Albino comunità viva - n. 2/2023

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GIORNALE DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE DI SAN GIULIANO - numero 2 Quaresima 2023

RECAPITI

Casa parrocchiale

Tel. e fax: 035 751 039

albino@diocesibg.it

Oratorio Giovanni XXIII

Tel. 035 751 288

oratorioalbino@gmail.com

Santuario del Pianto

035 751 613 - www.piantoalbino.it

Convento dei Frati Cappuccini

Tel. 035 751 119

Scuola dell’infanzia

Centro per la famiglia

“San Giovanni Battista”

Tel. 035 751 482 - 035 02 919 01

Padri Dehoniani

Tel. 035 758 711

Suore delle Poverelle

alla Guadalupe

Tel. 035 751 253

Caritas Parrocchiale

Centro di Primo Ascolto

aperto il 1° e il 3° sabato del mese

dalle ore 9.30 alle 11.30

PER COPPIE E GENITORI IN DIFFICOLTÀ

Consultorio familiare

via Conventino 8 - Bergamo

Tel. 035 45 983 50

Centro di Aiuto alla Vita

Via Abruzzi, 9 - Alzano Lombardo

Tel. 035 45 984 91 - 035 515 532 (martedì, mercoledì e giovedì 15-17)

A.C.A.T. (metodo Hudolin)

Ass.ne dei Club Alcologici Territoriali

Tel. 331 81 735 75

PER CONIUGI IN CRISI Gruppo “La casa”

(don Eugenio Zanetti)

presso Ufficio famiglia della Curia diocesana

Tel. 035 278 111 - 035 278 224

GIORNALE PARROCCHIALE info@vivalavita.eu

www.oratorioalbino.it

La Solitudine

ORARI delle SANTE MESSE

FESTIVE

In Prepositurale ore 18.00 al sabato (prefestiva) ore 8.00 - 10.30 - 18.00

Al santuario del Pianto ore 7.30 - 17.00

Al santuario della Guadalupe ore 9.00

Al santuario della Concezione ore 10.00

Alla chiesa dei Frati Cappuccini ore 7.00 - 9.00 - 11.00 - 21.00

FERIALI

In Prepositurale ore 8.30 - 17.00

Quando si celebra un funerale (in Prepositurale): se è al mattino, è sospesa la S. Messa delle 8.30; se è al pomeriggio, è sospesa la S. Messa delle 17.00.

Alla chiesa dei Frati ore 6.45

Al santuario del Pianto ore 7.30

Alla Guadalupe ore 8.00

Sulla frequenza 94,7 Mhz in FM è possibile ascoltare celebrazioni liturgiche e catechesi in programma nella nostra chiesa Prepositurale

In copertina: Veglia in Sant’Anna nella notte tra il giovedì e il venerdì Santo 2022

INFO UTILI
Amarcord Piazza San Giuliano negli anni Sessanta del secolo scorso
è la virtù da coltivare in questo anno pastorale

Per tre volte, nel vangelo che abbiamo letto il mercoledì delle ceneri, è tornata questa affermazione di Gesù. Legata all’invito alla conversione. Vivere nel segreto equivale a vivere in solitudine; per questo un segreto ha tutto un suo peso, perché non lo puoi comunicare ad altri; ti isola, ti rende solo.

Abbiamo appena terminato la settimana degli Esercizi Spirituali di Comunità, aiutati da Sant’Agostino, con un titolo significativo per noi: “Beata solitudine, sola beatitudine”. Ci sono alcune persone che fanno di tutto per evitare la solitudine; ce ne sono altre che vi si rifugiano volentieri. Agostino, almeno in alcuni momenti della sua vita, si è avvicinato di più a questi ultimi. Allora, vorrei quasi ripartire da lui in questo mio scritto, per cercare di capire la radice del suo desiderio di solitudine. E mi riferirò ad alcuni studi fatti da papa Benedetto, devotissimo di Sant’Agostino.

Potremmo parlare di tre grandi tappe nel suo cammino di conversione, di tre “conversioni”.

La prima conversione: fondamentale fu il profondo cammino interiore verso il cristianesimo, verso la fede e il Battesimo. Quale fu l’aspetto essenziale di questo cammino? Agostino, da una parte, era figlio del suo tempo, condizionato profondamente dalle abitudini e dalle passioni in esso dominanti, come anche da tutte le domande e i problemi di un giovane. Viveva come tutti gli altri, e tuttavia c’era in lui qualcosa di particolare: egli rimase sempre una persona in ricerca. Non si accontentò mai della vita così come essa si presentava e come tutti la vivevano. Era sempre tormentato dalla questione della verità. Voleva trovare la verità. Voleva riuscire a sapere che cosa è l’uomo; da dove proviene il mondo; da dove veniamo noi stessi, dove andiamo e come possiamo trovare la vita vera. Voleva trovare la retta vita e non semplicemente vivere ciecamente senza senso e senza meta. E tutto questo lo mette in una continua lotta con sé stesso, lontano da tutti gli altri che non capivano o non condividevano. La passione per la verità è la vera parola chiave della sua vita; fino ad arrivare a scoprire chi è la Verità! Così si rende conto che il nome di Cristo se lo portava dentro fin da piccolo: lo aveva bevuto con il latte materno. Nemmeno lui, così ribelle e inquieto, era mai stato consapevole di quanto era stato seminato in lui fin da piccolo. Questo gli farà dire l’importanza dell’educazione del bambino fin dai primissimi anni.

La seconda conversione Agostino ce la descrive alla fine del secondo libro delle sue Confessioni con le parole: «Oppresso dai miei peccati e dal peso della mia miseria, avevo ventilato in cuor mio e meditato una fuga nella solitudine. Tu, però, me lo impedisti, confortandomi con queste parole: “Cristo è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma per colui che è morto per tutti”».

Che cosa era successo? Dopo il suo Battesimo, Agostino si era deciso a ritornare in Africa e lì aveva fondato, insieme con i suoi amici, un piccolo monastero. Ora la sua vita doveva essere dedita totalmente al colloquio con Dio e alla riflessione e contemplazione della bellezza e della verità della sua Parola. Così egli passò tre anni felici, nei quali si credeva arrivato alla meta della sua vita. Nel 391 egli andò a trovare nella città portuale di Ippona un amico, che voleva conquistare alla vita monastica. Ma nella liturgia domenicale, alla quale partecipò nella cattedrale, venne riconosciuto. Il Vescovo della città, un uomo di provenienza greca, che non parlava bene il latino e faceva fatica a predicare, nella sua omelia non a caso disse di aver l’intenzione di scegliere un sacerdote al quale affidare anche il compito della predicazione. Immediatamente la gente afferrò Agostino e lo portò di forza avanti, perché venisse consacrato sacerdote a servizio della città. Altro che vocazione! La sua fu una consacrazione forzata. Ora egli doveva vivere con Cristo per tutti. Doveva tradurre le sue conoscenze e i suoi pensieri sublimi nel pensiero e nel linguaggio della gente semplice della sua città. Fu questa la seconda conversione che quest’uomo, lottando e soffrendo, dovette continuamente realizzare: sempre di nuovo essere lì per tutti; sempre di nuovo, insieme con Cristo, donare la propria vita, affinché gli altri potessero trovare Lui, la vera Vita.

C’è ancora una terza conversione di sant’Agostino. Dopo la sua Ordinazione sacerdotale, egli aveva chiesto un periodo di vacanza per poter studiare più a fondo le Sacre Scritture, come aveva imparato dal vescovo di Milano, Ambrogio. Il suo primo ciclo di omelie, dopo questa pausa di riflessione, riguardò il Discorso della montagna: la via della vita perfetta. Era convinto che il battezzato, potesse vivere in un modo “perfetto”. Solo che circa vent’anni dopo, Agostino scriverà che uno solo è veramente perfetto, Gesù Cristo. Tutta la Chiesa invece e tutti noi dobbiamo pregare ogni giorno: «rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» e così diventare come Lui persone di misericordia.

Questo è il mio augurio per ciascuno di noi per poterci sentire dentro un grande cammino di comunità in questa Quaresima vs.dongiuseppe

1 Quaresima 2023
“Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
(Matteo 6,4)

Per una Chiesa corresponsabile nel mondo

Siete venuti dai vostri Paesi per riflettere sulla corresponsabilità – corresponsabilità – dei pastori e dei fedeli laici nella Chiesa. Il titolo del Convegno parla di una “chiamata” a “camminare insieme”, collocando il tema nel contesto più grande della sinodalità. In effetti, la strada che Dio sta indicando alla Chiesa è proprio quella di vivere più intensamente e più concretamente la comunione e il camminare insieme. La invita a superare i modi di agire in autonomia o i binari paralleli che non si incontrano mai: il clero separato dai laici, i consacrati separati dal clero e dai fedeli, la fede intellettuale di alcune élites separata dalla fede popolare, la Curia romana separata dalle Chiese particolari, i vescovi separati dai sacerdoti, i giovani separati dagli anziani, i coniugi e le famiglie poco coinvolti nella vita delle comunità, i movimenti carismatici separati dalle parrocchie, e così via. Questa è la tentazione più grave in questo momento. C’è ancora tanta strada da fare perché la Chiesa viva come un corpo, come vero Popolo, unito dall’unica fede in Cristo Salvatore, animato dallo stesso Spirito santificatore e orientato alla stessa missione di annunciare l’amore misericordioso di Dio Padre.

So che avete anche parlato della formazione dei laici, indispensabile per vivere la corresponsabilità. Anche su questo punto vorrei sottolineare che la formazione dev’essere orientata alla missione, non soltanto alle teorie, altrimenti si scade nelle ideologie. Ed è terribile, è una peste: l’ideologia nella Chiesa è una peste. Per evitare ciò la formazione dev’essere orientata alla missione. Non dev’essere scolastica, limitata a idee teoriche, ma anche pratica. Essa nasce dall’ascolto del Kerygma, si nutre con la Parola di Dio e i Sacramenti, fa crescere nel discernimento, personale e comunitario, coinvolge da subito nell’apostolato e in varie forme di testimonianza, a volte semplici, che portano a farsi vicini agli altri. L’apostolato dei laici è anzitutto testimonianza! Testimonianza della propria esperienza, della propria storia, testimonianza della preghiera, testimonianza del servizio a chi è nel bisogno, testimonianza della vicinanza ai poveri, vicinanza alle persone sole, testimonianza dell’accoglienza, soprattutto da parte delle famiglie. E così ci si forma alla missione: andando verso gli altri. È una formazione “sul campo”, e al tempo stesso una via efficace di crescita spirituale.

Fin dall’inizio ho detto che “sogno una Chiesa missionaria” (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 27; 32). “Sogno una Chiesa missionaria”. E mi viene in mente un’immagine dell’Apocalisse, quando Gesù dice: «Sto alla porta e busso. Se qualcuno […] mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui» (Ap 3,20). Ma oggi il dramma della Chiesa è che Gesù continua a bussare alla porta, ma dal di dentro, perché lo lasciamo uscire! Tante volte si finisce per essere una Chiesa “prigioniera”, che non lascia uscire il Signore, che lo tiene come “cosa propria”, mentre il Signore è venuto per la missione e ci vuole missionari.

Questo orizzonte ci dà la giusta chiave di lettura per il tema della corresponsabilità dei laici nella Chiesa. In effetti, l’esigenza di valorizzare i laici non dipende da qualche novità teologica, e neppure da esigenze funzionali per la diminuzione dei sacerdoti; tanto meno nasce da rivendicazioni di categoria, per concedere una “rivincita” a chi è stato messo da parte in passato. Si basa piuttosto su una corretta visione della Chiesa: la Chiesa come Popolo di Dio, di cui i laici fanno parte a pieno titolo in-

sieme ai ministri ordinati. I ministri ordinati non sono dunque i padroni, sono i servitori: i pastori, non i padroni.

Siamo battezzati, cristiani, discepoli di Gesù. Tutto il resto è secondario. “Ma, Padre, anche un prete?” – “Sì, è secondario” – “Anche un vescovo?” – “Sì, è secondario” – “Anche un Cardinale?” – “È secondario”. La nostra comune appartenenza a Cristo ci rende tutti fratelli. Il Concilio Vaticano II afferma: «I laici, come per benevolenza divina hanno per fratello Cristo, […] così anche hanno per fratelli coloro che, posti nel sacro ministero, […] svolgono nella famiglia di Dio l’ufficio di pastori» (Cost. Lumen gentium, 32). Fratelli con Cristo e fratelli con i sacerdoti, fratelli con tutti.

E in questa visione unitaria della Chiesa, dove siamo anzitutto cristiani battezzati, i laici vivono nel mondo e nello stesso tempo fanno parte del Popolo fedele di Dio. Il Documento di Puebla ha usato una espressione felice per esprimere questo: i laici sono uomini e donne «di Chiesa nel cuore del mondo» e uomini e donne «del mondo nel cuore della Chiesa». È vero che i laici sono chiamati a vivere principalmente la loro missione nelle realtà secolari in cui sono immersi ogni giorno, ma ciò non esclude che abbiano anche le capacità, i carismi e le competenze per contribuire alla vita della Chiesa: nell’animazione liturgica, nella catechesi, nella formazione, nelle strutture di governo, nell’amministrazione dei beni, nella programmazione e attuazione dei programmi pastorali, e così via.

Questa corresponsabilità vissuta fra laici

2 VITA DELLA CHIESA
FRANCESCO
PAPA

e pastori permetterà di superare le dicotomie, le paure e le diffidenze reciproche. È ora che pastori e laici camminino insieme, in ogni ambito della vita della Chiesa, in ogni parte del mondo! I fedeli laici non sono “ospiti” nella Chiesa, sono a casa loro, perciò sono chiamati a prendersi cura della propria casa. Vanno sempre consultati quando si preparano nuove iniziative pastorali ad ogni livello, locale, nazionale e universale. Si deve dare loro voce nei consigli pastorali delle Chiese particolari. Devono essere presenti negli uffici delle Diocesi. E, insieme con i pastori, devono portare la testimonianza cristiana negli ambienti secolari: il mondo del lavoro, della cultura, della politica, dell’arte, della comunicazione sociale

Potremmo dire: laici e pastori insieme nella Chiesa, laici e pastori insieme nel mondo

Mi vengono in mente le ultime pagine del libro del Cardinale de Lubac, Méditation sur l’Église, dove, per dire qual è la cosa più brutta che può accadere alla Chiesa, dice che la mondanità spirituale, che si traduce nel clericalismo, «sarebbe infinitamente più disastrosa di ogni mondanità semplicemente morale». Ma è una malattia che contagia: peggio ancora di un prete o del vescovo caduti nel clericalismo sono i laici clericalizzati: per favore, sono una peste nella Chiesa. Il laico sia laico.

(dal discorso di Papa Francesco ai partecipanti al convegno promosso dal dicastero per i laici, la famiglia e la vita, 18 febbraio 2023)

In dono al Vescovo la croce

di dom Helder Camara

Durante il Congresso eucaristico nazionale del Brasile, che si è tenuto a novembre a Recife, il vescovo della città ha donato ai vescovi presenti una copia della croce pettorale di dom Helder Camara, che là fu vescovo dal 1964 al 1985, il vescovo povero e per i poveri. L’attuale vescovo ha voluto che una copia fosse donata anche al vescovo di Bergamo Francesco Beschi, e il dono è giunto, alla fine di gennaio, mentre era in corso il pellegrinaggio dei vescovo Francesco nella nostra parrocchia, attraverso il vescovo mons. Rosa che aveva partecipato al congresso.

Il dono ha voluto ricollegare Dom Helder al bergamasco papa Giovanni, al quale il vescovo brasiliano si ispirava. Lo disse anche ad Albino, nell’aula magna dell’oratorio, il 25 novembre 1977: «Dom Helder nel suo primo breve intervento si è detto impegnato nel tentativo di raccogliere l’insegnamento di papa Giovanni, che nella Mater et Magistra diceva che il problema della nostra epoca è quello dei rapporti fra i paesi ricchi e quelli del Terzo Mondo. Quindi, ha ricordato papa Giovanni come un santo, un miracolo, «la sorpresa del secolo», e ha confessato che quando ha bisogno di ritrovare le speranza, di dare speranza a tanti che intorno a lui hanno bisogno, egli pensa a papa Giovanni» (ebook Lorenzo Moroni. Una storia non solo albinese, sul sito dell’oratorio e della parrocchia in pubblicazioni).

Papa Giovanni aveva detto, ad un mese dall’apertura del Concilio Vaticano II: “la Chiesa è di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri”. Lo ripeterà papa Francesco: “Oh come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. La croce di dom Helder è appunto una croce povera. Lo stesso tema del congresso eucaristico 2022 era “Pane in ogni tavola”, approfondito anche in un simposio teologico, di cui abbiamo riferito il mese scorso.

VITA DELLA CHIESA 3

LA RIFORMA DELLE COMUNITÀ ECCLESIALI TERRITORIALI DELLA DIOCESI (C.E.T.)

Chiesa in sinodo e povera nel mondo

Cosa deve essere il Sinodo per avviare nuovamente un grande tempo di riforma della Chiesa? Se dovessimo cercare un modello per l’oggi, io lo individuerei nel capitolo 10 degli Atti degli Apostoli. La storia è nota. È il capitolo della seconda Pentecoste, quella a cui Pietro assiste in casa di Cornelio: la Pentecoste dei pagani. Come ricorderete, Pietro si era mostrato esitante rispetto a un’apertura dei cristiani, naturalmente innestati nel ceppo dell’ebraismo, alle culture e alle popolazioni variegate dell’ellenismo greco-romano. Ma l’evento della chiamata in casa di Cornelio, a cui seguirà la discesa dello Spirito su un gruppo di non giudei, lo sorprende e gli provoca un ripensamento radicale. Pietro dice: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (At 10,34). È, dal mio punto di vista, un atteggiamento rivoluzionario, ed è alla base del discorso che Pietro farà nel capitolo 11, nella grande riunione sinodale della chiesa di Gerusalemme.

Siamo chiamati a svuotarci delle sicurezze date, a compiere quel movimento di conversione alla “povertà culturale” di cui parlavano durante l’Assise conciliare il Card. Lercaro e don Giuseppe Dossetti, cioè «[…] una speciale applicazione della povertà evangelica proprio al campo della cultura ecclesiastica. […] La chiesa deve avere il coraggio, se è necessario, di rinunziare a queste ricchezze o almeno di non presumere troppo di esse, di non vantarsene e di confidarvi sempre più cautamente: possono non porre sul candelabro, ma nascondere sotto il moggio, la lampada del messaggio evangelico e possono impedire alla chiesa di aprirsi ai valori veri della nuova cultura o delle culture antiche non cristiane, limitare l’universalità del suo linguaggio, dividere anzi che unire, escludere molti più uomini di quanti non ne attirino e ne convincano» (Chiesa e cultura, in G. Lercaro, Per la forza dello Spirito. Discorsi conciliari del card. Giacomo Lercaro, a cura dell’ISR, Dehoniane, Bologna 1984, 227-228). Verso dove? Il senso dell’apertura sinodale Dagli Atti impariamo allora l’atteggiamento fondamentale della sinodalità, l’atteggiamento che permette il Sinodo. Ma dal racconto degli Atti apprendiamo anche il perché di questo atteggiamento, il ‘verso dove’. Chi è Cornelio, chi sono i Cornelio del nostro tempo? Direi in prima battuta che si tratta degli ultimi, di tutti gli esclusi e i senza voce della storia. Questo erano Cornelio e la sua famiglia per i giudeo-cristiani: non degni, non rappresentabili, non accoglibili, e quindi senza volto e senza voce. Pietro li ascolta e cambia. L’ascolto degli ultimi, l’apertura agli ultimi è il motivo profondo del Sinodo. Mi pare un passaggio mai abbastanza sottolineato. Il Sinodo è fatto per fare spazio a tutti quelli che non contano, a tutti quelli che non abbiamo mai ascoltato, a quelli che non sono entrati nel perimetro delle nostre mura. Anche su questo piano non ci sono mezze misure. Pietro non contratta, non fa compromessi, ma coraggiosamente si espone e cambia, e conduce i suoi, a Gerusalemme, al cambiamento che segnerà per sempre la vita della Chiesa. La renderà ‘cattolica’, pronta ad includere tutti. È questo coraggio che dobbiamo riscoprire. Dio non

fa preferenze di persone. Dio non è dalla nostra parte. Dio non è solo per noi. La Chiesa non ha l’esclusiva di Dio. È il Dio che ci precede e ci sorprende, che oggi ci chiama al coraggio estremo di fare spazio ai derelitti, ai periferici, ai volti di chi non è mai stato riconosciuto perché non in linea con le nostre leggi; di abbandonare la via della ricchezza del potere. È il Dio di chi non è mai stato riconosciuto solo in forza della sua umanità. E tutto questo non per compiere un’opera buona, ma perché da chi aveva posto ‘fuori’ di sé, proprio da costoro la Chiesa vuole imparare. Chiede di poter ascoltare nella vicenda di Cornelio e dei tanti Cornelio l’appello del suo Signore. Il Sinodo è apertura radicale, umiltà assoluta, ascolto dei poveri di ogni latitudine, per cogliere oggi la novità di Dio.

Credo che questo assunto di fondo si possa precisare, che si possa andare ancora più a fondo nella ricerca dell’identità dei Cornelio di oggi. Sono le donne e gli uomini dell’Africa, massacrati da un modello di sviluppo criminale, offerti come olocausto sull’altare del benessere dell’Occidente, e che noi respingiamo come indesiderati, come nemici. Pietro oggi ci dice che ciò a cui siamo chiamati noi non è appena accoglierli – questo deve essere scontato – ma guardare i loro volti, ascoltare le loro storie e sentire lì Dio che ci parla. Sono loro

4 VITA DELLA CHIESA

i nostri maestri. Restituire a questa gente quel che abbiamo rapinato, riconsegnare almeno un po’ di quella dignità predata dentro i lager libici (di cui Dio ci chiederà conto alla fine dei tempi), è – permettetemi di dirlo – dovuto, necessario, minimamente umano. Per la Chiesa queste donne e questi uomini sono la sorgente della voce di Dio, sono le voci che il Sinodo dei discepoli di Gesù deve ascoltare per avere lo stesso coraggio di Pietro.

Questi dobbiamo ascoltare se vogliamo avere il coraggio del Sinodo, il coraggio della consapevolezza di una nudità dell’umano che è il vero spazio dello spirituale. Bonhoeffer lo sapeva: essere cristiani vuol dire essere umani.

La povertà La Chiesa sinodale è una chiesa povera. “Come Cristo così la Chiesa”, ci ha ricordato Lumen gentium 8. Una Chiesa per i poveri, con i poveri, ma anzitutto una Chiesa povera. È il grande scandalo che ancora oggi Francesco pone davanti ai nostri occhi, la differenza che ci rapisce, ci chiama e ci giudica. Siamo fratelli senza potere, senza dominio del mondo, senza mezzi e senza forze per farci valere di fronte agli altri. La Chiesa o è così, o porta questa diversità, o non è niente.

(dal contributo dell’Arcivescovo di Palermo mons. Corrado Lorefice alla “Piccola scuola di sinodalità” realizzata dalla Fondazione di Scienze Religiose - Bologna, 12 febbraio 2023)

La riforma delle 13 CET diocesane

Il vescovo Francesco Beschi, al consiglio pastorale diocesano di febbraio, ha rilanciato i compiti già attribuiti alle 13 Comunità Ecclesiali Territoriali esistenti, riassegnandoli a tutta la Chiesa diocesana, divisa in Cet: “L’anima delle Cet è sentirsi Chiesa pellegrina insieme al cammino di tutti gli uomini” (L’Eco di Bergamo, 11 febbraio).

“Sappiamo dov’è la Chiesa, ma dobbiamo arrivare anche dove non è”. “Ciò spinge a cercare tracce del Signore sempre e ovunque, perché esiste un rapporto tra Chiesa, territorio, vita e terre esistenziali, come fragilità e famiglia.

“La missione è annuncio, testimonianza e ascolto delle domande e della ricerca spirituale dell’uomo contemporaneo, che non sono impedite da secolarismo e materialismo”.

“Ogni Cet deve cercare l’unità fra azione e contemplazione”. “Queste non possono essere separate. Prima di trasformare il mondo, la Chiesa vuole trasformare se stessa. Anche la riforma delle Cet va accompagnata da questa unione, che è l’impianto circolatorio della Chiesa”. Una Chiesa diocesana, dunque, non chiusa in una pastorale da sagrestie, ma “anima del mondo” (A Diogneto), anima dei territori, delle terre esistenziali dell’uomo, della sua affettività, del suo lavoro, delle sue fragilità, del suo essere cittadino. Parrocchie, raggruppate nella loro Cet, che ascoltino tutti gli uomini del loro territorio, siano in cammino, in sinodo, con loro; testimonino a tutti con il loro servizio e la loro ‘caritas’; annuncino a tutti con la loro lettura della Parola di Dio; condividano la celebrazione dell’eucaristia. .

La curia diocesana è stata così ricomposta per corrispondere ai diversi ambiti delle cosiddette “terre esistenziali”:

VICARIO EPISCOPALE per i LAICI e la PASTORALE

Il nuovo vicario episcopale sarà don Michelangelo Finazzi, 51 anni, attualmente parroco di Fiobbio e direttore dell’Ufficio diocesano pastorale della Salute. (Succede a monsignor Vittorio Nozza che ha raggiunto i limiti di età).

Coordinerà i delegati vescovili per la pastorale nelle terre esistenziali e gli uffici ad esse collegati.

DELEGATI VESCOVILI PER LE TERRE ESISTENZIALI

VITA SOCIALE - Il delegato sarà don Cristiano Re, 48 anni, attualmente direttore dell’Ufficio di pastorale sociale e lavoro.

FRAGILITÀ - Il delegato sarà il dottor Giuseppe Giovanelli, 63 anni, attualmente presidente della Fondazione Adriano Bernareggi, nonché vicepresidente e direttore generale della Fondazione Angelo Custode.

FAMIGLIA, EDUCAZIONE, ETA’ DELLA VITA - Il delegato sarà don Carlo Nava, 51 anni, dei Preti del Sacro Cuore, attualmente direttore dell’Ufficio pastorale vocazioni e tempi dello spirito.

CULTURA - Non è stato nominato un delegato del vescovo.

Il direttore dell’ufficio CULTURA, BENI CULTURALI e COMUNICAZIONI SOCIALI sarà don Davide Rota, 36 anni, attualmente vicario parrocchiale di Cologno al Serio.

Quaresima 2023 VITA DELLA CHIESA 5
VITA DIOCESANA

Il Vescovo Francesco in Pellegrinaggio

Pastorale ad Albino

Sabato 4 febbraio il Vescovo Francesco ha concluso il suo pellegrinaggio pastorale nella nostra comunità incontrando i componenti degli organismi pastorali presenti nella nostra parrocchia: il Consiglio Pastorale Parrocchiale, il Consiglio dell’Oratorio e il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici.

In preparazione a questo incontro il Consiglio Pastorale aveva intrapreso un cammino di analisi e discernimento della nostra realtà che ha consentito di formulare una breve relazione per cercare di presentare, al Vescovo, un ritratto il più possibile reale, con luci e ombre, della comunità parrocchiale albinese. La presentazione è stata suddivisa in quattro parti: servizio della catechesi; servizi alla persona; servizio della Parola; il presbitero. Questa suddivisione è nata dalla riflessione, sollecitata dal Vescovo nella lettera di inizio pellegrinaggio pastorale, su tre caratteristiche della parrocchia missionaria: fraternità, ospitalità e prossimità.

L’aspetto più positivo e promettente del lavoro, sottolineato anche dal Vescovo, è stato il mettere in comune sensibilità ed esperienze diverse, il potersi confrontare tra laici e laiche, sacerdoti, religiosi e religiose, di età e cammini tra i più variegati. Una vera e propria, anche se piccola, esperienza di cammino sinodale che gli organismi pastorali si sono impegnati a portare avanti.

Il Vescovo ha sottolineato l’importanza della condivisione per alimentare la forza morale che aiuta a superare i momenti di difficoltà e di delusione per i frutti che non si riescono a raccogliere. Il condividere il senso delle cose che si fanno, aumenta il convincimento interiore che vale la pena di fare quello che si sta facendo anche se non si vedono risultati immediati.

Di fondamentale importanza è il riconoscimento di tutte le attività caritative che vengono svolte dalle singole persone che si prendono cura degli altri pur non frequentano poi la comunità parrocchiale. Si deve cercare di farle sentire accolte, accompagnate e aiutate quando necessario.

La testimonianza della carità non deve esaurirsi solo in servizi forniti

anche in sostituzione di quelli che dovrebbe svolgere la comunità civile, ma bisogna dare sempre più importanza all’ascolto e all’accompagnamento delle persone e dei processi, altrimenti si rischiano effetti controproducenti di dipendenza dagli aiuti.

Altre sottolineature del Vescovo, sono state l’importanza di curare l’eucarestia domenicale per fare in modo che le persone riconoscano la loro vita in quel momento e in quei gesti e uscendo sentano di portare Qualcuno nel cuore.

Curare la vita spirituale con incontri sulla Parola, riuscendo a far capire il senso delle cose che si fanno e l’importanza del modo in cui si svolgono i servizi più vari (pulizie, bar, portineria, cucina, ecc.). Nel futuro tutti i sacerdoti, e in particolare il curato dell’oratorio, saranno chiamati sempre meno a occuparsi dell’organizzazione delle strutture, ma dovranno essere sem-

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6 VITA DELLA CHIESA

pre di più una fonte di ispirazione soprattutto per i giovani che sono coloro che, a differenza di bambini e ragazzi, non trovano riscontro alle loro esigenze spirituali nelle proposte ordinarie.

Da qui la necessità di affidare la parte organizzativa a un gruppo di persone che con le loro competenze e il tempo che mettono a disposizione, affianchino e supportino i sacerdoti. Questi ultimi saranno sempre più chiamati a vivere in fraternità occupandosi in modo collaborativo di un territorio più ampio rispetto alla singola parrocchia. In particolare, la nostra parrocchia dovrà pian piano aumentare la collaborazione con le parrocchie vicine (Desenzano, Comenduno, Bondo) anche per un ripensamento e una razionalizzazione delle varie strutture e degli spazi che spesso sono sovradimensionati e assorbono e disperdono tante risorse non solo economiche.

Al termine dell’incontro sia il Vescovo che il Prevosto hanno voluto sottolineare nuovamente che solo con la fatica e la collaborazione, anche con gli ordini religiosi del territorio, si possono ottenere risultati e far fruttificare il lavoro messo in campo. Magari questo che viviamo non è il momento della raccolta, ma è il nostro tempo e dobbiamo viverlo pienamente sempre con lo sguardo rivolto verso il Cielo per trovare la via da seguire

“Giornata per la Vita” 2023

Domenica 5 febbraio, con la quarantacinquesima Giornata nazionale per la Vita, si è conclusa un’importante settimana di sensibilizzazione, sostegno e preghiera per la vita. Ripercorriamo le iniziative promosse e condivise dall’intera comunità parrocchiale di Albino.

LA PREGHIERA - Pregare è il nostro mezzo principale per vedere Dio operare nella nostra vita e in quella degli altri. Per questo, nel rosario quotidiano che precedeva la S. Messa delle 8 al santuario della Guadalupe, abbiamo pregato per la vita, ogni giorno con una particolare intenzione: per la vita nascente, per gli anziani, per i giovani, per gli operatori sociali, per i sofferenti, per i fidanzati e per le famiglie. Una preghiera semplice e di cui abbiamo bisogno affinché i nostri cuori si aprano alla grazia.

A SOSTEGNO DELLA VITA - E siamo a Domenica. Guidati dall’invito La morte non è mai una soluzione, la comunità parrocchiale di Albino con tutte le comunità religiose in essa operanti ha promosso una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi a sostegno di progetti in favore della vita offrendo primule in cambio di una libera offerta. Attuata sabato 4 e Domenica 5 febbraio 2023 in concomitanza delle Messe celebrate nelle chiese della Parrocchia (Prepositurale di San Giuliano, Frati Cappuccini, Madonna del Pianto, Madonna della Concezione e Madonna di Guadalupe) e nel porticato della chiesa di Sant’Anna. L’iniziativa ha coinvolto alcuni volontari, il gruppo Scout di Albino e i ragazzi di seconda e terza media con i loro catechisti, tutti uniti all’attenzione e promozione della Vita.

Durante le Messe si è pregato e riflettuto sul valore della vita e fuori dalle chiese sono state offerte le piantine di primule, il primo fiore che sfida l’inverno.

Sabato 4 febbraio, sono state donate le piantine alle coppie di fidanzati che si stanno preparando al matrimonio.

Da questo impegno è sbocciato un “utile” di 3.980 euro così impiegato: 3.000 euro per il finanziamento di un Progetto Gemma per l’adozione prenatale a distanza di una mamma in difficoltà, salvando il suo bambino; 800 euro a sostegno di progetti del Centro Aiuto alla Vita di Alzano Lombardo; 180 euro alla locale Associazione Difendere la Vita con Maria che si occupa di dare una dignitosa sepoltura ai bambini non nati.

Un grande grazie a tutta la comunità di Albino che si è mostrata molto generosa e sensibile nonostante il momento critico, anche dal punto di vista economico, che stiamo vivendo.

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7 VITA DELLAVITADIOCESIPARROCCHIALE

Se per droghe “leggere” s’intendono le sostanze cannabiche (hashish e marijuana) è necessario soffermarsi su alcune precisazioni.

Uno sbaglio diffuso consiste nel classificare “leggere” le sostanze con le quali si riesce a convivere. C’è chi assicura che tali sostanze non fanno male anzi, disinibiscono, danno capacità maggiori di spontaneità, facilità di comunicazione e socialità.

Autorevoli opinionisti e politici esprimono il loro parere favorevole all’uso delle cannabis contro qualsiasi norma che ne proibisce lo spaccio e il consumo. Esiste un’ampia accettazione delle cannabis e del loro uso e abuso. I 2/3 dei ragazzi afferma di averle sperimentate. Un tasso di consumatori così alto ci preoccupa e non può essere considerato un dato momentaneo che si esaurisce con la crescita della persona. L’adolescenza è un periodo difficile, in cui la mente giunge all’autonomia e si afferma la personalità. Sperimenta nuovi valori e convinzioni che orientano le scelte e i comportamenti.

In questo processo psichico importante per i futuri equilibri, la mente non può essere disturbata e compromessa dalla cannabis. Affermare che gli adolescenti, proprio per le loro esigenze di nuovi contatti con la realtà e la verifica delle capacità e dei limiti personali, abbiano bisogno di provare forti emozioni e stati umorali particolari attraverso l’uso di sostanze cannabiche, è una falsità scientifica. La psiche in evoluzione è influenzabile, debole e passa facilmente dall’uso all’abuso. Il consumatore ha l’impressione che le sostanze cannabiche disinibiscano e facilitino l’inserimento adeguato nel gruppo di pari. La marijuana e l’hashish non sono il “farmaco” che permette la comunicazione, il dialogo. Una mente alterata non comunica con gli altri, ma riesce solo a fondersi nel gruppo perdendo la propria autonomia. Le sostanze producono purtroppo stati emozionali eccitanti, gesti euforici,

Prevenzione per combattere alcool e droghe

Rubrica a cura del centro di ascolto e auto-aiuto

“Promozione Umana” di don Chino Pezzoli

Troppo facile chiamarle leggere

comportamenti trasgressivi e generano il personaggio che si agita nella massa. Si vuole insistentemente legittimare una devianza con tesi assurde e tendenziose, sostenendo che le sostanze cannabiche abbiano, nella cultura giovanile, gli stessi significati psico-sociali dell’alcool e del tabacco per le generazioni precedenti. Di fronte a simili affermazioni è doveroso precisare i rischi della cannabis.

I giovani “sperimentatori” di cannabis, diventano presto abituali consumatori incapaci di investire energie in relazioni interpersonali significative. La loro sfiducia, l’ostilità e l’isolamento emotivo impediscono che le relazioni ottenute sotto l’effetto della sostanza divengano realtà. Non sono in grado di investire le loro energie nella scuola, nel lavoro o di impegnarle per il raggiungimento di obiettivi significativi. Sono estraniati “dall’amore e dal lavoro”, da ciò che dà significato alla vita e permette di trarne soddisfazione. Si sentono pure infelici e inadeguati con tutti e con tutto. Rifiutano qualsiasi rapporto continuo e costruttivo, manifestano reattività e aggressività. Si allontanano gradualmente dal fascino della normalità e dimostrano un’incapacità di controllare e regolare gli impulsi. L’impulso del momento diventa fondamentale a causa di un sistema psichico alterato e carente di capacità elaborativa dei contenuti. L’abbassamento delle capacità interiori determina una scarsa pazienza e tolleranza che si manifestano in atteggiamenti d’insopportabilità e rivalità in famiglia e con i compagni. Gli stessi sentimenti sono “offuscati” perché la sostanza offre momentanee gratificazioni di relazione e di contatto. Scarseggiano le ricerche sui danni sociali dovuti all’uso di cannabis. Alcuni studi psicologici e sociologici hanno evidenziato che l’uso delle sostanze compromette l’identità della società, la natura del legame che la tiene insieme e la fa essere una “società” e non un autobus su cui si sale o da cui si scende a

proprio esclusivo piacere. Non si può sostenere solo una prospettiva fondata sui diritti individuali, sulla protezione giuridica di ogni singola persona in relazione a qualsiasi stile di vita. Occorre trovare il modo di proteggere anche i diritti della società. Diversamente prevarranno le idee permissive, le proposte senza scrupoli. Il permissivismo avalla lo “sballo” e dequalifica la convivenza. L’uso di sostanze cannabiche compromette le potenzialità umane e la capacità di crescere insieme. Non solo. Contribuisce a rendere gli adolescenti artefici di una società disordinata e sballata.

Lo psichiatra Vittorino Andreoli afferma: “Siccome abbiamo fallito nella prevenzione della tossicodipendenza, ora tentiamo in tutti i modi di accettarla, di minimizzare l’effetto delle sostanze cannabiche, assecondandone l’uso”. Scarseggia purtroppo l’attenzione verso la persona e i grandi ideali da conseguire per ottenere una buona società. Occorre capire che cosa significhi per un ragazzo d’oggi provare la droga leggera e trovare poi rimedi scientifici e promuovere in tutti gli adulti opinioni esatte sui danni fisici e psichici di questa sostanza. È certo che una società ha tanti emarginati quanti se ne merita per indifferenza, tolleranza e permissivismo.

CENTRO DI ASCOLTO E AUTO-AIUTO

“PROMOZIONE UMANA” di don Chino Pezzoli

Via Donatori di Sangue 13

Fiorano al Serio - Tel. 035 712913

Cell. 3388658461 (Michele)

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INCONTRI GENITORI

mercoledì dalle 20.30 alle 22.30

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Don Chino Pezzoli

QUIETA INQUIETUDINE

Rileggendo il saggio di Pierantonio Frare dedicato al Manzoni ed intitolato La scrittura dell’inquietudine, mi sono rivisto. Nel saggio mi ha particolarmente colpito questo passo tratto dai Materiali estetici di Alessandro Manzoni: «L’inquietudine connaturale al cuore dell’uomo finché egli rimane su questa terra dove non può giungere al suo ultimo fine, fa sì ch’egli sia sempre scontento del proprio stato e supponga che maggior riposo si trovi nelle altre condizioni».1

Riflettendo su quello che provo in questi primi giorni da pensionato, mi sono detto che davvero è illusoria, anche se comprensibile, la sospirata attesa del “riposo” che ponga fine alle quotidiane inquietudini degli impegni e delle scadenze lavorative. Il riposo, né quello fisico e neppure quello morale, non esistono – dice Frare – perché la vita di ciascuno è continuo movimento e questo non accade solo nei romanzi. Non possiamo stare fermi o meglio convincerci che con la pensione ogni impegno e scadenza spariranno per lasciare il posto ad una “libertà” che sa più di vuoto che di pace.

La nostra condizione umana è quella dell’inquietudine, cioè della costante apertura al nuovo che ci pungola e ci fa pensare ogni sera al domani, a quello che resta da fare, che ci inventiamo, pur non avendo alcun obbligo. Senza questa continua, anche se indubbiamente meno assillante, proiezione sul futuro quanto ci rimane da vivere rischierebbe di diventare inesorabilmente povero, se non privo di stimoli e di motivazioni vitali; diverrebbe inoperosa e frustrante routine, accompagnata da un profondo e logorante senso di vuota inutilità.

La condizione della quiete – non, ovviamente, quella eterna che è un’altra cosa – non corrisponde quindi ad assenza di inquietudine ma a quella che, ricorrendo a degli ossimori, cioè ad accostamenti paradossali, i poeti hanno cantato come “strenua inertia” (Orazio), “disperazione calma” (Caproni), “serena disperazione” (Saba).

Per mantenerci in questo “equilibrio dinamico” abbiamo bisogno di riuscire a mantenere un “animus aequus”, per usare le parole di Orazio: vale a dire uno stato d’animo sereno, in una quiete operosa, in una quiete inquieta, insomma una quieta inquietudine.

Scrive Frare: «Difficile, dunque, mettere la parola fine ad un romanzo costruito su strutture binarie non bloccate ma inquiete, che generano incessante movimento: nei personaggi, ma anche nel lettore, il quale è continuamente sollecitato, tramite ironia e retorica del giudizio, a non riposare in ciò che è, nella realtà effettuale, ma a confrontarli senza posa con il dover essere, con l’ideale, a verificare se sia il caso di dichiararsi d’accordo con l’autore o se non tocchi il compito, invece di pensare più in là dell’autore (per aiutarlo a scrivere meglio). È l’autore stesso, ancora una volta, ad avviare questa operazione di incessante ripensamento, mettendo la parola «fine» non in chiusura dell’ultimo capitolo dei Promessi sposi, ma dopo l’ultima parola della Colonna infame: così che il dualismo si ripropone, stavolta non all’interno di una singola opera, ma tra l’una e l’altra nel loro insieme.

Se gli eroi dei Promessi sposi sono sempre in movimento –non solo nel romanzo ma perfino nel post-romanzo dopo il matrimonio, con il quale «terminano per lo più le tragedie e le commedie del teatro» ma hanno «sovente principio le tragedie e le commedie della vita reale» –, anche dai lettori l’autore pretende la stessa disponibilità al movimento (che è poi figura della metanoia, della conversione) richiesta ai personaggi: perché l’uomo in riposo – e il riposo per dir così fisico non è che figura di quello morale– non esiste, è dissimile dal vero, e quindi non può esistere: né tra i personaggi, né tra gli autori, né tra i lettori».2

1 Materiali estetici, in Tutte le opere di Alessandro Manzoni, a cura di A. Chiari e F. Ghisalberti, V. Scritti linguistici e letterari. T. III. Scritti letterari, a cura di C. Riccardi e B. Travi, Milano, Arnoldo Mondadori, 1991, pp. 48-49. Citato da Frare (v. sotto) a p. 195.

2 Pierantonio Frare, La scrittura dell’inquietudine. Saggio su Alessandro Manzoni, Firenze, Olschki Editore, 2006, pp. 199 ss.

9 Quaresima 2023
Enzo Noris

2024: 100 anni dalla morte di mons. Camillo Carrara

Si avvicina una scadenza di cui far memoria in Albino

Appena morto, il 15 giugno 1924, il primo vicario apostolico del papa in Eritrea, mons. Camillo Carrara, Albino volle onorare il suo concittadino e pose una lapide sulla casa natale dei Capelù, in cima la salita della strada di Piazzo, e gli intitolò una piazza in cui aveva da poco edificato le scuole elementari, quella che è ora Piazzale dei Caduti: gli alunni quale riferimento di identità e di gloria albinese fu indicato il cappuccino mons. Camillo. Era nato il 14 marzo 1871 (la più recente biografia è, in 8 pagine, nel libro I frati Cappuccini ad Albino. 1613-2013)

Questo fino al 1939: dopo 17 anni di fascismo e di motti come “Italia un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e di trasmigratori”, una maggior gloria albinese fu identificata in Giovan Battista Moroni e il nome di mons. Camillo Carrara fu trasferito un po’ più a nord nella attuale via a lui dedicata. (Moroni sarà poi sostituito nel 1955, dopo un referendum fra le famiglie di Albino, dai Caduti, con un monumento contro la guerra, abbinandosi alle scuole dedicate ai fratelli Bulandi come eroi da proporsi alle giovani generazioni. Ma Moroni, almeno nel cosiddetto suo monumento, nel recente 500°, è rispuntato in un lato nel non più piazzale).

La memoria di mons. Camillo Carrara fu tenuta viva da padre Rufino Carrara (1915-2007), che, conosciuto da ragazzo il vescovo albinese dell’Eritrea, si fece cappuccino e missionario

per essere come lui. Nel 1964 p. Rufino realizzò la celebrazione di un’eucaristia in rito ge’ez e portò ad Albino gli eritrei di Roma che erano nel seminario fondato da mons. Camillo Carrara; fra questi quello che sarà poi il primo vescovo di Keren, Tesfamariam Bedho, località in cui era morto mons. Carrara. Mons. Bedho e il sindaco Attilio Manara progettarono poi insieme un centro giovanile per la diocesi eritrea, che, con il vescovo Kidanemariam Yebio, fu sostenuta fino a pochi anni fa.

Ora, in Piazzo, la lapide dedicata a mons. Carrara è in pericolo, come la casa del Capelù, con il

tetto sfondato, e chissà che cosa ne farà il nuovo proprietario; ed anche i visitatori di Piazzo guardano altro.

Mons. Camillo Carrara, e la missione del cristiano nel mondo, non è più parte rilevante nell’identità dell’albinese odierno. La memoria di un missionario come lui, o come padre Rufino, è affidata al piccolo resto di albinesi che vorranno farla propria, insieme con i Cappuccini, nell’anno che manca al prossimo 100°. Intanto nell’Eritrea dimenticata si vietano le scuole e gli ospedali cattolici e si giunge anche ad arrestare un vescovo.

Bergamo-Brescia Capitale della Cultura 2023

Settimana della cultura “Nella città di tutti”

Presentazione il 14 aprile nella chiesa di San Bartolomeo “Piazzo in un cabreo nel 1700, privato ma fruibile”. E nel XXI secolo?

SOLIDARIETÀ 10

Verso la Pasqua

Nei mercoledì di Quaresima | ore 15 al Pianto CATECHESI PER ADULTI

Nei venerdì di Quaresima

VIA CRUCIS

ore 17.00 e 20.30 in San Bartolomeo

Da lunedì a venerdì fino al 31 marzo | ore 20.30 PREGHIERA DELLA SERA

canale YouTube “Oratorio Albino”

Dal 27 marzo al 5 aprile BUONGIORNO GESÙ

ore 7.30 - elementari in S. Bartolomeo; medie in Oratorio.

2 aprile | Domenica delle Palme o degli Ulivi INIZIA LA SETTIMANA SANTA

9.00 - Colazione in Oratorio per i Cresimandi

10.00 - Processione delle Palme da S. Anna alla Prepositurale

Lunedì 3 aprile

GIORNATA PENITENZIALE

9.00 - 15.00 - 20.30 | Confessioni degli adulti

Martedì 4 aprile

20.30 - Confessioni Ado

Mercoledì 5 aprile

14.30 - Confessioni elementari

15.30 - Confessioni medie

6 aprile | Giovedì Santo: l’ultima Cena INIZIO SACRO TRIDUO PASQUALE: L’EUCARISTIA

15.30 - S. Messa alla Casa Albergo (bambini Prima Comunione)

20.30 - S. Messa nella Cena del Signore con lavanda dei piedi a seguire reposizione e adorazione notturna in S. Anna

7 aprile | Venerdì Santo: Passione e Morte di Gesù LA CROCE (giorno di astinenza e digiuno)

12.00 - “Pane e acqua” per elementari

15.00 - Azione liturgica nella Passione del Signore

20.30 - Cammino orante con il Cristo morto

8 aprile | Sabato Santo IL GRANDE SILENZIO

11.00 - Benedizione delle uova pasquali

21.00 - Solenne Veglia pasquale

9 aprile | Pasqua di Risurrezione

CRISTO È RISORTO! ALLELUJA!

16.30 - Canto dei Vespri

10 aprile | Lunedì dell’Angelo

10.00 - Apertura e S. Messa alla chiesa di San Rocco e dell’Ascensione del Signore risorto

VITA PARROCCHIALE 11 Quaresima 2023

Carnevale

Si può davvero affermare che il carnevale di quest’anno abbia tracciato un solco e segnato un confine tra il prima e il dopo: sono tornate le mascherine della gioia che hanno ripreso finalmente il posto a quelle della protezione da un male angoscioso seminatore di dolore. Si è così chiuso un cerchio con dentro un dramma inimmaginabile e una faticosa ripartenza... e il cattivo di tutta questa storia, un terribile mostro dalle sembianze di un diavolo, è finalemente andato al rogo. Era dal 2020 che la scampava alle fiamme, ma Domenica 19 febbraio, finalmente, non ne è rimasto che cenere.

12 ORATORIO

Oratorio: cambiare passo per vivere bene la Quaresima

Il tempo della Quaresima è sfidante. Sfida la routine frenetica dei nostri giorni, i nostri “non ho tempo” e tutte le scuse con cui spesso cerchiamo una scorciatoia. È un impegno da vivere con consapevolezza per arrivare a Pasqua un po’ più cresciuti. L’oratorio di Albino per iniziare con il piede giusto questo tempo forte, ha scelto di dare un segno altrettanto potente: estendere gli esercizi spirituali di comunità a bambini e preadolescenti.

Gli esercizi spirituali all’oratorio di Albino Nell’arco della prima settimana di Quaresima, la chiesina dell’oratorio di Albino è diventato il fulcro delle riflessioni di bambini e ragazzi per porre l’accento su questo cambio di passo. Tutti i giorni, dopo la merenda, inizia un’ora scandita da preghiera, riflessioni e attività scendendo sempre più in profondità. A guidarli è Giona che, nel suo essere un po’ burbero, è tremendamente vicino alle sensazioni e agli atteggiamenti che ciascuno vive nella quotidianità. Dalla rabbia iniziale, attraverso un percorso tortuoso, si arriva alla consapevolezza che c’è sempre Qualcuno a custodirci.

La stessa consapevolezza che don Luca insieme ai catechisti hanno provato a lasciare ai partecipanti e alla comunità. “L’obiettivo degli esercizi spirituali per i ragazzi -spiega don Luca Bertulessi, curato dell’oratorio di Albino- è di mostrare loro la valenza e l’unicità del tempo Quaresimale. Abbiamo voluto dare un segno forte per evidenziare il valore di ciò che stiamo vivendo. Il cammino non ha coinvolto solo i ragazzi, ma si è esteso alle abi-

tudini della comunità con le confessioni del mercoledì e la via Crucis a chiudere la settimana. Diamo un nuovo passo insieme come comunità per condividere un tempo significativo che chiama tutti: dai piccoli ai grandi”. Alimentare la fraternità con il gioco e la fede La Quaresima interroga tutti, nessuno escluso. E il bello di questo tempo sta proprio nella condivisione, nella possibilità di allagare lo sguardo alla comunità per vivere un cammino comune che, allo stesso tempo, ti cambia dentro. Si cresce nel proprio piccolo e in parallelo come una grande famiglia che trova nell’oratorio un punto di riferimento. “Questi giorni sono anche l’opportunità per abitare l’oratorio con una cura particolare alla fede – racconta don Luca -. Non dobbiamo mai dimenticarci di curare la spiritualità dei nostri ragazzi. L’oratorio è luogo della fraternità e per alimentarla servono sia il gioco che la fede. Non

è possibile fare a meno né dell’uno né dell’altro”. Proprio come in una ricetta, ogni ingrediente è fondamentale per raggiungere l’obiettivo finale, così anche in oratorio fede ed esperienza si incontrano per far continuare a parlare il Vangelo nell’oggi. Anche se far parlare il Vangelo nella quotidianità può risultare complesso, delle volte basta anche solo una merenda e un ritaglio del proprio tempo per accorgersi che qualcosa sta cambiando, Qualcuno ci chiede un passo in più. All’oratorio di Albino, questo passo in più è stato fatto insieme: bambini, ragazzi e adulti come una comunità. Un segno forte che aiuterà tutti ad avvicinarsi alla Pasqua con più consapevolezza, pazienza e costanza. Perché ciò che è bello, ciò che cambia la vita ha bisogno di tempo: in questo caso ha bisogno di Quaresima.

ORATORIO 13 Quaresima 2023

ESPERIENZE EDUCATIVE

Riflessioni delle Scolte sulla vita in comune

Le ragazze Scout ospiti delle “Suore delle poverelle”

Lo scorso gennaio, noi scolte del Fuoco Chiara Luce abbiamo trascorso una settimana con le Suore delle Poverelle. Pur continuando gli impegni di scuola e studio, abbiamo vissuto nel convento di Albino ed è stata un’esperienza molto costruttiva: abbiamo imparato a condividere la quotidianità con le persone che ci stavano vicine, condividendo spazi e pasti, e a collaborare affinché riuscissimo a passare al meglio il tempo.

Il brano del Vangelo che ha accompagnato questi giorni è stato quello relativo al Regno dei Cieli e alla perla preziosa (Mt 13, 4446). Abbiamo infatti vissuto molti momenti di riflessione, nei quali ci siamo aperte e abbiamo scoperto delle parti di noi che non conoscevamo.

La vita comune ci ha insegnato inoltre che per stare assieme servono delle regole che tutti devono rispettare e che ognuno, nel suo piccolo, contribuisce a dare una mano, ad esempio cucinando i pasti o pulendo le stanze.

Vivere assieme ci ha dato l’opportunità di condividere dei pezzetti di noi, della nostra personalità e del nostro carattere; non sempre è facile trascorrere così tanto tempo con così tante persone ed era anche questo un obiettivo: riuscire a vivere la vita di tutti i giorni e allo stesso tempo lasciare dello spazio anche alla riflessione e alla preghiera che ci hanno accompagnate in questo cammino.

Condividere questa esperienza ci ha aiutate ad avvicinarci sempre di più l’una all’altra, a condividere pensieri, opinioni ed esperienze diverse, ma anche momenti di leggerezza e di divertimento come, per esempio, stare tutte insieme a tavola a raccontarsi vicendevolmente le proprie giornate e le proprie passioni oppure giocare a carte.

I giorni passati insieme ci hanno dato la possibilità di crescere e di confrontarci su argomenti sui quali solitamente è difficile parlare, dandoci allo stesso tempo l’occasione di comprenderci a vicenda. Un momento toccante di

questi giorni è sicuramente stato conoscere la casa accoglienza “Il Mantello” di Torre Boldone dove abbiamo ascoltato la testimonianza di chi si mette al servizio del prossimo prendendosi cura di alcune donne che vivono un momento di fatica.

Un ruolo sicuramente fondamentale nella settimana comunitaria lo hanno avuto le suore del convento che ormai possiamo considerare amiche in onore di quello spirito e quell’atmosfera piacevole e di serenità che hanno creato sin dal primo giorno all’interno della vita comunitaria anche prendendo sempre attivamente parte alle nostre riflessioni. A loro il nostro grazie!

Per concludere ci sentiamo tutte alquanto felici di aver avuto la possibilità ed opportunità di condividere una piccola parte della nostra vita insieme, cercando di dare il nostro meglio per trascorrere dei bei momenti e costruire dei ricordi che resteranno impressi nel nostro cuore per sempre.

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Oltre 200 eventi per valorizzare i tesori del territorio bergamasco

Mostre, spettacoli, incontri letterari, dibattiti, conferenze. Saranno oltre 200 eventi che animeranno come un palinsesto la «Settimana della cultura. Nella Città di Tutti» che è stata presentata ufficialmente nella mattina di sabato scorso presso la sede della Casa del Giovane a Bergamo.

Sarà una festa diffusa e fortemente voluta dall’Ufficio per la Pastorale della Cultura, dall’Ufficio dei Beni Culturali, dall’Ufficio per la Pastorale delle Comunicazioni Sociali e dagli Istituti Culturali Diocesani di Bergamo; questo grande progetto culturale si svolgerà dal 15 al 23 aprile e animerà tutto il territorio della Diocesi di Bergamo in questo anno in cui Bergamo e Brescia sono Capitale Italiana della Cultura 2023.

«Una grande festa desiderata e costruita con la cultura del nostro tempo», interviene don Fabrizio Rigamonti, Direttore dell’Ufficio Pastorale della Cultura. «Coristi, musicisti, bande musicali, archivisti, bibliotecari, volontari, accompagnatori, animatori culturali, comunità di ricerca storica, insegnanti, attori del teatro e del cinema, moderatori culturali, redattori di bollettini che lavorano per diffondere e divulgare il pensiero della comunità cristiana, questa festa è vostra», aggiunge don Rigamonti.

Una chiesa che si apre al territorio e alla vita ordinaria

«“Nella Città di Tutti” possiamo riassumere – dichiara monsignor Vittorio Nozza, Vicario Episcopale per i Laici e la Pastorale – con quattro parole: la prima è “realtà” che sovrasta, che mette dentro l’idea e la esprime nei contesti e nei territori; la seconda è “chiesa estroversa”, una chiesa che vuole stare nel territorio, in piazza, nei contesti di vita ordinaria, all’interno di un mosaico fatto di tanti tasselli per una pluralità di ricchezza; la terza è “vitalità culturale nel sottobosco”, ovvero un’insieme di entità che alimentano, provocano, entrano in un contesto più organizzato e camminano nella settimana della cultura; la quarta è “traguardo” perché la Settimana della Cultura non sia la fine ma l’avvio di percorsi futuri, un rapporto fecondo tra chiesa e società, seguendo il Vangelo».

«Mi hanno molto colpito la co-progettazione co-partecipata nel crescere insieme della Diocesi di Bergamo che, con la Diocesi di Brescia, si è attivata nel voler esserci, fin dall’inizio del progetto Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, per raccontare il patrimonio culturale, storico, letterario della comunità religiosa e condensarlo in due progetti: “Le Vie del Sacro” e “Nella Città di Tutti”», afferma entusiasta Nadia Ghi-

salberti, Assessora alla Cultura del Comune di Bergamo.

Protagonismo del territorio e della comunità locale

«C’è una voglia di protagonismo del territorio e della comunità locale, una valorizzazione di competenze specifiche di ogni comunità, ognuna delle quali vuole mettersi in gioco nella cultura e attivare processi di sviluppo, di crescita, di condivisione, di inclusione e di legami», sottolinea Romina Russo, Consigliere Delegato alla Cultura della Provincia di Bergamo. La «Settimana della cultura. Nella Città di Tutti» sarà «la costruzione di una progettualità che darà l’occasione di conoscere diverse realtà e attivare una rete che sarà importante per progetti futuri e un punto di partenza e rinascita attraverso la cultura con l’auspicio a tutta la comunità della consapevolezza di un patrimonio caleidoscopico», dice l’assessora Ghisalberti. Inoltre, «ci tengo – dichiara la consigliera Russo – a fare un accenno importante: il 7 maggio si terrà la Marcia per la Pace, voluta dalle assessori Ghisalberti e Marchesi e dal coordinamento Enti Locali come monito di appello alla comunità per promuovere una cultura di pace ad un anno dall’inizio della guerrra in Ucraina».

Canto degli esclusi di Alda Merini con Alessio Boni

Ad inaugurare la settimana, sabato 15 aprile, alle 20:45, nella Cattedrale di Sant’Alessandro in Bergamo, ci sarà uno spettacolo speciale: Canto degli esclusi, ideato da Alessio Boni e Marcello Prayer. Tra le poesie e gli aforismi della poetessa Alda Merini che ritorna, con tutta la sua potenza e fragilità, in un’elegante intimità marcata da dubbi, rimorsi, speranze e visioni che solamente i messaggeri celesti sanno decifrare e far danzare. L’evento è gratuito con iscrizione obbligatoria su www.eventbrite.com.

«Subito dopo lo spettacolo, ci troveremo sotto i portici del Palazzo della Ragione per festeggiare tutti insieme e dare inizio agli oltre 200 eventi della settimana», dice Wilma Locatelli dell’Ufficio per la Pastorale della Cultura di Bergamo. Per quanto riguarda quelli rivolti alle scuole, Laura De Vecchi, educatrice museale di Fondazione Bernareggi, dice: «ci saranno delle letture animate nella parrocchiale di Colognola, in Vilminore e delle visite guidate a Bolgare, Nembro e Albino».

Quaresima 2023
CONTINUA 

Pellegrinaggio diocesano a Lourdes con la sottosezione di Bergamo dell’Unitalsi lombarda

Un pellegrinaggio Unitalsi è aperto a tutti, ammalati o anziani, persone in difficoltà, giovani o semplicemente persone che vogliono vivere l’esperienza di un pellegrinaggio a Lourdes con l’Unitalsi.

Un pellegrinaggio Unitalsi è un viaggio nella Fede, nella collaborazione, nella condivisione e nell’amore disinteressato: un’esperienza unica che dona emozioni tanto intime e dirompenti da non poter essere descritte con le parole. È un cammino che vorresti non finisse mai, un’esperienza che coniuga lo stile familiare con la promozione dei valori umani, capace di cancellare nei fatti ogni forma di emarginazione verso i fratelli in difficoltà. Un momento straordinario che non permetterà a nessuno di sentirsi soli in questa fantastica esperienza di solidarietà, servizio, gioia e preghiera.

Ciò che ho scritto sopra, è l’esatta proposta che ho ricevuto dalla sottosezione Unitalsi di Bergamo.

Come gruppo di Albino, siamo disponibili come gli altri anni, a ricevere le iscrizioni e a darvi tutte le informazioni necessarie se doveste decidere di partecipare.

Le date del pellegrinaggio sono le seguenti: in aereo da Bergamo dal 29 maggio al 2 giugno; in pullman da Bergamo dal 28 maggio al 3 giugno.

Naturalmente il programma delle funzioni che si svolgeranno durante il pellegrinaggio, sono uguali per tutti, la differenza sta nel tempo maggiore che in pullman si impiegano per arrivare a Lourdes. Anche quest’anno, un grazie di cuore alla signora Rosangela, sempre disponibile per qualsiasi chiarimento e altre informazioni necessarie riguardanti la partecipazione al pellegrinaggio, naturalmente compreso i costi.

Potete trovare la signora Carrara Rosangela in piazza san Giuliano 11 ad Albino (tel. 035/752392).

Un programma tutto da scoprire

Durante la mattinata, sono stati svelati alcuni di questi eventi che caratterizzeranno questa settimana della cultura: il concerto «I Colori dell’Aria» a Lallio che si terrà il 23 aprile alle 16 con l’esibizione del Vagues Saxophone Quartet.

E ancora la visita guidata notturna del campanile a Calcinate che si terrà il 19 aprile; al Teatro delle Grazie, martedì 18 aprile, si terrà una conferenza promossa dall’associazione Bergamo Incontra «Solo lo stupore conosce» con l’intervento di Marco Bersanelli, astrofisico e docente all’Università di Milano.

La mostra «Dipinti nell’Oasi» che si svolgerà dal 15 al 23 aprile, a Villa D’Adda, grazie all’associazione CollegaMenti APS e la cooperativa Chopin, con l’esposizione di opere realizzate da artisti con disabilità; a Ranica, sabato 22 aprile, si terrà un incontro dedicato al restauro della grande pala della parrocchiale; il 20 aprile si terrà, in Bergamo città, la proiezione del film di Pergolizzi, una prima visione che racconta la cultura come mezzo di ricordo della storia attraverso film e documentari; a Ponte San Pietro, il 22 aprile, si terrà una caccia al tesoro; a Selvino, sempre di sabato 22 aprile, si terrà una pièce teatrale in bergamasco sulla passione.

Pomeriggio di festa in Città Alta per bambini e famiglie

A conclusione della «Settimana della cultura. Nella Città di Tutti», ci sarà domenica 23 aprile, a Città Alta, un pomeriggio di festa, dedicato ai bambini, dai 4 ai 12 anni e alle loro famiglie intitolato «Di tutti i colori»: vedrà la possibilità di svolgere laboratori creativi in suggestivi luoghi cittadini, tra cui la Cattedrale, S. Andrea e il monastero di S. Grata, per scoprire la bellezza dell’arte in tutte le sue declinazioni. Al termine di questi laboratori, la festa si sposterà nel cuore della città con lo spettacolo «Circo delle emozioni». La partecipazione ai laboratori è gratuita con l’iscrizione a https://www. eventbrite.com/o/ufficio-per-la-pastoraledella-cultura-60419596193.

16 SETTIMANA DELLA CULTURA PERCORSI DI FEDE
il gruPPo di albino
Maurizio Per

In programma ad Albino...

Venerdì 14 aprile | 20.30 CHIESA DI SAN BARTOLOMEO

SERATA INAUGURALE

Presentazione del programma della Settimana.

Elevazione musicale e canto a due voci da un Antifonario del 1700.

Presentazione del libro sulla storia e il restauro della Cappella dei Santi e dei filmati che illustrano le successive fasi decorative e le affrescate.

Presentazione “Laboratorio di scrittura antica”.

Presentazione del lavoro dell’arch. Anousch Gregis sul Cabreo di fine Settecento conservato in Archivio Parrocchiale.

Dal 15 al 23 aprile 2023

ARCHIVIO PARROCCHIALE E BIBLIOTECA DEL CLERO

Allestimento centrato sulla figura del CANONICO MARCO MORONI

Esposizione della riproduzione del ritratto del canonico dipinto da Giovan Battista Moroni con una breve biografia.

Esposizione dei 4 volumi a lui appartenuti relativi alle opere di Sant’ Ambrogio (OMNIA QUOTQUOT EXTANT DIVI AMBROSI EPISCOPI MEDIOLANENSIS OPERA, Basilea, Fro Ben, 1538).

Esposizione del suo testamento, dell’inventario della sua biblioteca di 1130 volumi e della pergamena di assegnazione del beneficio di San Bartolomeo.

Esposizione del saggio Un “intellettale di provincia”: il canonico Marco Moroni (1520ca-1602) tra impegno riformatore, Inquisizione e collezionismo librario, di Soglian, Tiraboschi, Vittori, pubblicato

in “Quaderni di Archivio Bergamasco” 6, 2012.

DOCUMENTI

Esposizione del Cabreo della Misericordia di fine Settecento. In merito al Cabreo possibilità di sfogliare a computer la rappresentazione, la trascrizione e la sovrapposizione dei lotti ivi rappresentati dal 1792 ad oggi. Esposizione di documenti d’archivio e registri parrocchiali e di volumi facenti parte della Biblioteca del Clero (dal 1500 al 1700).

CAPPELLA DELLA COMUNITÀ

Monografia riguardante la storia e le decorazioni della Cappella della Comunità di recente restauro.

Proiezione di un filmato riguardante le fasi decorative e le storie affrescate nella Cappella della Comunità.

Esposizione del libro: DIVI GRAEGORII PAPAE ... Parigi, 1586. (in relazione a una strofa della Lauda di Gregorio Magno affrescata sulla parete a sinistra dell’ingresso).

Esposizione del libro di Croiset Giovanni, LE VITE DE SANTI ... Venezia, Baglioni, 1745, tomo secondo. Esposizione del documento di autentica delle Reliquie dei Santi custodite nella chiesa di San Giuliano dell’anno 1583.

Esposizione del documento di autentica della Reliquia del Legno della Croce dell’anno 1719.

Visite guidate alla cappella e alle opere del Moroni nella parrocchiale (Stendardo della Visitazione, Pala della Santissima Trinità, Pala della Crocifissione).

CORO DELLE CARMELITANE NELLA CHIESA DI SANT’ANNA

Esposizione della riproduzione del ritratto di Lucrezia Agliardi fondatrice del monastero, dipinto da Giovan Battista Moroni, con una breve biografia.

Esposizione di alcuni Corali manoscritti miniati dell’Archivio Parrocchiale.

Esposizione del libro REGOLA

ET COSTITUTIONI PER LE RR.

MONACHE CARMELITANE, Rossi

Marcantonio, Bergamo, 1656.

Esposizione di una lettera del Rev. Bartolomeo Georgi vicario generale del vescovo Regazzoni indirizzata alle badesse di tutti i monasteri della città e della diocesi nell’anno 1590

CHIESA DI SAN BARTOLOMEO

Laboratorio di scrittura antica tenuto dai ragazzi dell’Istituto Oscar Romero di Albino

Solo su prentotazione, la proposta è rivolta principalmente ai ragazzi delle scuole Primaria e Secondaria che aderiranno, con la possibilità di riprodurre il proprio nome copiando da Capilettera del 1700.

Per prenotare inviare mail a giorgio.vedovati@isisromero.it

ORARI VISITE all’Archivio parrocchiale, alla Cappella della Comunità e alla Chiesa di Sant’Anna:

Sabato 15 | ore 14.30-18

Sabato 22, Domenica 16 e 23 ore 9.30-12 e 14.30-18

Lunedì 17, mercoledì 19 e venerdì 21 ore 15-18

Martedì 18 e giovedì 20 ore 15-18 e 20-22

Per informazioni (e la prenotazione per le visite di oltre 10 persone) inviare mail a visitaparrocchiaalbino@gmail.com

17 SETTIMANA DELLA CULTURA Quaresima 2023

Parrocchiani di Albino in dissenso al

“Nei venti anni in cui ha governato il fascismo non è mai mancato il dissenso che ha contribuito non poco a preparare la popolazione alla Resistenza e alla lotta armata del 1943-1945. Tale dissenso ha portato al mantenimento e alla maturazione delle idee e dei principi che sono oggi alla base della nostra Carta costituzionale” si scrive nella presentazione di un nuovo libro Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini (1925-1943), libro presente nella biblioteca civica, autori Avagliano e Palmieri, Anche albinesi dissentirono, certo una minoranza, soprattutto appartenenti alla comunità parrocchiale. Ne ricordiamo alcuni brevemente.

Cesare Bosis, fratello di Valentino, padre di Alfonso, in via Mazzini, fu uno dei primi.

Uno che non prese mai la tessera del partito fascista, che era necessaria anche per la vita quotidiana, fu Santo Goisis (12.4.1881-20.12.1963), nativo di Osio Sotto, che era venuto ad abitare ad Albino quando, aprendo una drogheria in via Umberto I intorno al 1910, aveva sposato Carmela Prada (24.3.188830.7.1960). Lasciava comunque liberi i suoi figli se aderire o meno alle manifestazioni del partito e allo stesso.

Durante la guerra voluta dal duce del fascismo, Santo Goisis, come tanti altri padri, ad un certo punto si ritrovò, con 4 figlie femmine, senza 3 dei 4 figli maschi, uno richiamato alle armi dalla Repubblica Sociale Italiana mussoliniana costretto ad arruolarsi da minacce, due Internati Militari Italiani dei tedeschi; il figlio Felice, classe 1920, soldato semplice, fu quello che uscì peggio, dopo 25 anni di fascismo, dai campi di concentramento XII D di Trier e XII F di Saarbur, dal settembre 1943 fin quasi alla fine della guerra, costretto, a botte, al lavoro debilitante dentro le miniere di carbone a Forbach nel nord della Francia, sul confine con la Germania.

Uno che espresse il suo dissenso al fascismo fu Ernesto Moroni (1896-1969): “Ernesto è ricordato come uno dei pochi albinesi che, nel plebiscito fascista del 1929, votò NO e per questo riconoscibile dissenso fu chiamato e redarguito, ma non oltre, dal segretario fascista locale” (Ebook Lorenzo Moroni. Una storia non solo albinese, sul sito dell’Oratorio Giovanni XXIII in pubblicazioni). Il segretario era Dante Testa, la cui abitazione era nella Aquada, via Raffaello Carrara, a pochi metri dalla sua. “All’elettore vengono consegnate due schede col simbolo del fascio e la domanda «Approvate voi la lista dei deputati designati dal Gran Consiglio Nazionale del Fascismo?». Su una scheda è stampata la risposta «Sì», sull’altra «No». Si narra, quindi, di alcuni espedienti adottati dagli scrutatori, ovviamente di provata fede fascista, in modo da poter controllare il voto di ogni elettore” (Avagliano-Palmieri, pp. 161-162).

Aveva fondato la sezione locale del Partito Popolare di don Sturzo e De Gasperi, dopo la prima guerra mondiale: era il partito degli “uomini liberi e forti” con “ideali di giustizia e libertà”. Certamente conobbe il primo segretario del partito a Bergamo, don Noradino Torricella, ordinato sacerdote il 26 maggio 1907, il cui padre, Mosè, aveva aperto una farmacia ad Albino in via Maggiore 50 (poi via Umberto I, ora via Mazzini). Con l’avvento del fascismo il Partito Popolare fu soppresso. Di Cesare Bosis non si è conservata memoria adeguata, anche perché, nel 1943, la famiglia Bosis, che ospitava degli sfollati da Milano, Noris e Castellini, i cui figli Gabriele e Orlando, poco più che ventenni, erano divenuti partigiani della Brigata “Gabriele Camozzi”, temendo una perquisizione fascista, ammassò e mise in acqua documenti e copie del quotidiano “Il popolo” del Partito Popolare e ne fece “pallottole”. Cesare era morto nel 1936.

Comune il comportamento di due genitori in dissenso all’educazione che il regime voleva imporre ai loro figli già Figli della lupa appena nati, poi Balilla ecc.: Valentino Bosis e Giovanni Acerbis.

Valentino Bosis non comperò mai la divisa di Balilla al figlio Alfonso. Valentino Bosis, da giovane, era entrato nelle associazioni della parrocchia di S. Giuliano: membro del Circolo Giovanile dell’oratorio ne risulta cassiere nel 1922 e consigliere nel 1923. Dal 7 aprile 1935 fu presidente delle Conferenze di San Vincenzo, organismo assistenziale parrocchiale e lo sarà fino al 23 agosto 1957. Durante il fascismo tutto questo non era ben visto: «durante l’adunanza ordinaria del 21 agosto 1935 il prevosto don Pietro Gamba informa i presenti «di una circolare indirizzata dal Segretario del Fascio ai fascisti albinesi, con la quale li invita nel modo più categorico a negare il loro obolo alla nostra Conferenza, (ciò che molti hanno fatto lo stesso con slancio e generosità) ma invece di devolverlo all’Ente Opere Assistenziali. Inoltre la circolare si permette fare apprezzamenti, che sono

18 STORIA

addirittura fuori di posto e sugli scopi e sulla finalità della Conferenza nostra». Dopo l’avvento del fascismo, Giovanni Acerbis, falegname di paese che non aveva la tessera del partito, iscritto all’Azione Cattolica, associazione con la quale il papa Pio XI cercava di salvare uomini, donne, giovani, dal totalitarismo fascista, perse tutte le commesse comunali; lavorò per riparazioni in parrocchia, ai Cappuccini, al convento di S. Anna. Giovanni ricordava con autostima quella volta che andò alla Casa del fascio a liberare suo figlio Elia che era stato ristretto per non aver partecipato al sabato fascista. Al piantone di turno, un albinese ben conosciuto ovviamente, disse “Mio figlio lo comando io” ed Elia non ebbe mai la divisa dei Balilla, con cui il regime cominciava a irregimentare la gioventù.

Un altro, che fu isolato dal fascismo perché dissenziente, fu Giovanni Spinelli, operaio del cotonificio Honegger, socialista. Il figlio Dante, che sarà maestro e partigiano, nacque il 4 ottobre 1921 al numero 53 di via Umberto I proprio accanto al Municipio presto fascista. Giovanni rimarrà socialista durante tutto il periodo fascista, trasferendosi di abitazione prima in via Marconi, quindi in piazza mons. Camillo Carrara, poi piazza Giambattista Moroni e oggi Piazzale dei Caduti (anche se riconolizzata dalla statua del 1939) nelle case ex-Roviglio. (Giovanni il 17 marzo 1946, eletto consigliere comunale di minoranza nella lista “Falce e martello”, contribuirà, il 15 febbraio 1948, all’intitolazione di una via centrale di Albino a Giacomo Matteotti insieme con quella a Vittorio Gasparini).

Altri che furono afascisti, negli anni trenta, furono i giovani de La Pericolosa associazione, raccolti intorno al direttore dell’oratorio don Alfonso Ravasio fin che fu trasferito, su pressione del fascismo, ad Azzone, uno dei paesi più a nord della Bergamasca. Ma della Pericolosa si è già scritto su queste pagine, così come di Gustavo Carrara nel numero scorso.

Ad Albino ovviamente ci furono tanti convinti fascisti, anche se non fanatici, e altri che si adattarono.

Cristo in tempo di guerra

L’opera è stata realizzata nel 1944, quando un’umanità smarrita cercava in Cristo un senso che potesse giustificare la vita.

L’autore Mario Sironi inventa, con olio su masonite, “Cristo e gli apostoli”, una composizione scarna, stesa con il colore della terra eccetto i volti e il manto del Nazareno. Dal quadro – ora nella pinacoteca d’Arte Sacra Contemporanea dei Musei Vaticani –emergono il grigiore intriso di paura e la tensione del dramma della guerra che porta le sei persone a stringersi insieme per farsi forza e per aiutarsi. Gli occhi ingranditi dei cinque uomini, tre in piedi e due seduti ai piedi del Maestro, indagano il volto e le parole di Gesù che sulla destra parla con parole di vita e con il gesto della mano protegge e riunisce. Dall’altra parte, senza lasciare spazio, una donna chiude il gruppo dei discepoli in ascolto, dando all’insieme una costruzione serrata ed essenziale.

Il male e la tragedia della guerra, allora come oggi e come sempre, provocano domande e implorano risposte anche a sfondo religioso come rende conto Sironi nella tavola dove le figure, diversamente dalle altre opere, qui sono curve e appesantite dal dolore, dallo smarrimento, dalla disperazione del non senso.

Con il dipinto l’artista consegna una riflessione feconda pure per l’umanità di oggi, inquieta e in cerca di senso:

“Dio è comunque il futuro, dove saremo, dove andrememo, l’eternità… Anche se non fossimo, l’universo sarebbe eterno, la materia sarebbe eterna.

E questo eterno è Dio.

E allora questo eterno rinasce nel cuore. Pregare”.

a.c. Quaresima 2023 fascismo
Don Tarcisio Tironi l’eco di bergamo, 12.2.2023

“Ai Bambini, ai poveri e a tutti quelli che soffrono e che sono soli, donate un sorriso, donate non solo le vostre premure, ma anche il vostro cuore”.

(Madre Teresa di Calcutta)

Memorie di viaggio della solidarietà e progetti futuri

Dal 28 dicembre al 2 gennaio 2023, 4 furgoni, 2 pulmini e 24 persone hanno partecipato ad un nuovo pellegrinaggio di carità in Bosnia Erzegovina.

Il primo campo profughi che visitiamo e dove distribuiamo pacchi famiglia è quello di Tasovicici, proseguiamo poi per Domanovici, dove i segni del confitto sono ancora visibili e dove diverse famiglie ci accolgono calorosamente. Il giorno seguente procediamo per Sarajevo, dove ci incontriamo con membri dell’associazione Sprofondo (associazione per la promozione della pace e dei diritti dei popoli). Li incontriamo la prima famiglia del nuovo progetto “Angelo Custode - Aiuto per una nuova vita”, aperto in collaborazione con La Casa Protetta di Sarajevo. Si tratta di sostenere una donna maltrattata che con i suoi 5 figli, vuole iniziare una nuova vita, dopo le violenze subite dal marito. La situazione è molto critica soprattutto per i figli più grandi, che hanno subito pressioni psicologiche dovute all’ambiente familiare. L’associazione sostiene i costi relativi all’affitto e alle utenze, mentre al Social Market, le famiglie devono fare acquisti oculati, cercando così di amministrarsi e gestirsi per poi reintegrarsi. Il viaggio continua in 2 orfanotrofi: Bijelave e Orfanotrofio SOS kinderdoff. Facciamo sosta a Konijc dove incontriamo le famiglie del progetto “Aiutami a non andare in orfanotrofio”, consegnamo pacchi famiglia e medicinali. Sono tanti i luoghi visitati in questi giorni, gli aiuti materiali portati, ma anche l’affetto e il calore di un abbraccio che per tanti bambini vale più di ogni cosa. Io faccio parte dell’Associazione Fabio Vita nel mondo da tanti anni e voglio ringraziare la Provvidenza, che ha un nome: sono i miei tantissimi amici che con il costante aiuto e con la risposta sempre pronta e generosa ai nostri SOS, rispondono sempre anche in questi tempi di restrizione un po’ per tutti. Ricordo che tra poco ripartiremo per un nuovo Pellegrinaggio di Carità, inoltre stiamo organizzando sempre cure per bambini con malattie gravi e rare, presso l’ospedale Pediatico Gaslini di Genova, sopportando il costo degli interventi e delle cure e poi la prossima estate faremo ancora un campo estivo in Liguria.

Grazie ancora per chi ci potrà aiutare per realizzare i nostri nuovi progetti e per chi l’ha già fatto e spero continui a farlo. Un grazio speciale sempre a Maria, la nostra mamma celeste che ci accompagna durante questi viaggi, mai semplici e molto faticosi, che ci permette ogni volta di essere le mani tese verso il fratello meno fortunato. Con riconoscenza e gratitudine…

20
SOLIDARIETÀ

Volontari nelle strutture per anziani Si

presenta l’associazione Milly Honegger

L’associazione Milly Honegger Odv è così intitolata per ricordare la “Signorina Honegger” che ha lasciato alla città di Albino soldi e strutture per i bisogni del paese. Il logo scelto è un occhio al centro delle strutture e rappresenta l’attenzione e la cura rivolta agli anziani avvicinandosi a loro con gesti di affetto e con un bel sorriso.

È stata costituita il 24 novembre 2009 partendo da un numero di circa 15 associati mentre oggi, nonostante la pandemia Covid che ha bloccato per due anni l’ingresso nelle due strutture, siamo arrivati a 44 iscritti che prestano la loro disponibilità sia in Strutture Protetta Honegger, sia al centro diurno e sia alla Casa Honegger.

I volontari quotidianamente offrono il loro tempo e la loro energia per l’attività di sostegno agli anziani per collaborare alle attività ludico e creative quali la musica terapia, la lettura, gite e passeggiate nelle vicinanze, le Ss.Messe e l’attività di manutenzione della struttura per piccoli ma necessari interventi migliorativi.

È ormai dimostrato da numerosi studi che un’attività di volontariato non fa bene solo a chi riceve assistenza ma anche a chi la offre ricompensato con qualcosa di più della coscienza a posto. Le relazioni che si instaurano con gli anziani sono ricche di affetto e di cura e generano nel volontario la convinzione di essere utili ad altri.

Tutte queste coinvolgenti attività si sono consolidate grazie ai rapporti instaurati fra volontari e il personale della Fondazione Honegger. A partire dal 2011 sono state istituite riunioni periodiche che si sono rivelate, insieme ai corsi di formazione, occasioni preziose di confronto e di conoscenza dell’ospite nel rispetto della sua storia e della sua individualità.

Considerata la grandezza delle strutture e il numero degli ospiti presenti, si crea la necessità di avere dei volontari disponibili a dare un valido aiuto, sempre nel rispetto delle regole, sia post pandemia ma soprattutto per la serenità degli ospiti stessi.

La nostra associazione sostiene

dal 2017 il progetto “Comunità amica delle persone con demenza” denominato Dementia Friendly Community (Dfc) che organizza attività sul territorio per tutelare e far conoscere come ci si può approcciare e come essere d’aiuto all’anziano malato di Alzheimer. Queste attività sono fattibili grazie all’aiuto economico dato da privati, scuole e dal Comune di Albino e gestite grazie ad un bel gruppo di volontari ricchi di iniziative ed idee

Durante la serata del 29 ottobre 2022, la nostra Associazione è stata premiata dall’Amministrazione Comunale per “l’attività profusa con passione a favore degli anziani in Rsa e per il progetto Dfc”.

Chi volesse avvicinarsi al mondo del volontariato tramite-l’Associazione Milly Honegger può prendere contatto e fissare un incontro con un componente dell’Associazione stessa.

Associazione Milly Honegger (Presidente M.Grazia Dammacco tel. 329-8056227)

VOLONTARIATO 21 Quaresima 2023

Messaggio dall’America latina

I poveri, la Chiesa,

di Dio e la teologia.

Una domanda ingenua

la Parola

Diversi anni fa un seminarista tedesco che frequentava un corso semestrale di teologia all’Università Cattolica Boliviana di Cochabamba, mi chiese in classe perché la teologia della liberazione non era nata in Germania, dove vi erano eccellenti facoltà di teologia, professori molto preparati e delle ottime biblioteche. Gli risposi, semplicemente, che lì non c’erano poveri.

Non è un caso che Giovanni XXIII, di origine povera e contadina e che aveva passato la maggior parte della sua vita in Paesi poveri dell’Est europeo, dicesse un mese prima dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II che la Chiesa doveva essere di tutti, ma che soprattutto doveva essere dei poveri.

Il cardinal Lercaro durante il Concilio fece un famoso intervento nel quale affermava che il tema dei poveri non era una questione semplicemente morale, ma strettamente cristologica e che ogni volta che la Chiesa si era allontanata dai poveri, si era allontanata dal vangelo e che, al contrario, ogni conversione della Chiesa al Vangelo era sempre considerata come un ritorno ai poveri. Nonostante le parole di Giovanni XXIII e di Lercaro, il Concilio Vaticano II non fece dei poveri un tema centrale, anche se in qualche testo si fa menzione del Cristo povero e del fatto che la Chiesa deve seguire i suoi passi (LG 8) e che le gioie e le speranze, le angosce e le tristezze dei poveri devono esserlo anche della Chiesa (GS 1). È risaputo che i vescovi e i teologi che hanno avuto un ruolo decisivo nel corso del Concilio Vaticano II erano in maggioranza centroeuropei, senza una particolare sensibilità al tema dei poveri. Gli stessi vescovi dell’America Latina, all’infuori di alcune iniziative e proposte profetiche di Helder Câmara e di Larraín, non erano molto coscienti della grave situazione di povertà della società latinoamericana e il loro influsso sul Concilio non fu importante (vennero chiamati la Chiesa del silenzio). Ma il Concilio Vaticano II, orientandosi verso i segni dei tempi, aprì il cammino affinché si potesse avanzare verso la Chiesa dei poveri.

Diventiamo prossimo

Senza il Vaticano II, non sarebbe stato possibile l’attuale cammino della Chiesa latinoamericana.

Il cammino della Chiesa

latinoamericana

Non è casuale che sia stato a Medellín (1968) e dopo a Puebla (1979) che la Chiesa latinoamericana, cosciente della povertà ingiusta del continente, “ricevesse” il Concilio Vaticano II rileggendolo nella prospettiva dei poveri, ascoltasse il loro clamore, denunciasse le strutture ingiuste qualificandole come strutture di peccato e proponesse l’opzione preferenziale per i poveri, segnalandone il potenziale evangelizzatore. Da Medellín la Chiesa latinoamericana cominciò a camminare in maniera originale, credendo che a partire dalla sua stessa povertà potesse contribuire alla lettura e ricezione del Concilio Vaticano II. In questo contesto nasce la teologia della liberazione, che non è solo un mero riflesso

 Autotassazione mensile: si stabilisce una cifra che viene versata mensilmente per il periodo indicato

 Presso il Centro di Primo Ascolto alla Casa della Carità in piazza San Giuliano 5 al mercoledì dalle 20.45 alle 22

 Con bonifico bancario tramite

IBAN: IT20 L0538 75248 00000 4260 6856

c/c intestato Parrocchia San Giuliano, Conto Caritas indicando la causale: FONDO DI SOLIDARIETÀ

22 ALTRI MONDI
DIVENTIAMO PROSSIMO Continua
“Diventiamo prossimo” per sostenere e accompagnare le famiglie in difficoltà economica MODALITÀ PER CONTRIBUIRE
l’iniziativa del fondo di solidarietà

della teologia europea dominante fino ad allora, ma un apporto proprio ed originale dell’America Latina alla Chiesa universale, in particolare nell’ottica dei poveri.

I poveri come luogo teologico Ogni teologia scaturisce da una precedente esperienza spirituale e quella latinoamericana nasce dall’esperienza del mistero di Cristo presente tra i poveri. Senza questa esperienza spirituale non si può comprendere la teologia della liberazione.

I poveri non sono soltanto oggetto di compassione e assistenzialismo, e neanche solamente vittime del peccato strutturale che esigono giustizia; sono qualcosa di più, sono un punto focale fondamentale per la teologia, poiché ad essi sono stati rivelati in maniera speciale i misteri del Regno, nascosti ai saggi e ai prudenti di questo mondo (Lc 10, 21). Per questo, come il Servo di Yahvé, emettono una luce speciale per comprendere il progetto di Dio, sebbene dal

Papa Francesco all’Angelus del 22 gennaio 2023

Il mio pensiero, con dolore, va in particolare al Myanmar, dove è stata incendiata e distrutta la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione nel villaggio di Chan Thar, uno dei luoghi di culto più antichi e importanti del Paese. Sono vicino all’inerme popolazione civile, che in molte città è sottoposta a dura prova. Voglia Iddio che finisca presto questo conflitto e si apra un tempo nuovo di perdono, di amore e di pace. Preghiamo insieme la Madonna per il Myanmar. [“Ave Maria…”]

Dalla parrocchia che fu di padre Taddeo Pasini

“Santa Rosa da Lima Perus” a San Paolo del Brasile

Sono rimasto profondamente colpito dalle letterine che ho ricevuto in parrocchia scritte dai ragazzi delle nostre scuole qui attorno. È ormai abitudine che gli insegnanti facciano scrivere le lettere ai loro alunni che poi sono consegnate alle Poste e queste le distribuiscono alle parrocchie o ad altre istituzioni caritative. Normalmente i bambini delle elementari chiedono qualche regalo: quest’anno, in tutte le lettere che ho ricevuto, c’è la richiesta di materiale scolastico per il prossimo anno (quaderni, ecc.) e, soprattutto, il pacco-spesa con i generi alimentari di prima necessità: riso, fagioli, pasta, latte, zucchero, per le loro famiglie.

I nostri ragazzi hanno fame e conoscono le difficoltà che i loro genitori affrontano ogni giorno per avere il “pane quotidiano”. E poi ti piange il cuore quando leggi la notizia di un bambino che telefona alla polizia perché da due giorni in casa non si mangiava. O quando mi viene quella mamma piangendo, costretta a fare buio in casa per “ingannare” i suoi piccoli che piangono perché hanno fame. Se c’è buio vuol dire che è ora di dormire!

Vi ringrazio che sempre mi accompagnate in questa missione affidatami ormai da più di 40 anni in questa parte del mondo, tanto bella, ma piena di disuguaglianze di ogni tipo.

Così, dal lontano Brasile, vi giunga il mio abbraccio fraterno e amico.

Padre Luciano Andreol (da aPostolo di maria, monfortani di redona, febbraio 2023)

rovescio della storia. I poveri non sono solo oggetto dell’etica sociale ma luogo ermeneutico e teologico della fede, punto focale per la strutturazione di tutta la teologia. In America latina si comincia a parlare dei poveri come un luogo teologico privilegiato per leggere a partire da essi la Parola di Dio e la stessa tradizione della Chiesa. Non si tratta di sostituire il luogo ecclesiastico della fede con i poveri, ma di fare di questi un luogo ermeneutico e sociale per leggere la rivelazione della Scrittura e della Tradizione ecclesiale.

Leggendo la Scrittura nell’ottica dei poveri

Nella prospettiva dei poveri si possono rileggere le Scritture e comprendere che l’avvenimento dell’Esodo è stato inseparabile dalla problematica sociale, politica e anche lavorativa, sebbene la loro liberazione dal potere egizio fosse orientata all’Alleanza con Yahvé. Il clamore del popolo arriva a Yahvé che chiama Mosè per liberarlo. Yahvé vuole un popolo libero e desidera che Israele si strutturi come società alternativa alla società sfruttatrice dell’Egitto. Non si può destoricizzare l’avvenimento dell’Esodo. L’Esodo è stato l’evento fondante di Israele, l’esperienza vitale che ogni anno verrà ricordata nella celebrazione della Pasqua.

E quando Israele durante la monarchia si dimenticherà dell’Esodo e cadrà nell’idolatria e nel classismo sociale interno, la voce dei profeti si alzerà chiedendo di tornare all’Esodo e di praticare il diritto e la giustizia. Questi annunciano che dalla radice di David nascerà un germoglio unto dallo Spirito, un Messia, che praticherà il diritto e la giustizia con i poveri. Gli idoli sono dei di morte, mentre Yahvé è il Dio della vita. L’esilio sarà un tempo di conversione, purificazione e approfondimento spirituale e il resto di Israele, gli anawim, i poveri di Yahvé, saranno la radice dalla quale nascerà il futuro Messia.

Sarà necessario ripercorrere tutto il Nuovo Testamento per dimostrare che questa prospettiva dell‘Antico non solo non scompare ma si conferma e approfondisce.

Víctor Codina sj Cochabamba, Bolivia

ALTRI MONDI 23 Quaresima 2023

ACLI ALBINESI

Rubrica a cura del Circolo “Giorgio La Pira”

ATTUALITÀ

Ogni anno il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, si ricordano i 6 milioni di ebrei uccisi nei campi di steminio nazisti. Ricordiamo, dal film “il Grande Dittatore” di Charlie Chaplin girato nel 1940, 83 anni fa, il famoso discorso finale rivolto a tutta l’Umanità. Guardatelo su YouTube o sul sito www. bibliotecarchimede.it

DALLE ACLI NAZIONALI

Autonomia differenziata, Acli: norma che rischia di aumentare le diseguaglianze tra i territori del nostro Paese

“Una legge inopportuna e profondamente ingiusta che rischia di aumentare le diseguaglianze tra i territori del paese più ricchi e quelli che fanno più fatica”. Così il Vicepresidente nazionale Acli, Antonio Russo, ha commentato l’approvazione del ddl Autonomia nel Consiglio dei Ministri. “Si tratta di una riforma che spingerebbe le regioni a chiedere l’autonomia sulle materie a legislazione concorrente tra cui la sanità, l’istruzione, i trasporti, la cultura, un modo per ampliare ulteriormente la forbice delle diseguaglianze, considerando anche che non c’è alcun investimento e, soprattutto, non c’è ancora nessuna definizione dei Livelli essenziali di prestazioni, le soglie minime di servizi che devono essere garantite su tutto il territorio nazionale”.

Italia ratifichi trattato per la proibizione di armi nucleari

Sono trascorsi due anni dall’entrata in vigore del Trattato delle Nazioni Unite di messa al bando delle armi nucleari premiata con il Nobel per la pace. Le Acli, insieme a quasi 50 associazioni del mondo cattolico e dei movimenti ecumenici e non violenti su base spirituale, a fianco della campagna Italia Ripensaci, ricordano e rilanciano il loro appello fatto alla vigilia della grande manifestazione per la pace del 5 novembre scorso affinché il nostro Paese ratifichi il trattato per la proibizione delle armi nucleari. Il trattato è un imperativo morale e civile per inibire il ricorso alla guerra, per fermare l’economia bellica e favorire un processo che ridia forza alle Nazioni Unite nel tornare ad essere efficaci nella risoluzione dei conflitti e nel promuovere una tregua e una trattativa giusta e risolutiva in Ucraina.

Assistenza agli anziani, si parte con il Disegno di Legge Delega

Il Disegno di Legge Delega approvato dal Governo Meloni conferma l’impianto di quello elaborato nella precedente legislatura, contenente numerose proposte del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza di cui le Acli fanno parte. In attesa dei decreti attuativi, le Acli giudicano positivamente l’approvazione.

24 ASSOCIAZIONISMO

L’ESEMPIO

Hanno scelto di trascorrere buona parte del loro sabato sera rinunciando alla “movida” per aiutare un anziano di 93 anni nella ricerca del suo apparecchio acustico, anche se neanche lo conoscevano. Un bel gesto di cui si sono resi protagonisti alcuni ragazzi, tra i 15 e i vent’anni, a dimostrazione che con i giovani d’oggi non si può davvero generalizzare.

INUMANITÀ

Certe volte succede anche questo, purtroppo! Picchiati con il soffione delle docce e cinture, insultati e in due casi abusati sessualmente. Sono le brutalità subite quotidianamente dagli anziani ospitati nella Rsa di Manfredonia., dove agenti della squadra mobile hanno arrestato quattro operatori sociosanitari con l’accusa di maltrattamenti nei confronti di degenti ultra ottantenni, La Rsa ospita una ottantina di pazienti tutti affetti prevalentemente da Alzheimer.

A smascherare gli orrori, che avvenivano quotidianamente da oltre un anno, nella struttura sanitaria è stato un dipendente, sui 20 operatori, che si è presentato in commissariato per raccontare le violenze subite da 14 degenti, tutti ottantenni, ovviamente incapaci di difendersi.

Gli anziani erano costretti a subire schiaffi e pugni, sputi; venivano afferrati per i polsi e per i capelli con una tale violenza da sollevarli dal letto. In alcune circostanze venivano premuti loro sul viso cuscini e lenzuola, e anche altro durante le operazioni di igiene intima.

Sotto choc la comunità. Il sindaco parla di “rabbia rispetto a reati così ignobili perpetrati ai danni di persone fragili ed indifese che, anzi, meritano attenzioni e cure “speciali”, in particolar modo calore umano”.

BENESSERE

Vivere meglio ed essere più sereni certe volte è più semplice di quanto pensiamo. Questo è il risultato di una ricerca condotta da una squadra di psicologi e ricercatori di una Università tedesca su tecnologia e benessere.

L’esperimento ha coinvolto 619 persone casualmente divise in tre gruppi: 200 persone non hanno utilizzato il proprio smartphone per una settimana, 226 hanno invece ridotto di un’ora al giorno l’utilizzo del dispositivo, mentre le rimanenti 193 persone non hanno cambiato per nulla le loro abitudini.

Il risultato è stato sorprendente: gli effetti sulla vita degli individui che hanno cambiato i tempi di utilizzo degli smartphone sono stati molto positivi, al punto che coloro che non ne hanno fatto uso per un’intera settimana, anche a distanza di quatto mesi continuavano ad usarlo meno assiduamente. In particolare si sono riscontrate diminuzioni nei sintomi di depressione e ansia e nel consumo di nicotina. Si potrebbe perciò dire: disconnessi e contenti, con la felicità a portata di mano.

GIUSTIZIA

In un recente film televisivo, dalla trama assai positiva, uno dei protagonisti dice queste parole : ”Solo chi perdona ha diritto di essere perdonato”. Vogliamo annotare il profondo valore di una simile frase, perché ci rammenta il dovere che ogni uomo ha nei riguardi della giustizia. Infatti dovremmo sempre chiederci quale diritto abbiamo noi di ricevere il perdono se poi non siamo capaci di fare altrettanto con chi ci ha offeso.

Per le Acli albinesi Gi.Bi.

25 Quaresima 2023 ASSOCIAZIONISMO

LAVANDERIA LAVASECCO

Fassi Fulvia di Esther

ALBINO - via Mazzini 46 - tel. 035 753687

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Il tuo aiuto è importante

... per le opere parrocchiali

Dopo aver ultimato tutti gli interventi già noti sui vari immobili parrocchiali, abbiamo iniziato il restauro della facciata della Prepositurale, approfittando anche delle attuali agevolazioni governative. Anche se per la lungaggine burocratica ci siamo trovati con i costi lievitati del 40 % (il costo finale si può trovare sull’autorizzazione esposta in cantiere).

Le nuove disposizioni governative hanno reso obbligatorio il pagamento dell’intero importo entro il 31 dicembre 2022. Ci siamo così trovati costretti ad accendere un mutuo di 200 mila euro che ha aggravato ulteriormente il bilancio parrocchiale.

Ti ringraziamo per quanto riuscirai a fare.

È possibile anche detrarre fiscalmente nella dichiarazione dei redditi - in misura del 19% - quanto devoluto a sostegno dei lavori autorizzati. Per le aziende è possibile la totale detrazione.

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Per la ricevuta ai fini fiscali, rivolgersi in casa parrocchiale.

26 DATE SIGNIFICATIVE

Anti Costituzione

Come abbiamo riscritto (in peggio) i principi della nostra società

Il 1° gennaio 1948 l’entrata in vigore della Costituzione inaugura per l’Italia l’inizio di una nuova era, ponendo le basi di quella che, nell’articolo 1, viene definita per la prima volta una «Repubblica democratica». Nella definizione dei 139 articoli che la compongono, i padri e le madri costituenti si sono posti l’obiettivo di ridefinire il DNA del nostro Paese dopo l’esperienza del fascismo, della seconda guerra mondiale e della Resistenza.

Eppure, se è vero che il testo della Costituzione riconosce nella realizzazione della pari dignità universale e nella tutela dei diritti i propri obiettivi, è altrettanto evidente quanto spesso i suoi principi non trovino applicazione nella vita di tutti i giorni. Rilevando la distanza tra teoria e prassi, Gherardo Colombo riscrive in modo provocatorio alcuni dei principali articoli del nostro statuto, ne smaschera le mancate promesse, ne illumina i punti ciechi.

E offre così l’occasione di rileggere con occhi nuovi il documento fondativo del

nostro vivere civile, nonché di riflettere su quale sia la strada da imboccare per costruire una società più giusta. Dottor Colombo, perché si è dimesso dalla magistratura? La considera la sconfitta di chi tentava di applicare la Costituzione?

Mi sono dimesso nel febbraio del 2007, sono ormai quasi sedici anni. Non è stata una resa. Piuttosto, è stato l’effetto dell’accorgersi che lo strumento che stavo usando, proprio per l’attuazione della Costituzione, non era idoneo ad ottenere il risultato.

Naturalmente la Costituzione si realizza nei limiti del possibile, perché noi siamo molto imperfetti e quindi al modello di società disegnato dalla Costituzione si può arrivare solo vicino. Ma, a parte questo, ho capito che la democrazia costituzionale si realizza soltanto se si modifica profondamente la cultura, e che la cultura non si può modificare tanto attraverso l’imposizione. Bene o male, io facevo proprio questo, perché il giudice comunque si colloca nell’area della

Settimane fa, il cardinale Matteo Zuppi, che alla nostra Carta costituzionale ha dedicato un’appassionata “Lettera”, parlando ai vescovi italiani di cui è presidente, ricordava che “varie riforme (della costituzione) sono possibili, ma la principale resta viverne lo spirito e applicarla fino in fondo e in tutte le sue parti”. A cominciare proprio da quell’articolo 3 che ne costituisce il perno fondamentale.

E “la Costituzione ci dice proprio questo: che i problemi degli altri sono problemi miei, perché altrimenti camminiamo sulla strada della distruzione. Garantire la dignità delle persone” – il valore incomprimibile di ogni vita, di ogni persona direbbe la Dottrina sociale della Chiesa – significa garantire il futuro di ciascuno di noi”.

(Avvenire, 8.2.2023)

Gli insegnanti cattivi? Cattivi insegnanti

Tra tutte, la notizia che mi ha colpito di più è il calo costante delle iscrizioni al liceo classico: scendono al 5,8%, mentre allo scientifico salgono al 26.1%. La tendenza mi rattrista, non solo per motivi autobiografici. Mi dispiace perché anch’io sono convinto che il liceo classico resti una formidabile palestra mentale. Dai quattordici ai diciannove anni quello bisogna fare: allenarsi. Le gare vengono dopo.Ecco ciò che alcuni docenti del classico non capiscono. Credono che uno studio matto e disperatissimo sia quello di cui un adolescente ha bisogno, unito a una severità al limite del sadismo. Cinque ore di lezione e altrettante di studio a casa sono

repressione; il giudice penale ha il compito di garantire che la repressione sia esercitata in modo corretto, seguendo la legge sostanziale e quella processuale.

Come si può reagire?

Secondo me sarebbe necessario che la scuola si impegnasse molto sull’argomento.

Per esempio, ci sarebbe da invertire il punto di partenza. Mi spiego: invece che cominciare dalla preistoria per andare in avanti, rischiando di non giungere mai al nostro tempo, si dovrebbe partire dall’oggi, e poi procedere all’indietro. Se si vuole comprendere come siamo oggi è necessario sapere come eravamo ieri, e per capire come eravamo ieri sapere dell’altro ieri, e così via fino – se c’è tempo – ai Sumeri, e non il contrario. Le cosiddette materie umanistiche –storia, letteratura, arte e filosofia – dovrebbero mantenere la contestualità dei periodi storici, in modo che i ragazzi possano comprendere i modi di stare insieme che si sono succeduti nel tempo. Infine, e soprattutto, bisognerebbe riuscire ad affascinare i ragazzi, e ciò si verifica molto raramente.

malsane. La scuola è impegno, passione, divertimento: se diventa un boot camp dei Marines, retto da un docente-sergente, fa danni. Gli insegnanti buoni non sono, necessariamente, buoni insegnanti. Ma gli insegnanti cattivi sono, quasi sempre, cattivi insegnanti.

Aggiungo: un bravo docente non deve avere un metodo. Deve averne tanti quanti sono gli studenti. Troppo facile portare al successo gli alunni diligenti; il valore di un insegnante si misura sugli altri. È l’incapacità di capire queste cose che ha deluso molte famiglie. Il calo d’iscrizioni al liceo classico, sono convinto, viene anche da qui.

Quaresima 2023 UN LIBRO 27
Beppe Servergnini (il corriere della sera, 5.2.2023)

CASA FUNERARIA di ALBINO

CENTRO FUNERARIO BERGAMASCO srl, società di servizi funebri che opera con varie sedi attive sul territorio da più di 60 anni, nata dalla fusione di imprese storiche per offrire un servizio più attento alle crescenti esigenze dei dolenti, ha realizzato ad Albino la nuova casa funeraria.

La casa funeraria nasce per accogliere una crescente richiesta da parte dei famigliari che nel delicato momento della perdita di una persona cara si trovano ad affrontare una situazione di disagio oltre che di dolore nell’attesa del funerale. Il disagio potrebbe derivare dalla necessità di garantire al defunto un luogo consono, sia dal punto di vista funzionale che sanitario e permettere alle persone a lui vicine di poter manifestare il loro cordoglio con tranquillità e discrezione.

Spesso si manifesta la necessità di trasferire salme in strutture diverse dall’abitazione per ragioni di spazio, climatiche igienico sanitarie.

Ad oggi le strutture ricettive per i defunti sono poche ed il più delle volte improvvisate, come ad esempio le chiesine di paese, che sono state realizzate per tutt’altro scopo e certamente non garantiscono il rispetto delle leggi sanitarie in materia.

Dal punto di vista tecnico la casa funeraria è stata costruita nel rispetto delle più attuali norme igienico-sanitarie ed è dotata di un sistema di condizionamento e di riciclo dell’aria specifico per creare e mantenere le migliori condizioni di conservazione della salma.

La struttura è ubicata nel centro storico della città di Albino, in un edificio d’epoca in stile liberty che unisce funzionalità e bellezza estetica.

Gli arredi interni sono stati curati nei minimi dettagli; grazie alla combinazione di elementi come il vetro e il legno, abbiamo ottenuto un ambiente luminoso e moderno, elegante ma sobrio.

Lo spazio è suddiviso in 4 ampi appartamenti, ognuno dei quali presenta un’anticamera separata dalla sala nella quale viene esposta la salma, soluzione che garantisce di portare un saluto al defunto rispettando la sensibilità del visitatore. Ogni famiglia ha a disposizione uno spazio esclusivo contando sulla totale disponibilità di un personale altamente qualificato in grado di soddisfare ogni esigenza.

FUNERALE SOLIDALE

Il gruppo CENTRO FUNERARIO BERGAMASCO, presente sul territorio con onestà e competenza, mette a disposizione per chi lo necessita un servizio funebre completo ad un prezzo equo e solidale che comprende:

- Cofano in legno (abete) per cremazione e/o inumazione;

- Casa del commiato comprensiva di vestizione e composizione della salma, carro funebre con personale necroforo;

- Disbrigo pratiche comunali.

Antonio Mascher  335 7080048 ALBINO - Via Roma 9 - Tel. 035 774140 - 035 511054 info@centrofunerariobergamasco.it

18 marzo - “Land Music”

Concerto di campane commemorativo

Il 18 marzo 2023, in occasione della Giornata Nazionale in memoria delle vittime della pandemia la Diocesi di Brescia e la Diocesi di Bergamo propongono “Land Music”, un concerto di campane commemorativo esteso su tutto il territorio delle due province.

Le campane delle parrocchie suonernno alle ore 20 di sabato 18 marzo. Ciascun campanile suonerà a morto eseguendo un numero di rintocchi pari al numero delle vittime provocate dalla pandemia nella Parrocchia o nel Comune, oppure suonerà a morto per almeno 5 minuti. Un “concerto esteso” che contribuirà ad unire simbolicamente le due province duramente colpite dalla pandemia.

L’iniziativa è in accordo con la Diocesi di Brescia, la Diocesi di Bergamo, le Amministrazioni Comunali e gli Assessorati alla Cultura delle città di Bergamo e Brescia, in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023.

Ma ad Albino, oltre a questa iniziativa, alle ore 11 dello stesso giorno verrà posta, sulla stele di piazza della Libertà, una targa in memoria degli albinesi morti nel periodo duro della pandemia.

09.02.1941 - 13.03.2020

L’amore con cui ci hai amati, ti rende ancora presente e vivo nei nostri cuori.

24.07.1940 - 14.04.2020

Ciao mamma, sono passati tre anni, ma tu resti sempre il raggio di sole che splende su tutti noi.

I tuoi cari

DATA SIGNIFICATIVA 23
Angelo Signori 3° anniversario
ANNIVERSARI
Anna (Maria) Signori 3° anniversario

Un chiarore, complice la luna, indica loro stralci di sentiero. E vanno le donne di ieri, nottetempo, provviste di olii profumati e coraggio inaudito ...

Osano infrangere leggi di forza e di morte. Vanno, anzi no, corrono le donne di ieri per smuovere il masso dalla tomba per lenire ferite indelebili per profumare il corpo straziato del loro Maestro. Da allora, continuano ad andare le donne di oggi con la stessa passione delle donne di ieri. Vanno sotto gli occhi increduli delle stelle. Vanno, e nell’intimo un presentimento antico e sempre nuovo: la loro audacia obbligherà il Dio della Vita, oggi, come ieri, a ripetere il miracolo, a svuotare i sepolcri, a inventare risurrezione ... e affidare loro anche oggi, come ieri la prerogativa di raccontare al mondo la Bella Notizia e cantare, nel cuore dell’umanità, inni alla vita che non muore.

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