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NOTIZIE DAL CLIMA
MADONNA DI CAMPIGLIO Mobilità, vivibilità, sostenibilità, responsabilità... E poi conservazione, promozione, condivisione... Quante parole. È la nuova filosofia del Parco naturale Adamello Brenta, presentata ieri a Malga Zeledria, sopra Madonna di Campiglio, aiutata da una giornata di sole corroborante. A far compagnia al presidente Walter Ferrazza ed al direttore Cristiano Trotter sono arrivati in tanti. Citando solo i relatori, gli assessori provinciali Roberto Failoni e Mario Tonina, il presidente dell'Apt Tullio Serafini, i dirigenti provinciali Romano Stanchina e Roberto Andreatta.Mobilità: da qui parte tutto. «Progetto strategico», ha argomentato Ferrazza, che tiene al nuovo corso dedicato alla condivisione. Non a caso cita il proverbio africano: «Quando le formiche si mettono d'accordo possono spostare gli elefanti». E l'accordo è con Apt in primis, ma poi con Provincia, Comuni, Comunità di Valle, Asuc, Regole di Spinale-Manez e categorie economiche. Insomma, tutti gli attori che vivono in questo territorio, definito da tutti "bello". Vuoi dargli torto? Parole che fanno piacere perfino ai seguaci di Greta: «Abbiamo una grande responsabilità nei confronti dell'ambiente, e quindi del benessere dell'uomo». Fin qua la filosofia. E la pratica? «Trasporto collettivo nelle valli di penetrazione, evitando la confusione esistente in un'area protetta. La mobilità dev'essere un'esperienza da vivere con serenità».Tradotto: nelle valli laterali, piccoli e grandi gioielli del Parco (Tovel, Vallesinella, accesso a malga Zeledria, Patascoss-Ritort, Val Genova, Molveno, Val Algone, Val Daone) traffico limitato. Quando sarà raggiunto il limite dei parcheggi verranno chiuse, e partiranno dal fondovalle i bus navetta. Anche perché quando vedi 200 macchine parcheggiate nel pascolo, è un brutto biglietto da visita».La mobilità collettiva, senza impatto sull'ambiente. Con una peculiarità: possibilità di prenotazione online, sia per il parcheggio che per il biglietto del bus, il tutto agevolato da una politica tariffaria adeguata. Parolina magica: le regole. Conseguenza, anzi, antefatto: assunti 30 nuovi parcheggiatori, formati «per la conoscenza di flora e fauna, sicurezza, indicazioni da dare», parola di Ferrazza. Sistema perfettibile? Certo che sì. «Aspettiamo consigli», dichiara il presidente.Tullio Serafini (presidente Apt di Campiglio e Giudicarie Interiori) inneggia all'importanza della partnership, andando oltre: la "Plastic free", per esempio. "Non è facile convincere tutti all'uso delle plastiche riciclate, ma abbiamo redatto un piano strategico all'insegna della "vivibilità aumentata" per regolare le valli laterali». È sufficiente? «No - afferma Serafini - perché c'è bisogno di un passaggio culturale per coinvolgere i residenti. Per gli ospiti è importante diluire il traffico nello spazio (abbiamo valli famose, ma altrettanto belle anche se meno conosciute) e nel tempo: puntiamo alla destagionalizzazione".Dopo di loro hanno parlato Stanchina («I Parchi, importanti perché organizzati»), Andreatta («La Costituzione, articolo 9, parla di tutela del paesaggio. Questi luoghi sono come il Louvre: occorre avere il senso del limite»). Failoni ha elogiato lo spirito di condivisione trovato da questa amministrazione del Parco. Tonina, infine, si è detto contento per «l'intelligenza e responsabilità del Parco», per «lo spirito di squadra» e «per il coordinamento di tutte le realtà del territorio».Fine della manifestazione, sotto un sole che spinge all'ottimismo per l'estate.
Corriere delle Alpi | 16 Giugno 2021
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Chiudono alcune strade all'interno del Parco: parte il servizio navette
CORTINA Anche per quest'estate alcune strade forestali situate all'interno del territorio regoliero e del Parco delle Dolomiti d'Ampezzo verranno chiuse al traffico, con servizi di jeep e navetta per alcune aree. La strada da Sant'Uberto a Malga ra Stua verrà chiusa da sabato 3 luglio a domenica 5 settembre, con un servizio sostitutivo di navetta con partenza da Fiames, presso l'ufficio informazioni del Parco, con orario continuato dalle 8. 30 alle 19. Le tariffe singolo viaggio a persona sono: adulti e bambini dai 6 anni 6 euro, bambini dai 3 ai 5 anni 3 euro, bambini fino ai 3 anni gratis. Biciclette 3 euro, cani 1. Per salire nella Val di Fanes e in Val Salata da ieri (e fino al 15 ottobre) è attivo un servizio di navette a chiamata con orario giornaliero dalle 7 alle 10 e dalle 16 alle 19. Tariffe singolo viaggio, a persona: adulti e bambini dai 6 anni: 13 euro, bambini dai 3 ai 5 anni 8 euro, bambini fino ai 3 anni gratis. Tariffa minima per ogni viaggio 40 euro. Il tratto da Malga Federa al rifugio Croda da Lago è sempre chiuso al transito veicolare ed è accessibile con servizio di navetta in partenza dal piazzale al Col de Parù.La strada dal Caaleto a Malga Federa è aperta al transito veicolare fino al 23 luglio 2021, mentre nel periodo dal 24 luglio al 5 settembre 2021 resterà chiusa, con eventuale servizio di navette in partenza dal Col de Parù. La strada riapre dal 6 settembre e resterà agibile fino a che le condizioni meteorologiche lo permetteranno. La strada che da Cianzopé porta al rifugio Cinque Torri Come è aperta al normale transito veicolare durante tutto l'anno, fino al rifugio Cinque Torri. Tuttavia essa è chiusa a orario dal 1° al 31 agosto 2021, dalle ore 9. 30 alle 15. 30. Il servizio sostitutivo di navetta è disponibile sul posto. Considerati i lavori di costruzione del nuovo impianto di risalita da Son dei Prade e Bai de Dones, che interessa in modo consistente la zona di Cianzopé, è possibile che vi siano disagi alla circolazione durante tutto l'anno in corso. In caso di necessità, anche nel corso dell'estate, le indicazioni sull'apertura e chiusura delle strade forestali potranno subire delle variazioni. --Marina Menardi© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alto Adige | 1 Giugno 2021
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Tanta neve in alto ma i ghiacciai soffrono ancora
BOLZANO Il servizio glaciologico del Cai Alto Adige avvia la campagna di rilievi 2020 - 2021 sui ghiacciai dell'Alto Adige. Un anno in cui le abbondanti nevicate sia invernali che primaverili stanno facendo credere a molti che, dopo decenni di disastrosi ritiri delle fronti ghiacciate e dei loro spessori, si sia invertita la rotta e che i ghiacciai possano riprendersi. Ma sarà difficile, davvero molto difficile. Lo spiegano il presidente del Servizio Glaciologico dell'Alto Adige, il generale Piero Bruschi, e il coordinatore scientifico, Franco Secchieri. Da consuetudine meteorologica, con il mese di maggio per i ghiacciai termina la stagione di accumulo che quest'anno è stata particolarmente nevosa. «Una condizione certamente utile per la loro salute, anche se bisogna aspettare la fine dell'estate per sapere veramente come siano andate le cose». Sono due infatti le stagioni che regolano la vita dei ghiacciai: quella di accumulo da ottobre al maggio successivo e quella di ablazione che la regola vuole finire con il 30 settembre, o meglio con la prima nevicata di ottobre. I meteorologi la chiamano annata idrologica, al termine della quale si calcola il bilancio di massa glaciale, cioè la differenza tra la quantità di acqua caduta, sotto forma di neve, e quella che se ne è andata per ablazione della massa gelata, usando l'equivalente in acqua come unità di misura. Se la differenza è positiva lo sarà anche il bilancio, viceversa si avrà una perdita che andrà ad intaccare le riserve accumulate negli anni precedenti. Quest'ultima situazione si sta purtroppo ripetendo da circa tre decenni portando ad un ritiro generalizzato di tutti i ghiacciai, non solo quelli dell'arco alpino. Tornando ad oggi, «gli eventi meteorologici parrebbero lasciare spazio ad un cauto ottimismo. I conti però si fanno alla fine dell'estate, che ha sempre mostrato una supremazia sugli esiti finali di bilancio». Estati fredde e nevose (ovviamente alle quote elevate) hanno portato a bilanci positivi, al contrario delle estati calde e secche che hanno portato a perdite di massa anche rilevanti. Dunque «non facciamo i conti adesso e freniamo l'ottimismo a cui qualcuno vorrebbe lasciarsi andare, anche perché la grande variabilità meteo climatica degli ultimi decenni non consente previsioni attendibili». Dovesse comunque succedere di trovare favorevoli i conteggi di fine estate «bisognerebbe che si susseguisse un consistente numero di annate future simili prima di poter parlare di una inversione climatica vera e propria». Consideriamo che per i climatologi l'unità di misura temporale sono i trent'anni. D'altronde la situazione di cambiamento climatico sempre più accelerata è cominciata all'incirca 35 anni or sono e sono stati proprio i ghiacciai i primi a segnalarla, con ritiri e riduzioni sempre più accentuate. «Per ora restiamo in positiva attesa per i ghiacciai (e non solo) aspettando la fine dell'estate quando gli operatori del Servizio Glaciologico del Cai Alto Adige ci mostreranno i risultati dei loro rilevamenti su molti dei principali ghiacciai della provincia di Bolzano». Con il 2021 sono 29 anni che opera questo Servizio Glaciologico e dunque il prossimo anno si celebrerà il trentesimo anniversario della sua nascita. Tre decenni durante i quali decine di operatori volontari del Cai hanno raggiunto le fronti dei ghiacciai per valutarne le condizioni al termine dell'annata idrologica. È anche grazie al loro lavoro, così come quello degli altri operatori di altre regioni e del Comitato Glaciologico Italiano, che possiamo raccontare le vicende glaciali delle nostre montagne. Attendiamo con ansia che questi entusiasti volontari amanti della montagna e dei ghiacciai ci diano la loro diagnosi glaciologica, sperando non sia ancora una volta infausta.
Corriere delle Alpi | 3 Giugno 2021
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Qualità dell'aria: Col Margherita promosso «È simile a quella del Circolo Polare»
Francesco Dal Mas FALCADE L'aria delle Dolomiti come quella del Circolo Polare Artico? Cioè purissima. Sì, ma bisogna salire a 2500 metri. È infatti sul Col Margherita, sopra Falcade, a quota 2520, che il Cnr ha una stazione che misura la qualità dell'atmosfera, accertando che i valori di ozono sono di poco inferiori a quelli di Ny Ålesund (isole Svalbard, Norvegia), il paese abitato più a nord del mondo, misurati dagli strumenti della stazione Zeppelin. Da una parte e dall'altra lavorano i ricercatori del Cnr ed è proprio mettendo a confronto i risultati delle loro indagini che hanno certificato quanto davvero buona sia l'aria dolomitica delle quote più alte. Si dirà, bisogna però salire sul Col Margherita, sulla Marmolada, sul Piz Boe, sulle Tofane, sull'Antelao, al rifugio Torrani sul Civetta per respirarla. Non tanto, purtroppo, ai piedi delle Tre Cime, per le centinaia di auto che raggiungono la medesima quota (circa) al rifugio Auronzo. Il Col Margherita è di fatto il polmone della Ski Area San Pellegrino, uno dei balconi più affascinanti dell'arco alpino. Panorama mozzafiato (si spazia dalle pareti sud della Marmolada, Cima Uomo e le creste di Costabella alla maestosità del gruppo del Focobon, del Pelmo, del Civetta fino alle Pale di San Martino), grandi piste d'inverno, struggente luogo della memoria d'estate (grande guerra) e ambiente lunare d'estate, per la sua conformazione geologica. Venendo ai dati degli Osservatori Cnr, le terre abitate più a nord del pianeta, nell'arcipelago delle Svalbard, registrano valori di ozono pari a 100 µg m-3 mentre sul Col Margherita il valore massimo su 8 ore è di
99. 8 µg m-3 Simili anche i livelli di PM10: quelli estivi sul Col Margherita (6±2 µg m-3) sono rapportabili a quelli delle Svalbard, (tra 1-15 µg m-3) così come della stazione Jungfraujoch nelle Alpi svizzere occidentali (a 3580 m i livelli registrati sono pari a 6±3 g m-3) e della Norvegia (a luglio e agosto 5-7 µg m-3). Sono dati che meritano di essere studiati, anche per le politiche che ne possono derivare. Si pensi solo all'accesso automobilistico ai passi, di cui tanto si discute. Ed ecco che proprio il Col Margherita si trasformerà presto in un laboratorio scientifico. Parola di Renzo Minella, direttore della Ski Area San Pellegrino. «Il Col Margherita è una punta di diamante del nostro arco alpino», sottolinea Minella. «Al di là dell'imponente panorama che offre, qui si sono condensate attività scientifiche di alto livello, grazie al Cnr ma anche alla creazione del Col Margherita Park, un parco tematico, studiato e realizzato in collaborazione con il Muse museo delle scienze di Trento, che si articola in un facile percorso che racconta la storia e la formazione delle Dolomiti. Oggi», aggiunge ancora Minella, «è in fase di realizzazione anche un parco botanico e saranno pronti a fine giugno una serie di nuovi bike trail che rendono la montagna più impervia a portata di tutti, dai ciclisti più esperti alle famiglie». Ny Alesund e Col Margherita, due panorami che non hanno rivali al mondo, l'uno affacciato sul mar di Groenlandia, l'altro su alcune delle più imponenti cime dolomitiche; sole di mezzanotte, aurore boreali, ghiacciai perenni e incantevoli fiordi per la località a nord del mondo, vette, pareti di roccia e sentieri soleggiati per il Col Margherita. A proposito, per gli amanti delle e-bike, InAlto - il nuovo rifugio situato accanto alla stazione a monte della funivia - mette a disposizione due colonnine per la ricarica. Interessante, e raggiungibile con una brevissima passeggiata, il Col Margherita Park che sorge proprio accanto alla centralina del Cnr: un timone interattivo consente di riconoscere i profili delle cime dolomitiche che si stagliano tutto intorno. --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 3 Giugno 2021
p. 28
«Quassù un anfiteatro naturale con parametri davvero rari»
l'esperto Possiamo veramente dire che per respirare l'aria del Circolo Polare Artico basta salire sulle Dolomiti? «Sì, ma salendo in quota, oltre i 2500 metri, perché d'inverno l'ozono e il Pm10 si fermano in pianura, intorno alle grandi città». E d'estate? «Possono salire ma non sforano mai una quota così alta». A rassicurare è Il professor Warren Cairns del Cnr, Istituto di Scienze Polari presso il Campus Scientifico dell'Università Ca' Foscari di Venezia. L'osservatorio del Col Margherita è l'avamposto del Cnr per lo studio della composizione chimica degli aerosol atmosferici nelle Alpi orientali. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) è il principale ente di ricerca italiano. Quali compiti ha il Cnr?«Tra i suoi compiti c'è lo studio della contaminazione chimica a livello globale, dei meccanismi di trasporto e trasferimento di inquinanti tra i vari settori ambientali. Ci sono pure i processi e cicli di trasformazione delle sostanze chimiche nell'ambiente, la ricostruzione di fenomeni climatici passati e recenti e lo sviluppo di nuove tecnologie per le scienze ambientali». Oltre i 2 mila metri, meglio ancora i 2500, possiamo stare tranquilli? L'aria è davvero buona, come si dice semplificando?«Nel caso dell'ozono, il limite italiano per la salute umana è 120 µg m-3 e il limite di allarme è 240 µg m-3 Per le Pm10 invece la soglia massima è fissata a 50 nanog m-3 per i comuni italiani da non superare più di 35 volte per anno civile. La qualità dell'aria sul Col Margherita è decisamente distante da questi valori massimi. Ozono e Pm10 si avvicinano ai dati dell'Artico e questo ci dà l'idea di quanto sia incontaminato questo anfiteatro naturale a 2.520 metri». Ritiene che l'Artico si possa respirare anche altrove, sulle Dolomiti, alle quote, ben s'intende, del Col Margherita?«Immagino di sì. Il nostro osservatorio, d'altra parte, indaga a 320 gradi su distanze lunghe e possiamo ritenere che a quelle quote l'atmosfera dolomitica sia libera dalle sostanze inquinanti». Fino a quando? Il traffico automobilistico si spinge sempre più in alto. «So di un protocollo d'intesa fra le Regioni Veneto e Trentino Alto Adige, nonché la Provincia di Belluno, per limitare i flussi di traffico lungo i Passi. È un tentativo molto saggio di preservare almeno l'aria in quota». E in valle?«È evidente che per contrastare lo spopolamento bisogna portare opportunità di lavoro anche nelle più remote valli alpine. L'importante è che siano attività sostenibili, tali da non provocare emissioni inquinanti». I vostri studi, nell'Osservatorio di Col Margherita, sono tutt'altro che improvvisati.«I nostri studi qui vanno avanti da 9 anni, quindi sono studi molto accreditati. Adesso vorremmo consolidare ulteriormente l'attività di ricerca. E presto ci saranno delle novità». --fdm© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 3 Giugno 2021
p. 28
Sorapis, il lago turchino che ancora non c'è «Ma c'è chi già sale in bermuda e scarpini»
CORTINA