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Tutti saranno i primi
POLITICA TUTTI SARANNO I PRIMI
GIOVANNI COLOMBO, 4D Quando Matteo Renzi ha ritirato le ministre di Italia Viva, togliendo il suo appoggio parlamentare al governo di Giuseppe Conte, ha compiuto un provocatorio atto politico guidato da un interesse personale: questo è ormai assodato, così come la convinzione che il senatore, ex Presidente del Consiglio, stia giocando gli ultimi passi sulla scacchiera politica tentando un variopinto riposizionamento in qualche scenario, magari europeo.
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L’osservatore, in quel momento, ha provato una certa indecisione. Conte non riflette le ambizioni di molti italiani ma ha guidato con una grande attenzione, prudenza, saggezza, equilibrio, il paese durante la pandemia, specialmente se si paragona l’esperienza italiana a quella europea e mondiale. Il Professore dunque, pur avvolto da più di qualche contraddizione per le sue giravolte politiche per essere stato sostenuto da maggioranze diametralmente opposte e aveva un ruolo di garanzia, un uomo da tenere al comando per la sua affidabilità: una gran turismo per le lunghe percorrenze. Ecco però che, di fronte a un uomo che ormai aveva vissuto un’esperienza mediamente lunga a palazzo, si è affiancata la Formula Uno delle supersportive, Super Mario II, cavaliere senza macchia e senza paura, noto per la battaglia che ha indiscutibilmente salvaguardato la permanenza in Europa del nostro paese e la tenuta stessa della moneta unica.
Subito gran parte dell’opinione pubblica ha difeso il cambio di passo tanto invocato da alcuni e, i partiti, ciascuno guidato dall’interesse del gruppo, si sono recati a rendere omaggio al presidente incaricato portando le loro esigenze “poltronistiche” e in termini di programma alla corte del Quirinale.
A governo formato è ormai opportuno chiarire, anche senza citare nomi di ministri e sottosegretari, che se alcuni nomi del precedente governo facevano storcere il naso, quelli di oggi il naso fanno a dir poco venire una bronchitella; un gran riciclone dall’inizio della seconda repubblica ai giorni nostri. Una compagine governativa di spartizione politica che vede protagonisti acerrimi nemici: Berlusconi, con una nuova linfa vitale e vecchie amicizie, Grillo, a governo con l’espediente della transizione ecologica, Salvini, che tutela l’onor di patria, e la sinistra, che, timorosa di rimanere fuori dai giochi, si associa con voce flebile.
Di qui i possibili risultati: - un governo di tutti, che annulli le litigiosità, e che porti alle tanto richieste quanto necessarie riforme: un apparato burocratico e giudiziario sano e snello, che sappia indirizzare i fondi del Recovery Fund e attirare gli investitori stranieri, ad esempio. - un governo che tiri a campare, porti il Presidente vicino allo sfinimento per liti e avversità mai spente e che non sappia accettare le proposte rendendo dunque improbabile un punto di sintesi. Insomma, come ogni rivoluzione, quando ci si guarda indietro, si scopre che il passato non è poi così passato e che forse, non ne è valsa così tanto la pena. Mi rassicurano la preparazione del presidente, che auspico sappia barcamenarsi nella tempesta politica e mediare con capacità giungendo a risultati confortanti specialmente sul piano economico, e il semestre bianco, periodo prima dell’elezione del Presidente della Repubblica in cui non si può votare e in cui quindi Mario Draghi rimarrà dignitosamente in sella.
Un governo che con un altro presidente sarebbe stato tacciato da tutte le parti di essere composto da impresentabili è ad oggi la migliore sintesi per la salvezza. Che bella la retorica, l’arte del ben parlare e soprattutto del convincere...