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I Soliti Problemi

STEFANO ROVERE, 5D

Salve salve salve! Com’è andata l’estate, majorani? Dopo tre mesi siamo ancora qui. Beh, in realtà non tutti: alcuni di noi in redazione hanno avuto la maturità, e sono passati a scuola migliore, mentre tanti nuovi studenti si sono fatti vedere per la prima volta nei corridoi delle due sedi. E, se mi permettete un attimo di egoismo, in qualche modo mi manca solo una manciata di mesi prima dell’ultima volta che varcherò i cancelli di questa scuola che ha promesso tanto e ci ha dato un po’ meno. Una scuola già provata dai problemi, una scuola che ha sofferto molto con il covid e una scuola da ricostruire, con impegno, a partire da noi studenti. Ed è proprio per questo che oggi vi voglio raccontare una storia che forse molti già conosceranno, ma che altrettanti ignoreranno: la magica fiaba della racconta (in)differenziata e dei pannelli solari del liceo Majorana. In ogni classe dell’istituto sono presenti tre cestini: quello della plastica, della carta e dell’indifferenziata. Con l’esclusione di quello della carta, che non è mai stato ritirato e alla fine dell’anno è arrivato pieno da nove mesi di spazzatura, quello della plastica e dell’indifferenziata sono ritirati regolarmente. È lo stesso per quelli posizionati sui corridoi, blu e gialli, svuotati subito dopo le lezioni ogni giorno dell’anno. Se però qualcuna di voi vecchie volpi ha mai fatto caso ai carrelli del personale ATA, avrà senz’altro notato che, nonostante siano presenti due supporti per i sacchi, ne viene posizionato solamente uno. E i nostri bei colorati cestini sono completamente inutili, in quanto tutta la spazzatura viene buttata assieme, indiscriminatamente dal cestino utilizzato. Facile fare la dif-

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ferenziata così, no? Trovo alquanto ironico il fatto che negli scorsi anni i rappresentanti di istituto e chi per loro si sono mossi per cambiare i cartelli sui cestini, perché imprecisi, mentre la scuola se ne fregava altamente, e continuava ad agire come se fossimo nel secolo scorso. Soprattutto adesso, che il disegno di legge Salvamare è stato ufficializzato: dalle parole dell’ex ministro della transizione ecologica Sergio Costa, “tutte le scuole dovranno fare raccolta differenziata, con l’aiuto degli studenti”. Ma cerchiamo di capire, una volta tanto, di chi è la responsabilità. Vi avviso, dovrò entrare nel merito per qualche riga, seguitemi: per legge, il consiglio di istituto si occupa dell’adozione del regolamento interno di istituto [T.U. 16 aprile 1994, n. 297, in specie l’art. 10, comma 3, lett. a], dove leggiamo che il personale ATA si occupa della pulizia e varie secondo l’ordine del DSGA, direttore dei servizi, che esprime le richieste della presidenza [regolamento scolastico, in specie art. 32, lett. d]. In quanto il sito scolastico non è aggiornato con nuovi documenti a riguardo da almeno 4 anni, possiamo risalire solo alla direttiva DSGA del biennio 2017/18, dove si legge che il personale ATA risponde al Piano delle attività del personale ATA, documento di cui però non si ha traccia. Inoltre, la responsabilità del controllo delle attività ricade sempre sul DSGA, incarico la cui responsabilità è facilmente rintracciabile. È tutto pubblico, nero su bianco, sul sito dell’istituto. Insomma, la responsabilità di chi è? Non si può dire con certezza: non abbiamo il documento chiave, quindi potrebbe essere una richiesta mancata da parte della presidenza, oppure un errore di controllo da parte del DSGA. Per concludere la questione differenziata, vi pongo una domanda: secondo voi, per quale ragione nella nostra scuola non esistono cestini dell’umido? Sarebbero utili, soprattuto nei pomeriggi dove si può stare a scuola per consumare il pranzo prima delle attività pomeridiane. La domanda la pongo a voi, perché ho tentato di volgerla alla Gelsia Ambiente, che però mi ha completamente ignorato. Ho inviato una mail al recapito nazionale, senza risposta. Anche questo rimarrà un mistero quindi.

Ma forse dovremmo parlare anche di

un’altra questione, a mio parere altrettanto assurda. Non tutti sanno che, fuori dalla nostra amata sede 2, sono presenti dei bei pannelli solari. Sono visibili dal secondo piano, sporgendosi un po’ dalla finestra, ma non sono come ce li si aspetta: sono infatti incredibilmente sporchi di terra, smog e polvere. Tanto che ci si può chiedere se siano mai stati puliti, dalla costruzione della succursale, nel 2010. Per non pensare ai cavi, che hanno dovuto sopportare 12 anni di sole, acqua, neve, grandine, oltre che smog e vento. La manutenzione a chi spetta? Su questo ho trovato meno, ma potrebbe essere responsabilità del comune di Desio o della provincia di Monza e Brianza. Sarebbe interessante conoscere la produzione effettiva di questi pannelli, per capire se sono perlomeno in funzione. Ma forse anche questa questione è destinata a rimanere l’ennesimo mistero inspiegabile della nostra scuola.

La mia speranza è che, chiunque siano i prossimi rappresentanti di istituto, si occupino seriamente di problemi di questo genere, senza fermarsi solo ai volantini e alla propaganda elettorale, ma impegnandosi attivamente per il raggiungimento di obiettivi concreti.