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DEMOGRAFIA E ASPETTI SOCIALI DEI TERRITORI


1.1 Le dinamiche demografiche e le caratteristiche dei territori

Lo scenario socio-demografico della macro-area Milano-Torino, nonché dei contesti regionali di riferimento, appare connotato da un’eterogeneità interna tra le varie realtà locali: se i due poli attrattivi presentano similitudini per condizioni economiche e qualità della vita, nondimeno emergono differenze nelle dinamiche demografiche, evidenziate dai dati e dagli indicatori statistici. Nei due ambiti provinciali la consistenza complessiva della popolazione sfiora i 5,5 milioni di abitanti, confermandosi Milano e Torino saldamente ancorate alla seconda e quarta posizione della graduatoria delle province italiane, rispettivamente dopo Roma e Napoli. Le dinamiche di crescita nel medio-lungo periodo risultano tuttavia divergenti: la popolazione residente in provincia di Milano, è cresciuta di quasi il 2% dal 2010 al 2016, raggiungendo le 3.218.201 unità, mentre quella di Torino, in flessione nello stesso periodo dell’1%, conta a fine 2016 2.277.857 individui. Nello stesso arco temporale del resto sono risultati simili i trend regionali, con la Lombardia che ha registrato un aumento, anche se leggermente minore (+1%) rispetto alla provincia milanese, e il Piemonte che ha evidenziato una diminuzione di poco accentuata (-1,5%) in confronto alla provincia di Torino. L’analisi di genere della popolazione evidenzia una prevalenza della componente femminile, pari al 52% in entrambi i territori (1.660.589 unità nel milanese e 1.177.295 nella provincia di Torino) analogamente a quanto si riscontra negli ambiti regionali di riferimento. Se si guarda la distribuzione della popolazione residente nei territori in esame, la provincia di Torino, che conta una superficie molto estesa (6.829 Kmq) ed un territorio prevalentemente montuoso, registra una densità abitativa pari a 334 abitanti

per Kmq, valore di molto inferiore a quello riscontrato nell’area milanese- prevalentemente pianeggiante e con un’estensione minore (1.575 Kmq), dove si superano i 2 mila abitanti a Kmq. I due capoluoghi, che da sempre sono interessati da fenomeni di conurbazione, esercitano un forte potere attrattivo: a Milano città risiede, infatti, il 42% dei cittadini della provincia mentre a Torino si concentra poco meno del 39% della popolazione. Il tasso di natalità (nati vivi per mille abitanti) presenta nel 2016 nel territorio provinciale milanese un valore pari a 8,4, dato in linea a quello regionale (8,1) ma più elevato sia del tasso torinese (7,3), sia di quello piemontese (7,2). Il progressivo calo delle nascite a cui si assistito negli ultimi dieci anni ha inevitabilmente portato alla decrescita del tasso di natalità italiano e, parimenti di quello meneghino e torinese che, rispetto al 2010, sono calati di oltre due punti percentuali, dato in controtendenza con quanto rilevato a livello europeo dove il tasso di natalità -dal 2010 ad oggi -si è sempre mantenuto costante e mai inferiore a 10. L’età media delle donne alla nascita del primo figlio è di 32 anni e in media si contano poco più di 1,3 figli a donna con una speranza di vita alla nascita che supera gli 80 anni per i maschi e gli 85 per le femmine. Insieme al calo della natalità si evidenzia un tasso di mortalità stabile nel medio periodo in entrambe le province analizzate: a Milano dal 9,4 del 2010 è passato al 9,2 del 2016, e a Torino dal 10,3 al 10,7. La diminuzione dei nuovi nati ha inevitabilmente portato sia l’area milanese, sia quella subalpina, ad un saldo naturale negativo al 31 dicembre 2016: è il capoluogo piemontese a registrare il disavanzo più marcato (-7.864 individui) rispetto a quello lombardo (-2.601), confermando i trend della regione Piemonte (-19.252) e 2


della Lombardia (-12.713). Se sei anni fa i territori subalpino e piemontese registravano già un deficit delle nascite, seppur minore rispetto ad oggi, la provincia meneghina e la Lombardia hanno invece evidenziato un’inversione di tendenza: nel 2010 Milano manifestava, infatti, un saldo naturale positivo (+2.138 individui) così come la Lombardia (+7.650). Le dinamiche rilevate influenzano indiscutibilmente la struttura della popolazione residente dei territori analizzati che, ormai da anni, stanno assistendo ad una progressiva senilizzazione della componente demografica. Il processo di invecchiamento della popolazione subalpina appare più marcato rispetto a quello del capoluogo lombardo: nel 2016, l’indice di vecchiaia, definito come il rapporto tra la popolazione in età anziana (65 anni e più) e la popolazione giovane (meno di 15 anni), risulta pari a 163,1 nell’area milanese, in linea con il dato nazionale, mentre in provincia di Torino raggiunge il valore 192,0. Tale indice ha subito un ragguardevole innalzamento considerato che nel 2010, nell’area metropolitana di Milano e in quella di Torino era rispettivamente pari a 157,1 e 173,1. L’invecchiamento della popolazione è d’altronde una tendenza di assoluto interesse nel dibattito sulle politiche pubbliche, perché ad essa si associa un aumento del “carico sociale” alla popolazione in età da lavoro -compresa fra i 15 e i 64 anni- (si pensi alla spesa sanitaria e alla possibilità di copertura nel tempo dei costi previdenziali). A conferma di questo processo, l’indice di dipendenza, ovvero il rapporto tra la popolazione in età non lavorativa e la forza lavoro, negli ultimi sei anni ha registrato un aumento costante. Nel 2016 in provincia di Milano il tasso di dipendenza è risultato pari a 56,8 mentre a Torino ha raggiunto il 60,4-

dati in linea con quelli regionali. Dal 2010 ad oggi, l’incremento è stato più marcato nella provincia subalpina (+5 punti) rispetto a quella milanese (+2 punti), così come in Piemonte (+4 punti) rispetto alla Lombardia (+3 punti).: Al fine di illustrare la situazione demografica è d’uopo prendere in considerazione la popolazione residente di origine straniera, presenza ormai consolidata che rappresenta da tempo una quota significativa degli abitanti in Italia e nei singoli territori. La tendenza della diminuzione della popolazione, soprattutto giovane, è tuttavia solo in parte mitigata dagli stranieri residenti. Al 31 dicembre del 2016 l’area MiTo contava complessivamente 665.957 stranieri, il 12% della popolazione residente complessiva nella macro-area, percentuale in crescita rispetto al 2010 (10,8%). Se si guarda la distribuzione dei residenti stranieri sull’asse in argomento, nella provincia lombarda risiedono oggi quasi sette stranieri su dieci dell’area complessivamente considerata (446.923 individui; il 13,9% della popolazione totale milanese a fronte di 219.034 nella provincia di Torino; pari al 9,6% del totale). Sebbene la componente di origine straniera negli ultimi sei anni sia risultata costantemente in crescita, rispetto ad inizio millennio si è assistito ad una decelerazione di tale processo. Se in provincia di Milano nel 2016 la popolazione straniera è aumentata del +4,6% rispetto all’anno precedente, in provincia di Torino si è verificata un’inversione di tendenza: nel 2016, per il secondo anno consecutivo sono calati i residenti di origine straniera (-1,3%), andamento in linea con quello piemontese. Romania, Egitto, Filippine e Cina sono i primi quattro paesi di provenienza dei residenti stranieri dell’area MiTo: in provincia di Milano primeggiano 3


i cittadini egiziani (l’11,9% degli stranieri meneghini), nella provincia subalpina la Romania si colloca al primo posto assoluto come paese di provenienza, con il 46% dei residenti non italiani.

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Tabella 1| Popolazione residente per territorio Fonte: Istat

31/12/2010 31/12/2016 Variazione % 2016/2010

MILANO

LOMBARDIA

TORINO

PIEMONTE

ITALIA

3.156.694 3.218.201 1,9%

9.917.714 10.019.166 1,0%

2.302.353 2.277.857 -1,1%

4.457.335 4.392.526 -1,5%

60.626.442 60.589.445 -0,1%

Grafico 1| Popolazione residente a Milano per genere e fascia d’età (anno 2016)

Grafico 2| Popolazione residente a Torino per genere e fascia d’età (anno 2016)

Fonte: Istat

Fonte: Istat

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1.2 Conti economici

L’asse Milano-Torino continua a distinguersi come area di assoluto rilievo per il contributo dato alla ricchezza prodotta nel Paese: si colloca in regioni che complessivamente generano un Pil prossimo ai 500 miliardi di euro, circa il 30% di quello nazionale. La recente crisi ha rallentato più fortemente l’economia piemontese, con una variazione media annua del Pil nel periodo 2010-2015 pari al -0,1%, a fronte di una tenuta del sistema produttivo lombardo (+0,3%), che è proseguita nel 2016: la crescita del prodotto interno lordo qui è stimata pari al +1,1%, migliore della performance nazionale (+0,9%) e di quella piemontese (+0,8%).¹ Del resto, nella graduatoria delle province italiane Milano primeggia nel generare benessere: da sola la provincia lombarda produce il 9,9% del valore aggiunto nazionale,² con un importo pari a 148 miliardi di euro nel 2016, superiore a quello dell’intera regione Piemonte (116 miliardi di euro) e corrispondente al 45% di quello lombardo (326 miliardi di euro); nondimeno, la provincia subalpina si ritaglia la terza posizione, dopo Roma, con 63 miliardi di euro. Secondo le stime formulate dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne, nel 2016 la ricchezza prodotta dai sistemi economici in esame è cresciuta rispetto all’anno precedente del 2,1% sotto la Mole e dell’1,8% nel milanese, con dinamiche leggermente più vivaci rispetto all’insieme degli ambiti regionali di riferimento (+1,7% sia in Lombardia, sia in Piemonte). Analizzando la variazione media annuale a prezzi correnti del periodo 2010-2016, Milano risulta tuttavia aver registrato l’incremento più significativo del V.A. (+1,6%), a fronte di un trend più debole dell’area torinese (+1,1%), ma per entrambi i territori, a fasi di sviluppo, si sono alternati momenti di rallentamento: la frenata, brusca nel 2012 per ambedue le province, per Milano si è trascinata anche nel 2013. L’analisi del valore aggiunto per settore di attività

economica dà evidenza delle caratteristiche produttive dei territori, nonché del processo di trasformazione strutturale di lungo periodo che interessato il Nord-Ovest italiano, con un percorso comune ad altre aree avanzate nel mondo: nella provincia lombarda spicca il peso dei servizi (l’81% del valore aggiunto del 2015³), per un terzo da ricondurre al settore del commercio, dei trasporti e magazzinaggio, dei servizi di alloggio e di ristorazione e all’ICT (Information Communication Technologies), ma in misura maggioritaria, per i due terzi, derivante dalla categoria residuale degli “altri servizi”, tra cui sono compresi quelli finanziari; nella provincia di Torino, dove oggi quasi il 75% del V.A. deriva dal terziario, resta di rilievo l’incidenza dell’industria manifatturiera (il 20,7%), che nell’area milanese si ferma al 15%. Va evidenziato che nel manifatturiero torinese la grande industria (oltre 250 addetti) continua ad avere un ruolo rimarchevole, considerato che ad essa è riconducibile oltre il 36% del valore aggiunto prodotto in questa branca produttiva, contro una media milanese e nazionale rispettivamente pari al 33% e al 26% (valori anno 2014, ultimo dato disponibile, fonte Istituto Tagliacarne). La quota da riferire al settore edile, sul totale, è maggiore a Torino, rispetto a Milano, ma in generale in entrambe le regioni sono le province differenti dal capoluogo a caratterizzarsi per una più manifesta vocazione al ramo delle costruzioni. L’apporto, del tutto marginale, dell’agricoltura è inferiore a quello che lo stesso settore fornisce al V.A. di entrambe le regioni di riferimento (1,7% per Piemonte e 1,0% per Lombardia) e nazionale (2,3%). L’osservazione sull’andamento di medio periodo (2010-2015) mette in luce, in particolare, l’intensità del processo di crescita del settore terziario dell’asse Milano-Torino, che affonda le proprie radici negli anni ‘90: il peso dei servizi è progressivamente au6


Tabella 1| Valore aggiunto a prezzi base per settore di attività (in milioni di euro) Fonte: Istituto G. Tagliacarne

ANNO

AGRICOLTURA

Milano

2016 2015 2010

231,3 211,2

In senso stretto 21.817,6 21.997,2

Costruzioni 5.529,8 5.941,8

Totale 27.347,4 27.939,0

Commercio* 40.803,9 42.692,7

Altri servizi 76.904,7 68.922,7

Totale 117.708,6 111.615,4

147.926,0 145.287,4 139.765,6

Lombardia

2016 2015 2010

3.333,6 2.978,4

72.804,9 70.237,4

15.190,6 16.732,8

87.995,5 86.970,2

75.679,3 78.562,0

153.201,9 142.325,8

228.881,3 220.887,7

325.757,7 320.210,4 310.836,4

Torino

2016 2015 2010 2016 2015 2010 2016 2015 2010

374,4 324,1 1.945,2 1.681,8 33.158,7 28.416,7

12.854,6 13.186,0 26.462,3 26.022,0 276.135,0 270.579,4

2.518,8 2.945,8 5.484,5 6.400,0 70.099,3 81.207,2

15.373,4 16.131,8 31.946,8 32.422,0 346.234,3 351.786,6

16.775,1 15.819,7 27.830,1 27.275,9 356.289,6 352.491,5

29.607,2 28.695,6 52.454,0 51.338,4 738.032,0 710.551,8

46.382,3 44.515,3 80.284,0 78.614,3 1.094.321,6 1.063.043,3

63.410,4 62.130,1 60.971,2 116.075,1 114.176,0 112.718,0 1.495.758,2 1.473.714,5 1.443.246,5

Piemonte

Italia

mentato, imponendosi questo settore come motore propulsivo dell’economia dei territori, a discapito dell’industria manifatturiera. Tale sviluppo, negli ultimi anni, ha preso maggiore abbrivio nella provincia subalpina (+1,7% l’incidenza dei servizi; -0,9% quella dell’industria in senso stretto rispetto al 2010), partendo la provincia lombarda già da un grado di maggiore terziarizzazione dell’economia. La crisi che ha investito il settore delle costruzioni ha visto invece scendere significativamente l’apporto dato da questo settore all’economia di tutti i differenti livelli territoriali (provinciali /regionali/ nazionale). A differenza di Milano e dell’insieme della Lombardia, in Piemonte e a Torino è lievemente aumentato il contributo al V.A. da parte dell’agricoltura. Il primato di Milano si conferma anche nella graduatoria delle province italiane per valore aggiunto pro capite (46.020 euro), mentre Torino, con un importo di 27.811 euro nel 2016 si colloca al 22o posto, perdendo cinque posizioni rispetto al 2010. Tuttavia, guardando la variazione del valore assoluto nel medio periodo, se la provincia lombarda evidenzia un arretramento dell’1% al confronto con il 2010, per contro Torino incrementa tale importo del 2,5%. Anche il reddito disponibile delle famiglie, indicatore utile a misurare la reale capacità di acquistare beni e servizi, evidenzia divari tra le regioni delle province in esame e la media nazionale: le famiglie lombarde dispongono del livello di reddito più elevato (21.634 euro nel 2015 per abitante), precedute in Italia unicamente dagli abitanti del Trentino Alto Adige. Più distanziate risultano le famiglie piemontesi (19.925 euro per abitante), ma con un valore nettamente superiore alla media italiana (17.749 euro). Il trend del reddito disponibile per abitante evi-

denzia andamenti simili per le due regioni, con una dinamica in media più favorevole in Piemonte ( +0,7% la variazione media annua del periodo 20102015, rispetto al +0,2% della Lombardia). Dimensioni diverse di reddito disponibile si ripercuotono su differenti livelli di spesa: secondo i dati di fonte Istat in Piemonte nel 2016 in media le famiglie hanno speso il 14% in meno di quelle lombarde (importi rispettivamente pari a 2.608 e 3.040 euro), con un valore, dopo la caduta del biennio 2012-2013, ancora inferiore del 3% rispetto a quello del 2010. La Lombardia, che invece rispetto a sei anni fa ha incrementato la spesa del 5%, si distingue per la quota di consumi alimentari più bassa (14,8%, 20% quella in Piemonte), ma per una porzione più elevata di spesa destinata ad abbigliamento e calzature, servizi sanitari, trasporti e spese afferenti al tempo libero. Quanto ai prezzi al consumo, dal confronto tra i capoluoghi emerge che il processo inflazionistico ha avuto trend similari: una crescita di media intensità nel biennio 2011-2012, la tendenza al rallentamento a partire dal 2013, per pervenire al 2016 con valori di deflazione (rispettivamente -0,4% e -0,3% per Milano e Torino). 1| Elaborazioni dati Istat-Prometeia, aprile 2017, Pil a valori concatenati con anno di riferimento 2010. 2| Secondo la definizione di contabilità nazionale (SEC 2010) il valore aggiunto è la risultante della differenza tra il valore della produzione di beni e servizi conseguita dalle singole branche produttive ed il valore di beni e servizi intermedi dalle stesse consumati. 3| Non è disponibile la disaggregazione del V.A. per branche di attività economica per il 2016.

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INDUSTRIA

* compresi turismo, trasporti, magazzinaggio e ITC

Grafico 1| Composizione del valore aggiunto per branca di attività (anno 2015) Fonte: elaborazione su dati Istituto G. Tagliacarne

Grafico 3| Indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (nic) Fonte: elaborazione su dati Istituto G. Tagliacarne

TOTALE

SERVIZI


1.3 Il sistema creditizio

Negli ultimi anni il sistema bancario e finanziario ha avviato un rilevante processo di trasformazione che ha coinvolto, in misura diversa, tutti i paesi europei. In Italia questi cambiamenti hanno accentuato il ruolo centrale delle regioni del nord, in particolare Lombardia e Piemonte, dove oggi, complessivamente, hanno sede circa il 30% delle aziende bancarie italiane, con una rete di oltre 8.100 sportelli (il 28% del totale nazionale). La Lombardia, e in particolare la provincia di Milano, rappresentano il principale polo bancario e finanziario nazionale: qui è concentrato un elevato numero di intermediari italiani ed esteri ed hanno sede in regione 152 banche (i due terzi nella provincia di Milano), di cui 11 di dimensioni maggiori (il 44% del totale nazionale). Appare più contenuto, invece, il numero delle banche con sede in Piemonte (29, di cui il 38% in provincia di Torino). La riorganizzazione degli istituti di credito ha avuto ripercussioni anche nella diffusione sul territorio di sportelli bancari, che nella provincia subalpina sono passati da 50 ogni 100.000 abitanti nel 2011¹ a 42 nel 2016 e in quella milanese, calati da 68 a 53. Parallelamente alla riduzione della rete fisica, negli ultimi anni e grazie alla diffusione di tecnologie informatiche sempre più avanzate, è aumentata la diffusione di canali alternativi di contatto fra banche e la clientela. Fra il 2011 e il 2016, il numero di contratti home banking è ampiamente salito, passando da 43 a 60 ogni 100 abitanti nella provincia di Torino (+40,8%) e da 57 a 71 nell’area milanese (+24,7%), valore superiore alla media nazionale. Nella macro-area Mi-To i finanziamenti bancari concessi alla clientela, che costituiscono una delle principali poste dell’attivo degli istituti di credito, ammontavano nel 2016 a quasi 300 miliardi di euro, con una flessione dell’11,3% rispetto al 2011, diminuzione più marcata per Milano (-12,8%) rispetto a

Torino (-5,1%). I prestiti corrisposti al tessuto imprenditoriale rappresentano la voce più consistente degli impieghi bancari: nell’ultimo anno l’ammontare dei finanziamenti alle imprese (società non finanziarie e famiglie produttrici²) nell’area Mi-To, pari a oltre 141 miliardi di euro, ha costituito oltre il 16% del totale nazionale. Con 114 miliardi di euro, Milano si colloca al primo posto nella graduatoria nazionale per credito alle imprese (il 47% degli impieghi) e Torino in quarta posizione (27 miliardi di euro; il 44%). Nonostante l’importanza degli investimenti bancari verso il sistema imprenditoriale, a seguito della crisi economica e della stretta operata dal sistema bancario, nel periodo 2011 – 2016, i finanziamenti verso questo settore di attività della clientela hanno registrato una diminuzione marcata nell’asse Torino-Milano (-13,4%): la riduzione è stata particolarmente consistente per i prestiti concessi alle imprese milanesi (-15%), più lieve per le imprese torinesi (-6%). Si riscontra un divario rilevante tra i due territori guardando al dato dei finanziamenti medi per impresa: pari a 385mila euro nell’area milanese, si è ridotto di 18,2 punti percentuali rispetto al 2011, mentre nella provincia di Torino si è fermato nel 2016 a quota 140mila euro, con una leggera crescita (+1,4%) nel medio periodo. Contrariamente a quanto illustrato per i finanziamenti alle imprese, i prestiti erogati alle famiglie consumatrici e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie,³ che rappresentano la seconda voce in ordine di importanza fra i finanziamenti concessi alla clientela, hanno avuto un trend favorevole. I bassi tassi di interessi praticati hanno favorito l’accensione di mutui e finanziamenti personali, in particolare negli ultimi due anni. Nel 2016 l’ammontare del credito erogato alle famiglie nell’area Mi-To è stato pari a 68,2 miliardi di euro, il 13% del totale 8


nazionale, ed é aumentato del 4,5% rispetto al 2011. Se il confronto viene effettuato con l’anno più vicino, i finanziamenti bancari concessi alle famiglie torinesi sono aumentati di più di quelli milanesi (+2,3% a fronte del +1,4%). Con quasi 169 miliardi di euro, Milano si colloca poi in prima posizione anche nella graduatoria nazionale dei depositi bancari e risparmio postale della clientela residente, mentre Torino occupa la terza posizione (59,3 miliardi di euro.) L’area Mi-To nel 2016 ha raccolto oltre il 16% del risparmio finanziario nazionale, con una crescita di quasi il 25% nei confronti del 2011. A causa dell’andamento altalenante delle borse mondiali evidenziato nel periodo di osservazione e che ha indotto i risparmiatori a trovare forme alternative di investimento, i depositi nelle due province hanno registrato un andamento crescente nel periodo 2011 – 2016 (+9% per Torino e +31,2% per Milano). L’area torinese nell’ultimo anno ha manifestato una flessione della raccolta bancaria (-4,6% rispetto al 2015), a seguito della forte frenata dei depositi bancari delle imprese (-23%), mentre quelli delle famiglie hanno continuato a crescere (+5,3%). A Milano questo andamento non si è manifestato: il risparmio bancario delle imprese è salito del 5,4% rispetto all’anno precedente, mentre quello delle famiglie è aumentato del 9,1%. La recessione che ha colpito la nostra economia nell’ultimo decennio ha provocato anche un forte innalzamento delle sofferenze bancarie:⁴ complessivamente nell’area Mi-To sono quasi raddoppiate passando da 11,5 miliardi di euro nel 2011 a 22 miliardi di euro nel 2016. Sono soprattutto le imprese ad aver manifestato le maggiori difficoltà a rimborsare i prestiti bancari concessi: fra il 2011 e il 2016 le sofferenze manifestate dal tessuto imprenditoriale sono aumentate del 148% e nel 2016 nel milanese il rapporto tra sofferenze e impieghi delle imprese

ha raggiunto il 12%, avvicinandosi a quello torinese (il 13%). Nell’area sotto osservazione sono aumentate invece in misura inferiore le sofferenze bancarie delle famiglie (+42% rispetto al 2011), ma nel 2016 il relativo tasso meneghino delle sofferenze su impieghi ha superato quello subalpino (il 6,5% a fronte del 4,9%). Se si disaggrega il risultato per settori di attività, le costruzioni, fra i settori più colpiti dalla crisi, hanno registrato la crescita più elevata delle sofferenze bancarie (+161% rispetto al 2011 nell’area Mi-To), mentre l’industria manifatturiera ha manifestato l’aumento più contenuto (+51%); soffrono anche tutte le attività legate ai servizi (+125%). In sintesi, il quadro complessivo che deriva dall’analisi del sistema creditizio evidenzia nel medio-lungo periodo una maggiore criticità del tessuto imprenditoriale, considerato il settore di investimento per gli istituti di credito a più elevato valore aggiunto, a cui si è invece contrapposto un trend positivo dei prestiti e delle sofferenze delle famiglie consumatrici del territorio. Segnali incoraggianti arrivano però dall’analisi dell’andamento di breve periodo: nell’ultimo anno non solo sono cresciuti i prestiti bancari destinati alle imprese della macroarea, ma sono anche tornati di segno positivo (+2,4% rispetto al 2015). Nel periodo esaminato, si è assistito anche ad una riduzione dei tassi di interesse attivi, che ricoprono un ruolo importante nel determinare il livello degli investimenti e il rischio di sofferenze bancarie, considerato che un basso tasso d’interesse può garantire un livello maggiore di investimenti e, di conseguenza, diminuire il rischio di insolvenza. Se tra il 2011 ed il 2014 si è registrato in entrambe le province oggetto di analisi un incremento costante dei tassi di interesse attivi applicati al sistema imprenditoriale, negli ultimi due anni il trend si è invertito. Nel 2016 il tasso applicato alle imprese torinesi 9


è stato pari al 4,8%, in diminuzione rispetto al 2015 (quando era pari a 5,9%); parallelamente la provincia milanese ha registrato un tasso di interesse del 5,1%, a fronte del 5,8% dell’anno precedente. 1| Il confronto di medio-lungo periodo è effettuato con il 2011 per tutte le variabili finanziarie esaminate; a partire da tale anno la Banca d’Italia ha inserito tra i finanziamenti anche gli impieghi erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti. 2| Per le definizioni dei settori istituzionali consultare il sito internet della Banca d’Italia: https://www.bancaditalia.it/footer/glossario. 3| Cfr. la nota 2 al paragrafo 1.2. 4| Crediti la cui totale riscossione non è certa (per le banche e gli intermediari finanziari che hanno erogato il finanziamento) poiché i soggetti debitori si trovano in stato d’insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni sostanzialmente equiparabili.

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Tabella 1| Impieghi bancari per settori di attività della clientela residente (in milioni di euro) Fonte: Banca d’Italia

Amministrazioni Pubbliche 2016

2011

Famiglie consumatrici, istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e unità n.c. 2016

2011

Famiglie produttrici (a) 2016

Società non finanziarie (b)

Società finanziarie diverse da istituzioni finanziarie monetarie

Totale residenti al netto delle istituzioni finanziarie monetarie

2011

2016

2011

2016

2011

2016

2011

Milano

4.668

5.262

45.971

43.905

3.800

3.973

110.329

130.364

73.205

89.299

237.977

272.804

Torino

7.599

9.810

22.198

21.279

2.495

2.865

24.432

25.757

4.803

5.142

61.529

64.854

Mi-To

12.267

15.072

68.169

65.184

6.295

6.838

134.761

156.121

78.008

94.441

299.506

337.658

Lombardia

8.399

9.912

119.469

115.174

16.769

18.854

213.703

251.748

81.220

101.170

439.569

496.857

Piemonte

9.547

12.443

40.093

38.587

6.857

7.936

49.555

54.047

6.703

119.547

110.329

119.547

Italia

262.203

257.473

534.928

516.822

89.134

101.170

771.251

891.652

145.766

172.901

1.803.310

1.940.017

(a)+(b): sistema imprenditoriale

Tabella 2| Depositi bancari e risparmio postale per settori di attività della clientela residente (in milioni di euro) Fonte: Banca d’Italia

Amministrazioni Pubbliche

Milano

Famiglie consumatrici, istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e unità n.c.

Famiglie produttrici (a)

Società non finanziarie (b)

Società finanziarie diverse da istituzioni finanziarie monetarie

Totale residenti al netto delle istituzioni finanziarie monetarie

2016

2011

2016

2011

2016

2011

2016

2011

2016

2011

2016

2011

1.156

2.275

77.803

60.787

3.612

2.529

39.103

30.014

47.002

32.972

168.676

128.577

Torino

267

665

39.751

34.789

1.842

1.507

8.888

8.095

8.556

9.335

59.305

54.391

Mi-To

1.423

2.940

117.554

95.576

5.454

4.036

47.991

38.109

55.558

42.307

227.981

182.968

Lombardia

1.895

4.126

197.777

156.760

9.901

7.787

70.285

52.830

49.663

35.428

329.521

256.930

Piemonte

412

1.099

78.000

66.832

4.444

3.491

16.235

14.075

9.385

9.783

95.280

108.475

Italia

29.231

45.072

963.616

819.461

53.637

43.202

243.336

189.253

116.749

102.466

1.406.570

1.199.454

(a)+(b): sistema imprenditoriale

Grafico 1| Numero di contratti home banking ogni 100 abitanti

Tabella 3| Numero di banche e sportelli bancari

Fonte: Banca d’Italia

Fonte: Banca d’Italia

11


2

I SISTEMI PRODUTTIVI


2.1 Il tessuto produttivo: struttura e tendenze

Da un punto di vista produttivo, l’asse che collega Milano e Torino non unisce solo due grandi città, ma – in virtù della capacità di catalizzare attorno a sé i flussi dei rispettivi sistemi regionali che caratterizza entrambi i capoluoghi – costituisce la spina dorsale di un organismo territoriale di scala nazionale e di respiro europeo. Con circa un milione e 400mila imprese registrate, di cui un milione e 200mila attive, Lombardia e Piemonte valgono assieme quasi un quarto dell’intero tessuto produttivo nazionale: nel contesto di questa macroregione, Milano e Torino rappresentano i punti focali e i centri gravitazionali di una galassia economica che include anche centri satellite quali Lodi e Monza o territori-cerniera come Biella, Novara e Vercelli. Più precisamente, la somma delle due aree metropolitane genera uno stock di aziende che vale pressapoco il 10% del totale italiano, con una concentrazione di attività che propende in direzione del capoluogo lombardo dove si trova circa il 6% delle sedi d’impresa del Paese. Si tratta per la maggior parte di ditte individuali, espressive di una forma di capitalismo molecolare che connota in generale l’economia italiana e che dà prova di sé in tre aziende su cinque a Torino e in due casi su cinque a Milano; se sotto questo aspetto il tessuto imprenditoriale piemontese e torinese non presentano particolari divergenze rispetto al panorama comune, Milano si distingue per una conformazione produttiva decisamente capital intensive, con quasi il 40% delle aziende che ricadono entro il perimetro delle società di capitale a svantaggio dei sodalizi tra persone, sensibilmente più presenti in territorio sabaudo dove tale natura giuridica interessa oltre il 22% delle attività e rappresenta un’opzione più ricorrente anche della media italiana, ferma al 15,8%. Le altre forme dell’esercizio d’impresa (per lo più cooperative) costituiscono una quota residuale in entrambi i territori, distribuita però in modo asimmetrico in rapporto alla media nazionale (il 3% a Milano e solo l’1,7% a Torino, contro il 2,5% del dato italiano). Uno scenario economico, quello milanese, in continuo consolidamento e che pare destinato a estendersi come modello tipologico su scala sovra-regionale, almeno stando ai dati di trend: se si guarda infatti alla dinamica degli ultimi sei anni, si può notare una diffusa contrazione del numero dei consorzi perso-

nali a fronte di uno speculare incremento delle forme di impresa capitalizzate, probabilmente favorito anche dalla progressiva deregolamentazione che ha di recente interessato il regime normativo che disciplina le società a responsabilità limitata. Questo fenomeno viaggia a un ritmo più sostenuto a Torino rispetto a Milano (+11,7% contro +9,2%), segno di una progressiva assimilazione dei due territori in direzione di un’economia a prevalente intensità di capitale. Viceversa, l’evoluzione numerica delle imprese individuali presenta segnali contrastanti nei due capoluoghi: se l’arretramento di Torino si colloca in linea con il decremento generalizzato del dato nazionale (che rispetto al 2010 perde il 6% delle attività di questo tipo), Milano si pone in controtendenza con un aumento di quasi sette punti percentuali. Ciò tuttavia non contraddice la vocazione marcatamente capitalistica dell’economia ambrosiana di cui si è parlato pocanzi, ma sembra piuttosto riflettere lo sviluppo dell’intero bacino imprenditoriale nei due territori negli anni della crisi: mentre Torino ha visto scomparire il 6% delle proprie attività durante la fase di recessione, Milano ha dimostrato una maggiore resilienza seppure in un contesto regionale in difficoltà, ampliando il perimetro produttivo metropolitano del 4,7% e riportando la variazione dell’aggregato territoriale nell’arco di tempo 2010/2016 in ambito positivo (+0,2%). Certo, la propensione a intraprendere è andata gradualmente affievolendosi sotto l’influsso negativo dell’avverso quadro congiunturale, ma il saldo della natalità è in attivo in entrambi i capoluoghi, ancorché con uno spessore ineguale: lo scorso anno, infatti, Milano ha irrobustito le fila del proprio tessuto produttivo di oltre 5mila unità (a fronte di un ritmo di crescita, nel 2010, dell’ordine di più di 8mila nuove aziende); al contrario, Torino cresce a piccoli passi, soprattutto a confronto con il suo passato prossimo, quando il saldo tra iscritte e cessate era pari a 1.365 unità, ora assottigliatosi a uno scarto di poco più di un centinaio di neo-imprese.

13


Tabella 1| Imprese registrate, attive, iscritte e cessate Fonte: Registro delle imprese

2010

2016 Registrate

Attive

Iscritte

Cessate

Saldo natalità

Registrate

Attive

Iscritte

Cessate

Saldo natalità

Milano

373.130

296.404

23.689

18.175

5.514

354.998

283.097

24.347

16.201

8.146

Torino

223.307

195.671

13.889

13.732

157

237.910

208.016

17.544

16.179

1.365

Mi-To

596.437

492.075

37.578

31.907

5.671

592.908

491.113

41.891

32.380

9.511

Lombardia

957.682

815.246

57.319

50.784

6.535

956.268

823.620

65.502

53.112

12.390

Piemonte

438.966

390.348

26.447

26.966

-519

469.340

420.935

32.490

29.821

2.669

Italia

6.073.763

5.145.995

363.488

322.134

41.354

6.109.217

5.281.934

410.736

350.452

60.284

Tabella 2| Dinamica e peso sul totale nazionale delle imprese registrate, attive, iscritte e cessate Fonte: Registro delle imprese

VARIAZIONE 2016/2010

PESO SU ITALIA

Registrate

Attive

Iscritte

Cessate

Registrate

Attive

Iscritte

Cessate

Milano

5,1%

4,7%

-2,7%

12,2%

6,1%

5,8%

6,5%

5,6%

Torino

-6,1%

-5,9%

-20,8%

-15,1%

3,7%

3,8%

3,8%

4,3%

Mi-To

0,6%

0,2%

-10,3%

-1,5%

9,8%

9,6%

10,3%

9,9%

Lombardia

0,1%

-1,0%

-12,5%

-4,4%

15,8%

15,8%

15,8%

15,8%

Piemonte Italia

-6,5% -0,6%

-7,3% -2,6%

-18,6% -11,5%

-9,6% -8,1%

7,2% -

7,6% -

7,3% -

8,4% -

Tabella 3| Imprese attive per forma giuridica Fonte: Registro delle imprese

SOCIETÀ DI CAPITALE

Milano

SOCIETÀ DI PERSONE

IMPRESE INDIVIDUALI

ALTRE FORME

2016

2010

2016

2010

2016

2010

2016

2010

117.545

107.680

45.766

50.290

124.118

116.200

8.975

8.927

Torino

31.144

27.890

44.136

51.512

117.036

125.351

3.355

3.263

Mi-To

148.689

135.570

89.902

101.802

241.154

241.551

12.330

12.190

Lombardia

235.398

216.320

145.946

164.358

413.977

423.565

19.925

19.377

Piemonte

55.642

50.167

82.936

95.150

244.816

268.962

6.954

6.656

Italia

1.082.003

929.340

813.228

909.490

3.119.577

3.319.141

131.187

123.963

PESO % SUL TOTALE

2016

2010

2016

2010

2016

2010

2016

2010

Milano

39,7%

38,0%

15,4%

17,8%

41,9%

41,0%

3,0%

3,2%

Torino

15,9%

13,4%

22,6%

24,8%

59,8%

60,3%

1,7%

1,6%

Mi-To

30,2%

27,6%

18,3%

20,7%

49,0%

49,2%

2,5%

2,5%

Lombardia

28,9%

26,3%

17,9%

20,0%

50,8%

51,4%

2,4%

2,4%

Piemonte

14,3%

11,9%

21,2%

22,6%

62,7%

63,9%

1,8%

1,6%

Italia

21,0%

17,6%

15,8%

17,2%

60,6%

62,8%

2,5%

2,3%

14


2.2 Le specializzazioni produttive

nuovamente ad accorparsi a quella di Milano). Milano primeggia nel settore moda (tessile, abbigliamento e pelletteria 15,3% della manifattura) e si conferma forte, come Torino, nella lavorazione dei metalli (18,9%) e nella meccanica (9,6%), oltre che nell’elettronica e apparecchiature elettriche (9,3%). Insieme Milano e Torino rappresentano il 10% circa dell’industria manifatturiera nazionale; più rilevante il peso delle due regioni (grazie principalmente alla Lombardia, che conta oltre 97mila imprese nel settore) sulla media nazionale, che arriva infatti al 27,2%. Nel lasso temporale qui considerato (2010-2016), il processo di terziarizzazione delle economie territoriali esaminate è continuato, tanto che a Milano la quota percentuale dei servizi si è incrementata di circa due punti (dal 47,5% al 49,4%) e a Torino di un po’ di più (dal 37,9% al 40,6%), a discapito dei settori industriali (manifattura e costruzioni); l’agricoltura, invece, ha perso poco in entrambe le aree. Sul piano della performance, le due città presentano degli andamenti molto differenti, con Milano che ha visto crescere lo stock di imprese attive rispetto al 2010 e Torino che invece ha subito un robusto calo. A livello settoriale, è principalmente ai servizi che si deve la crescita del sistema imprenditoriale milanese (+9%), ma buoni sono stati anche i risultati del commercio (+6,7%), nonostante si tratti di un comparto tradizionalmente sottoposto a una forte turbolenza sul piano della nati-mortalità. Meno brillante l’industria delle costruzioni, che però, nonostante alcune annate difficili, nel periodo ha visto crescere la sua base imprenditoriale dello 0,8%. In netta contrazione le attività manifatturiere, che perdono imprese attive (-7,8%), ma continuano a fornire un contributo importante sul piano dell’occupazione (come vedremo in seguito) e l’agricoltura, che certamente non caratterizza Milano (-7%). A Torino tutti i comparti produttivi hanno riportato delle perdite, superiori al 10% nelle costruzioni, nel manifatturiero e nell’agricoltura. Unica eccezione i servizi, che hanno registrato una variazione percentuale positiva dello 0,6%, che non è riuscita però ad arginare un andamento negativo generale, che rispecchia il trend della regione Piemonte, le cui cause possono essere le più disparate, alcune di

Se volessimo fare una classifica per importanza dei settori produttivi, potremmo notare come le due città metropolitane presentino uno scenario complessivamente simile, con i servizi che si piazzano al primo posto, seguiti dal commercio e dalle costruzioni; penultimo il manifatturiero e, a chiudere, l’agricoltura. Questo il colpo d’occhio, ma guardando nel dettaglio si palesa qualche differenza che distingue Milano e Torino. Infatti, l’incidenza dei settori elencati è un po’ diversa: i servizi rappresentano quasi la metà delle imprese milanesi, mentre Torino si ferma al 40%; l’edilizia invece è più rappresentata a Torino (16,3% versus 13,6%), dove allo stesso modo è più significativa l’agricoltura (6,3%), che invece a Milano conta davvero un numero ridotto di imprese (appena l’1,2%). E anche il commercio vede una leggera maggiore incidenza nell’area torinese, mentre sorprende il dato sulla manifattura, che ci mostra Milano prevalere (seppur di pochissimo), nonostante nel nostro immaginario Torino sia ancora considerata la città industriale per antonomasia. Il quadro è dunque quello di due città fortemente terziarizzate, ma mentre a Milano i servizi sembrano “cannibalizzare” l’intero sistema imprenditoriale, Torino si presenta un po’ più variegata, con gli altri settori (pur minoritari) maggiormente rappresentati. Meno significativi i servizi nella media piemontese, dove rappresentano poco più di un terzo del totale (35,5%), dato che rispecchia complessivamente la situazione nazionale (33,4%); più in linea con le due città metropolitane invece la Lombardia (41,1%). L’osservazione più puntuale conferma una certa somiglianza tra le due città sulla diffusione dei principali settori dei servizi (seppur a Milano le quote siano sempre più elevate), con le attività immobiliari e i servizi professionali alle imprese a farla da padroni, seguiti dal segmento dell’hospitality. Per quanto riguarda invece la manifattura, Torino vede una forte concentrazione di imprese nella metallurgia (28% del totale manifatturiero), nell’industria alimentare (9%), nella fabbricazione di macchinari (7%) e nell’industria del legno e del mobile (8,9%); dato questo più alto del 5,7% di Milano, che ha visto molto del suo distretto del legno spostarsi in Brianza quando fu istituita la Camera di Commercio di Monza e Brianza (che si appresta però 15


Tabella 1| Imprese attive per settore economico (anno 2016) Fonte: Registro delle imprese

SETTORI

MILANO Attive

Agricoltura, silvicoltura e pesca Estrazione di minerali da cave e miniere

TORINO

MI-TO

Var. % 2016/2010

Attive

Var. % 2016/2010

Attive

Var. % 2016/2010

3.564

-7,0%

12.398

-10,4%

15.962

-9,6%

71

-14,5%

67

-14,1%

138

-14,3%

Attività manifatturiere

29.350

-7,8%

18.570

-10,6%

47.920

-8,9%

Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata

1.099

77,5%

369

183,8%

1.468

96,0%

443

12,4%

350

-3,0%

793

5,0%

Costruzioni

40.303

0,8%

31.901

-11,8%

72.204

-5,2%

Commercio all'ingrosso e al dettaglio

74.763

6,7%

52.562

-8,5%

127.325

-0,2%

Servizi

146.571

9,0%

79.398

0,6%

225.969

5,9%

Fornitura di acqua; reti fognarie, gestione dei rifiuti

di cui

tipo puramente amministrativo legate alle cancellazioni d’ufficio condotte nel periodo, altre legate a una probabile crisi della vocazione imprenditoriale (e il calo delle iscrizioni lo confermerebbe). Tra i servizi, buone le prestazioni del settore alberghi e ristoranti oltre che delle attività artistiche – che segnalano una riconversione in atto da tempo verso una cultura dell’accoglienza e dell’intrattenimento – e dei servizi sociali. Entrambi i territori hanno registrato nell’intervallo considerato un’esplosione nel settore delle utilities, nonostante si tratti in termini assoluti di pochi (e grandi) operatori.

Trasporto e magazzinaggio

13.223

-3,7%

6.062

-14,8%

19.285

-7,4%

Attività dei servizi alloggio e ristorazione

18.887

23,5%

13.223

4,7%

32.110

15,0%

Servizi di informazione e comunicazione

13.847

9,8%

5.328

2,6%

19.175

7,7%

Attività finanziarie e assicurative

10.133

18,6%

5.279

0,1%

15.412

11,5%

Attivita' immobiliari

29.784

-5,1%

17.377

-4,4%

47.161

-4,8%

Attività professionali, scientifiche e tecniche

24.515

5,0%

9.783

-6,0%

34.298

1,6%

Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese

15.565

34,0%

7.998

18,1%

23.563

28,2%

14

-12,5%

3

-

17

6,3%

Istruzione

1.945

31,3%

1.258

21,0%

3.203

27,1%

Sanita' e assistenza sociale

2.348

25,8%

1.228

21,5%

3.576

24,3%

Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento

3.565

18,0%

2.192

10,0%

5.757

14,8%

Altre attività di servizi*

12.748

10,0%

9.667

4,1%

22.415

7,4%

Imprese non classificate

237

-86,9%

56

-82,6%

293

-86,3%

296.404

4,7%

195.671

-5,9%

492.075

0,2%

Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale

TOTALE

Grafico 1| Distribuzione delle imprese attive per settore economico (anno 2016) Fonte: Registro delle imprese

16


2.3 Classi dimensionali e addetti

Come detto, il sistema imprenditoriale italiano si caratterizza per la sua forte atomizzazione: è il cosiddetto capitalismo diffuso fatto di realtà produttive di piccola e piccolissima dimensione (in termini di addetti), a cui non sfuggono neppure le due città metropolitane di Milano e Torino, seppur con qualche virata in più verso la media e grande impresa per la prima. Nel Paese, infatti, le imprese con meno di dieci addetti rappresentano ben il 94% del totale e le piccole, che hanno dai dieci ai quarantanove addetti, solo il 5,2%. Leggermente più alta la diffusione di micro imprese a Torino, dove raggiungono quota 94,8%, mentre le piccole si riducono al 4,4%; il Piemonte replica fedelmente queste percentuali. Diverso il caso di Milano, che presenta un apparato produttivo più strutturato, con la prima classe citata che si riduce al 90,7% e la seconda che raggiunge quota 7,3%. I dati relativi alle aziende medio-grandi (con più di cinquanta addetti) confermano questa considerazione: 2,1% del totale contro lo 0,8% di Torino e dell’Italia nel suo complesso, mentre il Piemonte ne conta ancora meno (0,7%); più vicina a Milano la Lombardia (1,3%). Questa maggiore diffusione di grandi aziende si spiega con la localizzazione nel capoluogo lombardo di gruppi bancari e finanziari, di società quotate, di solide aziende familiari e di big players internazionali. Inoltre, questa fascia d’imprese, che conta poco più di 4mila unità, è quella che fornisce il contributo più importante all’occupazione nell’area milanese: 1,3 milioni di addetti,¹ vale a dire i due terzi del totale. Decisamente meno rilevante il loro apporto nel torinese (48,1%, quota in aumento di tre punti rispetto al 2011 e più elevata del 41,9% del Piemonte), dove per contro risulta prevalente il contributo delle imprese più piccole. Il dato di Milano rimane un’eccezione anche se confrontato alla media lombarda (51,1%) e a quella italiana (37,7%). Complessivamente, Milano e Torino contano oltre 2milioni e 600mila addetti, il 16% del totale nazionale e un po’ più della metà del Piemonte e della Lombardia messi insieme, quota questa che non si discosta molto da quella delle singole città metropolitane rispetto alle relative regioni. Nel periodo 2011-2016, l’andamento di MiTo

è stato positivo, sebbene le vicende delle due città siano state diametralmente opposte, con Torino che ha visto ridursi il numero di addetti e Milano che, al contrario, ha riportato un loro incremento; lo stesso dicasi per le due regioni di riferimento, con la Lombardia che cresce (ma meno del suo capoluogo) e il Piemonte che perde posti di lavoro. A livello settoriale, l’apporto più cospicuo all’occupazione in entrambe le città è ascrivibile ai servizi, anche se l’incidenza percentuale è diversa; il comparto inoltre ha registrato l’andamento migliore nel quinquennio qui considerato, grazie principalmente ai servizi professionali alle imprese, all’ICT, all’alloggio e ristorazione e alle attività artistiche e culturali (con numeri differenti per le due aree, ma tutti positivi). Mentre a Milano il commercio si configura come il secondo settore per numero di addetti, a Torino è il manifatturiero a prevalere, fenomeno che si spiega anche con il fatto che gli addetti di cui parliamo si riferiscono alle sedi legali d’impresa (e qui contiamo quelli di alcune grandi aziende industriali con addetti dislocati fuori provincia, vedi FCA). In entrambe le aree metropolitane, il settore ha registrato una contrazione degli addetti rispetto al 2011 (più consistente a Milano), in linea con il trend delle imprese. In forte crisi appare anche il settore delle costruzioni, che in tutti i territori analizzati ha registrato la perdita più cospicua di addetti. Dal punto di vista delle forme giuridiche, sono le società di capitale a fornire il contributo più rilevante in termini di addetti al sistema MiTo, anche se con delle differenze (il 79% a Milano; il 60% circa a Torino); è questa, inoltre, la tipologia imprenditoriale che ha registrato l’andamento migliore nell’ultimo quinquennio.

1| I dati sugli addetti qui utilizzati, di fonte INPS, sono attribuiti alla sede dell’impresa e non distribuiti nelle varie unità locali dove l’addetto lavora.

17


Tabella 1| Occupati per area geografica e genere Fonte: Istat

Milano

Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale

Torino

Lombardia

Piemonte

Italia

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

732 603 1.335 509 405 914 2.404 1.775 4.179 1.021 796 1.817 13.375 9.152 22.527

733 602 1.336 513 420 934 2.403 1.766 4.169 1.020 815 1.835 13.340 9.258 22.598

725 615 1.341 507 421 928 2.376 1.802 4.178 1.007 808 1.815 13.194 9.372 22.566

742 623 1.365 494 411 904 2.377 1.844 4.221 984 787 1.771 12.914 9.276 22.191

748 624 1.372 490 407 898 2.386 1.851 4.237 984 789 1.773 12.945 9.334 22.279

769 631 1.400 504 410 915 2.418 1.837 4.256 1.000 799 1.799 13.085 9.380 22.465

787 646 1.433 505 423 928 2.459 1.869 4.328 997 814 1.811 13.233 9.525 22.758

Torino

Milano

MI+To

2000 1800 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 2010

2016

2010

Industria

Italia

2016

2010

Costruzioni

Piemonte

Torino

Grafico 1| Occupati per settori produttivi

2016

Fonte: Istat

Servizi

Lombardia

Milano

14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 Grafico 2| Tasso di disoccupazione totale

4 2010

2011

2012

2013

2014

18

2015

2016

Fonte: Istat


2.4 Giovani, donne e stranieri: la segmentazione tipologica del tessuto produttivo

Il milieu imprenditoriale che si sviluppa lungo l’asse Milano-Torino contiene fattispecie rilevanti per la struttura produttiva e dei servizi del Paese: ci riferiamo in particolare alle imprese detenute o controllate da persone di età inferiore ai 35 anni, dalle aziende gestite o di proprietà di donne e dalle unità produttive e del terziario riconducibili a cittadini stranieri e al comparto dell’artigianato. Le imprese cosiddette giovanili ossia dei giovani under 35 rappresentano una tipologia di peso rilevante sia nell’area metropolitana di Milano che nell’ambito del territorio torinese. In valore assoluto a fine 2016, le imprese detenute o controllate da persone con età inferiore a 35 anni sono 25.864 nel milanese (8,7% del totale) e 20.505 nella metropoli della Mole antonelliana dove tale tipologia imprenditoriale assume una valenza maggiore rispetto al tessuto produttivo locale (10,5% del totale imprese). Se analizziamo l’asse Milano-Torino rispetto al contesto nazionale registriamo, invece, una presenza uniforme di imprese under 35: l’incidenza delle giovanili rispetto all’universo nazionale di riferimento è infatti pari al 4,1%. La recente crisi ha lasciato tuttavia delle cicatrici più profonde nel territorio torinese, tra il 2011 e il 2016 le imprese giovanili del territorio hanno subito un ridimensionamento di circa il 20%, la flessione registrata si è traslata in un’altrettanto consistente contrazione dell’occupazione che è passata da 40.128 a 32mila addetti circa nel periodo di osservazione (3,1% sul totale delle giovanili nazionali). È differente invece il trend riscontrato nell’area di Milano dove le aziende detenute o controllate da giovani, pur aumentando solo dello 0,6% nel medesimo arco temporale, hanno fornito un deciso impulso all’occupazione incrementando gli addetti del 14,5% (da 50.810 a 58.194; 6,1% delle giovanili italiane). Per quanto riguarda i settori di business le imprese giovanili dell’asse Milano-Torino sono decisamente spostate verso i comparti di attività del terziario: in entrambe le aree metropolitane nei settori facenti parte dei servizi si concentrano la maggior parte delle attività d’impresa (rispettivamente 47,7% per Milano e 40,8% per Torino), seguiti dal commercio (29,2% e 24,5%) e dall’edilizia (16,7% e 16,2% rispettivamente). La rilevanza del terziario per le giovanili è evidente anche dal lato delle dinamiche occupazionali. Nel 2016 i comparti afferenti ai servizi hanno contribuito a generare a Milano un indotto nel mercato del lavoro per 36.368 addetti (62% del totale), mentre sono circa 16mila le posi-

zioni create nell’area metropolitana di Torino. A beneficiare di questo sviluppo occupazionale sono in special modo i settori alloggio e ristorazione (16,7% e 10,9% degli occupati rispettivamente) e dei servizi di supporto alle imprese (13,8% e 11,1%). In particolare, nell’area di Milano il terziario si declina, inoltre, in una rilevante presenza di addetti nel settore dei trasporti e del magazzinaggio (15,5%). Seguono poi in entrambe le aree per numerosità assoluta il commercio (circa 10mila addetti a Milano e oltre 7mila a Torino) e l’edilizia (oltre 7mila e più di 5mila rispettivamente nelle due aree metropolitane.). Con riferimento invece alle imprese rosa, il fenomeno dell’imprenditoria femminile ha assunto in entrambe le aree metropolitane un importante rilievo sulla struttura imprenditoriale: sono infatti oltre 52mila a Milano (17,6% del totale imprese) e oltre un quinto del totale imprese nell’area di Torino (43.621 aziende). Riguardo invece all’ occupazione da esse generate, nel 2016 il complesso delle attività presenti nell’area milanese ha contribuito a costruire opportunità lavorative per 138.698 addetti (5,8% degli addetti delle femminili italiane) e altrettanto rilevante per creare lavoro si sono dimostrate nella metropoli torinese dove si concentra la metà della forza lavoro delle femminili piemontesi (oltre 88mila addetti;3,7% degli addetti nazionali operanti in imprese femminili). Sia a Milano e sia a Torino i settori più rilevanti per le femminili si confermano i servizi: nell’area milanese operano infatti nel terziario il 59,1% delle attività e il 64% degli addetti, e il medesimo trend si rileva anche in ambito torinese dove nei servizi si collocano circa il 54% degli occupati delle imprese femminili e oltre la metà delle aziende riconducibili ad un management rosa. Per entrambe le aree metropolitane i comparti di attività più interessanti si collocano sia sotto il profilo delle imprese che del mercato del lavoro nell’ambito dei servizi di alloggio e ristorazione (8,7% e 9,1% delle imprese; 10,8% e 9,1% degli addetti), seguono poi per Milano i servizi di supporto alle attività di impresa (6,9% delle aziende e 15% degli occupati), mentre per Torino, con riferimento alle imprese, sono rilevanti le attività immobiliari (9,5%) e sul piano dell’occupazione le attività di supporto alle imprese (11,1% degli addetti). I flussi migratori che hanno interessato le aree più avanzate del Paese si sono riflesse anche nelle strutture metropolitane di impresa. Anche l’asse territoriale compreso tra Milano e Torino ha registrato un rilevante contributo 19


Tabella 1| Imprese attive per tipologia e area geografica Fonte: Registro delle imprese

IMPRESE GIOVANILI Milano Lombardia Torino Piemonte Mi-To Italia

2011 25.519 88.213 25.584 48.611 51.103 629.994

2016 25.684 75.250 20.505 38.957 46.189 534.272

IMPRESE FEMMINILI* 2014 50.343 152.774 43.986 89.519 94.329 1.148.325

2016 52.175 155.509 43.621 88.657 95.796 1.158.632

IMPRESE STRANIERE 2011 31.917 77.466 20.564 35.023 52.481 419.064

2016 45.458 97.818 22.558 38.143 68.016 514.061

Tabella 2| Incidenza delle diverse tipologie sul sistema produttivo per area geografica (peso percentuale sul totale delle imprese del territorio)

per la nascita e il consolidamento di imprese controllate o possedute da persone di nazionalità estera, anche se i fenomeni migratori non esauriscono l’intera casistica dell’imprenditoria straniera. Le due aree metropolitane sono infatti sede di realtà multinazionali, nondimeno la dinamica delle imprese straniere appare in costante crescita negli ultimi anni. In relazione alla dinamica, tra il 2011 e il 2016 la crescita delle imprese straniere ha seguito un percorso costante e in accelerazione, sia che osserviamo il territorio nazionale (+22,7%) sia che consideriamo gli sviluppi nelle due aree metropolitane di Milano (+42,4%) e Torino (+9,7%). Se guardiamo ai valori assoluti presenti nei due territori di riferimento osserviamo che nell’area milanese operano 45.458 imprese straniere che contribuiscono ad occupare oltre 93mila addetti, mentre nella metropoli torinese sono oltre 22mila le imprese controllate o possedute da stranieri con una dotazione di oltre 35mila occupati. L’incidenza delle aziende straniere sull’imprenditoria locale delle due metropoli si è nel tempo rafforzata, se consideriamo il 2011 come inizio del periodo di osservazione e il 2016 come intervallo finale registriamo una progressione comune nelle due aree: a Milano è passata dall’11,2 al 15,3% e a Torino dal 9,9 all’11,5%. Le affinità terminano tuttavia qui, in quanto Milano ha anche rafforzato la sua leadership e di conseguenza la sua incidenza sull’universo nazionale delle straniere (da 7,6% a 8,8%), mentre ciò non si è verificato per l’area torinese (da 4,9% a 4,4%). I settori prevalenti per l’imprenditoria straniera sono i servizi: a Milano il complesso delle attività terziarie rappresenta il 37,4% delle imprese straniere e il 55% dell’occupazione, contro il 29,2% della dotazione imprenditoriale di Torino e il 40% circa degli occupati ad essa afferente. L’articolazione settoriale evidenzia inoltre delle rilevanti presenze, sia di imprese che di addetti, per i settori del commercio e delle costruzioni. Il dettaglio delle attività economiche evidenzia pertanto che il primo di tali comparti ha delle radici importanti sia sotto il profilo della dotazione imprenditoriale delle due metropoli (31,5% a Milano e 30,6% a Torino) che dal lato dell’occupazione (22,6% a Torino e 20,7% a Milano). Il settore dell’edilizia si dimostra invece più incidente a Torino (oltre un terzo delle imprese straniere e 29% circa degli addetti) che a Milano (24,8% e 15,5% per imprese e addetti).

Fonte: Registro delle imprese

IMPRESE GIOVANILI 2011 Milano Lombardia Torino Piemonte Mi-To

9,0 10,7 12,3 11,6 10,4

2016 8,7 9,2 10,5 10,0 9,4

IMPRESE FEMMINILI* 2014 17,5 18,8 22,2 22,5 19,4

2016 17,6 19,1 22,3 22,7 19,5

IMPRESE STRANIERE 2011 11,2 9,4 9,9 8,4 10,7

2016 15,3 12,0 11,5 9,8 13,8

Tabella 3| Addetti alle imprese per tipologia e area geografica Fonte: Registro delle imprese

IMPRESE GIOVANILI Milano Lombardia Torino Piemonte Mi-To Italia

2011 50.810 171.769 40.128 76.666 90.938 1.134.511

2016 58.194 144.709 31.744 59.245 89.938 953.867

IMPRESE FEMMINILI* 2014 127.828 373.843 87.907 172.810 215.735 2.313.007

2016 138.698 393.292 88.758 177.526 227.456 2.401.053

IMPRESE STRANIERE 2011 67.904 151.927 29.642 50.012 97.546 693.967

2016 93.022 181.690 35.131 58.159 128.153 831.260

Tabella 4| Distribuzione degli addetti alle imprese per tipologia e area geografica Fonte: Registro delle imprese

IMPRESE GIOVANILI Milano Lombardia Torino Piemonte Mi-To

2011 2,8 4,6 5,5 5,8 3,5

2016 3,0 3,8 4,4 4,6 3,4

IMPRESE FEMMINILI* 2014 6,9 10,2 12,6 13,7 8,5

2016 7,1 10,4 12,4 13,9 8,5

* Rispetto al 2013 è cambiato l’algoritmo di calcolo delle imprese femminili che risultano nel 2014 sottostimate rispetto all’anno precedente

20

IMPRESE STRANIERE 2011 3,7 4,1 4,1 3,8 3,8

2016 4,8 4,8 4,9 4,5 4,8


2.5 Il comparto artigiano

L’universo delle imprese artigiane rappresenta un comparto rilevante per le aree di Milano e Torino (rispettivamente 68.556 e 62.129 aziende), in special modo per la città metropolitana di Torino dove il settore gioca un ruolo di primo piano sulla struttura del tessuto produttivo rappresentando il 31,8% del totale delle imprese attive. Differente è invece la situazione milanese dove il peso relativo dell’artigianato è pari al 23,1%. Relativamente alla dinamica, tra il 2010 e il 2016 nell’asse Milano-Torino l’andamento del settore ha evidenziato un trend a due velocità palesando delle evidenti difficoltà nell’ambito dell’area torinese. Nei sei anni di osservazione, sotto la mole antonelliana la flessione di imprese attive nel comparto ha mostrato un ritmo di decrescita più intenso (-8,6%) rispetto alla perdita registrata dal totale delle imprese attive nell’area torinese (-5,9%). È differente, invece, la situazione milanese dove le unità attive nel settore dell’artigianato hanno messo a segno un discreto aumento (+2,1%), tale progressione è stata tuttavia inferiore rispetto alla performance di crescita messa a segno dal totale delle imprese attive nell’area metropolitana di Milano (+4,7%). Dal lato dell’occupazione, il settore dell’artigianato svolge un ruolo di rilevanza particolare nel creare opportunità lavorative in entrambi i terminali territoriali dell’asse. Nell’area metropolitana di Milano le imprese artigiane generano occupazione per oltre 128mila addetti (6,6% dei posti di lavoro totali), mentre nell’area torinese il contributo alla dinamica occupazionale assume delle caratteristiche ancora più rilevanti: le artigiane torinesi concorrono infatti a produrre occupazione per oltre 115mila persone concentrando nella città metropolitana la metà della manodopera attiva nelle imprese artigiane del territorio piemontese e il 16% degli addetti delle imprese torinesi. Relativamente alla composizione settoriale, vi sono delle rilevanti differenze nei contributi apportati alla struttura delle imprese e dell’occupazione. Nell’area milanese, per entrambe le dimensioni, con oltre il 39% primeggiano i servizi, seguiti a poca distanza dalle costruzioni che con circa il 37% delle imprese contribuiscono ad occupare il 27,7% degli addetti artigiani. L’apporto delle attività manifatturiere, invece, pur essendo più limitato dal lato

imprenditoriale (18,7%) assume una valenza maggiore sotto il profilo dell’indotto lavorativo (26,6%). Nell’area torinese si evidenzia invece un cambiamento di fronte: le attività collegate all’edilizia concentrano una larga parte delle imprese artigiane (42%) seguite ad una discreta distanza dai comparti afferenti al terziario (31,4%) e all’industria manifatturiera (20,1%). Il confronto assume delle tonalità più sfumate relativamente all’occupazione: i comparti attinenti alle costruzioni contribuiscono infatti a creare lavoro per un terzo degli addetti delle imprese artigiane e apporti significativi si registrano per le attività manifatturiere e dei servizi (rispettivamente 29,7% e 29,2%).

21


Grafico 1| Imprese artigiane per settore produttivo Fonte: Registro delle imprese

100% 90% Altri settori

80% 70%

Commercio

60% Servizi

50% 40%

Costruzioni

30% AttivitĂ manifatturiere

20% 10% 0% Milano

Torino

Mi-To

Grafico 2| Addetti alle imprese artigiane per settore produttivo Fonte: Registro delle imprese

100% 90%

Altri settori

80%

Servizi

70%

Commercio

60%

Costruzioni

50%

AttivitĂ manifatturiere

40% 30% 20% 10% 0% Torino

Milano

Mi-To

22


3

L’APERTURA INTERNAZIONALE


3.1 L’internazionalizzazione dell’asse Milano-Torino

L’asse Milano–Torino rappresenta un motore di sviluppo strategico per l’internazionalizzazione del Paese: con i suoi 78 miliardi circa di import e 60 miliardi di export nel 2016, l’area ha contribuito in misura determinante alla crescita dell’interscambio nazionale diventando un hub fondamentale sia come piattaforma dei flussi commerciali in entrata (21,3% dell’import italiano) sia come proiezione dell’Italia verso i mercati esteri (14,3% del totale export). La capacità esportativa ha evidenziato tra il 2010 e il 2016 un’eccellente capacità di crescita nei mercati di sbocco (+18,2%), mentre le importazioni hanno registrato un arretramento dei flussi commerciali (-5%). Le direttrici geografiche privilegiano senza alcun dubbio i partner europei sia per quanto concerne le piazze di sbocco che per i mercati di approvvigionamento. Relativamente alle esportazioni, si è assistito tra il 2010 e il 2016 a una ricomposizione geografica dei mercati che ha privilegiato il continente asiatico rispetto al nucleo europeo. Nello specifico, l’Europa, pur rimanendo il partner di riferimento per l’intero asse, ha ridotto di dieci punti percentuali la sua incidenza sul totale export (66,3% nel 2010 contro il 58,3% del 2016). Dal lato delle importazioni invece, il ruolo dei partner europei si è ulteriormente rafforzato: l’area Milano-Torino dipende infatti per tre quarti dai flussi commerciali provenienti dall’Europa (74% nel 2010). In tale contesto, emergono tuttavia delle differenze tra l’area torinese e la città metropolitana di Milano: i partner continentali rappresentano infatti per Torino oltre i due terzi dei mercati verso i quali si sono indirizzati i flussi commerciali in uscita dall’area nel 2016, mentre per l’area milanese l’Europa incide per il 54% del totale export. In particolare, per Milano la crescita dei mercati extra europei è stata sostenuta sia da un rafforzamento del ruolo degli Stati Uniti,

passati dal 6,7% al 9,8% delle esportazioni totali, sia del continente asiatico verso il quale la proiezione esportativa di Milano si è avvantaggiata soprattutto della crescente domanda proveniente dalle economie dell’Estremo Oriente: se nel 2010 l’export milanese diretto verso l’Asia incideva per il 21,3%, nel 2016 la sua quota si è collocata al 25,3% (in valore assoluto 9,7 miliardi di euro). Dal lato delle performance, è invece l’area torinese a conseguire la crescita più rilevante. Tra il 2010 e il 2016 il suo export ha messo a segno un ritmo di crescita significativo: in valore assoluto le esportazioni torinesi del 2016 valgono 21,3 miliardi di euro contro i 16,4 miliardi del 2010 (+30%) e analogamente anche il livello delle importazioni si è rafforzato (da 14 a 16,5 miliardi, +18%). È tuttavia altresì rilevante per la performance esportativa dell’area l’apporto della città metropolitana di Milano, che nel 2016 ha contribuito con 38,5 miliardi all’export totale dell’asse Milano-Torino (34,2 miliardi nel 2010, +18%). Riguardo invece alle importazioni, l’hub milanese intercetta merci per oltre 61 miliardi di euro; un livello ancora considerevole pur essendo in arretramento rispetto al dato del 2010 (oltre 67 miliardi, -5%). Riguardo alle specializzazioni settoriali, esse coprono una pluralità merceologica di vaste dimensioni in particolare nei comparti della meccanica strumentale (11,5 miliardi), dei mezzi di trasporto (10,3 miliardi), del tessile, abbigliamento e accessori (6,7 miliardi), della chimica e dei prodotti in metallo (5,5 e 4,7 miliardi rispettivamente). Le top performance dell’export riscontrate tra il 2010 e il 2016 collocano ai primi due posti per progressione della crescita nei mercati esteri la filiera della moda (+64,4%) e le industrie dei mezzi di trasporto (+32,3%), a cui si aggiungono i prodotti chimici e della meccanica strumentale (+16,6% e +10,6%).

24


Tabella 1| Variazione percentuale e peso dell’import-export Fonte: Istat

Milano Lombardia Torino Piemonte Mi-To

VAR. % 2016/2010

PESO % SU ITALIA

Import -9,7 -3,0 18,0 15,9 -5,0

Import 16,8 31,4 4,5 8,4 21,3

Export 12,5 19,3 30,0 28,9 18,2

Export 9,2 26,9 5,1 10,7 14,3

Tabella 2| Interscambio dell’asse Milano-Torino per area geoeconomica Fonte: Registro delle imprese

ANNO 2016 (milioni di euro) EUROPA Unione Europea 28 Area Euro Paesi europei non UE AMERICA America settentrionale Stati Uniti America centro-meridionale Brasile ASIA Medio Oriente Asia centrale India Asia orientale Cina Giappone NIES Singapore Corea del Sud Taiwan Hong Kong AFRICA OCEANIA MONDO

Import 58.724 51.056 41.942 7.668 4.162 2.759 2.551 1.402 555 13.700 357 1.072 803 12.270 6.561 1.352 1.513 90 929 432 62 1.213 70 77.869

Export 34.900 26.847 19.015 8.053 9.340 6.651 6.038 2.689 927 12.484 3.231 987 621 8.266 2.945 1.685 2.792 338 1.053 249 1.151 2.283 823 59.830

VAR. % 2016/2010 Import -3,4 -6,2 -4,4 20,6 -14,9 -18,0 -19,1 -7,9 -2,1 -1,5 -84,0 -0,7 -5,7 15,7 2,4 0,7 -4,2 8,1 5,6 -22,0 -0,4 -46,1 18,6 -5,0

25

Export 8,9 9,8 6,2 5,9 52,9 81,5 83,4 10,1 -17,4 42,8 9,8 -13,1 -14,8 77,2 76,9 111,4 68,2 19,0 57,4 19,8 130,7 -24,1 17,9 18,2

PESO % 2016 Import 75,4 65,6 53,9 9,8 5,3 3,5 3,3 1,8 0,7 17,6 0,5 1,4 1,0 15,8 8,4 1,7 1,9 0,1 1,2 0,6 0,1 1,6 0,1 100,0

Export 58,3 44,9 31,8 13,5 15,6 11,1 10,1 4,5 1,5 20,9 5,4 1,7 1,0 13,8 4,9 2,8 4,7 0,6 1,8 0,4 1,9 3,8 1,4 100,0


3.2 Gli investimenti diretti esteri

Il ruolo degli investimenti esteri trova nell’asse Milano-Torino un contesto territoriale rilevante sul piano nazionale sia con riferimento alla proiezione internazionale dei territori sia nell’attrazione di imprese straniere fondamentali per lo sviluppo delle aree interessate. Gli ultimi dati disponibili afferenti al 2016 indicano che nelle aree metropolitane di Milano e di Torino è presente una dimensione multinazionale che non ha eguali nelle altre aree del Paese. Sul piano della capacità di attrazione degli investimenti esteri, sono 3.599 nel territorio milanese le imprese partecipate da un’azienda straniera, quasi un terzo del totale lombardo. Se osserviamo invece il caso di Torino, gli ultimi dati registrano la presenza di 1.304 unità locali di multinazionali che hanno scelto l’area come punto di localizzazione privilegiato e Torino da sola assorbe circa il 60% degli insediamenti esteri del Piemonte. La nutrita presenza di imprese a controllo estero e di unità locali di multinazionali si riflette positivamente anche sull’occupazione: nel milanese sono oltre 279mila i dipendenti retribuiti da società con partecipazione estera, le quali generano circa 168 miliardi di fatturato, mentre nella città metropolitana di Torino le filiali di società estere hanno contribuito a creare oltre 67mila occupati. Relativamente all’origine degli investimenti diretti esteri, la triade Europa, Stati Uniti e Giappone svolge il ruolo di driver principale degli investimenti esteri nelle due città metropolitane. In particolare, gli investitori europei svolgono un ruolo di leader sia a Milano (63%) che a Torino (64,3%). Altrettanto interessanti sono gli investimenti effettuati da imprese nordamericane (USA e Canada) nel territorio milanese (24%) e dai soli Stati Uniti nel territorio torinese (18%), a cui si aggiungono gli investimenti provenienti dal Giappone (5,1% a Torino e 3,5% a Milano).

Le specializzazioni settoriali, differenti tra le due aree, evidenziano nel milanese un ruolo centrale per il terziario in generale che intercetta la quota più ampia di investimenti: la declinazione ulteriore registra che un terzo degli investimenti opera nel campo dei servizi in senso stretto, a cui si aggiungono in senso allargato le imprese a partecipazione estera attive nel commercio all’ingrosso (39%), mentre è più ridotto l’apporto del settore industriale (16%). È differente invece la situazione del torinese dove si rileva una leadership degli investimenti nell’ambito manifatturiero (34%), seguita dai servizi (29%) e dal commercio (22%).

26


Grafico 1| Imprese a partecipazione estera a Milano per settore di attività economica (valori percentuali al 1° gennaio 2016) Fonte: Reprint - Politecnico di Milano

4%

2%

6%

33%

39%

16% Servizi

Industria

Commercio all'ingrosso

Energia, gas e acqua

Costruzioni

Logistica e trasporti

Grafico 2| Unità locali multinazionali a Torino per settore di attività economica (valori percentuali, anno 2016) Fonte: CEIP, Univeristà di Torino, Le Multinazionali in Piemonte

Industria

Servizi

Commercio

Costruzioni e Ingegneria, energia , logistica

15% 34%

22%

29%

27


4

IL CAPITALE UMANO


4.1 Il mercato del lavoro

I principali indicatori del mercato del lavoro mostrano un quadro di luci e ombre per le due città metropolitane di Milano e Torino. Infatti, nel periodo 2010-2016 entrambe le realtà hanno visto un aumento dell’occupazione e un parallelo incremento della disoccupazione, anche se con intensità molto differenti. Vediamo nel dettaglio. A Milano gli occupati nei sei anni considerati sono cresciuti del 7,3% (97mila unità in più), con un contributo quasi paritetico delle due componenti di genere; a Torino, invece, la crescita è stata più ridotta (+1,6%, 15mila lavoratori in più) ed è stata determinata prevalentemente dalle donne (+4,4%), mentre per i maschi si è registrata una contrazione, seppur lieve (-0,7%). In linea con il suo capoluogo il trend della Lombardia (+3,6%), mentre il Piemonte ha registrato una flebile contrazione (-0,3%); positivo anche il risultato nazionale, che vede nel 2016 l’occupazione recuperare le posizioni perse con la pesante crisi economica del 2008. L’andamento dell’occupazione sembra dunque mostrare il superamento della fase recessiva che aveva interessato il nostro Paese negli ultimi anni, grazie sia alla ripresa dell’attività produttiva e alla crescita del PIL sia ai recenti interventi normativi e fiscali che hanno interessato il mercato del lavoro. Il tasso di occupazione della popolazione 15-64 anni è del 63,9% a Torino e del 68,4% a Milano; entrambi sono superiori al tasso medio italiano, fermo al 57,2%, e sono aumentati nel lasso di tempo considerato (Torino +2,1%, Milano +1,8%). Entrambe le città presentano una disparità nei due generi, con il tasso di occupazione femminile inferiore di oltre dieci punti rispetto al maschile. Gli occupati complessivi a Torino sono 928mila, la metà dei piemontesi; a Milano oltre 1,4 milioni, pari a un terzo del totale lombardo (ma la Lombardia è più popolosa del Piemonte). Insieme, le due città contano circa 2,4 milioni di occupati, vale a dire il 10,4% del totale nazionale. Relativamente alla posizione professionale, il lavoro alle dipendenze è cresciuto molto a Milano nel periodo 20102016 (+10,1%), mentre è rimasto praticamente stazionario a Torino (+0,1%) dove al contrario è esploso il lavoro autonomo (+6,5%); un dato questo in assoluta controtendenza rispetto a tutti i territori di confronto, che hanno visto, con percentuali diverse, un arretramento del lavoro

indipendente (Milano -2,2%; Lombardia -4,4%; Piemonte -3,5%; Italia – 4,5%). A livello settoriale, possiamo osservare come il contributo più importante alla crescita dell’occupazione in questi sei anni sia dovuto esclusivamente ai servizi, e questo vale sia per le due città metropolitane - con Milano che registra una performance superiore a Torino (rispettivamente +12,2% e +6,8%) - ma anche per i corrispondenti territori regionali. D’altro canto è questo il primo settore per concentrazione di occupati in tutte le aree considerate, anche se a Milano si arriva a una quota del 78,5% del totale contro il 69,2% di Torino. In numeri assoluti, l’asse Milano-Torino conta quasi 1,8 milioni di occupati nei servizi, cifra incrementatisi in sei anni di circa 163mila unità. In difficoltà invece l’industria, che ha perso occupati sia a Milano che a Torino (-6% circa in entrambe le aree metropolitane), trascinata al ribasso soprattutto dalla crisi del settore delle costruzioni che ha riportato nel periodo una sonora perdita di posti di lavoro. Più contenuta la flessione dell’industria in senso stretto, soprattutto a Torino dove ha subìto un calo di poco superiore al punto percentuale (-1,3%), mentre il calo è stato più cospicuo a Milano (-2,5%). Il settore in termini assoluti ha visto bruciarsi in sei anni più di 9mila posti di lavoro nel corridoio tra i due capoluoghi (di cui oltre 6 mila a Milano); oggi sono 477 mila circa gli occupati dell’industria nelle due città. Passando ai dati sulla disoccupazione, lo scenario che emerge è decisamente preoccupante: le persone in cerca di occupazione sono oltre tre milioni nel Paese e si sono incrementate del 46,5% nel lasso di tempo 2006-2010. Anche le due città metropolitane hanno riportato nel periodo un aumento dei disoccupati, che però è assai più cospicuo nell’area milanese (+40,7%; in totale sintonia con il territorio regionale) rispetto a quella torinese (+15,1%), realtà quest’ultima che sembra aver contenuto le perdite, facendo registrare un risultato tutto sommato meno grave anche rispetto alla corrispondente regione (+26,5%). In termini assoluti, le due città hanno visto crescere i disoccupati di 48mila unità (34mila Milano e 14 mila Torino). Per quanto riguarda i generi, sono soprattutto gli uomini a Milano a registrare l’aumento più elevato, mentre a Torino si è verificato il contrario. 29


Tabella 1| Occupati per area geografica e genere (anni 2010-2016, valori in migliaia) Fonte: Istat

Milano

Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale

Torino

Lombardia

Piemonte

Italia

Bisogna sottolineare che a questo risultato assai negativo di lungo periodo sta seguendo negli ultimi due anni una graduale riduzione del numero delle persone in cerca di lavoro: nel 2016, per citare l’ultimo dato, i disoccupati sono calati su base annua del 4,9% a Milano e del 12,7% a Torino, che si conferma più performante sotto questo aspetto. Il tasso di disoccupazione nel 2016, nonostante le tendenze appena viste, è più elevato a Torino (10,4%) che a Milano (7,5%), ma il primo è cresciuto meno rispetto al 2010 (era del 9,3%, mentre quello di Milano era del 5,8%). Nel periodo da noi analizzato, il triennio 2012-2014 è stato abbastanza critico con il tasso di disoccupazione in crescita in entrambe le città, una spirale negativa che si è invertita nel 2015 ed è continuata nel 2016. Infine, sul fronte dei giovani under 30, bisogna rilevare una situazione molto divergente tra le due città metropolitane, con Torino che presenta nel 2016 un tasso di disoccupazione giovanile del 26,1%, vicino a quello medio nazionale (28,4%), mentre a Milano il fenomeno è più contenuto (18,6% il tasso), sebbene il dato rimanga preoccupante.

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

732 603 1.335 509 405 914 2.404 1.775 4.179 1.021 796 1.817 13.375 9.152 22.527

733 602 1.336 513 420 934 2.403 1.766 4.169 1.020 815 1.835 13.340 9.258 22.598

725 615 1.341 507 421 928 2.376 1.802 4.178 1.007 808 1.815 13.194 9.372 22.566

742 623 1.365 494 411 904 2.377 1.844 4.221 984 787 1.771 12.914 9.276 22.191

748 624 1.372 490 407 898 2.386 1.851 4.237 984 789 1.773 12.945 9.334 22.279

769 631 1.400 504 410 915 2.418 1.837 4.256 1.000 799 1.799 13.085 9.380 22.465

787 646 1.433 505 423 928 2.459 1.869 4.328 997 814 1.811 13.233 9.525 22.758

Torino

Milano

MI+To

2000 1800 1600

Grafico 1| Occupati per principali settori e area geografica (anni 2010-2016, valori in migliaia)

1400

Fonte: Istat

1200 1000 800 600 400 200 0 2010

2016

2010

Industria

Italia

2016

2010

Costruzioni

Piemonte

Torino

2016 Servizi

Lombardia

Grafico 2| Tassi di disoccupazione per area geografica (anni 2010-2016, valori percentuali)

Milano

Fonte: Istat

14,0 13,0 12,0 11,0 10,0 9,0 8,0 7,0 6,0 5,0 4,0 2010

30

2011

2012

2013

2014

2015

2016


4.2 Ricerca e innovazione

31


32


5

VECCHIE E NUOVE VOCAZIONI IMPRENDITORIALI


5.1 Milano e le scienze della vita

Il settore milanese delle scienze della vita (farmaceutica, apparecchiature biomedicali e biotecnologie) ha conquistato negli ultimi anni un’attenzione crescente, sia perché molto vitale in termini di performance sia per le alte aspettative generate dall’ipotesi del trasferimento in città dell’EMA (l’Agenzia Europea del Farmaco) e il progetto Human Technopole, che dovrebbe dar vita a uno dei più grandi parchi tecnologici continentali sull’industria della salute. D’altro canto, Milano può contare su un terreno fertile in termini di innovazione grazie alla presenza di validi centri di ricerca e di numerosi incubatori, di un sistema universitario di prima qualità e, per rimanere sul nostro focus, di strutture ospedaliere di riconosciuta eccellenza. Questi fattori, insieme agli investimenti nella ricerca e sviluppo, al numero di brevetti per invenzione depositati, alle ottime affermazioni sul piano esportativo dei settori manifatturieri a elevata tecnologia e al numero degli occupati laureati, fanno del capoluogo lombardo un contesto produttivo all’avanguardia, pronto ad assumere la leadership europea in un settore promettente come quello delle life sciences. Il comparto, a fine 2016, conta 20.625 imprese operanti nel Paese, di cui 4.005 localizzate in Lombardia (19,4%). Nella città metropolitana di Milano se ne enumerano invece 1.520, appena il 7,4% del totale italiano, ma il 38% di quelle attive nella regione lombarda. Nel periodo 2010-2016, il sistema ha registrato una contrazione della sua base imprenditoriale in tutti i territori da noi analizzati (Italia, Lombardia e Milano), ma questo è il leitmotiv di tutta la manifattura italiana di questi anni. Più nello specifico, le imprese del settore sono calate rispettivamente dello 0,7%, dell’1,6% e dell’1%. Guardando nel dettaglio a Milano, possiamo osservare come il calo sia imputabile principalmente all’andamento della preparazione di prodotti far-

maceutici di base e della fabbricazione di strumenti e forniture mediche e dentistiche. Ma non tutto il comparto soffre, tanto è vero che risultano in forte espansione la produzione di medicinali e altri preparati farmaceutici e la fabbricazione di apparecchi elettromedicali, pur trattandosi, soprattutto in quest’ultimo caso, di un numero contenuto di aziende. In buona salute anche il settore della ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie, che ha visto una vera impennata, seppur si parli di poche decine di unità. Un flusso ascendente presenta anche il dato degli addetti, che infatti crescono in tutti i settori delle scienze della vita, fatta eccezione per gli apparecchi elettromedicali, e in tutte le aree geografiche considerate. A Milano si contano 26.063 addetti, che rappresentano il 63,5% dei lavoratori lombardi operanti nel comparto e il 20,8% del totale nazionale, a significare l’importanza della città metropolitana nel Paese. La massima concentrazione di occupati la troviamo nella farmaceutica e nella produzione di strumentazioni mediche, che concentrano oltre il 90% del totale. Sul piano della performance aziendale, le imprese delle scienze della vita hanno fatto registrare nel periodo 2010-2015¹ un incremento del fatturato pari al 26,3% a Milano (10 miliardi di euro nel 2015) e al 23,4% in Lombardia. Infine, sul fronte dell’interscambio commerciale, il settore si presenta fortemente internazionalizzato: oltre 3,7 miliardi di export, il 60% del totale lombardo e il 13% del nazionale. Inoltre, esso concentra circa il 10% dei flussi esportativi complessivi della città metropolitana. Al suo interno,² la parte del leone spetta alla farmaceutica (non di base) con una quota pari al 65,2% dell’export del comparto; seguono i preparati farmaceutici di base (18,6%) e gli strumenti e le forniture mediche e dentistiche (12,1%). Più rilevanti i dati 34


Tabella 1| Imprese attive nel settore scienze della vita Fonte: Registro delle imprese

2016 Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base Fabbricazione di medicinali ed altri preparati farmaceutici Fabbricazione di apparecchi elettromedicali Fabbricazione di strumenti per irradiazione ed apparecchiature elettroterapeutiche Fabbricazione di strumenti e forniture mediche e dentistiche Riparazione e manutenzione di apparecchi elettromedicali, di materiale medicochirurgico e veterinario, di apparecchi e strumenti per odontoiatria Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie TOTALE

VAR. % 2016/2010

Milano

Lombardia

Italia

Milano

Lombardia

Italia

84 106 26

103 150 67

165 471 317

-15,2% 6,0% 36,8%

-12,7% 3,4% 76,3%

-13,6% 4,7% 78,1%

2 1.210

4 3.495

22 18.556

100,0% -5,4%

100,0% -5,5%

214,3% -5,1%

31 61 1.520

75 111 4.005

562 532 20.625

106,7% 177,3% -1,0%

114,3% 226,5% -1,6%

135,1% 230,4% -0,7%

Tabella 2| Addetti alle imprese attive nel settore scienze della vita Fonte: Registro delle imprese

relativi alle importazioni: oltre 9 miliardi di euro, il 15% del totale milanese; il 77% dell’import lombardo del settore e il 31% del nazionale. A livello di performance, nel periodo 2010-2016, le esportazioni relative alle scienze delle vita sono cresciute notevolmente, facendo segnare un +25,7%, mentre parallelamente le importazioni sono calate del 6,1%, in controtendenza con la regione lombarda e l’Italia nel suo complesso dove, nello stesso lasso di tempo ma con percentuali diverse, si è registrato un contemporaneo aumento dei due flussi, con prevalenza di quelli in uscita.

2016 Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base Fabbricazione di medicinali ed altri preparati farmaceutici Fabbricazione di apparecchi elettromedicali Fabbricazione di strumenti per irradiazione ed apparecchiature elettroterapeutiche Fabbricazione di strumenti e forniture mediche e dentistiche Riparazione e manutenzione di apparecchi elettromedicali, di materiale medicochirurgico e veterinario, di apparecchi e strumenti per odontoiatria Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie TOTALE

1| Dati riferiti alle sole società di capitale, che depositano il bilancio. L’ ultimo dato disponibile si riferisce al 2015.

Milano

Lombardia

Italia

Milano

Lombardia

Italia

6.560 12.117 619

9.091 17.389 1.086

16.440 39.179 5.803

12,3% 1,6% -46,0%

26,2% 6,6% -20,7%

20,6% 13,5% 33,9%

43 6.151

61 12.592

405 58.669

43,3% 10,2%

74,3% 3,0%

664,2% 1,1%

304 269 26.063

401 413 41.033

3.119 1.416 125.031

120,3% 244,9% 5,3%

126,6% 220,2% 9,6%

91,6% 164,7% 10,9%

Grafico 1| Interscambio commerciale per prodotto e area geografica Fonte: Istat

2| I dati si riferiscono ai soli settori manifatturieri, pertanto rimane escluso il segmento della ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie.

Farmaceutici di base

Medicinali e preparati farmaceutici

Strumenti elettromedicali

Strumenti e forniture mediche

Totale Scienze della vita 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% -10% -20% -30% import

export Milano

35

import

export Lombardia

VAR. % 2016/2011

import

export Italia


5.2 La fashion industry milanese

Si scrive ‘moda’, si dice ‘Milano’. Pur nel quadro di un’identità cittadina in rapida e continua trasformazione, l’identificazione tra la metropoli lombarda e la fashion industry permane uno dei tratti maggiormente caratterizzanti dell’economia del territorio. Con quasi 6mila imprese attive, infatti, il sistema della moda milanese vale poco meno del 6% del totale italiano e oltre un terzo dell’intero comparto in Lombardia: si tratta per la maggior parte di aziende operanti nella confezione di articoli di abbigliamento (oltre 2.700 unità, pari al 46,5% del settore), impegnate cioè nella trasformazione dei tessuti nei modelli in vendita tanto nelle boutique di haute couture quanto nei più economici negozi di abbigliamento casual. Seguono quindi – pressoché equivalenti per incidenza sul totale – le industrie tessili, che lavorano la ‘materia prima’ dei filati (865 attività nel 2016) e la fabbricazione di pelletteria e calzature, le cui 918 imprese corrispondono a una quota pari al 15,7% del segmento. Completano la filiera la produzione di gioielli e le attività di fashion design, con stock che possono contare circa 750 e 600 attività rispettivamente. Proprio le attività creative di concept e styling fanno registrare negli ultimi anni la performance maggiormente positiva in termini di dinamica: gli studi di disegno, dove si progettano le nuove collezioni a servizio degli atelier, sono infatti cresciuti del 14,5% in sei anni, passando da 523 a 599. Soffre, invece, la componente più strettamente manifatturiera del comparto, specialmente quella legata al tessile: dal 2010 hanno chiuso i battenti quasi 150 aziende di filati (il 14,6% in meno di quelle attive sei anni fa), cui si aggiungono le 60 attività cessate nella produzione di articoli in pelle e calzature e 31 fabbriche di gioielli e bigiotteria (in calo del 6,1% e del 4% rispettivamente). In questo quadro di arretramento della manifattura (comune in verità anche ad altri comparti industriali), la confezione di articoli di abbi-

gliamento rappresenta un segmento in controtendenza: la base imprenditoriale s’irrobustisce con 115 nuove imprese, corrispondenti a un balzo in avanti del 4,4% rispetto al 2010. Nel complesso, il sistema della moda milanese dimostra una certa capacità di tenuta (-0,8% la variazione nell’arco cronologico in esame), soprattutto se raffrontato all’andamento del medesimo settore in Italia e in Lombardia, dove si riscontrano pesanti arretramenti dell’ordine di nove punti percentuali. Per quanto concerne l’incidenza della filiera del fashion sull’intero sistema produttivo, appare evidente come si tratti – a tutti i livelli territoriali – di un comparto di nicchia: anche a Milano, dove l’economia della moda rientra a buon diritto nel novero delle eccellenze e delle vocazioni produttive della città, l’incidenza del segmento si attesta attorno al 2% del tessuto imprenditoriale. Per quanto numericamente contenuta, l’industria della moda milanese si conferma però una categoria in grado di generare valore e occupazione, oltre che uno dei driver del recente risveglio internazionale del capoluogo: gli addetti del settore crescono infatti di quasi sei punti percentuali in cinque anni, frutto di oltre 2mila posizioni in più rispetto al 2011. Un aumento diffuso a quasi tutti i comparti del sistema, e in particolare alle industrie della pelle (+41,2%), segno che la concomitante contrazione nel numero delle imprese del medesimo segmento ha interessato principalmente realtà di piccole dimensioni. Parallelamente al numero delle imprese, cresce anche l’organico aziendale nei rami della confezione di articoli di abbigliamento e del design specializzato – che vedono aumentare il numero dei lavoratori impiegati rispettivamente del 15,7% e del 54,5% – oltre che nella produzione gioielliera, i cui addetti sono il 14,5% in più del 2011. Inoltre, il made in Milan contribuisce molto ad accrescere la reputazione internazionale della città metropolitana: con oltre sei 36


Tabella 1| Imprese attive nel settore moda Fonte: Registro delle imprese

ITALIA Industrie tessili Confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in pelle e pelliccia Fabbricazione di articoli in pelle e simili Fabbricazione di gioielleria, bigiotteria e articoli connessi, lavorazione delle pietre preziose Attività di design specializzate TOTALE

2010 18.654 51.261 22.459 12.685 4.371 109.430

2016 16.074 46.345 20.985 11.327 4.470 99.201

LOMBARDIA 2010 4.782 8.571 2.067 1.516 1.157 18.093

2016 4.084 7.885 1.858 1.449 1.206 16.482

MILANO 2010 1.013 2.604 978 779 523 5.897

2016 865 2.719 918 748 599 5.849

VAR. % 2016/2010 Italia -13,8% -9,6% -6,6% -10,7% 2,3% -9,3%

Lombardia -14,6% -8,0% -10,1% -4,4% 4,2% -8,9%

Milano -14,6% 4,4% -6,1% -4,0% 14,5% -0,8%

Tabella 2| Addetti alle imprese attive nel settore moda

miliardi di valore, le vendite oltre confine dei prodotti della moda italiana trainano l’exploit dell’export ambrosiano, cresciuto nel 2016 del 3,9% su base annua. In particolare, le produzioni della galassia della moda valgono oggi il 9,9% in più di quanto registrato nel 2015 e pesano il 16,6% sulle esportazioni manifatturiere del territorio. Nel complesso, il giro d’affari della moda milanese ammonta a 10,8 miliardi di euro (la metà esatta del totale lombardo), con un boom del 61,3% in più di quanto fatturato nel 2010; si tratta in generale di un sistema estremamente concentrato attorno a un gruppo di big players, dove i primi dieci produttori detengono oltre il 55% delle quote di mercato.

Fonte: Registro delle imprese

ITALIA Industrie tessili Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia Fabbricazione di articoli in pelle e simili Fabbricazione di gioielleria, bigiotteria e articoli connessi; lavorazione delle pietre preziose Attività di design specializzate TOTALE

2011 135.632 226.393 140.625 33.827 9.481 545.958

Grafico 1| Valore dell’interscambio del settore moda Fonte: Istat

3.500.000.000

Prodotti tessili Articoli di abbigliamento

3.000.000.000

Articoli in pelle 2.500.000.000 2.000.000.000 1.500.000.000 1.000.000.000 500.000.000 0 import

export 2010

37

import

export

2016 provvisorio

2016 118.708 210.098 144.736 32.005 11.052 516.599

LOMBARDIA 2011 55.257 52.349 12.682 3.570 3.953 127.811

2016 46.909 45.978 13.925 3.713 5.487 116.012

MILANO 2011 14.363 11.836 5.652 1.943 2.798 36.592

2016 10.534 13.692 7.979 2.224 4.322 38.751

VAR. % 2016/2011 Italia -12,5% -7,2% 2,9% -5,4% 16,6% -5,4%

Lombardia -15,1% -12,2% 9,8% 4,0% 38,8% -9,2%

Milano -26,7% 15,7% 41,2% 14,5% 54,5% 5,9%


5.3 Meccanica e automotive a Torino

38


39


5.4 L’agroalimentare tra Milano e Torino

40


41


5.5 L’industria culturale e creativa tra Milano e Torino

Oltre che un asse territoriale, quello che collega Milano e Torino è principalmente un corridoio creativo in cui si incrociano competenze e modelli produttivi dallo spiccato contenuto innovativo e culturale. Il tessuto economico di entrambi gli ambiti metropolitani, infatti, è profondamente irrorato da un universo di attività a forte capitalizzazione intellettuale e cognitiva, che trae linfa da un sistema formativo di eccellenza (per esempio, nei diversi ambiti del design) così come da una rete di servizi avanzati di supporto allo sviluppo di forme imprenditoriali brain-intensive. Soprattutto Milano mostra una particolare propensione alla creatività d’impresa: le quasi 23mila attività presenti nel capoluogo lombardo rappresentano poco meno dell’8% dell’intero sistema produttivo locale, contro il 4,5% di Torino, dove l’industria culturale conta circa 9mila unità. Inoltre, Milano evidenzia il miglior trend positivo in termini di dinamica del comparto: dal 2010 al 2016, le realtà che operano nei vari segmenti della creatività sono aumentate del 7%, contro una media italiana del 5,7%. Più stabile invece si è rivelata la galassia creativa torinese, sostanzialmente invariata negli ultimi sei anni. In termini assoluti, il settore più robusto della filiera risulta in entrambi i territori quello relativo alla produzione di software e alla consulenza informatica, in cui operano un’azienda su quattro del comparto ICC tra quelle attive a Milano e quasi una su tre tra quelle di Torino. Segue ancora l’informatica, questa volta con i suoi servizi ausiliari, che pesano attorno al 16% in ambedue i perimetri metropolitani. Vengono quindi la pubblicità (che vale il 16,5% del sistema a Milano e il 13,9% a Torino), e le attività di design specializzato, con un’incidenza percentuale molto più significativa sotto la Mole (dove coprono il 13,5% delle imprese creative) che non all’ombra della Madonnina (la cui quota si ferma all’8%). Tra i settori maggiormente in crescita, spiccano in en-

trambi i casi gli studi di architettura e le edizioni informatiche: i primi sono praticamente triplicati nell’arco di sei anni a Milano e quasi quadruplicati a Torino, mentre la produzione di software conta oggi il 38,3% di realtà in più nel capoluogo lombardo e il 24,1% in quello piemontese. Nello stesso periodo diminuiscono invece le aziende che si occupano di ricerche di mercato (soprattutto a Torino, dove sono pressoché dimezzate rispetto al 2010) e le attività di programmazione e trasmissione radiotelevisiva (anche in questo caso il fenomeno è più accentuato in ambito piemontese). Per quanto riguarda le vocazioni, l’asse territoriale Milano-Torino si configura come il maggior polo editoriale italiano, concentrando poco meno di una casa editrice su quattro; merito soprattutto della leadership indiscussa di Milano, un primato frutto di oltre 1.700 aziende attive nell’edizione di libri, riviste e periodici che valgono da sole quasi il 19% del totale italiano. La connessione tra i due capoluoghi si rivela particolarmente vincente anche rispetto alle attività di marketing e pubblicità (che assorbono rispettivamente il 22,5% e il 20,2% dei comparti nazionali) e alla produzione di software (20,6%). Ma è in generale l’intero universo della creatività a trovare nel Nord-Ovest il proprio centro gravitazionale, con oltre 31mila imprese distribuite tra il capoluogo sabaudo e quello ambrosiano, pari al 17,2% del valore nazionale. L’elevato tasso di concentrazione di attività legate all’economia creativa si riverbera anche nella sfera occupazionale: tra Milano e Torino la filiera dell’industria culturale impiega più di 223mila addetti, uno su tre di quanti operano nel comparto ICC in Italia. L’economia della conoscenza, poi, rappresenta un bacino importante per i sistemi produttivi locali, offrendo un impiego al 12,7% di chi lavora a Milano e al 5,8% dei dipendenti torinesi, con l’industria 42


Tabella 1| Imprese attive nei settori dell’industria culturale Fonte: Registro delle imprese

SETTORI

MILANO

ITALIA

Var. 2016/2010 -12,1% 38,3%

2016 391 36

Var. 2016/2010 -11,9% 24,1%

2016 2.120 119

Var. 2016/2010 -12,1% 33,7%

2016 9.213 578

Var. 2016/2010 -11,5% 37,3%

1.338

5,7%

365

-1,1%

1.703

4,2%

10.032

1,6%

131

-7,7%

54

-21,7%

185

-12,3%

1.924

-12,1%

5.657

14,5%

2.656

2,7%

8.313

10,5%

42.275

12,2%

3.849 90 558 3.767 1.329 1.836 1.017 1.348 78 22.810

15,0% 221,4% 14,3% -0,8% -19,7% 29,5% 20,8% 2,2% 36,8% 6,9%

1.423 37 215 1.225 237 1.188 312 613 41 8.793

13,3% 311,1% 14,4% -14,4% -41,2% 12,3% 25,3% -4,4% 2,5% 0,3%

5.272 127 773 4.992 1.566 3.024 1.329 1.961 119 31.603

14,5% 243,2% 14,3% -4,6% -23,9% 22,1% 21,8% 0,1% 22,7% 5,0%

42.573 932 4.745 24.771 6.969 17.510 7.035 14.315 1.178 184.050

11,7% 343,8% 30,4% -6,1% -21,3% 19,1% 20,2% -2,4% 7,7% 5,7%

Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse

informatica e pubblicitaria che assorbono la quota maggiore di forza lavoro. Il dato più incoraggiante, in tal senso, è la cospicua espansione del numero degli addetti, cresciuti di oltre il 20% in cinque anni: una progressione estesa alla maggioranza dei settori produttivi, più intesa a Torino rispetto a Milano, e che lascia presagire come l’industria culturale e creativa possa rappresentare nel prossimo futuro uno degli asset di maggior valore e interesse strategico per la competitività e il rilancio dell’economia dei due territori e dell’intero sistema-Paese.

MI-TO

2016 1.729 83

Edizione di libri, periodici ed altre attività editoriali Edizione di software Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore Attività di programmazione e trasmissione

Attività dei servizi d'informazione e altri servizi informatici Attività degli studi di architettura Ricerca scientifica e sviluppo Pubblicità Ricerche di mercato e sondaggi di opinione Attività di design specializzate Organizzazione di convegni e fiere Attività creative, artistiche e di intrattenimento Attività di biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali TOTALE

TORINO

Tabella 2| Addetti alle imprese attive nei settori dell’industria culturale Fonte: Registro delle imprese

SETTORI Edizione di libri, periodici ed altre attività editoriali Edizione di software Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore Attività di programmazione e trasmissione Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse Attività dei servizi d'informazione e altri servizi informatici Attività degli studi di architettura Ricerca scientifica e sviluppo Pubblicità Ricerche di mercato e sondaggi di opinione Attività di design specializzate Organizzazione di convegni e fiere Attività creative, artistiche e di intrattenimento Attività di biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali TOTALE

43

MILANO

TORINO

MI-TO

ITALIA

2016 1.729 83

Var. 2016/2010 -12,1% 38,3%

2016 391 36

Var. 2016/2010 -11,9% 24,1%

2016 2.120 119

Var. 2016/2010 -12,1% 33,7%

2016 9.213 578

Var. 2016/2010 -11,5% 37,3%

1.338

5,7%

365

-1,1%

1.703

4,2%

10.032

1,6%

131

-7,7%

54

-21,7%

185

-12,3%

1.924

-12,1%

5.657

14,5%

2.656

2,7%

8.313

10,5%

42.275

12,2%

3.849 90 558 3.767 1.329 1.836 1.017 1.348 78 22.810

15,0% 221,4% 14,3% -0,8% -19,7% 29,5% 20,8% 2,2% 36,8% 6,9%

1.423 37 215 1.225 237 1.188 312 613 41 8.793

13,3% 311,1% 14,4% -14,4% -41,2% 12,3% 25,3% -4,4% 2,5% 0,3%

5.272 127 773 4.992 1.566 3.024 1.329 1.961 119 31.603

14,5% 243,2% 14,3% -4,6% -23,9% 22,1% 21,8% 0,1% 22,7% 5,0%

42.573 932 4.745 24.771 6.969 17.510 7.035 14.315 1.178 184.050

11,7% 343,8% 30,4% -6,1% -21,3% 19,1% 20,2% -2,4% 7,7% 5,7%


6

LE RELAZIONI TRA LE DUE CITTÀ METROPOLITANE


6.1 Il network tra imprese: localizzazione e contratti di rete

I dati sulle unità locali di imprese milanesi ubicate nella provincia di Torino e sulle unità locali di imprese torinesi situate nella provincia di Milano sono rilevanti e mostrano l’attitudine di entrambe le realtà imprenditoriali a superare i propri confini amministrativi, disegnando una geografia economica a vocazione extraterritoriale, che crea uno stretto legame tra le due città, senza dubbio favorito dalla contiguità ma anche da una certa affinità produttiva. Al primo trimestre del 2017,¹ le unità locali extra-provinciali facenti capo a operatori milanesi risultano essere 62.456, vale a dire il 57% del totale (la rimanente quota - 47.734 in numeri assoluti - è situata nella provincia di Milano); di queste, 9.668 sono localizzate nell’area del Nord-Ovest (il 15% delle extra-provinciali). Più nello specifico del nostro tema, le U.L. di imprese milanesi ubicate nella città metropolitana di Torino sono ben 2.338, facenti capo a 1.418 sedi, un numero ragguardevole che mostra l’interesse delle aziende milanesi a essere presenti sul quel territorio. Ma anche le imprese torinesi hanno “delocalizzato” a Milano con numeri importanti: più in generale, le unità locali extra-provinciali sono 13.122 (quelle ubicate nella stessa provincia di Torino 32.421), di cui 4.269 nell’area nordoccidentale; quelle localizzate nel capoluogo lombardo sono 1.374, facenti capo a 901 sedi d’impresa. Vediamo quali sono le principali caratteristiche di questa imprenditorialità che si sposta sull’asse Milano-Torino. Riguardo a Milano, si può innanzitutto osservare che si tratta di aziende ben strutturate dal punto di vista della forma giuridica, tanto è vero che per oltre il 90% sono le società di capitale ad aprire sedi secondarie nel torinese. Sul piano della performance aziendale, queste imprese (le sedi) hanno riportato complessivamente nel 2015 un fatturato di oltre 140

miliardi di euro; inoltre, esse contano circa 689mila addetti. Le relative unità locali (aperte a Torino) operano prevalentemente nel terziario: il commercio al dettaglio è il primo settore (26% del totale), seguito da quello all’ingrosso; rilevanti poi le attività dei servizi finanziari (escluse le assicurazioni e i fondi pensione), la produzione di software, consulenza informatica e le attività connesse, i servizi di direzione aziendale e di consulenza gestionale, le attività di ricerca, selezione, fornitura di personale. Il primo settore del manifatturiero rappresentato è la fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) con 30 unità locali. Appare evidente che la direttrice delocalizzativa delle imprese milanesi ripercorra fedelmente la sua specializzazione produttiva a intensa propensione terziaria. Passando a Torino, possiamo osservare un trend non molto dissimile: l’84% delle imprese cha aperto un’unità locale a Milano si caratterizza per avere la natura giuridica della società di capitale; il fatturato di tali imprese nel 2015 è stato di oltre 54 miliardi di euro, mentre gli addetti superano quota 189 mila. A livello settoriale, anche in questo caso, prevale il terziario: le attività di servizi finanziari (escluse le assicurazioni e i fondi pensione), che raggruppano il 20% del totale (qui pensiamo soprattutto alle grandi banche torinesi), seguite dal commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli), dalla produzione di software e consulenza informatica; dal commercio all’ingrosso (escluso quello di autoveicoli e di motocicli), dalle attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale e dal commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli. Dunque due aree metropolitane che esportano (e attraggono) reciprocamente imprese e che presentano caratteristiche molto simili nelle segmentazioni produttive di questi flussi in e out, seppur 45


Tabella 1| Unità locali di imprese milanesi ubicate nella provincia di Torino (primi dieci settori) Fonte: Registro delle imprese

2016 Unità locali

Peso %

Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli) 610 26,1 Commercio all'ingrosso (escluso quello di autoveicoli e di motocicli) 219 9,4 Attività di servizi finanziari (escluse le assicurazioni e i fondi pensione) 125 5,3 Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse 101 4,3 Attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale 96 4,1 Attività di ricerca, selezione, fornitura di personale 80 3,4 Magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti 70 3,0 Commercio all'ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli 58 2,5 58 e attività 2,5 Attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione connesse Telecomunicazioni 50 2,1 TOTALE 2.338 100,0

con numeri differenti giustificati dalle loro diverse dimensioni, che le legano e le rendono certamente più prossime Un altro aspetto che può aiutarci a valutare le relazioni tra le due città è quello relativo ai contratti di rete. Si tratta di uno strumento che è andato sviluppandosi molto negli ultimi anni e che possiamo definire un’evoluzione della logica dei distretti, che tanto ha caratterizzato, e ancora oggi lo fa, la nostra economia delle piccole e piccolissime imprese. La rete si sta imponendo come soluzione vincente, perché “leggera” e perché promuove collaborazioni e aggregazioni per obiettivi comuni, quali la ricerca, l’internazionalizzazione o la commercializzazione, ma lascia ai soggetti coinvolti la libertà di conservare la propria autonomia. A maggio 2017² nel nostro Paese si contano 3.613 contratti di rete, che vedono parteciparvi 18.555 imprese. La Lombardia guida la classifica nazionale con il 24,3% dei contratti attivati (877), che coinvolgono 2.929 imprese del territorio, mentre il Piemonte ne conta 309 (l’8,7% del totale nazionale), con 880 imprese partecipanti. A Milano sono 497 i contratti di rete attivi e 984 le aziende milanesi aderenti, mentre a Torino se ne contano 126 con 360 imprese. I contratti di rete che invece vedono protagoniste imprese delle sole città metropolitane di Milano e di Torino sono 13, con la partecipazione di 27 operatori. Dal punto di vista settoriale si tratta prevalentemente di aziende attive nei servizi avanzati (informazione e comunicazione e attività professionali, scientifiche e tecniche), ma se ne contano anche nelle costruzioni; mentre, come forme giuridiche, prevalgono le società di capitale. La più vecchia delle reti risale al 2012, mentre la più recente agli inizi del 2017. Scorrendo gli obiettivi di queste reti Mi-To, si leggono come finalità preminenti: incrementare

la competitività nel settore di attività; ottimizzare la commercializzazione dei propri prodotti e la gestione della rete vendita; condividere le attività di consulenza strategica; accrescere la capacità di penetrazione sul mercato nazionale e internazionale; favorire progetti di internazionalizzazione; aumentare la propria efficienza attraverso lo scambio di know-how e le risorse umane; accrescere la capacità di innovazione; definire più efficaci linee di marketing. Come si vede, uno strumento che può abbracciare i più differenti ambiti di attività, ma che ha sempre l’intenzione di sviluppare la competitività delle aziende partner. 1| Fonte: Infocamere, Cruscotto di indicatori statistici. 2| Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Infocamere aggiornati al 3 maggio 2017.

Tabella 2| Unità locali di imprese torinesi ubicate nella provincia di Milano (primi dieci settori) Fonte: Registro delle imprese

2016 Unità locali Attività di servizi finanziari (escluse le assicurazioni e i fondi pensione) 285 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli) 141 Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse 115 Commercio all'ingrosso (escluso quello di autoveicoli e di motocicli) 89 Attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale 78 Commercio all'ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli 46 Pubblicità e ricerche di mercato 46 Altre attività professionali, scientifiche e tecniche 28 Attività dei servizi di ristorazione 27 Istruzione 27 TOTALE 1.374

Peso % 20,7 10,3 8,4 6,5 5,7 3,3 3,3 2,0 2,0 2,0 100,0

Grafico 1| Unità locali milanesi e torinesi per forma giuridica Fonte: Registro delle imprese

UL milanesi a Torino

UL torinesi a Milano

100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Altre forme

46

Imprese individuali

Società di capitale

Società di persone


6.2 MobilitĂ , trasporti e infrastrutture

47


48


6.3 I flussi degli studenti universitari tra Milano e Torino

Un altro parametro da utilizzare per misurare le relazioni tra Torino e Milano è quello relativo ai movimenti degli studenti universitari, un elemento che ci consente anche di valutare la capacità di attrattività del sistema di alta formazione dell’una e dell’altra città. Innanzitutto, ricordiamo che entrambe le aree vantano l’esistenza di università di prima eccellenza: a Torino si contano l’Università degli Studi e il Politecnico, che ha una solida e storica tradizione. Nell’anno accademico 2015/2016, gli studenti dei due atenei succitati risultano essere 95.069, di cui 64.886 iscritti presso l’Università degli Studi e 30.183 presso il Politecnico; un numero cresciuto del 2,6% rispetto all’anno precedente, grazie al contributo pressoché paritetico di entrambe le università. Milano presenta una situazione più complessa con ben 7 atenei: Università degli Studi, Bicocca, Bocconi, Cattolica, IULM, Politecnico e San Raffaele. Gli iscritti nell’a.a 2015/2016 nelle suddette strutture risultano essere complessivamente 189.803, con la più alta concentrazione presso la Statale, seguita da Politecnico, Cattolica e Bicocca; l’Università Bocconi si posiziona invece al quinto posto per numero di studenti iscritti. Rispetto all’anno accademico precedente, le università milanesi hanno visto crescere gli iscritti dell’1,2%; tutti gli atenei hanno registrato incrementi, ma i più consistenti hanno interessato lo IULM, il San Raffaele e il Politecnico, solo l’università degli Studi perde iscritti, ma si tratta di una percentuale minima (-0,5%). Questo è il quadro generale, ma quanti sono gli iscritti degli atenei di Milano che provengono da Torino e viceversa? I dati che incrociano la provincia di residenza e la sede del corso ci permettono di tracciare i flussi tra le due città.¹ Nell’anno accademico 2015/2016, i milanesi che studiano a Torino risultano essere 404, di cui 236

femmine e 168 maschi; nel complesso sono 1.328 i lombardi che frequentano le università torinesi, ma la gran parte di essi - il 30% - proviene proprio dal capoluogo (d’altro canto è abbastanza naturale trattandosi della città più popolosa oltre che della meglio collegata). Dopo Milano, segnaliamo, per numero di iscritti, le province di Varese, Brescia e Pavia. I corsi di laurea maggiormente frequentati sono psicologia e ingegneria, seguiti da lettere e medicina. Il loro numero è aumentato del 15,8% in un anno, grazie principalmente alle facoltà umanistiche e a medicina e psicologia, mentre è calata lievemente ingegneria. Presso gli atenei di Milano invece si contano 727 iscritti residenti a Torino, 426 donne e 301 uomini, aumentati dell’8% rispetto all’anno accademico 2014/2015. I corsi più gettonati sono quelli del gruppo economico-statistico, politico-sociale, umanistico e architettura, che sono, tra l’altro, quelli che registrano un incremento di iscritti nell’anno (eccetto l’indirizzo politico-sociale). Più in generale, dobbiamo osservare un elevato numero di cittadini piemontesi che frequenta le università milanesi: sono infatti 7.146, di cui in gran parte provenienti da Novara (3.047; il 42% del totale), Verbano Cusio Ossola e Alessandria, spinti certamente anche dalla prossimità geografica. Il quadro delle relazioni tra Torino e Milano sul terreno dell’istruzione si completa con qualche ulteriore dato sull’Alta Scuola Politecnica (ASP), nata nel 2004 su iniziativa dei Politecnici delle due città. La Scuola è aperta a giovani talenti selezionati tra i candidati ai corsi di Laurea Magistrale in Ingegneria, Architettura e Design delle due università; ogni anno vengono scelti 150 studenti, che seguono un curriculum addizionale rispetto al programma del loro corso di studio, interamente in inglese e basato su un percorso di formazione multidisciplinare. Un 49


Grafico 1| Iscritti agli atenei di Milano e Torino per sede universitaria (a.a. 2015/2016) Fonte: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

quarto dei posti è destinato a studenti stranieri e l'ammissione avviene tramite una procedura di selezione regolata da un bando. La Scuola ha acquisito grande prestigio, perché assicura un’elevata specializzazione ai suoi studenti - a cui le imprese guardano con notevole interesse - e conseguentemente un alto tasso di impiego, anche in posizioni di un certo rilievo. Questo spiega il numero considerevole di studenti che ogni anno provano ad entrare alla Scuola Politecnica: nel 2016 sono state 773 le candidature pervenute al Politecnico di Milano (per 90 posti a disposizione), di cui ben 548, vale a dire il 71%, provenienti da atenei internazionali, 152 da triennalisti dello stesso Politecnico di Milano e 73 da altre università italiane. Rispetto al 2015, il numero delle domande è calato del 7% ma è impressionante l’aumento registrato rispetto al 2014: +88%, determinato dal fervido interesse degli studenti stranieri, che hanno quadruplicato le loro application. Nel 2016, sono stati accettati 65 italiani e 25 stranieri, la maggior parte di essi al corso di ingegneria (61 ammessi); più numerosi gli uomini delle donne (58 contro 32). Il Politecnico di Torino invece ha ricevuto (sempre nel 2016) 125 domande per accedere alla Scuola (per 60 posti disponibili), di cui la prevalenza ad opera di studenti stranieri (63), seguiti da 50 triennalisti dello stesso Politecnico e 12 provenienti da altri atenei italiani. Rispetto all’anno precedente, il numero di candidature pervenute ha subito una battuta d’arresto (-29%), mentre i dati sono grosso modo in linea con quelli del 2014. Nel 2016, sono stati ammessi 35 italiani e 25 stranieri, la stragrande maggioranza ad ingegneria (52 ammessi); anche a Torino sono risultati più numerosi gli uomini delle donne (41 versus 19). Infine, i dati su 457 ex-studenti di dieci anni di corso dell’Alta Scuola Politecnica ci dicono che la maggior

parte di essi lavora a Milano e a Torino (rispettivamente 192 e 62), mentre nel resto del Paese hanno trovato un impiego in 49; i rimanenti 154 laureati ASP hanno un’occupazione all’estero. I Paesi maggiormente attrattivi per questi giovani talenti sono Francia (22), Svizzera (21), Germania (17) e Stati Uniti (15).

1| Utilizzando come parametro la sede del corso (quindi Milano e Torino) è probabile che si perda qualche dato, considerato che alcuni atenei potrebbero avere più sedi all’interno della regione; inoltre, con le informazioni a nostra disposizione, non è possibile abbinare alla sede del corso la singola università, per cui sapremo quanti milanesi studiano a Torino, ma non presso quale istituto.

Tabella 1| Studenti lombardi iscritti agli atenei torinesi per provincia di residenza

Tabella 2| Studenti lombardi iscritti agli atenei torinesi per provincia di residenza

Fonte: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Fonte: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

ANNO ACCADEMICO 2015/2016 Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano Monza e Brianza Pavia Sondrio Varese Lombardia

Femmine 76 72 48 20 21 15 16 236 45 80 17 96 742

Maschi 64 76 23 28 20 3 22 168 44 65 11 62 586

ANNO ACCADEMICO 2015/2016

Totale 140 148 71 48 41 18 38 404 89 145 28 158 1.328

Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbano Cusio Ossola Vercelli Piemonte

Tabella 3| Iscritti per residenza, sede del corso e gruppo di studio (valori assoluti) Fonte: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

ANNO ACCADEMICO 2015/16

Agraria Architettura Chimica-Farmaceutica Difesa e Sicurezza Economia e Statistica Educazione fisica Geo-biologia Giurisprudenza Ingegneria Insegnamento Letteratura Lingue straniere Medicina Scienze politiche Psicologia Scienze TOTALE

50

Residenti a Milano iscritti a Torino 26 33 6 4 23 1 6 1 60 15 51 21 48 33 67 9 404

Residenti a Torino iscritti a Milano 6 54 7 288 4 15 53 16 15 58 31 67 85 19 9 727

Femmine 495 67 182 174 1.695 426 711 318 4.068

Maschi 316 39 172 103 1.352 301 555 240 3.078

Totale 811 106 354 277 3.047 727 1.266 558 7.146


6.4 Turismo, cultura e qualitĂ della vita

51


52


6.5 Un’indagine tra le imprese

53


54


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