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Samurai: la mitica figura del Sol Levante

SAMURAI

LA MITICA FIGURA DEL SOL LEVANTE

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ALESSANDRO BALOSSI, 5A

Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo sentito parlare dei Samurai, imperturbabili guerrieri dell’Oriente caratterizzati dalla loro armatura e dall’uso della Katana (il termine più corretto sarebbe “Uchigatana”). Poco però se ne parla, meno ancora se ne sa, qui a scuola. Il nome “Samurai” deriva dal verbo “Saburau”, cioè servire; dunque, si può tradurre come “servitore”. Infatti, ogni Samurai era legato ad un “Daimyo”, un padrone, tipicamente un potente aristocratico che necessitava di soldati. Il Samurai giurava eterna fedeltà al suo signore: difatti la lealtà era un elemento molto importante nel codice d’onore dei Samurai. Questo codice è il “Bushido” (letteralmente “la via del guerriero”), basato su 7 princìpi: 1) Rettitudine o Giustizia (Gi): La Giustizia non proviene dall’esterno ma dal Samurai stesso: sia egli scru-

polosamente onesto e non abbia mai indecisioni su cosa sia giusto e cosa sia non giusto. «È il potere di decidere una condotta secondo ragione, senza vacillare; morire quando è giusto morire, colpire quando è giusto colpire». 2) Eroico Coraggio (Yū): Elevarsi al di sopra delle masse e compiere azioni pericolose e rischiose, senza però cadere in un coraggio cieco bensì in uno eroico e ben motivato. «Avere coscienza di ciò che è giusto» (Confucio) 3) Benevolenza (Jin): Il Samurai attraverso l’addestramento si distingue dagli altri e diventa potente: questa abilità va usata in favore dei più deboli, specialmente donne e bambini, e in favore del bene comune. «Ci sono molti esempi, nel passato e nel presente, di guerrieri che possedevano soltanto l’audacia, mancando di compassione. Essi, però, perirono miseramente.» (Hagakure) 4) Rispetto (Rei): Un Samurai non deve essere crudele, ma è gentile anche con i propri nemici. Altrimenti, sarebbe pari ad una bestia. «Il miglior combattimento è quello evitato.» 5) Sincerità (Makoto): Per un Samurai, parlare e agire sono la medesima cosa. La sincerità e la veridicità assoluta hanno aiutato i Samurai a dimostrare la loro lealtà. Il vero samurai disdegnava il denaro, credendo che “gli uomini provano rancore per il denaro, perché la ricchezza ostacola la saggezza”. 6) Onore (Meiyo): Dignità personale e valore sono lo specchio del Samurai: egli non può nascondersi da sé stesso ed è allo stesso tempo giudice di sé. «Il nostro dovere è far capire al mondo, attraverso la pratica e la nostra stessa vita, il significato della parola onore e di ciascuna delle pieghe del Bushido che indossiamo ad ogni pratica.» 7) Lealtà e dovere (Chūgi): Il Samurai deve essere fedele al suo padrone fino alla morte. Egli diventa proprietario delle azioni svolte e se ne assume la completa responsabilità. «È pronto a sacrificare la propria vita verso ciò di cui è responsabile, si tratti di azioni compiute o di persone a cui è legato.» Nel caso di un grave disonore o della morte del “Daimyo” (il padrone), lo spadaccino diventava un “Ronin” (lett. “uomo alla deriva”), quindi un

Samurai decaduto e generalmente visto con disprezzo. Questo codice, nonostante il declino dei Samurai e la loro scomparsa come casta sociale nel XX secolo, rimane nella cultura giapponese come sistema di valori della stessa importanza di quelli religiosi qui in Europa.

Altro elemento rinomato di questi cavalieri orientali è l’”Harakiri” o “Seppuku”, il rituale con il quale essi si uccidevano volontariamente in caso di grave colpa personale o per sfuggire alla cattura da parte del nemico. La sede dell’anima era ritenuta essere nel ventre, dunque il Samurai (rigorosamente in ginocchio, in modo da cadere onorevolmente in avanti) tramite un coltello (il “Tantō”) si infilzava nel basso addome mentre un fidato compagno (il “Kaishakunin”, l’amico più fidato e più abile con la spada) decapitava il Samurai in modo che il suo volto non venisse sfigurato dal dolore. Purtroppo, con l’avvento della polvere da sparo e della guerra moderna, i Samurai dovettero cedere il passo al progresso e alla modernità. Certo però, rimarranno onorevolmente un segno indelebile nella lunga e consunta pergamena della storia.