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Spicchi di narrativa

SOFIA G.

Si mise a sedere, alzò la mano e indicò l’albero di limone che, possente e maestoso, si ergeva alle nostre spalle: “Vedi” disse rompendo il magico silenzio che si era creato “la nostra vita è come una canestra di frutta”. “Capita di prendere il frutto sbagliato” spiegò lui scrutando la mia espressione perplessa. “A volte ti ritrovi con delle fragole mature che allietano la tua giornata, ma altrettanto spesso incappi in una mela acerba o in un’albicocca troppo matura”. Tacque e tornò a sdraiarsi per scrutare il cielo limpido che lasciava spazio alla notte nera. “E cosa mi dici dei limoni?” domandai, stupendomi di quanto apparissi ingenua al suo fianco. Rise, per un attimo ebbi paura che si stesse prendendo gioco di me. “Sai, i limoni, più di tutti i frutti, sono l’emblema dei nostri errori” mi spiegò “quando ti trovi di fronte ad una decisione spesso scegli quella che appare più allettante, proprio come la scorza lucente di questo limone. Ti è mai capitato di soffermarti a guardare questo frutto e pensare che abbia il colore del sole?” Alzai le spalle: “Forse, credo”. Sembrò deluso dagli scarsi risultati che il suo ragionamento aveva sul mio entusiasmo. “Eppure capita che questa decisione si riveli aspra, proprio come il limone, e ti ritrovi in bocca un sapore che non si avvicina neanche lontanamente alle tue aspettative”. Pensai che aveva ragione, una dopo l’altra mi passarono davanti tutte quelle esperienze che erano stati i miei “limoni”, si accatastarono in un angolo della mia mente; solo allora mi resi conto della moltitudine di agrumi che aveva caratterizzato la mia vita, eppure, nonostante tutto, ero ancora in piedi. “E cosa dovrei farci?”. Si alzò, colse

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un frutto e me lo mise sul palmo della mano. “non ho intenzione di cadere nella banalità e risponderti di farci una limonata o di chiederti di dimenticarli. Ama i limoni che caratterizzano il tuo percorso, perché alla fine sono i sapori nuovi ad aprire orizzonti sconfinati; non nasconderli in un anfratto della tua mente, ma mostrali come qualcosa di cui andare fiera, perché siano sempre un punto da cui spiccare il volo.” Allora, e solo allora, capii il senso della mia visita in quel luogo così misterioso; ma non accadde subito. Lentamente una nebbiolina densa e argentata avvolse il paesaggio, tanto da farmi sentire sola. Cercai la sua mano, ma invano, tutto stava divenendo sfuocato. Poi sentii una superficie solida sotto di me e spalancai gli occhi. Eccolo lì, davanti a me, l’ennesimo limone della mia vita. Ma questa volta ero preparata, questa volta l’avrei affrontato a testa alta. Proprio davanti a me stava la verifica di matematica.