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Partecipazione o cogestione

Perchè oggi un convegno su questi temi.

Cosa ha detto Guido Carli intervenendo al dibattito.

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In che cosa consiste, per il PCI, la partecipazione dei lavoratori.

Cosa sono le Conferenze di produzione.

Si è svolto il 4-5 febbraio a Milano un convegno, organizzato dall'Istituto Gramsci e dal Centro Documentazione Ricerche Lombardia sul tema: "La partecipazione dei lavoratori al livello delle imprese".

Al Convegno, che ha avuto una rilevanza nazionale, è intervenuto, fra gli altri, il Presidente della Confindustria Guido Carli.

Abbiamo rivolto alcune domande ad uno dei relatori, Gianfranco Borghini, della Direzione nazionale del PCI stanza differenzia l'opinione del PCI sulla partecipazione da quella della socialdemocrazia? siamo perfettamente coerenti con gli impegni che abbiamo assunto nel momento in cui abbiamo sottoscritto l'accordo.

D - Come mai, proprio oggi, un convegno sul tema della partecipazione dei lavoratori?

R — Perchè è oggi che si pone, concretamente, il problem2 dell'avvio di una programmazione democratica della nostra economia e perchè sono convinto che senza l'attiva partecipazione dei lavoratori la programmazione nn può realizzarsi.

D - La stampa ne ha parlato ampiamente: alcuni hanno cercato di far apparire la linea del PCI sulla partecipazione come un abbandono del marxismo.

R - A questa domanda ha già risposto il dr. Carli intervenendo nel dibattito. La partecipazione non presuppone per noi comunisti la fine dei conflitti di classe e non è sinonimo di "pace sociale" nè in fabbrica nè nella società. La partecipazione però, introducendo la democrazia nelle imprese e ponendo fine al metodo delle decisioni unilaterali, può ridurre al minimo i conflitti aziendali (con vantaggio per i lavoratori ai quali gli scioperi costano) e, nello stesso tempo, consente di spostare il confronto, ed eventualmente lo scontro, su terreni più avanzati (le scelte di investimenti e di sviluppo dell'impresa). La partecipazione in altre parole non annulla, ma muta i contenuti del confonto.

D - Si è parlato molto delle Conferenze di produzione. Puoi dirci, in poche parole, cosa ne pensa il PCI?

R - Vorrei chiarire bene un punto. La Conferenza di produzione non è in alcun modo sostituibile dall'azione del sindacato al quale solo compete la trattativa su tutte le questioni che riguardano la vita dell'impresa ivi comprese le questioni relative agli investimenti e alle scelte di sviluppo.

Con la Conferenza di produzione si perseguono tre obiettivi molto precisi: 1) coinvolgere l'insieme dei lavoratori dell'impresa (operai, tecnici, impiegati, dirigenti) in un dibattito preventivo sullo stato dell'azienda e sulle diverse ipotesi di sviluppo;

Basta che piova sul serio, ma neanche troppo, che il Seveso viene fuori: con lui sgorgano dai fontanacci che "sparano" i tombini, fango e sozzerie, ma anche sostanze inquinanti. Questo infatti non è un fiume pulito, se la diossina ormai pare essersi attestata su valori impercettibili e sofisticate apparecchiature, vi è tuttavia dell'altro che sarebbe meglio non invadesse le strade e, addirittura fosse debitamente filtrata prima d'essere scaricato in acqua dalle fabbriche.

Negli ultimi due anni le cosiddette esondazioni del Seveso si sono susseguite a ritmo impressionante, tanto da non costituire un "evento'., ma una abitudine, quando piove. L'ultima risale alla fine di febbraio.

Occorre dunque porvi rimedio. Come? Una risposta o almeno un contributo in questo senso cerca di darlo un documento del "Comitato di mobilitazione e di lotta del torrente Seveso" costituito nella nostra zona. Perchè il Seveso straripa dal suo letto? Il documento è schematico ma preciso. Non sono stati realizzatiafferma - gli impianti di sgrigliaturi e di decantazione per trattenere i materiali solidi. Non è stato completato il canale scolmatore per deviare dalla città le onde di piena. Non sono stati previsti accessi alla parte coperta in città per la rimozione dei materiali solidi. Mancano adeguati studi sulla portata delle acque durante le piene in rapporto alla precipitazioni atmosferiche e alle capacità di resistenza della copertura. Intanto l'accumulo dei detriti aumenta, e il ritmo delle esondazioni pare destinato a fare altrettanto.

Cosa è stato fatto per risolvere questa situaizone, ormai divenuta insostenibile dagli abitanti della zona? Il Comune ha deliberato un impegno di spesa di 920 milioni per l'impianto di sgrigliatura e decantazione, ma vi sono difficoltà ad ottenere dalla banche i mutui necessari. Verranno appaltati (è un altro impegno della Giunta comunale) lavori per 400 milioni di manutenzione sulla rete fognaria lungo tutta l'asta coperta del Seveso.

E' poi stato costituito un comitato di emergenza per gli interventi necessari durante e dopo le esondazioni: è un po' come il medico di quella barzelletta che invece di guarire dal prurito aiuta i pazienti a grattarsi, ma anche questa operazione si rende necessaria in attesa degli interventi alle radici del problema.

Del comitato fanno parte l'Azienda municipale della nettezza urbana, la Divisione fognature e corsi d'acqua, la Divisione Acquedotto, la Ripartizione Igiene e Sanità, i Vigili urbani.

L'azione di questo comitato è coordinata dai presidenti dei consigli delle zone 9 e 2 e da due consiglieri delle stesse.

E' dal lavoro anche un commissione tecnica per studiare e progettare le opere di statica e

Cosa ne pensi? Cosa in soidarulica necessarie per sistemare i corsi d'acqua del nord di Milano, composte da assessorati e divisioni comunali, e un'attenzione particolare è rivolta al croso coperto del Seveso.

Lo Stato deve finanziare le opere necessarie nella misura del 70% , il rimanente è a carico della Provincia. E le assicurazioni del governo (per bocca del ministro Gullotti) non hanno avuto fino ad ora seguiti tangibili. Così, specifica il documento, senza questi finanziamenti la Regione non puù erogare i fondi a Provincia e Comuni, e la Provincia, cui spetterebbe appaltare le opere, non indire le gare relative.

Il Consiglio della zona 9 propone allora la costituzione di un consorzio tra i tre enti locali, almeno per effettuare i lavori più urgenti.

S.P.

La differenza con l'esperienza socialdemocratica sta, mi pare, tutta qua. Mentre attraverso la co-gestione si tende ad annullare il conflitto di classe e a ridurre l'area del confronto fra i lavoratori e la direzione alle sole questioni aziendali — impedendo così alla classe operaia di agire come classe dirigente nazionale e di misurarsi con i problemi del cambiamento della società — la partecipazione, come noi la intendiamo, è invece uno degli strumenti attraverso i quali la classe operaia e i lavoratori possono condurre con maggiore forza e incisività la loro battaglia per rinnovare la società italiana ed avviare un diverso sviluppo economico e sociale.

D - Nel suo intervento Carli ha detto che esisterebbe una contraddizione tra lo spirito dell'accordo del luglio scorso fra i partiti democratici e la proposta del PCI di modificare, anche attraverso la partecipazione, il meccanismo economico.

R - Carli evidentemente non si è accorto del fatto che l'accordo a sei indica precisamente la necessità di avviare un cambiamento della nostra società e del suo sviluppo economico e sociale e che, dunque, quando noi affermiamo che la partecipazione è finalizzata al cambiamento,

2) consentire un confronto serio fra i lavoratori dell'impresa e le forze politiche, le istituzioni e gli organi della programmazione al fine di misurare l'effettiva corrispondenza fra le scelte che l'impresa compie e le esigenze più generali del Paese; 3) consentire alla classe operaia di costruire, anche attraverso le Conferenze di produzione, un sistema di alleanze, dentro l'azienda e fuori dell'azienda, sulle quali poter poi far leva per meglio condurre la propria battaglia sul problema degli investimenti e delle scelte produttive. La Conferenza di produzione (che noi pensiamo possa essere convocata dal, Consiglio di fabbrica) consente, in altre parole, ai lavoratori di concorrere davvero e in modo attivo alla formulazione delle scelte che poi si debbono compiere, e di prendere coscienza dei termini reali della situazione. La Conferenza di produzione offre al sindacato elementi utili ai fini di una migliore e più puntuale elaborazione delle piattaforme di lotta. Nello stesso tempo — e la cosa ci pare nor dovrebbe essere tanto sottovalutata — la Conferenza di produzione consente ai lavoratori di esercitare una pressione "politica" effettiva sulle istituzioni e sugli organi della programmazione contribuendo in questo modo a determinarne le scelte.

UNA PRIMA RISPOSTA

Una prima risposta allo stato di emergenza è stata data dalla Regione.

Dopo la riunione tenuta il I marzo a cui hanno partecipato membri delle Giunte Regionali e Comunali, è stato deciso che la Regione Lombardia anticiperà i cinque miliardi e mezzo che occorrono per il completamento del canale scolmatore di NordOvest desinato a impedire definitivamente agli allagamenti provocati dal Seveso nella zona di Niguarda.

(Disegno di Vannini)

Da quasi due anni, ormai, chiunque si trovi a passare per Via Ornato, nel pieno centro di Niguarda, non può fare a meno di notare il desolante spettacolo del vecchio cinema Imperia, chiuso, con le vetrate oscurate da grossi fogli di carta, ufficialmente per "lavori di restauro".

Qualche sospetto è cominciato ben presto a sorgere negli abitanti del quartiere e della zona, ai quali non sfugge il fatto che due anni sono troppi per dei lavori di restauro, per quanto complessi possano essere. Alcuni gruppi politici e culturali della zona hanno inviato lettere aperte al Consiglio di Zona perchè prendesse in carico la questione, non tanto per ottenere la riapertura del cinema pura e semplice (anzi, dato il livello medio dei films che venivano proiettati in quella sala, certamente nessuno si è dispiaciuto di questa chiusura), ma per ottenere che in quella struttura venisse affrontato un nuovo metodo di programmazione degli spettacoli che lasciasse spazio anche alle esigenze della popolazione.

Il Consiglio di Zona ha ben presto preso contatti con il nuovo proprietario, il quale si è anche dimostrato disponibile a qualche forma di collaborazione sia con il Consiglio di Zona, sia con le organizzazioni dei cittadini, permettendo loro di intervenire nella programmazio- ne delle proiezioni cinematografiche ed anche concedendo in determinate occasioni l'utilizzo della struttura per iniziative autonome che altri organismi volessero proporre.

Ci sono però due difficoltà: la prima è dovuta alla scarsa disponibilità finanziaria della proprietà, che periodicamente è costretta ad interrompere i lavori per mancanza di fondi; la seconda riguarda invece la difficoltà di rapporti che il Consiglio di Zona ha nei confronti del proprietario, perchè quest'ultimo abita ad Agrigento ed è perciò praticamente irreperibile. Questo fatto crea anche dei malintesi che gettano in allarme la zona: agli inizi di febbraio, per esempio, si era sparsa la voce che il proprietario era fuggito, oberato da debiti a cui non riusciva più a far fronte. Come questa voce si è diffusa, ecco farsi avanti gruppi di facoltosi professionisti del quartiere, disposti ad accordarsi tra loro e con le cooperative della zona per formare un consorzio che possa rilevare la proprietà del cinema per proseguire quei programmi di apertura già concordati con l'attuale proprietario. Ovviamente si trattava solo di una voce, ma l'esistenza stessa di questa soluzione "di riserva" ci rende più tranquilli anche perchè dobbiamo confessare, non nutriamo un'eccessiva fiducia nella volontà di questo inattaccabile personaggio di ri-

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