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DA DONNA A DONNA
Aborto, ovvero "CONTROLLO DELLE NASCITE DEI POV
Ha scritto Gigi Marsico, curatore di una inchiesta per la TV sul problema dell'aborto: "Sono contenti medici, ostetriche, "mammone", fattucchiere, la curva demografica viene mantenuta in valori accettabili senza costose reti di consultorio per la pianificazione familiare e soprattutto, con quella finta tutela della madre, la finta sanzione giuridica e il sostanziale abbandono della donna incinta al suo destino, si evita di affrontare il problema. Più che prevenirlo, il titolo x del nostro codice penale sembra proteggere l'aborto clandestino, il più economico strumento di pianificazione familiare in un paese dove ci sono voluti 25 anni per fare sentenziare alla Corte costituzionale cibe i divieti di propaganda, fabbricazione e commercio di contraccettivi erano incompatibili con i principi della Costituzione repubblicana. Per quanto possa sembrare assurdo, le leggi fasciste hanno continuato a impedire l'insegnamento dei metodi e delle terapie anticoncezionali persino nelle università."
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Vediamo infatti alcuni dati: solo
1'1,5% delle donne italiane usano la pillola, mentre in altri paesi europei (come la Gran Bretagna e la Germania) la percentuale si avvicina al 30%.
Conseguenze: 3 milioni di aborti all'anno, ventimila vittime delle pratiche delle mammone, delle fattucchiere, di medicastri, di maldestre levatrici, che operano oltretutto ad altissimi prezzi; la crescita di una vera e propria, industria attorno all'aborto clandestino che rende circa 100 miliardi all'anno. Inutile dire che sono soprattutto le donne povere a pagare con la vita, o con terribili mutilazioni, il loro aborto clandestino.
Un ampio dibattito civile e sociale non poteva quindi che svilupparsi sui temi dell'aborto e della produzione della vita, aspre polemiche non potevano che ravvivarsi in Italia sul problema dell'interruzzione della maternità non voluta e sulle cause che sono a mon-
La Nostra
sede del giornale viale Monza 140
Al martedì e giovedì dalle 21 alle 23 alla domenica dalle 11 alle 12,30 te della drammatica situazione descritta or ora. Il fenomeno più appariscente, che in questi ultimi anni ha riportato violentemente alla ribalta il problema dell'aborto, e più in generale quello dell'emancipazione femminile, è la nascita di vari gruppi femministi. Da una parte esiste il Movimento per la liberazione della donna, federato al partito radicale che ha iniziato battaglie quali la liberalizazzione degli anticoncezionali, la formazione di asili nido antiautoritari, e la legalizzazione dell'aborto. Dall'altra parte nascono e si sviluppano altri gruppi femministi, rigidamente chiusi all'intervento maschile, che portano avanti una specie di lotta dei sessi; impostazione a mio avviso del tutto sbagliata, e anche pericolosa: in questo modo l'organizzazione corre il pericolo di trasformarsi in una specie di setta religiosa, chiusa agli interventi esterni, isolata nella perfetta ignoranza dei problemi concreti della società. Voglio dire: è indispensabile affrontare i problemi della donna non individualmente, ma in stretto rapporto con la società, e quindi si deve agire non isolatamente, ma insieme a tutte quelle forze, a tutte quelle persone, uomini o donne che siano, che vogliono lottare per l'emancipazione femminile e per una società migliore.
Ormai, è un dato acquisito della coscienza democratica la necessità di provvedere immediatamente con una legislazione adeguata a rimuovere le cause che sono all'origine di quella drammatica vicenda collettiva che si chiama aborto. Ormai, la maggior parte degli italiani è convinta che la maternità non deve essere più un elemento di condizionamento della donna e non deve ridurla in uno stato di inferiorità; che ogni donna deve al contrario poter decidere in modo autonomo, libero e responsabile sul fatto di avere figli, di quanti averne, e di quando averli.
Ecco che l'aborto e prevenzione della maternità vengono ad essere due aspetti di un identico problema; anzi, il problema della regolamentazione delle nascite va inserito in una nuova visione della famiglia e del ruolo della donna nella società. Ci sono del resto degli ostacoli oggettivi che rendono più difficile un'educazione sessuale di massa, e che vanno rimossi il n iù presto possibile: una situazioe di disinformazione generale, la difficoltà di accesso agli anticoncezionali (da noi poco conosciuti e spesso scoraggiati), e non ultima la moralità comune che ancora condanna l'uso responsabile del corpo da parte della donna. Un ottimo lavoro in questo senso stanno svolgendo i consultori di quartiere, sorti, per ora, solo in alcune città. Certo, i locali, le attrezzature, il personale sono per ora quasi dappertutto insufficienti per assicurare un servizio completo e tempestivo. Ogni consultorio è aperto a tutte le donne, di ogni età e di ogni condizione, e svolge un servizio continuo e gratuito di medicina preventiva. Compito del consultorio deve essere anche quello di dimostrare alle donne, che in generale non hanno fiducia in certa classe medica corporativa e autoritaria, che un servizio popolare e gratuito può e deve essere qualificato e sicuro, e diffondere così una nuova concezione della salute, della medicina, del servizio pubblico. Agli interventi estremi e spesso tardivi, frutto di una concezione tradizionale della medicina, considerata come rimedio al male e non come alimento della salute e del benessere, il consultorio oppone dunque un servizio di conoscenza e di informazione, e si rivolge soprattutto alle donne, perchè si impadroniscano delle tecniche contraccettive, vivano con gioia la sessualità separandole se vogliono dalla procreazione, e possano decidere quando vogliono diventare madri.