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DOLOMEYES: PAURA A PRIMA VISTA

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DOLOMTI IN TV

DOLOMTI IN TV

Corriere delle Alpi | 19 giugno 2021

p. 20

I rifugisti: non siamo albergatori, i numeri del 2020 sono insostenibili Una maschera per esorcizzare i rischi: spunta il custode Dolomeyes L'assalto vacanziero, spauracchio in quota Le Dolomiti chiedono turismo sostenibile

Di Francesco Dal Mas Ha del "mostruoso" l'assalto turistico alla montagna. Mentre Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, arriva a Palazzo Piloni, si materializza "Il mostro 'Dolomeyes' che richiama la figura dell'uomo selvatico (salvan). Va a sedersi alla sinistra di Roberto Padrin e il presidente della Provincia si scansa, quasi fosse colto da un attimo di paura. «L'effetto c'è» commenta, sorridendo, il regista Cristiano Perricone di "BrodoStudio", l'agenzia di Udine ha ideato la campagna "Dolomeyes: paura a prima vista", realizzata in collaborazione con le Associazioni dei Rifugisti e degli Alpinisti della Regione Dolomitica. «Ricordate l'estate 2020? Trenta per cento in più di presenze alle quote più alte» fa memoria Renato Frigo, presidente regionale del Cai. «C'è un limite oltre il quale strutturalmente non possiamo andare», ammette Mario Formentini, del Rifugio Città di Fiume e coordinatore regionale dei rifugi alpini. Ecco, le sentinelle delle Dolomiti - cioè tutti coloro che abbiamo citato - sono allarmati per ciò che potrebbe accadere nei fine settimana d'estate e in particolare ad agosto. Il numero chiuso, dunque? «No - risponde Frigo -, tutti hanno la libertà di salire. Ma quando in cima al Falzarego piuttosto che al Giau i parcheggi programmati e numerati si completano; quando accade altrettanto al Tre Croci dove inizia il sentiero per il Sorapis o al Pordoi... si fa come a Misurina: si chiude la strada delle Tre Cime alle auto e si sale in pullman o a piedi». Il contingentamento, dunque, anche se non è il classico numero chiuso. Ma, numeri a parte, in montagna bisogna salire con maggiore consapevolezza. «Vogliamo renderci conto o no che, ad esempio, di acqua ce n'è poca e in rifugio non si può fare la doccia sia la sera che al mattino quando ci si sveglia?» sbotta Padrin raccogliendo il disagio dei rifugisti, anche nella sua veste di componente del cda della Fondazione. «Gli ospiti sono graditissimi, non devono aver paura del mostro Dolomeyes, però - insiste Padrin - sono tenuti al rispetto del fragile ambiente dolomitico e alla comprensione del ruolo dei gestori, che non possono essere costretti, come è accaduto l'anno scorso, a chiamare i carabinieri per mantenere l'ordine». «Dolomeyes è il primo progetto con cui ho avuto modo di confrontarmi da neo direttrice. È un contenitore - spiega Nemela -, un laboratorio culturale entro cui stiamo muovendo oggi i primi passi, i cui contenuti continueremo a scriverli insieme ai professionisti della montagna». Cruda l'analisi di Fiorentini: «Spesso chi va in montagna non ne conosce la realtà e inconsapevolmente cerca il soddisfacimento di richieste che non possono essere eseguite, perché l'alta quota evidentemente non può offrire tutte le comodità e ritmi caratteristici della vita in città. Per questo è importante innescare un percorso di consapevolezza da parte di chi frequenta la montagna. Solo un visitatore consapevole non rischia di vedere disattese le proprie aspettative, bensì cerca e vive i 'limiti' imposti dall'ambiente montano come occasione di esperienza autentica e unica». Per favorire questo cambiamento è fondamentale trasmettere in maniera chiara e semplice alcuni messaggi, condivide Frigo. «Una campagna di comunicazione come questa, colorata, fresca e innovativa nel linguaggio, affianca il grande lavoro di formazione ad una frequentazione responsabile della montagna che il Cai da decenni svolge sul territorio». Sarà difficile non essere raggiunti dai messaggi della campagna: video, social, web, tutorial, azioni sul territorio che vedranno protagonista il mostruoso "Dolomeyes" (gli occhi delle Dolomiti), un personaggio che rappresenta la paura che le abitudini e gli atteggiamenti poco rispettosi della montagna possano rovinare il delicato ecosistema delle Dolomiti. Il mostro 'Dolomeyes' è presente, da tempi immemorabili, nell'immaginario alpino. Ritorna, come spauracchio. Ma non sarà un pugno nello stomaco di chi, per ossigenarsi dopo i piccoli e grandi lockdown, va a respirare a pieni polmoni in quota? «Venga pure ad ossigenarsi, ma sappia - conclude Padrin - che non è al parco divertimenti».

Gazzettino di Belluno | 19 giugno 2021

p. V

Sicurezza tra i monti, il video Unesco dedicato ai turisti

Di Federica Fant BELLUNO L'aumento del turismo di prossimità, che con la pandemia ha fatto favorire luoghi di montagna, perché isolati e spaziosi, ha portato con sé la necessità di ribadire come sia opportuno prepararsi per affrontare un sentiero, piccolo o grande che sia, avendo cura di mettere in atto atteggiamenti che siano rispettosi dell'ecosistema delle Dolomiti. La montagna infatti impone di frequentarla con regole precise, per non farsi trovare impreparati e, soprattutto per non farsi male. Proprio con questa finalità la Fondazione Dolomiti Unesco ha presentato ieri, in Provincia a Belluno, una campagna che mira ad informare i nuovi frequentatori della montagna. Protagonista del video (ora sui social della Fondazione e su altri canali a lei connessi) è stato Dolomeyes, ovvero un Om Selvarech, rappresentato tradizionalmente dalla figura di un omone completamente ricoperto di

vegetali che vive solitario e lontano dall'uomo, in comunione completa con la natura. Lo stesso personaggio mitico delle Dolomiti si trova faccia a faccia con alcuni villeggianti: chi in infradito sui sentieri (che poi vengono morsi da qualcosa), chi sullo sdraio a mettersi protezione solare che va a finire nel circostante, chi dentro un rifugio a sprecare acqua inutilmente. LA PRESENTAZIONE La presentazione della campagna informativa è avvenuta alla presenza della direttrice della Fondazione Unesco, Mara Nemela, del presidente di Palazzo Piloni, Roberto Padrin, del presidente dei gestori di rifugi alpini del Veneto, Mario Fiorentini, della vicepresidente della stessa associazione di rifudi del Trentino, Roberta Silva. C'erano poi i presidenti del Cai del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, rispettivamente, Silverio Giurgevich e Renato Frigo, nonché il regista del video Cristiano Perricone per BrodoStudio, un'agenzia di Udine che ha ideato la campagna di sensibilizzazione. GLI ORGANIZZATORI «L'estate 2021 ha esordito il padrone di casa, Padrin segna in qualche modo la ripartenza dopo il Covid e tutti ci auguriamo possa avere una buona stagione per il turismo e le attività ricettive, rifugi in testa». La direttrice della Fondazione, ha ribadito come Dolomeyes «è il primo progetto con cui ho avuto modo di confrontarmi ed è un perfetto esempio del metodo di lavoro con cui la Fondazione interagisce con il territorio e la comunità», afferma Mara Nemela. Il Club alpino italiano, nella persona del presidente friuliano Giurgevich ha fatto presente come, attorno alle Dolomiti Unesco «stiamo stringendo sempre più alleanze per una frequentazione della montagna più sostenibile». Il collega del Veneto, dal canto suo, ha evidenziato quanto sia fondamentale «trasmettere in maniera chiara e semplice alcuni messaggi. Una campagna di comunicazione come questa, colorata, fresca e innovativa nel linguaggio, affianca l'informazione che da anni cerca di trasmettere il Cai». Una frequentazione, per l'appunto, che cambia e cresce, in cui il rifugio diventa sempre più una mèta e non un punto dipartenza. «Ma il rifugio, è bene sottolinearlo, non è un albergo», ha precisato per l'associazione Rifugi del Trentino, Silva, che ha portato l'esempio «dell'acqua, che è un bene prezioso e la sua erogazione è un servizio particolarmente difficile da garantire in alta quota: chi pernotta nelle nostre strutture deve esserne a conoscenza». Il collega per i Rigugi del Veneto, Mario Fiorentini aggiunge come la collaborazione con la Fondazione può aiutare gli escursionisti a capire alcune peculiarità dei rifugi, non note ai più. Dal canto suo il regista del video Cristiano Perricone ha tracciato i contorni dell'immaginario a cui Dolomeyes si ispira: «L'idea alla base è quella di riuscire a parlare della mostruosità a più generazioni».

Corriere del Veneto – Treviso e Belluno | 19 giugno 2021

p. 9

Turisti in montagna «Rispettate l’ambiente e siate più prudenti» Boom di arrivi, scatta la campagna Dolomiti Unesco

Di Moreno Gioli BELLUNO L’estate 2020, segnata dalla pandemia, ha visto aumentare del 30% l’afflusso dei turisti «di prossimità» sulle Dolomiti. E se da un lato questo ha permesso di sopperire alla naturale mancanza di escursionisti stranieri, dall’altro ha portato sui sentieri d’alta quota un sempre maggior numero di turisti poco consapevoli dei rischi e delle modalità corrette con le quali approcciare la montagna. E l’estate 2021 promette scintille, con un numero di turisti crescente e conseguenti problematiche. A cercare di mettere un po’ d’ordine ci pensa la Fondazione Dolomiti Unesco, che ieri a Palazzo Piloni ha lanciato la sua nuova campagna di comunicazione sull’uso consapevole della montagna, in collaborazione con i gestori dei rifugi e le associazioni alpinistiche dell’arco dolomitico. Una campagna agile, giovane e molto social. Con un protagonista d’eccezione: «Dolomeyes» (che si traduce con «Gli occhi delle Dolomiti»). Un personaggio che si rifà alla narrazione dolomitica e che rappresenta la paura che le abitudini errate e gli atteggiamenti poco rispettosi possano rovinare il delicato ecosistema montano. Di qui lo slogan della campagna, «Paura a prima vista», che rischia di sostituire lo stupore e l’amore che i maestosi paesaggi suscitano. La campagna è stata realizzata da BrodoStudio di Udine e nasce grazie alla collaborazione tra gestori di rifugi e rappresentanti delle associazioni alpinistiche. Diversi i messaggi veicolati: dalla cura dell’abbigliamento adatto all’attenzione alle previsioni meteo, dal non raccogliere fiori e piante al portarsi a valle i rifiuti. Un focus particolare è dedicato all’utilizzo responsabile delle risorse idriche, così come richiesto dai rifugisti. Perché in quota l’acqua è un servizio di non sempre facile erogazione. «Questo è il primo progetto a cui ho avuto modo di partecipare - spiega la neo direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, Mara Nemela - e rappresenta al meglio il nostro metodo di lavoro, che mette insieme il territorio e le sue comunità». «Lo scopo della campagna «aggiunge Renato Frigo, presidente del Cai Veneto - è innescare una presa di coscienza da parte di chi frequenta la montagna. Per farlo è necessario trasmettere i messaggi in maniera chiara e semplice». Perché spesso, come spiega Mario Fiorentini, presidente dell’associazione gestori di rifugi alpini del Veneto, «chi va in montagna non ne conosce la realtà e cerca il soddisfacimento di richieste impossibili. Un rifugio non è un albergo, occorre essere consapevoli di ciò».

Corriere delle Alpi | 21 giugno 2021

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La neo direttrice della Fondazione Unesco, Mara Nemela, insiste sulla necessità di "educare" i turisti. E sulla viabilità sui passi: «Sentiremo tutti» Il monito agli escursionisti: controllate il meteo

Di Francesco Dal Mas L'intervista Sono prossime le chiusure dei passi dolomitici - e di altre strade - per consentire un accesso sostenibile alle alte quote? «Non abbiamo previsto, al momento, nessuna chiusura», risponde Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, alla sua prima uscita pubblica, a Belluno, per la presentazione di "Dolomeyes", la campagna per comportamenti corretti da parte dei turisti sulle terre alte. E annuncia confronti con tutte le parti coinvolte. C'è un Piano per la mobilità sostenibile (Pms) che prevede il contenimento del traffico sui passi entro il 2030 ed il 2050, con tanto di chiusure e di accessi alternativi. «Ma le misure le prendono le istituzioni, le Province, la Regione, i sindaci. Le scelte politiche ed amministrative non competono alla Fondazione». La Fondazione, però, ha studiato a suo tempo, questo Pms e, di conseguenza, può aver suggerito le diverse misure. «Io sono stata appena insediata. Non so di Piani di applicare. So che le Amministrazioni hanno allo studio questa problematica». Il Piano è quanto di più interessante, ma anche complesso, si possa immaginare per una mobilità sostenibile. I portatori d'interesse hanno variamente reagito. Gli operatori turistici sono contrari. Gli ambientalisti osservano che la tempistica è troppo dilatata. E gli uni e gli altri chiedono un'interlocuzione partecipativa. «Fin dalla mia nomina ho assicurato il massimo coinvolgimento di tutti i portatori d'interesse. La campagna "Dolomeyes è il primo progetto con cui ho avuto modo di confrontarmi da neo direttrice, ed è un perfetto esempio del metodo di lavoro con cui la Fondazione vuole interagire con il territorio e le comunità. Il coinvolgimento dei portatori d'interesse - in questo caso rifugisti e rappresentanti delle associazioni alpinistiche - è già sinonimo di successo». Albergatori, ristoratori, rifugisti dei Passi, che temono giornate di stop al traffico già quest'estate, possono, dunque, stare tranquilli? «Non mi risulta che gli enti di competenza abbiano annunciato iniziative di questo tipo». Ma lei li incontrerà? «Come tutti gli altri. Secondo lo stile della nuova campagna di comunicazione»."Dolomeyes", appunto, che cosa vuol essere? Quali sono i consigli di "Dolomeyes" all'escursionista che si fionda sui sentieri dolomitici o al villeggiante che frequenta le valli? Il suo slogan è "Paura a prima vista", quella paura che rischia di sostituire "l'amore a prima vista" che le Dolomiti sanno sempre generare... «Anzitutto quello di controllare il tracciato Gps del percorso. Ma per sicurezza è meglio portare sempre una buona cartina. E chiedere informazioni prima di incamminarsi. In particolare vanno controllate le allerte meteo, per cui, se sconsigliati, è meglio non partire»."Dolomeyes" si arrabbia forte se il turista non rispetta l'ambiente. «L'abbiamo chiamata "scuola di paura" a proposito. "Dolomeyes" vigila contro chi raccoglie fiori o piante, o anche rocce, oppure le incide. Minerali e fossili vanno osservati ma non toccati, tanto meno asportati». La campagna di comunicazione si concentra sull'uso consapevole dell'acqua nei rifugi di alta quota. «L'acqua è una risorsa preziosa quanto scarsa. "Dolomeyes" invita il turista o l'escursionista a portare sempre con se scorte d'acqua, meglio se in borracce termiche, riutilizzabili. Anche perché è consigliabile bere regolarmente. Le doccia, se proprio necessaria, dev'essere chiesta al rifugista e, in ogni caso sia breve». "Dolomeyes" consiglia anche un abbigliamento appropriato. «Consiglia di vestire a strati, come una cipolla, per affrontare al meglio le escursioni termiche». I rifiuti? «Beh, è chiaro: vanno riportati sempre a valle, anche se si è in rifugio»

Alto Adige | 29 Giugno 2021

p. 22

Dolomiti UNESCO, campagna per sensibilizzare i turisti

Bolzano Con la campagna di comunicazione "Dolomeyes: paura a prima vista!" la Fondazione Dolomiti UNESCO ha avviato in questi giorni un'azione di sensibilizzazione sull'uso consapevole dell'acqua nei rifugi di alta quota e sulla frequentazione consapevole della montagna, in concomitanza con l'avvio della stagione estiva, che vedrà numerosi turisti sulle Dolomiti Patrimonio mondiale.La campagna nasce da un'azione partecipata assieme ai gestori di 66 rifugi dell'area del Patrimonio mondiale (dei quali 22 in territorio altoatesino) rappresentati dalle varie associazioni che li riuniscono, e alle associazioni alpinistiche della regione dolomitica e dalla considerazione che il turismo d'alta montagna non è uguale al turismo delle altre località: necessita di maggiore attenzione, accortezza e soprattutto di rispetto per l'ambiente circostante.«Il nostro paesaggio montano, specialmente quello della zona del Patrimonio mondiale Unesco, è un habitat sensibile che va vissuto in modo attento e responsabile nella consapevolezza del suo particolare valore", fa presente l'assessora provinciale, Maria Hochgruber Kuenzer. Al tal proposito ricorda il progetto "Mindful on the Mountain Rispetta la montagna", frutto della sinergia tra Provincia di Bolzano e diverse associazioni turistiche delle Dolomiti, Patrimonio mondiale UNESCO. Realizzato nell'area pilota del Comune di Castelrotto, con il supporto delle associazioni turistiche di Siusi, Alpe di Siusi e Castelrotto, l'iniziativa è volta a sensibilizzare i gestori delle strutture turistiche, i visitatori e gli abitanti delle Dolomiti, Patrimonio mondiale dell'UNESCO, ad adottare comportamenti rispettosi dell'ambiente. Il progetto fonda le sue basi su due aspetti fondamentali: l'acqua potabile, bene prezioso per tutti, e la gestione dei rifiuti, la cui riduzione è essenziale per tutelare l'ambiente e i paesaggi. Lo scopo di "Dolomeyes: paura a prima vista!" è quello di innescare un cambiamento culturale e una presa di coscienza da parte di chi frequenta la montagna. Lo slogan della campagna: "Paura a prima vista", parla di quella paura che le abitudini e gli atteggiamenti poco rispettosi verso la montagna possano rovinare il delicato ecosistema delle Dolomiti andando a sostituire "l'amore a prima vista" che le Dolomiti generano nel visitatore.

Dolomiten | 29 Giugno 2021

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