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TRENO DELLE DOLOMITI: GLI AGGIORNAMENTI

sono aperti solo i bancomat, ma si può bere un caffè! A Badia, Pedraces, San Leonardo e La Villa la gente ci vive, e vuole continuare a viverci, con il turismo certo ma non solo per il turismo!».

Corriere delle Alpi | 10 Giugno 2021

p. 17

Treno delle Dolomiti: «Assente il confronto tra Regione e territorio»

BELLUNO «Nella nostra Regione va adottato un metodo moderno per decidere come investire i fondi pubblici». Parole del portavoce dell'opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, a pochi giorni dalla comunicazione della giunta regionale sul percorso prescelto per la ferrovia delle Dolomiti.«Questa indicazione potrebbe mettere fine alla lotta, tutta bellunese, tra i tracciati lungo il Boite e lungo il Cordevole», aggiunge Lorenzoni. «O forse incendierà ancor di più lo scontro. Sorprende, e non poco, la disputa tra le varie coalizioni sul collegamento tra Cortina e la pianura veneta, con un mezzo di trasporto elettrico su rotaia. Si tratta di uno scontro che sta assumendo dei toni da tifoseria che di certo non si addicono a una scelta dirimente rispetto a dei finanziamenti molto ingenti».Il metodo con il quale si è proceduto fino a questo momento «non ha visto un confronto aperto e trasparente tra le opzioni in campo, con il coinvolgimento delle comunità e il supporto di tecnici terzi per una valutazione oggettiva e serena delle alternative. Tant'è che qualcuno, al termine dell'iter, si sentirà addirittura sopraffatto, senza avere gli strumenti per comprendere e condividere la decisione che verrà assunta». Non è una novità, purtroppo, secondo il Portavoce: «In un Veneto in cui le risoluzioni sono sempre più accentrate, i processi di interesse del territorio vedono le comunità locali poco, se non per niente protagoniste. Prova ne sia, ad esempio, la nomina dei presidenti dei Parchi regionali o la localizzazione dei presidi sanitari territoriali. Nello specifico della ferrovia delle Dolomiti, sarebbe stato sufficiente aprire un tavolo di confronto tecnico in Regione, con una procedura analoga a quella del Debat Publique, prevista dalla normativa francese».Il dialogo con il territorio - conclude Lorenzoni - «è un requisito indispensabile per realizzare grandi opere in tempi contenuti. Altrimenti è inutile sperare su commissari e fondi del PNRR». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gazzettino | 17 Giugno 2021

p. 12, edizione Belluno

Treno delle Dolomiti gli ultimi appelli «Deve passare qui»

BELLUNO L'ora della verità per il tracciato del treno delle Dolomiti è vicina. Oggi a Villa Patt l'assessore regionale Elisa De Berti incontrerà i sindaci delle aree coinvolte dalle quattro ipotesi di tratta e i comitati interessati e si farà il punto. Ci sarà l'ingegnere Helmuth Moroder (incaricato dalla Regione Veneto di eseguire tutti gli approfondimenti e le elaborazioni tecniche sull'idea del treno ndr). E i vari promotori lanciano gli ultimi appelli.

QUI AGORDO

«I numeri parlano da soli: sia in termini di residenti lungo il tracciato, che di presenze turistiche nei comuni interessati dalla linea, che di costi e di tempi di percorrenza, la proposta di treno delle Dolomiti via Val Cordevole è la più appetibile. Non lo diciamo quindi solo noi del Comitato ma anche dei dati oggettivi». Così Paolo Selva Moretti, a capo del sodalizio che sostiene la linea Ponte nelle Alpi Cortina via Belluno, Agordo e Alleghe, alla vigilia dell'incontro di oggi. «Spero che per l'assessore sia questo il primo di una serie di incontri con il territorio e di approfondimenti - sottolinea Selva Moretti - Anche la nostra proposta, pur arrivata in ritardo sulle altre, merita la giusta considerazione. Ricordiamo che essa è quella che centra più di tutte l'obiettivo originario: collegare Venezia e Cortina nel più breve tempo possibile». I tecnici del Comitato agordino hanno predisposto dei dati relativi a popolazione e presenze turistiche per confrontarli con quelli della linea Valli del Boite e Ansiei. «Tolti Ponte nelle Alpi e Cortina, punti di partenza e di arrivo di entrambe le proposte - spiega il presidente - la tratta agordina coinvolgerebbe ben 67.924 residenti: essendo l'unica che passerebbe per Belluno e per Sedico, due grosse realtà della provincia, può contare su una corposa popolazione. Alla linea via Valli del Boite e Ansiei, invece, fanno capo 27.688 cittadini. Per quanto riguarda poi le presenze turistiche, e quindi un altro ampio potenziale serbatoio di utenti, sono 1.414.653 per l'ipotesi agordina e 851.585 per quella cadorina. Numeri di peso, quelli agordini, che avvalorano la sostenibilità economica dell'opera». «Visto l'ingente investimento necessario in ogni caso - conclude Selva Moretti - viene da chiedersi se non sia più saggio puntare sulla proposta agordina che prima di tutto sarebbe la più veloce tra Venezia e Cortina e al contempo andrebbe a

collegare tutti i comprensori sciistici presenti in provincia di Belluno definiti principali/strategici dal Piano neve Regione Veneto (ben quattro, al posto di uno solo raggiungibile con le proposte via valli del Cadore) nonché l'area artigianale/industriale di Agordo con il suo grande bacino di pendolari. Sarebbe inoltre possibile servire con la ferrovia due lunghe ciclabili (Cordevole e Boite/Piave) e al contempo realizzare un grande anello ciclabile in provincia di Belluno».

QUI CADORE

Fermo restando che «l'accesso naturale per Cortina passa per il Cadore» e che la tratta Ponte nelle Alpi Calalzo «non è abbandonata ma in piena efficienza e i lavori che si continuano a fare ne sono la prova», il sindaco Luca De Carlo afferma: «Il treno delle Dolomiti deve passare per il nostro territorio, noi abbiamo già detto quale tracciato, la Regione scelga quello che ritiene strategico e sancisca che Calalzo è stazione strategica». Oggi all'assessore Elisa De Berti anche il sindaco di Pieve Bepi Casagrande dirà che è fondamentale che venga rispettata la situazione attuale che vede in Calalzo la stazione d riferimento. Ma aggiunge: «Per questo auspico che ci sia l'unità di tutto il territorio e per il collegamento da Ponte nelle Alpi a Calalzo perché non puntare ad innovare con i treni all'idrogeno? Per quanto riguarda il proseguo verso Cortina dico che tocca alla Regione decidere. I sindaci cadorini hanno detto la loro, hanno fatto la loro scelta ma è la Regione che ha l'ultima parola, che ha voce in capitolo: la eserciti». È dal 2017 che in Cadore si sono chiarite le idee sul proseguo della ferrovia verso Cortina, è stata scelta all'unanimità la così detta variante dei sindaci. A sollecitare e coordinare le iniziative la Magnifica Comunità di Cadore che con il presidente Renzo Bortolot: da Calalzo a Cortina lungo il Centro Cadore, la valle dell'Ansiei, un tunnel di 6.5 chilometri sotto il gruppo del Sorapis per uscire a San Vito e poi su a Cortina. «Noi pensiamo che il treno sia fondamentale e il transito della linea non è indifferente per il Cadore, il territorio si è unito sulla proposta dei sindaci. Questo progetto è valido». Sul fatto che sia giunta l'ora di decidere tuona il sindaco Luca De Carlo: «Considerato che la Provincia ha come leader Re Tentenna, che non prende posizione per non scontentare qualcuno, io che invece non ho paura dico che è ora di chiudere la partita del treno delle Dolomiti. Visto che fino a Calalzo la linea c'è, anche se sembra di no, dico che si vada avanti con qualsiasi tracciato la Regione scelga verso Cortina da Calalzo. Fatto questo poi si potrà decidere se e come collegare Cortina ad Agordo per chiudere l'anello». Raffaella Gabrieli Giuditta Bolzonello

Gazzettino | 18 Giugno 2021

p. 2, edizione Belluno

Ci vorranno 15 anni e 840 milioni

SEDICO Scelto il progetto definitivo: «Il Treno delle Dolomiti arriverà a Cortina per la Val Boite e ci sarà un prolungamento anche da Calalzo ad Auronzo di Cadore». Senza giri di parole, e al termine di un incontro estenuante con i sindaci del territorio a Villa Patt di Sedico, l'assessore regionale alle Infrastrutture Elisa De Berti ha svelato punto per punto il tracciato che permetterà di collegare Belluno (e quindi Venezia) alla regina delle Dolomiti. Due proposte, delle 4, sono state scartate per «costi troppo elevati e gallerie troppo lunghe». La scelta finale è ricaduta su un progetto che sembra accontentare la provincia da nord a sud e che costerà 840 milioni di euro.

LA TRATTA

Il percorso avrà una forma a y. La parte inferiore rappresenta la linea ferroviaria già presente Belluno-Calalzo, passando per Ponte nelle Alpi-Polpet, Fortogna, Longarone-Zoldo, Ospitale e Perarolo. Poi le rotaie subiranno una biforcazione. Da una parte si andrà a Cortina d'Ampezzo attraversando la Val Boite, quindi le stazioni di Pieve di Cadore, Valle, Venas, Vodo, Borca, San Vito, Zuel. Dall'altra parte si raggiungerà invece Auronzo di Cadore, attraverso Domegge, Lozzo e Santa Caterina. Il primo tratto di 30 chilometri costerà 600 milioni di euro, mentre il secondo, di 15 chilometri, avrà un costo di 240 milioni di euro.

I TEMPI

Ma quanto tempo ci vorrà per poggiare i piedi sul Treno delle Dolomiti? Almeno 15 anni. E solo nell'ipotesi in cui, tra l'altro, tutto prosegua per il verso giusto e nell'estate 2022 arrivi l'ok al progetto da parte di Rfi (Rete ferroviaria italiana). «Qui bisogna costruire ex novo ha spiegato l'ingegnere Helmuth Moroder (incaricato dalla Regione per lo studio dei vari progetti) Bisognerà trovare un sistema perché se si usano quelli tradizionali si rischia di non finire mai. Solo la fase di progettazione, valutazione ambientale, eccetera, porta via 15 anni». Moroder ha anche aggiunto che, in questo caso, l'obiettivo dovrà essere diverso: «Entro 15 anni il treno deve camminare. Secondo me è possibile. Ci vuole collaborazione da parte di tutti». Torna quindi a vivere, almeno su carta, il Treno delle Dolomiti.

NON SOLO TURISTI

Il primo convoglio aveva percorso la tratta Calalzo-Cortina-Dobbiaco nel lontano 15 giugno 1921. Poi, l'avvento dell'automobile aveva portato a un rapido declino della ferrovia e il 13 marzo 1962 era stata chiusa. Ora si vuole invertire quella tendenza e fare in modo che i bellunesi e i turisti scelgano il treno al posto dell'auto. Perché il progetto funzioni sarebbe necessario che il 30% delle persone che utilizza il mezzo privato scegliesse quello pubblico. Il motivo è semplice: «Spendere 840 milioni di euro ha chiarito l'assessore De Berti e avere i treni vuoti non ha senso. Passeremmo alla storia come quelli che sono riusciti a fare il più grande spreco del secolo. La vera sfida non è il dove farlo, ma costruire un progetto intorno al treno. La ferrovia da sola non basta». Tradotto, significa che serve un progetto di mobilità sostenibile capace di abbracciare e collegare insieme diversi ambiti: dal trasporto pubblico locale su gomma agli impianti a fune, alle piste ciclabili. L'idea è di un treno ogni ora, durante l'anno, e ogni mezz'ora nella stagione estiva.

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