Albino comunità viva - Ottobre 2019

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IL GIORNALE DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE DI SAN GIULIANO - N. 8 / OTTOBRE 2019


INFO UTILI RECAPITI UTILI Casa parrocchiale Tel. e fax: 035 75.10.39 albino@diocesibg.it Oratorio Giovanni XXIII Tel. 035 75.12.88 oratorioalbino@gmail.com

ORARI delle SANTE MESSE FESTIVE

FERIALI

In Prepositurale

In Prepositurale

Scuola dell’infanzia Centro per la famiglia “San Giovanni Battista” Tel. 035 75.14.82 - 035 02.919.01

Per i battesimi come da calendario alle ore 10.30 o alle 15.00

Quando si celebra un funerale (in Prepositurale): se è al mattino, è sospesa la S. Messa delle 8.30; se è al pomeriggio, è sospesa la S. Messa delle 17.00.

Padri Dehoniani Tel. 035 75.87.11

ore 7.30 - 17.00

Santuario del Pianto 035 75.16.13 - www.piantoalbino.it Convento dei Frati Cappuccini Tel. 035 75.11.19

Suore delle Poverelle alla Guadalupe Tel. 035 75.12.53 Caritas Parrocchiale Centro di Primo Ascolto Tel. 035 75.52.33 aperto il 1° e il 3° sabato del mese dalle ore 9.30 alle 11.30

ore 18.00 al sabato (prefestiva) ore 8.00 - 10.30 - 18.00

Al santuario del Pianto

ore 8.30 - 17.00

Alla chiesa dei Frati ore 6.45

Al santuario della Guadalupe

Al santuario del Pianto ore 7.15

ore 9.00

Alla Guadalupe ore 8.00

Al santuario della Concezione

Sulla frequenza 94,7 Mhz in FM è possibile ascoltare celebrazioni liturgiche e catechesi in programma nella nostra chiesa Prepositurale

ore 10.00

Alla chiesa dei Frati Cappuccini ore 7.00 - 9.00 - 11.00 - 21.00

PER COPPIE E GENITORI IN DIFFICOLTÀ Consultorio familiare via Conventino 8 - Bergamo Tel. 035 4598350 Centro di Aiuto alla Vita Via Abruzzi, 9 - Alzano Lombardo Tel. 035 4598491 - 035 515532 (martedì, mercoledì e giovedì 15-17) A.C.A.T. (metodo Hudolin) Ass.ne dei Club Alcologici Territoriali Tel. 331 8173575

Servire...

virtù da coltivare in questo Anno Pastorale

PER CONIUGI IN CRISI Gruppo “La casa” (don Eugenio Zanetti) presso Ufficio famiglia della Curia diocesana Tel. 035 278111 - 035 278224 GIORNALE PARROCCHIALE info@vivalavita.eu

www.oratorioalbino.it

Stampato in abbinamento editoriale con il n. 8/2019 di LAIF In copertina: Interno della cappella del Cimitero


1 “Se non diventerete come bambini …” (Matteo 18,3)

Stiamo iniziando quella grande avventura che è il cammino di un nuovo anno pastorale di una comunità che nuova non è e che, forse, non riesce o non cerca nemmeno di esserlo. Il cammino di questa famiglia delle famiglie con tutti gli aspetti affascinanti e, a volte, logoranti di una famiglia. E sto cercando di trovare il modo per dire alcune cose che mi passano nella mente e che faticano ad uscire. La sera della prima Domenica di ottobre, ci siamo dati la nuova virtù da vivere quest’anno. Dopo quella del silenzio dello scorso anno (il silenzio non di comodo, ma quello scomodo di quando non si riesce a tacere), ho pensato al ‘servizio’, virtù già vissuta da tanti, con tanta riconoscenza da parte della comunità, che avverte tutta la sua fragilità e i suoi limiti e che non riuscirebbe ad andare avanti se non ci fossero tante persone generose che dedicano tanto di se stesse in svariati servizi. Era la Domenica dove il Vangelo terminava con: «quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ”Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». La colpa dell’ispirazione è stata ancora una volta il Vangelo. Invece, l’ultima Domenica di questo mese, quando saliremo in pellegrinaggio a quel santuario bello di San Patrizio, il Vangelo ci parlerà di due persone che salirono al tempio; e li conosciamo bene, sono il fariseo e il pubblicano. Dove la simpatia di Gesù per il pubblicano, in questa parabola, è veramente esplicita e decisa. Non che Gesù ami quelli che rubano, che fanno i furbi o che usano del loro ruolo per fare i propri interessi: a Gesù piacciono le persone consapevoli di sé, dei propri limiti e miserie, ma capaci di riconoscerle in modo sincero e desiderose di essere migliori: questo era il pubblicano della parabola, uno dei piccoli. A Gesù piacciono i piccoli, cioè quelli che non si gonfiano,che non pensano di essere chissà chi …! E non perché ritenga che “piccolo è bello!”, ma perché nei piccoli vi è una grandezza sconosciuta ai “grandi”. Non a caso il vangelo di Luca, dopo la parabola del fariseo e del pubblicano, narra l’episodio di Gesù che accoglie i bambini, dichiarando che il regno di Dio è loro e di quelli che sono come loro: dunque dei piccoli! I bambini sono creature che hanno bisogno degli altri: sono. oggettivamente deboli. Quando un bambino nasce, se non vi fosse qualcuno che si prende cura di lui, morirebbe. Un bambino vive della cura, dell’amore gratuito dei grandi, totalmente dipen. dente.. La debolezza del bambino è l’unica sua forza: egli vive spontaneamente, senza rendersene conto, della. cura degli:altri. Ma non per questo .si sente inferiore o triste; anzi, manifesta la gioia di chi:si sa protetto, custodito, amato! E trasmette questa gioia a quanti gli sono attorno e sono felici di servirlo in tutto. Ecco, mi pare di essere arrivato al dunque. Da qui vorrei partire per il cammino di quest’anno: accettare la fragilità di “essere servito”. Sono rimasto colpito da due aspetti: - la gioia del bambino nell’essere dipendente in tutto e, in questo, sperimentare sicurezza, sentirsi al sicuro tra queste mani che si prendono cura di lui e non lo abbandonano, capiti quel che capiti. Tanto da sorridere e gioire anche in quell’esperienza, che potrebbe avere una sua pericolosità, quando le braccia di papà lo lanciano in alto, con quel vuoto allo stomaco che blocca anche il respiro. Serviti in tutto, perché dipendenti in tutto. È Gesù che conclude il Vangelo del fariseo e del pubblicano dicendo che saranno innalzati quelli che sono capaci di abbandonarsi da figli alle braccia del Padre, proprio come i bambini. D’altra parte, questo è il ritratto di Gesù: abbandonato all’amore del Padre, si affida e si sente nelle sue mani anche nei momenti più bui. - la fatica dell’anziano nel riconoscere di essere dipendente in tutto e, in questo, sperimentare la propria fragilità e debolezza; e sperimentare quanto costi dover accettare questi servizi preziosi! Anche in casa, pur vivendo la riconoscenza per quando i nostri si prendono cura di noi e non ci lasciano in mani estranee, ci prende la sensazione di sentirci di peso, di scomodare le persone care. E se il bambino vive l’esperienza del bagnetto e della nudità come momento di gioia, l’anziano vive con disagio e pudore questo momento. Viene così da pregare perché il Signore ci risparmi queste situazioni; e molti di noi si augurano di poter andare a letto la sera e, così, addormentarsi per sempre. Ecco. Si arriva a un punto che ci sente “servi inutili”; e, dopo aver servito i nostri cari per tutta una vita, facciamo fatica ad accettare che a loro volta ci possano servire. Il Signore ci dia la semplicità di cuore che ci faccia accettare di buon grado l’essere serviti. Buon cammino vs. dongiuseppe

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VITA DELLA CHIESA Dalla lettera di Papa Francesco con la quale viene istituita la

Domenica della Parola di Dio

«Aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc 24,45). È uno degli ultimi gesti compiuti dal Signore risorto, prima della sua Ascensione. Appare ai discepoli mentre sono radunati insieme, spezza con loro il pane e apre le loro menti all’intelligenza delle Sacre Scritture. A quegli uomini impauriti e delusi rivela il senso del mistero pasquale. La relazione tra il Risorto, la comunità dei credenti e la Sacra Scrittura è estremamente vitale per la nostra identità. Giustamente San Girolamo poteva scrivere: «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» (In Is., Prologo: PL 24,17). 2. A conclusione del Giubileo straordinario della misericordia avevo chiesto che si pensasse a «una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo» (Lett. ap. Misericordia et misera, 7). Dedicare in modo particolare una domenica dell’Anno liturgico alla Parola di Dio consente, anzitutto, di far rivivere alla Chiesa il gesto del Risorto che apre anche per noi il tesoro della sua Parola perché possiamo essere nel mondo annunciatori di questa inesauribile ricchezza. Con questa Lettera, pertanto, intendo rispondere a tante richieste che mi sono giunte da parte del popolo di Dio, perché in tutta la Chiesa si possa celebrare in unità di intenti la Domenica della Parola di Dio. Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha dato un grande impulso alla riscoperta della Parola di Dio con la Costituzione dogmatica Dei Verbum. Da quelle pagine, che sempre meritano di essere meditate e vissute, emerge in maniera chiara la natura della Sacra Scrittura. È bene, pertanto, che non venga mai a mancare nella vita del nostro popolo questo rapporto decisivo con la Parola viva che il Signore non si stanca mai di rivolgere. «La sacramentalità della Parola si lascia comprendere in analogia alla presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino consacrati. Accostandoci all’altare e prendendo parte al banchetto eucaristico noi comunichiamo realmente al corpo e al sangue di Cristo. La proclamazione della Parola di Dio nella celebrazione comporta il riconoscere che sia Cristo stesso ad essere presente e a rivolgersi a noi per essere accolto» (Verbum Domini, 56). 3. Stabilisco, pertanto, che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Le comunità troveranno il modo per vivere questa Domenica come un giorno solenne. I parroci potranno trovare le forme per la consegna della Bibbia, o di un suo libro, a tutta l’assemblea in modo da far emergere l’importanza di continuare nella vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con un particolare riferimento alla lectio divina. 4. La Bibbia non può essere solo patrimonio di alcuni e tanto meno una raccolta di libri per pochi privilegiati. Essa appartiene, anzitutto, al popolo convocato per ascoltarla e riconoscersi in quella Parola. La Parola di Dio unisce i credenti e li rende un solo popolo.

5. È bene che anche i catechisti, per il ministero che rivestono di aiutare a crescere nella fede, sentano l’urgenza di rinnovarsi attraverso la familiarità e lo studio delle Sacre Scritture, che consentano loro di favorire un vero dialogo tra quanti li ascoltano e la Parola di Dio. 7. La Bibbia in quanto Sacra Scrittura, parla di Cristo e lo annuncia come colui che deve attraversare le sofferenze per entrare nella gloria (cfr v. 26). Poiché le Scritture parlano di Cristo, permettono di credere che la sua morte e risurrezione non appartengono alla mitologia, ma alla storia e si trovano al centro della fede dei suoi discepoli. È profondo il vincolo tra la Sacra Scrittura e la fede dei credenti. Poiché la fede proviene dall’ascolto e l’ascolto è incentrato sulla parola di Cristo (cfr Rm 10,17), l’invito che ne scaturisce è l’urgenza e l’importanza che i credenti devono riservare all’ascolto della Parola del Signore sia nell’azione liturgica, sia nella preghiera e riflessione personali. 8. Il giorno dedicato alla Bibbia vuole es-


VITA DELLA CHIESA

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Monsignore Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, mette in luce “il valore storico” dell’iniziativa del Pontefice per la maturazione del popolo cristiano: “Celebriamo, a partire dal 1200 circa, la festa del Corpus Domini. Anche attraverso la Parola del Signore, Lui si accompagna alla vita di ogni credente, alla vita della Chiesa e in questo modo fa ardere il cuore di ognuno di noi”. ai suoi diversi autori. È necessario, pertanto, avere fiducia nell’azione dello Spirito Santo che continua a realizzare una sua peculiare forma di ispirazione quando la Chiesa insegna la Sacra Scrittura, quando il Magistero la interpreta autenticamente (cfr ibid., 10) e quando ogni credente ne fa la propria norma spirituale. 12. Quando la Sacra Scrittura è letta nello stesso Spirito con cui è stata scritta, permane sempre nuova. L’Antico Testamento non è mai vecchio una volta che è parte del Nuovo, perché tutto è trasformato dall’unico Spirito che lo ispira. L’intero testo sacro possiede una funzione profetica: essa non riguarda il futuro, ma l’oggi di chi si nutre di questa Parola. La Sacra Scrittura svolge la sua azione profetica anzitutto nei confronti di chi l’ascolta. La dolcezza della Parola di Dio ci spinge a parteciparla a quanti incontriamo nella nostra vita per esprimere la certezza della speranza che essa contiene (cfr 1Pt 3,1516). L’amarezza, a sua volta, è spesso offerta dal verificare quanto difficile diventi per noi doverla vivere con coerenza, o toccare con mano che essa viene rifiutata perché non ritenuta valida per dare senso alla vita. È necessario, pertanto, non assuefarsi mai alla Parola di Dio, ma nutrirsi di essa per scoprire e vivere in profondità la nostra relazione con Dio e i fratelli. sere non “una volta all’anno”, ma una volta per tutto l’anno, perché abbiamo urgente necessità di diventare familiari e intimi della Sacra Scrittura e del Risorto, che non cessa di spezzare la Parola e il Pane nella comunità dei credenti. Per questo abbiamo bisogno di entrare in confidenza costante con la Sacra Scrittura, altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi rimangono chiusi, colpiti come siamo da innumerevoli forme di cecità. 9. La Bibbia non è una raccolta di libri di storia, né di cronaca, ma è interamente rivolta alla salvezza integrale della persona. L’innegabile radicamento storico dei libri contenuti nel testo sacro non deve far dimenticare questa finalità primordiale: la nostra salvezza. Tutto è indirizzato a questa finalità iscritta nella natura stessa della Bibbia, che è composta come storia di salvezza in cui Dio parla e agisce per andare incontro a tutti gli uomini e salvarli dal male e dalla morte. 10. Sarebbe riduttivo, infatti, limitare l’azione dello Spirito Santo solo alla natura divinamente ispirata della Sacra Scrittura e

13. Un’ulteriore provocazione che proviene dalla Sacra Scrittura è quella che riguarda la carità. Costantemente la Parola di Dio richiama all’amore misericordioso del Padre che chiede ai figli di vivere nella carità. La vita di Gesù è l’espressione piena e perfetta di questo amore divino che non trattiene nulla per sé, ma a tutti offre sé stesso senza riserve. Nella parabola del povero Lazzaro troviamo un’indicazione preziosa. Quando Lazzaro e il ricco muoiono, questi, vedendo il povero nel seno di Abramo, chiede che venga inviato ai suoi fratelli perché li ammonisca a vivere l’amore del prossimo, per evitare che anch’essi subiscano i suoi stessi tormenti. La risposta di Abramo è pungente: «Hanno Mosè e i profeti ascoltino loro» (Lc 16,29). Ascoltare le Sacre Scritture per praticare la misericordia: questa è una grande sfida posta dinanzi alla nostra vita. La Parola di Dio è in grado di aprire i nostri occhi per permetterci di uscire dall’individualismo che conduce all’asfissia e alla sterilità mentre spalanca la strada della condivisione e della solidarietà. 15. Nel cammino di accoglienza della Parola di Dio, ci accompagna la Madre del Signore, riconosciuta come beata perché ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le aveva detto (cfr Lc 1,45). La beatitudine di Maria precede tutte le beatitudini pronunciate da Gesù per i poveri, gli afflitti, i miti, i pacificatori e coloro che sono perseguitati, perché è la condizione necessaria per qualsiasi altra beatitudine. Nessun povero è beato perché povero; lo diventa se, come Maria, crede nell’adempimento della Parola di Dio. La domenica dedicata alla Parola possa far crescere nel popolo di Dio la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture, così come l’autore sacro insegnava già nei tempi antichi: «Questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica» (Dt 30,14). Roma, 30 Settembre 2019

Francesco

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VITA DELLA CHIESA L’omelia di Papa Francesco del 29 settembre 2019 in occasione della

Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato Il Salmo Responsoriale ci ha ricordato che il Signore sostiene i forestieri, assieme alle vedove e agli orfani del popolo. Il salmista fa esplicita menzione di quelle categorie che sono particolarmente vulnerabili, spesso dimenticate ed esposte a soprusi. I forestieri, le vedove e gli orfani sono i senza diritti, gli esclusi, gli emarginati, per i quali il Signore ha una particolare sollecitudine. Per questo Dio chiede agli Israeliti di avere un’attenzione speciale per loro. Nel libro dell’Esodo, il Signore ammonisce il popolo di non maltrattare in alcun modo le vedove e gli orfani, perché Egli ascolta il loro grido (cfr 22,23). Lo stesso avvertimento viene ripreso due volte nel Deuteronomio (cfr 24,17; 27,19), con l’aggiunta degli stranieri tra le categorie protette. E la ragione di tale monito è spiegata chiaramente nello stesso libro: il Dio di Israele è Colui «che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero e gli dà pane e vestito» (10,18). Questa preoccupazione amorosa verso i meno privilegiati è presentata come un tratto distintivo del Dio di Israele, ed è anche richiesta, come un dovere morale, a tutti coloro che vogliono appartenere al suo popolo. Ecco perché dobbiamo avere un’attenzione particolare verso i forestieri, come pure per le vedove, gli orfani e tutti gli scartati dei nostri giorni. Nel Messaggio per questa 105a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato si ripete come un ritornello il tema: “Non si tratta solo di migranti”. Ed è vero: non si tratta solo di forestieri, si tratta di tutti gli abitanti delle periferie esistenziali che, assieme ai migranti e ai rifugiati, sono vittime della cultura dello scarto. Il Signore ci chiede di mettere in pratica la carità nei loro confronti; ci chiede di restaurare la loro umanità, assieme alla nostra, senza escludere nessuno, senza lasciare fuori nessuno. Ma, contemporaneamente all’esercizio della carità, il Signore ci chiede di riflettere sulle ingiustizie che generano esclusione, in particolare sui privilegi di pochi che, per essere conservati, vanno a scapito di molti. «Il mondo odierno è ogni giorno più elitista e crudele con gli esclusi. È una verità che dà dolore: questo mondo è ogni giorno più elitista, più crudele con gli esclusi. I Paesi in via di sviluppo continuano ad essere depauperati delle loro migliori risorse naturali e umane a beneficio di pochi mercati privilegiati. Le guerre interessano solo alcune regioni del mondo, ma le armi per farle vengono prodotte e vendute in altre regioni, le quali poi non vogliono farsi carico dei rifugiati prodotti da tali conflitti. Chi ne fa le spese sono sempre i piccoli, i poveri, i più vulnerabili, ai quali si impedisce di sedersi a tavola e si lasciano le “briciole” del banchetto» (Messaggio per la 105a Giornata

Mondiale del Migrante e Rifugiato). È in questo senso che vanno comprese le dure parole del profeta Amos proclamate nella prima Lettura (6,1.4-7). Guai, guai agli spensierati e ai gaudenti di Sion, che non si preoccupano della rovina del popolo di Dio, che pure è sotto gli occhi di tutti. Essi non si accorgono dello sfacelo di Israele, perché sono troppo occupati ad assicurarsi il buon vivere, cibi prelibati e bevande raffinate. È impressionante come, a distanza di 28 secoli, questi ammonimenti conservino intatta la loro attualità. Anche oggi infatti la «cultura del benessere […] ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, […] porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza» (Omelia a Lampedusa, 8 luglio 2013). Alla fine rischiamo di diventare anche noi come quell’uomo ricco di cui ci parla il Vangelo, il quale non si cura del povero Lazzaro «coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi


MIGRANTI

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Ma come cristiani non possiamo essere indifferenti di fronte al dramma delle vecchie e nuove povertà, delle solitudini più buie, del disprezzo e della discriminazione di chi non appartiene al “nostro” gruppo. Non possiamo rimanere insensibili, con il cuore anestetizzato, di fronte alla miseria di tanti innocenti. Non possiamo non piangere. Non possiamo non reagire. Chiediamo al Signore la grazia di piangere, quel pianto che converte il cuore davanti a questi peccati. Se vogliamo essere uomini e donne di Dio, come chiede San Paolo a Timoteo, dobbiamo «conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento» (1Tm 6,14); e il comandamento è amare Dio e amare il prossimo. Non si possono separare! E amare il prossimo come sé stessi vuol dire anche impegnarsi seriamente per costruire un mondo più giusto, dove tutti abbiano accesso ai beni della terra, dove tutti abbiano la possibilità di realizzarsi come persone e come famiglie, dove a tutti siano garantiti i diritti fondamentali e la dignità. Amare il prossimo significa sentire compassione per la sofferenza dei fratelli e delle sorelle, avvicinarsi, toccare le loro piaghe, condividere le loro storie, per manifestare concretamente la tenerezza di Dio nei loro confronti. Significa farsi prossimi di tutti i viandanti malmenati e abbandonati sulle strade del mondo, per lenire le loro ferite e portarli al più vicino luogo di accoglienza, dove si possa provvedere ai loro bisogni. con quello che cadeva dalla tavola» (Lc 16,20-21). Troppo intento a comprarsi vestiti eleganti e a organizzare lauti banchetti, il ricco della parabola non vede le sofferenze di Lazzaro. E anche noi, troppo presi dal preservare il nostro benessere, rischiamo di non accorgerci del fratello e della sorella in difficoltà.

Questo santo comandamento Dio l’ha dato al suo popolo, e l’ha sigillato col sangue del suo Figlio Gesù, perché sia fonte di benedizione per tutta l’umanità. Perché insieme possiamo impegnarci nella costruzione della famiglia umana secondo il progetto originario, rivelato in Gesù Cristo: tutti fratelli, figli dell’unico Padre. Oggi abbiamo bisogno anche di una madre, e affidiamo all’amore materno di Maria, Madonna della Strada, Madonna delle tante strade dolorose, affidiamo a lei i migranti e i rifugiati, assieme agli abitanti delle periferie del mondo e a coloro che si fanno loro compagni di viaggio.

Diventiamo prossimo La Caritas Parrocchiale ripropone l’iniziativa del fondo di solidarietà “Diventiamo prossimo” per sostenere e accompagnare le famiglie in difficoltà economica. MODALITÀ PER CONTRIBUIRE

 Autotassazione mensile: si stabilisce una cifra che viene versata mensilmente per il periodo indicato  Presso il Centro di Primo Ascolto alla Casa della Carità in piazza San Giuliano 5 al mercoledì dalle 20,45 alle 22  Con bonifico bancario tramite il Credito Bergamasco Agenzia di Albino Iban: IT 79 Z 05034 52480 000000010735 c/c intestato Parrocchia San Giuliano, Conto Caritas indicando la causale: FONDO DI SOLIDARIETÀ DIVENTIAMO PROSSIMO  Con libere offerte anche utilizzando la cassetta all’entrata della chiesa parrocchiale

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VITA DELLA CHIESA

Il monumento ai Migranti in piazza San Pietro Nessuno sia escluso dalla società: lo ripete il Papa all’Angelus del 29 settembre poi inaugura e benedice in Piazza San Pietro il monumento ai Migranti, “Angel Unwares” (Angeli sconosciuti), perché ricordi a tutti la sfida evangelica dell’accoglienza: «In unione con i fedeli di tutte le Diocesi del mondo abbiamo celebrato la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, per riaffermare la necessità che nessuno rimanga escluso dalla società, che sia un cittadino residente da molto tempo o un nuovo arrivato». Papa Francesco inaugura una scultura intitolata “Angels Unwares”, Angeli sconosciuti, realizzata dall’artista canadese Timothy Schmalz, grazie al suggerimento di padre Michael Czerny sotto-

segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, cardinale nel Concistoro del 5 ottobre. Il tema di quest’opera rimanda alla Lettera agli Ebrei in cui si legge: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli”. E Francesco dice il perché l’ha voluta in mezzo alla piazza, centro del mondo e della cristianità: «Tale scultura, in bronzo e argilla, raffigura un gruppo di migranti di varie culture e diversi periodi storici. Ho voluto questa opera artistica qui in Piazza San Pietro, affinché ricordi a tutti la sfida evangelica dell’accoglienza». A togliere il telo bianco che copre la statua, una famiglia di came-

runensi, che il Papa abbraccia e saluta. Poi il Pontefice si avvicina, tocca l’opera, posta accanto al Colonnato e visibile a tutti e la benedice. “Angels Unwares”, realizzata a grandezza naturale, raffigura appunto un gruppo di migranti e rifugiati, 140, provenienti da diversi contesti culturali e razziali e anche da diversi periodi storici. Sono messi vicini, stretti, spalla a spalla, in piedi su una zattera, coi volti segnati dal dramma della fuga, del pericolo, del futuro incerto. All’interno di questa folla eterogenea di persone, spiccano al centro le ali di un angelo, come a suggerire la presenza del sacro tra di loro. Cecilia Seppia Vatican news


AMBIENTE

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6 OTTOBRE - Dall’omelia di Papa Francesco per l’apertura del

Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia […] Essere fedeli alla novità dello Spirito è una grazia che dobbiamo chiedere nella preghiera. Egli, che fa nuove tutte le cose, ci doni la sua prudenza audace; ispiri il nostro Sinodo a rinnovare i cammini per la Chiesa in Amazzonia, perché non si spenga il fuoco della missione. Il fuoco di Dio, come nell’episodio del roveto ardente, brucia ma non consuma (cfr Es 3,2). È fuoco d’amore che illumina, riscalda e dà vita, non fuoco che divampa e divora. Quando senza amore e senza rispetto si divorano popoli e culture, non è il fuoco di Dio, ma del mondo. Eppure quante volte il dono di Dio non è stato offerto ma imposto, quante volte c’è stata colonizzazione anziché evangelizzazione! Dio

ci preservi dall’avidità dei nuovi colonialismi. Il fuoco appiccato da interessi che distruggono, come quello che recentemente ha devastato l’Amazzonia, non è quello del Vangelo. Il fuoco di Dio è calore che attira e raccoglie in unità. Si alimenta con la condivisione, non coi guadagni. Il fuoco divoratore, invece, divampa quando si vogliono portare avanti solo le proprie idee, fare il proprio gruppo, bruciare le diversità per omologare tutti e tutto. […] Cari fratelli, guardiamo insieme a Gesù Crocifisso, al suo cuore squarciato per noi. Iniziamo da lì, perché da lì è scaturito il dono che ci ha generato; da lì è stato effuso lo Spirito che rinnova (cfr Gv 19,30). Da lì sentiamoci chiamati, tutti e ciascuno, a dare

la vita. Tanti fratelli e sorelle in Amazzonia portano croci pesanti e attendono la consolazione liberante del Vangelo, la carezza d’amore della Chiesa. Tanti fratelli e sorelle in Amazzonia hanno speso la loro vita. Permettetemi di ripetere le parole del nostro amato Cardinale Hummes: quando arriva in quelle piccole città dell’Amazzonia, va nei cimiteri a cercare la tomba dei missionari. Un gesto della Chiesa per coloro che hanno speso la vita in Amazzonia. E poi, con un po’ di furbizia, dice al Papa: “Non si dimentichi di loro. Meritano di essere canonizzati”. Per loro, per questi che stanno dando la vita adesso, per quelli che hanno speso la propria vita, con loro, camminiamo insieme.

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EDUCAZIONE

PRO PECCATIS MORTUORUM Per terminare la redazione di un documento scritto a più mani, insieme ad un gruppo di amici della Consulta regionale, trascorriamo qualche giorno di fine luglio in montagna, a Zoanno, frazione di Ponte di Legno. Nelle rare e brevi pause dal lavoro, per sgranchire le gambe e prendere un po’ d’aria fresca, passeggiamo nei dintorni della casa dove siamo ospiti e raggiungiamo a poca distanza una chiesetta. Accanto alla chiesetta, dedicata a San Giovanni Battista, sorge un piccolo cimitero di montagna e, sulla destra del cimitero, una cappella dedicata ai morti. Incuriosisce questa strana costruzione, sormontata da un frontone triangolare decorato con un affresco di fattura artigianale raffigurante una battaglia, ornato in basso da una scritta in latino: “Misit Hierosolimam offerri pro peccatis mortuorum sacrificium duodecim millia drachmas”.1 La scritta non riporta da dove è tratta ma, così a prima vista, pare riferita ad un episodio dell’Antico Testamento, forse narrato da un libro storico. Il significato della frase è chiaro: “Mandò a Gerusalemme, per offrire un sacrificio di espiazione per i peccati dei morti, dodicimila dracme”. Il riferimento al sacrifico di espiazione per le anime dei morti

risulta evidente anche da altri indizi: la cappellina sorge a guardia del cimitero e, sbirciando da una delle due finestre laterali, si vedono sulla parete di fondo due teche piene di teschi, ben disposti in fila su mensole di legno. Il soggetto dell’azione e l’episodio mi sono del tutto ignoti. In questi casi, per fortuna, viene in aiuto la tecnologia: dopo aver scattato qualche foto, basta digitare la scritta in latino su Google ed avviare la ricerca! Ecco il risultato: si tratta di un episodio che ha per protagonista Giuda Maccabeo; il passo è tratto dal secondo libro dei Maccabei, capitolo 12, versetto 43; ma, cosa ancora più curiosa, vengo a sapere da Google che, domenica 4 agosto alle ore 16.00, proprio in questa cappella, la Proloco organizzerà un evento: Poesie e musica davanti ai teschi, con Giancarlo Maculotti e Antonio Laffranchini. Il sito della Proloco di Ponte di Legno riporta anche alcune semplici informazioni di natura architettonica sulla cappella, la cappella dei morti di Zoanno.2 Tornando però all’episodio biblico di cui parla l’iscrizione, vale la pena aggiungere qualche altro elemento; anzitutto è opportuno leggere per intero il racconto dell’episodio bellico, narrato in 2 Maccabei 12, 38-45, nella versio-

ne della Bibbia CEI 2008: «Giuda poi radunò l’esercito e venne alla città di Odollàm; poiché stava per iniziare il settimo giorno, si purificarono secondo l’uso e vi passarono il sabato. Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri dei caduti per deporli con i loro parenti nei sepolcri dei loro padri. Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di Iàmnia, che la legge proibisce ai Giudei. Così fu a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti. Perciò tutti, benedicendo Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte, si misero a pregare, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto a causa del peccato di quelli che erano caduti. Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dracme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio per il peccato, compiendo così un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della risurrezione. Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare


ESPERIENZE EDUCAZIONE EDUCATIVE7 per i morti. Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato».3 Al termine della battaglia vittoriosa, gli uomini di Giuda Maccabeo si apprestano a seppellire i caduti ma scoprono degli idoli nascosti sotto le tuniche dei morti: la loro fine è stata causata proprio dal loro peccato di idolatria! Per espiare questo peccato e far sì che le anime dei caduti fossero perdonate, Giuda ordina una colletta ed invia il ricavato (dodicimila dracme) a Gerusalemme, affinché si celebrasse un sacrificio espiatorio per i morti. L’autore commenta positivamente la condotta di Giuda Maccabeo: oltre ad ordinare di seppellire i caduti, Giuda mostra pietà per i morti e fede nella risurrezione «Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti» (v. 44). L’episodio documenta la convinzione, già veterotestamentaria, che le preghiere e i sacrifici per i defunti hanno valore ed efficacia per la remissione delle loro colpe, in vista della loro risurrezione. È il tema del suffragio che tanta importanza acquisterà nel Medioevo ed avrà moltissime eco non solo nella devozione popolare, di cui la cappella dei morti di Zoanno è chiara testimonianza, ma anche nella tradizione letteraria come, ad esempio, nel Purgatorio dantesco.

Perché “SCOUT”?

Si è così abituati al termine “scout” e “scautismo” che forse non si sa la ragione di questo nome dato al movimento giovanile più famoso ed importante del mondo. Probabilmente tutti sanno che il fondatore del movimento, fu Robert Stephenson Smyth Baden-Powell, nato da famiglia di modeste origini, il sesto di otto figli. Rimasto orfano all’età di tre anni e vissuto in ristrettezze si arruolò nell’esercito imperiale nel reparto di cavalleria 13° Ussari, uno dei più importanti dell’esercito di sua Maestà. Destinato subito in India e quindi in Africa entrò in contatto con le popolazioni locali, studiandone usi e costumi. Visto il suo carattere sveglio ed intraprendente (era un ottimo attore) venne destinato ai nascenti reparti di spionaggio e operò in incognito fingendosi uno studioso di farfalle anche nei paesi del Mediterraneo: Albania, Italia, Malta ecc. Tornato in Africa Qualche anno dopo scrisse un piccolo manuale, intitolato Aids to Scouting for NCO’s and Men (Suggerimenti per l’esplorazione per sottufficiali e soldati), un compendio di letture utili all’addestramento delle reclute all› esplorazione. Utilizzando questo ed altri metodi fu in grado di addestrarle a pensare indipendentemente, usare il loro spirito di iniziativa, e a sopravvivere in ambienti selvaggi. Gli indigeni lo temevano tanto che gli assegnarono il nome di Impeesa, il lupo che non dorme mai, per il suo coraggio, la sua bravura d’esploratore e la sorprendente abilità nel seguire le tracce. Nel corso della guerra Anglo-Boera, Baden Powell si trovò a difendere la piccola cittadina di Mafeking dall’assedio delle truppe Boere. La resistenza all’assedio rotto dopo 217 giorni, fece diventare BP un eroe nazionale. Al suo rientro trionfale in Inghilterra scopri che il suo piccolo libro Aids to scouting aveva avuto un grande successo e che era stato adottato da insegnanti e da associazioni giovanili. A seguito di ciò Baden-Powell decise di riscrivere Aids to Scouting per un pubblico più giovane, e nell›agosto 1907 tenne un campo sull›isola di Brownsea con venti ragazzi di diverse estrazioni sociali, per verificare la praticabilità di alcune delle sue idee. Scouting for boys fu in seguito pubblicato, nel marzo 1908, in sei fascicoli. Ragazzi e ragazze si unirono spontaneamente per formare squadriglie ed il movimento scout divenne inaspettatamente un fenomeno di massa, dapprima nazionale, in seguito internazionale. Col termine di scouting, Baden Powell intendeva dunque tutte quelle tecniche (orientamento, sopravvivenza, segnalazione, osservazione, spirito di adattamento) tipiche dell’uomo di frontiera, abituato a vivere ed operare nei luoghi più impervi e non civilizzati… il suo genio è stato quello di utilizzare il richiamo che ancora oggi esercita sui ragazzi questo spirito di libertà, di avventura ed indipendenza, convogliando queste energie in un movimento educativo che sfrutta la vita all’aria aperta come sua particolarità specifica. Lo scout (esploratore o guida) non è dunque fatto per la sede, ma per il bosco, la montagna.. per il pranzo cucinato su di un piccolo fuoco acceso da se stesso, e una notte passata sotto le stelle, al riparo di una piccola tenda … con i propri fratelli di avventura. Un vecchio lupo

Enzo Noris

1. Vedi il particolare nella fotografia 2. Vedi: https://www.prolocopontedilegno.it/ event/poesia-e-musica-davanti-ai-teschi 3. Cfr.: https://www.bibbiaedu.it/CEI2008/at/2Mac/12/

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VITA PARROCCHIALE

Centenario dell’Incoronazione della Madonna del Pianto Anche quest’anno - dal 9 al 15 settembre - la comunità parrocchiale di Albino ha solennemente celebrato la festa della Madonna Addolorata: per una settimana intera, ogni giorno, numerosi fedeli hanno frequentato il Santuario della Madonna del Pianto, partecipando alle varie celebrazioni previste per ogni categoria di persona e seguendo, sabato 14 settembre, la solenne processione con la statua della Madonna, presieduta da Sua Ecc. Mons. Carlo Mazza, vescovo emerito di Fidenza. Domenica 15, con la concelebrazione presieduta da S. Em. il Card. Severino Poletto, Arcivescovo emerito di Torino, si è ricordato il 100° anno dell’Incoronazione della statua della Madonna. Il Comitato organizzatore ringrazia ancora una volta il Signore per avere concesso di celebrare solennemente le funzioni religiose in onore della Madre Addolorata e i tantissimi che, in cerca di conforto, l’hanno voluta invocare con fede, devozione, gioia ed entusiasmo con il titolo di Madonna del Pianto. Si ringraziano inoltre il gruppo Alpini, le Acli e quanti hanno contribuito all’ottima riuscita dei festeggiamenti.

Dall’alto, nelle foto di Maurizio Pulcini: Sua Ecc. Mons. Carlo Mazza, vescovo emerito di Fidenza e i concelebranti all’ingresso in Prepositurale; un momento della Processione; il Card. Severino Poletto durante la celebrazione al Pianto.


VITA PARROCCHIALE

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Corso di cultura biblica con padre Fernando Armellini “I Salmi, poesie e preghiere”. È questo il titolo del corso biblico per catechisti e laici programmato per la stagione invernale 2019-20 e aperto a tutte le realtà parrocchiali che operano nei territori seriani che vi gravitano. L’iniziativa formativa è rivolta a catechisti, operatori pastorali, educatori, ma anche per chi voglia conoscere la Bibbia e il Vangelo. Visto il grande successo registrato negli scorsi anni, la sede degli incontri continua ad essere il nostro CineTeatro. In cattedra, come sempre, c’è padre Fernando Armellini, biblista di fama internazionale, esperto conoscitore dei Vangeli, degli Atti degli Apostoli e, in questo caso, dei Salmi. Del resto, il suo curriculum è di tutto rispetto: ha conseguito la licenza in Teologia, presso la Pontificia Università Urbaniana, e in Sacra Scrittura, presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma; ha perfezionato gli studi di storia, archeologia biblica e lingua ebraica, presso l’Università di Gerusalemme; per alcuni anni è stato missionario in Mozambico. Attualmente insegna Sacra Scrittura, ed è accreditato conferenziere in Italia e all’estero, nonché autore di commenti alle Sacre Scritture. Sono 10 gli incontri in programma, sempre al mercoledì dalle 20.30 alle 21.30: ottobre (16, 23 e 30), novembre (6, 13 e 20), gennaio (22 e 29 gennaio) e febbraio (5 e 12). «Fino al Concilio tutti i cristiani conoscevano almeno due Salmi: il Miserere e il De profundis - spiega Padre Armellini -. I più li biascicavano, in latino naturalmente, convinti che queste arcane formule potessero in qualche modo giovare ai defunti. In alcune parrocchie si cantavano i Vespri la Domenica: cinque Salmi, sempre in latino e sempre gli stessi. Tutto qui l’uso del libro dell’Antico Testamento, il più amato dagli Ebrei e dai cristiani! Poi, è venuta la riforma liturgica e ora sono 80 i Salmi che sono ripresi nelle celebrazioni. Essi sono “la voce della sposa, la Chiesa, che parla allo sposo”, dice il documento conciliare Sacrosanctum Concilium. Come mai si è sentito il bisogno di dare uno spazio tanto ampio ai Salmi? Non si tratta di una scoperta dei nostri giorni, ma di un ritorno alle origini. Il primo punto di riferimento è la persona stessa di Gesù che, come la maggior parte dei pii israeliti, conosceva quasi certamente a memoria tutti i 150 Salmi. Quindi, non desta meraviglia il fatto che, nei Vangeli, si trovino sulla bocca di Gesù più di venti citazioni esplicite dei Salmi. Le ultime sue parole sulla Croce - “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” - sono quelle del Salmo 22 (Mc 15,34). Anche gli apostoli erano ebrei e la prova che amavano i Salmi è il fatto che, delle 300 citazioni dell’Antico Testamento che vengono fatte nei libri del Nuovo Testamento, nientemeno che 1/3, quindi, circa un centinaio, sono prese dai Salmi. Del resto, i Salmi sono “la preghiera della Chiesa”. Lo diceva San Gerolamo, lo diceva San Giovanni Crisostomo, lo diceva Sant’Atanasio. Certo, i Salmi sono nati in un’epoca molto diversa dalla nostra. Impiegano a volte immagini arcaiche, estranee alla nostra cultura e alla nostra mentalità che - se non vengono spiegate - possono risultare incomprensibili. Anche la società in cui sono nati i Salmi non è la nostra. Si tratta di una società di contadini e pastori che vivono in contatto con la terra e con la natura. Contemplano il cielo, osservano i campi, gli alberi, gli animali, studiano i ritmi delle stagioni, delle piogge, il mutare dei venti. E una società semplice. Parlano di cacciatori che tendono trappole, di greggi e di armenti, di pastori, di uccelli del cielo, della cicogna che fa

Padre Armellini ha trasformato la storia di Agar in pièce teatrale che verrà rappresentata nel nostro CineTeatro il prossimo 31 ottobre alle ore 20.30.

il nido sui cipressi, dei leoncelli in cerca di preda, del contadino che esce al suo lavoro fino a sera, delle palme e dei maestosi cedri del Libano. Quando si insiste sulla necessità di dare i Salmi in mano alla gente non ci si riferisce al solo gesto materiale di consegnare il libro della “liturgia delle ore”, ma allo sforzo di introdurre alla comprensione del linguaggio che vi viene utilizzato, in modo che un numero sempre maggiore di persone sia in grado di coglierne e gustarne il messaggio». Sarà questo l’obiettivo del corso biblico 2019. Mario Maffioletti

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VITA PARROCCHIALE

Farsi prossimo L’ASCOLTO

L’ascolto è una forma di accoglienza dell’altro e comporta attenzione a quanto ci comunica, un atteggiamento di empatia che facilita la condivisione e un’apertura mentale che favorisce la comprensione prima ancora di valutazioni, giudizi, risposte. Serve innanzitutto capire, eliminare quella distanza che ci rende estranei, sentire l’altro e i suoi problemi come qualcosa che ci tocca da vicino, rendersi disponibili ad interagire per creare le condizioni di superamento delle difficoltà. L’ascolto, per un credente, è uno dei modi per farsi prossimo alle altre persone in ambito famigliare, in quello lavorativo, nelle relazioni di vicinato e di amicizia, nell’esercizio della cittadinanza e nell’impegno politico di servizio.

IL CENTRO DI PRIMO ASCOLTO

La nostra Parrocchia come comunità di credenti ha predisposto un luogo e delle persone ove effettuare l’ascolto delle criticità che si manifestano nella società in cui è radicata. Questo mandato non costituisce una delega, ma uno strumento perché la comunità prenda coscienza e si attivi nelle sue articolazioni per essere al fianco di chi è nel bisogno, fa fatica o sta attraversando un periodo di crisi. Il Centro di Primo Ascolto situato in Piazza San Giuliano in Casa Clara (Casa della Carità) opera da anni per il sostegno alle fragilità con un gruppo di operatori consapevoli dei limiti del loro operato e spesso nell’impotenza davanti a singole situazioni che si trascinano nel tempo, attuando solamente piccoli provvedimenti tampone. Gli operatori del Centro di Ascolto sono in parte anziani e si sentono spesso carichi di una delega totale della comunità, che li supporta solo con risorse economiche con cui tamponare le emergenze. Sarebbe opportuno un ricambio generazionale con persone che abbiano compiuto un serio percorso di formazione e siano pienamente consapevoli del compito delicato che si assumono per conto della comunità. La Caritas Diocesana organizza corsi di formazione che sono utili non solo per gli operatori dei Centri di Ascolto, ma anche per chiunque voglia capire in che modo può operare per vivere dentro la comunità in atteggiamento di prossimità.

LAVORO PER PERSONE CON PROTEZIONE UMANITARIA

Il nostro Centro di Primo Ascolto non è sempre stato capace di coinvolgere la comunità perché trovasse al suo interno risposte capaci di superare le difficoltà con cui viene a contatto. La principale esigenza è quella del lavoro, il solo capace di dare dignità alle persone e di conferire autonomia alle situazioni di povertà. Di recente ci è stato chiesto di trovare occasioni di lavoro per persone dotate di protezione umanitaria temporanea, che a seguito di provvedimenti governativi rischiano di essere abbandonate a se stesse in un contesto sociale sempre più diffidente e arroccato su pregiudizi alimentati dalla propaganda politica. Si tratta di migranti presenti sul nostro territorio che stanno compiendo un percorso di integrazione: il loro futuro si sta sempre più chiudendo a privare ogni speranza; sono totalmente privi di risorse e non hanno una prospettiva se non trovano una possibilità lavorativa. Sono spesso persone con esperienze trau-

matiche alle spalle, giovani privi di tutto, senza un sostegno parentale; in gran parte sono brave persone davanti a un mondo complesso e nella maggior parte dei casi indifferente o carico di pregiudizi. Come comunità di credenti non li possiamo considerare degli estranei: sono anch’essi figli di Dio come pensiamo di essere noi, e non sono responsabili delle condizioni di povertà o di violenza da cui sono fuggiti. Sono diffusi i luoghi comuni basati su valutazioni superficiali e inesatte; si considera spesso il povero come unico responsabile dei guai che subisce per la sua cattiva volontà o per scelte di comodo. C’è il pregiudizio che la terra su cui viviamo è nostra e i migranti non hanno il diritto di rimanervi se noi non glielo concediamo: una visione di chiusura nel proprio benessere, che riteniamo minacciato dallo straniero.

INVITO A IMPRENDITORI E ARTIGIANI

Perché questi nostri fratelli immigrati in possesso di permesso di soggiorno e in attesa di una accoglienza più duratura possano costruire un loro futuro è necessario che inizino esperienze lavorative, anche a carattere di formazione,


VITA PARROCCHIALE APPUNTAMENTI13

Uno sguardo su Etiopia ed Eritrea L’associazione Costruiamo ponti con Viviana Onlus e la Caritas parrocchiale di Albino propongono, presso il CineTeatro dell’Oratorio, tre serate per conoscere e capire il Corno d’Africa, in particolare Etiopia ed Eritrea. Dal 7 al 21 novembre, sempre di giovedì alle 20.30, saranno proposti due incontri e un film sul tema “Africa, problema o anche risorsa? Uno sguardo su Etiopia ed Eritrea”. Interverranno il giornalista di Nigrizia Raffaello Zordan, Gianpiero Forlani e il direttore di Altreconomia Duccio Facchini. Di seguito la locandina con il programma.

Sopra, «Il buon Samaritano», opera di Vincent Van Gogh datata 1890.

che possano fornire un reddito sufficiente per sopravvivere. Il Centro di Primo Ascolto non ha strumenti propri per trovare lavoro, ma si rivolge alla comunità per sollecitare chi può iniziare una esperienza dai risvolti umanitari offrendo lavoro, anche part-time o di tirocinio, potendo contare sull’eventuale supporto di operatori che hanno maturato in questi anni una significativa esperienza di conoscenza e di cooperazione con gli immigrati (è un caldo invito a imprenditori e artigiani della comunità per comunicarci eventuali disponibilità). Questa può essere una occasione per valutare se il Centro di Primo Ascolto è solo un paravento per lasciare una buona coscienza alla nostra comunità che pensa ad altro, o se invece dentro la comunità ci sono disponibilità a farsi prossimo. La Caritas Diocesana organizza un corso per operatori dei Centri di Primo Ascolto presso l’Abbazia di San Paolo d’Argon nei giorni 21 gennaio, 1 e 8 febbraio 2020. Il nostro Centro di Primo Ascolto è aperto il primo e il terzo sabato del mese dalle ore 9.30 alle 11.30.

Il film di Philippe Godeau “Il viaggio di Yao” - in programma giovedì 14 novembre - racconta la storia di Yao, un bambino che vive in un piccolo villaggio del Senegal. Ama i libri e le avventure e un giorno parte per Dakar alla ricerca del suo mito, un attore francese in visita in Senegal. L’attore, colpito dal carattere del bambino, decide di riaccompagnarlo a casa e il viaggio sarà per lui un ritorno alle radici.

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ORATORIO Il film patrocinato dagli Scout d’Europa e dall’Agesci

Aquile Randagie la resistenza scout

In CineTeatro nei film di qualità martedì 26 novembre Il coraggio crea un mondo migliore. É il caso di Aquile randagie, il film di Gianni Aureli, sul gruppo di giovani scout che si opposero al fascismo e continuarono a vivere la clandestinità per portare avanti i propri valori e difendere la vita di migliaia di persone. Diviso tra due assi temporali, il 1928 e la fine della Seconda guerra mondiale, Aquile Randagie ha la particolarità di avere ricevuto attenzione e sostegno anche del web, attraverso il meccanismo del crowdfunding (Produzioni dal Basso e CentoProduttori) fino a raggiungere circa 500 investitori privati, con il contributo di Mibac e della Lombardia Film Commission, della banca BPER e delle associazioni cattoliche Agesci e Masci. Se il 1948 è raccontato attraverso la traversata di un SS tedesco (ispirato a Eugen Dollmann, capo dei servizi segreti nazisti in Italia) insieme a don Giovanni Barbareschi in direzione della Svizzera, il cuore del film sono le storie degli scout che, pur rinunciando a mostrare visibilmente l’appartenenza al movimento, continuano a esercitare le attività formative e a resistere. La dittatura di Mussolini, infatti, ha eliminato ogni libertà di azione al di fuori delle attività fasciste: la scuola, la stampa, la magistratura, le associazioni professionali e anche giovanili, tra cui quelle degli scout. E mentre le leggi razziali imprigionano ebrei, 150 giovani, incoraggiati anche dal colloquio tra un sacerdote scout e l’allora don Giovanni Battista Montini (futuro Paolo VI) agiscono tra Monza e Milano e creano, in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Oscar, l’opera scoutistica cattolica aiuto ricercati. Continua così la produzione di documenti falsi per aiutare gli ebrei a fuggire dall’Italia, evitando una morte certa. Saranno in tutto 2200 le persone salvate. […] «I valori degli scout sono legati al comandamento dell’amare il prossimo e dell’aiutarlo in ogni circostanza» spiega il regista Gianni Aureli. «Questi ragazzi avevano fatto una promessa, di servire la Patria e di aiutare il prossimo, e quindi, fedeli alla promessa e ribelli al regime, sfidarono il fascismo per anni, portando avanti gli ideali di solidarietà e di speranza, propri dell’associazione scout. Dal mio punto di vista credo che noi, in quanto uomini, non siamo chiamati a odiare anche se ne siamo molto capaci. Il messaggio del film, che parte dalla veridicità degli episodi, è che noi diventiamo più uomini attraverso l’amore». Aquile Randagie, rivolto a un pubblico giovane. «Valori che non appartengono - sottolinea l’attore Alessandro Antini - solo a eroi. I ragazzi che formarono Aquile Randagie hanno rischiato la propria vita, ma erano persone comuni, ordinarie». Di questo gruppo non è rimasto in vita nessuno: «Un anno fa don Giovanni Barbareschi (che ricevette anche la medaglia d’argento della Resistenza) ci ha lasciato esattamente il 4 ottobre. Per questo motivo, in omaggio a don Giovanni, Aquile Randagie è uscito in sala a un anno di distanza». Emanuela Genovese Avvenire

LA RESISTENZA DELLA AQUILE RANDAGIE

La resistenza vera e propria inizia il 20 maggio 1928, quando un gruppo scout guidato da Giulio Cesare Uccellini compie un’uscita ai Corni di Canzo testimoniata da varie fotografie. Su una di queste è scritto: “È l’inizio Scout della Resistenza contro il fascismo”, la resistenza durerà 16 anni 11 mesi e 5 giorni, che saranno chiamati, basandosi sul linguaggio di Kipling, il periodo della giungla silente. Questo piccolo nucleo di scout è un gruppo formato da una ventina di ragazzi tra gli undici e i diciassette anni legato soltanto dai valori dello scautismo. Una delle aquile randagie di maggior rilievo è sicuramente Andrea Ghetti (Baden) il quale, dopo aver avvicinato lo scautismo nel 1927, vi aderisce pienamente e diven-

Il 9 aprile 1928, con un decreto firmato da Mussolini e dal Re, il regime fascista dichiara soppresso lo scautismo. Alcuni scout di Milano e Monza sono però decisi a continuare le attività, tenendo fede alla Promessa e alla Legge Scout: “Legge di lealtà, di libertà,di fraternità. Noi continueremo a fare del nostro meglio per crescere uomini onesti e cittadini preparati e responsabili”. Nel giorno di San Giorgio, mentre le fiamme dei Riparti milanesi vengono simbolicamente deposte sull’altare dell’arcivescovado, sulla fiamma del Milano II viene pronunciata una Promessa. È l’inizio dello scautismo clandestino, una lunga storia di passione e fedeltà all’ideale, un’esperienza di resistenza che ancora oggi continua a destare fascino e ammirazione. Il tenace attaccamento ad un sogno che, sotto la guida infaticabile di Kelly, Baden, Aquila Rossa, Beniamino, don Aldo, Hati... e altri Capi di straordinario carisma, si vedrà infine realizzato: dopo 17 anni di quotidiano eroismo, nell’Aprile del 1945 le Aquile Randagie consegnarono all’Italia uno scautismo vivo, gioioso e temprato dalle prove.


CINEMA E STORIA

ta dal 1939 in poi assistente ecclesiastico del gruppo milanese intrattenendo contatti anche con le alte cariche ecclesiali (i vari cardinali di Milano che si avvicendano in quegli anni sono a conoscenza dell’esistenza delle Aquile Randagie e le sostengono anche se non apertamente). La repressione fascista prosegue sempre più efferata e, per proteggersi, le aquile randagie si coprono con degli pseudonimi: Uccellini è Kelly o Tigre, Andrea Ghetti è Baden, Vittorio Ghetti è Cicca, e sfruttano tutte le tecniche apprese nello scautismo per comunicare senza essere capiti, posizionando i propri avvisi scritti con l’ausilio di vari codici (dal codice morse al linguaggio del bosco) in una colonna. Ogni domenica si svolge un’uscita nella pianura vicino a Milano o in Brianza; si parte infagottati in doppi vestiti per raggiungere il luogo prefissato dove si rimane in perfetta uniforme a svolgere attività semplici di gioco e tecnica, mentre in settimana l’attrezzatura rimane a casa di don Fusi. I nuovi membri vengono sempre scelti fra famiglie provatamente antifasciste, anche perché, vivendo lo scautismo, si rischiavano pestaggi da parte delle camicie nere e talvolta addirittura il carcere.

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Don Giovanni Barbareschi è il sacerdote che il 10 agosto 1944, ancora diacono, fu mandato dal cardinale Schuster di Milano a benedire il cadaveri dei 15 uomini della resistenza che i nazi-fascisti avevano voluto fucilare a Piazzale Loreto per una rappresaglia intimidatoria. Don Barbareschi si inginocchiò davanti a loro e quando, dopo aver pregato, si rialzò vide tutta la folla in ginocchio. Raccolse dalle tasche dei 15 fucilati i bigliettini di saluto che avevano scritto, a matita, per i familiari, quando all’alba, nel carcere di San Vittore, avevano capito il loro destino. Fra questi c’erano quelli del nostro Vittorio Gasparini, ai figli, alla moglie, alla madre. Uno diceva: «Pregherò tanto perché il Signore dia a voi tanta serenità come a me»; quello ai figli terminava con «Viva l’Italia» (da Vittorio Gasparini, cattolico, seppe resistere, Anpi Albino 2012). Il 15 agosto, due giorni dopo essere stato ordinato sacerdote, don Barbareschi, aquila randagia, fu arrestato mentre cercava di aiutare degli ebrei e portato pure lui a San Vittore, dove conobbe personalmente la violenza nazifascista. Quando uscì dal carcere, per interessamento del cardinale, questi gli si inginocchiò davanti e gli baciò le mani come si faceva, disse, con i primi martiri cristiani. Un libro, uscito il 1° ottobre, ripercorre la vicenda umana e cristiana e il pensiero di don Giovanni Barbareschi, “Aquila randagia”; “Chiamati a libertà” si compone di cinque parti: la prima propone una testimonianza diretta di Barbareschi, frutto di un lavoro di sbobinatura, selezione e montaggio delle interviste rilasciate dal sacerdote; nella seconda e terza parte sono raccolte diverse testimonianze di persone vicine a don Barbareschi; la quarta e la quinta parte propongono alcune meditazioni di don Giovanni, scritte in varie occasioni e su diversi temi. (ed. In dialogo). Un Jamboree si tiene nei Paesi Bassi, a Vogelenzang: anche in questa occasione una delegazione delle Aquile Randagie partecipa aggregata agli scout della Corsica. Essa è composta da Kelly e i due fratelli Ghetti; il gruppo ha anche l’onore di incontrare Baden-Powell che elogia le Aquile Randagie e le invita a continuare affidando a Uccellini l’incarico di nominare i futuri capi italiani; ciò mostra come le Aquile Randagie e la delicata situazione italiana fossero note a vari gruppi europei. L’anno successivo, proprio una settimana dopo l’invasione della Polonia, le Aquile Randagie visitano una valle che definiranno “il paradiso perduto” e con cui intesseranno un forte legame: la Val Codera, situata poco sopra Novate Mezzola. Qui si svolgono i campi del 1941 e del 1942, e grazie alla complicità della guardia di finanza non fascista e dei valligiani si possono svolgere le tipiche attività scout in perfetta uniforme senza troppe preoccupazioni, cosa che non accadeva da alcuni anni a causa del timore di “soffiate” ai fascisti. Nel 1940 però, a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania, molte delle Aquile sono richiamate nell’esercito. Le attività tuttavia non diminuiscono, grazie anche all’interessamento di monsignor Montini, che invita Baden a continuare nonostante i rischi della vita clandestina aumentino, come dimostra l’attacco a Kelly del 3 ottobre 1942, a causa del quale perderà in parte l’udito e rimarrà vari giorni in ospedale. Durante l’inverno 1942-1943 gli alleati bombardano Milano causando 171 morti civili e la distruzione di parte della città, fra cui anche le case di alcuni scout. In questo clima drammatico ci si avvia verso il declino e la successiva caduta del fascismo che avviene proprio durante il campo estivo a Colico (25 luglio).

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ORATORIO

GIOVANI INSIEME 2019.2020 Un progetto che compie 10 anni ca presso banda di Albino. In particolare, mi occupo del corso di propedeutica musicale dedicato ai bambini dai 4 ai 7 anni. Lo sport non è la mia passione, trascorro il mio tempo libero in compagnia degli amici. Quindi quest’anno ti laurei? No, perché l’università che frequento è una delle poche università rimaste a ciclo unico, che prevede un percorso di 5 anni.

Da 10 anni la nostra parrocchia vede un giovane mettersi in gioco come educatore sostenendo alcune attività dell’oratorio per un anno intero. Questa presenza avviene dentro un progetto che si chiama “Giovani Insieme” e che vede gli oratori e la Regione Lombardia in collaborazione per la sua realizzazione. Tutto ciò per noi si traduce in un giovane che si destreggia nella ferialità accompagnando i preadolescenti nello spazio compiti, nel gioco, nei campi e abitando il cortile. Allora intervistiamo la protagonista di quest’anno. Nome? Martina Rossi Anni? 21 Cosa fai nella vita? Studio scienze della formazione primaria in Bicocca e sono al terzo anno. Oltre alla scuola hai qualche passione? Una delle mie passioni è la musica: suono il clarinetto da 13 anni e da qualche anno mi dedico all’insegnamento di musi-

Come mai hai accettato di spendere quest’anno come educatrice del “Giovani Insieme”? Perché da qualche anno a questa parte ho riscoperto che mi piace stare in oratorio e spenderci del tempo mettendosi in gioco e cercando di creare qualcosa di bello con tutti i collaboratori. Questa cosa che facevo già come volontaria ho deciso di provare a sperimentarla in maniera più piena anche in spazi che non incrociavo prima come lo spazio compiti. Quali pensi siano le cose più difficili che ti aspetteranno quest’anno? Riuscire a coinvolgere i ragazzi più diffidenti verso le proposte dell’oratorio. Riuscire a essere una buona risorsa anche in contesti nuovi in cui sono chiamata a collaborare con tante persone nuove. Sei una giovane universitaria: pensi che quest’esperienza possa aiutarti? In cosa? L’interagire con diverse fasce d’età è una cosa che, con ogni probabilità, sarà il mio lavoro da grande e quindi mi piace l’idea di sperimentarlo in un contesto un po’ più informale e che già co-

nosco. E poi, come tutti, ci sono alcuni aspetti personali sui quali mi piace provare a sperimentarmi per provare a migliorarmi. E, ovviamente, mi piace l’idea di assumermi nuovi pezzetti di responsabilità che mi aiuteranno a strutturarmi come persona sia per il mio futuro che per me in generale. Quali esperienze in oratorio ti hanno segnata di più? Ho frequentato l’oratorio fin da piccola. In particolare, ricordo che il giovedì pomeriggio venivo sempre dopo la scuola per la merenda e la Messa nella cappellina. Ho fatto anche la chierichetta per qualche anno! Per due anni sono stata catechista dei bambini di terza elementare. Ho fatto l’animatrice del CRE per due anni e sono poi diventata coordinatrice, ruolo che ho svolto negli ultimi due anni! In generale, cosa ti piace di più dell’oratorio oggi? È una realtà che ha una storia lunga ed importante alle spalle e che spero continui negli anni (…perché no, anche per i miei figli…). L’oratorio offre attività diversificate: ci sono proposte ludiche e ricreative, religiose e culturali… Alcune di queste accadono quasi esclusivamente qui. L’aspetto che più ritengo interessante è la sua funzione aggregativa: è un posto in cui si può stare insieme, aiutandosi gli uni gli altri a crescere, e che offre alle diverse fasce d’età la possibilità di ritrovarsi in un luogo aperto e sicuro. È luogo educativo e stimolante, che permette a bambini e ragazzi di fare varie esperienze significative e di condividere, nel divertimento, parte del loro tempo.


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CAMMINI ADOLESCENTI

“La mente è come un paracadute, funziona solo se si apre” (Albert Einstein) “SCARABOCCHI”. Si conferma questo il nome con cui raccogliamo tutte le proposte per gli adolescenti. L’arte di scarabocchiare sul foglio in libertà, soprattutto sui margini delle pagine a cui si sta davvero lavorando, è molto più che una semplice distrazione. Lo scarabocchio… 1 _ …ti aiuta a concentrarti 2 _ …ti mantiene in ascolto 3 _ …è uno stimolo per la tua creatività quotidiana 4 _ …apre la mente Anche il progetto per gli adolescenti è quello spazio di ascolto, creatività, concentrazione, apertura, libertà che l’oratorio mette nella vita cui uno sta lavorando. Crediamo che accompagnare questi adolescenti sia un’opportunità grande per loro e per noi. Crediamo che sia decisivo il camminare insieme a dei giovani che si rendono disponibili a condividere un pezzetto della strada con loro. Crediamo che la cura per la propria umanità chieda delle proposte che aiutino a maturare il gusto per ciò che è bello, buono, vero e giusto. E che questa cosa avviene solo se camminiamo insieme.

Le proposte sono queste: 1 _ CateAdo tutti i venerdì 20.45-21.45 il cammino della catechesi non si interrompe ma cresce con gli ado differenziandosi per età 1a superiore _ ado 2005 2a superiore _ ado 2004 3a-4a superiore _ ado 2003 + 2002 5a superiore _ ado 2001 (anno del servizio) 2 _Volontariato da concordare personalmente aiutocatechista | spazio compiti | AGDM | laboratori creativi | bar | sport | … 3 _ SabAdo un sabato sera al mese una serata diversa dal solito e allegra, in compagnia di tutti gli adolescenti, per vivere un gran sabato sera

È on-line il nuovo sito!!!

www.oratorioalbino.it

4 _ Campo Invernale 2019 dal 27 al 30 dicembre 2019 ritorna la proposta di un campo invernale di alcuni giorni insieme in una grande città… a breve tutti i dettagli! 5 _ Giochi Di Ruolo tutte le domeniche | 16.00-19.00 sei un appassionato o vuoi imparare qualche gioco di ruolo? 6 _ WebLab da concordare novità del 2019.2020! per tutti coloro che vogliono impegnarsi a tenere aggiornato questo sito e a inventare nuovi modi di comunicare! 7 _ Spazio Studio da concordare la biblioteca è piena? in casa l’aspirapolvere è sempre acceso? tuo fratello ha preso la vostra stanza come un campo di rugby? non c’è problema! l’oratorio ti ospita volentieri se vuoi studiare in un posto tranquillo ma pieno di vita! 8 _ Formazione C.R.E. 2020 dal febbraio 2020 no! non hai sbagliato a leggere! perché il CRE lo si possa vivere bene occorre prepararsi per tempo! qui troverai tutti gli aggiornamenti!

Avvisi della settimana, catechesi dei ragazzi, cammini degli adolescenti, attività e riferimenti dei vari gruppi, notiziari parrocchiali, programmazione del cinema... tutto sullo stesso sito. Un modo molto semplice per continuare a raggiungerci con tutto ciò che ci aiuta ad incontrarci. Insieme al sito gli altri strumenti digitali restano la mailing list con gli avvisi settimanali, la pagina FaceBook e la pagina Instagram. Cercaci anche lì! “È una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova. Se la rete offre maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, questa è una cosa buona, è un dono di Dio. I media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e più uniti”. (Papa Franscesco)

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ORATORIO - LUTTO

Ciao gigante buono Tratto da Bergamo Post Un grande dolore ha commosso e mosso il paese, in particolare le comunità di Albino e Bondo Petello. Se n’è andato, quasi in punta di piedi, Rodrigo Huanca, trentaquattrenne amico di tutti. Così ne ha dato l’annuncio il fratello Luis: «Rodrigo è volato in cielo questo pomeriggio (venerdì 4 ottobre a circa tre settimane dal male che si era manifestato, ndr), quando cominciavamo davvero a sperare che potesse uscirne, ma la battaglia è stata troppo dura anche per il suo fisico possente. Per tutti gli amici che gli hanno detto “Mòla mia”, ha combattuto come un leone. Ci sono mille cose che vengono da dire quando una persona della propria famiglia viene a mancare e forse mi verranno col tempo. Di certo avrei voluto che vedesse quanto bene le persone gli volevano ad Albino, il suo paese di adozione. Come nella sua semplicità avesse fatto breccia nel cuore di un sacco di persone di tutte le età, con quel talento che gli è sempre stato proprio e naturale fin da bambino di essere simpatico e di farsi volere bene. Avrei voluto che si rendesse conto di quanto bene gli volessimo non solo noi, la sua famiglia, ma di come la sua famiglia fosse estesa a un sacco di persone che in questi giorni si sono manifestate e ringraziamo tutti per la loro vicinanza. Non ci sarà possibile organizzargli una festa per il suo rientro ad Albino, ma sarebbe bello se fosse possibile fargli un ultimo saluto tutti insieme. Rodri, te ne vai avendo lasciato il segno in un sacco di noi e guardaci dall’alto col tuo sorriso. Grazie di aver fatto parte della mia vita fratellone!» Alla casa del commiato di via Roma 9 a Desenzano, dov’era allestita la camera ardente, per il tutto il giorno seguente e la mattina di domenica 6 ottobre è stato interminabile il via vai di parenti amici e conoscenti, che si sono recati per una visita, una preghiera e un abbraccio ai famigliari di Rodrigo: mamma Luisa, papà Daniel, Luis con Sam e Giulian, Marta con Will. I ricordi di tanti, come in un puzzle, hanno composto l’immagine di una persona bella. Lacrime e malinconici sorrisi hanno colmato per alcuni attimi il grande vuoto lasciato, emblematica la scritta sul retro dell’immagine funebre a ricordo della persona cara scomparsa, che lo saluta come “Il gigante buono”. Lo è stato davvero. Le esequie sono state celebrate domenica 6 ottobre alle 15 in una Prepositurale di San Giuliano debordante di gente. La funzione, presieduta da don Andrea Pressiani, è stata concelebrate da don Giuseppe Locatelli, don Gianluigi Belometti e don Adriano Peracchi (ex parroco di Bondo Petello). Rodrigo diceva scherzando a uno dei suoi amici: «Vedrai quanta gente ci sarà ai miei funerali», sapeva che stava seminando amore amicizia e unione. Aveva ragione, il paese intero era presente (è stato ricordato anche nella seduta di Consiglio comunale del 5 ottobre) e quante testimonianze di affetto nelle parole di chi lo ha ricordato: famigliari, amici, catechisti, colleghi di lavoro alla SerCar, le sue squadre di Calcio (U.S. Bondo e i diavoletti dell’Unione 666), la sua seconda casa all’oratorio di Bondo Petello, la sua terza casa all’oratorio di Albino; e quanti applausi commossi e sinceri. Proponiamo alcuni degli interventi a partire da un passaggio dell’o-

melia di don Andrea: «Noi siamo qui in tanti a testimoniare un’infinità di legami che Rodri ha saputo intessere. Lui ha sempre avuto bisogno di tanta stoffa, a questa stoffa corrispondevano tanti numerosi fili, quelli che ci legano tutti noi, annodati alla sua presenza, semplice, gioiosa. La festa è quella cosa che Rodri ha cercato, intesa come stare insieme, come non perdersi, come non disperdersi. Un uomo che ha amato autenticamente le sue amicizie». Una catechista: «Portavi serenità anche se dentro di te qualche volta avevi tempesta. Grazie per aver accompagnato tantissimi ragazzi che oggi sono qui con te, grazie per essere stato il volto umile dell’accoglienza». Raniero, Tiziana, Silvana, Bruna, Giovanna e Luciana, colleghi di Rodrigo alla SerCar, dove era cuoco, lo ricordano così: «Sei stato il nostro collega speciale, il nostro gigante buono, lavorare con te è stato davvero bello». Per la sorella Marta «Era una delle poche persone che poteva permettersi di ripetere le stesse battute e riuscisse sempre a far ridere. La sua simpatia, spontaneità e risata con la quale terminava circa ogni sua frase, lo rendevano semplicemente unico e


ORATORIO LUTTO - PRE ADO irrimpiazzabile». Anche una lettera aperta ha accompagnato questi giorni di lutto: «Caro Rodrigo, sei salito sul treno della vita nel maggio 1985 (in Brasile, ndr), la tua prima infanzia non dev’essere trascorsa serenamente, tra la vita di strada e poi quella dell’orfanotrofio, su quel treno viaggiavamo anche noi e tu sei entrato a far parte della nostra famiglia quando avevi sette anni. Da piccolo come eri sei diventato a poco a poco un gigante e ogni tentativo per arrestare questa tua trasformazione è stato vano. Solo alla fine, purtroppo quando era ormai troppo tardi, ti sei accorto che la salute si era rovinata. Ti sei fatto voler bene da tantissime persone per la tua allegria e spontaneità, amavi il tuo lavoro, tanto che quando eri sofferente ed eri a casa in malattia hai avuto il coraggio di affermare: “Mi manca tanto il mio lavoro” e poi la tua voce che pronunciava “Ti voglio bene mamma”, parole che fino a poco tempo fa non avevi mai pronunciato ma solo trascritto su fogliettini che mi porgevi timidamente. Ora sei arrivato alla tua fermata del treno e sei dovuto scendere lasciandoci proseguire il viaggio da soli. Ci piace pensare che un grande angelo ti abbia preso in consegna e portato là dove speriamo tu ci protegga. Il nostro grazie più sincero a tutti gli amici e amiche che ti hanno capito, aiutato e voluto bene. La tua mamma». Fuori dalla chiesa, in piazza san Giuliano, i ragazzi dell’Unione 666 (formazione di amici, appassionati di calcio, che disputa ogni anno il notturno di Albino) e dell’U.S. Bondo lo hanno salutato a modo loro, con striscioni e fumogeni «Come sarebbe piaciuto a te Magico Rodrigo. Ti vogliamo bene».

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AGDM… ovvero… attività per tutti i ragazzi delle medie! Ma proprio tutti! Serate PreAdo 2019.2020

Siamo ripartiti col botto! Bang! Lupus! Hambuger all’americana! Ed è solo l’inizio! E se il buongiorno si vede dal mattino… figuriamoci il resto! Se volete avventurarvi con noi tra tanti nuovi giochi e classiche attività per tutti i ragazzi delle medie non perdete neanche un avviso e rimanete sempre connessi. Vi aspettano delitti da risolvere, tesori da trovare, monete da accumulare, maschere da smascherare e molto altro da scoprire. Segnatevi tutte le date qui sotto! E appendete l’avviso al frigo (ovviamente fuori). animatori AGDM


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RICORDO I nostri morti

Suor Giuseppina Albertini Agnese Albertini, nata a Verona il 28 dicembre 1922 e morta il 15 marzo del 2017, visse molte vite, ad Albino due, ma dal 1945 sempre Figlia del Sacro Cuore di Gesù. Entrò nel noviziato, in un gruppo di “Venti”, già con il diploma dell’istituto magistrale, conseguito alla scuola Seghetti di Verona, tuttora funzionante, divenendo, emessi i primi voti, nel 1947, per 10 anni maestra elementare a Breno. Nel 1957 è ad Albino, nel convento di via S. Anna, sempre come maestra, ma anche come sorella maggiore di tante ragazze, nell’oratorio femminile. Nel 1966 fu chiamata come superiora nella comunità di Este (Pd), poi come segretaria generale nella Casa Generalizia di Roma, quindi sempre superiora e insegnante a Pontemammolo e a Tagliata di Cervia, dove insegnò anche religione. Nel 1984 fu inviata in missione, a Bangui, capitale della Repubblica Centroafricana, «in servizio alla Nunziatura, scrisse da là suor Mariangela Piazza, ma il suo zelo e il suo cuore l’avrebbe portata a vivere nei villaggi per portare la buona novella a tanti fratelli e sorelle. Anche a Bangui, oltre al servizio alla Nunziatura, Sr. Giuseppina ha fatto la catechesi ai catecumeni della Cattedrale, ha messo in ordine la Biblioteca del Grande Seminario ed insegnato dattilografia ai Seminaristi». Dopo tre anni un grave male che pareva incurabile la fece ritornare in patria. Guarì e si sentì miracolata. Fu così missionaria ad Aiello Calabro e a Mendicino, dal 1987 al 1999, come madre superiora, ma anche autista per raggiungere i paesi vicini. Dal 1999 fu a San Cesario fino al 2008. Da quell’anno ritornò ad Albino, non più nel convento di Sant’Anna che era stato chiuso, ma nella casa presso la Scuola dell’infanzia parrocchiale: il suo impegno fu di aiuto segretaria per il prevosto don Giuseppe, che potè apprezzare le sue doti di fedeltà, precisione, ordine e la sua grafia, veramente calligrafia.

Viveva con così entusiasmo questo servizio che, quando partiva dall’abitazione delle suore, sembrava quasi corresse. Ogni volta, entrando in casa parrocchiale salutava dicendo: «Grazie don Giuseppe che mi fa lavorare». Aveva 91 anni. Il 26 settembre 2013 anche l’ultimo convento della Figlie del Sacro Cuore di Albino fu chiuso. Suor Giuseppina fu trasferita a San Felice sul Benaco, nella comunità Betania. Si dedicò ancora allo scrivere, a qualche lavoro in uncinetto, a leggere il nostro bollettino parrocchiale, poi iniziò il suo calvario e fu

RECAPITO DI ZONA

di Mazzoleni, Acerbis & C. s.a.s. ALBINO (BG) - viale Aldo Moro 2/p - Tel. 035.75.25.59 - Fax 035.77.57.839 - info@centroservizicasasnc.it

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I NOSTRI SACERDOTI

FESTA19

Padre Teotimo Rondi oggi e, sotto, con suo padre.

posta in carrozzina, fino a ricevere il sacramento dell’Unzione dei malati. Nel pomeriggio del 15 marzo 2017 fu chiamata dal Signore mentre era assistita da suor Giuliana e le consorelle stavano pregando con il rosario. All’eucaristia delle esequie furono presenti il fratello, il prevosto e alcune persone di Albino e S. Cesario e consorelle di Paitone e Brescia. Fu cantato per lei il Magnificat: «veramente lodiamo e ringraziamo il Signore per la vita e per il dono di sr. Giuseppina alla nostra famiglia religiosa e che ora dal cielo ci aiuti ad essere fedeli alla volontà di Dio che ci desidera tutte spese per la Gloria di Dio ed il bene del prossimo». Fu così ricordata anche in terra africana «con una Messa celebrata alla Nunziatura nella cappella dove sr. Giuseppina ha pregato a lungo vicina al suo Gesù presente nell’Eucaristia e senza essere programmata la S. Messa era trasmessa in diretta da Radio Maria a quelli che erano collegati e che seguivano da lontano la sacra liturgia». La preghiamo anche perché supplichi il Signore a benedire, con nuove vocazioni, la Congregazione. Nella foto in alto, suor Giuseppina accompagna una bambina della Prima Comunione nella processione alla chiesa Prepositurale (primi anni ‘60)..

Auguri a padre Teotimo I 95 anni padre Teotimo Rondi li ha festeggiati il 4 settembre nella fraternità e parrocchia cappuccina San Giuseppe di Como, con l’Eucaristia alle 11, seguita da un pranzo. Fra’ Teotimo è lì da 16 anni e continua ad essere un cappuccino a tempo pieno: anzi, nonostante la veneranda età e una protesi all’anca, è a volte visto dai suoi parrocchiani sfrecciare sulla sua bicicletta rossa. E’ una vita normale, ora, la sua dopo aver vissuto le fatiche dell’Eritrea, le avventure in Arabia Saudita e nei conventi di Milano e Roma. Il suo linguaggio di vicario parrocchiale a Como risente ancora della sua vita precedente: quando deve chiedere se una cosa va bene o meno usa l’inglese: “All right?”; quando invece ringrazia usa l’arabo: “Shukran kathiran”, grazie mille. Una vita lunga “che il Signore mi ha concesso, ma ormai agli sgoccioli” dice scherzando. Dal 1952 in Eritrea, come già mons. Camillo Carrara, primo vescovo vicario apostolico, e p. Rufino Carrara, dove cominciarono a divampare i primi moti che sarebbero sfociati nella guerra d’indipendenza dall’Etiopia. Una particolare attenzione vi diede ai figli meticci, discriminati in quanto progenie degli invasori coloniali. Nel 1977 gli fu chiesto di andare in Arabia Saudita. Il regno di Al Sa’ud, negli anni settanta, nonostante i rapporti con l’Occidente, impediva la professione di alcuna fede se non quella musulmana: “Imparai l’arabo e mi infiltrai nel Paese con un visto di lavoro sponsorizzato dagli americani. Insegnavo religione nelle scuole straniere, celebravo in inglese, francese, spagnolo, italiano, a volte in casa, a volte nelle basi militari. Viva l’ossessione di essere scoperto, come di fatto stava per avvenire: ad alcuni lavoratori italiani sfuggì il racconto di quel frate che celebrava messa. Anticipando l’arresto gli venne offerta una casa sicura dei servizi segreti americani per poi essere rimandato in Europa. Non più in sella a un cavallo a dondolo, ma ad una povera bicicletta rossa, ma sempre nelle mani del Signore.

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ALTRI MONDI - BOLIVIA

Tra i fiumi e gli alberi della foresta amazzonica Don Gian Luca su www.patronatosanvincenzo.it/bolivia

La giornata è iniziata con una “levataccia”: ore 4.30. Direzione Villa Bolivar, all’inizio del Tipnis, il territorio indigeno dichiarato parco nazionale dell’Amazzonia boliviana, tredici kilometri quadrati di foresta tropicale. Son sei ore e mezzo di viaggio, una piccola pausa per una colazione con zuppa di pesce e finalmente verso mezzogiorno arriviamo alla casa di M. e A. I due fratellini vivono da alcuni mesi nella casa famiglia San Rafael, la unica delle dieci case della Ciudad de los Niños che si trova nella zona tropicale di Cochabamba. In queste settimane invernali stanno trascorrendo alcuni giorni nella loro casa paterna con una zia, dal momento che entrambi i genitori sono morti. Il dirigente e i responsabili della comunità in cui vivevano per mesi si erano fatti carico della famiglia, ma presto con i servizi sociali ritennero opportuno incontrare un luogo che li potesse accompagnare e

offrire migliori condizioni. Sorpresi della nostra visita, M. e A. ci hanno mostrato subito il loro piccolo mezzo di trasporto con cui da giorni si stanno muovendo, tra le piante, i sassi e i piccoli ruscelli che circondano la loro casa. Immediatamente ci offrono due mandarini e con la generosità percepiamo che sono contenti di stare nella loro piccola comunità. L’affetto della zia rafforza il vincolo con la loro famiglia di origine e li riporta alle radici della loro esistenza. Nuovamente per-

cepiamo che, pur nelle ristrettezze economiche, è fondamentale nella vita di ogni bambino essere ricondotti alle sue radici generatrici: i buoni vincoli familiari, la natura, il calore e l’umidità della zona tropicale, l’acqua cristallina di un fiume, il profumo del legname di una casa, l’essenzialità dei loro giochi. Da queste radici cresceranno due alberi forti e robusti, espressione del desiderio autentico che l’Amazzonia come l’infanzia di molti piccoli siano sempre tutelate e protette.

Dal Sinodo sull’Amazzonia

“Un nostro respiro su cinque contiene ossigeno fornito nell’atmosfera dalle foreste amazzoniche. Così pure su cinque bicchieri di acqua che noi beviamo, uno proviene da acque generate dalle correnti di acqua dolce che scorrono su quel suolo” (vescovo bergamasco mons. Eugenio Coter su L’Eco di Bergamo del 10 ottobre). “Nella mia diocesi ci sono 9 milioni di mucche e un milione e mezzo di uomini. Ebbene le mucche sono tutte vaccinate, la gente no, perché è l’agrobusinnes globale che decide chi vive e chi muore” (Un altro vescovo dell’Amazzonia al Sinodo, L’Eco di Bergamo del 14 ottobre)


SOCIETÀ

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Visita nel carcere di Bergamo Per le detenute è stato un incontro intenso, perché hanno capito che oltre quelle mura qualcuno pensa a loro. Per la parrocchia di Celadina è stato un incontro coinvolgente, che ha permesso di conoscere da vicino la realtà del carcere. Un incontro — come ha sottolineato il parroco don Davide Galbiati — che spinge «a superare la pigrizia intellettuale di chi dice: “Hanno sbagliato, devono pagare”». Una giornata davvero particolare quella vissuta dalla parrocchia, nell’ambito delle feste patronali, quando oltre 80 persone hanno varcato le porte del carcere per conoscere da vicino una realtà nascosta, anche se vicina alle proprie case.

Suor Margherita Gamba - originaria di Vall’Alta - è una delle Suore delle Poverelle che fanno assistenza nel Carcere femminile di Bergamo.

Prima tappa la visita alla lavanderia, dove si alternano ogni mese le 40 detenute. «Lavano e stirano, ricevendo un compenso per il loro lavoro - ha sottolineato Anna Maioli, capo area trattamentale, che ha fatto da cicerone -. Grazie a quanto ricevono per i vari lavori, detenute e detenuti si sentono responsabili e impegnati. Inoltre possono comprare quanto serve per la pulizia personale, come sapone, dentifricio, shampoo, il giornale, le sigarette e andare dal barbiere. Tutte cose che non sono pagate dall’amministrazione carceraria». Maioli ha ringraziato la parrocchia perché, nelle feste natalizie, raccoglie materiale per la pulizia personale. Quindi ha mostrato i lavori delle detenute nella scuola di ceramica, seguite da una ceramista, che periodicamente vengono messi in vendita. Ci sono poi altri lavori per i detenuti maschi. Un gruppo dei 500 presenti nella struttura, aiuta un cuoco, che ogni giorno prepara 350 coperti, dalla colazione alla cena. C’è poi un forno che sforna pane, consegnato anche a domicilio, panettoni e colombe. In ogni cella si può tenere un fornello, sempre pagato dai detenuti, per consentire di bere un caffè o un tè.

Il gruppo si è quindi spostato nella sala teatro, dove c’erano le detenute, alcune molto giovani, e la nuova direttrice del carcere, Teresa Mazzotta, che ha indicato come priorità del suo impegno il reinserimento e l’accompagnamento dei detenuti al termine della pena. «Il carcere non è quello che appare nei film e neppure un luogo dove si danno giudizi sommari sulle persone. Ogni detenuto porta con sé problemi, speranze, rimpianti, ricordi. È molto triste vedere i loro figli piccoli piangere quando termina il tempo di ricevimento».

I volontari sono una presenza indispensabili, perché aiutano detenuti e detenu-

La direttrice ha invitato a fare gli auguri di buon compleanno a suor Valentina, una

te a trascorrere la giornata e ascoltano i racconti delle loro vite. Per consentire un futuro a chi termina di scontare la pena, per non far perdere gli anni scolastici, o anche solo per riflettere e formarsi, sono attivi corsi di scuola elementare, media e istituto alberghiero. Quattro detenuti proseguono gli studi universitari e i docenti vengono in carcere per gli esami. Sono attivi anche corsi di italiano per i detenuti stranieri. Ogni giorno sono 120 i detenuti che studiano. «Sensibilizziamo alla frequenza regolare. Ci sono anche persone che neppure sanno la loro data di nascita», ha aggiunto Maioli.

religiosa delle Poverelle, impegnata in carcere, che compiva 80 anni. «Grazie — ha risposto la religiosa, visibilmente emozionata —. Busso ovunque per cercare fondi per i bisogni dei detenuti e mi sento chiamare “frà Sircòtt“. Ricevo anche insulti, ma rispondo che i carcerati sono dei cittadini». Quindi il saluto di Daniela, una detenuta. «Siamo donne di etnia, religione e lingue diverse. Siamo qui per degli errori commessi e non è facile fare i conti con il passato. Pesa la lontananza da casa e dagli affetti». Vanni ha risposto a nome della parrocchia: «Abbiamo sempre visto il carcere dal di fuori, ora l’abbiamo visto dal di dentro. Grazie per la vostra testimonianza». Dopo alcuni momenti di preghiera e canti, eseguiti dal Coro parrocchiale Shalom, ha preso la parola il parroco. «Abbiamo sentito narrare storie di vita di persone che riconoscono di aver sbagliato. Sono voci che ci hanno fatto conoscere il carcere vero, non quello dei luoghi comuni. Abbiamo imparato a non dare giudizi duri e affrettati. Un detenuto è una persona che ha sbagliato, non un ladro a vita». Carmelo Epis Santalessandro.org

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ASSOCIAZIONISMO

ACLI ALBINESI

Rubrica a cura del Circolo “Giorgio La Pira” CONVEGNO NAZIONALE

“CIRCOLI DI R-ESISTENZA” AD ALBINO

Anche quest’anno, grazie all’interessamento del membro del nostro consiglio Acli Antonio Camisa, viene promossa a livello locale l’iniziativa proposta dalle Acli bergamasche denominata “Circoli di R-esistenza”. Si tratta di quattro incontri previsti nei rispettivi quattro martedì di novembre (5, 12, 19, 26) presso l’Oratorio di Albino durante i quali i partecipanti sono invitati a discutere e approfondire i contenuti di un libro dal titolo “Economia e profezia – parole diverse per provare a ricominciare” curato da Luigino Bruni. Questa pubblicazione è stata scelta per due motivi: parlare di noi e ascoltare la Parola di Dio. Nel volume sono considerati quattro aspetti della nostra condizione umana e precisamente: “Gli idioti e gli ideali”, la “gratuità e il dono”, la “colpa e l’innocenza” e “un’altra economia”. Bruni aiuta a leggere quattro pagine della Bibbia: il profeta Geremia, la parabola del Samaritano, Davide e Betsabea, il profeta Ezechiele. A conclusione è commentata la vita di Mosè. Il libretto sarà fornito ai partecipanti direttamente da Antonio (tel. 3393843398)

COSTUME E SOCIETÀ

Le Banche etiche rendono tre volte di più di quelle tradizionali. A dimostrarlo è un’analisi sulla finanza sostenibile in Europa realizzata dalla Fondazione culturale di Banca Etica e presentata al Parlamento Europeo. Il rapporto analizza e confronta le “performance” di 23 banche etiche presenti in Europa, confrontandole con quelle di di 15 banche “sistemiche” in un arco di dieci anni, vale a dire dall’inizio della crisi economica. In questo lasso di tempo gli Stati europei hanno speso 654 miliardi di euro per salvare dal fallimento decine di Istituti di credito, mentre le banche etiche non solo non hanno avuto un centesimo, ma hanno sostenuto l’economia reale dando credito a famiglie e imprese. 600 sono i miliardi investiti in Europa in fondi Etici. Sul fronte della redditività si registra un vero e proprio sorpasso sulle banche tradizionali. Il motivo? Il fatto che non si siano fatte tentare dalla corsa a titoli con promesse di guadagni mirabolanti, ma abbiano auto un atteggiamento più prudente. La crescita dei colossi europei con la crisi si è fermata o comunque ha rallentato, mentre le banche etiche hanno aumentato il patrimonio, i depositi e gli attivi del 10% annuo.

Nel mese di settembre si è svolto a Bologna il 52° INCONTRO NAZIONALE DI STUDI DELLE ACLI avente per tema :”RIMETTIAMO IN MOTO L’ITALIA”. L’Incontro rappresenta l’appuntamento formativo e politico annuale più importante dell’Associazione, quello che apre – anche simbolicamente – l’anno sociale attraverso il dialogo tra i nostri dirigenti nazionali e i tanti ospiti invitati : rappresentanti del terzo settore e dell’associazionismo, dei sindacati, delle aziende, delle Istituzioni governative. Si è così dibattuto il Documento che raccoglie le analisi e le proposte di tutto il sistema Acli, a partire dai servizi ENAIP, CAF e PATRONATO, che intercettano quotidianamente le domande sociali della gente comune. Il tema di quest’anno ha riguardato fortemente l’esperienza delle Acli nel loro complesso, a partire da quel “Servizio per l’emigrazione” creato nel 1945 all’interno di un Patronato appena costituito. Ma il movimento al centro delle analisi e del dibattito ha interessato anche altre dimensioni, come i giovani, i lavoratori, le famiglie i migranti, i poveri. Tutti temi della massima importanza per l’Italia.

EMERGENZA

I dati presentati a Roma da Save the Children, l’Associazione che da cent’anni difende i diritti dei più piccoli, raffigura un’emergenza che fa riflettere. Sono 420 milioni i bambini che vivono in zone dove c’è la guerra. Lo scorso anno oltre 10 mila di essi sono rimasti uccisi o mutilati a causa dei bombardamenti. mentre almeno 100mila neonati perdono la vita ogni anno per cause legate direttamente alla guerra, ma anche per cause indirette come malnutrizione e malattie. Perché oltre ai conflitti ci sono carestie, siccità, epidemie, disastri naturali. E quelli che pagano il prezzo più alto e ingiusto sono proprio i bambini. Save the Childen, per ricordare i cento anni dalla sua fondazione, ha diffuso questi dati presentando la campagna globale “Stop alla guerra contro l’infanzia”.


ASSOCIAZIONISMO BEL GESTO

Si può scegliere di coronare il proprio sogno d’amore donando. Ed è quello che ha voluto fare Alessia, giovane sposa di Lucca che, assieme a suo marito, ha scelto di rinunciare alle bomboniere per regalare all’ospedale Versilia di Lido di Camaiore un apparecchio dermatologico. Gesto d’amore ma anche di riconoscenza perché Alessia ha voluto ringraziare una struttura che l’ha curata con competenza e buoni risultati. Il dermatoscopio, apparecchio piuttosto sofisticato, consente di esaminare e mappare i nei presenti sulla pelle non rilevabili ad occhio nudo. Uno strumento determinante per riconoscere per tempo un neo pericoloso e prevenire così i tumori della pelle. Anche questo può essere considerato come un gesto di solidarietà.

LA RONDA

“La ronda della Carità e Solidarietà” di Milano aiuta gli adulti che vivono senza dimora o si trovano in situazioni di grave emarginazione, i cosiddetti “invisibili”. L’obiettivo è allacciare un rapporto con queste persone, cercando di capire quali azioni possono migliorare le loro condizioni di vita. Questa realtà milanese può contare su 70 volontari: 20 presso il Centro Diurno e 50 nelle serate in giro per le strade con il camper. E l’aiuto che danno non è solo un pasto caldo, bevande e abiti, ma anche libri che sono molto apprezzati. Si, perché chi non ha una casa dove stare ha anche bisogno di buone letture che, oltre ad alimentare lo spirito, creano amicizia. E questa, quando viene instaurata, contribuisce a tessere una relazione con l’altro, dandogli calore umano e dignità.

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riconoscenza. E’ un piccolo esempio, ma sicuramente di grande significato, perché i tre bambini sono diventati quasi senza saperlo dei veri ” cittadini esemplari”. Di certo i piccoli protagonisti hanno alimentato quella speranza sempre viva di costruire un mondo migliore.

ASSURDO

Un Crocifisso a forma di catenina, indossato da una conduttrice Rai durante un Tg2, ha avuto un commento di un giornalista di “Repubblica” dicendo che fa “una certa impressione” e invitandola a nasconderlo sotto la camicetta. È un episodio che va di pari passo con il Crocifisso coperto di scotch in un seggio elettorale toscano alle ultime elezioni. Pensiamo che da parte nostra si possa arrivare solo ad un punto di commiserazione di fronte ad episodi simili. Non ci si rende conto che proprio nel Crocifisso c’è la radice più salda del rispetto per la persona, di qualunque persona. E poi, noi cristiani possiamo non protestare e ribellarci di fronte a simili episodi?

RESPONSABILITÀ

Lo ha stabilito il tribunale di Pavia: i danni causati dai figli minorenni dovranno pagarli i genitori. La sentenza su cui si è espresso recentemente il tribunale riguarda due fratelli, appunto minorenni, ripresi dalle telecamere di sorveglianza mentre lanciavano alcune grosse pietre contro la Torre Civica. O meglio, contro ciò che ne rimane, trasformato in monumento : i resti della torre, crollata il 17 marzo 1989, ricordano le quattro persone che furono sepolte dalle macerie. I due bambini, di 5 e 6 anni, si sono accaniti contro un’installazione intitolata “Vasca d’acqua e di luce” (dopo il vandalismo sostituita con un laghetto) che attraverso giochi di luce, appunto, riproponeva verso l’interno della vasca stessa la forma della torre ormai distrutta. L’opera d’arte costò al Comune centomila euro e il danno causato dai bambini fu di almeno diecimila euro : cifra che dovranno sborsare mamma e papà. Questo perché, si legge nella sentenza, dell’operato dei figli minori deve rispondere il padre, titolare della responsabilità genitoriale. Lo dice il giudice e lo consiglia il buon senso.

SENSO CIVICO

Tre bambini di Bitonto, in Puglia, dopo aver ritrovato per strada un portafoglio hanno pensato bene di consegnarlo ai carabinieri per restituirlo a chi lo aveva smarrito. Il proprietario del portafoglio, contenente denaro e documenti, ha ricevuto la telefonata dai carabinieri con cui lo avvisavano della buona notizia. Il giovane, quasi incredulo, ha voluto incontrare i ragazzini per ringraziarli del loro altruismo. Parole affettuose, sorrisi e anche un simpatico regalo quale segno di

LA VITA

Ersilio Tonini, romagnolo, morto a 99 anni, è stato Cardinale di Ravenna. Umile servitore del Vangelo ,rifiutò sempre il “protagonismo”. Passò anni in Africa, impegnandosi ad aiutare quelle popolazioni a sollevarsi dalla miseria e ridando loro la dignità che meritavano. Vogliamo citare una sua frase, semplice ma assai significativa : “La vita è bella a dieci come a cento anni se concepita come slancio verso il futuro e non come fardello da portare sulle spalle”. Per le Acli Albinesi Gi.Bi.

Ottobre 2019


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Opere parrocchiali ... il tuo aiuto è importante

È possibile fare offerte - anche deducibili fiscalmente nella dichiarazione dei redditi in misura del 19% - a sostegno dei lavori autorizzati dalla Soprintendenza per i beni Architettonici. Innanzitutto possiamo dire con riconoscenza di aver estinto il debito relativo al Santuario della Madonna del Pianto. Invece segnaliamo il debito residuo dei lavori effettuati al campanile, agli affreschi nella sacristia della Prepositurale, alla chiesa della Concezione e ai tetti dell’Oratorio fin’ora sistemati (250.400 €) e per il tetto del CineTeatro, cantiere in fase di allestimento. Per le aziende è possibile detrarre totalmente la cifra devoluta. Grazie per quello che riuscirai a fare PER DONAZIONI - Bonifico bancario tramite Credito Bergamasco di Albino, Parrocchia di San Giuliano: IBAN IT91 R050 3452 480000000000340 Per la ricevuta ai fini fiscali, rivolgersi in casa parrocchiale.


VITA PARROCCHIALE

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Bilancio economico chiesa di S. Anna USCITE - 12.9.2017 offerte nelle Ss. Messe estive (destinate a opere parrocchiali)

- 12.9.2019 per opere parrocchiali

€ 4.000,00

- Luglio 2017 lampada per “occhio di bue” e fiori

55,00

- 7.2.2018 acquisto lumini

277,00

- Marzo 2018 per illuminazione e fiori

65,00

- 6.6.2018 materiali per sistemazione e lucidatura banchi

450,00

- 25.8.2018 offerte nelle Ss. Messe estive (destinate a opere parrocchiali)

430,00

- Ottobre 2018 stampa biglietti lotteria festa oratorio e striscione Anno Pastorale per Prepositurale €

576,00

- 24.6.2019 ritinteggiatura porticato S. Anna

450,00

473,00

Cari amici, rieccoci per presentare la relazione/bilancio circa l’impegno alla manutenzione ordinaria e utilizzo della chiesa di Sant’Anna. - 25.8.2018 per opere parrocchiali € 4.000,00 Un impegno questo che ci ha lasciato in eredità Bruno - poco - 30.8.2019 offerte nelle Ss. Messe + offerte ulivi meno di cinque anni fa - di mantenere in ordine e aperta ai (destinate a opere parrocchiali) € 780,00 fedeli e a tutti la chiesa per la quale si è volentieri e per tanti - 30.8.2018 per opere parrocchiali € 4.000,00 anni dedicato. Totale uscite € 15.556,00 Approfittando della posizione centrale in paese e della facile accessibilità dovuta anche alla mancanza di barriere architet ENTRATE toniche, la chiesa di S. Anna vive la presenza di tante perso- Somma disponibile al 30 aprile 2017 € 828,62 ne che ogni giorno la frequentano, per una preghiera, per un saluto. - Offerte da accensione lumini e per libri, quadretti, Altri momenti straordinari di utilizzo sono il “Cammino di pre crocifissi, corone rosario, icone, ecc. € 11.265,01 ghiera per la comunità”, la processione della Domenica delle - Offerte in memoria di Ciarli e Messe estive (2018) € 429,77 Palme, la veglia notturna nella notte tra il giovedì e il venerdì - 12.7.2017 Offerta per utilizzo corrente (commerc.) € 20,00 Santo, la processione dei Comunicandi, la veglia dei Cresi- 11.10.2017 Offerta per utilizzo spazi per banchetti € 10,00 mandi, alcuni concerti e mostre, alcuni banchetti di solidarietà, - 2.2.2018 Offerta fam. Cannistraro per S. Anna € 25,00 le visite guidate, la Santa Messa serale nei giovedì estivi e domenicale a conclusione delle uscite scout, due matrimoni - 1.3.2018 Offerta utilizzo porticato per banchetto € 50,00 nel 2018 e anche un funerale nel 2019... - 2.5.2018 Offerta per piccolo lavoro € 23,00 Da qualche anno ormai la chiesa ospita la camera ardente - 2.3.2018 Offerta Antea TU per visita guidata € 85,00 di molti nostri cari defunti (27 nel periodo di cui alla presente - 9.12.2018 “Le Botteghe di Albino” comunicazione), un’opera di misericordia che è vicinanza e per loro concerto in S. Anna € 100,00 accompagnamento nei dolorosi giorni del distacco. - 13.12.2018 Offerta sig.ra Zanga per lumini € 20,00 Visto che attualmente la chiesa di Sant’Anna e le sue pertinenze, necessitano della sola ordinaria manutenzione e tenuta in - 9.12.2018 Offerta utilizzo porticato per banchetto € 100,00 ordine, noterete dal resoconto economico che stiamo conti- Offerte in memoria di Ciarli nuando, per quanto possibile, a sostenere anche altre neces e Ss. Messe estive e scout (2019) € 774,24 sità della parrocchia. - Offerte libere in memoria di alcuni tra i defunti Un grazie alle persone che si prestano e collaborano con accolti nella chiesa di S. Anna (Nella, Attilio, Natalina, impegno e generosità al mantenimento della chiesa e al suo Valentina, Piera, Anna, don Caccia, Raffaele, utilizzo: per le pulizie, per i fiori, per il mantenimento in ordine Mariolina, Vincenzo, Vittorio, Maria e Giorgio) € 2.141,90 degli altari, per chi lava e stira le tovaglie, a quanti offrono il Totale entrate € 15.872,54 loro aiuto nelle piccole e grandi occasioni e a chi apre e chiude la chiesa affinché resti aperta ogni giorno il più possibile, soli A dedurre uscite € 15.556,00 tamente dalle 7.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00. Grazie Somma disponibile al 30 settembre 2019 € 316,54 a tutti Gli amici di S. Anna €

Ottobre 2019


CASA FUNERARIA di ALBINO CENTRO FUNERARIO BERGAMASCO srl, società di servizi funebri che opera con varie sedi attive sul territorio da più di 60 anni, nata dalla fusione di imprese storiche per offrire un servizio più attento alle crescenti esigenze dei dolenti, ha realizzato ad Albino la nuova casa funeraria. La casa funeraria nasce per accogliere una crescente richiesta da parte dei famigliari che nel delicato momento della perdita di una persona cara si trovano ad affrontare una situazione di disagio oltre che di dolore nell’attesa del funerale. Il disagio potrebbe derivare dalla necessità di garantire al defunto un luogo consono, sia dal punto di vista funzionale che sanitario e permettere alle persone a lui vicine di poter manifestare il loro cordoglio con tranquillità e discrezione.

Spesso si manifesta la necessità di trasferire salme in strutture diverse dall’abitazione per ragioni di spazio, climatiche igienico sanitarie. Ad oggi le strutture ricettive per i defunti sono poche ed il più delle volte improvvisate, come ad esempio le chiesine di paese, che sono state realizzate per tutt’altro scopo e certamente non garantiscono il rispetto delle leggi sanitarie in materia. Dal punto di vista tecnico la casa funeraria è stata costruita nel rispetto delle più attuali norme igienico-sanitarie ed è dotata di un sistema di condizionamento e di riciclo dell’aria specifico per creare e mantenere le migliori condizioni di conservazione della salma. La struttura è ubicata nel centro storico della città di Albino, in un edificio d’epoca in stile liberty che unisce funzionalità e bellezza estetica. Gli arredi interni sono stati curati nei minimi dettagli; grazie alla combinazione di elementi come il vetro e il legno, abbiamo ottenuto un ambiente luminoso e moderno, elegante ma sobrio.

Lo spazio è suddiviso in 4 ampi appartamenti, ognuno dei quali presenta un’anticamera separata dalla sala nella quale viene esposta la salma, soluzione che garantisce di portare un saluto al defunto rispettando la sensibilità del visitatore. Ogni famiglia ha a disposizione uno spazio esclusivo contando sulla totale disponibilità di un personale altamente qualificato in grado di soddisfare ogni esigenza.

FUNERALE SOLIDALE Il gruppo CENTRO FUNERARIO BERGAMASCO, presente sul territorio con onestà e competenza, mette a disposizione per chi lo necessita un servizio funebre completo ad un prezzo equo e solidale che comprende: - Cofano in legno (abete) per cremazione e/o inumazione; - Casa del commiato comprensiva di vestizione e composizione della salma, carro funebre con personale necroforo; - Disbrigo pratiche comunali.

Antonio Mascher  335 7080048 ALBINO - Via Roma 9 - Tel. 035 774140 - 035 511054 info@centrofunerariobergamasco.it


DALL’ANAGRAFE PARROCCHIALE

Anniversari

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Da agosto a ottobre... ... sono rinati nel Battesimo - Giulia Anna Valoti - Giulia Iachelini - Francesca Giulia Pezzoli - Sophie Contessi - Melanie Brignoli

... si sono uniti in matrimonio Giuseppe Cannistraro

Carillo Gnecchi

7° anniversario “Gioisca il mio cuore nella Tua salvezza”

8° anniversario 2011-2019

Un ricordo e una preghiera

- Marco Mondiali e Michela Testa - Samuele Olivo e Elena Cortinovis

... sono tornati alla casa del Padre - Geny Bonfanti - Ginetta Bombardieri - Giuseppe Testa - Rosetta Carrara - Anna Carrara - Giorgio Carrara - Felix Rene Delgadillo Jauregui - Rodrigo Huanca Ghislanzoni - Zenaida Rodriguez Lebron

Mariangela Vedovati

Bruno Telini

15° anniversario Benedici il Signore anima mia

11° anniversario Signore, a te mi affido.

- Gabriella Azzola

Per la pubblicazione in questa pagina delle fotografie dei propri cari defunti, rivolgersi alla portineria dell’oratorio.

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Dio dei vivi e non dei morti … Cercate il senso, andate a vedere cosa significhi il Dio dei vivi e non dei morti: un Dio che vuole misericordia invece che vittime: l’Iddio di Abramo, Isacco, Giacobbe, il Dio dei Padri che vive nel sangue di figlio in figlio, l’Iddio che libera: “Risurrezione” è il più caro suo nome! Andiamo verso il sole e la pace, andiamo incontro ai fratelli in attesa, ai familiari, ai santi, alla Madre, cantando come al ritorno degli esuli. E tergerà dagli occhi ogni lacrima: non ci sarà più lamento né affanno, e pur nel pianto saremo beati, perché la morte non fa più paura. Or ci divide la pena di esistere, tempo e dolore, un attimo appena: è l’importanza di rompere il velo che ci fa piangere e insieme sperare. (David Maria Turoldo)


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