
2 minute read
Non respiro! Non respiriamo
Attualità
3Giacomo Longoni, 4bb Non respiro! Non respiriamo!
Advertisement
Proteste in seguito all’uccisione di George Floyd
(segue dalla prima pagina)
Da quel giorno migliaia di americani, giovani e vecchi, bianchi e neri, insie me, hanno manifestato per chiedere diritti, libertà e uguaglianza. Dall’altra parte un cordone di poliziotti che ini zialmente ha fatto quadrato attorno al collega, un presidente che non cono sce il suo paese e un nome: “Stati Uni ti”. Qualcuno nel trambusto generale, tra le fiamme e i fumogeni, tra gli spari si domanda cosa voglia dire “uniti”. Certamente un termine importante se è stato scelto per definire un’intera nazione, la più potente e importante del mondo. Ancora non lo sanno. At tendono una risposta, un indizio, ma proprio da colui il quale dovrebbe ga rantire tale unità non arrivano cenni. Solo un braccio di ferro fatto di cani rabbiosi, un bunker segreto e una Bib bia in mano per rivendicare la potenza da leader. “I can’t breathe! We can’t breathe!” è la protesta di migliaia di uomini che dopo aver perso un lavoro e la digni tà che da esso deriva si ribellano e rispondono senza risparmiarsi ad un paese che non sente il loro grido, che non riesce a captare il loro disagio. E si sa, quando i diritti vengono calpestati ripetutamente, il pane manca a molti e le bocche vengono tappate, il passo da manifestazione a insurrezione vio lenta è molto breve.
“I can’t breathe! We can’t breathe!”. È il grido d’allarme che parte da chi ha perso tutto: familiari, amici, il posto di
Attualità
4
lavoro. Un grido che giunge dalla no stra terra, che noi, battendoci la mano sul petto, con un pizzico di vanità, de finiamo “la più operosa e operante del mondo”. “I can’t breathe! We can’t breathe!”. È un coro di voci che arriva da molte par ti del mondo in cui respirare è davvero un’impresa impossibile. A volte manca l’aria, manca la vita. Mancano diritti, manca l’eguaglianza sociale. Manca umanità. Anche qui, nel nostro Paese. “I can’t breathe! We can’t breathe!”. È un allarme che giunge dal nostro piane ta, una campanella d’allarme che negli ultimi tempi è diventata preghiera in cessante e che tra poco diventerà – o forse già lo è – un’agonia annunciatrice di un destino tanto nefasto quanto ine vitabile. Davanti a noi ci sono tre mesi – per la verità qualcosa di meno – di vuoto. Non si sa cosa si farà, dove si andrà, se ve ne sarà la possibilità. Non si sa. Non si sa. Che siano questi tre mesi lo spazio-tem po adatto per costruire un grande re spiratore che tenga in vita noi, il nostro pianeta e compagnia bella? Ormai siamo diventati bravi a costrui re respiratori in questi ultimi tempi di emergenza sanitaria, dovremmo sape re come si fa. Dovremmo. A ciascuno di noi l’arduo compito e la responsabilità di convertire in soli tre mesi un condi
zionale in un indicativo. Presente. Buo ne vacanze e buona estate!