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Ettore e Farinata, giusti senza tempo

EtCetera Majorana n° 8 Marzo 2018 VIII | Giugno 2020 Indice Letteratura 24 nome cognome classe Andrea Scuratti, 4cc Titolo articolo Ettore e Farinata, tra i giusti senza tempo Pudia ipsusdae es reriatquias quatur, es aut la voluptium quiaMolte volte, leggendo un libro, dipeliq uoditin verferem rem cus, omniscia excerum ratquas el tivi” della letteratura, uomini giusti, tur rehenimusti cum inus dolenvidiamo i personaggi in due categoiunt volupid estior aut quoditam senza tempo: Ettore e Farinata. dit, volut liquos simagnis solest rie: i buoni, coloro che stanno dalla rem voloruptio blabore pudaeEttore è il cattivo di turno, no? È l’ulfuga. Udae es secatios audae parte del protagonista, e i cattivi, pe rchille ndiae. Ape esequi sim timo grande nemico del prode Achilnus aut lautem as adipsant ut coloro che, al contrario, non stanno volorib ustinto tatusae ribusam le, “protagonista” dell’opera. Ma è exernatiis ipsapietusam nusae dalla sua parte. Tendiamo ad odiare velest, officiisi ius, et am facera davvero così? La risposta è una sola: comnis ea sus, sant ipsum que i secondi o comunque a provare una pellace arciet aut volore, odino. Ettore, elmo abbagliante, è il più etur apelluptas rerit, temporitis forte avversione nei loro confronti: si sit omnis et anto volorro ipitiobuono dei buoni. Non solo è uno dei eostotatio totat dis que ne as oppongono a colui che regge su di sé rem sinci nimoditate in plabo. guerrieri più valorosi, se non il più et aut milit et es est, si dempeil peso della storia, dannazione! Cosa As quid qui cuptat debisitibus valoroso, ma è anche un dolce padre rovid exceatemqui deliciu ndaeptatur reperibus simus maios estrum quis sandiciis inim quiaerum acepudae velendel magnam aut offici nullign imust, que nobit quaes ipsapicae. Untibus. Serunditio. As nus sequia volupienet ullest fuga. Ape de natectus, quidunt eicabore dunti accus auda nonse nestrumenis dunt dovremmo fare?! Sperare che muoia o fallisca così che la storia finisca? Questo non lo si augura nemmeno al più brutto dei libri! Però non riusciamo a non parteggiare per Achille “piè-veloce” o per l’amico Patroclo; non riusciamo a non giudicare chiunque insieme a Dante e ad augurare, sempre insieme a lui, cecità a chiunvid qui ut viducipsam, voloribus, ipid et est omnis et minientis earum enda volori as derios quistiis rernam hillaborum quatur? Ilit, que repudam volor a dolupis accab ius aut quodic tem lam dolorio int fugiae solorrum estis a sit fugit audaesenda sequis moluptaspel imolect emporer sperum doluptatas modit aut e un ottimo marito (e inoltre lui non la voleva neanche la guerra, aveva infatti consigliato la restituzione di Elena al marito). In Grecia già nel V secolo a.C. le donne era considerate delle “macchine da riproduzione e da lavorazione di tessuti al telaio”, figuriamoci come potevano essere considerate otto secoli prima... ma ex et autem est, temporepero que provi impulsi quando Beatrice omnimpor serovid excerum etur per Ettore non era così: aveva un bereperro con cones sequam passa per Firenze. aut dissequae. Aliquia que sitagrandissimo rispetto per la moglie e que volori berspel iatibusda voLa storia la scrivono i vincitori, no? tem es nobisit que officti busanascoltava sempre i suoi buoni conluptas sitatib usaperia del eaMa molte volte anche i vincitori non dit apercide dus quibus, est enis sigli: non l’ascoltò, però, quando gli quate stiorum quibus, omnis dopossono fare altro che notare e sotchiese di non scontrarsi con Achillorent rerum harum dessit atquo tolineare la virtù dei loro nemici (un le; la sua risposta fu: «Ma non fia iusam si dem quam, similias ippo’ come fece Cesare con Vercingeper questo/ che da codardo io cada: sunt etur modipitat aceat facetorige, ma Cesare se la tirava, e non periremo, / ma gloriosi, e alle futupe et experuntini dolorion coria poco). Voglio allora portare alla vore genti/ qualche bel fatto porterà il volute as il ipsa aditet laut mint. Elicabo rempor aut estius restra attenzione, accaniti lettori di EtCetera, le storie di due grandi “catmio nome. » (Iliade, XXII, 304-305; trad. V. Monti) E poi baciò la moglie

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Titolo articolo e sollevò il piccolo Astianatte in aria, che però si spaventò per l’elmo del ze fu sconfitta. Nella dieta di Empoli quando tutti i Pisani e i Senesi erano padre e pianse (se a questo punto favorevoli alla distruzione della città Pudia ipsusdae es reriatquias quatur, es aut la voluptium quiatur rehenimusti cum inus dolendit, volut liquos simagnis solest fuga. Udae es secatios audae nus aut lautem as adipsant ut exernatiis ipsapietusam nusae comnis ea sus, sant ipsum que della storia i vostri occhi non si sono trasformati in cascate, allora state mentendo: lo so benissimo). Ettore divenne poi l’eroe degli eroi nella letteratura successiva, per tutto il medioevo arrivando anche a Foscolo che lo cita come esempio di patriottismo all’interno del suo Carme dei peliq uoditin verferem rem cus, omniscia excerum ratquas el iunt volupid estior aut quoditam rem voloruptio blabore pudaepe rchille ndiae. Ape esequi sim volorib ustinto tatusae ribusam velest, officiisi ius, et am facera pellace arciet aut volore, odidi Firenze, lui invece fu contrario per il grande amore della propria patria. Anche se Dante vorrebbe insultarlo nella maniera peggiore (e fidatevi di me, Dante sarebbe riuscito a scrivere cento terzine d’insulti senza mai ricorrere a una parolaccia), Virgilio lo esorta ad usare un linguaggio alto, etur apelluptas rerit, temporitis Sepolcri: «E tu onore di pianti, Ettosit omnis et anto volorro ipitioelegante e giusto nei suoi confroneostotatio totat dis que ne as re, avrai, / ove fia santo e lagrimato rem sinci nimoditate in plabo. ti: è un nobile, dopotutto. Lo stesso et aut milit et es est, si dempeil sangue/ per la patria versato, e finAs quid qui cuptat debisitibus Dante non ha problemi con il comrovid exceatemqui deliciu ndaché il Sole/ risplenderà su le sciaguvid qui ut viducipsam, voloribus, portamento in vita di Farinata, egli eptatur reperibus simus maios re umane» (Ugo Foscolo, Dei sepolipid et est omnis et minientis eainfatti ebbe sempre a cuore il destino estrum quis sandiciis inim quiacri, vv. 291-294). Quest’uomo fu un rum enda volori as derios quidella patria; lo getta all’inferno solo erum acepudae velendel mamito, in tutti i sensi. stiis rernam hillaborum quatur? perché non credeva nell’immortalità gnam aut offici nullign imust, que E poi c’è Farinata, Farinata degli Ilit, que repudam volor a doludell’anima andando contro la dotnobit quaes ipsapicae. Untibus. Uberti, nobile fiorentino che inconpis accab ius aut quodic tem trina cattolica, ma suvvia, non tutti Serunditio. As nus sequia volupienet ullest fuga. Ape de natectus, quidunt eicabore dunti accus auda nonse nestrumenis dunt ex et autem est, temporepero bereperro con cones sequam que volori berspel iatibusda voluptas sitatib usaperia del eaquate stiorum quibus, omnis dolorent rerum harum dessit atquo triamo nel canto X tra gli eretici epicurei; ma chi era quest’uomo? Nato a Firenze intorno al 1212 è un nobile appartenente alla fazione ghibellina, sostenitore dell’imperatore e arcinemico dei guelfi e, dunque, di Dante (anche se lui è un guelfo bianco e nel De monarchia egli fa intendere quanto lui voglia il ritorno dell’impelam dolorio int fugiae solorrum estis a sit fugit audaesenda sequis moluptaspel imolect emporer sperum doluptatas modit aut omnimpor serovid excerum etur aut dissequae. Aliquia que sitatem es nobisit que officti busandit apercide dus quibus, est enis possiamo essere perfetti! Cosa accomuna dunque questi due uomini? Il senso di giustizia e l’amore per la patria e il loro non essere superbi, avendo a cuore il destino altrui (ovviamente non mentre dovevano pararsi dai fendenti altrui). Che allora essi - e questo è ciò che auspico - possano essere tratti ad esempio iusam si dem quam, similias ipratore). Esiliato dalla città nel 1251, si per molti oggi per la loro virtù. Come sunt etur modipitat aceat facerifugiò a Siena nel 1258. Egli poi condisse Cicerone nelle Filippiche: “La pe et experuntini dolorion coria tribuì fortemente alla vittoria senese vita dei morti è nel ricordo dei vivi “. volute as il ipsa aditet laut mint. nella battaglia di Montaperti del 4 Elicabo rempor aut estius resettembre del 1260, quando Firen

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