5 minute read

S.A.L.M.O

SAMUELE NAVA, 4C

Se dovessimo nominare i cantanti che hanno dominato la scena musicale italiana negli ultimi anni non possiamo lasciare fuori Salmo. Ed è per questo che oggi voglio parlare di lui, del rapper di Olbia. Si avvicinò al rap a 13 anni, cominciando a comporre i primi versi nel ‘97. Si chiamò Salmo per omaggiare il cantante dei Duran Duran, Simon Le Bon soprannominato SalmonLebon. La passione del ragazzo era tale che già dopo due anni, nel ‘99, pubblicò due demo assieme ai suoi amici, i rapper Bigfoot e Scascio, con i quali aveva formato i PeD; chiamarono questi esperimenti Premeditazione e Dolo vol. 1 e 2, seguiti dal volume 3 nel 2002. Questi primi tentativi furono un trampolino di lancio per la sua carriera da solista, che iniziò nel 2004 con l’album Sotto Pelle, seguito a distanza di un anno da Mr Antipatia. Da allora militò in alcuni gruppi rap, metal e hardcore fino al 2011, l’anno della svolta. il rapper olbiese pubblicò infatti il suo primo album in studio The Island Chainsaw Massacre. Salmo stesso è la motosega del titolo: con questo disco, aggressivo e violento, fa a pezzi le hit del momento imponendosi sin da subito nella scena rap italiana. L’album spazia tra i generi dal drum’n’bass al metal anche se in genere rientra nell’hardcore. I testi hanno molti significati ma più che altro esprimono rabbia verso un sistema che premia i clichè e sputa su chi è davvero talentuoso. Non so quale sia il mio brano preferito, si contendono il primato Nella Pancia dello Squalo, Il senso dell’Odio e Un dio personale con testi a tratti autobiografici che esprimono una profonda critica verso la tv italiana, la scena musicale e la Chiesa. Pino Scotto insultò pesantemente

Advertisement

l’artista perché ne Nella pancia dello Squalo dice “odio Vasco Rossi, Pino Scotto e Ligabue, tutti sti stronzi non fanno un artista in due”, e tra i due si scatenò una piccola guerra; le polemiche al rapper di Olbia sono sempre state tante, dalla lite con Matteo Salvini (dicendo che è illogico che chi lo ascolta voti il segretario leghista) fino ad arrivare a quella con Fedez, con cui si è riappacificato pochissimo tempo fa. Nel 2012 Salmo si trasferì a Milano dove firmò per Tanta Roba (l’etichetta di Gué Pequeno) e con questa pubblicò Death USB. Un disturbo del sonno, assieme a una precisa scelta dell’artista, ha reso questo secondo album ancora più violento, cupo e horror del primo. In questo LP Salmo dimostra che ha ancora tanto da dire, non è un bluff come molti pensavano e anzi è un vero talento. Personalmente non apprezzo molto l’album, tuttavia se dovessi dire quali sono le canzoni che preferisco direi Il Pentacolo e L.fast & D.Young.

Parallelamente alla carriera solista Salmo portava avanti il progetto Machete; nello stesso 2012 assieme ad altri rapper dell’underground come Madman e En?gma pubblicò Machete Mixtape il cui brano più figo è King’s Supreme in cui il rapper di Olbia canta il ritornello mentre Gemitaiz sfoggia un vero talento nell’extrabeat. Salmo, Gemitaiz e MadMan collaborarono ancora per Killer game, sesta traccia di Midnite, terzo disco di Salmo uscito nel 2013. Oltre a KG troviamo altri brani spaziali come Russel Crowe e The island quest’ultimo frutto di una collaborazione con Hell Raton, En?gma e DJ Slait. Il disco è meno violento dei precedenti; l’atmosfera è energica e coinvolgente ma lascia trasparire una maggiore umanità (come in Faraway) che attira anche chi preferisce un sound più leggero. L’anno successivo il cantante decise di lasciare Tanta Roba dopo aver pubblicato l’album live S.A.L.M.O. Documentary seguito a ruota dal Machete Mixtape III, 24 brani di pura follia horror. A dicembre 2015 fece uscire il singolo 1984 che anticipò Hellvisback, il quarto album che deve il proprio nome alla storpiatura di Elvis, tornato dagli inferi mixato a qualcosa di più moderno. I toni si fanno sempre meno pesanti, spaziando tra molti generi dal blues di 1984 al reggae de Il Messia passando per l’elettronica

di Daytona. Con Hellvisback, Salmo conclude il periodo più “dark” della propria carriera iniziando una fase (più commerciale) di sperimentazione con Playlist. Nel 2017 il cantante fece uscire i singoli Estate dimmerda e Perdonami, mentre l’anno successivo dopo una lunga e particolare campagna promozionale (aprì un canale su Pornhub e rappò a Milano travestito da senzatetto) fece uscire il sopracitato quinto disco, Playlist. Le tracce sono tutte differenti sia nel ritmo che per i testi in modo che l’ascoltatore ritrovi almeno un brano in cui si rispecchia. All’album si aggiungono Charles Manson e Salmo23 uscite con Playlist live. Le tracce più conosciute e amate sono certamente 90min e Il cielo nella stanza: la prima è una fotografia dell’Italia mentre la seconda lascia spazio ai sentimenti. Ho paura di uscire passò in sordina anche se il suo seguito è riconoscibile ovunque: Ho paura di uscire 2 è infatti la traccia più nota del Machete Mixtape 4 e, assieme a Il cielo nella stanza”, dell’intera discografia di Salmo. Il rapper partecipò al mixtape sia come produttore che come cantante, contaminando praticamente tutti i 18 brani. Arriviamo infine al 2021: dopo praticamente due anni di pausa Salmo annuncia Flop, “il suo disco peggiore”. L’album segue la falsariga di Playlist: non si respira più l’aria cupa e arrabbiata che contraddistingue i primi dischi; il rapper è molto più umano e “fragile”, come rivelano Marla, l’Angelo Caduto e Kumite, anche se non mancano dei pezzi molto movimentati ed energici come Flop e Aldo Ritmo. Rimane anche lo spirito anticlericale come vediamo in YHWH e in A dio, anche se a mio parere non esprime una vera riflessione, sembrano piuttosto delle prese in giro ignoranti. La canzone più nota credo sia Kumite ma personalmente preferisco Antipatico, che è più in linea col vecchio stile di Salmo. Salmo dunque è un artista eccezionale, che nel tempo ha saputo rinnovarsi e raggiungere più persone: partendo dalle strade della Sardegna, è riuscito a imporsi nel panorama italiano, entrando di diritto nell’olimpo della musica.