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SAN VALENTINO

dre, madre e fratello, e questo glielo ribadisce direttamente nel testo “Ettore e Andromaca” con le seguenti parole:

“Ettore, tu sei per me padre e nobile madre e fratello, tu sei il mio sposo fiorente; ah, dunque, abbi pietà, rimani qui sulla torre, non fare orfano il figlio, vedova la sposa [...]”. Con queste parole Andromaca supplica Ettore di non tornare in battaglia, perché sa che morirà, ma di rimanere dentro le mura con lei e con il figlio Astianatte per non lasciarli da soli per l’eternità. Ella è sicura che dopo la morte del marito, diventerà sicuramente schiava (o concubina) di uno dei principi Achei. Ettore, infatti, consapevole di ciò, le dice che lui deve combattere per salvare la città e il suo popolo e per evitare che la rapiscono e la rendano schiava; per evitare che un Acheo possa vantarsi di avere la moglie del grande principe troiano come concubina, poiché lui non è riuscito a salvare lei e la città dal loro terribile destino. Andromaca, però, sa che se Ettore uscisse dalle mura, allora quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto; anche lui ne è consapevole, ma mentre lei lo prega di restare al suo fianco e al fianco di suo figlio, lui le risponde nuovamente che non può abbandonare la battaglia. In seguito, Ettore, dopo aver rivolto una preghiera alla dea Atena per calmare le sorti della guerra, si dirige dalla moglie per salutarla e parlarle un’ultima volta, dato che è a conoscenza della terribile fine che lo aspetta; desidera quindi rivedere la sua amata prima di andare incontro alla morte, come se in qualche modo rivederla possa renderlo felice… un’ultima volta. Così Andromaca continua a supplicarlo di non andare e, visto che sa che non potrà fermarlo, gli consiglia un modo più “sicuro” di combattere: dirigere gli Achei in un punto preciso vicino alle mura e annientarli. Ettore, leggermente infastidito, le ordina di ritirarsi nelle sue stanze e di dedicarsi alle sue attività quotidiane in compagnia delle ancelle. Andromaca piangendo si allontana e si volta a guardare il suo amato compagno di vita che torna sul campo di battaglia, e una volta nella sua stanza, lo piange con le ancelle, come se fosse già morto.

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