GIORNALE DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE DI SAN GIULIANO - ESTATE 2022


Gratitudine virtù da coltivare in questo anno pastorale
FERIALI In Prepositurale ore 8.30 - 17.00* (* dal 20 giugno al 26 agosto alle 20.30 nelle sussidiarie) Quando si celebra un funerale (in Pre positurale): se è al mattino, è sospesa la S. Messa delle 8.30; se è al pomeriggio, è sospesa la S. Messa delle 17.00. Alla chiesa dei Frati ore 6.45 Al santuario del Pianto ore 7.30 Alla Guadalupe ore 8.00 Sulla frequenza 94,7 Mhz in FM è possibile ascoltare celebrazioni liturgiche e catechesi in programma nella nostra chiesa Prepositurale
FESTIVE In Prepositurale ore 18.00 al sabato (prefestiva) ore 8.00 - 10.30 - 18.00 Al santuario del Pianto ore 7.30 - 17.00 Al santuario della Guadalupe ore 9.00 Al santuario della Concezione ore 10.00 (sospesa a luglio e agosto) Alla chiesa dei Frati Cappuccini ore 7.00 - 9.00 - 11.00 - 21.00 Ad agosto sono sospese - sino a dopo la festa di san Francesco - le Adorazioni delle 18.30 del sabato e della Domenica. Sempre ad agosto, le confessioni in chiesa saranno solo al mattino.
INFO UTILI In copertina: “Batticuore”, il Cre 2022 di Albino... visto da drone. www.oratorioalbino.it Casa parrocchiale Tel. e fax: 035 751 albino@diocesibg.it039 Oratorio Giovanni XXIII Tel. 035 751 oratorioalbino@gmail.com288 Santuario del Pianto 035 751 613 - www.piantoalbino.it Convento dei Frati Cappuccini Tel. 035 751 119 Scuola dell’infanzia Centro per la famiglia “San Giovanni Battista” Tel. 035 751 482 - 035 02 919 01 Padri Dehoniani Tel. 035 758 711 Suore delle Poverelle alla Guadalupe Tel. 035 751 253 Caritas Parrocchiale Centro di Primo Ascolto aperto il 1° e il 3° sabato del mese dalle ore 9.30 alle 11.30 PER COPPIE E GENITORI IN ConsultorioDIFFICOLTÀfamiliare via Conventino 8 - Bergamo Tel. 035 45 983 50 Centro di Aiuto alla Vita Via Abruzzi, 9 - Alzano Lombardo Tel. 035 45 984 91 - 035 515 532 (martedì, mercoledì e giovedì 15-17) A.C.A.T. (metodo Hudolin) Ass.ne dei Club Alcologici Territoriali Tel. 331 81 735 75 PER CONIUGI IN CRISI Gruppo “La casa” (don Eugenio Zanetti) presso Ufficio famiglia della Curia diocesana Tel. 035 278 111 - 035 278 224 GIORNALE PARROCCHIALE info@vivalavita.eu RECAPITI
ORARI delle SANTE MESSE Amarcord Circa anni ‘20, “Ol Quarter” (il primo l’edificio a sinistra).








Sono arrivato qua attraverso mille incroci / di uomini di donne di occhi e di voci il gallo che canta e la città si sveglia / ed un pensiero vola giù alla mia famiglia e poi si allarga fino al mondo intero / e vola su su in alto fino al cielo e il sole la luna e poi le stelle nuove / e quelle anziane piene di memoria che con la loro luce hanno fatto la storia Gloria a tutta l’energia che c’è nell’aria / questa è la mia casa la casa dove posso portar pace la casa dove posso stare in pace con te / Questa è la mia casa.
O Signore dell’universo ascolta questo figlio disperso / che ha perso il filo e che non sa dov’è e che non sa neanche più parlare con te. Ho un Cristo che pende sopra il mio cuscino … conosco a memoria il cantico delle creature / … e io lo so che tu da qualche parte ti riveli che non sei solamente chiuso dietro ai cieli / e nelle rappresentazioni umane di te.
Voglio andare a casa / la casa dove posso stare in pace con te, in pace con te.
Voglio andare a casa / la casa dove posso stare in pace con te, in pace con te O Signore dei viaggiatori / ascolta questo figlio immerso nei colori che crede che la luce sia sempre una sola ascoltami proteggimi / ed il cammino quando è buio illuminami sono qua in giro per la città / e provo con impegno a interpretare la realtà cercando il lato buono delle cose / cercandoti in zone pericolose … e il mondo mi assomiglia / nelle sue contraddizioni mi specchio nelle situazioni e poi ti prego / di rivelarti sempre in ciò che vedo io so che tu mi ascolti anche se a volte non ci credo.
A volte io ti vedo in tutto quello che c’è / giro per il mondo tra i miei alti e bassi come pollicino lascio indietro dei sassi / sui miei passi per non dimenticare la strada che ho percorso / fino ad arrivare qua. E ora dove si va; adesso si riparte per un’altra città.
Auguri per la tua nuova casa don Andrea e grazie del cammino condiviso. E chissà che anche don Luca trovi una casa accoglien te; non sarà nuova come l’Oratorio di Terno, ma sono le persone che contano. dongiuseppe
O Signore della mattina che bussa sulle palpebre / quando mi sveglio mi giro e mi rigiro nel il mio giaciglio e poi faccio entrare il mondo dentro me / e dentro il mondo entro fino a notte barriere confini paure serrature cancelli dogane facce scure.
1 Estate 2022 Benvenuto a casa Don Andrea, quando sei arrivato abbiamo preparato sulla soglia dell’Oratorio il tappe tino con la scritta “Benvenuto a casa”. Adesso dovremo pulirlo bene perché deve servire anche per don Luca. Per un curato l’Oratorio è la sua casa, anche se agli inizi è come quando due si sposano: non la sentono subito come la loro casa; ci vuole un po’ di tempo. Con una differenza: che due sposi se la scelgono e se la costruiscono; per noi, invece, non è così. Poi, è vero che, strada facendo, conosciamo altre case e saliamo altre scale; ma non è mai la nostra casa. Lì nascono e magari si condividono i nostri sogni, i progetti; lì si coltivano speranze e si combattono delusioni; lì si raccolgono e si custodiscono confidenze; lì ci siede attorno a un tavolo in amicizia e si condividono pezzetti di vita; lì si cercano cammini da percorrere con quanti sono affidati alle nostre cure e ci si aiuta a capire qualcosa delle loro storie. Alla fine la casa la costruiamo noi, giorno dopo giorno; e la sentiamo sempre più la mia casa. Solo che a noi, ad un certo punto, ci viene chiesto di lasciarla perché, ci dicono, che ce n’è un’altra che ci aspetta. So cosa vuol dire per quasi un anno odiare quella che deve diventare sempre più la mia casa. Per la verità ci hanno un po’ allenato ai cambiamenti perché – ci dicevano ancora – che dovevamo continuamente cambiare noi; la Bibbia ci avrebbe detto che dovevamo continuamente convertirci. Allora, adesso, è il momento anche del grazie (sembra quasi quando c’era l’Azione Cattolica Ragazzi con la festa del Ciao, del Grazie … ). Non voglio adesso entrare in elenchi di motivi per il grazie, anche perché esigono un minimo di riservatezza. Voglio solo dirlo in due modi. Certamente, anche questa volta, si realizzerà quel principio per cui ci si accorgerà della bellezza delle piccole cose vissute e dell’importanza delle cose, delle fatiche e dei progetti condivisi. E la gratitudine nascerà soprattutto da queste piccole cose alle quali, magari, non si era data nemmeno tanta importanza. L’altro modo per dire grazie lo voglio fare con una canzone di un cantautore che non è il tuo preferito, ma che ha fatto comunque cose belle. Vorrei ringraziarti dedicandoti “Questa è la mia casa” di Jovanotti; è come una preghiera, anche se non è recentis sima, e comunque mi pare che ci stia in questa circostanza.

La delcostruzioneRegnodiDio
Ma perché regni questa meravigliosa armonia, bisogna accogliere la salvezza di Cristo, il suo Vangelo d’amore, perché siano eliminate le disuguaglianze e le discriminazioni del mondo presente. Nessuno dev’essere escluso. Il suo progetto è essenzialmente inclusivo e mette al centro gli abitanti delle periferie esistenziali. Tra questi ci sono molti migranti e rifugiati, sfollati e vittime della tratta.
Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche ricono scere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al proces so di costruzione. Mi piace cogliere questo approccio al fenomeno mi gratorio in una visione profetica di Isaia, nella quale gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti (cfr Is 60,1011). Nella medesima profezia l’arri vo degli stranieri è presentato come fonte di arricchimento: «Le ricchez ze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli» In(60,5).effetti, la storia ci insegna che il contributo dei migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi. Il loro la voro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li acMacolgono.questo contributo potrebbe es sere assai più grande se valorizza to e sostenuto attraverso programmi mirati. Si tratta di un potenziale enorme, pronto ad esprimersi, se solo gliene viene offerta la possibi lità. Gli abitanti della nuova Gerusalemme – profetizza ancora Isaia – mantengono sempre spalancate le porte della città, perché possano entrare i forestieri con i loro doni: «Le tue porte saranno sempre aper te, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciar introdurre da te le ricchezze dei popoli» (60,11).
La costruzione del Regno di Dio è con loro, perché senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole. L’inclusione delle persone più vulne rabili è condizione necessaria per ottenervi piena cittadinanza. Dice infatti il Signore: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete ve stito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt 25, 34-36).
La presenza di migranti e rifugiati rappresenta una grande sfida ma
2 VITA DELLA CHIESA PAPA FRANCESCO
Il senso ultimo del nostro “viaggio” in questo mondo è la ricerca della vera patria, il Regno di Dio inaugurato da Gesù Cristo, che troverà la sua piena realizzazione quando Lui tornerà nella gloria. Il suo Regno non è ancora compiuto, ma è già presente in coloro che hanno accolto la salvezza. «Il Regno di Dio è in noi. Benché sia ancora escatologico, sia il futuro del mondo, dell’umanità, allo stesso tempo si trova in noi». La città futura è una «città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso» (Eb 11,10). Il suo progetto prevede un’intensa opera di costruzione nella quale tutti dobbiamo sentirci coin volti in prima persona. Si tratta di un meticoloso lavoro di conversione personale e di trasformazione della realtà, per corrispondere sempre di più al piano Idivino.drammi della storia ci ricordano quanto sia ancora lontano il rag giungimento della nostra meta, la Nuova Gerusalemme, «dimora di Dio con gli uomini» (Ap 21,3). Ma non per questo dobbiamo perderci Allad’animo.luce di quanto abbiamo appreso nelle tribolazioni degli ultimi tem pi, siamo chiamati a rinnovare il nostro impegno per l’edificazione di un futuro più rispondente al progetto di Dio, di un mondo dove tutti possano vivere in pace e dignità. «Noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia» (2 Pt 3,13). La giustizia è uno degli elementi costitutivi del Regno di Dio Nella ricerca quotidiana della sua volontà, essa va edificata con pa zienza, sacrificio e determinazione, affinché tutti coloro che ne han no fame e sete siano saziati (cfr Mt 5,6). La giustizia del Regno va compresa come la realizzazione dell’ordine divino, del suo armonioso disegno, dove, in Cristo morto e risorto, tutto il creato torna ad essere “cosa buona” e l’umanità “cosa molto buona” (cfr Gen 1,1-31).


P. Julio fu ad Albino, anche con i ragazzi di Casa vida, cittadini onorari, nel 2001 e nel 2002.
Nato a Montenegro, nello stato brasiliano del Rio Grande del Sud, da una famiglia di origine tedesca, Auri Afonso – questo il nome di Battesimo – ha assunto il nome religioso Cláudio una volta entrato nell’Ordine dei frati minori nel 1956. Ventun anni, a partire dal 1975, li ha trascorsi a Santo André dove si è distinto per la difesa degli operai, di sostegno ai sindacati e la partecipazione a scioperi quale vescovo respon sabile della Pastorale Operaia in tutto il Brasile.
Il 15 aprile 1998 Giovanni Paolo II lo ha voluto come arcivescovo metropolita di São Paulo. Qui è stato a fianco di padre Julio Lancellotti nella pastorale per la popolazio ne della strada. Il 29 giugno 2020 è stato eletto presidente della Conferenza ecclesiale dell’Amaz zonia, istituita per concretizzare molte delle proposte emerse dal Sinodo sull’Amaz zonia del 2019. In questa Chiesa che desiderava povera e sempre “in uscita”, l’arcivescovo emerito di São Paulo auspicava che potesse risuonare forte la voce delle popolazioni amazzoniche, piagate da deforestazione, progetti predatori e malattie della terra e della gente, oltre che da problematiche pastorali. (didascalia della foto) Il card. Hummes a S. Paolo del Brasile con p. Julio Lancellotti, vicario del popolo della strada.
Marzo 2022
anche un’opportunità di crescita culturale e spirituale per tutti. Grazie a loro abbiamo la possibilità di conoscere meglio il mondo e la bellezza della sua diversità. Possiamo maturare in umanità e costruire insieme un “noi” più grande. Nella disponibilità reciproca si generano spazi di fecondo confronto tra visioni e tradizioni diverse, che aprono la mente a prospettive nuo ve. Scopriamo anche la ricchezza contenuta in religioni e spiritualità a noi sconosciute, e questo ci sti mola ad approfondire le nostre pro prie convinzioni. Nella Gerusalem me delle genti il tempio del Signore è reso più bello dalle offerte che giungono da terre straniere: «Tutti i greggi di Kedàr si raduneranno da te, i montoni dei Nabatei saranno a tuo servizio, saliranno come of ferta gradita sul mio altare; renderò splendido il tempio della mia glo ria.» (60,7). In questa prospettiva, l’arrivo di mi granti e rifugiati cattolici offre ener gia nuova alla vita ecclesiale delle comunità che li accolgono. Essi sono spesso portatori di dinamiche rivitalizzanti e animatori di celebra zioni vibranti. La condivisione di espressioni di fede e devozioni di verse rappresenta un’occasione pri vilegiata per vivere più pienamente la cattolicità del Popolo di Dio. Cari fratelli e sorelle, e specialmente voi, giovani! Se vogliamo cooperare con il nostro Padre celeste nel co struire il futuro, facciamolo insieme con i nostri fratelli e le nostre sorel le migranti e rifugiati. Costruiamolo oggi! Perché il futuro comincia oggi e comincia da ciascuno di noi. Non possiamo lasciare alle prossi me generazioni la responsabilità di decisioni che è necessario prende re adesso, perché il progetto di Dio sul mondo possa realizzarsi e venga il suo Regno di giustizia, di fraternità e di pace (Messaggio per la 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato - 25 settembre 2022) È morto il cardinale Hummes che ispirò al Papa il nome di Francesco “Omnes vos fratres” (“Tutti voi fratelli”) recitava il suo stemma episcopale, riprendendo l’espressione di San Francesco d’Assisi, “Fratelli tutti”, che ha ispirato anche l’ultima enciclica del Papa. Un altro segno evidente di quella unità di intenti e di pensiero che lo legava a papa Francesco, il cui nome fu il frutto di un suo suggerimento. Aveva 87 anni, il cardinale Hummes, e un cuore grande che pulsava – e non c’è alcu na retorica nell’affermarlo – per i “poveri”: la popolazione di strada in Brasile, i popoli indigeni dell’Amazzonia, gli assetati e affamati del Sud del mondo, come gli operai mal pagati o le vittime dei cambiamenti climatici. Quei poveri li ha avuti in mente tutto il tempo, anche negli ultimi scrutini del Conclave 2013 che elesse l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio. All’amico argentino, seduto al suo fianco, quando aveva raggiunto il numero dei voti necessari per essere eletto, sussurrò all’o recchio: “Non dimenticare i poveri”. Lo rivelò Francesco stesso ai giornalisti incontrati il 16 marzo 2013: “Io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi”.

E il terzo antidoto è il bene comu ne, come rimedio al perseguire in teressi di parte. Anche in campo sanitario è frequente la tentazione di far prevalere vantaggi economici o politici di qualche gruppo a disca pito della maggior parte della po polazione. E questo vale anche sul piano dei rapporti internazionali. Il diritto fondamentale alla tutela della salute – cito dalla Nuova Carta degli Operatori Sanitari – «attiene al va lore della giustizia, secondo il quale non ci sono distinzioni di popoli e nazioni, tenuto conto delle ogget tive situazioni di vita e di sviluppo Vincent van Gogh “Il buon Samaritano” 1890
La secondosanitàPapaFrancesco
Alla Confederazione Ferdersanità Care amiche e cari amici, ringrazio la Presidente per le sue parole. Ha citato San Giuseppe Moscati, un “buon samaritano” davvero, che ha saputo incarnare uno stile di cura integrale, nel territorio. Vorrei proporre tre “antidoti” che possano aiutarvi a camminare nel solco Innanzitutto,tracciato.la prossimità: è l’antidoto all’autoreferenzialità. Prossi mità. Vedere nel paziente un altro me stesso spezza le catene dell’e goismo, fa cadere il piedistallo sul quale a volte siamo tentati di salire e spinge a riconoscerci fratelli, a prescindere dalla lingua, dalla pro venienza geografica, dallo status sociale o dalla condizione di salute. Se nelle persone che incontriamo nelle corsie degli ospedali, nelle case di cura, negli ambulatori riusciamo a scorgere prima di tutto dei fratelli e delle sorelle, cambia tutto: la “presa in carico” smette di essere una questione burocratica e diventa incontro, accompagnamento, condivisione. Il nostro Dio è il Dio della prossimità. Lui stesso si è presentato così: nel Deuteronomio disse: “Quale popolo ha i suoi dei così vicini come tu con me?”. La prossimità, la vicinanza. Il nostro Dio, che è il Dio della prossimità, ha scelto di assumere la nostra carne, non è un Dio distante, irraggiungibile. Cammina con noi, sulle strade dissestate di questo mondo, come ha fatto con i di scepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-32), che si mette in ascolto dello smarrimento, delle angosce, del grido di dolore di ciascuno. A noi chiede di fare lo stesso. E questo è tanto più importante quando ci si trova nella malattia e nella sofferenza. Farsi prossimi significa anche abbattere le distanze, fare in modo che non ci siano malati di “serie A” e di “serie B”, mettere in circolo le energie e le risorse perché nessuno sia escluso dall’assistenza socio-sanitaria. E da qui quello che la Presidente ha ricordato sulla sanità pubblica: quando un Pa ese perde questa ricchezza che è la sanità pubblica, incomincia a fare distinzioni tra la popolazione, coloro che hanno accesso, che possono avere sanità, a pagamento, e coloro che sono senza servizio sanitario. Per questo è una ricchezza vostra, qui in Italia, la sanità pubblica: non perderla, per favore, non perderla! Ecco allora il secondo antidoto: l’integralità, che si oppone alla frammentazione e alla parzialità. Se tutto è connesso, dobbiamo anche ripensare il concetto di salute in un’ottica integrale, che abbracci tutte le dimensioni della persona. Senza nulla togliere al valore del le competenze specifiche, curare un malato significa considerare non solo una certa sua patologia, ma la sua condizione psicologica, so ciale, culturale e spirituale: il tutto. Quando Gesù guarisce qualcuno, oltre ad estirpare dal suo corpo il male fisico, gli restituisce la dignità, reintroducendolo nella società, dandogli una nuova vita. Naturalmen te questo lo può fare solo Lui, ma l’atteggiamento, l’approccio alla persona è modello per noi. Una visione olistica della cura contribuisce a contrastare la “cultura dello scarto”, che esclude quanti, per diversi motivi, non rispondono a certi canoni. È una cultura di oggi, così, dello scarto. Quello che non serve è fuori. Usa e getta, a tutti i livelli. In una società che rischia di vedere i malati come un peso, un costo, occorre rimettere al centro ciò che non ha prezzo, non si compra e non si ven de, cioè la dignità della persona. Le patologie possono segnare il corpo, confondere i pensieri, togliere le for ze, ma non potranno mai annullare il valore della vita umana, che va tutelata sempre, dal concepimento alla fine naturale. Auspico che la ri cerca e le varie professioni sanitarie abbiano sempre questo orizzonte.
4 VITA DELLA CHIESA


Bruder Jakob, pseudonimo di un “maestro” non solo di musica, ma anche di vita spirituale, ha condiviso queste considerazioni con la sua consueta schiettezza: “Sull’avventura in cui si è ficcata suo malgra do la comunità europea, è meglio non confidare nelle acrobazie dei politicastri di correnti differenti sì, ma condizionati da una comune ignoranza abissale e da schifosi compromessi. Sia però permesso almeno di sognare, certi che un’operazione – come quella che sto per narrare – è una finzione letteraria, ma non troppo.
17 Estate 2022 DUE LIBRI dei medesimi, nel perseguimento del bene comune, che è contemporaneamente bene di tutti e di cia scuno» (n. 141). La pandemia ci ha insegnato che il “si salvi chi può” si traduce rapidamente nel “tutti contro tutti”, allargando la forbice del le disuguaglianze e aumentando la conflittualità. Occorre invece lavo rare perché tutti abbiano accesso alle cure, perché il sistema sani tario sia sostenuto e promosso, e perché continui ad essere gratuito. Tagliare le risorse per la sanità è un oltraggio all’umanità Prossimità, integralità e bene co mune: vi consegno questi “antidoti”, con l’incoraggiamento a continua re a operare a servizio dei malati e dell’intera società. San Giuseppe Moscati vi guidi nel vostro lavoro quotidiano e vi doni la sapienza del curare e del custodire. 4 giugno 2022 Mani… legate In Monastero si conserva una statua dell’Addolorata (attribuibile a Grazioso Fantoni il giovane), una “Madonna da vestire” che ha la ca ratteristica di avere “due paia” di mani intercambiabili. Un paio che, applicate alle braccia snodabili, si allargano in un atteggiamento di offerta e di accoglienza e l’altro ricavato da un unico pezzo di tiglio (legno generalmente usato dai Fantoni per le loro opere) con le mani intrecciate in intensa preghiera Tradizione vuole che in Quaresima si applichino le mani oranti, da Pasqua sino all’inizio della successiva Quaresima le altre. Ormai da due anni, vista la situazione vissuta con la pandemia, avevamo lascia to alla Vergine le mani intrecciate. Come segno di compassione per tanto dolore, come richiesta di misericordia. Quest’anno a Pasqua ci eravamo ripromesse di sciogliere le mani alla Madonna. Poi è arrivata la notte del 27 febbraio. Le mani della nostra Addolorata, esposta in coro dal Mercoledì delle Ceneri, hanno continuato a stringersi in un doloroso nodo, anche dopo il canto dell’Alleluia pasquale quando è tornata nella sua nicchia, e ancora lo sono. Papa Francesco, voce nel deserto, ci ha invitato ad alcuni gesti significativi: il 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri ha chiesto che il digiuno venisse offerto per la pace; il 25 marzo davanti al mondo intero ha consacrato la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, por tando a compimento la richiesta della Madonna apparsa a Fatima; il 31 maggio ha recitato con i fedeli il S. Rosario in S. Maria Maggiore. Le nostre mani come quelle di Maria non vogliono sciogliersi, confidando nell’evangelica forza della debolezza. Troppo sangue e non solo per una guerra, ma per le tante che straziano il mondo; per il sangue innocente versato dai nostri fratelli nella fede il giorno di Pentecoste e di una piccola vittima, agnello sgozzato con un gesto brutale e insensato...
Se lo Spirito Santo trovasse oggi accoglienza in un battezzato, quest’ultimo sentirebbe l’urgenza d’invitare i capi di Stato europei a un incontro al Cremlino. Il programma prevedrebbe l’arrivo nel po meriggio del giorno X a Mosca per la celebrazione comune dei vespri con i salmi cantati da ciascun partecipante nella propria lingua. Un digiuno sostituirebbe la cena e preparerebbe una prolungata veglia nella notte, scandita dal rosario, dalla via crucis, dall’inno Akathistos. Nelle successive tre giornate si visiteranno alcuni 2 monasteri della santa Russia e si pregherà si pregherà si pregherà. È ora adesso di ritornare alla realtà: Soltanto un’esperienza di preghiera vissuta può fare ritrovare la verità di se stessi, condizione per rinsaldare la comunione fraterna nella potenza dello Spirito Santo: trionferebbe allora la pace che solo D-i-o può donare e rendere viva per il bene di tutti i suoi figli. E non dimentichiamo un particolare evidenziato dalla solennità liturgica del Corpus Domini: la carestia del grano, la mancanza del pane farinaceo sul tavolo di tante popolazioni è anche un segno della carestia che attanaglia tanti popoli privi del pane eucaristico” (Dalle “Lettere dal Monastero di S. Benedetto in Bergamo, giugno)

ESPERIENZE EDUCATIVE6
Molto spesso ci viene chiesto come i Capi Scout riescano a rendere le attività delle unità sempre varie e interessan ti, sempre adatte alle esigenze educative dei ragazzi. Il primo passo è l’impegno: senza di que sto non si può nemmeno inizia re a essere Capi. Il secondo è la passione, un amore speciale volto al Servizio, che già fa parte dei cardini educativi dei Rover e delle Scolte ma che è fondamen tale per un Capo. Ma per poter fornire quell’offerta educativa che rende il metodo Scout unico al mondo, l’impegno e la passione di un capo devono essere accompagnati da una so lida e completa formazione me todologica. Ecco perché in tutte le associazioni Scout del mondo sono previsti i cosiddetti Cam pi Scuola. Ebbene sì, esistono scuole anche per formare gli Scout, affinché siano sempre più consapevoli delle responsabili tà educative (oltre che legali…) e delle nostre tecniche: giochi, espressioni, racconti, imprese, riflessioni, catechesi…
La cosiddetta formazione di 3º tempo invece non ha un iter ed un termine precisi come i due precedenti perché è affidata di rettamente alla sensibilità del Capo; questi dovrà avere una cura costante per la sua forma zione spirituale, per la sua siste mazione sociale e per il suo arricchimento metodologico. Insomma possiamo concludere con le parole dello storico canto del “1° Campo scuola dell’Associazione Italiana FSE”, che si tenne nel 1976 a Montegemoli (Pisa): “E’ segnata la mia strada, da chi prima la passò… Per ser vire ho camminato, sulle strade dell’amor”. Tasso Riflessivo
Nella nostra Associazione la formazione del Capo si articola in tre periodi: formazione di 1º tempo, formazione di 2º tempo, formazione di 3º tempo (o per manente). I Campi Scuola di 1º tempo hanno lo scopo di formare gli Aiuto Capi e di porre le basi perché divengano validi Capi nell’Associazione. Quelli di 2º tempo invece formano i Capi Unità dell’Associazione, comple tando il lavoro formativo iniziato con il 1º tempo, approfondendo maggiormente i vari temi ed of frendo un’apertura ai più vasti problemi connessi con l’azione del Capo-educatore. Praticamente si svolgono due campi per ognuna delle sei branche (Cocci nelle, Lupetti, Guide, Esploratori, Scolte, Rover). Al termine della formazione di secondo tempo, si può ottenere il brevetto di Capo per la Branca prescelta dopo la preparazione di una tesina matu rata in seguito al Campo scuola superato ed un periodo di tiroci nio nel quale mettere in pratica quanto appreso. Anche quest’anno ben quattro capi di Albino si mettono in gioco per partecipare ai Campi Scuola!
Estate: tempo di campi, tempo di formazione!


Chierichetti che Domenica 19 giugno hanno iniziato il loro servizio all’altare Domenica 19 giugno, durante la S. Messa delle 10.30, la nostra Comunità ha “graduato” nuovi Chierichetti. Si tratta di un gruppo di bambini e bambine che, dopo un percorso di preparazione, ha scelto di mettersi al servizio della Parrocchia come chierichetti. I bambini sono apparsi motivati, felici ed emozionati di entrare a far parte dei servitori all’altare. Il ruolo del chierichetto appare come un’esperienza significa tiva, sia a livello spirituale che educativo. È partecipazione at tiva, protagonismo ed educazio ne tra pari. Sono questi i principi pedagogici che si può tranquil lamente affermare essere alla base dell’adesione al gruppo dei chierichetti e che ciascun bambino vivrà ed interiorizzerà. Partecipazione attiva in quanto tutti i chierichetti si vedono inve stiti di un ruolo durante le liturgie. Protagonismo perché grazie alla partecipazione realizzano la propria identità e si sentono re sponsabilizzati di fronte ai fedeli presenti. Educazione tra i pari in quanto, oltre alle indicazioni e alle istruzioni dei sacerdoti, i chierichetti più grandi diventano esempio concreto e guida dei più piccoli e dei nuovi arrivati, che hanno la possibilità di imparare stando al fianco di un loro pari. Ecco perché l’attività di servizio liturgico al quale viene chiamato il chierichetto, ha la possibilità di ripercuotersi nei vari contesti so ciali extra Assumendoparrocchiali.l’impegno di diven tare servitori dell’altare e collaboratori del sacerdote, sull’e sempio dei discepoli di Gesù, questi bambini hanno accettato un ruolo importante, che non si limita solo alla presenza nelle di verse funzioni religiose alle quali sono chiamati a partecipare, ma che li impegna a vivere il loro quotidiano come se stessero sempre servendo Gesù, cercan do di essere pieni di carità, gene rosi e disponibili sull’altare come nella vita. Ma non dimentichiamo che sono bambini e come tali hanno anche il compito di far sì che la liturgia sia gioiosa oltre che ben curata É bello vedere i bambini che, con orgoglio, anche sotto una piog gia battente, dimostrano la loro scelta di servizio a Dio parteci pando alla Messa Domenicale, sentendosi parte di una grande comunità che vive e cresce nella fede. Silvia Bergamelli “Quando partecipate alla Liturgia svolgendo il vostro servizio all’altare, voi offrite a tutti una testimonianza. Il vostro atteg giamento raccolto, la vostra devozione che parte dal cuore e si esprime nei gesti, nel canto, nelle risposte: se lo fate nella maniera giusta e non distrattamente, in modo qualunque, allora la vostra è una testimonianza che tocca gli uomini.”
Benedetto XVI I nuovi chierichetti sono: - Andrea Acerbis - Emma Bonanomi - Leonardo Melis - Maria Ne - Arianna Pellegata - Francesco Piazzini - Cristiano Piccinini - Giulia Riva - Lucia Rocca
VITA PARROCCHIALE 7 Estate 2022 I nuovi

8 ORATORIO








Abbiamo condiviso momenti di preghiera insieme come la via crucis comunitaria del 1 aprile, l’adorazione eucaristica alla chiesa della Madonna di Guadalupe e l’incontro con clusivo con i ragazzi e i loro genitori. Consapevoli che questi ragazzi hanno vissuto tre anni di incertezze e limitazioni, siamo convinti che il nostro appun tamento settimanale ci ha permesso di ritrovarci e di sentirci tutti meno soli. Ringraziamo i nostri sacerdoti per la guida e il sostegno, tutti i catechisti che hanno donato il loro tempo in questi anni, le famiglie per la fiducia e i ragazzi per la costanza e la gioia che hanno saputo portare. I catechisti
In cammino con i nostri ragazzi
Tutto è iniziato il 15 ottobre 2019 con la voglia di incontrarci e accompagnare i ragazzi verso la cresima e ad un “eccomi” consapevole. Abbiamo cominciato a cono scerci e a costruire un cammino condiviso e responsabile che potesse stimolare i ragazzi a partecipare e trovare un’occasione di crescita della loro fede. Nonostante la vivacità del gruppo, da su bito ci ha colpiti la voglia di interagire, ap profondire, provocare e di stare insieme in Legruppo.proposte nei primi mesi sono state diverse e variegate: non solo incontri in aula, ma anche attività sul territorio come la mostra “Luci e ombre di Harry Potter” e la mostra dei santi nella chiesa di s. Anna e l’incontro con viviale con le famiglie del 2 febbraio 2020. Purtroppo un cammino iniziato con così tan to entusiasmo si è dovuto fermare a causa del Covid, però siamo rimasti in contatto ugualmente tramite il gruppo WhatsApp e con la preghiera reciproca. Il secondo anno è iniziato con la consapevolezza che sarebbe stato impegnativo e che avrebbe richiesto particolari atten zioni perché avrebbe portato i ragazzi alla confermazione del dono che i genitori avevano scelto per loro con il battesi mo. Purtroppo anche questo anno è stato tormentato e caratterizzato da continue interruzioni dovute alla pandemia ma non ci siamo dati per vinti e abbiamo continuato il percorso rispettando le normative, parteci pando tutti insieme alla Messa o attraverso incontri online organizzati da don Andrea. Ci siamo sentiti più uniti e sicuramente ab biamo riscoperto il valore della partecipazione alla Messa. Anche in questo periodo siamo riusciti a conoscere realtà caritative del nostro territorio come la mensa dei po veri a Bergamo gestita da Fra Riccardo e “Legami di pane” con l’intervento del sig. MoltoTiraboschi.partecipato è stato anche il concorso Dopopresepi.aver approfondito i doni dello Spirito Santo aiutati da figure di santi come Fran cesco, Carlo Acutis e Chiara Luce, dopo il ritiro e la veglia di preparazione, siamo arrivati alla Cresima. Abbiamo affidato i ragazzi allo Spirito Santo perché il loro “eccomi” fosse frutto di una scelta matura e sentita. Ci siamo promessi di ritrovarci a ottobre 2021 per il pellegrinaggio ad Assisi, l’unica proposta che ha dovuto essere rimandata al dopo Cresima. Con grande gioia la partecipazione dei ragazzi è stata quasi totale, non solo al pellegrinaggio ma anche agli incontri di tutto l’anno appena terminato. Questo ci ha fatto pensa re ad una loro scelta davvero libera.
VITA PARROCCHIALE 9 Estate 2022
Anche questo ultimo anno è stato ricco di iniziative. Sicu ramente Assisi ha lasciato il segno più forte ed è stata per noi un’occasione anche per conoscere più profondamente i ragazzi e di stabilire un rapporto di maggiore confidenza, creando una “piccola comunità nella comunità”.
Gli incontri hanno avuto come tema il rapporto con se stes si, con il gruppo, con i genitori e con Dio. Lo sguardo ad attività di carità e servizio non è mancato e come sempre il gruppo si è manifestato generoso e attivo.

Siamo certe però che ha saputo vivere serena mente quel martirio quotidiano che la vita riserva a tutti. Sapeva donare sicurezza e gioia a tutti e ha lavorato la sua forte sensibilità per il bene comune, servendo suore e fratelli, attingendo forza e co raggio nella preghiera personale e comunitaria. La sua Vita religiosa era improntata alla ricerca della volontà di Dio, per aderirvi con docilità. Il silenzio, la discrezione, la mitezza, la riconoscenza, insieme alla preghiera umile e fiduciosa, furono le sue ca Amavaratteristiche.dialogare
In fedeltà alla povertà professata, viveva la condi visione dei beni con la fraternità e con i poveri che bussavano alla porta. Questa sorella Cappuccina, donna di pace e di riconciliazione, nella semplici tà visse credendo nell’amore di Dio e che il lavoro nascosto e umile è prezioso ai Suoi occhi. Deside rava ardentemente andare in Missione, ad Alto Alegre (Brasile), terra bagnata dal sangue delle nostre care sorelle martiri, certa che la Madonna l’avrebbe aiutata; ma questa sua richiesta non fu accettata.
10 RICORDO I 102 anni di vita di suor Onorata
Donna di pace, grande esempio di fede gioiosa e semplice, suor Onorata Birolini, al secolo Maria Giulia, nasce in una bella famiglia cristiana di Al bino il 10 maggio 1920 (figlia di Bortolo, contadino, sorella dell’impresario edile Marino, Ndr). Crescen do, aumenta il suo desiderio forte di amare il Signore con tutto il cuore; così presto decide di entrare nella Famiglia delle Suore Cappuccine di madre Rubatto dove, con semplicità, dopo gli anni di for mazione seminò a piene mani l’amore di Dio nel prossimo, vivendo in silenzio e nel sacrificio la sua lunga esistenza di Cappuccina. Dal volto sereno e buono, dallo sguardo vivace e attento, visse non preoccupata né del presente, né del futuro ma abbandonata nelle mani del Padre, dal quale si sentiva amata come pure dalle suore con le quali condivise nel nascondimento il lavoro della cucina: suor Lucrezia, suor Clara e suor Erne stina, compagne sollecite nel servizio di cuoche in Casa Madre a Genova. Fu anche Superiora a Va razze e in Casa Madre a Genova.
Suon Onorata è morta a Bergamo il 5 luglio 2022, il funerale è stato celebrato al Tempio Votivo, la se poltura è avvenuta nel Cimitero monumentale di Bergamo nella cappella delle suore Cappuccine di madre Rubatto.
interiormente con Gesù “Buon Pa store”, al quale tutto riferiva e dal quale tutto atten deva. Fedele al Suo amore e ferma nella volontà di testimoniarlo nella letizia, nelle diverse Comunità in cui visse lasciò un caro ricordo. Fu madre e sorella per molte di noi, di cui ne custodiamo una bella me moria, la sua saggezza e capacità di “voler bene” e di “volere il bene” altrui. Aveva paura di morire, anche se sapeva che era normale. Il suo fisico centenario logorato dal lavoro e dalla malattia, negli ultimi anni la costrinse su una carrozzella; così se ne andò trascorso da poco mez zogiorno, in un giorno assolato, caldo e nel silenzio, offrendo fino all’ultimo respiro la vita al Signore. Il prossimo 7 ottobre avrebbe celebrato il suo Giubi leo di ottant’anni di fedeltà e di donazione a Gesù, suo unico Sposo. A noi e alle tue care nipoti, anche se già eri cari ca di anni, ci hai lasciate nel dolore; per te, invece, tutto era pronto, perché ti eri preparata, giorno per giorno, fino all’incontro definitivo, atteso e coronato di un desiderio e di una promessa che si sono rea Suorlizzati!Onorata, ti auguriamo di “gustare quanto è bello e soave abitare nella Casa del Signore in mez zo a canti gioia di una moltitudine in festa”. Grazie, suor Onorata, ti accolga il coro degli Angeli e i tuoi cari che ti hanno preceduto nella Gerusalemme Ce Siamoleste. certe che ora dal cielo continuerai a pregare per tutti, come già facevi qui. Suor Franca Zeni Superiora Provinciale


Grazie don Andrea
Proprio nell’anno dedicato alla virtù della gratitudine, settembre sarà il mese per un saluto riconoscente a don Andrea per il bene fatto ad Albino nei suoi cinque anni di presenza: nelle relazioni che ha saputo tessere anche nel tempo difficile segnato dalla pandemia; per l’entusiasmo nel vivere le mille attività di una comunità. Resterà in Val Seriana, in quel di Parre, dove proseguirà da parroco il suo ministero presbiteriale. Lo accompagniamo in questo suo nuovo tratto di cammino nella preghiera e con alcune testimonianze. La “Festa dell’Oratorio” in programma dal 26 agosto al 4 settembre sarà occasione per salutarlo personalmente. i tuoi ado Che dire di don Andrea, del nostro don… in questi cinque anni è stato colui che è riuscito a coinvolgerci, fin da subito, nelle attività della comunità. È riuscito a far nascere in noi il desiderio di abitare l’oratorio, facendolo diventare per noi una seconda casa. Da qui abbiamo iniziato a partecipare alla catechesi, al CRE, ai campi, nell’aiuto compiti e ai gruppi del venerdì sera, soprattutto nel periodo del covid, permettendoci di mantenere un legame anche in una situazione in cui creare legami era diventato impossibile… ma anche a momenti semplici come le colazioni in oratorio (con le brioches gentilmente offerte da lui), le convivenze, le pizzate, le feste… Anche le nostre famiglie sono state travolte dal suo entusiasmo, facendo nascere in loro la voglia di mettersi in gioco, di mettersi all’opera e di spendere per la loro comunità. Persino nella scuola secondaria, don Andrea, si è dimostrato un professore davvero eccezionale e ben voluto. Molti parrocchiani, anche coloro che normalmente non frequentano assiduamente l’oratorio, sono dispiaciuti di quanto accadrà a settembre… perchè don Andrea, in questi anni, ha lasciato il segno; per la sua gentilezza, la sua disponibilità e la sua determinazione. In poche righe non riusciremo mai a far capire quanto gli siamo riconoscenti per quanto è stato e quanto ci ha trasmesso, ma con questo scritto lo vogliamo ringraziare per averci sopportato in questi cinque anni, anche se sembra l’altro ieri quando apriva i cancelli per la prima volta… grazie.

eAlessiagliICAREiani
Alcuni oggetti per dirti il nostro grazie don
“I CARE” è il progetto pomeridiano che da più di 15 anni accompagna, per due pomeriggi settimanali, l’anno scolastico di alcuni dei nostri ragazzi albinesi della scuola secondaria di primo grado, protagonisti nelle attività di supporto e potenziamento didattico, gioco e aggregazione in oratorio, affiancati da educatori e operatori/volontari adolescenti e adulti. I care, un verbo che racchiude sfumature di importante significato: aver cura di, prendersi cura, me ne importa, mi stai a Noi,cuore..educatori, operatori/volontari e i nostri ragazzi che in questi anni hanno abitato l’oratorio, ti ringraziamo di cuore don Andrea, per essere stato guida e compagno di viaggio, per aver supportato il progetto e creduto nel potenziale di questa esperienza educativa, anche quando le condizioni non erano delle più favorevoli. Grazie per averci donato il tuo tempo, prendendoti cura di noi.
Buon cammino don Andrea… i dicatechistiprimamedia Caro don Andrea, ogni volta che un nostro sacerdote ci lascia per avviare un nuovo cammino in un’altra comunità, la malinconia sembra sorprenderci e il tempo trascorso insieme incredibilmente breve. Eppure, a ben guardare quanto è avvenuto, ci sembra necessario sottolineare il senso profondo del dono. Quando riceviamo un dono ci sentiamo contenti, siamo sorpresi e comprendiamo quanto chi lo fa ci abbia pensato. I nostri sacerdoti sono un dono: ognuno di loro è segno concreto dell’amore di Dio perché attraverso le loro qualità, capacità e diversità sanno divenire lievito per quanti incontrano. Il nostro sentimento un po’ triste ora trova un sollievo, il cuore ringrazia lo Spirito Santo per il tuo dono e ci stimola, caro don Andrea, nell’impegno di accompagnarti con la preghiera perché tu possa continuare a essere segno intenso dell’amore che Dio ha per ogni uomo. Grazie per tutto, i catechisti di prima media. i dicatechistiquartaelementare
Andrea: Pedule per camminare… grazie don perché ci hai aiutato nel cammino della vita. Chitarra per lodare Dio… grazie don per aver abbellito le nostre liturgie con la musica. Computer per riempire al meglio certi lunghi periodi… grazie don per aver speso bene il talento della tecnologia, durante i tanti lockdown, facendoci compagnia nelle nostre case. Orecchie collegate al cuore... grazie don per la tua capacità di ascolto. La prima tazza di caffè… grazie don per averci testimoniato con generosità il Tiservizio.auguriamo di proseguire con gioia la strada del tuo ministero, ovunque Gesù vorrà!! Con gratitudine le catechiste e i catechisti di 4A elementare Carolina, Rita, Alda, Stefania, Loretta, Yanet ed Eric “il Cre più bello” “Perché questo è il Cre più bello… della Val Seriana”. Questo era il nostro motto nell’estate 2018 . Una frase che, gridata a squarciagola in oratorio, ci faceva sentire tutti parte di una grande famiglia, tutti a casa. Casa: questa è la parola perfetta per raccontare il nostro oratorio e se ho compreso il significato profondo di que sta descrizione è anche merito tuo, don Andrea (o semplicemente “prete”, come dico sempre per scherzare). È anche me rito tuo perché, nel momento in cui abbiamo proseguito su strade diverse, me l’hai detto chiaro, preciso e ad alta voce: “questo posto sarà sempre casa tua”. Ed è così. Non tanto per merito di quelle pa role, ma per ciò che abbiamo vissuto sul la nostra pelle. Per questo mi permetto di usare la prima personale plurale pur non essendo albinese: qui ho vissuto un “noi”, ho riscoperto la bellezza dell’essere grup po anche grazie a te.
Tutti insieme abbiamo costruito una casa sulla roccia in cui ciascuno potesse “starci dentro” in modo “agile”. Tra una pasta all’arrabbiata, un confronto, una tisana servita nella tazza di Snoopy e una parti ta a calciobalilla, l’oratorio ha iniziato dav vero a profumare di casa: che sia per un giorno, per cinque minuti, perché ci passi per caso o per un appuntamento fisso, la porta è sempre aperta. La stessa porta dove ci siamo incrociati la prima volta. È stato un viaggio a ritroso tra i ricordi, me ne rendo conto, ma forse è stato solo un modo per arginare la nostalgia, per tornare a quel saluto e sapere di avere ancora davanti tanto da inventare e spe rimentare insieme. Ora, però, è giusto darle spazio in una forma buona perché possa trasformarsi nel desiderio di conti nuare a cucinare della pasta da condivi dere, chiacchierare senza guardare l’oro logio, riscaldare l’acqua per una tisana o semplicemente vedere chi passerà sotto il calciobalilla stavolta. Anche quando non sarà facile e sarà la stessa nostalgia a re marci “Caddecontro.lapioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quel la casa, ma essa non cadde”. Grazie don Andrea -o meglio- grazie prete per aver costruito con noi questo oratorio sulla roccia. Chiara Savio
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“Il modo migliore per misurare quanto sei cresciuto non sono i centimetri o il numero di giri che puoi percorrere ora attorno alla pista. È ciò che hai fatto con il tuo tempo, come hai scelto di trascorrere le tue giornate e di chi ti stai prendendo cura. Questa, per me, è la misura più grande del successo” (Wonder).


Caro don Andrea, a questa comunità indubbiamente lasci un prezioso raccolto, perché seminato con perseveranza e cura, giorno dopo giorno, anche in quelli più difficili. Alle nostre famiglie hai insegnato che si è comunità attraverso piccoli gesti, nel servizio spesso silenzioso, perché collaborazione è meglio di competizione e l’amore comincia prendendosi cura Aidell’altro.nostriragazzi, i nostri tosti adolescenti, che nell’oratorio hanno scoperto un rifugio sempre aperto, hai mostrato attraverso autentiche esperienze di vita vissuta che le strade della vita sono molteplici, ma una buon pastore rimane un’ottima guida per il suo gregge anche quando parte per altri sentieri, perché l’impronta che lascia rimane sempre nel posto più sicuro, il Ticuore.auguriamo un buon cammino Don Andrea, sicuramente le nostre strade si incroceranno di nuovo perché le belle persone non si scordano mai. Famiglie Aliprandi, Arsuffi, Colombi, Fassi, Moioli e Mura le catechiste di quinta elementare Ciao Don, ti scriviamo queste poche righe non per dirti addio, ma per ringraziarti del cammino fatto insieme, fatto di gioia ma anche di difficoltà. In questi cinque anni abbiamo avuto la fortuna di avere pagine bianche tutte da scrivere, arricchendoci insieme. Un nuovo viaggio sta per iniziare, per te e per tutti noi, ma la preghiera e i ricordi saranno una presenza viva che ci terrà uniti ovunque saremo. Ci mancherai don Andrea... un abbraccio grande grande! Simona B., Manuela, Simona C., Marina e Francesca Ciao Don, la notizia del tuo nuovo incarico in “terra straniera” ci ha colti di sorpresa, una sorpresa non proprio gradita, ma, come si dice, bisogna ubbidire. È stato bello in questi anni aver collaborato con te, per quel poco che mi è stato possibile, e di te serberò sempre un prezioso ricordo. Auguro ogni bene per la nuova esperienza che ti attende, sicuro che verrai apprezzato e benvoluto come nel tuo impegno nell’oratorio di Albino. Un grosso abbraccio e arrivederci (un salto a Parre per venirti a salutare, non mancherà). Ciao. Ferruccio Zanetti i dicatechistiseconda media Chi viaggia senza incontrare l’altro non viaggia, si sposta. Grazie per aver viaggiato con noi!
Caro don Andrea, non sono portato per scrivere in questo contesto, ma avrei voluto incontrarti molto prima, per dirti che sei un Don con i fiocchi, e che “a Dio piacendo”, tu possa esaudire tutti i desideri che porti serenamente nel tuo cuore. Grazie e Ciao Don o Reverendo. “ci lasci un prezioso raccolto” Spesso chi parte lascia qualcosa di sé.
Quando nella tua comunità arriva un nuovo curato, la prima cosa a cui pensi è di doverlo aiutare a custodire quella casa chiamata Oratorio, di accompagnarlo alla scoperta di quella nuova casa di cui tu, invece, fai parte fin da bambino. Nessuno però, quando questo succede, menziona la possibilità che si creino un legame, un’amicizia ed una fiducia reciproca che, anno dopo anno, crescono sempre di più. Se dovessimo riassumere la testimonianza di don Andrea in una sola parola sarebbe: LEGAME. In ogni esperienza, attività, incontro, campo, gita o cena che abbiamo vissuto insieme questo legame ha avvolto ed accompagnato il nostro operato, trasformando un semplice servizio di volontariato in voglia di stare insieme e prendersi cura l’uno dell’altro. Perciò, anche se all’improvviso arriva quella chiamata che distoglie lo sguardo dai bei ricordi degli ultimi anni, riguardiamo a quell’incontro con gratitudine, fortunati di quanto in questi anni abbiamo potuto condividere insieme. E ringrazieremo anche chi non ci aveva avvisato che questo legame si potesse creare, perché la gioia della scoperta è stato il motore del nostro stare insieme. Grazie di cuore dA. Naila, Valentina, Nicolò Caro don Andrea, la nostra famiglia ti vuole ringraziare per l’amicizia, la disponibilità , la pazienza che in questi 5 anni ci hai dedicato.
la corale Grazie per tutto il cammino che abbiamo condiviso. Le auguriamo di portare la sua gioia di vivere, sempre in ogni luogo e continuare a trasmetterla, come ha fatto con noi!!! i giovani educatori
Grazie veramente di tutto don Andrea. Cinzia, Giacomo, Stefano e Michela scrive delsegretariocustode,Franco...portinaio,etuttofarenostrooratorio.
Un grazie anche per aver condiviso con noi momenti bellissimi (Roma con i ragaz zi oratorio calcio e ad Assisi esperienza indimenticabile ) le serate in oratorio pas sate in allegria , alcune anche faticose .



Noi del Gruppo Calcio ne abbiamo apprezzato, sin da subito, il reale interesse ed una naturale predisposizione a “ve nirci incontro”. Già si stava accennando a inevitabili futuri interventi sul campo sintetico, ridotto ormai a tappeto con sunto e rattoppato. Si stava inoltre pro grammando la nuova stagione sportiva. Il Notturno appena alle spalle non induce certamente a rilassamenti. Ovviamente la sua partenza non significherà alcuna in terruzione. Però si dovrà ripartire con un nuovo Direttore, che andrà naturalmente conosciuto e ne sono certo, apprezzato.
Con tanto affetto e amicizia, a nome dell’intero Oratorio Albino Calcio, l’augu rio di ogni bene. Mino Ciao Don, non pensavo di scrivere questo saluto così presto. In questi giorni, ho iniziato a pensare a tutti i momenti che ho passato in oratorio: iniziai a frequentarlo ai tempi delle elementari, quando ancora non mi rendevo conto di cosa esso significasse, ai tempi era una distrazione del doposcuola che gentilmente mia nonna mi offriva prima di tornare a casa per riprendere gli studi. Ma poi, col passare del tempo, lo stesso posto che vivevo ludicamente tutti i pomeriggi, iniziò a trasmettermi delle emozioni più forti, intense, percepivo un senso di appartenenza e un senso di calda accoglienza che pian piano mi legava sempre di più e mi faceva sentire… a casa. Ed è proprio in questa fase di mutamenti che l’età preadolescenziale ci dona, che si può percepire la vera natura di questo posto, si comprende appieno l’importanza, e si sente il bisogno di contribuire per rendere questo posto ancora più speciale, per se stessi, e per gli altri. Ne ho passate davvero tante. Ne abbiamo passate davvero tante. È ingiustamente sott’inteso il ruolo che gli educatori, i don, e pensa, anche i portinai hanno avuto nella mia vita, e nella vita dei miei coetanei; gli adulti del domani li avete guidati voi oggi, attraverso il cammino nella fede e nella comunità. Quello che sono io oggi, ora, lo devo anche a voi: ho passato uno splendido periodo della mia vita in oratorio, che potrò solo ricordare con sorridente nostalgia, e che magari in futuro potrò raccontare ai miei figli, prima che si addormentino. Voglio ora augurare a te don Andrea, un sereno cammino; di strada ne hai fatta tanta, e altrettanta ti sta aspettando. Molti dicono di non voltarsi mai indietro nel percorso che ognuno di noi fa; ebbene io ti dico che è il passato a definire il futuro, e per questo sarebbe un errore non ripensare, a volte, alle nostre esperienze, alle persone care, a quelle che purtroppo ci hanno lasciato, a quelle a cui abbiamo voluto bene e che ci hanno ricambiato, a quelle che ci hanno dato consigli, e a tutte le persone che avremmo voluto conoscere meglio, ma non c’è stata occasione. Goditi il tuo viaggio, sarà senz’altro unico e irripetibile, e fidati… ne vale la pena! Buon cammino Diego Scarpellini
oratorio atletica Ciao siamoDon,noi, i tuoi ragazzi dell’Oratorio Albino Atletica. Ti ringraziamo per la tua presenza a volte silenziosa ma sempre efficace e rassicurante, per i tuoi incoraggiamenti sempre accompagnati dal sorriso, per il tuo puntuale aiuto là dove ce n’è stato Tibisogno.ringraziamo anche perché grazie all’ORATORIO ci è stata data la possibilità di essere educati alla vita attraverso lo sport, vivendolo come un valore. 5 anni per la nostra giovane vita sono tanti e tu li hai saputi riempire di insegnamenti e valori duraturi anche in un periodo così difficile per la nostra crescita dovuto a quel maledetto virus, per questo sarà difficile dimenticarti. Con affetto un abbraccio da tutti i tuoi atleti oratorio calcio Vero che, calcisticamente parlando, se al suo arrivo ci si aspettava un nuovo don Pierino (i datati come me lo ricorderanno attaccato alla rete di recinzione del Ken nedy, durante le partite dell’Albinese), oppure un novello don Emilio (vincitore del torneo di calcio con i blu in un palio dei rioni di 40 anni fa), le attese andarono Aldeluse.suo insediamento, in sostituzione del buon don Gianluigi, ci era stato dipinto come amante del volley. Eccone un al tro a cui il calcio proprio non interessa... Invece, nei (pochi) anni trascorsi nella nostra comunità, Don Andrea ha spesso mostrato un inusitato interesse verso lo sport che, per noi comuni mortali è ancora considerato il più bello del mondo. Non me ne voglia il buon Dante Acerbis. Non sono solo io a sostenerlo... Quindi, dopo (soli) cinque anni, Il Don del nostro amato Oratorio ci lascia. Chia mato a ruoli di maggior responsabilità in un ameno paesino della medio alta Val Seriana. Non tocca certamente a noi giu dicare una scelta presa nella cosiddetta “stanza dei bottoni” vescovile. Mai lo è stato e immagino mai lo sarà. Però mi permetto (se il buon Fabio non mi censu ra) di esprimere, qualche moto di insoddisfazione. Per un Direttore di Oratorio, cinque anni non sono certamente tanti. I suoi predecessori hanno condiviso gioie e dolori con gli albinesi per tempi assai più lunghi. Se a ciò aggiungiamo i due anni di pandemia, dove ben poco è sta to possibile realizzare, ne consegue che una partenza così repentina non era as solutamente in preventivo.
Non rimane che fare al nostro caro don Andrea un colossale “in bocca al lupo”. La sua nuova destinazione non è lontana. Sarà un attimo passare a trovarlo, magari gustando insieme un abbondante piatto dei mitici “scarpinòcc” di Parre. Giorni fa ho avuto occasione di passare in un ne gozietto del posto. Ho raccomandato loro di trattare bene il nostro Curato. Ma nell’uscire ho raccomandato loro di fare attenzione, perché è un attimo che torniamo a riprendercelo…


Caro don Andrea, di questi anni vissuti con te ricorderemo: le tue grasse risate; l’entusiasmo con cui accoglievi le nostre proposte; i tuoi mille “ma e però” sempre presenti nei tuoi discorsi; la tua lungimirante programmazione; il modo con cui gustavi le torte fatte con il Bimby... e come dimenticare il tuo sguardo affettuoso rivolto a Santa Lucia quando è comparsa sul balcone? E per ultimo, ma non meno importante, la velocità di risposta ai nostri WhatsApp. Ma tutto questo è noia, quello che realmente conta è il rapporto schietto, leale e sincero che hai costruito con i nostri ragazzi basato sulle regole, sul rispetto delle persone e delle cose partendo dal prendersi cura degli altri (I QuestiCARE).cinque anni con te sono stati ricchi di insegnamenti e di momenti belli. Ci T.V.T.B.mancherai.unbotto (giovani a tutti i costi) scrive disacristaLuciano...dellaparrocchiasanGiuliano
Caro don Andrea, sono stati cinque anni intensi e particolari. Abbiamo vissuto la catechesi a singhiozzi, ma questo non ci ha fatto mai mancare la tua presenza, il tuo sostegno e la tua guida. Crediamo che il SIGNORE ci abbia guidato nel nostro servizio attraverso te, suo ministro . Il sentimento che vogliamo esprimerti é la GRATITUDINE : GRAZIE per la tua dedizione, GRAZIE per l’amore che ci hai trasmesso e GRAZIE per la tua testimonianza di fede. Ti auguriamo un ministero fruttuoso nella tua nuova comunità e ti assicuriamo la nostra preghiera. Con don Andrea ho avuto la possibilità di fare tante esperienze in Oratorio e anche nella vacanza al mare di qualche anno fa a MiCesenatico.ricordocon piacere che durante quella bella vacanza mi portava in giro per le vie del paese e sul lungo mare con la bici perché sapeva che facevo fatica a Dacamminare.partesua ho sempre visto molta attenzione nei miei confronti; ha sempre cercato di venire incontro alle mie esigenze e necessità in molte delle situazioni che durante la vacanza si Doncreavano.Andrea per me è una persona simpatica e molto aperta all’ascolto ed al confronto con noi giovani e, questo, è un grande dono di cui abbiamo potuto Porteròbeneficiare.con me questi e tanti altri piacevoli ricordi di situazioni vissute insieme a lui e ad altri compagni di Oratorio. Grazie don Andrea e buon cammino! Sofia Cantini
Un pensiero semplice da un neo-sacrista: sono volati quasi tre anni da che ti ho conosciuto e già prosegui e ti incammini nel tuo percorso. I ricordi sono tanti … dai primi, dove tra tensione e imbarazzo facevo anche la tua conoscenza, che mi ha portato, come a molti altri, ad affezionarmi a te. Riconosco nella tua persona un pregio di Semplicità alla quale mi sono avvicinato con Stima e Rispetto, cosa che ho trovato Ticontraccambiata...auguroditrovare tanto Amore nel tuo cammino, un sincero grazie di cuore. Ciao don Andrea, adesso che è arrivato per te il momento di andartene, mi viene in mente quando ci siamo conosciuti, ben 5 anni fa. Nonostante fossi turbato dal fatto che don Gianluigi se n’era appena andato ho subito visto in te una persona di buon Inanimo.questi 5 anni trascorsi insieme la mia sensazione iniziale non ha fatto altro che migliorare, infatti ti ho scoperto non solo come sacerdote ma anche come confidente, e perché no, anche come un amico. Il piacere di conoscerti l’ho avuto soprattutto dalle attività che abbiamo svolto insieme, come ad esempio il CRE, le feste dell’oratorio e quelle ore trascorse insieme durante il mio volontariato.
In questi momenti, infatti, ho saputo apprezzare non solo il tuo lato più gentile ed amichevole, ma anche la tua parte più ansiosa e preoccupata, che raramente mostri agli altri.
Per tutti questi motivi, già so che mi mancherai e non solo come sacerdote ma anche come persona, con i tuoi pregi ed i tuoi difetti, con i tuoi punti di forza e di debolezza. Ti auguro il meglio per il tuo futuro.
Tutto questo è di sicuro segno del suo amore per loro e del desiderio di farli crescere nella fede e come persone. Ringraziamo tanto il Signore per averlo conosciuto e per il dono che è stato per noi e per la comunità di Albino! Grazie don per la tua testimonianza di vita e tanti auguri di buon cammino per questa nuova missione che il Signore ti ha affidato! Laura, Luz Marina, Valentina e Yanet i dicatechistiterzamedia
i dicatechistiterzaelementare
Simone Carrara le novizie delle suore delle poverelle In questo nostro primo anno ad Albino abbiamo potuto conoscere don Andrea e collaborare con lui per le attività della catechesi e del CRE. Abbiamo potuto cogliere la sua creatività e flessibilità nella programmazione delle attività, in cui si è speso con tutto se stesso; abbiamo sperimentato la sua passione per i ragazzi, che si manifesta nel saper giocare e scherzare con loro (pensiamo ai suoi balli e alle giornate in piscina col CRE!!) ma anche nel chiedere il rispetto per le regole e riprendere i ragazzi al momento opportuno.


Così concludeva il suo intervento in fa vore dell’ammissione di Mowgli al bran co Baloo, l’orso bruno che insegna ai lupacchiotti la Legge della giungla, e così ha fatto anche il nostro Baloo, Don Andrea. Fin da subito il Don ha mostra to una grandissima vicinanza ai Lupetti, ai Vecchi Lupi, a tutto il Branco. Poche parole, ma gesti forti, segni di affetto, pre senza, attenzione e cura. In questo modo il nostro Baloo ha insegnato la legge ai piccoli Lupetti, senza la necessità di lun ghe spiegazioni, ma tramite il dono di mo menti preziosi, che, anche se brevi, sono sempre stati vissuti con il cuore da Don Andrea, che ha saputo dare e trasmette re la massima importanza ad ogni istante passato insieme a noi. Con i Lupetti non si è mai lasciato andare ad un mare di parole, ma le poche dette, come richiama la citazione, sono sempre state ricche di Verità, Verità con la V maiuscola, quella di Cristo e quella che ogni buon Baloo prova ad insegnare ai Lupetti. Grazie Don Andrea per tutti i preziosi mo menti passati insieme. Grazie per le cele brazioni per arrivare al cuore dei Lupetti, grazie per i saluti “toccata e fuga” che hanno mostrato la tua vicinanza anche nei periodi più frenetici, grazie per tutte le “Danze di Baloo” che sei riuscito persino a perfezionare di anno in anno, grazie per le preziose parole che hai sempre avuto per i Vecchi Lupi, grazie per tutte le Pro messe che hai benedetto e grazie tutta la cura, l’attenzione e l’importanza che hai messo in ogni rito, preghiera e segno di Percroce.citare un Lupetto, ci mancherai tan to “Don Baloo”, ma tutto il Branco delle Montagne grigie è sicuro che saprai sem pre fare del tuo meglio proprio come hai insegnato a fare ai Lupetti. Non ci resta che guardarti negli occhi, stringerti la mano con gratitudine e, proprio come fa cevi tu, augurarti con tutta la sincerità del cuore un fortissimo “Buona caccia”.
eleSCOUTguideleloro
i rover, gli esploratori e tutti i capi Spesso quando bisogna salutare una persona a noi cara ci tornano alla mente tutti i ricordi, i momenti speciali e le espe rienze vissute insieme; a noi, in modo particolare, ne è rimasta impressa una. Era l’estate 2020, la prima ondata pande
capo Ciao don ogniPorteremoAndrea,nelcuore:tuaMessacelebrata con noi nella natura: abbiamo sempre respirato un cli ma di fraternità, semplicità e amore; le parole spese per noi durante la predi ca, che sapevano parlare direttamente alla vita delle guide adolescenti; le tue ore di cammino o di auto per rag giungerci sul posto dell’uscita, anche solo per un saluto; il tuo sorriso, le tue pacche sulle spalle e gli abbracci; i momenti di preghiera e riflessione fatti in chiesina, con un certo profumino di pie di perché toglievamo le scarpe per non sporcare l’oratorio; ogni benedizione che tu hai donato du rante le promesse delle guide. Ti porteremo nel cuore, don Andrea, e nelle nostre preghiere. Sei stato nostro compagno di cammino, nostro fratello maggiore e nostro padre in Cristo. Ti vogliamo bene le coccinelle e le loro capo L’avventura delle coccinelle è iniziata pro prio lo stesso anno in cui sei arrivato nella comunità di Albino. Con il tuo stile gioco so e paterno sei riuscito con facilità a di ventare parte integrante della nostra Fa miglia Felice e ad essere ben voluto dalle coccinelle che ti hanno sempre accolto calorosamente. Ricordiamo, ad esempio, quell’estate all’Alpe Grem quando senza timore continuavi a recuperare i pallo ni che cadevano nella scarpata sotto la casa, quando cucinavi con le bambine la marmellata alle albicocche o quando giocavi a tiro al bersaglio con loro. Questi semplici gesti hanno permesso alle cocci nelle di sentirti vicino a loro e di entrare in confidenza con te aiutandole, inoltre, ad avvicinarsi sempre più a Gesù. Sei sempre riuscito a trovare il tempo per venire a celebrare la Santa Messa sulle vette in cui ci trovavamo curando l’ome lia con attenzione per accompagnare le coccinelle nella comprensione del Vange lo (e portando ogni tanto anche qualche dolcetto molto gradito :P). Una delle attività che più di tutte ci ricor deranno te è quella relativa alla prepa razione dell’altare: durante queste occa sioni hai saputo coinvolgere le bambine permettendo loro di comprendere l’impor tanza di ogni singolo gesto e oggetto e la ricchezza dei significati presenti all’inter no della Celebrazione. Ti ringraziamo quindi don per aver detto il tuo “Eccomi” in queste e molte altre oc casioni. Ci sarà sempre un posto speciale per te sotto la nostra Grande Quercia. i elupettiivecchi lupi “Non ho il dono di saper dire belle parole, però dico la verità. Lasciatelo correre con il branco e sia accettato insieme agli altri. Io stesso gli insegnerò”.



mica era appena alle spalle e come rover del Gruppo scout di Albino decidemmo di fare il campo mobile, che consiste nel camminare 5 o 6 giorni in montagna, se guendo un percorso ben definito sulle no stre amate Orobie, portando con noi tutto l’indispensabile negli zaini. Il campo partì di domenica e don Andrea, che è un amante delle montagne, ci disse che ci avrebbe raggiunto ai laghetti del Cardeto per trascorrere con noi la notte del martedì e la giornata seguente. Essendo in montagna i cellulari non pren devano praticamente mai; comunque eravamo sicuri che il nostro don ci avreb be raggiunto quella sera. Tutto sembra va procedere per il meglio e, come per i giorni precedenti, anche martedì mattina il sole era alto nel cielo. Dopo la spesa ci avviammo lungo il sentiero, ma appe na dopo l’ora di pranzo capimmo che ci avrebbe aspettato una notte non semplice. Giunti al Cardeto montammo i rifugi per passare la notte e per ripararci dall’acqua che da lì a poco ci avrebbe letteralmente Iniziòsommersiapiovere appena dopo l’ora di cena, ma non era uno scroscio di quelli passeggeri o di quelli che caratterizzano l’alta valle le sere di agosto; cadeva così tanta acqua che dopo pochi minuti entrò nei Sconsolatirifugi.
pensammo, vista la situazio ne, che nessuno si sarebbe mai messo a camminare con quell’acqua... era da folli raggiungerci! Quindi mettemmo nel cas setto il pensiero di vedere un volto a noi caro come quello di don Andrea. Proprio nel momento in cui la pioggia stava scendendo più forte vedemmo una luce (era già dopo cena e con il brutto tempo c’era piuttosto buio) risalire verso il nostro campo. Nessuno ci poteva crede re! Eravamo tutti a bocca aperta perché quel “folle” di don Andrea, anche vedendo il brutto tempo, ci aveva raggiunto! Tutti erano estasiati dall’aver visto quella piccola luce che si ingrandiva a mano a mano che veniva verso di noi e oltre ai classici “beni di conforto” (dolci, formag gio o salame), che sono sempre ben gra diti, il don ci portò molta gioia e spensie ratezza, che erano venute a mancare in un momento piuttosto difficile! Fortunatamente, quando smise di piove re, riuscimmo a trovare un luogo asciutto in cui poter dormire e recuperare le forze necessarie per affrontare il giorno suc Questacessivo.è un’esperienza che difficilmente si dimentica e so che tutti gli altri rover presenti in quella sera staranno rivivendo quei momenti agro-dolci. Un Grazie di cuore da parte di tutto il Clan di Albino! Ti auguriamo il meglio per il tuo futuro e speriamo che anche tu, Don An drea, possa portare nel cuore tutti i mo menti e le esperienze vissute con noi. Buona strada! orso laborioso Ciao ricordoDon,ancora con precisione la prima volta che ti ho incontrato: era la festa dell’oratorio di 5 anni fa. Il nostro stato d’animo era simile a quello di oggi: da un lato la tristezza nel lasciare una persona cara, mentre dall’altra la cu riosità di conoscerti. Anche in te, immagino, erano presenti diversi stati d’animo: l’essere catapultato nel turbinio della festa dell’oratorio con tutte quelle persone che cercavano il tuo sguardo, deve averti quanto meno fatto girare un po’ la testa… e penso non siano mancati curiosità e un minimo di timore per la nuova avventura che stava inizian Sonodo. passati 5 anni… tanti o pochi non saprei dirti, ma sicuramente ne sono successe di cose… basti pensare come sono cambiate le nostre vite: non sapeva mo cosa fosse il Covid e le mascherine le usavano solo dentisti e chirurghi. Ma veniamo a noi… è difficile riuscire in poche righe a dire cosa sei stato per noi.. i nostri occhi, le nostre orecchie e i nostri cuori hanno ben marcato i momenti pas sati insieme, le parole che ci hai donato, i gesti e l’esempio che ci hai mostrato. Sei entrato nel nostro mondo in punta di piedi, con la curiosità di capire e vedere cosa combinavano questi scout. Sei sem pre stato disponibile, anzi, super disponi bile e presente… una disponibilità a cui non eravamo abituati, che ci disarmava… ma come hai visto ci siamo abituati e ci siamo “fatti viziare” velocemente e abbia mo iniziato sempre più a richiedere la tua preziosa presenza tra noi….proprio bello! Sono molti i momenti che terrò nel mio cuore… le riunioni e le uscite di Direzio ne Di Gruppo, le veglie al santuario della madonna del Perello, le vie crucis sulla mulattiera di Selvino, le messe celebrate in mezzo alla natura, le feste di gruppo, le fiaccolate di Natale, le chiacchierate e le confidenze personali… e chiaramente il giorno della tua promessa. Ed ora eccoci qui, di nuovo a salutare una persona cara… la notizia è stata tanto sorprendente quanto inaspettata.. il bene che ci hai fatto e che avresti potuto an cora fare a noi e a tutta la comunità non si può misurare... “le otri non basterebbe ro”… ti avrei voluto nella comunità di Albino almeno ancora per qualche anno… le tue parole, i tuoi atteggiamenti, la tua accoglienza sono sempre speciali… però devo mettere da parte il mio egoismo... è giusto che tu risponda alla tua nuova chiamata, e vada dove altre persone han no ancora più bisogno di te… Ed ecco, che allora non mi resta che au gurarti Buona Strada…


Ciao don Andrea, grazie per la fiducia dimostratami nell’impegno come cuoca nei campi scuola, sono state esperienze belle e gratificanti. Ti ringrazio per il percorso che hai fatto con i miei figli, sono sempre stati contenti e sorridenti, le cose più importanti. Ti auguro un buon cammino nella nuova parrocchia! Cecilia
“ho incontrato un uomo e un prete umile” “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Penso che questa frase, tratta dal Vangelo di Giovanni, descriva bene alcuni tratti di don Andrea e del rapporto che ho avuto la fortuna di costruire con lui. Ho incrociato don Andrea durante gli anni di seminario, prima come un “seminarista più grande” e poi come curato della vostra parrocchia; in particolare, nei due anni in cui ho prestato servizio da voi, sono stato ospite in casa sua e ho avuto la possibilità di condividere con lui tempo ed esperienze. Sono proprio i tanti momenti trascorsi insieme che mi hanno permesso di conoscere don Andrea come un uomo e un prete “tutto d’un pezzo”. Ho potuto vedere da vicino il suo modo di vivere il sacerdozio, la sua dedizione per la Chiesa e la sua passione per la comunità di Albino. Ho incontrato un uomo e un prete umile, capace di mettere al primo posto gli altri, lavorando sodo dietro le quinte e lontano dai riflettori. Un uomo e un prete amante della verità e per questo libero, capace di accogliere la sua umanità, fatta di pregi e difetti, e quella degli altri: questa è stata per me la sua testimonianza più preziosa. Non solo mi ha accompagnato nel cammino, ma mi ha aiutato a mettermi in discussione e a fare verità dentro la mia vita. Gli sono davvero grato per questo, come sono grato al Signore per averlo messo sulla mia strada. Roberto Ferrari 1 pecora, 1 bustina di tè, 1 rosa Carissimo don Andrea, nell’anno in cui don Giuseppe ci ha consegnato la virtù della gra titudine, rivolgo il MIO GRANDE GRAZIE AL SIGNORE GESÙ perché ti ha donato alla nostra comunità e dico GRAZIE A TE per il curato che sei stato in questi 5 anni. Il mio grazie a te parte dalla tua frase pro filo di WA “..perché l’ultimo che passa vale come il primo..”: nei 203 giorni in cui mia mamma ed io abbiamo vissuto in Liguria nel 2020 potevamo essere x te le ultime perso ne a cui pensare, invece... Quel periodo è solo uno degli esempi più concreti di come tu, CURATO della mia Parrocchia, mi hai fatto sperimentare la tua attenzione e la TUA CURA per noi: erava mo lontane più di 200 km da casa, ma tu, in modo AGILE, con le tue telefonate e video chiamate, ti sei fatto a noi vicino e sei entra to spesso nella quotidianità della “Casa An gelo Custode” e delle ragazze (con difficoltà famigliari, ndr) che la abitano, tanto che, an che se non ci sei mai stato fisicamente, per le persone che vivono lì, tu eri e sei ancora uno di casa. Eccoti alcuni piccoli, ma intensi, GRAZIE che partono dall’esperienza laggiù e arriva no fino qui! Grazie per avermi sempre chiesto: “EHI! TU COME STAI? E TUA MAMMA?”
Grazie perché il tuo modo di leggere le si tuazioni che vivevo con sguardo prettamen te maschile condito con le tue battute, mi ha permesso di alleggerire alcuni turbamenti emotivi e pesantezze relazionali. Grazie perché in quei giorni tu, senza tra scurare gli albinesi, ti sei preso cura anche delle persone che mi erano state affidate: le ragazze che tanti considerano le “ultime”, si sono sentite “prime”, grazie a te. Grazie perchè sei diventato il fratello mag giore di Chiara, di Joyce e delle ragazze del “Piccolo Principe”, soprattutto di Ele, che solo da te si lascia chiamare Eli.
Un piccolo e semplice grazie, colmo di tanta gratitudine, per tutte le esperienze vissute in oratorio in questi anni. L’aver vissuto da vicino tante realtà mi ha permesso di osservare la passione e dedizione, la capacità di prendersi cura e l’attenzione al singolo che ha segnato il tuo servizio nella nostra comunità. Per tutte le esperienze che abbiamo condiviso e che mi hanno aiutata a crescere, il mio grazie! Martina il gruppo liturgico Carissimo don Andrea, noi come gruppo liturgico ti ringraziamo per il bene che ci hai voluto in questi cinque anni di cammino insieme. Le tue attenzioni e il tuo grazie sono sempre espresse in te. Nelle tue omelie ci colpisce sempre la centralità che tu presenti sul tema evangelico, sono riflessioni che portiamo a casa e che ci aiutano a meditare durante la giornata. Grazie don Andrea, sei per noi e per la nostra Comunità “un amico fedele, un balsamo di vita, che trovano quanti temono il Signore.” (Sir 6.16) Noi tutti vogliamo ricordarti nella preghiera, perché il tuo ministero sia fruttuoso dove Gesù ti ha scelto per la sua vigna, continuando il tuo cammino di apostolo e servo in Cristo Gesù “sorgente di vita”. Un abbraccio con tanta riconoscenza dal gruppo liturgico.
Grazie per i sorrisi suscitati dai tuoi: “NO! FIGURATI..”, detti proprio con quel tono lì, quando ti ponevo domande dalla risposta forse un po’ scontata. Grazie per i tuoi consigli che mi hanno dato una mano a STARCI DENTRO nei momenti in cui facevo fatica. Grazie per i tuoi “... GHIAIA!!” che sono stati uno stimolo a riflettere un po’ di più...
Grazie perché l’hai resa super felice quando le hai chiesto di disegnare la PECORA del GrazieP.P.! perché la tua cura nei suoi confronti si è concretizzata per lei anche nell’imparare da te e da Joyce a strizzare la BUSTINA DEL TÈ in un modo nuovo che l’ha fatta sen tire più grande e più autonoma. Grazie per la C3 con cui mi hai permesso di raggiungere lei e le altre. Forse a chi legge, questo scritto parrà in comprensibile, ma tu sai che queste paro le fanno risuonare la vita di quei giorni che hanno ricevuto la TUA CURA, segno di quella del Signore Gesù, che è continuata profonda e vera anche dopo, qui. Concludo con le parole che dici sempre tu alla fine di un momento insieme: “TE, GRA ZIE NÉ!!!” Ora il grazie è tutto per te, per il tempo che mi/ci hai regalato! I nostri ado, salendo sul campanile di San Giuliano nel novembre 2020, hanno trovato una frase della volpe al P.P. (vedi foto, ndr): grazie perché con il tuo esser stato pastore della pecorella lontana e di chi viveva con lei, ci hai donato il privilegio di sentirci la TUA GRAZIEROSA.DON ANDREA! Sì. Grazie di cuore! Di tutto. S.M.E.C.J. e le ragazze del “Piccolo Principe”

I documenti sono stati accompagnati dal vicario generale dell’arcidio cesi di Olinda e Recife, mons. Luciano Brito. Questi, poiché dom Helder era chiamato, in senso dispregiativo “l’arcivescovo rosso”, cioè comunista, ha voluto che i documenti fossero impacchettati con pla stica rossa e ha detto: “Sì lui era l’arcivescovo rosso e ora sarà santo”.
Diventiamoprossimo
Nella foto a destra, dom Helder Camara in un incontro a Milano nel novembre 1972; fra gli albinesi, Giuseppe Moretti del grup po “Ragazzi Terzo Mondo”, prima che dom Helder venisse ad Albino, nell’aula magna dell’oratorio Giovanni XXIII, il 25 novembre 1976. “Dom Helder si disse impegnato nel tentativo di raccogliere l’insegnamento di papa Giovanni, che nella Mater et Magistra diceva che il problema della nostra epoca è quello dei rapporti fra i paesi ricchi e quelli del Terzo Mondo. Quindi, ha ricordato papa Giovanni come un santo, un miracolo, «la sorpresa del secolo», e ha confessato che quando ha bisogno di ritrovare le speranza, di dare speranza a tanti che intorno a lui hanno bisogno, egli pensa a papa Giovanni” (dall’ebook Lorenzo Moroni, una storia non solo albinese, sul sito dell’oratorio in Pubblicazioni).
Alla fine di maggio tutti gli scritti di dom Helder Camara sono stati portati a Roma dal Brasile per avanzare verso la beatificazione del vescovo della Chiesa dei poveri, del Patto delle Catacombe, del Concilio e della Conferenza dei vescovi brasiliani.
Procede il processo per la beatificazione
Dom Helder Camara
ALTRI MONDI 19 Estate 2022
Autotassazione mensile: si stabilisce una cifra che viene versata mensilmente per il periodo indicato Presso il Centro di Primo Ascolto alla Casa della Carità in piazza San Giuliano 5 al mercoledì dalle 20.45 alle 22 Con bonifico bancario tramite IBAN: IT20 L0538 75248 00000 4260 6856 c/c intestato Parrocchia San Giuliano, Conto Caritas indicando la causale: FONDO DI SOLIDARIETÀ DIVENTIAMO PROSSIMO Continua l’iniziativa del fondo di solidarietà “Diventiamo prossimo” per sostenere e accompagnare le famiglie in difficoltà economica MODALITÀCONTRIBUIREPER



Dono di Papa Francesco. Il Social Corner, avviato nell’ottobre del 2020, è il frutto di una donazione di Papa Francesco che ha deciso così di sostenere alcuni progetti di accoglienza lungo la Rotta Balcanica, quel percorso che dalla Grecia risale la penisola balcanica fino ad arrivare nei paesi Ue. Unica porta per migliaia di migranti per entrare in Europa. Tra questi progetti spiccano i Social Corner di due campi di accoglienza temporanea della Bosnia-Erzegovina, Ušivak (Sarajevo) e Sedra, nella zona di Bihac, al confine con la Croazia. Si tratta di un prefabbricato dentro il quale è stato arredato uno spazio per laboratori e attività manuali, corsi di lingua e giochi. Un luogo dove ogni giorno i volontari distribuiscono tè o caffè caldo. “Game is over”. Oggi al Social Corner di Ušivak si canta e si balla al ritmo dei tam buri. I volontari di Caritas Bosnia e i caschi bianchi di Caritas Italiana hanno organiz zato una festa sia per i più piccoli e le loro famiglie che per i più grandicelli. Poi pizza per tutti. La gradinata in cemento del vecchio teatrino all’aperto, decorata con i colori della pace, si riempie di persone richiamate dalla musica. I tratti dei volti ne rivelano la provenienza, Iran, Afghanistan, Pakistan, Siria, Iraq, Africa e persino da Cuba. “In questo periodo - dice Gorana Lovric, coordinatrice del Social Corner - ospitiamo circa 200 persone. Il campo di Ušivak è destinato a ricevere famiglie e minori non accompagnati, fino a un totale di 800 persone. Il nostro compito al Social Corner? Accogliere i migranti, aiutarli, rispettando la loro dignità di esseri umani, come ci insegna Papa Francesco. Lo facciamo con gesti semplici, come offrire loro una tazza di tè o di caffè. In questo modo parliamo, condividiamo le loro storie, capiamo ciò di cui hanno bisogno. Sono persone con storie di povertà e di disperazione alle spalle che non ti chiedono nulla, solo essere ascoltati”. In questi anni di attività al Social Corner, Gorana ha co nosciuto tanti giovani. Tutti hanno provato il Game, ma solo qualcuno ce l’ha fatta come il ragazzo iraniano di soli 15 anni, con alle spalle tutta la Rotta Balcanica: dalla Turchia alla Bosnia, passando per Grecia, Albania, Montenegro e Serbia. “Dopo aver sostato qui al campo per oltre un anno aveva de ciso di seguire alcuni suoi amici più gran di. Voleva provare il Game. Di lui nessuna notizia per molto tempo. Un giorno una telefonata: ‘Teacher, game is over’, “Maestra, il gioco è finito!”, era il suo modo per dirmi che ce l’aveva fatta, era arrivato in Inghilterra. Ho pianto di gioia. Sono giova ni che hanno diritto a vivere con dignità, a un futuro. Quando vedo questi giovani che provano il Game penso a mio fratello, a mio figlio, e piangi. Piangi perché sai quanto sia importante per loro arrivare in Europa, la sciarsi dietro povertà e guerra”. Gli alloggi sono tutti allineati uno dietro l’altro, le finestre parzialmente oscurate con delle coperte per non far filtrare la luce solare. Un campo di calcetto pieno di bu che con porte improvvisate ricavato da un vecchio parcheggio, poco distante un con tainer adibito a palestra. Incontriamo alcuni giovani ospiti intenti a scrivere al cellulare. Uscire da Ušivak per andare a Sarajevo chiede tempo, pertanto preferiscono restare all’interno della struttura. Problemi di lingua e la mancanza di soldi, fanno il resto. Uno di loro è salito sopra una collinetta “perché lì c’è più segnale”, rivela Daniel. La visita termina davanti al suo alloggio: un container con tre letti a castello, una finestra malmessa che lascia passare aria. I pochi effetti personali sparsi sul letto. “Adesso ci vivo da solo, e ho spazio, ma fino a qualche mese fa eravamo
Bosnia: nel campo profughi di Usivak dove si ‘gioca’ per vivere
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Giulia Baleri, in servizio civile per un anno a Sarajevo, ottenuta un’aspettativa dall’Ufficio migranti della CGIL di Bergamo, con la Caritas è impegnata al centro giovanile della Chiesa cattolica e al Social Corner del campo profughi di Usivak. Così Daniele Rocchi, mesi fa, descrive la situazione per Agensir, l’agenzia informa tiva dei vescovi italiani: «Ušivak è uno dei centri di accoglienza temporanea dove vivono i migranti reduci dalla Rotta Balcanica. Sono soprattutto famiglie con bambini, minori non accompagnati e gio vani. Gestito dall’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), il campo per loro è attesa di provare il ‘Game’, il gioco, l’attraversamento del confine con la Croazia per entrare in Europa. Nel centro è attivo il Social Corner, dove volontari della Caritas animano le giornate, organizzando attività ricreative e formative e distribuendo tè e caffè. Un punto di incontro e di dialogo per infondere speranza a chi l’ha perduta. Sahim ha 11 anni e viene dal Pakistan, ma dice di non ricordare da quale città. Gran di occhi neri, come i suoi capelli, si aggira in ciabatte, nonostante il freddo e la neve, nel centro di accoglienza temporanea di Ušivak, vicino a Sarajevo, dove vive, da solo, da poco più di otto mesi. Suo padre è riuscito nel “Game” (il gioco), come viene chiamato da queste parti: il tentativo di attraversare i confini dei Paesi balcanici per cercare, a costo della vita, di entrare in territorio Ue, meta finale, percorrendo sentieri impervi, evitando freddo, fili spinati, animali selvatici, barriere, telecamere termiche, campi minati, droni, polizia, manganelli e formazioni paramilitari. Ora si pensa che sia in Germania. Sahim, invece non ce l’ha fatta: il camion dove il padre lo aveva na scosto per passare clandestinamente il confine croato è stato bloccato dalla polizia di frontiera che, scopertolo, lo ha rispedito a Ušivak. Della madre non si sa molto, “forse è in Francia”, “forse è morta”, dicono gli operatori del campo. Ora Sahim attende che il padre chieda il ricongiungimento familiare per portarlo in Germania. Ma i tempi sono lunghi, prima deve trovare un lavoro, costruirsi una nuova vita e solo allora potrà riabbracciare il figlio. Intanto il piccolo tira calci ad un pallone sgonfio e passa il suo tempo con altri bambini migranti nel ‘Social corner’ del centro, coccolato dai 5 caschi bianchi di Caritas Italiana che svolgono qui il loro servizio civile, tra lezioni di scuola, laboratori manuali, giochi e balli.
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Estate 2022 in sei. Non ci si poteva muovere”. “Nonostante tutte le difficoltà continuo a credere nell’umanità e che ci sarà un futuro dignitoso anche per me”. La voce dell’Oim. Negli ultimi anni la pandemia ha rallentato gli arrivi in Bosnia rendendo più gestibile il flusso dei migranti. “Oggi nei 5 centri di accoglienza temporanea in Bosnia sono ospitate circa 2000 persone – spiega Margherita Vismara, coordinatri ce dei programmi Oim (International Organi zation for Migration) –. La loro permanenza nei campi è varia. A Ušivak, per esempio, il 20% dei migranti si trattiene per sei mesi-un anno, il 20% più di un anno, il restante 60% per meno di sei mesi. Le famiglie attendono di ricongiungersi con i parenti che sono già in Europa, ma le procedure possono esse re molto lunghe. Per questo motivo sono in molti a provare il Game. Come Oim cerchia mo di evitare che bambini e donne debbano affrontare camminate notturne in foreste, in terreni pericolosi, in mezzo al freddo e alla neve, per entrare nell’Ue. Questa gente arriva a camminare fino a 20 o 30 km. in una notte portandosi dietro i bambini anche in tenera età. Tante volte si sono smarriti e ci hanno rintracciato al telefono per chiedere aiuto. In alcuni casi Protezione civile e Soccorso alpino sono intervenuti con le moto slitte. Non è facile arrivare anche perché la Croazia non è ancora in Schengen e quindi devono raggiungere la Slovenia”. Si è fatta sera, Sahim rientra nel suo pre fabbricato, ma non prima di aver ripreso il suo pallone sgonfio finito sotto un’auto di un addetto alla sicurezza del campo. Giu sto il tempo di salutare i suoi piccoli amici. La partita la finiranno domani. In attesa del prossimo Game…». Padre Giovanni dal Burundi 23 giugno 2022, Bujumbura Carissimi amici, scusate il mio silenzio; stiamo continuamente vivendo il nostro cammino con la gente che incontriamo qui ogni giorno e domenica. Abbiamo avuto come ogni anno giorni intensi nella preparazione alla Pasqua: catechesi, con fessioni, prime comunioni, cresime. Per la cresima in parrocchia abbiamo confermato 1000 giovani e ra gazzi. Chiesa viva del Burundi e dell’Africa. Auguri di ogni bene. Le mie vacanze per ora sono ancora qui. Vs. p. Giovanni Carrara Dal giornale on line Iwacu del 13 giugno 2022: “Il Burundi è il primo fra i Paesi poveri del mondo. Mancano zucchero, benzina, cemento, bevande, beni che pure si produ cono qui. Ci sono invece l’ingiustizia e la disuguaglianza sociale”.
La cena della misericordia Siamo in Brasile, a San Paolo, megalopoli impressionante. Parrocchia Santa Rosa da Lima. Nell’Anno della misericordia (2015), padre Taddeo Pasini, che ci ha lasciati due anni fa, ha istituito la “Cena della misericordia”, aiutato da volontari della Comunità Girassol (oggi san Giuda Taddeo). Ogni venerdì la comunità apre le porte a un gruppo di “moradores de rua”, gente che vive in strada. Gruppo di 20, poi di 30 e ora di 50 persone. Si offre un caf fè, poi si passa a un bagno caldo, vestiti di ricambio, taglio di capelli e barba, caccia ai pidocchi sempre numerosi, un momento di preghiera e una cenetta.
Luciano Andreol - missionario in www.apostolodimaria.itBrasile
La pandemia ha fatto sospendere questo servizio di carità, ma i nostri amici e amiche stanno ancora per strada, sulla piazza, sotto i ponti del quartiere. Che fare? Abbiamo avuto l’autorizzazione a riaprire. Prima è stata la parrocchia a offrire una colazione la domenica, non potendo ricorrere alla comunità Girassol, perché il Covid marcia ancora a gonfie vele. Poi, visto che questa porzione di popolo di Dio ha sempre fame, abbiamo pensato di offrire un pranzo al sabato e alla domenica. Volontarie e volontari si dividono in turni. Sono arrivati prima i soliti a cui piace un sorso di “acqua non tanto santa” e sempre con tanta fame; poi le donne, anche loro in situazione di “strada”, infine i bambini. Sempre circa 50 persone a questa “messa” fuori della chiesa. Chi è a messa dentro la chiesa contribuisce con generosità: pane, pasta, caffè, anche qualche pollo. E si va avanti. Difficoltà derivano dalla necessità di avere sempre piatti, bicchieri e posate usa e getta, visto che viene offerto cibo, bevande (aqua, succhi, latte, caffè) un dolce, un frutto. Per la pandemia abbiamo messo in distribuzione anche un kit igienico (mascherine, gel, sapone, dentifricio, lamette da barba): piccole cose, ma essenziali. Un grazie a chi “ci aiuta ad aiutare”.
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PezzoliChinoDon CENTRO DI ASCOLTO E “PROMOZIONEAUTO-AIUTOUMANA” di don Chino Pezzoli Via Donatori di Sangue 13 Fiorano al Serio - Tel. 035 712913 Cell. 3388658461 Facebookcentrodiascoltofiorano@virgilio.it(Michele)@centrodiascoltofiorano INCONTRI GENITORI mercoledì dalle 20.30 alle 22.30
PREVENZIONE PER COMBATTERE ALCOOL E DROGHE
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Rubrica a cura del Centro di Ascolto e Auto-Aiuto “Promozione Umana” di don Chino Pezzoli.
Nessun genitore intende crescere male ducati i propri figli. Tuttavia, i bambini non nascono con un manuale di istruzioni sottobraccio, sono istintivi, immediati; qualcuno li ha para gonati a una lavagna su cui i genitori scrivono le prime regole e indicazioni. Non vi è dubbio che la genitorialità sia uno dei compiti più complessi e stimo lanti che si affrontano durante la vita, quindi è normale commettere errori che finiscono per riflettersi sul comporta mento del bambino. Un errore diffuso è quello di non correg gerlo se si manifesta prepotente o di ap plaudirlo continuamente, ossia lasciarlo crescere bello e bullo. La buona notizia è che possiamo cor reggere certi comportamenti. Non è mai troppo tardi per dove si sbaglia e cambiare rotta. Un’educazione troppo protettiva o permissiva può avere con seguenze terribili nello sviluppo dei figli.
I genitori spesso sanno di avere un bambino viziato, ma cercano sempre di giustificarsi, anche di fronte a evidenti problemi comportamentali del figlio e tendono a discolparsi dando la colpa a fattori esterni: i nonni, la scuola, le com pagnie e altro. Un bambino onnipotente può essere mammone, piagnucolone, pauroso, in troverso, emarginato, viziato. Nel bam bino onnipotente c’è una componente importante: si sente forte perché, oltre ad essere viziato, i genitori lo educano inculcandogli l’idea di essere il prota gonista indiscusso. Lo difendono in qualunque circostanza, anche laddove sono evidenti errori e comportamenti negativi. Alcuni genitori parlano solo dei propri figli, sottolineano ogni loro capa cità, impresa o attività elogiando ogni Nonvirtù. c’è un metodo universale, ogni bambino è un mondo a sé, ma alcune regole sono fondamentali. Occorrer in segnare al bambino l’educazione, ma soprattutto il rispetto, verso tutto e tutti. Il bambino va lodato quando si compor ta bene e rimproverato o fermato quan do si comporta male. Va elogiato senza esagerare quando riesce bene in una cosa e va compreso quando non riesce, facendogli vedere la realtà ma senza umiliarlo. Nella difficile arte di educare i figli, sbagliare è possibile, basterebbe però rispettare poche regole, una in par ticolare: l’educazione alla normalità per evitare gli errori più gravi che possono far crescere bambini odiosi, bulli e con senso di onnipotenza.
IL BAMBINO ONNIPOTENTE. È il bam bino che, quando è coi coetanei, vuole dirigere il gioco: decide a cosa si gioca, chi deve giocare e quando smettere. Nei giochi simbolici pretende di interpre tare il ruolo del capo o di protagonista. Quando non si fa come dice lui se ne va proferendo la fatidica frase: non gioco più. È egoista, superbo, opportunista, manca di empatia. Ma queste caratteri stiche, invece di emarginarlo, gli confe riscono una forte ascendenza sugli altri, soprattutto su bambini più deboli. Ma nello stesso tempo è incapace di risol vere le difficoltà non essendo abituato ad affrontarle, in quanto c’è sempre chi se ne occupa al posto suo. Il bambino onnipotente è il prodotto del la nostra società e la causa va ricercata in una molteplicità di fattori. Una delle prime cause è senz’altro dovuta al fatto che i genitori di oggi non hanno la forza di sostenere un’educazione autorevole, in quanto incapaci di gestire il disagio di vedere i propri figli soffrire. Siamo passati così da un’educazione eccessi vamente rigida, come era in passato, a quella attuale fin troppo permissiva. Il genitore di oggi non riesce ad affron tare lo stress di vedere il proprio bam bino piangere e per non farlo piangere accontenta ogni suo capriccio.
Belli e bulli



Ogni giorno che passa mi convinco che la nostra vita sia una continua ricerca di un “ubi consistam”, cioè di un punto d’appoggio, un centro equilibratore intorno al quale essere -e rimanere- autenticamen te noi stessi. L’espressione latina, per scomodare il famoso aneddoto di Archimede scopritore della leva, sintetizza bene quel principio organizzatore della nostra identità personale che ci rende ricono scibili, ma soprattutto adulti credibili. Maturità infatti è trovare un centro, un nucleo sta bile, intorno al quale far ruotare tutto il resto: i de sideri, le pulsioni, gli slanci, i sogni, i progetti. Tale nucleo aiuta a mettere in ordine, a dare una gerarchia alle cose per stabilire di volta in volta ciò che è importante da ciò che lo è meno o non lo è affatto. E allo stesso tempo questo nucleo ci permette di intraprendere una direzione, di tracciare una rotta evitando di andare alla deriva senza una meta. È proprio da questo nucleo, che immagino più si mile al magma incandescente che a una roccia sedimentaria, il luogo dove scaturiscono le nostre energie creative, feconde; in altre parole ciò che dà gusto al nostro fare e al nostro vivere. Ma l’”ubi consistam” va concepito anche come luogo sicuro, protetto, luogo di certezze e di quiete in mezzo al rumore e al disordine del mondo. Un luo go appartato, chiuso, intimo, dove siamo in pace con noi stessi. Il poeta latino Orazio lo definiva un “angulus”, un cerchio ristretto, dove poteva rag giungere quella felicità che, alla maniera epicurea, identificava nel piacere “statico”, da ricercare nel l’”aurea mediocritas” e nel “carpe diem”, vale a dire nella capacità di vivere ogni istante che ci viene do nato come prezioso e irripetibile. Un altro poeta, più recente, Giovanni Pascoli, lo definisce “cantuccio”, e lo identifica nella sua casa di Castelvecchio: il nido, dove ricostituire un surrogato di famiglia, dopo che quella vera era stata sconvolta dalla malvagità degli uomini.
23EDUCAZIONEEstate 2022
Ma l’”ubi consistam” potrebbe anche essere quello che i latini chiamavano “hic”, vale a dire il qui, in scindibilmente associato al “nunc”, cioè l’adesso, l’ora. E con queste due dimensioni, lo spazio e il tempo, ciascuno di noi deve fare i conti per evitare di essere sempre altrove, di essere “alienati”, inca paci di vivere a pieno ogni istante del nostro giorno, del nostro “vivere ch’è un correre a la morte”1. È proprio con tali parole che Dante mette sulla boc ca di Beatrice a conclusione del Purgatorio, raccomandando al poeta-pellegrino di annotare quanto ha visto per darne testimonianza ai lettori. La me ditazione sullo spazio e sul tempo ci porta così a riscoprire l’importanza di essere presenti a noi stessi, ovunque siamo, e valorizzare lo scorrere di ogni attimo senza ansie né rimpianti per ciò che è stato. Contemporaneamente meditare sullo spazio e sul tempo ci aiuta ad alimentare una visione ac cogliente del futuro che, nell’ottica della speranza cristiana, è un tempo buono e carico di promessa: un “kairòs” e non un semplice “chronos”. Enzo Noris “Dammi un punto d’appoggio e muoverò la Terra”
1. Purgatorio XXXIII, 52 ss.: Tu nota; e sì come da me son porte, / così queste parole segna a’ vivi / del viver ch’è un correre a la morte.
dell’imponenteDettaglio FarneseAtlante Spina)Luigidi(Foto

Altro che sicurezza e protezione tra le mura domestiche. Secon do uno studio dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) una donna su quattro nel mondo subisce violenza fisica e sessuale da parte del convivente, sia egli marito, fidanzato, o part ner di lungo corso. Donne che vedono l’inferno per mano della persona verso cui nutrivano la fiducia e che invece, in certi casi, arriva al femminicidio. Spesso già a 15 anni subiscono botte e prevaricazioni sessuali. Da notare, poi, che i dati si basano sull’autodenuncia da parte delle donne, quindi quelle reali sono sicuramente molte di più e in tal modo viene sottostimano il fenomeno. Senza tralasciare, poi, il fatto che il Covid, negli ultimi due anni, ha di certo esaspe rato il problema. È sconfortante leggere di fatti simili, ma il non parlarne sarebbe peggio. .
VI Congresso Nazionale della Fap Acli: un nuovo welfare e una nuova assistenza per le persone anziane Al Congresso è intervenuto Monsignor Vincenzo Paglia, che ha raccontato il lavoro che sta svolgendo come Presidente della Commissione ministeriale per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana. Mons. Paglia ha inoltre illustrato il piano che diventerà presto una legge delega: “Abbiamo immaginato una presa in carico degli anziani partendo da casa loro, ricostruendo una rete di relazioni, istituendo centri diurni che diventino delle vere e pro prie scuole per noi anziani. Vogliamo una assistenza domiciliare continuativa, con l’assunzione di 100mila nuovi operatori sanita ri che aiutino le famiglie. Le rsa vanno ripensate, devono essere luoghi temporanei. De sideriamo che tutti gli italiani tornino a morire a casa loro, tra i loro affetti.
DALLE ACLI NAZIONALI Mai più stragi, manifestazione contro la ‘ndrangheta, a sostegno del procuratore Gratteri. Sono più di ottanta le organizzazioni della società civile e i sin dacati che in poche settimane si sono aggregate per la manife stazione nazionale contro la ‘ndrangheta, a sostegno del pro curatore Nicola Gratteri e di tutti coloro che rischiano la vita a causa delle mafie.
COSTUME E SOCIETÀ
INCIVILTÀ Dai fiumi in secca, a causa della straordinaria e negativa siccità di questo periodo, riemerge di tutto. Sono le porcherie contem poranee : pneumatici, taniche, plastiche assortite, persino mate rassi e televisori. e via dicendo. A dimostrazione che c’è in giro tanta gente “menefreghista” e maleducata. Rubrica a cura del Circolo “Giorgio La Pira”
ACLI ALBINESI
24 ASSOCIAZIONISMO
PROGETTO ACLI PROVINCIALI In Italia sono ricercati, in modo a dir poco allarmante per la loro carenza, specializzati in molti settori tecnici del manifatturiero. È perciò importante annotare l’iniziativa, promossa a fine giugno dalle Acli di Bergamo e finanziata dal Comune di Nembro, un corso per operatore meccanico macchine utensili con una dura ta di 64 ore totali. Il corso, avvenuto in presenza alla Persico Marine, gestito da Enaip (Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale), ha inteso fornire la preparazione nei sistemi di funzionamento delle mac chine utensili e nell’ambito della tecnologia, della meccanica e dei materiali.
INUMANO Morti di sete nel deserto. È finito così il sogno di una nuova vita, lontano dalla guerra, dalla violenza e dalla carestia, per 20 mi granti. Hanno perso la vita tra la sabbia libica, vicino al confine con il Ciad, dopo che il camion su cui viaggiavano è andato in panne nel caldo infernale. E questo, purtroppo, è solo un esem pio delle decine di casi simili.



Vuoi partecipare al gruppo di Albino, da Chiamasettembre?Antonio Camisa al n. 339 3843398
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RINSAVIRE Quando vediamo le immagini di quella devastazione che la guerra in Ucraina ha lasciato e lascia, quelle scene di deserti ficazione, di putrescenti macerie, di edifici bruciati, la terra ina ridita, strutture che un tempo accoglievano la vita ora sfigurate, comprendiamo che esse non sono che la scorza, si potrebbe dire, della devastazione morale in cui il mondo sembra precipi tare, come attratto dentro un vortice di corruzione e di aggressi vità. Armi, minacce, attacchi, uccisioni. Per avidità di potere, di conquista, di supremazia. Ma al punto in cui si è arrivati, si potrà porre rimedio?
25 Estate 2022
FIDUCIA Barak Obama, ex presidente degli Stati Uniti, in un suo discorso ebbe a dire: ”La vera forza della nostra Nazione non scaturisce dalla potenza delle nostre armi o dalla misura della nostra ric chezza, ma dal richiamo intramontabile dei nostri ideali: demo crazia, libertà, opportunità e una speranza indomita”.
Cosa sono i Circoli di R-esistenza? Sono circoli di uomini e donne, sparsi sul ter ritorio bergamasco, che si ritrovano quattro volte l’anno per leggere e riflettere insie me intorno a un testo appositamente redatto. Tutti coloro che si iscrivono ricevono una copia del libro scelto e, alla fine, hanno la possibilità di partecipare all’incontro con l’autore. Il libro dell’edizione 2022 è “Il lavoro siamo noi” di Roberto Mancini La nostra pienezza umana include il tempo dedicato al lavoro e il significato che sappiamo dare ad entrambi, tempo e lavoro. Le promettenti etichette di “crescita”, “sviluppo sostenibi le”, “resilienza”, solo per citarne alcune, spesso vengono piegate a una retorica pericolosa.
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I Circoli di R-esistenza
Mancini ci accompagna nella definizione di una con versione di civiltà, o, riprendendo quanto scritto anche nella nostra Costituzione, di una riconversione.
PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI Parla uno delle Forze dell’ordine, uno di quelli che passa le gior nate in strada. E dice: ”Nell’ultimo anno ho avuto nel mio ufficio più ragazzini che adulti. Certe notti sono passate a inseguire tredicenni sbandati, fuori controllo, abbandonati a se stessi. Chiamavo i genitori e loro non sapevano nulla, nemmeno che loro figlio era fuori”. E poi “In questi ultimi due anni è successo qualcosa: la situazione è esplosiva”. Bisogna rendersene conto prima che sia troppo tardi.
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Il gioco d’azzardo e le ludopatie sono purtroppo fenomeni sociali in continua crescita in Italia, con ricadute negative sul capitale finanziario, sociale, relazionale e umano del Paese. Basti pen sare che nel 2021 gli italiani hanno speso per puntate in rete e sale giochi quasi 110 miliardi, tornando di fatto ai livelli del 2019, prima della pandemia. Sono soprattutto due le forme di gioco d’azzardo che “raccolgo no” il maggior numero di scommesse : da una parte il fortissimo aumento della spesa per gratta e vinci, più del 50%, dall’altra la raccolta online delle scommesse sportive, che salta da 8 miliardi del 2019 ai 13 miliardi del 2021. A questo punto lo Stato dovreb be provvedere.
Obama è stato il primo presidente di colore di quello Stato che è visto come il più potente al mondo. Dovrebbe valere per i i governanti di tutte le Nazioni. Per le Acli albinesiGi.Bi.
PREOCCUPANTE



Proponiamo una riflessione, datata 28 settembre 2002, scritta in occasione del decennale della morte di don Domenico e don Pierino.
vivente della Chiesa continua oggi con questo metodo indicato dal “padre del Concilio Vaticano II” e ripetutoci da don Domenico e don Pierino. Il Concilio sta ancora dinanzi a noi, non dietro di noi. Ce lo ricorda anche il busto di Papa Gio vanni nell’atrio dell’oratorio, dono-testamento di don Domenico ad Albino.
La memoria ci insegna che “la vita della Chiesa ha avuto le sue stasi e le sue riprese” come indicava ancora Papa Giovanni nel discorso dell’Incoronazione, il 4 novembre 1958. Nei perio di di “ripresa”, termine caro a don Domenico, furono determinanti quelli che don Pierino definì, nell’ultima sua omelia ad Albino, il 7 ottobre 1992, dodici giorni prima della sua improvvisa morte, nella messa di suffragio per don Domenico, “i piccoli e i semplici, i poveri del Vangelo per i quali non si può essere testimoni del Vangelo senza un radicale cambiamento di vita. Essi sono il Libio Milanese, la Milia Bulandi, la Rosina Noris e tanti piccoli e semplici”. Se il nostro vescovo ci invita quest’anno all’attenzione ai poveri e agli ultimi, noi possiamo testimoniare la continuità che in questo vediamo con l’insegnamento di don Domenico e don Pierino e con la vita della Chiesa e del popolo di Dio. Ad accogliere ad Albino l’allora vescovo mons. Gaddi in visita pastorale, don Domenico prepa rò, sul portale della chiesa, intenzionalmente, la scritta programmatica, tratta dal Veni creator Spiritus, invocazione allo Spirito Santo: “Vieni, Padre dei poveri”. Se don Domenico non fa ceva della povertà materiale un assoluto - la sua biblioteca ricca di 20.000 libri lo conferma -, metteva al primo posto la povertà di spirito, che traduceva anche nell’“infanzia spirituale” di S. Teresa di Lisieux, alla quale ha dedicato la sua chiesa in Bergamo, e nella “mitezza e umiltà” che Papa Giovanni indicò al mondo quale “fisionomia del suo volto” il 4 novembre 1958, nel discorso che portò a dedicargli il nostro oratorio, primo fra tutti, I’8 dicembre successivo.
Don Domenico ci ricordava ancora che la continuità nel popolo di Dio, nel popolo ebraico, fu data dai pochi poveri, dagli “anawim”, il “piccolo resto” che nella storia del popolo rimase fedele a Dio e a reclamare giustizia per i deboli e i piccoli, i “dallim” e gli indigenti, gli “ebjonim”. A questi poveri sarà inviato il Messia, egli stesso umile e dolce e anche oppresso, in tutto simile Èall’uomo.questo il “deposito” che la tradizione vivente della Chiesa ci ha consegnato e che dobbiamo consegnare alle altre generazioni.
Da una generazione all’altra viene consegnato “il deposito della fede”: ciascuna generazione ha cosi “il dovere”, come proclamò Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio Vati cano secondo, I’11 ottobre 1962, “non soltanto di custodire questo tesoro prezioso, come se ci preoccupassimo unicamente dell’antichità, ma di dedicarci a quell’opera che la nostra età Laesige”.tradizione
26 DATE SIGNIFICATIVE
Ce lo richiama il nostro vescovo con i programmi pastorali di questi anni, invito a rileggere la vita della comunità alla luce del Vangelo e del Concilio. Questo compito che ci viene attribuito lo possiamo affrontare innanzitutto ricordando.
Testimoniamo, a distanza di dieci anni dalla morte di don Domenico e don Pierino, direttori dell’oratorio Giovanni XXIII, che da essi abbiamo ricevuto l’insegnamento di “un sentire con intelligenza, capire a sufficienza, credere a oltranza, sperare contro ogni speranza, amare con tutta la vita”.

27DATE SIGNIFICATIVEEstate 2022 30° della morte dei direttori dell’Oratorio Giovanni XXII don Domenico Gianati (18 agosto 1992) don Pierino Corvo (18 ottobre 1992) Sopra, Domenicodon in mezzo ai suoi giovani seniores al Natale 1950 in visita AHonegger.all’Infermeriasinistra, don Pierino in mezzo alla rappresentanza dell’oratorio e della parrocchia a Tivoli nel 1959 in visita a Papa Giovanni XXIII in San Pietro l’anno dopo la dedicazione a lui dell’Oratorio, l’8 dicembre 1958.




Antonio
Dal punto di vista tecnico la casa funeraria è stata costruita nel rispetto delle più attuali norme igieni co-sanitarie ed è dotata di un sistema di condizio namento e di riciclo dell’aria specifico per creare e mantenere le migliori condizioni di conservazione della salma. La struttura è ubicata nel centro storico della città di Albino, in un edificio d’epoca in stile liberty che unisce funzionalità e bellezza estetica.
Ogni famiglia ha a disposizione uno spazio esclusivo contando sulla totale disponibilità di un personale altamente qualificato in grado di soddisfare ogni esigenza. FUNERALE SOLIDALE Il gruppo CENTRO FUNERARIO BERGAMASCO, pre sente sul territorio con onestà e competenza, mette a disposizione per chi lo necessita un servizio funebre completo ad un prezzo equo e solidale che comprende: - Cofano in legno (abete) per cremazione e/o inumazione; - Casa del commiato comprensiva di vestizione e composizione della salma, carro funebre con personale necroforo; - Disbrigo pratiche comunali.
Gli arredi interni sono stati curati nei minimi det tagli; grazie alla combinazione di elementi come il vetro e il legno, abbiamo ottenuto un ambiente lu minoso e moderno, elegante ma sobrio. Lo spazio è suddiviso in 4 ampi appartamenti, ognu no dei quali presenta un’anticamera separata dalla sala nella quale viene esposta la salma, soluzione che garantisce di portare un saluto al defunto rispet tando la sensibilità del visitatore.
CASA FUNERARIA di ALBINO CENTRO FUNERARIO BERGAMASCO srl, società di servizi funebri che opera con varie sedi attive sul territorio da più di 60 anni, nata dalla fusione di imprese storiche per offrire un servizio più attento alle crescenti esigenze dei dolenti, ha realizzato ad Albino la nuova casa funeraria. La casa funeraria nasce per accogliere una crescente richiesta da parte dei famigliari che nel delicato mo mento della perdita di una persona cara si trovano ad affrontare una situazione di disagio oltre che di dolore nell’attesa del funerale. Il disagio potrebbe derivare dalla necessità di garantire al defunto un luogo consono, sia dal punto di vista funzionale che sanitario e permettere alle persone a lui vicine di poter manifestare il loro cordoglio con tranquillità e discrezione. Mascher 335 7080048 - Via Roma 9 - Tel. 035 774140 - 035 511054 info@centrofunerariobergamasco.it Spesso si manifesta la necessità di trasferire salme in strutture diverse dall’abitazione per ragioni di spa zio, climatiche igienico sanitarie. Ad oggi le strutture ricettive per i defunti sono poche ed il più delle volte improvvisate, come ad esempio le chiesine di paese, che sono state realizzate per tutt’altro scopo e certamente non garantiscono il rispetto delle leggi sanitarie in materia.
ALBINO




Ciao papà Anna Rosa Algeri vedova Vedovati anni 91 Signore, ti ringraziamo per avercela donata. I tuoi cari Aurelio Bortolotti 1927 - 2022 Da lassù veglia i tuoi cari e tutti quelli che ti hanno voluto bene Giuliano Ratti 18° anniversario 08.07.1929 - 05.07.2004 Sei sempre nei nostri cuori Defunti Per la delleinpubblicazionequestapaginafotografie dei caripropridefunti, rivolgersi alla portineria dell’oratorio.
ANAGRAFE PARROCCHIALE 29 Marzo 2022 Roberto Locatelli 2° anniversario 11.09.2020 - 11.09.2022 Nel ricordo delle montagne che hai tanto amato, ci siamo sempre anche noi con te. Anna - Gianluca - Lara Gianfranco Carrara 10° anniversario 22.08.2012
Anniversari
Ciao Aurelio, hai finalmente scalato la tua montagna più alta e ora, spero, tu possa essere sereno e non preoccuparti per la mamma: ci pensiamo noi. Non ti chiedo di riposare in pace, perché sei sempre stato incapace a riposare: avevi sempre qualcosa da fare e quando non c’era niente... tu la inventavi. Amavi costruire qualcosa che potesse servire o essere utile alla tua famiglia, hai sempre fatto tanto per noi, per farci stare bene, hai sempre pensato prima a noi che a te stesso... sino alla fine. La tua passione è sempre stata la montagna ma hai saputo coinvolgerci tutti: figlie, mariti e nipoti per stare insieme e condividere momenti bellissimi e tanti ricordi che ora portiamo con Buonnoi.viaggio, Aurelio... per questa ultima tua salita. 31 luglio 2022








D.D. Watkins
Per la bellezza nella mia vita e per i dolori che ho conosciuto.
Per la possibilità di fare la differenza e per la fiducia di sapere che la farò.
Per i miracoli che verranno, e per quello che il domani ha in serbo per me.
Per tutto quello che ho dato e per tutto quello che ho ricevuto.
Per il viaggio e l’esperienza e per la gentilezza lungo la via.
Per i miei sogni e i miei desideri e per la fiducia che ho imparato.
Per il mio coraggio e i miei doni e per la saggezza che ho conquistato.
Per le sfide che ho affrontato e per quanta strada ho fatto finora.
Per tutto l’amore che ho conosciuto e per quello che ho ancora da dare.
Per i miei amici, per la mia casa, e per la mia famiglia e per il tempo di trovare me stesso.
Per la gioia e l’ispirazione, e per lo scopo che ho appena scoperto.
Io vivo in gratitudine
Per l’abbondanza e la semplicità e per la grazia e l’opportunità.
