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RIFUGIO CORNELLE
primi alpinisti dal Sorapis, superando muri di neve), Tania propone - molto apprezzata - la prima insalata del suo primo orto. Una volta esaurita, farà crescere i cappucci, e a proseguire, le verdure di stagione. «È evidente che i nostri ospiti non potranno pretendere tutte le verdure fuori stagione, né avanzare altre richieste particolari. In rifugio si rispetta la cultura della sobrietà alimentare, oltre che della naturalità stagionale». Ma la famiglia Ossi-Pompanin ha un altro piccolo sogno nel cassetto, quello di coltivare le erbe officinali, da lavorare poi in casa. E da offrire poi agli ospiti, in rifugio. Nel podere di famiglia crescono delle piante di mele. L'idea di Tania ed Edy è quella di moltiplicarle, magari anche di aggiungerne delle altre.Un rifugio a km 0L'intraprendenza è stata subito condivisa dalla Coldiretti provinciale. «L'auspicio è che molti rifugisti», rilancia Alessandro De Rocco, il presidente, «prendano esempio dal "San Marco" producendo direttamente una larga fetta se non tutto il cibo da consumare; oppure che acquistino dai coltivatori locali o, ancor meglio, dalla malga più vicina. Tutto, quindi, a km 0, valorizzando puntualmente il meglio che la provincia sa offrire sul piano alimentare». Michele Nenz, vicedirettore della stessa organizzazione, spiega che iniziative come queste hanno di fatto un compito anche educativo: quello di coltivare il valore della stagionalità. «Il turista, e nella fattispecie l'escursionista, va guidato a capire che quando cresce l'insalata si mangia insalata, poi arrivano i cappucci e si consumano i cappucci, a seguire il radicchio e via esemplificando. Chiedere le fragole a settembre proprio no». Troppo spesso, secondo i dirigenti della Coldiretti, nei ristoranti delle Dolomiti e finanche nei rifugi, si scimmiottano tradizioni culturali dell'Alto Adige. «Abbiamo nostri menù di tutto rispetto. Perché non valorizzarli? Perché», solletica ancora Nenz, «bere Coca cola, anziché acqua e sambuco, birra delle Dolomiti, vini e grappa nostrani?».ProgettiPer il prossimo anno la famiglia Ossi-Pompanin ha in progetto anche di farsi le marmellate e il miele. Un'altra idea - propone Nenz - che gli altri rifugi possono far propria. Secondo Tania ed Edy le opportunità ci sono tutte per introdurre il km 0 anche alle quote più alte. «Proprio qui a San Vito», riferiscono, «ci sono numerosi giovani che hanno intrapreso la strada della coltivazione in proprio di numerosi prodotti tipici. È anche un atto di solidarietà avvalersi di queste loro offerte, valorizzandole al meglio attraverso i rifugi dove, addirittura, possiamo dire che viene apprezzata, con un supplemento di adesione, la cucina bellunese, quella cadorina in particolare». Un'idea apprezzataA Mario Formentini, presidente dell'associazione dei rifugisti del Veneto, l'idea non dispiace. Assicura che la approfondirà e ricorda che già alcuni rifugi si approvvigionano a km 0, ad esempio procurandosi latte di malga, quando nelle vicinanze c'è una stalla disponibile. Lo stesso vale per i formaggi. «È un contributo che vogliamo dare anche noi alla riscoperta ed al rilancio delle produzioni agricole locali» . --francesco Dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere del Trentino | 30 Giugno 2021
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Sat, rifugi più ecologici con Dolomiti Energia
«Rifugi sempre più green», questo l’obiettivo della Sat, che grazie alla partnership con Dolomiti energia inizierà una riqualificazione dei «presidi alpini» all’insegna della sostenibilità: «Un primo passo di un percorso che vuole sostenere l’ambiente e le attività legate alla montagna». Il progetto consentirà alla Sat di promuovere «la tutela della sostenibilità ambientale» e al contempo di «ricavare fondi da reinvestire» in un progetto eco-solidale di riqualificazione dei rifugi, tra questi il rifugio Val d’Amola «Segantini», il rifugio Cevedale «Larcher», il rifugio Stavel «Denza» e il rifugio Cima d’Asta «Brentari»: «Gli interventi green riguarderanno la realizzazione di nuove centraline idroelettriche, la ricerca di soluzioni tecnologiche per il risparmio energetico e l’utilizzo di impianti innovativi per rendere questi rifugi indipendenti dall’uso di energia derivata da combustibili fossili, quindi da energia non rinnovabile». Ma come? «Grazie all’impiego dell’energia idraulica dei corsi d’acqua nei pressi dei rifugi, all’impiego di materiali soluzione ad alto risparmio energetico e l’utilizzo di tutte le risorse rinnovabili presenti: un’energia pulita per eccellenze per promuovere le turbine e generare elettricità e calore». Dolomiti energia, inoltre, si impegna a creare offerta energetiche dedicate ai soci Sat: «Particolarmente accattivanti dal punto di vista economico – ha spiegato Romano Stefani – che di Dolomiti energia è il direttore commerciale – che grazie ad un meccanismo di raccolta fondi di 10 euro per ogni contratto sottoscritto dai soci, rappresenteranno anche un’importante opportunità per supportare il progetto di valorizzazione e riqualificazione dei rifugi».
Alto Adige | 2 Giugno 2021
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Giù il Coronelle, nuovo rifugio Il no del Cai e dell'Alpenverein
davide pasquali BOLZANO «Abbiamo valutato la struttura, secondo noi c'è poco da salvare. Già che si interviene, non conviene investire così tanti soldi in una struttura vecchia. Meglio abbattere e ricostruire». È l'intenzione della Latemar Carezza Srl di Florian Eisath, che ha presentato alla Provincia un progetto di partnership pubblico privato per la demo-ricostruzione e la successiva gestione dello storico rifugio Aleardo Fronza alle Coronelle, sul Catinaccio. Un'ipotesi ora al vaglio della Provincia, ma che subito ha messo sul piede di guerra le associazioni alpinistiche. Il Cai Alto Adige, con il presidente Carlo Alberto Zanella, parla apertamente di progetto ai limiti della follia: «Giusto ristrutturare e adeguare alle esigenze odierne, ma non si abbattono gli edifici storici, parte del patrimonio culturale dolomitico. E, per carità, che non lo si faccia con i soldi pubblici a favore degli imprenditori privati». L'Alpenverein Südtirol, col presidente Georg Simeoni, commenta: «Dopo il tentativo di costruire la torre di cristallo alta diciotto metri, anche i numeri della nuova struttura mi lasciano perplesso. È presto per parlare dei dettagli, perché siamo solo all'inizio dell'iter, ma mi auguro che la Provincia non dia il via libera, l'Alpenverein e il Cai sono totalmente contrari. Piuttosto diano il rifugio in concessione alle associazioni alpinistiche; lo gestiremo noi, dopo averlo ristrutturato col rispetto che merita, senza snaturarlo».Il progettoCostruito nel 1899 dalla sezione Renania del Döav, il club alpino austro-tedesco, e denominato Kölnerhütte, venne poi trasferito al Cai Verona nel 1924, che lo intitolò al capitano Aleardo Fronza. Alla fine degli anni Novanta passò alla Provincia. È uno dei più celebri rifugi storici di tutte le Dolomiti. «Non ci siamo permessi di ampliarlo rispetto alle dimensioni attuali», spiega Eisath. «Il progetto, ancora in fase embrionale, rispetterà la volumetria attuale, con un leggero aumento percentuale, come un normale ampliamento qualitativo». Ci sono varie idee architettoniche allo studio, ma comunque l'intenzione è di aprirlo anche in inverno. «Avrebbe senz'altro senso. Anche l'attuale gestore lo farebbe, se ci fosse un impianto di riscaldamento». Come spiega in un comunicato la Provincia, la proposta progettuale della società Latemar Carezza curata dall'architetto Werner Tscholl, che ha progettato anche la stazione interrata della nuova cabinovia da malga Frommer - mira a ridisegnare l'area dal punto di vista strutturale e paesaggistico. Il progetto prevede la demolizione del rifugio esistente e la costruzione di un edificio da 50 posti letto (22 camere doppie e una a 6 letti), con la possibilità di aggiungere altri 2 posti letto sia nelle camere doppie che nella camera a 6 posti, per un totale di 97 posti letto. Inoltre, è previsto un ristorante con 360 posti a sedere, dei quali 172 al coperto e 188 all'aperto. Intanto, in attesa che la Provincia prenda in considerazione il progetto, a Carezza il 22 maggio ha aperto la cabinovia da Nova Levante a malga Frommer, il 5 giugno aprirà il Paolina, il 12 la nuova cabinovia Re Laurino per il Coronelle e per la prima volta in estate anche l'impianto Tschein, ora allungato a valle fino alla malga Moser.La giuntaCome è stato reso noto ieri, nella sua seduta del 20 aprile scorso la giunta provinciale, su richiesta dell'assessore all'edilizia e al patrimonio, Massimo Bessone, si è occupata del progetto di partenariato pubblico-privato (Ppp) "Rifugio Fronza alle Coronelle", che prevede la demolizione e la nuova costruzione della struttura. Nella seduta è stato assegnato l'incarico di verificare nel dettaglio il progetto e i costi e di proseguire con la valutazione da parte della conferenza di servizio. Il 31 maggio si è svolta la prima riunione della conferenza interdisciplinare di servizio, presieduta da Daniel Bedin, direttore della Ripartizione patrimonio. L'assessore Massimo Bessone ricorda di aver «presentato in aprile alla giunta provinciale un promemoria con un progetto di abbattimento e ricostruzione del rifugio Coronelle. L'incarico che la giunta ha dato al gruppo di esperti, che ora si è riunito per la prima seduta, è quello di valutare il progetto e di esprimere un parere. Il Fronza alle Coronelle è un rifugio storico, immerso nel meraviglioso ambiente naturale del Catinaccio, un luogo particolarmente sensibile. I rifugi sono il biglietto da visita dell'Alto Adige e sono fondamentali per la sicurezza in montagna. È giusto valorizzare i rifugi, come il Fronza alle Coronelle, creando una struttura accogliente, ma nel rispetto dell'ambiente circostante. Confido nelle capacità e nell'esperienza del gruppo di esperti».La conferenza di servizioAlla conferenza di servizio prendono parte esperti di varie ripartizioni (Tutela del paesaggio, Pianificazione territoriale, Beni culturali, Edilizia) e dei Comuni interessati (sindaci di Tires e Nova Levante). Gli esperti hanno il compito di predisporre le proprie relazioni e presentare le relative valutazioni entro il 30 giugno. Anche i costi vengono verificati nel dettaglio. Dopo il primo incontro di fine maggio, la conferenza di servizio si riunirà nuovamente per discutere le varie valutazioni con l'obiettivo di pervenire a un bilancio definitivo, probabilmente entro il mese di agosto. Sulla base di questa dichiarazione la giunta provinciale prenderà quindi una decisione in merito alla prosecuzione o meno del progetto relativo al rifugio Coronelle.©RIPRODUZIONE RISERVATA
Alto Adige | 12 Giugno 2021
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Cai e Avs: Catinaccio, rispunta la torre
Bolzano Sul Catinaccio e l'antico rifugio «A.Fronza alle Coronelle» la battaglia riparte da dove si era placata nel 2020. L'ipotesi di una torre di vetro. È severissima la contrarietà delle associazioni alpinistiche e ambientaliste. Dopo le prime prese di posizione dei giorni scorsi, Cai, Avs, Dachverband für Natur und Umweltschutz e Heimatpflegeverband hanno firmato una nota sulla proposta di Ppp, partenariato pubblico-privato, presentato dalla società Latemar Carezza Srl alla Provincia. Non bastava la notizia che il progetto, curato dal noto architetto Werner Tscholl prevederebbe l'abbattimento e ricostruzione del rifugio di proprietà provinciale (edificato nel 1899). Avs, Cai e le altre associazioni hanno raccolto ulteriori informazioni e denunciano: «Torna lo spettro della torre di vetro sul Catinaccio. Ancora