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Marx, Lenin, Bettino Craxi...

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Dove va la scuola?

Dove va la scuola?

Bene introdotti come siamo noi di 'quartieri' siamo riusciti ad avere un'intervista esclusiva, roba dell'altro mondo, nientemeno che con i signori Carlo Marx e Vladimiro Lenin. Siamo riusciti anche ad intrecciare il signor Giuseppe Proudhon ed altri amici, ma non ne abbiamo cavato che vaghe espressioni sinceramente difficili da decifrare. Ma andiamo con ordine. Il Virgilio di turno è stato Pietro, un mio amico operaio qui, alla Bicocca. Varcati i cancelli della fabbrica, abbiamo proceduto con molta cautela, un po' per abituarci, un po' perchè io potessi avere il tempo di dare uno sguardo intorno: tra cortili, qualche ciminiera e pile di copertoni si intravedevano i larghi portoni d'ingresso dei capannoni nei quali si aggiravano, seguendo strani rituali ritmici, decine di operai.

Attraversati cinquantasette cortili grandi e ventotto piccoli depositi siamo giunti proprio in fondo alla fabbrica e là, contro il muro di cinta, sistemato comodamente su tre copertoni era seduto il nostro: il signor Carlo Marx in persona. Non ho fatto in tempo a osservarlo bene che il mio amico Pietro, mi ha fatto notare, lì vicino, il signor Vladimiro Lenin che passeggiava pensieroso nell'unica striscia di sole del cortiletto. E mentre Pietro andava a chiamare il signor Lenin, con cui veramente è in rapporti un po' tesi ultimamente, mi son trovato faccia a faccia col signor Marx, emozionatissimo, senza ricordare più le domande "intelligenti' che mi ero preparato. Il lettore quindi mi scuserà se l'intervista risulterà forse povera e soprattutto disorganica, ma non capita tutti i giorni di intervistare tali personaggi.

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Ad ogni modo le cose sono andate più o meno così:

Signor Carlo Mar», ci consenta di disturbarla; vorremmo farle qualche domanda sulla sua ideologia, su cosa ha prodotto nel mondo e sulla sua vitalità oggi. Ci rendiamo conto che sono temi vastissimi, ma, come lei saprà, è in corso nel nostro Paese e in tutto il mondo un dibattito molto vivo, senza esclusione di colpi, sull'ideologia marxista. Risponda dunque pure con estrema semplicità, se le è possibile, giusto per avere una pur pallida idea di ciò che pensa il "papà" di questa ideologia...

Mi consenta, caro ragazzo, di interromperla per dire qualcosa a proposito di quanto va introducendo. Sì, ho sentito qualcosa a proposito di questo dibattito e le dirò francamente che, anche se io non seguo molto le cose terrene, queste diatribe del vostro Paese mi divertono molto.

Producono invece l'effetto contrario su Vladimiro che è irritato soprattutto dallo svilimento del dibattito raggiunto dopo che in questo si sono inseriti personaggi del tutto sconosciuti che usano il marxismo per farsi, come si dice oggi, la pubblicità.

Allude a qualche teorico o a qualche politico del nostro Paese?

Può farne i nomi?

Ragazzo mio, nel 1848 facevamo, io e Federico, ben altri nomi e solo per quello ci mandavano da un Paese all'altro. Come puoi pensare che io usi e abusi del mio! solo che io questi nomi non li ricordo mai, ormai ho poca memoria e le cose e i nomi che non mi interessano non mi restano impressi. Ma avrai capito che si tratta di quel giovanottone che è diventato segretario di quello che fu un grande Partito ... —.Intende dire che il Partito Socialista adesso non lo è più ..

Per carità, non intendevo dire questo; anche la vostra Democrazia Cristiana è un grande Partito se è riuscita a raccogliere per tanti anni il consenso della gente. Certo questo non vuole dire che essa abbia rappresentato gli interessi delle classi più deboli e sfruttate. Anzi.

Vedi, io credo che il vostro problema di oggi non sia quello che qualche zuzzerellone ha voluto impostare per farvi passare vacanze ideologiche, io credo invece che il vero problema del marxismo oggi ...

Mentre ero in attesa di queste ultime rivelatrici parole ecco che è saltato su il signor Vladimiro Lenin che, con l'indice alzato, gli occhi socchiusi come di chi stia misurando le parole, è intervenuto continuando la frase iniziata dal signor Marx:

—; .. che la chiave del problema, oggi, nei paesi capitalistici sia nel rapporto tra paesi sviluppati e non. Forse possiamo negare patente di marxismo ai leader comunisti dell'ultimo dopoguerra? Certamente no, ma possiamo avere forti perplessità sul significato che assume, oggi, il concetto di 'rivoluzione'.

Avrebbe continuato a lungo, con metodicità e foga, il signor Lenin, se, approfittando di una pausa, non mi fossi intromesso per riprendere un po' in mano l'intervista.

Volevo chiedervi, egregi signori, prima che ci imbarchiamo in una discussione troppo vasta per le nostre esigenze, alcune cose che puntualizzino il vostro punto di vista su alcuni fatti concreti dei nostri giorni, nel nostro Paese; posizioni che magari possono essere più rivelatrici di mille discorsi. Per esempio siamo molto curiosi di sapere cosa pensa lei, signor Lenin, di questa polemica, all'interno della sinistra italiana, sul centralismo democratico.

La risposta non si fa attendere, il signor Lenin è decisamente divertito:

Possiamo senz'altro discutere sui modi di realizzare un processo rivoluzionario oggi nei paesi capitalistici; ma pensare di eliminare il metodo del centralismo democratico all'interno di un partito comunista è come chiedere a un sistema di produzione capitalistico di abolire il profitto, pur restando tale. Cari amici, lasciamo a ognuno il suo mestiere: anche di questi tempi lasciamo che siano i comunisti a decidere quale sia il sistema migliore di dibattere e di decidere nel loro partito. Dopo questa categorica risposta ho ricacciato dentro alcune battute da avvocato del diavolo che avrebbero dovuto

NUOVI ORARI DEI DISTRIBUTORI DI BENZINA:

Dal primo ottobre va in vigore il seguente orario dei distributori:

DIURNO: dalle ore 7 alle ore 12,30 e dalle ore 15 alle ore 19.

NOTTURNO: Inizio del servizio dalle ore 22.

Bruno Ghittoni

"Quattro racconti antifascisti"

toccare alcune cose non propriamente democratiche accadute ai tempi del signor Stalin in nome anche del centralismo; ma, mentre in questa pausa stavo cercando il modo migliore per 'attualizzare' alcuni aspetti del metodo leninista, la conversazione si è improvvisamente animata, o meglio chiusa, con l'apparizione, da un'altra pila di copertoni di una testa barbuta e simpatica che sghignazzava felice leggendo l'intervista di Craxi all'Espresso. E mentre il signor Marx, gentilmente, mi spiegava che quel simpaticone era il signor Giuseppe Proudhon, il signor Lenin si divertiva a lanciargli copertoni cercando di infilarglieli dalla testa.

L'intervista era ormai praticamente chiusa da questa bagarre: si son fatti avanti un gruppo di operai che, qualificatisi come rappresentanti sindacali, hanno portato con loro in assemblea i signori da me intervistati.

Abbiamo cercato di accodarci a loro, ma nonostante il mio amico Pietro conosca bene la fabbrica, ci siamo persi e siamo arrivati ad assemblea ormai conclusa.

Pio Tarantini

Il 15 settembre ricorreva il primo anniversario della scomparsa di Bruno Ghittoni, combattente antifascista e militante comunista, partigiano e perseguitato politico. Per commemorare la sua scomparsa un gruppo di amici ha voluto raccogliere in un libro una serie di brevi racconti che lo stesso Ghittoni stava scrivendo e che la crisi cardiaca che l'ha colto a 65 anni gli ha impedito di terminare. Il libro, intitolato "Quattro racconti antifascisti", non vuole solo essere un omaggio alla sua figura, ma ha lo scopo di dare una diversa dimensione, uno spessore più consistente alla qualità della memoria ch'egli ha lasciato in molti per virtù esclusiva di quella carica d'intensa umanità di cui era dotato. Rappresenta inoltre una involontaria testimonianza di un periodo storico di cui i quattro racconti ci dànno alcuni sprazzi, brevi ma significativi. La prosa di Ghittoni è spesso scarna, ma in alcuni punti il suo lucido, razionale senso dell'umorismo gli fa toccare la misura del narratore maturo e consapevole, con una capacità di introspezione psicologica e di vivacità espressiva insospettabili in chi, come lui, per esigenze d'ufficio, aveva dovuto passare decenni a leggere prose burocratiche (era stato circa vent'anni inserito nella direzione amministrativa dell'Unità, arrivando a svolgere la mansione di vice direttore).

Ma burocrate, Ghittoni non avrebbe mai potuto diventarlo. Proprio per questo il sorriso della sua intelligenza ci mancherà.

La Redazione

Liliana Groppi

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( rubrica pensioni)

Tra le molte dcoltà del mondo delle pensioni, troviamo spesso termini amministrativi che indicano invece cose assai diverse: esaminiamo in questa puntata la PREPENSIONE e il PENSIONAMENTO ANTICIPATO.

PRE-PENSIONE

Si tratta di una operazione tecnica di anticipo della domanda della normale pensione di vecchiaia (60 anni d'età per l'uomo, 55 per la donna, con almeno 15 anni di contributi). Circa sei mesi prima del compimento dell'età pensionabile, il centro elettronico dell'INPS invia un modello, precompilato in parte denominato EAD 160, che è una vera e propria domanda di pensione di vecchiaia. Il lavoratore deve solo firmarlo e rispondere ai quesiti contenuti nel modello, per ricostruire tutta la propria storia lavorativa.

Al modello EAD 160 vanno allegati tutti i normali documenti per la pensione, e precisamente: stato di famiglia in carta semplice; tessere assicurative INPS; foglio matricolare o stato di servizio; — documenti di malattia o maternità; altra documentazione prevista secondo i casi.

Per i lavoratori che invece non ricevono il modello EAD 160 è possibile fare la domanda di prepensione usando un nor- male modello di vecchiaia. In ogni caso la pensione avrà decorrenza a partire dal primo giorno del mese successivo al compimento dell'età.

Scopo di tutta questa operazione è quello di consentire all'INPS di «istruire» cioè di cominciare a fare tutte le operazioni necessarie con anticipo e quindi ridurre il tempo di attesa per la pensione.

PENSIONAMENTO

ANTICIPATO (Legge 1115 del 1988)

È un «assegno ai lavoratori anziani licenziati» che viene riconosciuto dall'INPS quando il licenziamento sia avvenuto in dipendenza di crisi economiche di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale; è possibile ottenere l'assegno solo per i lavoratori dipendenti da aziende industriali escluse quelle dell'edilizia. Questi i requisiti: il licenziamento deve essere avvenuto entro il 31 dicembre 1979; il lavoratore deve aver compiuto: 52 anni per la donna; 57 anni per l'uomo; il lavoratore deve avere almeno 15 anni di lavoro (780 settimane).

L'assegno viene calcolato con il sistema contributivo, cioè facendo riferimento ai contributi versati e non alle retribuzioni. Non si hanno gli aumenti annuali per il costo della vita, ma l'importo minimo dell'assegno non può essere inferiore a L. 102.500 mensili. Al compimento dell'età pensionabile viene ricalcolata la pensione retributiva regolare e l'assegno viene soppresso.

È importante però ricordare tre altri punti: primo: all'età pensionabile il lavoratore deve comunque fare la domanda di pensione di vecchiaia; secondo: il lavoratore licenziato deve sceglierein questo caso, o l'assegno il trattamento speciale di disoccupazione; terzo: l'assegno sarà comunque tolto se il lavoratore si rioccupa o matura una pensione sia dell'INPS (ad esempio di invalidità o anzianità) sia di altro Ente. Si ricorda ai lettori che tutti i venerdì dalle ore 18 alle ore 19 va in onda la RUBRICA PENSIONI DI RADIO REGIONE (canale 91 in modulazione di frequenza) a cura di Luigi Tomasso. Per chiarimenti ed informazioni i lettori possono telefonare al 6072434 - 6072621.

La rubrica pensioni viene realizzata con la collaborazione del Patronato INCA-CGIL che assiste gratuitamente tutti i cittadini nel disbrigo delle pratiche per: infortunio e malattia professionale pensioni di invalidità, vecchiaia e reversibilità tubercolosi e disoccupazione assegni familiari versamenti volontari e recupero contributi maternità, malattia, responsabilità civile.

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