il IIIll1inistrazioni esterne (il Ministero dell'Ambiente piuttosto che

che identifica gli obiettivi, i programmi, in un rapporto dialettico, che brutalmente chiamo per quello che è, "un rapporto contrattuale di po-

Il I Amministrazioni

tenziale fornitura", tra chi domanda ricerca e chi fornisce ricerca. Ecco queltipo di valutazione, che citavo precedentemente, con riferimento alla National

Science Foundation

136

piuttosto

che alla Ue per il Pro-

pubbliche). 111 sostanza, per cominciare a risolvere la questione di un rapporto 111 i~l 'ma produttivo, il miglior esordio è quello di definire i programmaniera concertata. Non richiudersi al proprio interno, meditadefinire un pacchetto di presunta attrattività poi da parte degli

1111 111

137


Il l'I(lM~A__

--.fB~A~ST~A~C~O:!.c1 L~U~O!,:!G~Hl..r C~O,!!M~UN~I2-SUL~LA~RI!':,C~ER~CA~. ~~O~RA~DI!.2F~ARLA~,,-, P,-"E",R~B"",EN~E!

FABIO PrSTELLA

Il\( SS •

~tenti, n:a.coinvolgere, fin dalla fase di impostazione del programma. 1 potenziali utenti nella definizione degli obiettivi. Allora, in qualch

ne, che è centrale se si vuole far lavorare la gente su progetti. Prendiamo un esempio concreto, di rilievo per il nostro sistema produttivo: laser, opto elettronica, dispositivi mieto-elettronici. Che cos' è questo? Questo è chiaramente una competenza, un mestiere. Le strutture di ricerc~, .che n~i chiamiamo Istituti - un po' come gli stabilimenti produttivi del SIstema industriale - sono tutori della qualità e della dinamica delle competenze. Quando andiamo però nella dimensione "obiettivi e proget~i", rendiamoci conto della circostanza che questa competenza serve SImultaneamente a più obiettivi progettuali, perché noi abbiamo il laser per la medicina, il laser per l'ambiente, il laser per le telecomunicazioni, il laser per trattamenti superficiali e potrei continuare co~ m~lti. esemp~. Alcune competenze devono essere valorizzate per con~nbuire m maniera mirata ad una molteplicità di obiettivi progett~al.1.No~ p~ssiamo immaginare che per ciascuna classe di applicaziom SI duplichi la struttura. In un sistema frammentato come il nostro tra l'altro, questo meccanismo è, in un certo senso, irrinunciabile. I~ ne f~ccio una q~estione quasi etica. La maggiore debolezza dei precedenti programmI era la manifesta contraddizione tra l'obiettivo dichiarato e l'entità delle risorse umane e finanziarie disponibili. Per dirla con un esempio un po' "scortese": erano programmi del tipo "ti chiedo 500 milioni di ·lire l'anno; ho a disposizione 5 persone; il mio obiettivo è andare su Marre". Tutti progetti così, di una clamorosa contraddizione tra l'obiettivo dichiarato e l'entità delle risorse corrispondenternen-

138

ìlleggi-

I Perché, poi, vai a contestargli dopo un anno che non è andato su li andava contestato, che non poteva fare così, nel momento ui veniva a definirti il programma. Quindi, in sostanza, incorpora-

III'!

modo, si coglie il senso di questa Riforma, che sottolinea due dimensi~ni:.i pr.ogrammi, gestiti dai Dipartimenti; le competenze, gestite daglI Istituti. Consentitemi un paio di esempi per capire questa distinzio-

a disposizione. E allora diventava tutto confuso, rutto

nel Sistema Ricerca di quella logica di gestione per commesse, oinvolge più operatori per obiettivi complessi, che è tipica del si-

Il\(

I

111.1

industriale. Tutto il bilancio del CNR è gestito così? No, perché

,d là fatto 100 il totale delle risorse, il Consiglio di Amrninistrazioh.1 s elto di fare una divisione in tre parti: un 70% gestito come ho 11'( Ila detto, ma un altro 15% lasciato invece alla ricerca sp?ntanea a

1\ I

libero, che può anche essere un valore, può servire a fare emerge-

111.1

nuove idee, nuove opportunità.

Ma su questo non è il CNR il prin-

11'.11 . attore. Il sistema universitario e altre strutture di ricerca, ma soIi uuuro le Università dovrebbero curare questa tipologia di attività su 1 Il I oln cala in fase nascente. h il rimanente 15%? Noi lo chiamiamo "progetti di sviluppo e com-

I

I IIZC".

Il

U.llure evolvono, il personale va formato e quindi bisogna investire

È una necessità, nel senso che i mestieri poi evolvono, le at-

Il Il h" i vada incontro alle nuove prospettive. In sintesi, ci siamo daIl 1111.1

frase guida - come tutti gli slogan, poi, sono un po' stento rei e

Il,, un po' retorici - ma noi diciamo che "il CNR è una risorsa da .I••rizzare per lo sviluppo sociale ed economico del Paese". È una ri-

1111

•• I .I? l, però bisogna starle addosso, bisogna mantenerla, vitalizzarla. .1

il messaggio sta nella parte che segue, quella finale: "non per una

\l'l'i a produzione di conoscenze, non per la pubblicazione - mi dil'I.H . dirlo, ma c'è un po' di mirologia sulle pubblicazioni, come se l.. ero di per sé un prodotto - ma, invece, per ottenere risultati di ri-. I

Il

VII

pcr il Paese". In un modo, diciamo così, più grafico, è come se

139


BASTA COI LUOGHI

COMUNI

SULLA RICERCA.

t ORA

DI FARLA. PER BENE!

FABIO PISTELLA

noi dovessimo curare l'equilibrio tra quattro vertici di un quadrato: sicuramente c'è la ricerca ma c'è l'innovazione, che è una cosa divers dalla ricerca. Non basta fare ricerca, non è condizione né necessaria n sufficiente. Si può fare innovazione senza ricerca e ricerca senza innovazione. E gli altri due lati sono: competitività delle imprese e bisogni individuali

e collettivi. Il senso di un ente pubblico di grosse dimen-

Illaotità mostruose dalle centrali a turbogas di ultima generazioi lo combinato, e quindi non facciamo le centrali a turbogas.

l

l' Ifondiamo un momento, cerchiamo di mettere a disposizione delnza. Che cosa viene fuori? Viene fuori che, intanto, una cen-

1I0N

li questo tipo, collocata in un ambiente urbano, ha al cammino I particelle PP l O che non nell' aria di ingresso. Qual è il motivo? Il' lilla tale concentrazione per effetto del traffico che in realtà i si-

sioni è quello di assicurare un equilibrio tra queste componenti. Prim dicevo dell' etica nella definizione dei programmi: forse si può espan·

I \I .umali

dere questo concetto. Cerchiamo un po' di approfondirlo. lo credo ch noi abbiamo, come struttura pubblica di ricerca, intanto, l'etica della

Il I. l', non

conoscenza: chi si mette a fare il ricercatore ritiene che il conoscere sia la missione alla quale dedica il proprio impegno professionale. E si po~rebbe andare anche giustamente orgogliosi, credo, di questo tipo di Impegno. Però non gradirei che finisse qui, perché ne deriva un' altra

di combustione,

di fatto, bruciano le particelle incombu-

IIIIIVmienti dai tubi di scappamento, e, quindi, l'aria in uscita è più è un paradosso? "Sono risultati sperimentali". Allora, co-

lo""iamo dire alla gente? Che abbiamo inventato dei nuovi depuII~ No, dobbiamo mettere l'opinione pubblica di fronte alle do"le riuste, e non facciamo confusione tra due domande ben distinI) Si può imparare ancora qualcosa di più sull'impatto ambientale 11111

h gas? 51. 2) Non di meno, siamo convinti che questo tipo di

irrinunciabile dimensione: l'etica della partecipazione. In un momento così difficile, proprio di riferimenti, di scelte strategiche, chi detie-

I uali

ne la conoscenza, perché il suo mestiere l'ha scelto lui - siamo nella società della conoscenza - può astenersi dal metterla veramente a dispo-

I IIhi! . di prima generazione, riducono di fattore lO le immissioni

sizione delle grandi questioni che si pongono? lo credo che sia veramente irresponsabile isolarsi. Pensate alI'oscurantismo - io lo chiamo oscurantismo -nel quale siamo immersi. Esempi banali: "Ma crediamo veramente alI' elettrosmog?". ci o i radio-protezionisti

Ma che cosa pensano i fisici o i medi-

di questa storia dell'elettrosmog?

Mah, se si

rimediano finanziamenti, in fondo c'è sempre la possibilità di studiare un pochino di più". Conclusione: non si fanno le linee elettriche. Altro esempio: il benedetto PPI O, cioè le particelle di struttura inferiore ai lO micron di diametro, che sono certamente nocive per la salute: e questo è un dato di fatto. Però, poi, esce il messaggio che sono emes-

140

di gran lunga la soluzione a minore impatto e, quando sono

111I.Il • come

accadde in Italia, in sostituzione di impianti a olio com-

iente? Ecco, ma se non si ha l'etica della partecipazione e se I ir fuori la scienza dai suoi orticelli e la si mette a confronto poi

Il'.11111

1\ I

" I 1.11 ti reali delle decisioni da prendere, va a finire che entriamo in I I Il uito a spirale divergente in base al quale non si farà mai nulla, I Il'li "mente

perché, certamente,

è sempre possibile approfondire.

Ih 1111.1 nsiderazione che riguarda l'etica: io credo che dobbiamo darI misura dell' etica dei risultati. lo sono di formazione cattolica, so- . '1IIIvinto, ma, insomma, "111110 ,,11,110,

non è che mi basti tanto l'intenzione.

Se

risorse pubbliche, è ragionevole aspettarsi che esse abbiano un Altrimenti c'è un qualche problema di allocazione. E credo,

141


BASTA COI LUOGHI COMUNI FABIO PISTELLA

FONDAZIONE

tra.l'al.tr?, che ques~asia l'unica seria modalità, per quanto riguarda gli obiettivi progetruali - quelli definiti - di fare valutazione. Perché io sul numero indice della pubblicazione per addetto non è che sia particolarmente risonante, mentre sono risonante su quello che prima chiamavo un "contratto". Se si è fatto un contratto e si sono avute delle risorse, terminato il periodo le due parti si incontrano e dicono: "allora, dei risultati attesi che cosa è venuto fuori?". Certo la ricerca è a rischio, la ricerca ha incertezze, e quindi ci possono essere comprensibili motivi per cui il risultato non è venuto fuori: ma dovremmo abituarci a ragionare in maniera più seria, programmando in modo realistico e andando a verificare se questo contratto è stato rispettato o meno. Credo che sia anche una questione di trasparenza, di correttezza. Allora, soldi spesi male se frammentati. Poi c'è un'altra dimensione, che vi risparmio, e che è quella della normale gestione delle risorse reali: la politica degli edifici, la politica degli investimenti. Vi dico soltanto pochissimi numeri per clarviun'idea del problema: il CNR spende 750 milioni di euro all'anno. Riceve, come contributo ordinario dello Stato, 520 milioni di euro. Quindi, intanto, è una buona macchina, come amplificatore. A me piace, da tecnico, raccontarla così: questo è il guadagno dell'amplificatore, cioè il fattore di amplificazione, e da 1 esce 1,5: non è una cattiva macchina. Però vediamo come è fatta questa spesa: c'è un 55% di spese di personale, un 22% di spese di funzionamento operativo, logistico: è molto, è troppo. Potrei andare avanti, ma vi sottolineo soltanto un numero: negli ultimi 5 anni il 2% del budget è stato investito in spese di strumentazione e infrastrutture scientifiche. Non credo che si vada lontano con questo tasso di investimento, nemmeno nella produzione di cal~ cestruzzi! E quindi bisogna metter mano anche alla logica di allocazio-

142

SULLA RICERCA.

E ORA

DI FARLA. PER BENE!

ROMA EUROP

I 1\ risorse, ma non vi affliggo su questo, perché so che molti di

'I

11.1 propria azienda hanno affrontato e risolto ben altri problemi IOtipo. Paterni fare solo un'ultima riflessione e chiudo: ammesIl Ill' he tutto quello che vi ho raccontato andasse in porto nel moI 1I~li()rce avessimo il migliore Ente di ricerca del mondo, i problelII11inerebbero comunque lì. Cosa intendo dire? Intendo dire che Il•• l h . ho illustrato riguarda i prossimi 3-4-5 anni, e abbiamo pe"Il ~'adenze, che riguardano il successivo lustro e quello dietro anhe in sigla si chiamano "ERA": una parola evocativa. che sta h .1significareappunto una nuova era, ma che in realtà sta per "Eu111Rcsearch Areà', che vuol dire il desiderio legittimo, ma ahimè Il.1 'mbrionale, di creare "a 25" una Rete di ricerca del continenIll' si confronti ragionevolmente con la Rete di ricerca del conti111.lInericano. Due numeretti, per non confonderei le idee: niente Il Vt dcre con il Programm; Quadro Ricerca di cui ho parlato pri111t he senso? Nel senso che il budget del Programma Quadro spe1••11.1 ammissione è il 5% della somma delle risorse destinate alla' Il.1dai 15, ora 25, paesi. Allora potrei dirvi: "È arrivato il mornenIl p.irlare del 95%". In realtà questa frase è errata. La correggo, ma pm n: perché essendo questi i "matching ranks", cioè domandando Il Il.'01'e da parte dei partecipanti ai programmi comunitari, si seri111.1 si legge lO, perché devi tirar fuori altrettanto del tuo. Non so111.1, avendo un fattore di orientamento e di condizionamento - in Il ••po itivo _ dei programmi dei singoli paesi, mi allargo e lo stimo I Il il doppio. Quindi, dico che vale il 20% di quel che si spende, I Il 11110 l'etichetta "ERA" si spende 1'80%. È arrivato il momento di I Il IIt dell'80%. Crudamente la racconto così, per drammatizzare la I 11111.1, i miei interlocutori: avete presente il Regno d'Italia? Parliamo Il

I

143


BASTA

cor

LUOGHI

COMUNI

SULLA RICERCA.

È ORA

DI FARLA, PER BENE!

FABIO PISTELLA

non di ricerca ma di politica industriale.

Vogliamo fare l'elenco dell

attività industriali operanti in quei decenni nel Mezzogiorno? La cant~eristica, i~tessile, un troncone ferroviario non malvagio, e potrei contmuare ... E saltato tutto! Aggiorniamo ad oggi. Mi si spiegava che mai si sarebbe unificato il sistema bancario, perché era sottoposto al siste-

avrà ciascun paese? Allora, vi dico subito che non sarà il CNR dovrà dialogare con il CNRS, che è il nostro fratello maggiore fran. Sono aggregazioni, sostanzialmente fortuite, nazionali, retrospet-

I 1.\

I

non prospettive. Si discuterà invece per comparti e ci sarà un taI

ma autorizzativo e non sarebbe arrivato a tanto il processo di integrazione dei sistemi. Mai si sarebbe unificato il sistema dell'industria termoelettromeccanica. Poi leggiamo che ci è scomparso il nostro Gotha, ridimensionato incredibilmente a Ansaldo, Franco Tosi e pochi altri. È una specie di elenco dei caduti in guerra. Non se ne parlava sui giornali internazionali

fino a che erano imprese italiane. Quando poi è an-

data in crisi la Storn, unica sopravvissuta del processo di concentrazione francese, allora si è cominciato a parlarne e si è cominciato a parlarne a Bruxelles. Che c'entra l'analogia? C'entra col fatto che noi ci troveremo di fronte a drammatiche

crisi di ristrutturazione

,

rente - e quindi mi viene bene per concludere - dell'esordio: dovrà andare a fare i negoziati per stabilire quale addendo,

144

ma chi

quale pre-

IIli. lo, perché faccio l'elettricista - come il mio amico Ortis: ho M), ma ancora non mi sono rassegnato di fare i' elettricista - faccio

\lIO parlando?". Se stiamo parlando del collegamento a stella ~ ~n 111\10 • partono tanti cavi che poi muoiono - io non credo che Cl sia, l IIrganizzati nel modo efficace e, addirittura, la tanto sbandierata ec-

Il

. di

di piccoli gruppi italiani rischia di essere un danno, perché saollegati in termini di dipendenza rispetto ad un centro stratei faranno l'onore, questi nostri futuri centri di grande eccelle nnsentire di trasferire loro il risultato della nostra attività di ri-

\I .1.

Si fa un gran parlare di emorragia per la fuga dei cervelli. Se la-

11'/.a

11110 c l'

111r.un I .111 111

LI I

così, lavoriamo per il re di Prussia perché non solo i cervelli, he i laboratori, serviranno a produrre le conoscenze che saran-

utilizzate altrove. Mi spiego con un esempio,'perché 1I1l'

perché se noi ci presentiamo immaginando di difendere tutto, facciamo la fine dell'industria del Regno di Napoli (che poi è-la volgare immagine della potatura: mi dispiace tagliare questo rametto. Finisce che rimane il cespuglio, frutti non se ne vedono). 2) E questa è molto pa-

a capire come è organizzata la faccenda: bisogna organizzarsi per

III.tlogie col sistema elettrico e dico: "Ragazzi, di che rete elettrica

ne anche di questo comparto, il comparto ricerca, tutto pubblico, e che per ora fa ancora soltanto i primi vagiti su quali saranno le regole di ag-

ra. Chi dirà, chi dice già adesso che dobbiamo cercare di difendere tutto, per quanto riguarda il ruolo italiano, in realtà sta uccidendo tutto,

I

I!lO

e riaggregazio-

gregazione. E l'unico modo di prepararci seriamente a questo processo sarà aver fatto due cose. Semplicissime da enunciare e tragiche, credo, da realizzare: 1) Aver fatto alcune scelte. Immagine banale: potatu-

,i laser e della microelettronica, ci sarà un tavolo delle biotecnoi sarà un tavolo dell'ICT e potrei continuare. Dunque cornin-

111 li

questo è veraun passaggio cruciale: tutti parlano di nanotecnologie. Per cariscienza del futuro. Poi anche questa, come tutte le altre "logie",

1.\

ominciando

, 1111 ini

ad avere ostilità dai Verdi, che si immaginano

dei

che si infiltrano e chissà che diavolo di problemi ci creano ...

io ho trovato cinquanta iniziative di n~otecnologie al CNR. I\CI1'0 il resto dell'Italia; confronto con il totale della Gran Bretagna:

1111.11\10, ,

I 1111

cinque. Immaginiamo

che siamo bravissimi e ne facciamo cinque

145


FABIO PISTELLA

FONDAZIONE

l'IIIMA. __

ROMA EUROP

lIIodo si fa un chiarimento

anche noi. Beh, abbiamo fatto metà percorso perché, per dirla tutt quello che è fondamentale è che in Gran Bretagna ci sono anche tr

delle questioni, dei pesi, delle decisio-

Il londo, "la

imprese che hanno scelto questo come loro settore di sviluppo. Se i ho soltanto in Italia le cinque unità di ricerca, lavoro per il re di Pru sia, nel senso di stabilire che ho dato altri cinque laboratori per le tr imprese che stanno lì. Ecco quello che chiamo "un sistema a stella", Quindi, l'eccellenza sì, ma un momento. Invece, sempre da elettricista, vedo molto bene il concetto di "maglia", cioè un pezzo della ret

~B~AS~T~A~C;QO~I Lh\U~O~G!!:!Hl!...I ~CO~My!:UN~I2.SU~L~LA~RI~C:E:.ER~CA~. ~È~O~RA~DI,-,F,,-,ARLA=,,-, ~PE=Rc..=B=EN~E!

oppure ritorniamo al punto di partenza e diremo sempre ricerca è fondamentale! Bisogna investire in ricerca!". Lo dice

nvcrno; lo dice 1'opposizione; fanno a gara a chi spende di più, tanSi riunisce Confindustria, si riu-

uno soldi che non spenderanno. uno i sindacati, si riuniscono 1\10

i ricercatori. Parliamo, parliamo, par-

non succede assolutamente

nulla.

t

una retina, che però si scambia correnti in maniera tale che abbia un sua identità rispetto al resto del sistema nel quale è incorporata. E que-

l' o'lWENTI DEI CONVENUTI:

sta deve essere una maglia fatta di componenti eterogenei, e cioè: enti di ricerca come il CNR, l'Università, le imprese che creano il tavolo della microelettronica, il tavolo delle biotecnologie e, con questa aggre-

sare San Mauro ( .on questa tua straordinaria

gazione, vanno a negoziare ruoli nel successivo lustro. Capite, se queste sono le questioni - io ne sono profondamente convinto - quanto sia lontano dal focus del problema "ricerca di base e ricerca applicata; autonomia

dei ricercatori". D'accordo,

questo riguarderà il 15% delle

cose da fare, e mi sembra che forse dovremmo cominciare ad occuparci anche dell'85%.

IIIiziativa. che si chiama "Roma vista dall'Europà',

in cui 1'opinione

(Jenerale per l'Integrazione Europea del Ministero degli Affari Esteil Ministro Nelli Feroci, e con il Ministro Serra, Direttore dell'Isti-

IIIII

mo veramente parlando addosso! Autonomia della ricerca: "come mai l'Italia è contraria alla European Research Council, che è la soluzione

11110

casomai va chiamato European Research Found, che stanzierà, se verrà realizzato, un 10% del Programma Quadro, cioè un 10% di quello

diventa complesso an-

I I -1 ambasciatori dell'UE si confronterà con quella del Presidente I 11.1 Fondazione, Giuseppe De Rita, con il sottoscritto, con il Diret-

Media, giornali, cosa ci raccontano? Sempre questa storia dell' 1% che deve diventare il 3% altrimenti non rispettiamo Lisbona: ma ci stia-

di tutti i mali?". Poi si va vedere di che si parla: è un piccolo fondo, che

affabulazione

lu il momento della riflessione. Prima di andare a cena, dovevo dare h 1111' indicazioni su alcuni dei prossimi eventi di Roma Europea, perh mercoledì 1 dicembre 2004 abbiamo all'Hotel Plaza un'importan-

Il,

Diplomatico,

proprio su come viene vista Roma e come si vive a

I IIl\1a. Qui abbiamo due ambasciatori presenti: gli ambasciatori della I I pubblica della Finlandia e della Repubblica dell~ Slo~acch.i~, ~a an-

Il,, il Consigliere Scientifico dell'Ambasciata degli Stati Uniti d AmeI Il.1 • gli

che è il 5% - ma siccome sono buono, l'ho chiamato il 20% - e, quindi, una roba da 2%. Ma si parla soltanto di questo. Allora, o in qual-

Addetti Culturali della Repubblica d'Ungheria e della Repub~ "li 'a Ceca. Ebbene, questo confronto sarà un'occasione aperta a tutti I o i di Roma Europea. Debbo anche dire che in un anno e mezzo, e

146

147


BASTA COI LUOGHI

FABIO PISTELLA

FONDAZIONE

vu IIn problema. Ultimamente

fatto incontri assolutamente istituzionali. Rompiamo però la regol dicembre e gennaio, con un' operazione ovviamente bipartisan, com

È ORA

DI FARLA. PER BENE!

del Presidente del CNR. Mi

mi sto interessando,

un po' come

lite giuridico, di una nuova iniziativa piuttosto importante

111

nel

lo

della ricerca: l'Istituto Italiano di Tecnologia. Volevo sapere \i pone il CNR rispetto a questa novità nel panorama della ri-

I

nello stile della Fondazione RomaEuropea, e quindi sentiremo lun 13 dicembre 2004, qui al Caffè Greco, l'opinione dell'Onorevole San dro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia, mentre un lunedì

~( ,razie.

Dario Franceschini ilfe San Mauro

coordinatore nazionale de La Margherita. È una finestra di attenzion politica rispetto alle nostre più dirette esperienze di carattere istituzi nale. Dopo questa mia chiacchierata,

SULLA RICERCA.

Ionucci ho apprezzato molto l'intervento

lo dico davanti al Presidente degli Amici di Roma Europea, non abbi mo mai fatto indicazioni, inviti a uomini di partito. Abbiamo semp

gennaio" sempre qui al Caffè Greco, l'Onorevole

COMUNI

ROMA EUR

l'I -ndiarno anche una terza domanda dando la parola alI'Ambasciadella Repubblica slovacca.

io volevo capire chi di voi inten

da rompere il ghiaccio. Presidente Fabbri, Presidente di Sezione in Con lcf Miklosko : azie. Lltalia nucleare: tema molto difficile ma, dopo Rubbia, Trie. l-nrico Fermi e tutti gli altri, adesso privatizziamo, spero, con l'ENEL

siglio di Stato?

,I

Giuseppe Faberi lo vorrei fare una domanda

molto sintetica, assolutamente

IlIvacchia. Come cambierà nel futuro questa vostra attitudine

brev .

l? E secondo: sono stato trent'anni

Vorrei chiedere qual è la sua opinione, professore, sulla seguente idea, che ho sentito, da qualche parte, circolare: privatizzare completamente il CNR, nel senso di fame qualcosa come era, per fare un esempio, la Mediobanca

nel settore finanziario

dieci anni fa, ovvero il salott

buono della ricerca. Potrebbe forse questo modo di operare portare più agevolmente a quel raggiungimento del 3% o 2,5% - quello che è, insomma - che si auspica da più parti che sia presto completato cerca? Grazie.

gi ventù con la matematica • 11\

'I

• bio Pistella ( :omincio a rispondere dall'III,

quella dell'avvocato Tonucci.

11.111 111'.

148

nella basic research?

perché è la risposta, diciamo, più fa-

"è stato, con il nuovo Consiglio di Amministrazione,

111 1110

un'altra domanda,

livello della basic rese-

fisica, chimica. Come sono le relazio-

u.do-russe oggi nella scienza, specialmente

".

Raccogliamo

matematico, ho speso tutta la e l'informatica. Molte volte so~o sta-

Russia e ho visto sempre un grandissimo

h, specialmente matematica,

per la ri-

Cesare San Mauro

di

di policy del CNR verso l'III,

un muta-

nel senso che era su tutti i ~ior-

'he il Commissario - per un anno abbiamo avuto un Commlssahe ha avviato la Riforma - era fortemente critico. lo invece ho un

149


FABIO PISTELLA

atteggiamento

FONDAZIONE

BASTA COI LUOGHI COMUNI

ROMA EUR

di apertura e di aspettativa. Mi spiego: sono possibili

omnli hanno fatto una gran confusione,

d

I,

I Ihra

rispetto a soluzioni del passato che chiamo "la sindrome di Erede". C

111\10,

volevo dire? Pensiamo ai parchi scientifici e tecnologici nel Mezzogio

"I

"Er

de" perché Erode aveva il vizio che, quando i bambini arrivavano a 4 giorni, li passava a fìl di spada. Non mi pare un buon sistema neppu per il controllo delle nascite, insomma, ci sono soluzioni diverse. Quin di, sono contrario a far nascere oggetti che duplicano l'esistente. Ma i non credo che l'ITI sia questo. E già i primi contenuti programmati dimostrano esattamente il contrario: è una struttura che coordina, com missiona, stimola le attività di ricerca; ha stipulato una serie di conven zioni con unità riconosciute internazionalmente, e allora, nel mio lin guaggio di prima, rispetto all' assetto CNR, è come i nostri dipartimen ti, cioè quelli che citavo: gruppi di committenza

che curano, controlla-

no, indirizzano lo svolgimento delle attività. Va benissimo. Di quest 'è grandissima necessità. Controprova degli ottimi rapporti: un coordinatore della nostra tema per "Materiali e dispositivi", Roberto Cingolani, è Direttore Scientifico dell'ITI. Quindi, certamente non ci so-

compreso il dimensione-

dell' entità vera delle risorse finanziarie disponibili, perché i nuimpressionanti, poi però ci si accorge che è un capitale blocil ui frutto mano a mano negli anni sarà disponibile. Quindi, mi

tempi di risposta, nonostante la migliore buona volontà, si misuran anche questi in lustri: 5-10 anni. E poi francamente non me la sento dire che bisogna ricominciare da capo. Anzi. lo sono fortemente criti

lizio, e nessuno stanziamento di spesa di esercizio e funzionamento.

DI PARLA, PER BENE!

Il ,ono

utile anche perch

no, i consorzi di ricerca: quantità inaudite di quattrini investiti per c struire oggetti con stanziamenti per l'investimento iniziale, magari edl

È ORA

1110

l tture estreme! schematizzo per chiarire la questione dell'ITI : 1) struiarno un nuovo Ente di Ricerca: la mia risposta è no, ne abbi anche troppi, e non credo che sia particolarmente

SULLA RICERCA.

I

l'apertura di un'altra, io credo molto qualificata - ~asta pensa-

\IO Comitato scientifico - struttura di stimolo della ncerca. ul tema degli investimenti privati in risposta al Presidente Faberi:

11\1 ,

nonostante il grande impegno degli italiani, sono cifre m~lt~ stc, non confrontabili con gli investimenti pubblici. Non CIto l

'l'i di altre grandi strutture, tipo l'Istituto Superiore di Sanità, per~ veramente di altri ordini di grandezza, ma parlo delle cose di

0110

I nostra:

il piccolo CNR, totale 750 milioni di euro, tra medicina e

111l~ia spende il 29% del suo budget. Ce ne vogliono d~ marato~e I ihon per arrivare a questo tipo di cifre. Tanto per darvi le al~re CIIl 17% per l'ambiente, e non credo si possa criticare questo impenu, ma mi piace il terzo 17%, che è "Sistemi avanzati di manifattuono quelli che ci pagano lo stipendio a tutti perché, oltre a perse~ uur ,li obiettivi di lungo respiro, è assolutamente

importante

che nOI

I I rliriarno, attraverso le tecnologie, il permanere nella condizione di

""p uirività

di quei settori, come un certo tipo di mecca~ic~, ~he.reg,,\IO il istema produttivo nazionale. E quindi siamo convmtissnru che I('N R debba fare alleanza con queste imprese. Più in generale privaIl.m':

beh, insomma,

da dove vengono le risorse? Se privatizziamo

Il N EL, 111

i soldi vengono dalle bollette, e si possono dire i pro e i conlo credo che sia stata un' ottima mossa, ottima la borsa, ottimo il

I H ;Il

,è il mio precedente mestiere, però c'è una risorsa che è gene-

c h ' L 'i egue questo settore, le dico con molta franchezza che anche qui

dalla prestazione di un servizio vitale per il Paese. È la ricerca un umpnrto che ha queste stesse caratteristiche? Risposta: parzialmente.

150

151

110

strategie confliggenti. Poi vedremo cosa accade. Anche perché, visto

111,1


FABIO PISTELLA FONDAZIONE

ROMA

Eu

Come dimostra il mercato degli Stati Uniti, dove c'è sia l'investim to pubblico che l'investimento privato, sono possibili operazioni di s off, di investimento, di ritorno, che corrispondono ad una logica mercato, ma in altri comparti sicuramente no. Quello che noi chiam' ma Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che studia l'aggregazione d la materia, negli Stati Uniti sono i laboratori di ricerca del Deparrm of Energy : non li vedo privatizzati. Però io mi permetto di prend Spunto dal Suo intervento e dire che è possibile fare molto. In quale rezione? Quando io lavoravo proprio in questi laboratori, in particol re ho lavorato a Brookhaven, c'era una distinzione tra proprietà, gesti ne e risorse finanziarie. La proprietà era pubblica, le risorse finanziar venivano dal pubblico, ma c'era un contratto di gestione per contr molto sofisticato e complesso, che era privato. E mi sembra un bu giardinetto di dimensione privata e di dimensione pubblica. Vi racco to un episodio di quando sono arrivato lì - mi avevano chiamato dal l'Europa perché avevo fatto certi studi che interessavano, in particol re sui sottomarini nucleari; poi vi parlerò del nucleare, perché io ven go da quel mestiere - e per me, che avevo 24 anni, era una gran co essere chiamato lì. Primo giorno. Mi riceve il Direttore e mi dice: "fa cia il suo programma". Dico: "Ma come lo vuole questo programm grande, piccolo?". "Faccia lei. Ci fidiamo, l'abbiamo chiamata, però l do due messaggi: 1) Guardi che se lo fa troppo piccolo, poco ambizioso, la cacciamo, perché non vale il suo stipendio; 2) Se lo fa tropp grosso, la cacciamo tra sei mesi quando facciamo la verifica di qual quota del suo programma è stata realizzata". Allora ho imparato la parola "compliance": esattamente la lezione che ho imparato ai laboratori nazionali di Brookhaven nel dipartimento che allora si chiamav Energy Administration, ma ci stava molto dentro il Dipartimento di

152

BASTA COI LUOGHI

COMUNI

SULLA RICERCA.

È ORA

DI FARLA, PER BENE!

il l ipartimento della Difesa, anche se poi il gestore era un condi università e di imprese. Quindi, in qualche modo la risposta 111domanda non è univoca . In certi termini la privatizzazione può nurodotta anche Il, ma la prima privatizzazione è sulle regole: ti iing, commesse, contratti, avanzamento programmi. 1111111 leare. Dunque, Lei sa che ci sono programmi di investimenollaborazione con i paesi europei e il disegno di legge Marzano I I 'gge - ha chiarito una volta per tutte che le strutture industrialiane possono fare questo tipo di investimenti, nel nostro caso 1'.1.. ul nucleare mi faccia dire solo alcune frasi stento ree, senza uv.lzione, Le chiedo scusa, ma il tempo non me lo consente: io ereI. quando sarà passata una follia collettiva, in gr:m ~art~ tutta ~motutta italiana, risulterà con chiarezza che è difficile lmmagmare Ill/loni meno invasive, sul piano ambientale, del nucleare, con rifeI 1110 a tutte le dimensioni. lo soffro se non vi dico che ogni tanto lo in televisione che qualcuno è morto e qualche casa è crollata per il I as metano, ma "il metano ci dà una mano", e questo non lo si 11I.lhilizza;figuriamoci se non sono a favore del metano io che par~ CI prima delle centrali a turbogas, però, veramente,.ci so~o due peSI 1111' misure. Se quei tre o quattro morti fossero stati per Il nucleare, IlICI che una notiziola al solo telegiornale dell' una, così siamo sicuri la non lo vede nessuno!, ci sarebbero stati dibattiti e servizi speciali I 111'si e anni! Però, per onestà, dico che il nucleare presenta il proIi 111.\da cui sono partito: asse temporale di riferimento. Perché è un Il 111 a in cui, essendo elevato il costo dell'impianto e bassissimo il colli di ombustile, ed essendo .abbastanza lungo il tempo di costruziol j vuole un paese o una struttura finanziaria industriale che sappia wonare in lustri. Se si ragiona in semestri, il nucleare è morto - inI

153


FABIO PISTELLA

FONDAZIONE

dipendentemente

dalle questioni arnbientali,

ROMA

BASTA COI LUOGHI

Eu

111.:

le opinioni pubblich

limi

renza - perché non sa tenere le regole e non sa farle rispettare, e in pendentemente dalla questione reale. lo mi scuso dell' eccessiva fr

fica che si è mosso il Governo e ha convinto il Capo dello Stato a fl mare ~n provvedimento che, improvvisamente, non vale più. Il pere non Sl sa bene. In queste condizioni, immaginare che si possa gesti un paese mi sembra particolarmente difficile. Conclusione: quand vero, allora, sì, probabilmen

avremo la forza, perché ci terremo l'uno con l'altro. Quando abbandonato la stagìooe; per cui ogni amministratore della semestrale e non è occupato di fare investimenti

avrem

è preoccupa che sono al ri

torno differiti - i soldi li caccia lui subito, i benefici ce li avrà il suo su cessore tra 5 o lO anni - allora ci potremo permettere il nucleare. M controprova:

dove si fa il nucleare? Si fa in Francia, paese - dico un

~aro~acci~ - dirigista, che fa politica industriale e mi levo il cappell Sl fa m G1appone, ma il Giappone è un Paese che lavora su archi tem porali lunghi, perché il sistema dei grandi gruppi industriali ha una visi~~e dei dec~nni e, quindi, si può permettere scelte che hanno tempi di ntorno dei If anni. Noi, in questo momento, siamo troppo ball rini. Però mi confortano alcune cose, perché bisogna raccontarla tutt

154

110 di riferimento. 2) La ricerca è andata avantie ci sono moa più elevato rendimento

e con ancora più elevati stan-

I di sicurezza, ai quali, peraltro, cominciano a partecipare anche im~ linliane _ ed è un fatto molto positivo - su scala europea. 3) Sl

i

è stato fatto diventare carta straccia. Un DPR sign

avremo creato un sistema comunitario

DI FARLA, PER BENE!

1) Tutti quei paesi che dichiaravano, da super Verdi; che avreb-

li di reattori

Per me Scanzano Jonico è stato un punto di minimo della credi lità del nostro sistema istituzionale, perché un decreto del Presiden della Repubblica

È ORA

IlIl 'l fila. La Finlandia, ad esempio, invece, non ha mai dichiarato Il bbe uscita dal nucleare. Non ha fatto queste dichiarazioni. È

non si deve imbarcare nel nucleare - e lo dico con so

chezza, ma se non parliamo di soluzioni di questo tipo tra noi che . mo classe dirigente. .

SULLA RICERCA.

hiuso, sto ancora aspettando che chiudano: Svezia e Germania

così via - perché è un sistema che richiede certezza. Ma un paese non ha ancora fatto "Santa Sofia", cioè la linea di collegamento Pu - Campania,

COMUNI

un .ia a parlare di nuovi ordini degli Stati Uniti, dove la causa di Il

I

rispetto all'insediamento

durata e soprattutto

di nuovi impianti è stata.l'impr~ved~-

l'imprevedibile

esito dei process1 au:onz~at~-

quando si investono quattrini privati, la certezza di tem?~ ~ ~l esiI i processi autorizzativi è fattore condizionante la reddirìvità del\Iimento. Il sistema di' ricerca della Russia. Èverissimo che tutto il sistema di

IV

l"

.izione scientifico russo porta a delle grandissime eccellenze, e veunn forte complementari età con il sistema occidentale, per alcuni

drogato dalla grande disponibilità di calcolatori - prendetelo ~~ " (lime una battuta, ma io sono di formazione fisico-nucleare, Le1 e I I

\ 111 matico,

se ho capito, Ambasciatore

- e allora la metto in un mo-

l••proprio

per sorridere, visto che stiamo pe: a~d~re a. c.ena: troppa IIllilli numerica male organizzata, troppi algontml ncorsrvi e poca rno, Il.r/li ne analitica. E questo è il motivo per cui la scienza in quei pae1.\ dico con cattiveria: forse perché avevano meno eccesso di calco-

I 1111 i e non erano militari -li ha in qualche modo costretti t Il 'ulpa - a sviluppare un po' più l'ingegno e a spremersi

- optima

~em~ninI l'l'I' mi piaceva dire questa battuta sull' effetto di drogaggio del calol.uori: se uno non ha il calcolatore, fa funzionare il cervello; se uno

155


BASTA COI LUOGHI FONDAZIONE

FABIO PISTELLA

ROMA

COMUNI

SULLA RICERCA.

I i sub-fornitori

ha il calcolatore e lo usa male, si mette lì e tira fuori dei numeri non sa neanche cosa significhino. Questo mi interessava per arriva un' altra affermazione più seria: in particolare in Italia la framment ne e l'incertezza delle risorse ha fatto sì che tutti diventassero mod s~i. Ali.ora, .a~che nelle facoltà di ingegneria e nei laboratori di ingeg na, val a VISitare i laboratori e vedi un calcolatore sul quale si fa la mulazione tridimensionale. lo, invece, vengo da una generazione n la quale, se visitavi i laboratori di ingegneria, vedevi pompe, valvol scambiatori di calore, circuiti, stazioni di prova. lo credo che dobbi mo tornare a questo, altrimenti veramente perdiamo il contatto con realtà e siamo destinati ad una posizione di sudditanza. Anzi, ci siam dati una priorità in ambito CNR non solo per fare queste cose, ma le. co.n ~e imprese. Per risolvere la questione del dialogo delle piccai rnedie Imprese la prima soluzione che ci è venuta in mente è: tre ali anze strategiche, delle quali una firmata e due in fase di definitiva m sa a punto. La prima è con Finmeccanica, che è - ahimè - per mol

1\

di Finmeccanica

list e tutta una serie di logiche che consentono

Parlando con Finmeccanica ha strutturato un sistema di cornuIlone che non è punto, che non funzionerebbe. Gli altri due sono nmau, grande realtà del Paese sul manifatturiero, e il terzo è con Il,

I

'x Fiat Avio. Perché mi è venuto in mente adesso? Perché andiaI 'alizzare a Napoli una stazione di prova dei motori - e parlo di

1111i della

missilistica - realizzata in collaborazione pubblico-privaIlsl usciamo dalla progettazione-calcolatore e gestiamo insieme que1IIl' anismo. Se è più agevole col pubblico fare investimenti infrauuurali, con il privato faremo la gestione delle stazioni sperimenta-

, .rhimè, oltre 35 anni dopo, realizzo quello per cui sono partito da IlIokhaven.

della grande industria hi

tech - ch~ è un grave errore - rimane un addendo ancora più impo tante: abbiamo convenuto con Guarguaglini che oggetto dell'interven 'to saranno anche le 3.500 piccole e medie imprese sub-fornitrici del sistema Finmeccanica. È lì che si fa innovazione tecnologico-operativ è

si dice che tutte le pi -

cole e~medie. i~prese italiane debbono fare ricerca, di che stiamo parlando. QUalI Imprese? Con che risorse? In che contesto? Quando di-

156

particolarmen-

lo c il flusso di comunicazione, visto dal CNR. Questo per me è ut ralino. Il CNR quanto deve investire per parlare con 3.500 im-

del CNR e uno di Finmeccanica. Appena insediato, sono andato d Guarguaglini, abbiamo firmato un accordo e lavoriamo insieme su al

con gli oggetti. Perché quando si chiacchiera

DI FARIA. PER BENE!

abbiamo quality assurance. spa-

comparti tecnologici quello che è rimasto in termini di presenza ind striale, ed è ridicolo che ci siano due strategie di sviluppo hi-tech, un

meno tre filoni. Ma, anche dimenticandoci

È ORA

Eu

157


BERLUSCONI,

L'UOMO GIUSTO AL MOMENTO

GIUSTO

Roma, Caffè Greco, 13 dicembre 2004

di Sandro Bondi*

istella uonasera a tutti e benvenuti.

Desidero, brevemente,

ricordarvi

la formula delle nostre serate, che è basata sull' ospitalità ad un personaggio che, in corrispondenza di un evento, di una circoo anche semplicemente per una riflessione di carattere generale, 1111 attiene su un argomento che corrisponde alla sua professionali-

111.'

I h

alla sua esperienza. In questo momento avere un politico con le reurvabilirà dell'Onorevole Bondi è particolarmente significativo, perIiamo

Il,11 111

vivendo passaggi decisionali complessi, con impatti diveri su una molteplicità di temi. Un po' per la scadenza di fine antenere, un po' per la finanziaria, un po' per il contesto interna-

11111,11 '. I

In un certo senso questa è una sortita di Roma Europea nel

uulo della politica ma corrisponde al suo spirito che è quello di tropunti di contatto fra la società civile, la cultura e la politica.

I

111

particolare, è previsto nell' approccio, del tutto non polarizzato,

uu'nssociazione culturale come Roma europea di rispettare una sordi bilanciamento

consistente

in presenze da parte dei diversi schie-

( //(mlinatore nazionale di Forza Italia.

159


BERLUSCONI, SANDRO

FONDAZIONE

BONDI

GIUSTO

I i i partiti dei leaders carismatici, poi, ancora adesso, stiamo mio verso un' altra epoca. "Destra e Sinistra", titolo del libro, non

ramenti politici. Come già sapete, poiché è stato annunciato in un p cedente incontro, il prossimo appuntamento è dedicato all'incon con l'Onorevole Dario Franceschini, Coordinatore nazionale della M gherita. All'Onorevole

Bondi chiediamo di direi qualcosa anche sul

libro e, in particolare,

credo che ci potrà indirizzare, su alcune

I

l'autore per toccare i punti più significativi.

unini presi in prestito da un qualcosa che non c'è più oggi? For-

I i gare il senso del libro sono le parole "tra destra e sinistr~'. . Il i .he il significato del libro che ha scritto Sandro Bendi, lo SI

rifl

sioni di inquadramento, il Senatore Giampaolo Bettamio che ha c tesemente accettato di leggere il libro, farsi una sua idea e provoc

Giampaolo

r.:UOMO GIUSTO AL MOMENTO

ROMA EUR

da una frase centrale, più volte citata nel testo: "vogliamo caml'Italia". \lI'Il'sidente Berlusconi la espresse in Senato e lo ribadl con fermezza. Il la luce si collocano tante scelte che stiamo facendo anche in que11I11Ii. Ma preferisco ora lasciare la parola a Sandro Bondi, che saprà I 111\nte illuminarci meglio rispetto anche si contenuti del suo libro.

Bettamio

. Avrete già capito che, purtroppo, l'Avvocato San Mauro, in ques CIrcostanza, non riesce ad essere con noi. Pertanto, sono la persona c deve in qualche modo supplire alla sua assenza. Lo faccio molto volen tieri anche perché la considero una felix culpa. Il fatto di potere ripren dere o continuare un lavoro con l'amico Bondi, al quale mi lega un stima e un' amicizia molto profonda, è infatti un motivo di grande pia cere per me.

fQ Bondi I III~razio il Vice Presidente della Fondazione

" di avermi invitato al Caffè Greco questa sera. Non vi nascondo Il emozione nel rrovarrni qui. È una cosa che, soltanto qualche I

'

vedi, come giudichi, anche in questo momento della tua età politica europea, il rapporto fra Roma e l'Europa. Cosa può dire una capital dell' ampiezza, del significato, della posizione di Roma, nel contesto di una Unione europea che si allarga?" questa è la prima domanda, ma ci sono altri spunti in questo libro. In un' epoca in cui l'ideologia è tramontata, siamo passati dai partiti

160

Il 1.1, non avrei potuto immaginare. ucsto è un sentimento che mi prende molto spesso e che confes11\11110 apertamente. Sono una persona di provincia; ho fatto il sinIl 111 un piccolo comune della Lunigiana. È presente l'Onorevole

Ho letto e riletto il libro. Una domanda viene subito spontanea. Sia mo in una Fondazione che sta facendo una lavoro abbastanza nuov per Roma, per la città che ci ospita, che è quello di cercare di un collegamento, ideale e non solo, con l'Europa. Allora la domanda è: "com

e il Senatore Betta-

I I ti Il l'erri che mi conosce da molto tempo e sa della mia esperienza IlIll.1 I

recedente. Provo IIIH' politico nazionale, Il .d Cc [tè Greco tra un \I 'sto è avvenuto per 111pllnto ho incontrato '. l

t

sempre un senso di stupore a trovarmi nelad essere invitato a Porta a Porta o questa pubblico così autorevole, così scelto. caso nella mia vita. È avvenuto perché ad un Berlusconi e, da allora, la mia vita è cambia-

urnbiata completamente

Il ,Ivr 'i immaginato

e ha preso una strada che, certamente,

di poter seguire e intraprendere.

161


SANDRO

BONDI

FONDAZIONE

ROMA

BERLUSCONI,

Eu

IOlTIunista, che è diventato sindaco di un piccolo co~une ~.ellilla, che ha vissuto tanti anni della sua esperienza politica all ~nI I Partito comunista ma che, ad un certo punto della sua vita,

I

contro con Forza Italia e poi della mia esperienza successiva all'int di Forza Italia soprattutto dopo la mia elezione a parlamentare.

to comunista italiano, ad un certo punto della sua vita si è incontr con Berlusconi e ha scelto di seguire Berlusconi, di far parte del pa to che Berlusconi ha fondato.

'

Questa la ragione che mi ha spinto a scrivere questo libro. Voler re una giustificazione, spiegare perché, appunto, una persona come è passata da uno schieramento politico, da un partito politico, da un' es rienza politica, ad un'altra.

È una spiegazione che in molti mi chiedono quando vengo inte stato. Come mai ho abbracciato il partito di Forza Italia, il partito Berlusconi? E poi lo ho abbracciato nel modo, più o meno scherz

so, che altri bonariamente siderano l'espressione di Berlusconi.

(ma non tanto) descrivono quando mi con

massima dell'adulazione

politica nei confron

In realtà questa immagine non corrisponde esattamente a quell che sono, che credo di essere. Credo anche di averlo scritto con for za nel libro. Ho cercato di dire perché non mi sento un voltagabbana, cioè un persona che è passata, che ha abbracciato un altro partito, che ha fatt una scelta per un interesse personale. Non credo di essere un voltagabbana, non credo di aver tradito le mie idee.

162

GIUSTO

piuttosto, una persona che ha cambiato 'partito p~r amore del~ I It'l' c non ha cambiato idea per amore di un partito. Q~esta e hl di un giovane uomo, qualche anno fa, di sinistra, iscritto al

con Berlusconi, del mio

In qualche modo ho cercato di spiegare perché una persona co me che proveniva da un'esperienza di sinistra, anzi di iscritto al P

GIUSTO AL MOMENTO

Il,

Questo libro, in fondo, è il tentativo di parlare di me stesso, mia esperienza intellettuale, culturale, prima ancora che politica, mia esperienza di vita, del mio incontro

èUOMO

IlIhi;lto partito per amore delle proprie i~ee. .' .. , . 11111 stato testimone della volontà di tanti uorruru pol.mcl ~l que, . della volontà di tanti uomini politici di costruIre, di veder I ( l, .' . . '0 Italia una sinistra autenticamente riformista, una smistra Il, I ,. . . f: Id -mocratica di stampo europeo, di poter contnbUlre a ar nasce-

\111sinistra come opposizione credibile di governo.. . , ono battuto a lungo per questo all'interno del Partito ~om~lll111111cattolico, innanzitutto,

e come persona che ha ade~lto.al va-

Ii I socialismo liberale di Raglianti, di Piero Calamandrel: di Ro~1\ ( l Il ,ad un certo punto, ha dovuto pr~nd~re ~tto ~ella impossiIl d -lla trasformazione del Partito comurusta italiano m una forma\I politica autenticamente riformista. . ., , . I('do di aver constatato questa impossIbIlIta attraverso es~enen~e .. dal punto di vista umano, di avere intravisto questa rmpossiCIS •• h h I111 Il. 1I101toprima che la vedessero politologi, studiosi, uomllll c e anI I

illeuuto sulla storia della sinistra italiana. uesta impossibilità l'ho vista alla fine degli a~ni '70, ne ho t:a~to , uenze nel senso che mi sono dimesso da sindaco, da consiglie-

d'

IlIlst

omunale, da iscritto al partito comuni~ta e, quan o e nata

F

orza

1,.1,ho intravisto la possibilità di poter dare il meglio della mia es~e111.1umana, culturale e politica all'interno

di questo nuo~o p~rt~t~

IlIlllko in cui c'era spazio non soltanto per i cattolici, per l socialisti

163


FONDAZIONE

ANDRO BONDI

ROMA

BERLUSCONI,

Eu

nista italiano, aveva aderito ad una posizione di carattere riformist Ricorderete che, allora, coloro che seguivano un po' le idee, le p

non costruiscono un partito. 1:lIlto meno costruiscono una piattaforma

i

I

fuorché un partito riformista. ( ue to problema che ho visto tanti anni fa è ancora oggi sul tappeto.

Non lo dico io, ma lo disse un grande intellettuale comunista qua1'lIWnio Garin. ( :arin disse: "la colpa più grande dei comunisti italiani è il silenzio

I

Per certi aspetti la sinistra di oggi ha ereditato il peggio di quell'esp rienza politica ma non ha mantenuto il meglio, quei pochi elemen positivi che nella storia, nella tradizione del partito comunista potev no esserci. Alcuni elementi c'erano.

Il proprio passato". Aveva ragione. È la mancanza di una riflessione Ii111 a ul proprio passato. La sinistra italiana non ha mai fatto i con11110 in fondo, con il proprio passato, con la propria storia, con la I

Hanno ereditato il peggio senza trattenere quel poco di buono d quell' esperienza politica. Se noi guardiamo, senza alcuna volontà polemica, ma come un na non è certamente evoluta verso posizioni riformiste. Gli uomini davvero riformisti in Italia si potrebbero contare sulle dita di una mano, con tutte le sue timi-

dezze, le sue paure, la sua mancanza di coraggio; vedo uomini come il Senatore Franco Debenedetti; vedo uomini come Umberto Ranieri; ve-

164

10-

'PI ia tradizione, con i propri valori, con le proprie idee. llute le volte ha cercato di evitare di fare i conti con il proprio pas-

111.

I'ultima volta è stato con Tangentopoli. Tangentopoli è stato un ma111 as oluto per il nostro paese ma è stato, in fondo, un male anche I \'1 tessa sinistra perché ancora una volta la sinistra italiana ha pen-

della realtà delle cose, oggi vediamo che la sinistra italia-

Sono uomini di sinistra riformista. Da

il partito di Cossutta, la corrente dei DS che

111110

ancora una sinistra riformista.

do uomini come Morando.

'gi la sinistra riformista è una piccola parte della sinistra. La magancora più radicali, ancora più 1I1i te, ancora più massimaliste che nel passato. C'è tutta l'area di

Illulazione comunista,

troppo siamo ancora fermi a quegli anni. Anzi, per certi aspetti, devo dire che siamo tornati addirittura indi tro; nel senso che non c'è più il partito comunista italiano ma non

politica di opposizione.

runza della sinistra è su posizioni

nistra riformista in questi anni! Ne avrebbe beneficiato la dernocrazi la nostra vita politica, l'intera vita democratica del nostro paese. Pu

Ne conosco pochi; conosco Giorgio Napolitano,

GIUSTO

I ma

zioni di Giorgio Napolitano erano chiamati miglioristi; erano consi rati quelli più vicini al partito socialista; in fondo, erano quegli es

constatazione

GIUSTO AL MOMENTO

I oli" ·bbe davvero nascere una sinistra diversa. Ma sono uomini che imoniano la loro posizione personale, la loro buona volontà perso-

riforrnisti, per i liberali, ma anche per chi, all'interno del partito co

nenti politici che potevano, forse sì, costruire un nucleo di un par autenticamente riforrnista, socialdemocratico europeo nel nostro pa Siamo ancora oggi al punto di allora, purtroppo. Fosse nata una

LUOMO

111

I

di poter evitare di fare i conti con la propria storia. La sinistra ha

.uo, ancora una volta, che poteva fare finta di niente e conquistati potere, non attraverso un rinnovamento proprio, ma attraverso 111,1 comoda scorciatoia; la scorciatoia giudiziaria. Di fronte all'elimiIl

zrone di tutti i partiti politici concorrenti democratici, che avevano Il tirato per 50 anni la libertà e il progresso a questo paese, la sinistra

165


SAN DRO BONDI

si è illusa di potere, comunque, più facile e comoda.

FONDAZIONE

BERLUSCONI,

ROMA EUR

conquistare il potere attraverso una

È andata male perché, nel '94, a mettersi di traverso ci ha pens Berlusconi. E, gran parte dell' odio che coltivano verso Berlusconi d riva proprio da questo. Si tratta di un odio ineliminabile

onsideriamo

GIUSTO AL MOMENTO

GIUSTO

quello che dopo è avvenuto, fino a questi giorni,

Il processo di questi giorni della SME, capiamo quanto coraggio .111'allora per decidere di mettersi coritro una sinistra che era, or-

I, l un iderata vincente, che ormai aveva preso il potere perché non piìl nessuno in grado di ostacolare la presa di potere di Achille Oc-

perché nel '94 Berlusconi ha i

pedito alla gioiosa macchina da guerra della sinistra di Achille Occh to di conquistare il potere.

L'UOMO

110

c degli alleati della sinistra italiana.

n rlu coni lidI'

'e.

ebbe qùesto coraggio. Credo, però, che il miracolo più - ho avuto il privilegio di vivere in questi anni, specialmente dal

I! mio libro prende le mosse proprio da questo periodo, ossia d momento in cui Berlusconi ha deciso di scendere in campo .

,.I 200 l ad Arcore, vivendo e lavorando giorno per giorno con 1111.\ oni - che fece il Presidente del Consiglio lo fece dopo il '96.

. . Si dice che nel '94 Berlusconi fece un miracolo, fece qualcosa di im pensabile, di straordinario: è vero.

I

Più riflettiamo su quegli anni più questo appare vero; fece davver un miracolo, qualcosa di straordinario. In pochi mesi costruì un parti to politico; in pochi mesi decise di partecipare alla campagna elettor le, in pochi mesi vinse, di fatto, le elezioni del '94 e divenne il Presi dente del Consiglio. Il libro prende 1'avvioda questo fatto, dal miracolo che Berlusconi compì nel '94, cioè quello di costruire una nuova casa. In fondo, per i mod _ rari, per i riformisti, per i democratici, cattolici, liberali che erano rimasti orfani dei loro partiti di riferimento dopo Tangentopoli, dopo l'eliminazione di un'intera classe politica attraverso le indagini di Mani pulite. Berlusconi ebbe, non soltanto l'intuito politico allora, ma ebbe soprattutto il coraggio di fare quella scelta. Ci vuole tanto coraggio a fare quello che fece allora Berlusconi. . Trovare dentro di sé il coraggio di scendere in campo e impegnarsi nel non facile agone politico, per uno che nella vita, fino a quel momento, aveva fatto tutt'altro.

166

he Ricordo quei giorni, come molti di voi, insieme a lui.

I)opo la sconfitta elettorale del '96 - fu una sconfitta elettorale parI Il .rché dal punto di vista dei voti, in assoluto, la Casa delle liberuurnne la maggioranza

dei consensi degli italiani; noi perdemmo meno collegi, meno parlamentari

I 111:1gioritario, cioè ottenemmo p

110

a quelli che ottenne la sinistra con Romano Pro di - vinse la si-

Il.1. ietro il paravento di Romano Prodi, dietro la sua immagine la 111Ira poté finalmente conquistare il potere.

Ricordo quei giorni drammatici. Ricordo un articolo di fondo scrit111 orriere della Sera a firma, se non ricordo male, di Francesco 110 he era intitolato "De profundis". Era la dichiarazione di morpolitica di Berlusconi, naturalmente

la fine della Casa delle libertà,

liuc di Forza Italia. La chiusura di una breve esperienza politica. Non c'era soltanto questo aspetto, perché proprio in quel rnornen1.I~gjunge 1'apice la persecuzione giudiziaria contro Berlusconi, I so ono fatti lontani, per fortuna, dopo la sentenza della Sme, 1I1(nza oscurata, purtroppo,

da quella successiva e negativa che ha

u.trdato il Senatore Dell'Utri.

167


SANDRO

BONDI FONDAZIONE

ROMA EUR

BERLUSCONl,

Dopo la sentenza di questi giorni della Sme possiamo guardar quegli avvenimenti come ormai lontani, di un' epoca che pensavam poter chiudere definitivamente.

ninvest, ma si giunse persino, in quei giorni, a minacciare il commi sariamento di tutto il Gruppo Fininvest. Chi poteva resistere a questa ondata drammatica contro un uom politico che era già considerato sconfitto? Non bastava che fosse scon fitto politicamente; occorreva anche distruggerlo nelle sue fondamen ta economiche, nella sua famiglia. Non c'era soltanto la sconfitta politica, la persecuzione giudiziari in quei giorni - Berlusconi lo rivelò qualche anno dopo in un incontr presso una Comunità terapeutica a Conegliano Veneto, dal suo amie Don Zuliani - egli fu anche colpito da un brutto male. Lo ricordo perfettamente. Quando ricordo questi avvenimenti politici, ma che ho vissuto personalmente, credo che il miracolo più grande Berlusconi lo ha fatto dopo il '96. E fu il suo miracolo più grande non solo dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista personale, perché dovette trovare proprio dentro di sé le energie, la fede, il temperamento, la forza di combattente per reagire a quelle circostanze così drammatiche, così diffici-

GIUSTO

Il 'Sl è un merito incancellabile, che si aggiunge a quello di avemuto, nel '94, la conquista del potere da parte della sinistra. I quel

In quel momento ricordo perfettamente che giunse al culrnin persecuzione giudiziaria contro Berlusconi, che non ha eguali in n sun paese libero è democratico del mondo. La persecuzione giudizi ria COntro un uomo politico; non soltanto gli avvisi di garanzia, n soltanto le inchieste, le perquisizioni in tutte le aziende del gurppo

L'UOMO GIUSTO AL MOMENTO

momento ha ricominciato,

passo dopo passo, a ricostruire

prospettiva di successo, una prospettiva politica che è passata atI o il momento fondamentale, politicamente, dell'adesione di For-

Ii

al Partito popolare europeo. Fu un passaggio cruciale per poi Il uir una strategia politica vincente per il futuro; attraverso poi la I 111.1 alle elezioni europee del '99, la successiva vittoria delle elezioI Rjonali del 2000 e, quindi, la grande vittoria alle politiche del 200 1. li.1

Il •

ta la storia che ho cercato, sulla base delle mie esperienze per-

IIlli • le 111(',

mie riflessioni di carattere politico, di raccontare sempliceumilmente, in questo libro.

Vi ringrazio. NTERVENTI hmpaolo

DEI CONVENUTI:

Bettamio

I >i .cvamo delÌa dimensione umana che Sandro Bondi mette nella ..111 i 'a e, credo che quanto ha detto sottolinea bene questa sua caratIl I i 'a che noi tutti apprezziamo. Adesso vorrei cedere la parola a voi. " fico Ferri I) .vo testimoniare

il suo coraggio. Non è da tutti seguire una sigla

li partito ma l'evoluzione dosi

della propria coscienza. Quindi,

prestigiosa, stimolante

e invitante

in questa

possiamo dire che Bandi

ulla breccia; e con un uomo come lui, penso che molti di noi di sen-

li, avverse, per riprendere e continuare il suo impegno per il nostro paee, per la difesa della libertà e della democrazia.

I 110 ancora sulla breccia, perché seguire gli ideali è la forza della no-

168

169

Il.1so

ietà civile. Soprattutto

la forte fiducia che attingiamo,

sia attra-


SANDRO

BONDI FONDAZIONE

verso il.c~istian~simo.sia attraverso la-politica, ci possono far raggiu gere del r~sultati che Il nostro paese deve raggiungere. . Tra nOIvedo tantissimi amici ai quali rivolgo questo pensiero. Qu sta cordata, della quale ho onore di fare parte, potrà mettere in ar qu~lla rivoluzione di.pace, di ideali. Una cordata ferma e costante p che sa~ebbe un tra~Imento del popolo italiano interrompere que c~mmIno nel quale Il popolo italiano ha saputo e voluto inserirsi. O ~I .la~~tta tra la ~inis~rae il p.artito di Forza Italia o, comunque, i pa tI.tIpiu modera.tI h~ npreso vigore. La vedo in tante circostanze. Quin di non s.coraggiarsima andare avanti con carattere e, soprattutto, co l~ propna consapevolezza e dignità, mi sembra che sia una bella ban diera da sventolare insieme. Grazie. Giampaolo Bettamio . Grazie all'Ono Ferri per la bella testimonianza. Altre domande e poi diamo la parola all'Onorevole Bondi. Prego Prof Bollino.

Andrea Bollino È difficile intervenire, dopo queste considerazione tanto belle, con una domanda più tecnica da Professore di economia quale io sono. Onorevole Bondi, le dico francamente che non credo che basti essere st~to un sindaco della lunigiana per costruire, non una gioiosa macchI~a da g~erra, ma u~a macchina solida che risponde ai bisogni e alle esigenze, In econornra e in politica, della quinta o sesta potenza industriale. Dovremmo, allora, stuzzicare, se altri mi seguono in questa richieta, l'Onorevole Bondi ad aprirsi di più per capire la forza e la poten-

170

BERLUSCONI,

ROMA EUR

L'UOMO GIUSTO AL MOMENTO

GIUSTO

I 11.1 macchina di un grande partito, il primo peraltro di maggioIl

J'

-lativa.

tiro Bondi Oli il Professore Andrea Bollino ci conosciamo dal '94 perché freur.ivamo il Centro Studi di Forza Italia diretto da Paolo Del Debl, 111\ uomo di grande valore culturale. Un filosofo, un teologo che V.I dato molto durante gli anni della fondazione di Forza Italia ac11111 ;l Berlusconi e che fu anche uno degli artefici dell'avvicinamenForza Italia di tanti intellettuali, di tanti economisti tra cui anche 1110/" sore Bollino. Forza Italia è certamente un grande partito; è il 11110 di maggioranza relativa in questo paese. Ritorno per un attimo 1")-1. Allora si disse che Forza Italia è nata per riempire un vuoto che 1.1 determinato nella vita politica italiana. Berlusconi ha dovuto co11111 'velocemente un partito per offrire una nuova casa a tutti quegli I Ilori moderati italiani che erano rimasti orfani dei loro partiti di riI unente. Forza Italia è nata sulla base di una emergenza politica, cioè IIcIL. di creare una nuova casa che ospitasse gli elettori moderati del CI 110 paese. C' i pensiamo bene Forza Italia non è nata solo per questo. Penso " Forza Italia o un movimento politico come Forza Italia, avrebbe IClvlI1 nascere lo stesso nella vita politica italiana anche se non ci fost.ua Tangentopoli. Credo che le classi politiche dirigenti della I ReI"hhli a, i partiti della I Repubblica non sarebbero crollati cosÌ repen1111,111\ .nte e non sarebbero stati spazzati così facilmente da Tangente1'"1 i s' non ci fosse stata prima una crisi tanto profonda nel rapporto II I I ittadini e il sistema politico della I Repubblica; perché con tutte I IlIti e le ombre dell'epoca e con tutti i meriti che quei partiti aveva1

171

I


ANDRO BONDI FONDAZIONE

ROMA EURO

BERLUSCONI,

no a~to nella storia del nostro paese, alla fine di quel periodo, spe dopo d crollo del comunismo, del muro di Berlino, si era creata u crisi nel rapporto tra i cittadini e quei partiti politici. Una crisi che spi

Il

111i

alla guida del governo è stato un punto di arrivo positivo, fe-

p 'l' la vita politica italiana. Ancora oggi, questo ~pprodo è un a~1110 molto imperfetto. Certo viviamo nel bipolarisrno. Ma che bil ••isrno abbiamo in Italia? Non abbiamo un bipolarismo normale.

che si era espressa in vari modi. Si er

espress~ con il movimento referendario di Mario Segni; si era espressa con Il referendum, con l'elezione diretta dei sindaci; si era espress di un movimento

lcadership deve essere visto come un fatto positivo nel senso che

l'0lilici si erano battuti durante la I Repubblica. Gi.ungere ~nalIIlt· ad un sistema politico fondato sulla alternanza di due schiera-

dello Stato. Una spinta al cambiamento

con la nascita e lo sviluppo impetuoso me la Lega Nord.

o s 'mpre che in Italia abbiamo un bipolarismo

politico co-

armato, un bipo-

i 1lI() selvaggio. Non è come nelle altre democrazie moderne dove uno due schieramenti

In un primo periodo, nel Nord Italia, la Lega aveva avuto successi incre~i~ili e impr~visti. La Lega ha conquistato addirittura una citta come Mdano. Tale era la spinta al cambiamento; che nasceva da tante ragioni.

GIUSTO

'porta un di più di democrazia, perché comporta un rapporto pi~ 110 tra partito politico e elettori. Questa era la scommess~ del b~I Iismo se ci pensiamo bene. Bipolarismo per il quale tanti uorru-

. C'era, allora e da molti anni prima, una grande esigenza di carn biamenro, c'era già allora una grande esigenza di rinnovamento dell una speranza di cambiamento

GIUSTO AL MOMENTO

I di tutti i sistemi politici, europei e non europei. Il fenomeno

ga per quale ragione quei partiti sono stati spazzati via così facilmen dalle indagini di Mani Pulite e ciò spiega perché è nato un movimen to come Forza Italia.

politica e di cambiamento

CUOMO

unfronrano,

la guida di una spinta

che si alternano

che si scontrano

alla guida del governo, che

anche duramente

ma non si contrap-

I "l-\0no come avviene in Italia. 111 Italia abbiamo su ogni questione una contrapposizione

perma-

soprattutto, abbiamo una delegittimazione nei confronti deIl .rvversari. Una delegittimazione, prima ancora che politica, morale IIlt' "

Credo che For~a Italia e Berlusconi hanno raccolto queste esigenze, queste aspenauve, queste speranze di cambiamento. Del modo di fare politica,

della concezione

mia. Forza Italia ha dato voce a questo, al bisogno di cambiamento. Forza Italia ha rappresentato questo cambiamento attraverso la ieadership di Berlusconi.

La leadership

non può e non deve essere vista

come un fatto negativo, come la vede ancora oggi la sinistra. Il fenomeno della leadership, cioè la spettacolarizzazione della vita politica o della personalizzazione della vita politica, è un fenomeno ormai inevitabile nelle società moderne

I I onfronti degli avversari. Lo abbiamo visto nei confronti di Berluuni, di Forza Italia, della Casa delle Libertà. Per fare un esempio: in

della società, dello Stato, dell' econo-

contemporanee;

172

è un fenomeno

inevi-

l"

è uscita la rivista Micromega, in un vol~m~ ~~~ografico I dll aro a questo tema: "Le due Italie: uno scontro di civiltà . Questo Il lripolarismo che abbiamo in Italia, cioè la cultura della guerra, non

I I

I

I i giorni

ultura del rispetto reciproco. Dovrebbe essere la cultura della corn-

wione sulla base dei programm~, delle scelte che si p;opongo~o al l'Il r. i offre una proposta sulla riforma della scuola, l altro. s.chlera11111110 propone un' altra riforma della scuola oppure fa delle critiche al-

173


BERLUSCONI, SANDRO

BONDI

FONDAZIONE

la riforma progettata dal Governo. Ma non delegittima. Non afferma come fa Prodi: "avete smantellato lo stato sociale, a

sulla demonizzazione

liunn. Potrà fado se diventa una partito politico non effimero coIIIpp I

ma, la domanda liani. Dobbiamo

Il Luto che, quando personalmente

è cresciuta molto. Non

ho proposto la prospettiva del

Popolare europeo, cioè ho proposto a UDC, UD~UR, etc., risposto di no affermando che Forza Italia è.un partIto ~gemo( .orne egemonico? Prima dite che Forza Italia è un partlto che

1111 1111

Il ((, debole,

e, quando proponiamo l'unità la risposta è: "Forza Iraunn forza egemonicà'. Le due cose non stanno insieme: o Forza

I I ( Jebole

parole ma i comportamenti

I

bipolarismo

..

hc Forza Italia è un partito effimero, debole, incerto. Lo dimo-

posizione. Dobbiamo costruire le fondamenta, le basi di una dem crazia normale, di un bipolarismo mite come dice Fassino. Lo dic sono totalmente

trOppo debole, troppo legato alla

o che Forza Italia in questi dieci anni

111 (

porci il probl

visto che pénsiamo di rappresentare i moderati ir porci il problema di costruire un confronto con l'o

spesso viene considerato,

hip di Berlusconi.

Il

Alla lunga questa situazione sfibra la democrazia; alla lunga que situazione di contrapposizione permanente, radicale, sfibra il tessu italiana. Credo che dobbiamo

GIUSTO

1111 r 'sponsabilità spetta proprio ad un partito come F~rza It~~a 1.lppresentato queste istanze di rinnovamento della vita politi-

e sulla delegittimazio

degli avversari. Così non si costruisce una democrazia normale.

civile della democrazia

GIUSTO AL MOMENTO

I

te distrutto la Costituzione". Sembra che il Paese sia ridotto in ma rie. Questa raffigurazione e rappresentazione del Paese non corrisp de alla realtà. È una cultura politica che si fonda sulla contrapposizi ne, sulla denigrazione,

LUOMO

ROMA EUR

diversi. Non abbiamo u

mite.

o è forte. . . rità sta, come sempre, nel mezzo. Forza Italia è un partito gl~, ( un partito che si è formato prevalentemente sulla leadershl~ I V

I rlu coni, e faticosamente,

in questi ultimi anni, sta cercando .dl

Eppure perdiamo tan te occasioni, perché sabato le due manifest zioni di Venezia e di Milano potevano essere molto positive. Il confron to tra piattaforme politiche diverse, Pro di a Milano illustrava il suo pro

I iurc una propria identità politica e culturale, una pr~~ria ~r?~filz11111 he non sia però l'organizzazione dei vecchi partl:l pol~t~c1.~a

gramma di governo, a Venezia Belusconi difendeva quello che avev

politica oggi non si esprime più soltanto attra~er~o i par~lt1 ~ohI 111.1 si esprime in una varietà e pluralità di mo.dl di parteCipaz10ne

fatto in questi anni e quello che si promette di fare nei prossimi anni, poteva essere molto positivo. Invece, non abbiamo assistito ad uno scon-

\I vII a sociale

•. una propria classe politica dirigente. Cr~do che.le novl~a di que~ iorni con la chiamata di Giulio Trernonti alla Vice Presidenza di

tro normale ma ad una delegittimazione di quello che fanno gli altri. Questo soprattutto dalla parte politica di Prodi; perché il discorso

ItI -nza

sapevolezza di avere fatto molte cose importanti in questo Paese ma senza dire una parola nei confronti di Romano Prodi. Credo che dob-

174

It~ia, la chiamata di Claudio Scajola alla guida del Comitat~ di la chiamata di Gianfranco Miccichè come Vice CoordinaNazionale, e così via, sia un fatto positivo. lo stesso l'ho costruì-

Il.1

di Berlusconi è stato un discorso pacato, sereno, di una forza che è con-

biamo creare, costruire questa democrazia normale. Penso che gran par-

e politica di un paese. Forza Italia deve, so?~at~utto,

I I

I

l'ho favorito, l'ho reso possibile come protagonista

175

perché sono


BERLUSCONI, SANDRO

CUOMO

GIUSTO AL MOMENTO

GIUSTO

BONDI

profondamente convinto che un partito come Forza Italia, che è il P tito di maggioranza relativa, come era in passato la Democrazia stiana, deve avere la sua classe politica, non può fondarsi soltanto la leadership di Berlusconi, che nessuno mette in discussione e n quale tutti si riconoscono, ma deve poter vivere anche con una plu lità di personalità politiche che ci sono in Forza Italia ma che devo cominciare a lavorare insieme. Abbiamo una classe politica, una cl se dirigente, solo che fino ad ora questi uomini politici avevano rapporto solo personale con Berlusconi e non avevano un rapporto di loro, non erano abituati a lavorare insieme. Ora bisogna passare questo rapporto personale, che nessuno mette in discussione e, anz è un motivo di forza, ad un rapporto di collaborazione, di solidari e di appartenenza tra questo gruppo dirigente che è in grado di gui dare un partito anche per il futuro. Il modo in cui abbiamo affrontato il tema delle tasse dimostra eh Forza Italia c'è stata sul campo; c'è stata con Brunetta, con Tremonti con Casero, con il Coordinatore di Forza Italia. Nel dibattito politi c'è stata anche nella trattativa sui contenuti della manovra fiscalee, pen so che abbiamo portato avanti un buon risultato per Forza Italia e p la Casa delle Libertà. Se i sondaggi sono aumentati in questi giorni, non sono aumentati solo per Forza Italia; sono aumentati anche per Alleanza Nazionale, p l'UDC e gli altri partiti della coalizione; segno che questa scelta è un scelta giusta che Berlusconi ha imposto alla Casa delle Libertà. Giampaolo Bettamio Ci sono ancora altre tre domande e poi chiuderei l'incontro.

176

lUllpiaTarzia uno Segretario Generale del Movimento per la vita italiano e re1\ abile nazionale famiglia dell'UDC. Qualche settimana fa, la Sig.ra I ,I Vcga,portavoce del Governo Zapatero, ricordando i passaggidel I n su alcuni questioni - aborto libero, divorzio lampo, sperimenIl!le ugli embrioni, possibilità di matrimonio tra persone ornosesIl un diritto di adozione, eutanasia - affermava come la Spagna, con 1(' scelta, si pone all'avanguardia in Europea e nel mondo. p IS nalmente sono cattolica ma sono convinta che valori quali la \I~lia, la dignità della persona, il diritto alla vita non hanno e, non uno avere, colore né religioso né politico. Credo che siano fonda1\10 dello Stato laico. Si parla molto di Stato laico ma è uno Stato i basa su principi democratici che affondano le loro radici nel di111 umano e, il primo tra i diritti umani, è il diritto alla vita. Dun\111 Stato laico deve difendere il diritto alla vita. Ma nel nostro ( si è creato, sotto gli occhi di tutti, un clima di dibattito non selli, un dibattito in cui c'è il prevalere di un laicismo assolutista, in\I I.mte che impedisce ad altri di essere legittimati a credere in un'idea I sa di avanguardia. Credo che mitezza nei modi non significa perIl di identità e di fermezza nelle proprie idee. Volevo avere una sua 1\ sione su questo. Grazie. lliro Bondi '. una domanda molto bella. Ho partecipato insieme al Prof. Bolli011101 presentazione del libro scritto a due mani dal Presidente del Selli P 'l'a e dal Cardinale Ratzinger proprio dedicato a questo tema e 11111 ancora sotto l'effetto narcotico di un dibattito sublime. QuanI ;IS altana certe cose si ha l'impressione di un piacere quasi fisico.

177


BERLUSCONI, SANDRO

BONDI

FONDAZIONE

Sembrava di riascoltare quelle controversie del medioevo tra teologi, losofi. Un dibattito straordinario. Spero che non solo il libro possa ventare momento di riflessione e confronto fra altre persone, ma lo stesso i~contro possa essere reso disponibile anche a chi non era p sente nell Aula Magna della Lateranense. Su questo tema, poiché so ancora schiacciato dal peso intellettuale di queste persone, parlare questi argomenti mi sembra come abbassarne il livello. Posso dire eh Lei ha perfettamente ragione quando parla di un laicismo intollera te. ?ggi Pera e Ratzinger hanno parlato di laicismo dogmatico. E un laicismo che dà legittimità e dà credito alla trasformazion nella società contemporanea, dei desideri in diritti. Cioè i desideri d l la co.sci.enza.indi~idu~ev~ngono trasformati in diritti. Da questo pun to di VIsta, Il desiderio d! avere un figlio attraverso una fecondazion eterologa diventa un diritto secondo questa cultura. Il desiderio di av re un figlio fra coppie omosessuali diventa immediatamente un dirit to. ~l desiderio di avere un figlio ad un' età avanzata, magari dopo 6 anni, diventa un diritto. Non solo. La cosa paradossale è che questa cultura, mentre assolutizza la coscienza individuale di ogni persona e diventare ogni pulsione dell'Io, della soggettività un diritto, nel med • simo tempo deprime la coscienza di ogni individuo del suo valore etico e morale. Questo è il paradosso oggi. Addirittura questo laicismo dogmatico toglie valore alla religione come fatto pubblico. Secondo il laicismo dogmatico la religione, la fede religiosa, una credenza religiosa, una convinzione religiosa che nasce e sorge dalla coscienza individuale, deve restare nella coscienza individuale, deve essere un fatto privato, un fatto di ciascuna persona e non può né deve diventare un fatto pubblico. Non può e non deve orientare la vita sociale del paese. Questo significa cancellare l'esperienza democratico-cristiana, del cat-

178

r:UOMO

GIUSTO AL MOMENTO

GIUSTO

ROMA EUR

uno democratico che abbiamo vissuto fin qui. Nonostante la setra la sfera laica e la sfera religiosa, la sfera religiosa ha la pos111. di incidere nella vita sociale, nella vita pubblica per costruire !Il i ·tà migliore, una società più umana, più libera, più giusta. QueIl paradosso che dobbiamo mettere in luce dellaicismo dogmatiIl . nel mentre assolutizza ogni pulsione e ogni desiderio che nasce I lOS ienza individuale, nel medesimo tempo priva la coscienza inIII.d' del suo valore più forte che è il valore morale, il valore etico. 1.1 I risposta che mi sento di dare alla sua domanda molto inte1IOll '

l1paolo Bettamio I nuto conto del tempo che abbiamo a disposizione e delle persoIII v gliono ancora porre domande all'Onorevole, proporrei di faIl.11' ruppamento delle domande. l \;,StoStaiano IlIll'l'Vengola questa serata soprattutto in veste di fondatore di Ro1'lIropeae come amico di Sandro Bondi. Vorrei con lui affrontare Illlla che si sta rappresentando con una crescente drammaticità. È IllIhl 'ma della libertà compressa dalle azioni giudiziarie, da un me111 di ricercare li verità che va bene al di là di quel che può essere ac\I ,!li! " di quel che è giusto fare in uno Stato garante dei diritti di liIl.\ d ·i cittadini. Questo è un Paese in cui si fanno intercettazioni teI IlIi,he come in nessun altro Paese del mondo. Il doppio di quelle I ,1:1Onoin tutti gli Stati Uniti. Enormemente di più di quello che

I l 111 Francia, Germania, ecc. I .1 lil ertà di ciascuno di noi credo sia oggettivamente limitata da que-

179


BERLUSCONI, SANDRa

L'UOMO GIUSTO AL MOMENTO

GIUSTO

BaNDI

sta sovrabbondanza

folle di iniziative di indagine prive di ogni contr

lo perché, nonostante le riforme che sono state operate, ci troviamo una condizione in cui, troppo spesso, il p.m. scava il solco e il g.i.p. difende come diceva qualche vecchio maestro del diritto. Ci trovi in una condizione in cui la dinamica di differenziazione funzionale e carriera tra i p.m. e i giudici non è rimarcata in maniera adeguata, ci t viamo in una situazione in cui è possibile contestare ai cittadini re inesistenti che nascono da una interpretazione

dell'accademia

ed

giurisprudenza maturata in una singolare congerie di coincidenze. professore dell'Università di Torino elabora una brillante teoria, il co corso esterno in un reato associativo, poi i suoi discepoli, magistrati quella stessa Corte d'Appello, divengono i protagonisti in tutta Italia questa interpretazione che trova ancora i suoi sostenitori, i suoi epig ni nonostante le tante drammatiche sconfitte che la giustizia ha assic

• le

Il

Tecnologie e sono un dirigente generale dello Stato. Cre-

h . una

delle caratteristiche del riformismo, sia quella di prendere I Il ncnto il fatto che il 46% del PIL del nostro Paese è destinato al.\ per la Pubblica mministrazione

e che il 40% delle spese cor-

[ello Stato sia destinato all'auto-mantenimento della macchina l [iru: personale, risorse finanziare da gestire e risorse strumentali. he il riformismo voglia anche dire meno sprechi, meno tasse, s ira. Non voglio con questo ridurre quanto piuttosto rigenera-

111 l

I

l'ffìcienza, più efficacia perché ritengo che, attraverso l'innovaI .nologica, attraverso le tecnologie della informazione e della

111

1111 i

azione, sia possibile arrivare a meno code, più servizi in rete; volere dire meno camere stagne tra amministrazioni e più cornu-

tllllle

e più cultura e pratica del "fare sistema"; il non fare sistema

rato a queste tesi. A tutto questo credo si debba dare una risposta p ché il problema è certo la grande differenziale persecuzione nei confro

rtato finora sprechi. Di conseguenza una domanda pertinen1111 .lusiva può essere questa: "non è il caso di pensare ad una Ma: 111 p r le Pubbliche amministrazioni, a dei criteri cui attenersi e ad

ti di Berlusconi e di chi è stato vicino a lui che mi pare evidente. Bis

M.lstricht per l'e-goverment,

gna restituire a questo paese un'idea di giustizia diversa da quella c questi anni calamitosi ci hanno mostrato. Bisogna dimostrare che l'I

li proporre.

lia è la culla del diritto non perché, come diceva una volta un fine di tore, è sempre rimasta in culla e non è mai cresciuta. Grazie.

IIl1p

cosa che il Ministro ha già avuto mo-

la Scalzini Il.1110 che la mia domanda assomiglia alla precedente conferma che

nrimento diffuso. Questo Governo ha fatto tante cose in una se-

Il

Andrea Mancinelli Sono un neofita delle cene della Fondazione; spunti ve ne sono st ti parecchi sin dal primo intervento dell'Onorevole Bondi. Ne ho tra to una domanda e anche un' occasione di riflessione. Che cosa è il ri formismo? r.:Onorevole aveva iniziato a parlarne. Uno spunto lo do d mio punto di vista. Sono Capo di Gabinetto

180

del Ministro per l'Inn

l Il

I 110

ri. Quanto però allo Stato leggero, al tasso di intermediaziotato esagerato, al peso della Pubblica amministrazione

non

l 111 I uoni risultati. La spesa corrente è ampia ma è anche cresciu1 I '()Ol ad oggi di un punto e mezzo a causa di più spese del per-

I ..1 ausa di più occupazione pubblica e per maggiori spese in penIl . e abbastanza improduttive

che non hanno lasciato spazio agli

181


SANDRO

FONDAZIONE

BONDI

investimenti, l'Onorevole

alla ricerca e all'abbassamento

ROMA

BERLUSCONI,

Eu

ndiconto dell'attività della magistratura

I

delle tasse. Cosa p

Bandi di questo?

IISS

H'

che è un maestro di diritto, però posso dire che non possiamo es orgogliosi della giustizia in Italia. È un peccato perché l'Italia dovr

paese, che è la culla dei diritto, questa ca~ta ~i .magistrati che .11ui-democratici nel loro modo di vedere la gmst1Zla, la democra-

alle lettere che Enzo Tortora ha scritto

r.ipporti tra magistratura e parlamento.

gl

. da andare alle fonti del diritto. I quanto riguarda le osservazioni del Dott: Man~inelli. S?,no d'ach I. Il riformismo è coniugare la libertà con l eguaglianza. C e un bel'\111 discorso del nuovo leader del centro destra francese nel quale 11110

fosse una sinistra, come in tutti i paesi del mondo, garantista. Inve impedisce la rifor

utilizza alcune parti della magistratura

1\1

p

I

Il Professore Stajano sa che fondai, giovanissimo, un circolo nel mi comune intitolato a Piero Calamandrei. Ero e sono innamorato di qu stato grande protagonista della nostra costituzione repubblicana. C lamandrei era un uomo di sinistra; di una sinistra democratica. Ma l sinistra oggi cosa prende del pensiero di Piero Calamandrei? Nulla.

.I[l'economia della Cina, degli Stati Uniti, dell'Europa, perché se

la competitività ci rimettiamo tutti e ci rimettono i più ~eboli". I )llhbiamo far crescere l'economia, lo sviluppo ma senza lasciare nes-

111.1

liti

sto grande giurista, di questo grande avvocato toscano e fiorentino.

.Ii margini della strada, senza lasciare nessuno in basso: facendo re tutti. Questa è l'idea del riformismo. Ed è la nostra idea. u.mdo Veltroni scrive un saggio sull'Espresso e dà i consigli a Ro-

l\ll l'rodi, dice: "la nuova destra di Bush e di Berlusconi

el

Il I

proponessimo noi, come destra, chissà cosa direbbero. E, invece, le h dette Piero Calamandrei. Un commissario generale che in Parlament

M;\

182

alla Costituente

dette cose intelligenti che potrebbero adattarsi anche a noi ma

.id una sinistra normale. Nel discorso viene detto "bisogna far cr~1\. onomia, bisogna rendere competitiva l'economia francese n-

1111

le cose che diceva Piero Calamandrei

in ogni paese democratico. Se sentiamo quello che dicono cer-

\111

vare la giustizia in Italia. La sinistra dovrebbe essere più interessata chiunque altro ad avere una giustizia giusta. Più del centro-destra,

prendessimo

Il giudice terzo nspett~

isuati, questi p.m., c'è da rabbrividire. E c'è da chiedersi come è na cere in Italia un certo tipo di giudice. Come è potuta nasce-

stizia che abbiamo nel nostro paese. È motivo di amarezza vedere parte mia una sinistra che è completamente sorda al bisogno di rinn

della giustizia. Addirittura finalità di ordine politico.

.quio alla sovranità del Parlamento.

111

be essere davvero la culla del diritto. E quando ripensiamo alla vie da del Senatore Andreotti, alla vicenda di Berlusconi, di Dell'Utri,

in Italia, abbiamo una sinistra che, al contrario,

e verifica se il compor-

Il <

Non posso aggiungere niente a quanto detto dal Professar Staj

Enzo Tortora e ripensiamo

GIUSTO

l'all'avvocato difensore. Queste sono idee che non sono né di di sinistra. Sono idee di una giustizia normale che dovrebbe-

l.

carcere alla figlia Silvia, abbiamo tanti motivi per vergognarci della

GIUSTO AL MOMENTO

lella magistratura è rispondente alle leggi votate dal Par~amen-

11111

Sandro Bandi

L'uOMO

o la nuova

.uropea fanno leva sulla paura e sulla debolez~a .della per~one" . dove è questa nuova destra? Forza Italia non S1 nconosce m que-

l'' 'mi. 183


Dice ancora Veltroni: "è una nuova destra che punta sul prim dell'individuo

BERLUSCONI, lUOMO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO

FONDAZIONE ROMA Eu

SANDRa BaNDI

perché possono vota-

1\ Il'gionali, alle comunali, ai collegi ma quando si tratta di de~i-

contro il bene pubblico".

Venti anni fa Giorgio Ruffolo diceva delle cose che questa sin' non ha nemmeno letto. Venti anni fa Ruffolo aveva scritto delle che sono più avanzate di quelle_che diceva qualche giorno fa Veltr Addirittura Veltroni non fa la lezione a Pro di e alla sinistra euro ma fa la lezione a Kerry. È una sinistra provinciale che sbaglia tutto rò è sempre la maestra in tutto. Per quanto riguarda la domanda

uso a questa sinistra, a questa opposizione,

del Professor Scalzini. Lei ha

I futuro del Paese, di consegnare le mani del governo ad uno schiegli italiani ci penseranno bene prima di dare in mano il paeIlOdi, a Bertinotti, a D'Alema. a Di Pietro, ecc., perché questi andovessero vincere le elezioni, solo perché si mettono tutti insie11111,

I ~jorno dopo sarebbero punto e a capo perché non sarebbero in

l. di governare umune

il paese, perché non hanno uno straccio di program-

con cui governare il paese. Grazie.

tamente ragione. Un neo che ha questo governo è che ha aumenta spesa pubblica. Come si può dire da parte della sinistra che il nostro Governo h famato il paese, ha smantellato lo stato sociale, se è addirittura aum tata la spesa pubblica? In questi anni di stagnazione amministrazione,

'Il Pistella ringraziamento a tutti voi che avete così attentamente seguito discussione e, ovviamente, un ringraziamento al nostro ospite

/11

I

••lo per le cose che ha dette ma, direi, per come le ha dette, pereconomica,

le spese per la Pubbl

per i contratti, per la sanità sono tutte aumentat

Come si può discutere con un' opposizione di questo genere? Sicuramente dobbiamo essere più coerenti, più conseguenti, per vita politica italiana è anche molto difficile proprio perché abbia un' opposizione che non fa la competizione al meglio ma al peggi ribasso. La sinistra cerca sempre di combattere negativamente qu che fa il Governo. In fondo, una sinistra che vorrebbe ambire al go no del Paese dovrebbe incoraggiare Berlusconi a fare quello che fa p

IIUSito a coniugare una semplicità di linguaggio ad una profonIl analisi e, direi, anche uno spirito di calorosa e simpatica atten-

v -rso l'opposizione nel senso che ha adottato una tecnica di cui I 11110 111

molto bisogno in Italia, ossia parlare con chiarezza, esporre

fondo il proprio convincimento

Il Il jn risposta. .1•• ti. questo confronto può nascere un punto di equilibrio. Gralira a tutti e al prossimo appuntamento

ché una sinistra riformista in Italia può nascere soltanto se c'è un mo che fa delle riforme. Un Blair italiano può nascere solo dopo ci è stato un Berlusconi. Altrimenti

non nascerà mai un' opposizione che sia un' opposizi

credibile di governo. Penso che, nel 2006, gli italiani non darann

184

e ascoltare cosa hanno di dire

185

qui al Caffè Greco.


LA POLITICA DELLE REGOLE CONDIVISE

Roma, Caffè Greco,

14 gennaio

2005

di Dario Franceschini*

''\O Mauro

uonasera a tutti e benvenuti. Volevo ricordarvi gli appuntamenIi s .ientifici che caratterizzeranno Roma Europea nel prossimo periodo: il primo, a metà febbraio, dal titolo "Le reti a Roma: 11111 i

'd attese". Sono diversi mesi che la Fondazione sta lavoran1\ lilla equipe di ingegneri, urbanisti e avvocati sul tema del gole I s ttosuolo della città. Poi ne avremo un altro, alla metà di I

lilla I vrr

riforma federalista, con personaggi di spicco istituzionale. nei successivi incontri al Caffè Greco di indicarvi gli ulte-

1,llIdi eventi che caratterizzano 111 iarno,

l'indefessa attività della nostra

questa sera, il quaderno della Fondazione Roma euro-

Oli ~, dove troverete, come tradizione, pubblicati gli interventi dei II uspitati al Caffè Greco. I relatori del 2003 sono stati: Mario ,111 111111

i, Vice Ministro dell'Economia, ilà

arante per la Privacy, Adolfo Urso, Vice Ministro delle Enzo Cheli, Presidente dell'Autorità per le Cornu-

I l'roduttive,

Il/Il/m'I'

Stefano Rodotà, Presidente

nazionale de La Margherita

187


DARlO FRANCESCHINI

FONDAZIONE

ROMA

E

nicazioni, Emilio Colombo, Senatore a vita e già Presidente del p mento europeo, Francesco D'Agostino, Presidente del Comitato zionale di Bioetica, Maurizio Gasparri, Ministro delle Comunicazi e Giulio Andreotti, Senatore a vita. Idocumenti, le testimonianze, le passioni e gli interventi delle sone che ho citato sono, per l'appunto, pubblicate nel quaderno avete a disposizione. Abbiamo, per chi non lo avesse ancora, il qua no sulla globalizzazione religiosa e anzi, a tal proposito, colgo l'o sione per salutare l'Ambasciatore Scialoia presente a questa serata e era tra i relatori di quel seminario; in quell' occasione erano prese naturalmente, i rappresentanti delle tre religioni monoteiste. Desi ravo ricordare, mentre entra il Prof Pistella, Presidente del Cnr c con me e De Rita, è membro dell'esecutivo della Fondazione, che biamo recentemente curato un'interessante iniziativa all'Hotel Pl dal titolo "Roma vista dall'Europa: l'opinione degli ambasciatori d Paesi europei sulla nostra città". Oggi sono presenti gli ambasciat della Repubblica ungherese, l'ambasciatore della Repubblica slovac il Consigliere dell'Ambasciatore della Repubblica Federale russa, c non è ancora in Europa ma che speriamo di annoverare presto. Qu sto documento mi sembra molto interessante perché, a mio avviso, co ferma molti pregiudizi sulla città ma esprime anche alcune linee di te denza, di evoluzione della città viste da un osservatorio così interessan te come quello degli ambasciatori che vivono a Roma. Naturalment altre copie dello stesso sono a disposizione di chi, fra lor signori, ne fa cesse richiesta.

LA

POLITICA

DELLE REGOLE CONDIVISE

Iio è un avvocato molto affermato; è nato a Ferrara; ha avuto l' 'l'i .nza nel movimento giovanile della Democrazia Cristiana; I 11':1 sempre 25 anni ma, nel frattempo, anche lui li ha incremenuprattutto è stato un punto di riferimento fondamentale nella 11011 ' di questo nuovo soggetto politico, La Margherita, che, co11010, nasce da un cammino di unificazione che vede sia l'esperienI I popolari, sia l'esperienza dei democratici confluire verso un nuooJ.lg .tto.

hhiamo chiesto all'Onorevole Franceschini di portarci una sua teuouianza su come vede Roma e l'Europa. Dopo l'intervento, lasceIO la possibilità agli amici di fare qualche domanda. I Ingrazio molto l'Onorevole e lascio a lui la parola.

A questo punto vi presento non soltanto un amico personale, m questo naturalmente centa poco, ma soprattutto un importante lead politico italiano che è l'Onorevole Dario Franceschini.

) l'ioFranceschini Vi l'ingrazio!Ringrazio Cesare per questo invito, che è dovuto an.illa nostra antica amicizia. Ci siamo conosciuti che avevamo meli 20 anni e, in questo tempo, i nostri percorsi si sono spesso incroIl, Proverò a raccogliere alcune riflessioni, non senza l'imbarazzo che pIOvadi fronte a una platea così qualificata e, per di più, in un luoimbolicamente e storicamente tanto importante. Però anche con uddisfazione, una volta tanto, di poter affrontare alcuni temi uscenl••rl.rlla politica del giorno per giorno, quella che riempie le pagine dei hu nali, che riempie i minuti del telegiornale ma che interessa molto o o all'opinione pubblica. Lo faccio con soddisfazione perché mi acIIgo che c'è qualcosa che non funziona nella politica italiana; probaIII/Il .nte è frutto della transizione che noi stiamo ancora attraversanlo Avevamo pensato un po' tutti, quando all'inizio degli anni '90 una III li fattori, sia interni che internazionali, cambiarono la politica ira-

188

189


DARIO

FRANCESCHINI

LA

liana - la fine del comunismo, la caduta del muro di Berlino, le vi de traumatiche di Tangentopoli, la nuova legge elettorale - che il stro ~a.esefosse entrato in quella che è stata chiamata, nellingu quotidiano, II Repubblica. In tanti ci eravamo illusi che la transizi sarebbe stata veloce e indolore. In realtà sono passati 10 anni e si ancora nel pieno della transizione. Non esiste un paese al mondo una d.emocrazia bipolare consolidata in cui si passano le giornate, tr~ gl~sch~eramenti e sui mass-media, discutendo di assetti, di eq bn, di schIeramenti. In altri paesi tutto è più assestato e, quindi, un c~nfr~nto normale sui programmi, sui contenuti, sulla qualità candidati e delle persone che si propongono al Paese. Siamo tutti entr~bi gli séhieramenti, ancora molto incastrati in questa fase di t~ans1ZlOnenon finita e, purtroppo, per smetterla di parlare di ass bisogna cercare di risolverli. Spero, quindi, che ci siano le condizi per completare la transizione perché il Paese chiede serenità nel fronto politico, chiede avversari che si confrontino sui programmi, le proposte per il paese; gli elettori chiedono meno risse e, forse, an meno soggetti che affollano l'immaginario del dibattito politico, Qu~sta sera.vorrei provare ad affrontare una riflessione che par per arnvare pOI a Roma, dalla situazione in cui noi tutti ci siamo t vari a vivere, dall'attentato alle Torri gemelle, nel settembre 2001, una fase che ha attraversato le nostre vite personali e familiari, ma che collettiva che non pensavamo di dovere affrontare. E che, in qualche modo, porta inevitabilmente su un terreno div so la sfida tra i due schieramenti nel nostro Paese ma anche altrove; pete che per molti anni la politica è stata quella fondata su un for c~ndi~ionam~nto ideo.logicoe, più era forte il condizionamento, più dibattito tra I due schieramenti era un dibattito che affrontava cere

190

POLITICA

DELLE REGOLE CONDIVISE

problemi del presente, ma soprattutto i due schieramenti si invano indicando due modelli di società diversi, contrapposti, I IId tempo. Quindi, una forte attenzione al futuro e, anzi, l'in1m' di una società futura come strumento per raccogliere i voti e lisi, più che per affrontare i temi del presente. Rispetto a questo 1 Il t' fatte molte analisi, in cui si è parlato di schieramenti conserl'i,'. attenti al presente e di schieramenti riformisti più attenti ad I il modello di società futura. 'po il 2001 tutto questo è cambiato molto in fretta nell'opiniorhhli a e, forse, le classi dirigenti del Paese non hanno avvertito, Il fondo, questo cambiamento. Siamo finiti in una stagione di . individuali e collettive, di incertezze profonde che hanno tante 111. ( ualcuno ha parlato di globalizzazione dell'insicurezza; credo i I una valutazione assolutamente profonda e vera che ognuno di vrrte, nel proprio percorso individuale, ma che si avverte anche IlIdo di affrontare le vicende sociali in genere. 1111 stato soltanto l'attentato alle Torri Gemelle, che pure ha in11110 nelle opinioni pubbliche, anche in modo irrazionale, una pauIi lilla cosa nuova che sfugge, che non si controlla come il terrori1111 .rnazionale, lo scontro di civiltà, l'idea che questo sia destina[urnredecenni, e probabilmente sarà così, e, quindi non affronta•isolvibile in un modo chiaro, conosciuto. Un momento difficiha creato un profondo senso di incertezza. I \ISO anche a vicende come lo tsunami, a questi grandi disastri arn1\lIIIi he gettano anche in un ulteriore stato di insicurezza l'opinioI"hblica; a questo possiamo aggiungere i fattori nazionali, le disuIl.1I1ze nel mondo, le crisi, la precarietà individuale di molte perp('r quanto riguarda il lavoro, ecc. Tutto questo è globalizzazione I

191


DA RIO FRANCESCHINI

dell'insicurezza

FONDAZIONE

che attraversa tutti e che, naturalmente,

cata dai mass-rnedia. Se le vicende drammatiche

LA

ROMA EURO

in Asia, delle giorn

1'(,8, erano tutti proiettati a dei modelli futuri: si lotta per costrui-

te scorse, fossero avvenute 10 anni, avrebbero avuto un impatto rnen immediato sulla nostra opinione pubblica; se fossero avvenute 30

erto tipo di società. Oggi i giovani non è che non hanno inteper la politica, è solo che sono disinteressati a quella che troppo ~oviene rappresentata nei telegiornali. I giovani sono interessati al-

111\

ni fa, dopo qualche giorno, sarebbe comparso un articolo su quale quotidiano che riportava una notizia di una cosa lontana. Linforrn zione globale rende tutto più vicino e, rendendo tutto più vicino, h che sembrano lontani ma che invece condividono con noi il futuro, m anche degli aspetti negativi nel senso che accentuano in ognuno di n questo senso di precarietà e di insicurezza. Un modo di sentire che è amplificato, secondo me, dal moment storico in cui viviamo. Dopo la caduta del Muro di Berlino era preval sa nell' opinione pubblica dell'Occidente

l'idea che fosse finita una sta

Iundi

questioni della politica al presente: la pace, la guerra, la glo-

lizzazione, l'ambiente. Non è questa una domanda forte di politica? Chiedono, anche in I IO caso, risposte al presente. Chiedono che vengano risolti i pro-

I mi,

chiedono che il confronto

politico sia su questo. Questo com-

rtu che tutti dovremo adeguarci. Comporta, per lo schieramento

rinuista, l'esigenza di portare il confronto sulle ricette per l'oggi più

h

snll'indicazione

di modelli lontani, Questo sarebbe un passo in

uni straordinario per la politica italiana. ( .redo che arriverà molto in fretta il momento

gione lunghissima e carica di tensioni, di problemi e che, essendo ca duto il Muro di Berlino, la nostra civiltà fosse destinata ad un period di espansione della democrazia, di crescita del benessere, di espansi o ne dell' economia di mercato: insomma, sembrava che tutto fosse inca nalato verso un futuro tranquillo, finalmente privo di rischi. Tutto que

DELLE REGOLE CONDIVISE

I lIi sociali, perché la gente vuole capire come uscire da questa sizione, come vengono affrontati i problemi. Se pensiamo ai giovani

viene ampli

degli aspetti positivi, perché ci rende partecipi delle vicende di pae

POLITICA

1,\

in cui il confronto

su come affrontare i problemi della società; fare emergere la diver-

Il,' su cose concrete. ( .osa che tutti chiedono da tempo ma che, oggi, è resa più urgente

sto ha aumentato il senso di paura e di insicurezza quando abbiam scoperto che ciò non era vero, che lo scontro era semplicemente cam

l,

biato nel mondo, non è più con l'Est ma con aree geografiche diverse, con civiltà diverse. Questo ci fa sentire uno stato di insicurezza che, na

u: i diversi schieramenti si presentano con un programma ma i prohlll1mi li leggono in pochi. Sono i messaggi che arrivano al Paese che

questa proiezione dell' opinione pubblica sul presente. Il onfronto tra i due schieramenti dovrebbe avvenire su program-

percepire la diversità. Non c'è dubbio che il centro-destra,

turalmente, in una situazione di paure e di incertezze, porta a cercar le risposte dalla politica nel presente. Linsicurezza porta naturalment

1\11110

a cercare, più che un dibattito su che cosa diventeranno le belle società del domani che vengono proposte ai cittadini, risposte date nel pre-

111 IO

passare un messaggio metodo logico, cioè la ricerca del successo,

111.1

sente. Oggi diventa sempre più difficile affrontare dibattiti indicando

1111 s .nso

erta spregiudicatezza, senza voler attribuire a queste mie parole particolarmente negativo. Insomma, il centro-destro ha fatto

192

193

nel 2001, ha vinto perché ha


DARIO

LA

FRANCESCHINI

passare l'idea che il mondo è avviato verso una competizione to, bisogna accettare le regole della competizione.

Credo che il centro-sinistra

iniquità, poiché mentre la vita di ognuno di noi è.costrui~a Ipri nucleo familiare e il proprio bilancio viene c~strultO sul biLnniliare, quando si arriva al momento della rassazione tutto pas-

I y 110 individuale

creando profonde iniquità che sono dimostrate da tabelle molto intelligenti. Lidea è che tutto venga riconside-

avrebbe

Ii

me? Togliendo di mezzo quello scontro verbale quotidiano che ia tutti e provando a dire dove è la diversità. In primo luogo, più

è che mancano

1\1\ '.

\lindi più garanzie. Sono rimasto stupito leggendo, qualc~e s~tti1.1, un sondaggio in cui si chiedeva agli italiani quale è il pnmo

vizi: siamo in una stagione in cui le famiglie italiane, in particolar gliaia di famiglie del ceto medio, si trovano ad avere a che fare con

1 111ft. La pri~a risposta, di gran lunga superiore alle altre, è st~ta 1110. Come è possibile che sia il lavoro se il tasso di disoccupaziO-

fini di nuova povertà, tutti mascherati con grande pudore, con gr

Il (:lIando da anni? Perché il lavoro? Perché il problema non è più

discrezione. Si tratta di famiglie con uno o due stipendi, con uno O figli a carico. Famiglie che oggi faticano per arrivare alla fine del m

lavoro, il problema è conservare il lavoro. 11111 • le forme di nuovi lavori fanno sentire, soprattutto It

In un momento come questo la società deve essere in grado di rantire i servizi essenziali e di garantirli anche con tariffe che li ren no accessibili, perché vi sono alcuni servizi che non sono rinuncia

le fasce

mi, quelle che si stanno facendo famiglia, in un~ si~ua~i~ne di londa instabilità. Rinvio il momento in cui sposarrru, nnvio Il mo11111

In un momento di difficoltà la priorità è questa, rispetto ad altre gioni in cui le priorità sono state altre.

in cui far figli, rinvio il momento

in cui comprare casa; quin-

s .nso profondo di precarietà e di assenza di garanzie perché ~ 1\ 111\ .nte vero che, oggi, abbiamo migliaia di persone che non SI 11111 ·ostruendo un futuro previdenziale. Quindi più garanzie alle Il ' hanno più problemi. VuoI dire capire che troppa competid.\ ola non può risolvere i problemi e, quindi, serve introdurre 1111

i

a ripensare, in modo moderno, in modo nuovo una certa presenza pubblico. Questo non vuol dire statalizzare o rifare i carrozzoni ma ' alle logich

mercato, soprattutto quando si parla di servizi irrinunciabili. Vuol dire introdurre dei sistemi di equità sociale, vuol dire pen al reddito familiare, al di là delle modifiche, che tutti proponiamo, la riforma delle aliquote. Ma oggi tutto ciò avviene all'insegna di u

194

paritario, per aiutare a fare equità. .iluo aspetto della precarietà e dell'insicurezza

111

grammi e sui messaggi, far capire le ragioni della nostra diversità,

maginare che non è tutto consegnabile esclusivamente

ostruito sulla famiglia, perché il fisco deve essere uno strumen-

I pill possibile

dovrebbe accettare questa sfida sui

Cesare lo sa bene in tema di servizi pubblici; bisogna ricomin

DELLE REGOLE CONDMSE

lIt1a

.e, p

Anzi la competizione ha gli strumenti, in sé, per risolvere. P messaggi molto chiari: "meno tasse, meno vincoli, più sicurezza", saggi chiari che hanno fatto capire cosa il centro-destra di diverso una volta vinte le elezioni.

POLITICA

orpi, la politica ha il dovere di intro~urre ~nticorpi .ne~le.l~giche di mercato che sono diverse dalle logiche di una societa civile nel umplesso. ora: più opportunità.

I\l

Mi verrebbe da dire pari opportunità

195

non


DARIO

FONDAZIONE

FRANCESCHINI

ROMA

LA

E

solo nel senso di pari opportunità fra uomo e donna ma pari oppo nità per tutte le fasce sociali. Viviamo in una società in cui chi emergere, chi ha voglia di crescere, chi ha fantasia, chi ha. creativi ha voglia di rischiare, trova molti pochi sostegni. Abbiamo un sist bancario che è sempre stato impegnato nel sostegno alle grandi f: glie, alle grandi imprese, qualche volta si è anche dissanguato, ma

zionalità, Probabilmente

POLITICA

DELLE REGOLE CONDIVISE

i giovani sono più avanti, sono già in una

mcnsione diversa; la rete, internet, i computer che, quando hanno minciato ad entrare nelle nostre case, hanno creato una qualche apI nsione, tanto da farei temere un isolamento dei giovani, oggi è diper creare comunità. È un modo diverI di comunicare. I ragazzi dialogano pomeriggi interi con i ragazzi del nrato un luogo straordinario

dà poche possibilità, ad un giovane con un' ottima idea, di ottener sostegno. In altri Paesi se l'idea è buona, la banca gliela finanzia e,

iondo creando sensibilità comuni e modi di sentire comuni per cui, 1111\ è capitato, per esempio, sui temi della guerra o della globalizza-

gari, compartecipa; in Italia gli chiedono la fideiussione della non con la pensione o del papà con lo stipendio. Bisogna, anche rispett

Ione, quando vanno in piazza sono già lo stesso popolo, hanno già gli

questo, costruire le condizioni per aiutare i giovani. Siamo in un m do in cui la creatività e la fantasia italiana può avere uno spazio en me; ecco perché bisogna aiutare i giovani a crescere. Più opportuni vuol dire mettere i nostri ragazzi in condizione di studiare all' este L'esperienza dei progetti Erasmus è un'esperienza formidabile che c cittadini europei molto più in fretta di quanto immagini il governo n zionale, però deve essere ampliata. Mi piacerebbe che nel futuro ci fo se una proposta per la quale nel corso del proprio iter scolastico fos obbligatorio

fare un anno all'estero, in un altro Paese europeo. Pensi

mo a quanta comunicazione e apertura creeremmo in questo modo p sto che i nostri ragazzi sono già cittadini europei; i nostri ragazzi 1 sono molto più di noi perché leggono le stesse cose, vestono nello ste so modo, consumano le stesse cose, ascoltano la stessa musica, ma 1 sono anche culturalmente. E lo devono diventare sempre di più. Ho fatto fatica a spiegare ad un gruppo di ragazzi che, nei gior della tragica caduta dei soldati italiani a Nassiria, non capivano perch c'era stata un' ondata emotiva così diversa perché erano morti dei sol dati italiani rispetto a quando erano morti soldati spagnoli o di altr

196

, ssi valori, giusti o sbagliati che siano. Bisogna aiutare i giovani. Aiutare l'inclusione;

spiegare che l'immi-

1.I~ioneè un fenomeno del quale la nostra economia non potrà fare a 11\ no e che quindi si può criminalizzare o viceversa si può cercare di undurla in una logica di crescita delle nostre società, aiutando l'inte-

i.izione. Valorizzare la nostra identità, ma cercando di confrontarla un le altre, poiché, in questo modo, potranno diventare sicuramente Il'' giovani, vivaci e colorate le nostre società e culure nel loro insieme. uindi grandi sfide e su questo sarebbe bello ci fosse confronto

l'CI Iitico.

. Uno dei temi su cui spero sarà il confronto in questi prossimi mesi 1.1 vocazione del nostro Paese; cosa farà l'Italia? Quale sarà il ruolo del

nostro Paese? È possibile pensare che, in un' economia globalizzata, in r ui non contano più le distanze, in cui le imprese delocalizzano e fanItO li insediamenti dove trovano le condizioni più opportune - che soltO ondizioni di vario tipo: infrastrutture, costo del lavoro, assenza di .".ll'anzie per i lavoratori, insomma condizioni positive e negative in un posto nel mondo - , in un mondo di questo tipo è possibile pensare che unti i Paesi restino competitivi

su tutto? E l'Italia può essere ancora

197


DARIO

FRANCESCHINI

competitiva

FONDAZIONE

I 1'11I!y!M~A

ROMA EUR

a produrre frigoriferi o a fare siderurgia, e nel manifa

menti. Bill Gates, poche settimane fa, ha detto: "Se un gruppo di innrr] che fanno bio tecnologie o che fanno insediamenti

riero di grandi dimensioni? È possibile pensare questo o è facile pen re che sarà molto difficile migliorare? Nel lungo termine è difficile p sare che potremo restare cornpetitivi con economie che hanno un t so di crescita spaventoso, hanno risorse umane enormi, hanno vogl individuale di crescere. Se parlate con un insegnante

di una delle tante classi romane c

hanno studenti di diversa nazionalità,

vi dice che i ragaizi cinesi c

studiano in Italia hanno una voglia di applicarsi, di studiare, nonosta te le grandi difficoltà culturali e linguistiche, dieci voite superiore quella dei nostri ragazzi. Con ciò mi chiedo se resteremo competiti su tutto o viceversa ogni Paese dovrà scegliere una vocazione.

E ~ome deve sceglierla? Evidentemente valorizzando quello che h Cosa ha l'Italia che non è esportabile, copiabile? È vero, i cinesi possono copiare, anche bene, le scarpe, gli oggetti gli utensili, ma una cosa che non è copiabile, esportabile è esattamen te l'Italia e non soltanto il made in Italy. Abbiamo un patrimonio stra ordinario

di beni culturali, di paesaggio, di qualità della vita, di cuI

tura, di offerta culturale, di gusto. Tutto questo che è stato immagi nato, alcuni anni fa, potesse essere uno straordinario veicolo di richiamo turistico e, lo sarà ancora di più nei prossimi anni - perché il solo consentire il visto turistico ai cinesi porterà, secondo le previsioni, diversi milioni di persone ogni anno nei prossimi anni - fa sì che ci si possa attendere una forte capacità di espansione per il turismo che non può essere solo-nelle grandi città, ma che riguarderà anche i borghi, le campagne, ecc. La qualità del sistema Italia, l'immagine diventare un fattore straordinariamente

198

Italia, il brand Italia può

importante

per attrarre inve-

~L!=!A~P!:-"O!.!L~IT~IC~A~D~E~L~LE,,-,RE~G~O~LE~C~O~N.!-'D

rande qualità, fortemente

concentrati

industriali

sulla ricerca, sull'innovazio-

• devono decidere dove fare un insediamento e, devono scegliere se do in un brutto 'posto in Corea o in Romania o in un bel posto sulolline toscane

O

nella Loira, sceglieranno sicuramente

il posto dove

vive meglio".

. Investire su questo, su questo aspetto unico e non esportabile, è il \1010 che l'Italia potrà avere nei prossimi decenni all'interno dell'eco0111 ia

globalizzata. . ( uesto non vuoI dire rinchiudersi

in un paese fatto di agri turismo

Nignifica creare le condizioni per attrarre investimenti

l'

e, anche, per

rre conoscenza. che i paesi resteranno competitivi se avranno una granI capacità di sfornare classe dirigente ed è altrettanto evidente che il 111.\

r.: evidente

111 I r

sistema formativo è fortemente

indietro rispetto agli altri paesi.

In questa fase non sarebbe giusto attrarre nel nostro paese immigra1111\ •

fortemente qualificata? Abbiamo la tendenza a pensare all'irnrni-

I ,l''' i

ne solo come manodopera per i lavori che gli italiani non fanno siste un'immigrazione fortemente qualificata. Guardando il nu-

1'111. 1111 rn

dei cinesi che vengono per completare i loro studi, per fare l'unirsirà, per fare la specializzazione in Italia, rispetto alla Germania, per

empio, 11\ ( 1,110

c'è un rapporto di 1 a 20, 1 a 30; quelle persone che vanno

:crmania, oltre a tornare in Cina come classi dirigenti, avranno poron sé la cultura, la lingua del paese che hanno conosciuto meglio.

"indi tra i nostri obiettivi c'è anche quello di attrarre conoscenze di IItO livello. Bisogna fare delle scelte; il che non vuol dire, evidentemenIl \

rinunciare a quella che noi chiamiamo

199

grande industria.


DARIO

FRANCESCHINI

FONDAZIONE

ROMA

LA

E

li grande qualità, esporta ed ha enormi spazi di crescita perché,

Nel manifatturiero la prima impresa italiana è la Luxottica che è 7 nel mondo; la Fiat è 841

r ato globale, anche ciò che sembra di nicchia ha un mercato 1111 .; non è soltanto la rete. È anche il fatto che, queste nuove eco111

0

insieme i livelli europei resteremo cornpetitivi,

nostre grandi imprese sono imprese microscopiche

he si apriranno, sono mercati straordinari. [unrdavo il caso del lardo di Colonnata che è un prodotto di nicAppena hanno tentato di metterlo sul mercato globale, ~ stato imI

nel mondo. B

gna ragionare su una dimensione europea e scegliere una vocazion il Paese.

ihile tenere la produzione

Su quella vocazione, poi, costruire delle azioni pratiche che non p sono essere contraddette dalle scelte di ogni giorno, perché si se

continuare con una politica di condoni che indebolisce, impoveri quel patrimonio. Vuol dire riqualificazione delle città, dei centri st mirate, anche in questo cas

"ione

hr l'Europa, nel mondo, lo è altrettanto. . . t avete letto o incrociato il pensiero di Rifkin, che è uno che int, avete visto come questi, nel suo sogno europeo, spiega.sostan-

tati in un dibattito troppo ideologico. Personalmente dico che la ric ca scientifica deve andare avanti, bisogna capire esattamente controi ma non c'è dubbio che, in un mondo che d

200

1111

i

Il

I

.nte come il futuro sia dell'Europa

perché nel sogno europeo c'è

spazio per lo star bene, per il benessere, per la qualità della vita quello del futuro. Al contrario gli Stati Uniti hanno ancora una

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cornpetitiva nel mondo producendo mais transgenico? O non è più cile che, nell' economia globale, la spazio per l'agricoltura italiana, è un spazio straordinario se si decide di investire sulla qualità? Prendet caso del' vino italiano che, .1 O anni fa, aveva attraversato il trauma d

di ciò che abbiamo, è un disegno italiano ma che si inseri-

l'l"ffettamente in un disegno europeo perché, come l'Italia è unica,

Cito un esempio per esemplificare. Gli OGM che vengono affr

ve risolvere i problemi della sovrappopolazione e della fame, è diffi pensare che la scienza non aiuti a incrementarne la produzione. La domanda è: in Italia serve questo? E' possibile che l'Italia r

con qualità. E evidente

IIn confronto nel nostro Paese sapendo che è un tema italiano ma anche un tema europeo. Lidea della qualità della vita, della valo-

questi obiettivi; vuol dire vedere le singole scelte in quest' ottica.

dicazioni e opportunità,

conciliandola

ul mercato globale, nulla è nicchia. 111 questo mercato globalizzato, insomma, la nostra vocazione è punlilla qualità piuttosto che sulla quantità. Quindi, credo che que1.1 uno dei temi su cui ragionare, su cui sarebbe utile e civile che ci

una strada che non può essere la politica dei condoni. Se diciamo la nostra fortuna è il patrimonio storico e ambientale, non possi

ci; vuol dire scelta delle infrastrutture

DELLE REGOLE CONDIVISE

" ti azione per puntare sulla quantità. È stato un disastro. Il I trauma ha portato ad un meccanismo virtuoso e, oggi, il vino !IO è fatto di produttori giovani, produttori in crescita, ed è dive n-

Ieri ero ad un dibattito in cui si parlava di questo tema; molti mavano che è necessario difendere la nostra grande industria. Fa tenzione: la grande industria italiana nel mondo globale non c'

Forse mettendo

POLITICA

m che è fortemente

incentrata sulla produttività,

poco attenta al-

qllalità della vita. Il futuro, invece, in cui la gente cercherà sempre più la risorsa più

l

zlosa, cioè il tempo - anche perché credo che non sia lontana la sta-

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