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Il mito di Medusa

IERI E OGGI

MELPOMENE, 1aa; MARIA SIMONETTA, 1bb

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In una delle versioni del mito, Medusa è descritta come una donna bellis-sima, votata a una delle divinità più importanti dell’Olimpo: Atena, dea della saggezza e della strategia militare, di sicuro non conosciuta per la sua ca-pacità di perdonare. Medusa è devota e leale, farebbe qualsiasi cosa per la gloria della dea. Una notte, al tempio, sente qualcuno entrare: altri non è che Poseidone, dio del mare, odiato e amato da Atena. Odiato perché tra i due c’è sempre stata una grande rivalità, ma allo stesso tempo amato per l’attrazione che li lega, entrambi troppo orgogliosi per poterla ammettere. Poseidone rispecchia i peccati dell’essere umano, e vuole appropriarsi di una donna che non gli appartiene. Vuole una donna bella, che lo può soddi-sfare: come ad ogni divinità, non gli importa di ricevere un rifiuto, ha biso-gno di qualcosa per colmare i suoi desideri egoistici. E Medusa viene violentata. Viene privata della cosa più importante che conserva, perde il rispetto delle persone e di se stessa.

Viene violentata, ma nessuno prende le sue difese. Al contrario, colei a cui ha dedicata la sua vita, colei che ha giurato di pro-teggerla, la punisce per aver infranto il voto di castità che aveva pronunciato quando era entrata a far parte della vita del tempio, e per averlo infranto con il suo rivale. Medusa è distrutta a causa di quello che è successo - spaesata, spaven-tata, imbarazzata, umiliata. Sperava forse nel conforto che la dea le avrebbe potuto dare? Al contrario delle sue aspettative, Atena ha fatto l’esatto opposto. Non le importa se Medusa ha infranto il voto per volontà sua o meno, le importa solamente come la sua sacerdotessa lo abbia spezzato. Una umana così semplice che attrae tanto il signore dei mari, il suo acer-rimo nemico. È invidiosa, e non lo nasconde.

Atena maledice Medusa, la trasforma in una mostruosa creatura con i serpenti al posto dei capelli e con la capacità di trasformare in statue di pietra se la si guarda negli occhi. Non si pente di aver condannato una donna innocente, anzi ne è soddisfatta. Quello di Medusa non è di certo l’unico mito in cui una dea, in preda alla gelosia, condanna e maledice una donna se considerata più bella o attraen-te di lei da parte di un dio. Una serie di storie in cui divinità puniscono delle donne per qualcosa di cui non hanno alcuna colpa, donne che vengono ac-cusate ingiustamente per peccati commessi da un uomo, per qualcosa che loro non hanno il potere di cambiare e decidere. Spesso il peggior nemico delle donne sono le donne stesse. Ci si dimentica di come siamo state unite nella lotta per l’emancipazione, ci dimentichiamo di come dovremmo sostenerci tra di noi, in qualsiasi occa-sione, senza stare a guardare con invidia chi consideriamo migliore. In una delle versioni alternative del mito di Medusa si parla di una diversa reazione della dea: Atena vendica Medusa, la aiuta, la sostiene, non la ab-bandona. Questo dovremmo fare, aiutarci e sostenerci ad ogni costo, non lasciandoci intimorire dai pregiudizi o dall’invidia: se siamo uniti siamo forti, se siamo forti, nessuno può farci del male.