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SCUOLA INTERVISTA ALLA PROF.SSA

Novara

ANDREA MINERVINI, 5D

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Ho avuto il piacere di parlare con la professoressa di matematica e fisica del Liceo Majorana Paola Novara, la quale ha raccontato alcune esperienze vissute nell’ambiente scolastico e alcune curiosità sulla sua persona, non dimenticandosi di dare qualche utile consiglio ai compagni di quinta che quest’anno dovranno scegliere la facoltà universitaria.

Per prima cosa, vorrei chiederle di raccontare come ha scelto il suo percorso universitario e di condividere qualche utile consiglio ai i ragazzi di quinta.

Finito il liceo, mi sono iscritta a matematica, ma la scelta non è stata così semplice: alcuni miei compagni avevano le idee molto chiare, probabilmente già dall’inizio del liceo, mentre a me piaceva studiare quasi tutte le materie. A posteriori, posso dire di aver sempre avuto una mentalità molto scientifica, anche se amavo molto la letteratura inglese e quella italiana, adoravo la filosofia e studiavo molto volentieri tutte le materie umanistiche. La mia fortuna è stata quella di avere dei docenti molto competenti, che sono riusciti a trasmettermi la passione per tali materie. La mia storia con la matematica liceale invece è stata parecchio burrascosa: ho cambiato molti docenti nei miei cinque anni di liceo - a volte mancava un insegnante per mesi - e, sicuramente, ciò ha influito sull’avversione che la mia classe provava nei confronti di questa materia. Le conseguenze di questa carenza di preparazione le ho provate io stessa quando ho iniziato a studiare in università: ho fatto molta fatica all’inizio, pensando anche di cambiare facoltà, ma passione e determinazione mi hanno fatto concludere molto bene gli studi.

Nonostante l’avversione collettiva della mia classe nei confronti della matematica, a me piaceva molto, e mi veniva anche bene. In alcune materie, per raggiungere buoni risultati, dovevo studiare per ore prima di ogni verifica, mentre per matematica mi bastava veramente poco.

Un consiglio da dare agli studenti di quinta sull’orientamento universitario? Cercate di capire qual è quell’ambito che vi piace e vi interessa, e in cui vi ritenete anche competenti. E’ un consiglio banale, ma molto vero: passerete molto tempo a studiare, è importante scegliere un percorso che vi interessi e che possa anche regalarvi delle soddisfazioni. Capisco che la scelta non sia assolutamente facile: state decidendo di percorrere una strada che non conoscete. Quando mi sono trovata davanti a quella scelta, avevo solo una vaga idea di quello che avrei fatto: solo con gli anni, esame dopo esame, ho scoperto il grande e bellissimo mondo matematico.

Ci può raccontare qualcosa in merito a quello che è successo dopo l’università?

Le esperienze che ha fatto le hanno insegnato molto?

Finita l’università…. sono rimasta in università! Sono stata ammessa al dottorato di ricerca in matematica applicata all’Università dell’Insubria di Como. Spiegare in cosa consisteva la ricerca matematica è piuttosto complesso. Diciamo che si studiava quello che “è già stato fatto” e si cercava di migliorarlo. Il mio ambito di lavoro era l’approssimazione di curve e superfici e la successiva applicazione alla computer grafica. Detto in modo più semplice, studiavo e scrivevo algoritmi per “disegnare al computer” superfici come i cartoni animati o i videogiochi, ma anche per scopi più nobili, come immagine biomediche: ho costruito un algoritmo apposta per rappresentare un cervello in 3D…

La ricerca è un campo faticoso, bisogna provare e riprovare: spesso si sbaglia, ma quando alla fine si riesce ad ottenere il risultato sperato la soddisfazione è enorme. Durante il periodo del dottorato ho partecipato a diverse conferenze internazionali durante le quali ho presentato i miei lavori di ricerca, e ho anche collaborato con diversi professori. Tutte queste esperienze sicuramente mi hanno formata molto, e non solo dal punto di vista matematico.

Ho anche insegnato in università e ho affiancato degli studenti nella realizzazione delle loro tesi di laurea. Queste esperienze mi hanno portato a valutare di intraprendere il percorso dell’insegnamento, strada che comunque non avevo mai escluso sin dai primi anni di università.

Oltre alle ultime cose che ha raccontato, ci sono state altre motivazioni che l’hanno spinta a insegnare?

Secondo lei qual è il rapporto che un professore dovrebbe avere con i suoi alunni?

Sicuramente è stata una scelta data dalla somma di alcune esperienze vissute, a scuola e in università. Come dicevo, tranne che per matematica e fisica, al liceo ho avuto degli ottimi insegnanti, capaci di far crescere in me l’interesse e la voglia di conoscenza. Non ho però avuto dei docenti di matematica in grado di far nascere una passione per questa materia: io, la passione, l’ho coltivata da sola, ma per la maggior parte dei miei compagni la matematica era assolutamente un mondo incompreso. Ora che insegno matematica spero di poter colmare quel vuoto che ho vissuto io, e spero di poter trasmettere un po’ della mia passione a voi studenti e di riuscire a farvi vedere la bellezza che si nasconde dietro alle formule e ai teoremi.

Sono in questo liceo da tre anni, ho insegnato in diverse scuole prima di arrivare qui e ho vissuto realtà molto differenti dal nostro liceo. Ho conosciuto molte persone, colleghi e studenti: da tutti loro ho imparato molto come professoressa, ma non solo. Questo è un lavoro che unisce le persone ed non è possibile per me tralasciare il lato umano.

Ha mai avuto dubbi sul percorso scelto? Guardando indietro tutti i suoi percorsi è contenta di ciò che ha perseguito?

Come già detto, all’inizio dei miei studi universitari ho fatto un po’ fatica a causa della mia preparazione non ottimale in matematica. Ho pensato di cambiare facoltà e di iscrivermi a biologia, ma sono davvero contenta di non averlo fatto. Credo che non esista un mondo che mi rappresenti più di quello matematico. Inoltre, amo insegnare matematica, sembrerò strana, ma mi diverto: quando sono in classe a parlare di matematica non mi sembra di lavorare. Quindi, sì, credo di aver scelto la strada migliore in assoluto per me. La ricerca universitaria mi piaceva molto, ma non tornerei mai indietro. Spero di rimanere così innamorata di quello che faccio per ancora tanti anni.

In conclusione; essendo un suo alunno so che ha parecchie passioni. Può parlarci di quello che coltiva al di fuori della scuola e della sua personale considerazione sull’importanza delle passioni nella vita di ognuno di noi?

Una passione che ho coltivato sin da bambina è quella per la musica. Posso dire che è da più tempo che studio musica che matematica! Ho sempre frequentato la Filarmonica Fiati di Seregno, lì mi sono formata musicalmente, ma soprattutto sono cresciuta accanto a persone con la mia stessa passione, persone che oggi sono i miei più cari amici. Per quanto lo studio o il lavoro possano essere una passione (come nel mio caso), credo sia necessario avere “qualcos’altro” a cui scegliere di dedicare il proprio tempo libero, sia da ragazzi che da adulti. Un’altra mia passione è certamente quella dei viaggi. Ovviamente è una passione un po’ costosa, quindi ho potuto dedicarmici solo “da grande”, quando ho iniziato a guadagnare qualcosina. Durante l’università, con i primi lavoretti, investivo tutto quello che guadagnavo in viaggi: cercavo super offerte low-cost per mete abbastanza vicine, per iniziare ad esplorare il mondo. Ora posso permettermi anche viaggi più impegnativi e verso mete più lontane, sempre alla ricerca di esperienze e di realtà diverse dalla nostra che possano insegnarmi qualcosa. Sono appena tornata da un viaggio...e sto già programmando il prossimo!

In conclusione, ragazzi, fate del vostro lavoro o del vostro percorso di studi la vostra passione, ma continuate a guardarvi intorno e ad interessarvi a tanti aspetti diversi: la vita è piena di bellezza da scoprire.

ZONA Νίκη

Intervista Al Prof Marottoli

Hakuna Matata Majorani, eccoci a febbraio. Ormai la vita scolastica è ripartita a gonfie vele e così sarà fino alle vacanze di Pasqua. Per questo mese Zona Nικη ha preparato una serie di domande al professor Michele Marottoli, che immaginiamo tutti voi conosciate (ovviamente per la sua fama di grande atleta di powerlifting oltre che di ottimo insegnante). Ecco qui di seguito le nostre domande e le risposte del prof.

Quando e da dove è nata questa passione per la palestra? Cosa l’ha motivato e la motiva?

Durante i miei 5 anni da studente all’ITIS di Cesano Maderno sono stato un mezzofondista agonista. 52 kg di peso corporeo e con risultati discreti. Per accedere all’Università in Scienze motorie ( ex ISEF) occorreva partecipare ad una selezione con prove motorie e test scritti. Mi accorsi da subito di essere molto debole muscolarmente

(eh già, non avevo la genetica dalla mia parte) ma la mia grinta, la voglia di diventare un prof e non fare la figura del “rachitico” davanti ai miei futuri alunni, mi hanno portato ad allenarmi in palestra pesi con molta determinazione. Entrato all’ISEF, ho imparato come allenarmi su basi scientifiche e i progressi non si sono fatti attendere.

Prima lezione per voi studenti: la forza e la resistenza, con allenamenti costanti e non necessariamente intensi, possono migliorare tantissimo. Basta la volontà! Capito?

Datevi da fare e non trovate scuse...

La svolta c’è stata quando, a 22 anni, sono stato chiamato militare nel Gruppo sportivo dell’esercito a Roma in qualità di istruttore. Avevo la palestra a mia disposizione tutto il giorno per l’intero anno militare. Ho in- cominciato ad allenarmi tutti i giorni variando, naturalmente, i vari distretti muscolari ogni giorno. Nota bene per gli attuali palestrati che cercano e usano macchine sofisticate e nuovi quanto fantasiosi esercizi: avevo a disposizione ed utilizzavo solo bilancieri! Ancora oggi mi definisco e mi alleno da power-building. Il mio motto, da sempre, è: esercizi pochi, buoni e fino all’ultima ripetizione”.

L’anno successivo al militare, mi vedeva già in gare di powerlifting ( squat, panca piana e stacco da terra). A breve realizzai il record italiano di panca nella categoria sotto i kg 67. La mia caparbietà aveva superato la mia non favorevole genetica!

Nell’appena passato novembre 2022, come sapete soprattutto se avete guardato la mia emozionante gara su YouTube, dopo ben 36 anni (!) sono tornato a gareggiare nel powerlifting nella categoria Over 60- sotto i Kg 66 di peso. In un colpo solo ho stabilito tutti e 4 i nuovi record italiani e, permettetemi di aggiungere, sarei potuto arrivare secondo agli Europei svoltisi a marzo a Budapest. Cosa mi ha motivato? L’arrivo a scuola del nuovo collega Thumadoo Kevin, powerlifter agonista,che mi ha incoraggiato e supportato con immensa ed immediata amicizia e l’idea di andare in pensione uscendo dal Liceo come campione di powerlifting così come lo ero quando sono entrato ben 38 anni fa, sono stati la fortissima scossa per tornare in gara. L’idea di fare “bella figura” davanti ai miei alunni e a tutto il Liceo, abbinata al pensiero che anche le mie due meravigliose figlie potessero finalmente vedere il loro papà in forma agonistica, mi hanno letteralmente fatto superare tutti gli ostacoli dell’età e anche del sovrappeso ( per rientrare in categoria ho dovuto perdere più di kg10...). Ogni mattina a scuola voi studenti mi stimolate e mi fate sentire ancora giovane. Spero, da parte mia, di essere per voi tutti e per tutti gli studenti che ho avuto il piacere di conoscere in questi miei 38 anni nel nostro amato Liceo, un esempio e uno stimolo a praticare attività sportiva e un corretto “stile di vita” ( i miei studenti attuali sono stufi di sentirselo da me ripetere...) almeno fino alla mia età.

Ci vuole raccontare e motivare quale gara l’ha più emozionata e ha particolarmente gradito? Perché?

In realtà, ho preso parte a poche gare nella mia vita. Ho sempre avuto difficoltà, per motivi vari, soprattutto a rientrare nel peso della mia categoria. Ricordo con piacere, quando ero “giovane e forte”, la vittoria al Campionato Nord Italia di panca piana con 145 kg, la vittoria al Nord Italia e il terzo posto agli Italiani di bodybuilding nel 1987 (cat. sotto i 65 kg). Come over 45 anni arrivai secondo agli Europei, nella gara di panca piana, con 130 kg. 5 anni fa, nel bodybuilding, tornai in gara vincendo “moralmente” nella cat. sotto i 75 kg over 50 anni

( categoria riconosciuta nelle gare europee ma non da noi...) ai Campionati Italiani. Nel novembre scorso, come sapete, sono tornato al powerlifting e, notizia nuovissima, lo scorso 28 gennaio ho stabilito anche il record italiano di panca nella categoria sopra la mia, ovvero fino a 74 kg di peso (gara visibile sempre su YouTube). Mi attendono nuove gare ad aprile, luglio e , soprattutto, a metà settembre quando spero di superare i miei stessi 4 record di powerlifting per essere convocato finalmente nella nazionale per i prossimi Campionati europei. Notare che in gara mi sono da sempre aggirato sullo stesso peso corporeo fino ad oggi. Questa è la prova che non mi sono mai dopato e che, anche per questo motivo (meditate...) tutto sommato sono ancora fisicamente sano e giovane. Tutte le vittorie portano gioia e “gasamento”. Sicuramente però, la vittoria che mi ha estremamente emozionato è stata proprio quella di novembre. L’idea di essere tornato in gara powerlifting dopo ben 36 anni (tra alti e bassi, abbandoni e riprese, infortuni, sovrappeso e anni covid) e il pensiero di essere lì diventato un campione italiano assoluto nella mia categoria oltre che un esempio e stimolo per le mie figlie e per le migliaia di alunni che ho e avuto nella mia vita, mi hanno fatto letteralmente scoppiare in lacrime subito dopo l’utima alzata da record nello stacco da terra ( miseramente sono stato anche immortalato nel video...).

Oggi più che mai il mondo del powerlifting sta diventando meta di tantissimi giovani? Ha qualche consiglio per coloro che ci si avvicinano? Sono estremamente contento quando vedo i giovani, soprattutto se studenti del Majorana, in palestra. In particolare noto con soddisfazione che le ragazze/donne hanno finalmente capito che la “pesistica” non è per soli uomini e che non le rende “grosse e/o mascoline” (se non si dopano...). Oggi, per fortuna, le vedo sempre più numerose impegnate ad eseguire i classici esercizi di powerlifting/pesistica che, durante i miei primi tempi in palestra, erano per loro quasi un tabù. Finalmente la conoscenza sta accendendo sempre più la luce nella stanza dell’ignoranza e dei pregiudizi! Da sempre promuovo il potenziamento muscolare specifico a scuola, soprattutto alle ragazze. Insegnando ai miei studenti l ‘anatomia e la cinesiologia muscolare, l’effetto degli ormoni endogeni, la corretta alimentazione e “stile di vita sportivo” (arieccolo...), spero abbiano/ abbiate capito quanto è importante eseguire correttamente e costantemente “esercizi muscolari” che fortificano cuore (!), muscoli, tendini, legamenti e ossa oltre che tenere ben stabili e forti le articolazioni. Quindi è anche prevenzione agli infortuni, all’osteoporosi, osteopenia, rinforzo del cuore, dimagrimento con tonicità ottimale (miglior rapporto massa magra e grassa) oltre che, a livello psicologico, realizzazione completa e/o rinforzo del “sé stessi”. Cosa volete di più? Certo, bisogna sempre agire con calma e scientificità. Non dovete avere fretta di vedere i risultati, soprattutto quelli estetici. Ricordatevi sempre: la prima regola assoluta in palestra è “non farsi male”! Barando nell’esecuzione degli esercizi si possono usare pesi maggiori e fare “bella figura”. Potete imbrogliare il mondo e voi stessi, ma non i vostri muscoli! Usate la testa! Ricordatevi, e lo dico soprattutto alle ragazze/donne, che un muscolo può diventare molto più forte, rispetto agli inizi, crescendo pochissimo di volume. Se non mi credete, guardate le gare delle categorie di peso più basso cosa riescono a solle- vare a tutte le età.

Un consiglio di tutto cuore a tutti e per tutte le età: praticate costantemente qualsiasi attività motoria/sportiva che vi piace, magari variandole, abbinate un corretto “stile di vita” (ancora? non se ne può più...) che, come sapete, implica anche una corretta alimentazione ed un adeguato sonno (sembra facile, ma....) e sicuramente vedrete che diventeranno una sana abitudine che luminosamente vi guiderà e cambierà in meglio tutta la vostra vita. Spero che, fra cento anni, non dobbiate mai dire: peccato non aver dato retta alla buonanima del prof. Marottoli che ce lo disse e spiegò nell’anno di grazia 2023!

Vi ringrazio della vostra pazienza e perchè mi supportate e mantenete giovane come voi.

Abbracci affettuosi e bacioni a tutti.

Noi ringraziamo il Prof. Marottoli per la disponibilità e gli auguriamo di proseguire la sua carriera sportiva nel migliore dei modi.

Zona Nικη vi saluta, ci vediamo nel numero di marzo!