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SAN VALENTINO AMORE E SCIENZA

La Storia Dei Coniugi Curie

GIORGIO GANZARI, 3E; GIULIA MAROTTA, 3E; ALTEA PLAKU, 3E

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Parigi. È una giornata buia, uggiosa, piovigginosa. La Rue Dauphine, nel continuo andirivieni delle carrozze, è attraversata da una tumultuosa folla.

Un uomo, stanco di essere impedito nei suoi passi, vuole attraversare la strada. Lo fa nel momento sbagliato e si trova stretto fra due vetture; lo spazio si riduce ed egli è ora a contatto con un cavallo scalpitante. Un attimo dopo il suo cranio è fracassato. Il carro prosegue ancora per un po’ la sua marcia fatale.

È il 19 Aprile 1906 e l’uomo, una delle menti più brillanti del suo tempo, è Pierre Curie. Marie Curie viene così privata del suo compagno di lavoro e, prima di tutto, di vita. Maria Skłodowska, divenuta dunque Marie Curie, partita dalla Polonia russa, suo paese natale, si trasferì a Parigi a 24 anni. Era la sua opportunità di emancipazione: iniziò, con totale e ammirevole dedizione, a fre- quentare le lezioni di Fisica alla Sorbona. Entrata nell’ambiente accademico, il suo incontro con Pierre fu inevitabile. I due si sposarono nel luglio del 1895 e, nella compenetrazione di amore e scienza, lavoreranno sempre in nome della ricerca e dell’avanzamento della conoscenza.

Dopo il matrimonio i due scienziati riuscirono ad individuare l’origine del fenomeno che avevano precedentemente definito radioattività: esso era causato da alcuni atomi specifici. Questa scoperta valse ai coniugi Curie il premio Nobel per la Fisica nel 1903.

Ma la ricerca non finì qui! Pierre e Marie notarono infatti che in alcuni minerali la radioattività era inaspettatamente forte. La soluzione giunse dopo quattro anni di studio: i minerali considerati contenevano due elementi radioattivi.

Questi ultimi vennero denominati ra- dio e polonio (per onorare il paese di Marie). Purtroppo Pierre morì prima di poter ricevere un secondo premio Nobel per la scoperta dei nuovi elementi, che quindi andò alla moglie nel 1911, e questa volta fu per la Chimica. La straordinaria coppia ebbe due figlie Irène ed Ève Curie. La minore si dedicò alla musica, scrivendo anche una biografia sulla madre, mentre la maggiore sposò il fisico Frédéric Joliot con il quale nel 1935 (un anno dopo la scomparsa di Marie) vinse il premio Nobel per la scoperta della radioattività artificiale.

Le scoperte sulle radiazioni scaturite dall’amore dei coniugi Curie ebbero un interessante impatto sul campo della medicina. Infatti, nei primi anni del Novecento, si scoprì che piccole dosi di radiazioni potevano essere sfruttate per combattere terribili patologie come il cancro. Queste furono le basi per uno dei trattamenti ancora oggi maggiormente impiegati nella cura di masse tumorali: la radioterapia (che tra l’altro è anche detta curieterapia in onore dei due scienziati, nonché marito e moglie, che diedero un notevole contributo con i loro studi). Oltre a ciò non bisogna scordare, come lo stesso presidente dell’Accademia Reale di Scienze di Svezia H.R. Törnebladh sostiene, che le ricerche dei Curie aprirono nuove strade verso uno studio più approfondito della possibilità di ricavare energia da questo tipo di fenomeni nucleari. Una possibilità che, specialmente in questi ultimi tempi, si è rivelata una validissima alternativa ai contemporanei metodi di produzione di energia elettrica, fin troppo inquinanti. Sfortunatamente quando si parla di nucleare è difficile non pensare alla realtà bellica. Infatti le scoperte dei Curie sono la dimostrazione che, per quanto un progetto nasca e maturi alimentato solo da un forte amore, non è scontato credere abbia impatti necessariamente positivi sul mondo: gli studi dei Curie vennero presi come un’ottima base per la messa a punto degli ordigni nucleari.