quartieri
BICOCCA - NIGUARDA - PRATOCENTENARO
Copia in attesa di autorizzazione
Copia in attesa di autorizzazione
Nei precedenti numeri del giornale abbiamo avuto spesso occasioni di citare il Consiglio di Zona 9, nella trattazione di alcuni problemi come quello della scuola (vedi XII Liceo) della refezione scolastica (vedi nuove tabelle dietetiche), del consultorio, delle scuole materne, ecc.
Abbiamo quindi "attinto" spesso a questo organismo per avere numerose notizie riguardanti la zona, senza però mai spiegarne la sua composizione, il metodo di lavoro, le commissioni operanti, le sue funzioni, in poche parole il suo ruolo nella zona.
Lunedì 11 settembre si è tenuta presso il C.d.Z. l'ormai rituale riunione dei consiglieri facenti parte del suddetto organismo. Durante la seduta il presidente, Amleto Farina, ha presentato come base di discussione, una relazione completa e particolareggiata, articolata in tre punti fondamentali: consuntivo di attività del C.d.Z. nel periodo marzo 1976 maggio 1978;
ipotesi di programma pluriennale per gli interventi sul territorio;
3)proposte per un rilancio dell'attività del C.d.Z. e per l'ampliemento della partecipazione.
Per quanto riguarda la prima parte ci limiteremo ad elencare le opere pubbliche portate a terminare dal C.d.Z. in questi mesi, perchè riteniamo che ogni commento in merito sia superfluo difronte al grosso lavoro svolto.
— il restauro dell'ex Casa del Popolo in Via De Calboli destinata alla fatiscenza e recuparata a 10 aule scolastiche per la Scuola Elementare di Via Passerini, ovviando così ai doppi turni;
— La costruzione di 5 nuovi asili comunali: Via Cherasco V.le Sarca
- Bignami, V.le Sarca - Nota, Via Adriatico e Via Hermada; la costruzione di una nuova scuola materna nel quariere Testi -Nord;
l'apertura dei centri infantili di oculistica, di otofonoiatria e di pediatria nel Pluricentro di medicina preventiva per l'infanzia di V. Cherasco;
— la ristrutturazione dello stabile di V. Grivola, recuperandolo a sede del C.d.Z. e del Presidio di Vigilanza Urbana; la sistemazione e la piantumazione, pur parziali, delle aree di V.le Suzzani 273, V. Da Bussero e V. Giolli - T. Mann; istituzione di due nuovi campi
Pag. 2 - Le 150 ore
Pag. 3 - Marc, Lenin, Bettino
Pag. 4 - Pensioni
Pag. 5 - ARCI
Pag. 6 - La Caserma
- L'Automobile
Pag. 7 - La Scuola
Pag. 8 - La Musica
- Lettere al Direttore
gioco in Via S. Monica e Via Palletta ; realizzazione del piano stradale nel quartiere Ca 'Granda Sud; le opere di protezione e i servizi per l'emergenza nel quartiere Ca' Granda Nord colpito dalle ripetute esondazioni del Severo.
Per tutte queste opere l'Amministrazione Comunale ha fatto un investimento di 3 miliardi di lire dal 1976 ad oggi.
FUNZIONAMENTO DEL C.d.Z.
Il nostro Consiglio di Zona, secondo le norme indicate dal Regolamento Comunale, si è articolato in 10 Commissioni coordinate dai relativi consiglieri.
Le commissioni, costituite in analogia a quelle del Consiglio Comunale, sono state sino ad ora queste:
Bilancio e Programmazione
Urbanistica PRG Trasporti e Viabilità
Educazione
Sicurezza Sociale — Lavori pubblici - Demanio e patrimonio
Casa
Commercio e Artigianato
Lavoro e Occupazione
Cultura e Spettacolo
Sport e Tempo Libero.
Alcune commissioni si sono articolate, inoltre, in sottocommissioni o gruppi di lavoro: handicappati, edilizia scolastica, sperimentazione, scuole materne, refezione scolastica, servizio mediciana ambiente di lavoro (SMAL), anziani, droga, consultorio e via dicendo.
È stato l'impegno serio e costante dei componenti di queste commissioni che ha permesso il superamento di numerosi ostacoli e la risoluzione di una serie di problemi che gravano sui cittadini della nostra zona.
È chiaro che di problemi da affrontare ne rimangono ancora molti, ma si sarebbe potuto fare molto di più se la popolazione avesse partecipato più attivamente al lavoro del C.d.Z., senza adottare l'ormai vecchio ed inutile sistema della delega.
La colpa però, non è da adossare unicamente alla mancanza di interesse da parte del cittadino, ma anche alla scarsità dei mezzi d'informazione dei quali può usufruire il C.d.Z.
Se consideriamo alcune trasmissioni radiofoniche come il "Gazzettino Padano" e "Noi in Lombardia", dobbiamo accusare la loro
N.4 — ANNO 1 — L.300
Qualcosa sta cambiando per quanto riguarda gli handicappati.
Questa è la sensazione che si ha in questi giorni alla scuola Cassinis, dove, finalmente, si è riusciti ad affrontare in un modo diverso, veramente serio e impegnato, questo grosso problema.
Gli handicappati devono essere inseriti in classi di scuola normale composte da non più di 20 alunni.
scarsissima, se non totale, mancanza di attenzione alla vita degli organi del decentramento.
Questo disinteresse causa quindi una carenza di partecipazione dovuta ad una non conoscenza della realtà in cui il cittadino vive e quindi non viene nemmeno stimolato da semplice curiosità ad avvicinarsi a questo organismo.
Ai mezzi d'informazione usati sino ad ora si è aggiunta, ultimamente, la voce di "Radio Milano Alternativa" che trasmette sulla frequenza di onda di 103 mhz, notizie sull'attività del C.d.Z. e sui problemi dei quartieri.
Questo però non è sufficiente.
Una soluzione potrebbe essere duella dell'acquisto, da parte delI Amministrazione Comunale, di un certo numero di pagine di quotidiani per pubblicizzare la presenza e le iniziative del C.d.Z., la pubblicazione sarebbe mensile a cura del Comune di Milano, da spedire a casa a tutte le famiglie delle città. Importante sarebbe anche l'acquisizione di ampi spazi radiofonici sulle reti regionali per un'informazione più puntuale della vita politica ed amministrativa della città.
Questi strumenti possono riempire senza dubbio alcuni "vuoti", ma rtesta sempre della massima importanza, e essenziale per lo sviluppo e svolgimento corretto del Consiglio di Zona, una partecipazione più attiva, più attenta di tutta la cittadinanza, verso questa istanza democratica di base per trovare in essa, non una controparte, ma un interlocutore valido per risolvere i problemi pressanti ancora sul tappeto.
CONSIGLIERI Di ZONA - NI-
GUARDA - CA GRANDA - BICOCCA
PCI - Azzoni anselmo, Bonini Gabriella, Farina Amleto, Giacalone Giovanni, Guerrini Maristella, Oggioni Elio, Pessina Giulio, Previdi Ghiara, Salatino Gino, Zambelli Stefania.
DC - Duma Leonardo, Ragusa Salvatore, Rizza Michele, Tognon Eugenio, Tresoldi Mattei Iris, Zanini Luciano.
PSI - Basilico Mario, Chiodini Raffaele; Dossena Leonardo, Montanari Paolo. •
PSDI - Vizzari Adalberto, Orefice Alberto.
PRI - Fava Giuliana.
PLI - Terenzio Walter.
DP - Frigerio Amadio.
MSI - Meucci Paolo. •
Non è da molti anni che è stato riconosciuto agli handicappati il loro diritto a realizzare il loro sviluppo e la loro maturazione inseriti nel loro anibirnte sociale senza ve-
nire segregati.
Il riconoscimento di un principio richiede sempre poi del tempo e della volontà, oltre un adeguamento delle strutture, perchè possa venire realizzato.
Alla Cassini, si è riusciti per l'anno scolastico che è iniziato a buttare le basi perchè a tutti i ragazzi zona (e nei tutti sono compresi anche coloro che hanno delle difficoltà fisiche o psichiche) siano offerte opportunità educative tali da realizzare al massimo le loro capacità.
(segue a pag. 2)
Nel mondo attuale, in questi tempi in particolare, l'essere handicappato è certamente terribile. Perchè, per quanto da alcuni anni se ne parli, anche se alcune cose sono state fatte (ma solo a livello di gruppo) mai la società, lo stato, ha, non dico scoperto, ma nemmeno affrontato l'argomento. Perfino le organizzazioni sindacali unitarie (CGIL - CISL - UIL) che pure l'avevano compreso nella piattaforma dei nuovi contratti, hanno dovuto cedere, punto e basta.
Allora cosa succede alla stragrande maggioranza degli handicappati, quando bene o male — terminano il periodo scolastico?
Per dirvi qualcosa di assolutamente vero vi parlo in prima persona, della mia esperienza, che è anche quella di tanti altri che, come me, hanno avuto la sfortuna di nascere "Diversi". Io da sette anni sono stato assunto (dopo la terza media superiore con la media dell'8), dopo aver conseguito la prova di idoneità, in una grande industria chimica milanese.
Impiegato Cat. G. La ditta ha assolto così alla legge che la obbliga all'assunzione di una percentuale di invalidi: ma oltre non è andata.
E badate che essa è in regola in quanto la legge sull'assunzione degli invalidi si ferma appunto all'assunzione. Tale legge non dice di studiare quale lavoro potrebbe svolgere l'handicappato. Ma di fatto lo abbandona e 1 unico conforto che rimane al giovane è la ctuasi certezza di non venire licenziato.
Ma l'emarginazione resta: provate a pensare a come sono lunghe le ore che passo in ufficio senza fare assolutamente nulla e vedendo i miei colleghi "normali" svolgere le
loro mansioni.
Eppure anch'io, saprei, se aiutato — produrre —.
Mi sono rivolto decine di volte ai miei dirigenti e anche all'organizzazione sindacale di fabbrica ma dopo la prima riunione nella quale infattibilmente mi si riconosce il diritto ad avere un lavoro, tutto tornava come prima.
Quindi l'emarginazione resta, anche là dove sembrerebbe superata, come nel mio caso. Al di fuori della fabbrica io posso dire di avere una vita sociale intensa e non diversa dagli altri. Ma il problema è grave e si pone in prima linea, anche perchè non credo che la società lo abbia compreso in pieno.
Occorre ancora lottare, ciascuno di noi e tutti assieme affinché si diventi veramente tutti uguali. Solo in questo caso si potrà dire di vivere in una società civile e moderna. Dico proprio moderna perchè sempre più progredita automazione del lavoro, secondo me, aiuta l'handicappato ad inserirsi; in quanto l'estremo perfezionamento dei macchinari vari elimina o attenua la pericolosità della macchina stessa (scusa con la quale le ditte se ne sono sempre lavate le mani).
È dunque solo questione di buona volontà dal vertice alla base e viceversa.
Altrimenti solo parlare degli handicappati senza far seguire un'azione non vuol dire proprio niente e lascia le cose come sono, Concludendo, meno tavole rotonde, discorsi vari ecc. e mettiamoci tutti al lavoro.
Il diritto lo abbiamo: lo dice la costituzione.
Marco NegroniAlla scuola si sono formate perdò tre dassi di soli 20 alunni.
È molto importante questo perchè un minor numero di alunni permette di dare più spazio a tutti.
Il ragazzo, portatore di handicap, anche lievi, ha spesso delle difficoltà di inserimento, difficoltà che in un ambiente più piccolo possono maggiormente essere rilevate e quindi superate.
Inoltre è previsto che nelle classi con alunni portatori di handicap possa essere effettuato da altri insegnanti della scuola, un sostegno di 6 ore settimanli, sostegno che potrà assumere le forme più diverse e che verrà realizzato con un programma steso in accordo con la psicologa della scuola.
Quello che certamente non sarà questo sostegno è un ritorno al ghetto, all'emarginazione del gruppetto dei cosiddetti "diversi".
Si tratta di un'esperienza nuova, almeno per la scuola Cassini, e che offre una serie di spunti estremamente validi e positivi.
Prendiamo il problema degli handicappati in generale. La possibilità di un loro inserimento nella società e nel mondo del lavoro non può nascere a mio avviso, se non nella scuola.
Nella scuola insieme agli altri, i ragazzi possono misurare le loro capacità, venire a conoscenza dei loro diritti, rendersi conto che la diversità non è una colpa, che la propria crescita è un fatto estremamente personale e non in relazione a un modello di uomo che la so-
Abbiamo appreso dai giornali che il Comune di,Milano ha assunto 100 giovani (di cui 69 ragazze), iscritti alle liste speciali.
Il Comune si era dichiarato pronto ad assumere anche altri 428 giovani, e queste assunzioni sono solo il primo passo verso l'inserimento totale di tutti i 528 giovani nei vari rami dell'Ente Locale.
L'impegno della Amministrazione Comunale è certo lodevole, ma balza agli occhi con quale fatica si mette in pratica la Legge per il Preavviamento al lavoro.
Pensiamo che sia necessaria una riflessione attorno alla questione del lavoro per i giovani. Questione che condiziona la vita di tutti i giovani di oggi, e se non affrontata continuamente e seriamente a tutti i livelli di governo - locale e centrale - porterà ad un'emarginazione e disgregazione giovanile ancora più grave di quella che registriamo oggi.
Dal prossimo numero di "quartieri" vorremmo affrontare alcuni problemi del mondo dei giovani, per vedere quale sono le
cietà ci impone; che comunque esiste, deve esistere per tutti uno spazio socio - economico che ciascun ha il diritto e il dovere di occupare.
Ma le innovazioni che questa legge porta nella scuola e il ripensamento che provoca sulle finalità della scuola dell'obbligo, certamente provocherà un cambiamento in positivo e non solo nelle classi in cui sono inseriti alcuni portatori di handicap.
Infatti la maggior collaborazione necessaria, il dover stendere un programma di lavoro insieme gli insegnanti della classe e gli insegnanti di sostegno, magari la esperienza di insegnanti diversi nella classe comportano necessariamente una caduta di barriere che molto spesso ancora esiste fra classe e classe e nell'ambito della stessa classe fra insegnanti di diverse materie.
Dover fare particolare attenzione ad un aspetto della realtà della classe comporterà poi una maggiore attenzione a tutta la classe e quindi via via a un chiarirsi degli obiettivi, delle finalità, una scelta di procedure diverse.
E di questa nuova esperienza tutta la scuola potrà far tesoro e risentirne positivamente. Non sto dicendo che i problemi della scuola sono tutti risolti e che tutto va benissimo, ma soltanto che se si sapranno utilizzare al massimo tutti gli spazi che questa legge offre in positivi ci sarà la possibilità di realizzare davvero una scuola migliore all'inserimento responsabile dei ragazzi nelle società
G. M.difficoltà e gli ostacoli da superare per un inserimento dei giovani nella vita sociale complessiva.
In un precedente di QUARTIERI si diceva, una scuola a misura di bambino. Vogliamo parlare anche di una scuola a misura d'uomo? È la scuola delle 150 ore voluta dai sindacati e ottenuta solo con la lotta di tutti i lavoratori.
In questo anno frequentandola ho fatto una esperienza molto positiva.
Primo, perchè a 67 anni, questa società mi ha dato quello che mi ha negato a 12 anni, secondo, perchè mi ha aiutata a riflettere che senza la lotta dei lavoratori, la società questo diritto me lo avrebbe negato ancora, terzo, perchè mi ha aiutata a capire cosa vuol dire avere cultura e non averla.
Per questo ringrazio i sindacati e i lavoratori che con le loro lotte mi hanno dato questa possibilità.
È stata una esperienza bellissima, tanto bella, che voglio comunicarla agli altri, e invitare i giovani, le casalinghe, i disoccupati e i pensionati a frequentare questa scuola. Essa ci dà la possibilita di ritrovarci con gli altri, a cui questa istruzione è stata negata, nell'età della fanciullezza (e ci rendiamo conto che siamo in tanti) e s'impara a leggere e scrivere correttamente.
I giovani, occupati e no, che non hanno la licenza media, possono aumentare il loro livello culturale frequentando questa scuola, che richiede solo 12 ore settimanali di sacrificio.
Un invito particolare alle casalinghe a frequentare questa scuola, che non costa niente, perchè è
ed. iter~caya,
Cosa cambia con l'equo canone?
Nel prossimo numero di "quartieri" affronteremo il problema dell'applicazione della nuova legge sull'Equo Canone. Informiamo i lettori che è in vendita nelle edicole e librerie, una guida pratica all'Equo Canone, scritta dalla Lega dei Comuni e dal SUNIA.
Inoltre segnaliamo l'apertura di una sede del Sindacato Unitario Inquilini e Assegnatari, in Viale Suzzani 273. La sede è aperta al pubblico per le consulenze ogni sabato dalle ore 17.
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completamente gratúita, ma vale tanto, perchè dà la possibilità di capire, e l'aiuta a uscire dal ruolo di casalinga, che non s'interessa di niente, perchè non è in grado di capire, quello che gli altri dicono e scrivono.
Con un po' di cultura la casalinga, può diventare protagonista della sua stessa vita, può trovare lo stimolo a iniziare urkdialogo col proprio compagno, dialogo che egli talvolta trova fuori con gli amici davanti a un bicchiere di vino.
Di solito poi il marito, o deve andare a una riunione sindacale o di partito, ogni sera esce di casa, mentre lei rassegnata al ruolo di angelo della casa, riassetta la cucina, mette a letto i figli e aspettando che lui rientri inganna il tempo leggendo riviste, che ci parlano di tutti i pettegolezzi di attrici e attori, ma mai dei nostri problemi, che a volte invecchiamo prima di risolverli, quando li risolviamo.
I disoccupati, che la mattina girano da un capo all'altro della città, alla ricerca di un lavoro che non trovano, il pomeriggio, perchè non partecipare a questa scuola?
Potrebbe essere una valvola di scarico della rabbia che si porta in corpo, per un lavoro che la società non le offre.
I pensionati, che non hanno problemi di lavoro, perciò non devono affrontare lotte per ottenere le ore di permesso per frequentare questa scuola, perchè non partecipare? È completamente gratuita, compreso la cancelleria, ci dà mo-
~da.
do di comunicare e scambiare le nostre esperienze passate e quelle di pensionati, che possono essere di stimolo ai giovani per capire i problemi che gli anziani hanno dovuto affrontare, quelli che hanno risolto, quelli che non hanno potuto risolvere e il perchè non hanno potuto. Può insegnare loro a lottare, perchè a essi sia risparmiata la nostra sorte, che siamo passati da una guerra all'altra senza averla richiesta. Potremo far capire loro che le nostre lotte sono valse a far si che a loro l'istruzione non sia mancata nell'età giusta e che lo sprone a queste nostre lotte è stata la rabbia die ci portiamo in corpo, per il primo torto che ci ha fatto questa società, negandoci l'istruzione a tempo debito.
E poi perchè dire, ormai siamo vecchi, in pensione, a cosa può servire a noi lo studio? E chi ci ha detto che da pensionati, istruendoci non possiamo ancora essere utili a noi e alla società? Andando a scuola da pensionati, possiamo essere di stimolo ai nostri figli, ai nostri nipoti, se dimostriamo loro che con la nostra partecipazione all'istruzione non ci sentiamo carcasse da sbattere in un angolo, aspettando che la morte li liberi della nostra presenza, e dimostriamo loro che andando a scuola, vogliamo capire anche i loro problemi, che sono molto diversi dai nostri, ma che coinvolgono anche noi, e ci preoccupiamo di lottare con loro, affinché le sia riservato un avvenire più sereno e tranquillo del nostro.
De Nichilo Palma(beGil/ rfflainka dW2WC)
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Bene introdotti come siamo noi di 'quartieri' siamo riusciti ad avere un'intervista esclusiva, roba dell'altro mondo, nientemeno che con i signori Carlo Marx e Vladimiro Lenin. Siamo riusciti anche ad intrecciare il signor Giuseppe Proudhon ed altri amici, ma non ne abbiamo cavato che vaghe espressioni sinceramente difficili da decifrare. Ma andiamo con ordine. Il Virgilio di turno è stato Pietro, un mio amico operaio qui, alla Bicocca. Varcati i cancelli della fabbrica, abbiamo proceduto con molta cautela, un po' per abituarci, un po' perchè io potessi avere il tempo di dare uno sguardo intorno: tra cortili, qualche ciminiera e pile di copertoni si intravedevano i larghi portoni d'ingresso dei capannoni nei quali si aggiravano, seguendo strani rituali ritmici, decine di operai.
Attraversati cinquantasette cortili grandi e ventotto piccoli depositi siamo giunti proprio in fondo alla fabbrica e là, contro il muro di cinta, sistemato comodamente su tre copertoni era seduto il nostro: il signor Carlo Marx in persona. Non ho fatto in tempo a osservarlo bene che il mio amico Pietro, mi ha fatto notare, lì vicino, il signor Vladimiro Lenin che passeggiava pensieroso nell'unica striscia di sole del cortiletto. E mentre Pietro andava a chiamare il signor Lenin, con cui veramente è in rapporti un po' tesi ultimamente, mi son trovato faccia a faccia col signor Marx, emozionatissimo, senza ricordare più le domande "intelligenti' che mi ero preparato. Il lettore quindi mi scuserà se l'intervista risulterà forse povera e soprattutto disorganica, ma non capita tutti i giorni di intervistare tali personaggi.
Ad ogni modo le cose sono andate più o meno così:
Signor Carlo Mar», ci consenta di disturbarla; vorremmo farle qualche domanda sulla sua ideologia, su cosa ha prodotto nel mondo e sulla sua vitalità oggi. Ci rendiamo conto che sono temi vastissimi, ma, come lei saprà, è in corso nel nostro Paese e in tutto il mondo un dibattito molto vivo, senza esclusione di colpi, sull'ideologia marxista. Risponda dunque pure con estrema semplicità, se le è possibile, giusto per avere una pur pallida idea di ciò che pensa il "papà" di questa ideologia...
Mi consenta, caro ragazzo, di interromperla per dire qualcosa a proposito di quanto va introducendo. Sì, ho sentito qualcosa a proposito di questo dibattito e le dirò francamente che, anche se io non seguo molto le cose terrene, queste diatribe del vostro Paese mi divertono molto.
Producono invece l'effetto contrario su Vladimiro che è irritato soprattutto dallo svilimento del dibattito raggiunto dopo che in questo si sono inseriti personaggi del tutto sconosciuti che usano il marxismo per farsi, come si dice oggi, la pubblicità.
Allude a qualche teorico o a qualche politico del nostro Paese?
Può farne i nomi?
Ragazzo mio, nel 1848 facevamo, io e Federico, ben altri nomi e solo per quello ci mandavano da un Paese all'altro. Come puoi pensare che io usi e abusi del mio! solo che io questi nomi non li ricordo mai, ormai ho poca memoria e le cose e i nomi che non mi interessano non mi restano impressi. Ma avrai capito che si tratta di quel giovanottone che è diventato segretario di quello che fu un grande Partito ... —.Intende dire che il Partito Socialista adesso non lo è più ..
Per carità, non intendevo dire questo; anche la vostra Democrazia Cristiana è un grande Partito se è riuscita a raccogliere per tanti anni il consenso della gente. Certo questo non vuole dire che essa abbia rappresentato gli interessi delle classi più deboli e sfruttate. Anzi.
Vedi, io credo che il vostro problema di oggi non sia quello che qualche zuzzerellone ha voluto impostare per farvi passare vacanze ideologiche, io credo invece che il vero problema del marxismo oggi ...
Mentre ero in attesa di queste ultime rivelatrici parole ecco che è saltato su il signor Vladimiro Lenin che, con l'indice alzato, gli occhi socchiusi come di chi stia misurando le parole, è intervenuto continuando la frase iniziata dal signor Marx:
—; .. che la chiave del problema, oggi, nei paesi capitalistici sia nel rapporto tra paesi sviluppati e non. Forse possiamo negare patente di marxismo ai leader comunisti dell'ultimo dopoguerra? Certamente no, ma possiamo avere forti perplessità sul significato che assume, oggi, il concetto di 'rivoluzione'.
Avrebbe continuato a lungo, con metodicità e foga, il signor Lenin, se, approfittando di una pausa, non mi fossi intromesso per riprendere un po' in mano l'intervista.
Volevo chiedervi, egregi signori, prima che ci imbarchiamo in una discussione troppo vasta per le nostre esigenze, alcune cose che puntualizzino il vostro punto di vista su alcuni fatti concreti dei nostri giorni, nel nostro Paese; posizioni che magari possono essere più rivelatrici di mille discorsi. Per esempio siamo molto curiosi di sapere cosa pensa lei, signor Lenin, di questa polemica, all'interno della sinistra italiana, sul centralismo democratico.
La risposta non si fa attendere, il signor Lenin è decisamente divertito:
Possiamo senz'altro discutere sui modi di realizzare un processo rivoluzionario oggi nei paesi capitalistici; ma pensare di eliminare il metodo del centralismo democratico all'interno di un partito comunista è come chiedere a un sistema di produzione capitalistico di abolire il profitto, pur restando tale. Cari amici, lasciamo a ognuno il suo mestiere: anche di questi tempi lasciamo che siano i comunisti a decidere quale sia il sistema migliore di dibattere e di decidere nel loro partito. Dopo questa categorica risposta ho ricacciato dentro alcune battute da avvocato del diavolo che avrebbero dovuto
NUOVI ORARI DEI DISTRIBUTORI DI BENZINA:
Dal primo ottobre va in vigore il seguente orario dei distributori:
DIURNO: dalle ore 7 alle ore 12,30 e dalle ore 15 alle ore 19.
NOTTURNO: Inizio del servizio dalle ore 22.
Bruno Ghittonitoccare alcune cose non propriamente democratiche accadute ai tempi del signor Stalin in nome anche del centralismo; ma, mentre in questa pausa stavo cercando il modo migliore per 'attualizzare' alcuni aspetti del metodo leninista, la conversazione si è improvvisamente animata, o meglio chiusa, con l'apparizione, da un'altra pila di copertoni di una testa barbuta e simpatica che sghignazzava felice leggendo l'intervista di Craxi all'Espresso. E mentre il signor Marx, gentilmente, mi spiegava che quel simpaticone era il signor Giuseppe Proudhon, il signor Lenin si divertiva a lanciargli copertoni cercando di infilarglieli dalla testa.
L'intervista era ormai praticamente chiusa da questa bagarre: si son fatti avanti un gruppo di operai che, qualificatisi come rappresentanti sindacali, hanno portato con loro in assemblea i signori da me intervistati.
Abbiamo cercato di accodarci a loro, ma nonostante il mio amico Pietro conosca bene la fabbrica, ci siamo persi e siamo arrivati ad assemblea ormai conclusa.
Pio TarantiniIl 15 settembre ricorreva il primo anniversario della scomparsa di Bruno Ghittoni, combattente antifascista e militante comunista, partigiano e perseguitato politico. Per commemorare la sua scomparsa un gruppo di amici ha voluto raccogliere in un libro una serie di brevi racconti che lo stesso Ghittoni stava scrivendo e che la crisi cardiaca che l'ha colto a 65 anni gli ha impedito di terminare. Il libro, intitolato "Quattro racconti antifascisti", non vuole solo essere un omaggio alla sua figura, ma ha lo scopo di dare una diversa dimensione, uno spessore più consistente alla qualità della memoria ch'egli ha lasciato in molti per virtù esclusiva di quella carica d'intensa umanità di cui era dotato. Rappresenta inoltre una involontaria testimonianza di un periodo storico di cui i quattro racconti ci dànno alcuni sprazzi, brevi ma significativi. La prosa di Ghittoni è spesso scarna, ma in alcuni punti il suo lucido, razionale senso dell'umorismo gli fa toccare la misura del narratore maturo e consapevole, con una capacità di introspezione psicologica e di vivacità espressiva insospettabili in chi, come lui, per esigenze d'ufficio, aveva dovuto passare decenni a leggere prose burocratiche (era stato circa vent'anni inserito nella direzione amministrativa dell'Unità, arrivando a svolgere la mansione di vice direttore).
Ma burocrate, Ghittoni non avrebbe mai potuto diventarlo. Proprio per questo il sorriso della sua intelligenza ci mancherà.
La Redazione
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Forno a legna
Specialità gastronomiche
giornata di chiusura mercoledì
..••i"..•\‘‘'''. PIANTE E FIORI SPOSALIZI CESTI CORONE FIORI IN TUTTO IL MONDOTra le molte dcoltà del mondo delle pensioni, troviamo spesso termini amministrativi che indicano invece cose assai diverse: esaminiamo in questa puntata la PREPENSIONE e il PENSIONAMENTO ANTICIPATO.
PRE-PENSIONE
Si tratta di una operazione tecnica di anticipo della domanda della normale pensione di vecchiaia (60 anni d'età per l'uomo, 55 per la donna, con almeno 15 anni di contributi). Circa sei mesi prima del compimento dell'età pensionabile, il centro elettronico dell'INPS invia un modello, precompilato in parte denominato EAD 160, che è una vera e propria domanda di pensione di vecchiaia. Il lavoratore deve solo firmarlo e rispondere ai quesiti contenuti nel modello, per ricostruire tutta la propria storia lavorativa.
Al modello EAD 160 vanno allegati tutti i normali documenti per la pensione, e precisamente: stato di famiglia in carta semplice; tessere assicurative INPS; foglio matricolare o stato di servizio; — documenti di malattia o maternità; altra documentazione prevista secondo i casi.
Per i lavoratori che invece non ricevono il modello EAD 160 è possibile fare la domanda di prepensione usando un nor-
male modello di vecchiaia. In ogni caso la pensione avrà decorrenza a partire dal primo giorno del mese successivo al compimento dell'età.
Scopo di tutta questa operazione è quello di consentire all'INPS di «istruire» cioè di cominciare a fare tutte le operazioni necessarie con anticipo e quindi ridurre il tempo di attesa per la pensione.
PENSIONAMENTO
ANTICIPATO (Legge 1115 del 1988)
È un «assegno ai lavoratori anziani licenziati» che viene riconosciuto dall'INPS quando il licenziamento sia avvenuto in dipendenza di crisi economiche di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale; è possibile ottenere l'assegno solo per i lavoratori dipendenti da aziende industriali escluse quelle dell'edilizia. Questi i requisiti:
il licenziamento deve essere avvenuto entro il 31 dicembre 1979; il lavoratore deve aver compiuto: 52 anni per la donna; 57 anni per l'uomo; il lavoratore deve avere almeno 15 anni di lavoro (780 settimane).
L'assegno viene calcolato con il sistema contributivo, cioè facendo riferimento ai contributi versati e non alle retribuzioni. Non si hanno gli aumenti annuali per il costo della vita, ma l'importo minimo dell'assegno non può essere inferiore a L. 102.500 mensili. Al compimento dell'età pensionabile viene ricalcolata la pensione retributiva regolare e l'assegno viene soppresso.
È importante però ricordare tre altri punti: primo: all'età pensionabile il lavoratore deve comunque fare la domanda di pensione di vecchiaia; secondo: il lavoratore licenziato deve sceglierein questo caso, o l'assegno
il trattamento speciale di disoccupazione; terzo: l'assegno sarà comunque tolto se il lavoratore si rioccupa o matura una pensione sia dell'INPS (ad esempio di invalidità o anzianità) sia di altro Ente. Si ricorda ai lettori che tutti i
venerdì dalle ore 18 alle ore 19 va in onda la RUBRICA PENSIONI DI RADIO REGIONE (canale 91 in modulazione di frequenza) a cura di Luigi Tomasso. Per chiarimenti ed informazioni i lettori possono telefonare al 6072434 - 6072621.
La rubrica pensioni viene realizzata con la collaborazione del Patronato INCA-CGIL che assiste gratuitamente tutti i cittadini nel disbrigo delle pratiche per: infortunio e malattia professionale pensioni di invalidità, vecchiaia e reversibilità tubercolosi e disoccupazione assegni familiari versamenti volontari e recupero contributi maternità, malattia, responsabilità civile.
Se il nome della Centrale del Latte di Milano è conosciuto come centro di raccolta e lavorazione del latte tra i più moderni ed efficienti in Europa, forse, sulla Centrale del Latte di Milano, molti milanesi non sanno più di tanto.
Questo articolo nasce proprio dalla esigenza di fornire notizie più dettagliate sulla Centrale del Latte di Milano, per far conoscere ai milanesi come si svolge il lavoro di questa grande Azienda, il cui solo scopo è quello di provvedere ad un servizio essenziale per la comunità e di farlo nel migliore dei modi, senza scopi di lucro.
Proprio per tale servizio, dal 1960 la Centrale è entrata nel numero delle Aziende Municipalizzate e ne è il migliore esempio. -
Il lavoro della Centrale inizia in campagna, dove, oltre a garantire la sicurezza degli allevamenti da cui proviene il suo latte, offre ai produttori premi di qualità.
Infatti dal 1962 ad oggi sono stati devoluti premi per circa quattro miliardi.
Arrivato alla Centrale, il latte, già indenne e di qualità superiore, viene sottoposto a
circa 1.600 controlli durante tutto il processo di lavorazione.
Una volta pastorizzato, omogeneizzato e confezionato, il latte passa alla distribuzione. Parlando di dati precisi: ogni giorno circa 2.500 q di latte fresco sono distribuiti per le necessità dei milanesi a circa 2.200 punti vendita.
Il lavoro di distribuzione occupa 140 operai che con 65
automezzi dalle 5 del mattino entro mezzogiorno ne garantiscono il rifornimento.
Una parte di questo stesso latte fresco di giornata viene utilizzata per la produzione dei derivati altrettanto garantiti per qualità e genuinità: panna, yogurt, creme pronte, budini.
Ecco la Centrale del Latte di Milano vista un po' più da vicino.
Quanto detto sopra non è che un quadro molto semplificato, se si pensa che il lavoro della Centrale si svolge in una Azienda che attualmente occupa un'area di ben 35.000 m2 e che coinvolge costantemente centinaia di uomini e di macchinari.
Il Comitato Milanese dell'ARCI (Associazione di Cultura, Sport e Ricreazione) ha tesserato l'anno scorso 31.500 soci, distribuiti in 400 basi associative fra circoli, società sportive, gruppi di interesse.
Una forza notevole ed in espansione, di contro alla debolezza generale del movimento associativo della nostra Provincia.
Con questi dati l'ARCI si colloca al primo posto per consistenza numerica nel panorama associativo milanese, vanno poi connessi i 30.000 iscritti al CICA (Comitato Interassociativo dei Circoli Aziendali) l'organizzazione democratica nata dall'intesa con l'ENDAS e le ACLI, che agisce all'interno dei luoghi di lavoro, associando gli iscritti ai Cral aziendali.
Fatto rilevante è infine che ambedue gli organismi hanno conosciuto negli ultimi anni una crescita costante e un profondo rinnovamento del modo di operare e di intervenire nella realtà politica e sociale.
Ma è proprio qui, nella definizione cioè dei compiti e degli obbiettivi del movimento associativo nella presente situazione, che si incontrano da una parte le difficoltà e dall'altra i processi di rinnovamento dell'associazione.
Che significato ha oggi l'associazionismo, quale ruolo deve giocare nella battaglia contro la crisi, per il rinnovamento democratico della società italiana?
Schematicamente i punti che vanno riproposti ci sembrano questi:
I) I processi di disgregazione della società civile ripropongono con forza la questione delle forme di associazione, di solidarietà, di protagonismo delle masse popolari. Oltre che questione politica questo fatto si presenta sotto la forma di una spinta di massa cui non dà ancora risposta, se non in modo occasionale, l'attuale assetto della società politica, istituzionale e civile.
2) Il problema dell'autonomia della società civile si presenta come importante problema di "governo ' per il movimento operaio.
L'associazionismo si presenta, quindi, come occasione stabile di auto - organizzazione dei cittadini,
con una notevole capacità di dare risposte decentrate, anche nelle pieghe meno evidenti della società civile, e di mobilitare, sin dai livelli più elementari, forti capacità di iniziativa. La questione della presenza nella società civile è diventata in questi anni un importante problema di iniziativa per il movimento operaio. Nel campo dell'attività culturale, sportiva, ricreativa è divenuto urgente rafforzare l'intervento complessivo delle forze democratiche, che si devono presentare con una propria proposta, la quale non può esaurirsi nell'azione esercitata nel governo delle istituzioni; ma deve articolarsi nella presenza di movimenti organizzativi autonomi, dotati di una propria fisionomia. L'associazionismo può essere una risposta valida alle questioni cruciali di una Provincia come quella milanese. Questione giovanile, diffusione della pratica sportiva, iniziativa culturale e ricreativa. Una rete diffusa di circoli culturali, società sportive (20.000 iscritti all'UISP), gruppi di interesse, circoli ricreativi, costituisce una serie importante di opportunità di incontro e di discussione. Molto lavoro e importanti risultati sono già stati ottenuti. La diffusione delle scuole popolari di musica, 3.000 iscritti nel 1977 /78, che hanno ottenuto anche importanti riconoscimenti istituzionali, ha costituito, crediamo, una risposta politica alle tendenze irrazionalistiche del fenomeno musicale; la costituzione sempre più numerosa di polisportive giovanili, soprattutto nella provincia; le scuole di animazione teatrale e la nascita di decine di gruppi di base e, perchè no, il moltiplicarsi di iniziative ricreative qualificate, come i circoli scacchistici e damistici.
L'associazionismo è già in gran parte, e può esserlo sempre più, un movimento di massa, che si batte per alcuni obiettivi fondamentali per le forze democratiche sul terreno della crescita culturale delle masse popolari, lottando per un effettivo decentramento e programmazione dell'iniziativa pubblica in questo settore.
Dallo scioglimento dell'ENAL, ente che ha organizzato per anni la
subalternità dei lavoratori all'interno dei Cral aziendali gestiti in modo paternalistico e corporativo, alla riforma dello sport, dalla applicazione della legge 382 in materia di sport e cultura, caccia, pesca e turismo, alla riforma del sistema formativo.
L'ARCI apre in questi giorni la campagna di tesseramento per il 1979. L'obiettivo che si pone è di 35.000 tesserati nella Provincia di Milano.
Ma l'obiettivo che in primo luogo ci poniamo è quello della diffusione di nuovi circoli e del potenziamento di quelli esistenti. La proposta che poniamo ai giornali di zona è quella di sviluppare il dibattito su questi temi.
ARCI Provinciale Milanese
L'A RCI, Associazione di Cultura, Sporte Ricreazione, è una organizzazione nazionale democratica, antifascista e unitaria che si ispira agli ideali della Resistenza e della Costituzione della Repubblica. Principali campi di intervento sono: il teatro, il cinema, la musica, le arti figurative e tutto il campo delle comunicazioni visive, l'informazione, le attività educative e formative, la diffusione e la promozione delle conoscenze scientifiche, le attività ludico motorie e lo sport, lo sviluppo del turismo come servizio sociale, le attività ricreative e culturali di tutti i cittadini. (Dallo Statuto dell'ARCI).
Struttura di base dell'ARCI è il sodalizio, ossia un organismo che dà forma stabile alla volontà di un gruppo di persone associate per conseguire i fini indicati dallo Statuto.
Il sodalizio può quindi avere caratteri assai differenti: può trattarsi di una semplice squadra di calcio o di un altro sport, come di una complessa polisportiva, di un circolo culturale come di un gruppo amatoriale, di un circolo scacchistico come di un gruppo teatrale di base.
Ciascun sodalizio è regolato al proprio interno dalla più ampia democrazia e le responsabilità sono elettive.
Si può aderire all'ARCI, o singolarmente tesserandosi alla Associazione, o in modo collettivo, fondando e dando vita ad una base associativa.
Strutture verticali dell'Associazione sono le articolazioni, dotate di propri organismi dirigenti, tra cui importanza particolare riveste l'UISP, articolazione sportiva dell'ARCI, oltre all'ARCI CACCIA e L'ARCI PESCA, L'UCCA (Unione Circoli Cinematografici), L'ARCI SCACCHI e DAMA.
Judò Ca' Granda tipo B attività Judo c/o Sirti via L. Monti, 16
Philips tipo B attività calcio via della Pila, 14 / 2 Cral unità tipo A attività calcio v.le F. Testi 75
Acema tipo B attività calcio v.le Sarca 92
F.11i Piccin tipo B attività calcio via Monterotondo 21
CONSULTORIO - ZONA 9
È funzionante dal 28 maggio 1978 il Consultorio materno, infantile e familiare con sede nel Pluricentro di Medicina Preventiva di Via Cherasco, 5.
IL SERVIZIO è assicurato da una Equipe composta da:
- ASSISTENTE SOCIALE
- PSICOLOGO
- INFERMIERA
GINECOLOGO
- SEGRETARIA
IL SERVIZIO COMUNALE è aperto al pubblico dalle ore 8,30 - 13 dalle ore 14 - 17
FINALITÀ DEL SERVIZIO
Informazione ed educazione sessuale per la persona singola, la coppia, la famiglia.
- Prevenzione delle gravidanze non desiderate.
Assistenza nei casi di interruzione della gravidanza.
Cura della sterilità.
Controllo e tutela della gravidanza.
- Assistenza psicologica e sociale per la persona singola, la coppia, la famiglia
Per appuntamenti o informazioni rivolgersi alla Segreteria del Centro tel. 6470466 -
6470464
Il servizio è gratuito e aperto a tutti i cittadini
L'ARCI è dotata inoltre di un Centro per lo studio, la ricerca, la documentazione e la formazione (Ce.S.For.); di un Centro Programmazione spettacoli (CPS), per l'elaborazione di proposte culturali nel settore delle comunicazioni di massa (corsi di musica, teatro e arti visive, organizzazione di feste popolari e di manifestazioni di alto livello); di una Cineteca per la diffusione del film di qualità, di impegno sociale e di ricerca.
L'ARCI è inoltre presente, con I'ENARS/ACLI e I'ENDAS, nel Comitato Interassociativo Circoli Aziendali (CICA), per il rinnovamento unitario dell'esperienza culturale, sportiva e ricreativa nei luoghi di lavoro.
La tessera ARCI, munita dell'apposito bollino annuale, dà diritto alle seguenti agevolazioni:
Polizze assicurative automatiche (Unipol e Sportass): Assicurazione infortuni (Unipol), a seguito di infortunio mortale del tesserato ARCI di ogni categoria e disciplina (premio a carico dell'associazione); Assicurazione infortuni (Sportass) per i casi di infortunio personale che possono accadere agli atleti, ai dirigenti e ai tecnici sportivi partecipanti agli allenamenti, alle gare, ai trasferimenti collettivi (atleti) e individuali (dirigenti). Questa copertura è riservata ai soci in possesso di tessera completa di bollino UISP o UISP Ragazzi (premio a carico dell'associazione).
Assicurazione RCT e Infortuni (Unipol) per l'assicurazione contro terzi e per gli infortuni nell'esercizio delle attività venatorie e della pesca sportiva - questa copertura è riservata ai soci in possesso di tessera completa di bollino ARCI CACCIA tipo A o B (premio a carico del cacciatore o pescatore).
Polizze assicurative facoltative (Un ipol):
Integrano le garanzie precedenti e interessano sei rami diversi: cicluturismo, neve, pesca, cane del cacciatore, atleti e dirigenti dello sci, assicurazioni di manifestazioni sportive, turistiche culturali e ricreative (l'onere è a carico del socio o del sodalizio).
SCONTI E FACILITAZIONI:
Riduzione del 30% (con bollino AGIS) nelle sale cinematografiche convenzionate.
Riduzione del 30% nei teatri convenzionati.
Ingresso gratuito nei musei, gallerie, monumenti dello Stato (per visite collettive)
Riduzione fino al 30% negli stadi, palestre, piscine, campi sportivi, impianti di risalita gestiti o convenzionati localmente; per gli spettacoli, rassegne, cicli cinematografici, manifestazioni culturali e sportive programmati dai sodalizi e dall'associazione.
Riduzione fino al 30%presso rivenditori convenzionati su: articoli sportivi, fotografici, di vacanza, campeggio, caccia e pesca, libri, dischi, ecc.
TURISMO
Tramite i propri centri turistici o in collaborazione con organizzazioni democratiche italiane ed estere, l'ARCI organizza viaggi, crociere, soggiorni in campeggi, alberghi, villaggi turistici, in Italia e all'estero; scambi culturali nazionali e internazionali; viaggi di studio, ecc.
Un altro problema dei giovani. Cosa possiamo fare per loro?
La storia travagliata degli ultimi anni, ha posto al Paese con sempre più urgenza, il problema del rapporto fra democrazia e forze armate.
Il coinvolgimento di alcuni alti ufficiali del ex SID e delle forze armate stesse, nelle oscure vicende che, dalle trame nere alla strage di Piazza Fontana di Milano, ed in altri tragici episodi, è ormai di dominio pubblico. questi avvenimenti richiedono una serie di riflessioni da parte delle forze democratiche e sociali, ed in particolar modo, da quelle operanti in zone o quartieri dove sono presenti le caserme.
Le vacanze estive costituiscono spesso una dura prova per le nostre automobili, che magari per tutto l'anno sono state impiegate solo per brevi percorsi o comunque in condizioni ottimali. Durante le ferie, invece, di solito l'automobile viene caricata al limite (e purtroppo anche oltre) delle sue possibilità, con ogni sorta di bagagli, viene fatta viaggiare su ogni tipo di strada per percorsi lunghissimi e magari con una temperatura esterna molto elevata. D accordo che le macchine vanno trattate da macchine e non, come fa qualcuno, da persone, ma è probabile che una opportuna manutenzione al rientro dalle ferie consenta non solo di rimettere le vetture in ordine, ma soprattutto di prevenire quei guasti che possono derivare proprio da un utilizzo tanto esasperato.
Cominciamo dalla carrozzeria: sarà bene eseguire un accurato lavaggio irrorando abbondantemente con acqua tutta la superficie e quindi passando leggermente la spugna per togliere polvere, residui vegetali e... animali ecc.
Successivamente si tufferà la spugna in una soluzione di acqua e shampoo per auto (non eccedere con quest'ultimo), procedendo al lavaggio vero e proprio. Un trucco è quello di eseguire il lavaggio a metà vettura per volta in senso longitudinale, in questo modo si eviterà di far seccare la schiuma sulla vernice ottenendo un risultato migliore.
Se si sono percorse strade particolarmente polverose, oltre alla parte inferiore della vettura, sarà bene lavare con acqua pura tutte le guarnizioni e i contorni delle portiere e le loro battute, tenendo tutte le porte spalancate; quando sono perfettamente asciutte, le parti in gomma vanno impolverate con talco (ciò le rende morbide e durevoli), le serrature e le cerniere vanno lubrificate con olio motore nuovo con grasso fluido.
Per le parti meccaniche il discorso è un po' più complesso: è consigliabile eseguire l'accurato ingrassaggio di tutte le parti previste di ingrassatore (molte auto nuove non ne prevedono), e verificare che tutti gli organi della sospensioni (ammortizzatori, ancoraggi ecc.), dello sterzo (scatola guida, snodi ecc.), e della trasmissione (giunti, cuffie in gomma ecc.), siano in buone condizioni. Di solito è sufficiente scuotere con una certa energia l'elemento interessato e verificare che non vi siano giochi nei punti di fissaggio. Purtroppo per queste operazioni è necessario disporre di un "ponte", ma anche una buca abbastanza profonda potrebbe servire allo scopo. In tale occasione è possibile anche controllare lo spessore delle "pastiglie" dei freni a disco che non deve essere inferiore ai quattro millimetri.
Passando al motore vero e proprio è opportuno, se si sono percorse migliaia di chilometri ad alta
velocità, o col motore sotto sforzo (traino di roulotte ecc.), anticipare la sostituzione dell'olio e del relativo filtro perchè le condizioni suddetti li degradano rapidamente.
Si curi di mantenere la stessa marca di olio ma è comunque tassativo nel caso si cambi tipo (ad esempio da unigrado a multigrado da normale a sintetico), fare il lavaggio del motore con gli speciali olii in commercio pena il rischio di grippaggio del motore per distacco di morchie che ostruiscono il circuito di lubrificazione.
Anche il filtro dell'aria andrebbe sostituito se la scadenza è vicina e si sono percorse strade polverose. Se si tratta di quelli in bagno d'olio è opportuno pulirli come indicato nel libretto di manutenzione.
Infine si proceda a un controllo meticoloso delle gomme, anch'esse
di solito estremamente sollecitate, verificando che non vi siano tagli profondi sui fianchi o segni di scollamento del battistrada. In questi casi vanno senza indugie sostituite per evitare spiacevoli conseguenze.
Si verifichi e si ripristini la pressione corretta ricordando che dovendo effettuate percorsi lunghi con temperatura elevata è necessario aumentare la pressione di circa due decimi di atmosfera, per evitare il surriscaldamento. Non ci si scordi di eseguire il rabbocco della batteria esclusivamente con acqua distillata e di verificare il funzionamento di tutte le lampadine.
A questo punto la nostra macchina dovrebbe essere più presentabile e, ciò che più conta, consentire di effettuare molti altri viaggi sicuri.
Pasquale Balzano
La nuova Legge dei Principi, entrata in vigore da poco su tutto il territorio nazionale, sancisce finalmente alcuni aspetti del rapporto di democrazia all'interno delle caserme, e crea degli strumenti efficaci per far valere i propri diritti a chi presta servizio militare. Non vogliamo entrare per ora nel merito degli singoli articoli della legge, (che richiederebbe troppo spazio), ma esaminare alcune possibilità di sviluppo che questa legge permette, legate al lavoro sul territorio delle forze politiche e sociali, e il rapporto che esse dovrebbero creare per conoscere più a fondo tutti i problemi che i militari si trovano davanti durante il servizio di leva. Diventa persino ovvio dire che nella nostra zona non si è sviluppato un rapporto serio e concreto con le caserme. Basta vedere, all'uscita dei militari,quei pochi che rimangono in zona per passare il tempo libero. Ma a questo proposito, bisogna allora esaminare attentamente cosa offre la nostra zona per quanto riguarda svaghi o posti di ricreazione culturale, che sono base di partenza essenziali per poter sviluppare qualsiasi rapporto o possibilità di incontro e dibattito.
Il Cinema Imperia per esempio è chiuso ormai da tempo e non si sa ancora per quanto. Ma, a dire il vero, la nostra zona avrebbe degli altri spazi da offrire se si desse più forza e sostegno alla battaglia culturale che alcune cooperative e circoli stentano un po' a portare avanti. Certo, tutto questo richiede uno sforzo da parte degli abitanti, in stretta collaborazione con le istituzioni come il Consiglio di Zona, il Comune, i partiti e le forze sociali, di portare un contributo attivo e partecipativo alla vita sociale dei quartieri. Ma anche per individuare in che modo questa battaglia corrisponde alle esigenze degli abitanti della zona, sia quelli "permanenti", sia quelli che ci vivono magari un solo anno. Però ci sono alcuni punti fermi nella vita militare di leva, di cui si
deve tener conto. Innanzitutto la restrizione economica che condiziona tutto il resto: sappiamo tutti che 500 lire al giorno non permettono la pur minima possibilità di divertimento, di autosufficienza o dignità di persona. Di conseguenza la libera uscita diventa, per forze di cose, un gironzolare per la città, con al massimo un caffè al bar, utilizzando però i soldi "da casa".
Perciò, le eventuali iniziative da prendere dovrebbero essere considerate anche dal punto di vista della parziale o, talvolta, totale gratuità.
Un altro grosso problema è lo sradicamento culturale e psicologico che i militari in genere subiscono. La vita di caserma, già di per sé diversa dalla vita comune, diventa ancora più difficile da sopportare quando si svolge in ambienti estranei per educazione o per costume. Una conoscenza più profonda e uno scambio culturale, rafforzati da un rapporto umano più stretto, possono aiutare ad attenuare questo distacco che diversamente può anche generare problemi più gravi come l'uso della droga fra i militari ed anche casi di prostituzione maschile.
Se, da parte dei cittadini, è difficile garantire la corretta applicazione della legge dei Principi all'interno della caserma, è non dimeno possibile divulgare e sostenere questa legge, attraverso iniziative tendenti a superare l'isolamento in cui la maggior parte dei militari si trovano.
È anche questa, una battaglia da inserire nella lotta più generale per la democrazia nel nostro Paese, per i diritti di tutti i cittadini a partecipare al consolidamento dello Stato democratico e alla difesa delle sue istituzioni repubblicane.
Il 19 settembre si è aperto ufficialmente l'Anno Accademico 1978 /79, riproponendo a tutti il problema della scuola. Quest'anno, come molti altri, è iniziato con una nota di speranza. Nessuno ignora che la situazione è come minimo disastrosa e in questo caos le legittime aspettative dei cittadini sono state sino ad ora amaramente deluse.
È infatti dal 1945 (sic!) che aspettiamo una riforma organica. Per essere più esatti — dando al Ministero ciò che è del Ministero — una riforma c'è stata. Dopo le agitazioni del '68 qualcosa si mosse: ristrutturarono la scuola materna!!
La mancanza di una riforma è un problema, grave, date le attuali condizioni di inefficienza della nostra scuola. Siccome chi possiede il "Sapere" è destinato — anche senza volerlo — a dominare chi non lo ha, il problema dell'educazione coinvolge tutti.
Oggi la scuola attraversa una crisi che minaccia di distruggerla completamente. Di chi è la colpa? Dello Stato che non ha saputo costruirla o del cittadino che non vi partecipa? Il problema è assai complesso, e i termini si ritrovano quasi immutati dalla scuola materna all'università. Vediamo di chiarire innanzitutto come funziona l'educazione in generale. Questa può essere nozionistica o formativa. Nel primo caso, il risultato è un adulto costretto a trascinare un pesante fardello di dati faticosamente ingoiati in una brillante carriera scolastica; nel secondo, un uomo dotato di un'arma perfettamente a punto per combattere la sua vita quotidiana. È più utile imparare a ragionare, a capire, a vivere insieme agli altri che non immagazzinare una serie di nozioni che possono cambiare o che non serviranno mai nella vita. Per chi ha imparato a ragionare, è possibile dedurre o ritrovare via via le nozioni che servono. Questo principio dovrebbe essere alla base di ogni ordine di scuola, ma purtroppo già nella materna e nelle elementari troviamo notevoli ostacoli alla sua applicazione. Infatti, a prescindere dagli asili - nido, nati più come parcheggio per bambini che come struttura pedagogica, sia nell'asilo che nelle elementari notiamo il primo disastro. Mentre i bambini sono nella fase più critica della loro vita, quella cioè che maggiormente concorre alla formazione del carattere, vengono assistiti non da psicologi specialisti dell'educazione (psicopedagogisti), con tanto di specializzazione oltre alla laurea, ma da semplici diplomati Con questo non voglio né fare una questione di "pezzi di carta", né tantomeno accusare i maestri di essere dei parassiti o degli incompetenti. È chiaro che non hanno colpe personali. La- responsabi-
lità è da ricercarsi nella legislazione che ha creato e mantiene tuttora questo stato di cose. Ma non è tutto: sempre negli asili e nelle elementari ci sono talvolta sino a trenta ragazzi per classe quando tutti gli specialisti sono concorsi nel fissare il massimo a venti! Questo è facilmente comprensibile: se due genitori fanno fatica ad educare anche un solo bambino, figuriamoci un maestro che deve seguirne trenta!
Il risultato di questo stato di cose è una scuola elementare che, oltre ad essere un aiuto molto discutibile per buona parte delle famiglie, "sforna" un certo numero di ragazzi con grossi squilibri di carattere. Questi non sono tuttavia irrecuperabili ma hanno soltanto un certo ritardo (handicap) sugli altri. Il fatto che, purtroppo, i loro problemi non vengano quasi mai segnalati alla scuola media mette in difficoltà non solo loro, che non vengono seguiti adeguatamente, ma l'intera classe, generalmente anche qui sovrappopolata.
La scuola media inferiore — pur essendo stata parzialmente rifor-
mata nel '64 e nel '77 — è ancora sostanzialmente legata ai vecchi schemi, rendendo perciò molto arduo un intervento efficace.
La prima struttura in crisi è la classe. Ivi troviamo, tra le rarità da giardino zoologico, l'aristocratico che, non potendo ancora fiutare cocaina, mastica la "gomma del ponte" suscitando l'invidia del futuro ragioniere che non può ancora leggere Mao Tse Tung, assieme alla sedia inesorabilmente vuota di un disertore. E come può non essere così? Difatti i criteri con i quali si costituiscono le classi sono... il sorteggio! Malgrado tutto, spesso gli alunni diventano amici — ma quasi sempre a gruppetti —, spinti più che altro da una solidarietà da "compagni di sventura". Capita che i programmi scolastici comprendano problemi dei giovani di oggi, ma il più delle volte in forma astratta ed impersonale. Ad aggravare la situazione della classe c'è la presenza dell'assenza. Manca una partecipazione cosciente dei genitori. Informarsi sull'andamento scolastico dei propri figli
non basta. PerChè un'educazione sia realmente efficaCe deve essere omogenea, andrebbe cioè concordata caso per caso con gli insegnanti.
Quanto alla media superiore, il discorso è un po' diverso jerchè non si tratta della scuola dell obbligo, il che crea una certa selezione. Non che sia un bene, anzi, è chiaramente un'ingiustizia sociale. Chi non ha i soldi per mantenere ipropri figli è costretto a mandarli a lavorare (quando ci riesce) e le scuole serali sono insufficienti e male organizzate. Quanto a quelle diurne, vi ritroviamo le stesse malattie della media inferiore, spesso in forma più grave. Più si va avanti negli anni di studio, più la partecipazione dei genitori tende a limitarsi ad uno o due colloqui con i professori e qualche volta alla partecipazione al consiglio di classe.
Non che gli studenti si comportino meglio: sono pochi quelli che partecipano alla vita della loro
SOCIETA' VOLONTARIA DI
PRONTO SOCCORSO
Via Guerzoni, 42 - 20158 MILANO
Telefoni: 68.00.29 - 60.38.74
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scuola e molti disertano persino la classe. La causa principale di tanto qualunquismo è la diseducazione. Gli studenti non conoscono la società che li circonda ed il disinteresse per ciò che è loro totalmente estraneo è più che cdmprensibile. Anche qui non siamo di fronte a degli irrecuperabili. Si può ancora intervenire efficacemente se si collega strettamente scuola e realtà. Lo stesso frazionamento della media superiore in una miriade di istituti tecnici, porta ad una "cultura" sempre più vaga. I programmi sono infatti talmente superati da essere divenuti completamente astratti. Tutti questi mali sono antichi: le modifiche attuate in questi ultimi trent'anni sono state dei semplici ritocchi. Finalmente sembra che stia per andare in porto un progetto globale di rinnovamento; non illudiamoci, la riforma non è per domani mattina. Dovremo portarla avanti tutti, PERSONALMENTE.
Luciano MannucciDal 1° ottobre avrà inizio una settimana in sostegno del soccorso volontario. Sono previste molte manifestazioni quali una marcia non competitiva, filmati, incontri con la cittadinanza e diversi momenti ricreativi. Per informazioni più precise, rivolgersi all'Ufficio della Croce, qui indicato.
per la tua personalità
Mimmo Santarpia via Tartini, 2 tel. 3762208 zona Affori
Creare dai tuoi capelli una personalità. Dare al tuo volto un "qualcosa di diverso"... quel tocco di classe. E' il concetto di VIP, Parrucchieri Professionisti, stilisti dell'Accademia SAASMAM
DATI STATISTICI RELATIVI ALL'ANNO SCOLASTICO 1977-78
A) SCUOLE MATERNE
Al Scuole materne comunali:
- Via Cesari, 40
- Via Monterotondo, 10
- Via Ciriè, 10
- Via Cherasco, 5
- Viale F. Testi, 117 (Convenzione con Manifattura Tabacchi)
- Via F.11i Grimm, 11
- Via Thomas Mann, 9
- Viale Sarca (Ang. F. Testi)
Scuole materne statali:
- Via Giolli, 39
- Via Gatti, 12
- Viale Suzzani, 240
Scuole materne private:
- P.za Belloveso
- Viale Suzzani, 64
Totale iscritti alle tre classi:
2.323
Totale sezioni occupate: 66
SCUOLE ELEMENTARI
- Via Cesari, 38
- Via Passerini, 4 - Via De Calboli, 1
- Vía Cirié, 9 Via Santhià (Ist. Girola)
- Via Val Cismon, 9
- Via Pianell, 40
- Via Da Bussero, 9 - V.le F. Testi, 190
- Via Thomas Mann, 8
Totale iscritti alle cinque classi:
Totale sezioni occupate:
SCUOLE MEDIE INFERIORI
- Via Hermada, 18 - Via Santhià (Ist. Girola)
- Viale Sarca, 24 - Via De Martino
- Via Asturie (Angolo V.le F. Testi)
- Via privata Giolli
Totale iscritti alle tre classi:
Totale sezioni occupate:
Santino Calderone Via Lazzaroni, 10 Tel. 6893934
Gianni De Matteis via Fauchè, 37 tel. 342468
Anche le parole tristi possono esprimere speranza e comprensione.
È in programma in data ancora da destinarsi, presso il Circolo culturale A. Ghiglione, uno spettacolo di "canzoni d'autore" in occasione del lancio della campagna di tesseramento per l'anno 1979.
Tre giovani cantautori, Gigi Mauri, Augusto e Ezio Madaschi, presenteranno in quell'occasione il loro repertorio di canzoni, tutte rigorosamente scritte ed arrangiate da loro stessi. Avendo avuto la ventura di assistere alle loro prove, credo che la loro esibizione potrà rappresentare una gradita sorpresa per coloro che ancora non li conoscono, sia per la qualità delle musiche (tutte molto dolci e "sentite") che, e soprattutto, per l'impegno dei testi, alcuni dei quali decisamente di buon livello. Gli argomenti delle loro canzoni trattano i temi più disparati, dall'intimistico — sentimentale ad altri più direttamente legati alle tensioni sociali e politiche del nostro tempo. Alcune, come la bellissima "Germania" prendono invece spunto da fatti di cronaca o di costume ed offrono l'opportunità di riflessioni più approfondite.
Vogliamo qui pubblicare i testi di due canzoni. Dai quali risulta con chiarezza la sensibilità con cui i tre cantautori si esprimono.
Non vogliamo fare ulteriore commenti. Le canzoni parlano da sè e dalle parole di Gigi Mauri, nell'intervista che pubblichiamo qui accanto, traspare l'impegno, la sincerità e la serietà con cui questi giovani cantautori affrontano la musica, e come riescono, attraverso le parole semplici delle canzoni, a comunicare anche il loro impegno verso la società.
Puoi spiegarci, partendo dal significato di questa canzone, qual'è il tuo modo di far canzoni.?
"Uomo di immensa gioia" evidenzia abbastanza nitidamente. il mio modo di esprimermi soprattutto per ciò che riguarda i testi. Esiste infatti quasi una contraddi-
Riceviamo e pubblichiamo con piacere questa lettera di un gruppo di giovani:
Tra le miriadi di radio "libere" secchie e nuove che si ascoltano ormai quotidianamente, pochi si saranno accorti che da un po' di tempo a questa parte una nuova piccola radio opera nella zona 9 e nella zona 8: Radio Milano Alternativa.
Questa piccola emittente è nata circa un anno fa ad opera di alcuni giovani del nostro quartiere e, tra innumerevoli difficoltà, sono incominciate le trasmissioni.
Queste trasmissioni bisognava e bisogna ancora adesso purtroppo, subordinarle ad una notevole carenza di personale.
A causa di questa carenza le trasmissioni coprono solo una piccola fascia oraria della giornata che va dalle ore 17 alle ore 24.
A causa inoltre della ovvia inesperienza in questo campo di lavoratori di R.M.A. e della ridotta potenza degli impianti le trasmissioni qualitativamente lasciano scoperti dei punti deboli.
Da qualche tempo però abbiamo aumentato la potenza di emissione e migliorati i nostri impianti per cui ora si può sentire bene nelle zone 8 e 9.
ORA DEVONO MIGLIORARE
LE TRASMISSIONI!
Perchè "alternativa"?
Perchè questa è una radio che sulla scia di altre emittenti democratiche di informazione sparse in tutto il Paese, vuole essere
zione tra il titolo che sembra promettere una storia "gioiosa" e la storia, invece, raccontata, che per il suo sviluppo e per le parole usate, non può non essere definita triste. Ma la tristezza è in questo caso intesa (e spero che questo comunichino tutte le mie canzoni) non come rinchiusa in se stessa ma come condizione per capire meglio tutto quanto succede fuori e dentro di noi. Voglio dire: le cose belle, i momenti felici si vivono e basta mentre ciò che ci accade di negativo ha bisogno di essere sistemato all'interno dei sentimenti e poi ributtato fuori, e questo vale sia per i problemi politici che vanno analizzati pazientemente sia per tutto ciò in cui i nostri sentimenti sono chiamati in causa.
Ecco: a me piacerebbe che da questo punto di vista le mie canzoni fossero uno dei tanti strumenti di una ricerca collettiva nel settore degli affetti ed in quello politico oltreché, naturalmente cinque minuti di musica e parole invitanti e godibili.
Tutto ciò è valido anche per le canzoni dei bambini che pure fai?
No, qui è diverso. Ogni volta che faccio una canzone "sui" bambini scopro di essermi divertito a scriverla anche se poi mi rendo conto che ogni canzone vuole imporre un suo punto di vista sulle "condizioni" dei bambini.
Non a caso ho precisato che le mie canzoni sono "sui" bambini e non "per" i bambini.
Ciò non toglie che mi piace immaginare di sentir cantare di bambini che non vogliono andare a letto, che vogliono "riprendersi la sera", dai bambini stessi.
Mi piacerebbe insomma, nella logica dei cinque minuti di canzone e quindi di gioco, stabilire se queste canzoni possono entrare nel mondo dei bambini e da essi fatte proprie o sono soltanto la rivincita, adesso che sono grande, sui soprusi che ho patito quando anch'io ero piccolo.
Quando la mamma ti mette a letto Perchè sostiene che è ormai giunta l'ora Falle presente che non è giusto Perchè tu vuoi giocare ancora. se ti dice che devi dormire Perchè i bambini fanno così Per dimostrarle che non è vero Dille che porti i bambini lì. chieda loro se sono contenti Di andare ognuno nel proprio lettino se hanno voglia di stare insieme Di uscire fuori dal pigiamino. se ti dice per imbrogliarti Che l'orsacchiotto si è già addormentato Falle vedere che ha gli occhi aperti Che anche lui vuole restare alzato. se insiste che è ormai troppo tardi Che avrai più tempo domani stesso Stai bene attento non farti fregare Dille che vuoi giocare adesso.
Perchè mi sembra più che normale Che solo i bambini possano dire Se hanno voglia di continuare Coi loro giochi o andare a dormire. Se proprio vedi che lei non cede Che tira fuori tanti problemi
Falle capire che essere bambini Non vuole dire essere scemi. che sai bene che appena tu dormi Lei si allontana in punta di piedi
Perché anche i grandi giocano spesso Ma hanno vergogna se tu li vedi. proprio quando infine capisce
Che non ti frega neanche a morire rassegnata dice "va bene"
Dì buonanotte e torna a dormire.
Un uomo raccontava in una lingua strana Qualcosa che sembrava una leggenda indiana
Con i capelli lunghi legati con lo spago
Di modo che la fronte sembrava quasi un lago
Ci si leggeva dentro riflessa
tanta noia
E si che lo chiamavano uomo di immensa gioia
Per come raccontava la fine del suo amore Con un linguaggio dolce che andava diritto al cuore
Nessuno lo capiva ma era bello ascoltarlo
Qualcuno sosteneva è impossibile non amarlo
Ma a chi gli domandava da dove provenisse
Diceva ho ventun anni, sembrava non capisse
E si vedeva bene che mentre lui parlava
Scorreva nelle vene la storia che narrava
Così che si avvertiva per ore, ore ed ore
In tutta quella piazza un senso di calore
Come un bisogno nuovo portato a quella gente
Da un uomo che veniva da un altro continente
Come una voglia grande di ributtare fuori
Qualcosa di presente negli
angoli del cuore
Dietro quell'aspetto di zingaro o bandito
Qualcosa rimaneva di ancora
indefinito
Ma non ci fu nessuno che fece più domande
Nella tristezza dolce di quella piazza grande.
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