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LARIOLAZZA
Lazza –Lario
(333 Mob) Yeah yeah yeah, yeah yeah yeah, Ehi ehi ehi Ehi yeah Ehi, ehi Mmhh, yeah Fare i soldi (ehi) Uh sì, baby devo fare i soldi (ehi) Quando parlo tu ssshh, non rispondi (ehi) Giro, fumo, passo, walkie-talkie Dove zzoca vai con i baggy Questa vuole il ciuccio come Maggie Dai ma co’ 'sta faccia, cosa rappi? Ti do un bicchiere in faccia come Begbie La mia tipa vuole il bis e le do due botte Faccio come il postino, la suono due volte La sdraio su un piano da ventimila euro Quando finiamo fra’, il pianista sull'oceano Metto le mani ovunque senza dire grazie Giro senza portafoglio, euro nelle calze Ho i sogni sempre troppo grossi per le tasche Vengo al tuo matrimonio per le condoglianze Lario, lario Ne fumo una e parlo al contrario Nel barrio fai il bravo Più ti guardo, frà, più penso "Che lario" Lario, lario Salto per 'sti dindi frà, Super Mario Stasera devo bermene un paio Per guardare la tua faccia da lario, lario Zzala da rua, flow da hijo de puta Vodka e succo di frutta Sputo in faccia a 'sti Giuda Questi ne hanno da dire Fra’, io ho loro da darne Ho finito le birre, mai finito le barre Ho anche voglia di fare Oltre che voglia di farmi Frate' abbiamo 'ste piante Dal mio fra’ sembra Farmville Sto correndo nel gioco, frate’, Koulibaly Coi miei fra’ in prima fila, guardo culi da lì Vorrei farlo da Kanye, tu puoi farlo da cane Faccio un pezzo con Dio e ci son solo io Fra’ ti insegno a far questo Quindi taci, fai il bravo L'isola che non c'è, scemo ce la inventiamo Bro sei retrodatato Lei nel retro del cab Fra’ sei solo un fastidio Nike sporche di fango Io c'ho ancora 'sta fame, fra’ la stessa dei miei Mentre tu stai ad instagrammare il nulla che sei Lario, lario Ne fumo una e parlo al contrario Nel barrio fai il bravo Più ti guardo, fra’, più penso "Che lario" Lario, lario Salto per 'sti dindi fra’, Super Mario Stasera devo bermene un paio Per guardare la tua faccia da lario, lario Lario, lario Ne fumo una e parlo al contrario Nel barrio fai il bravo Più ti guardo, fra’, più penso "Che lario" Lario, lario Salto per 'sti dindi fra’, Super Mario Stasera devo bermene un paio Per guardare la tua faccia da lario, lario
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Analisi di Lario
“cazzo”. Lario è la quinta traccia dell’album ZZala (2017) di Lazza, interamente prodotto da Low Kidd. Zzala altro non è che lo pseudonimo del trapper in riocontra, un gergo nato a Milano e dintorni sulle orme del francese verlan. Lanciato negli anni ‘80 dai Paninari, è una parlata che si basa sull’inversione sillabica che è stata “raccolta dai marciapiedi” (Minissi, 2017) e recuperata dal mondo hip-hop contemporaneo. Si allude al riocontra anche nel testo della canzone con “ne fumo una e parlo al contrario” e “zzoca” che va a censurare
L’artista è di origini milanesi, ma l’appellativo “lario”/”lariu” va ricercato nel dialetto e nell’italiano regionale della Sicilia. Nell’uso comune e in canzoni popolari, si veda ad esempio Quant’è laria la me zita”) corrisponde pressappoco a “brutto”, “sgradevole”: una “faccia da lario” è quindi una ”brutta faccia”.
In apertura viene sussurrato il nome del collettivo “333 mob” e più avanti il trapper si riferisce a se stesso con il sopracitato “Zzala” con l’autoconferito epiteto “Zzala da rua”. Al gruppo, alla gang, viene dato spazio solo con un ambiguo “dei miei”, che si potrebbe riferire sia ad amici che a famigliari. A un ipotetico interlocutore si rivolge invece con gli appellativi e zeppe “fra’”, “frate’”, “bro”, ma anche “baby”. Gli “ehi” e i “yeah” sono concentrati nella prima parte, mentre gli altri prestiti sono ben distribuiti per tutta la durata del testo: in ordine di apparizione, “walkie talkie”, “baggy” che indica i pantaloni larghi tipici dei look dei rapper della vecchia scuola, lo spagnolo “barrio” per “quartiere” o “zona”, il portoghese “da rua” (“dalla strada”), il metalinguismo “flow”, lo spagnolo “hijo de puta” (figlio di puttana), “cab” equivalente di “taxi”.
Buona parte delle parole straniere fanno parte di svariati riferimenti alla cultura popolare sia degli ultimi cinque anni sia più datata; si menzionano ” il personaggio
della serie animata I Simpson “Maggie”, una famosa scena del film di culto Trainspotting (“ti do un bicchiere in faccia come Begbie”), il film Il postino suona sempre due volte (“faccio come il postino, la suono due volte”), il film La leggenda del pianista sull’oceano (“il pianista sull’oceano”), il protagonista di decine di videogiochi firmati Nintendo “Super Mario”, il browser game che ha spopolato su Facebook “Farmville”, il calciatore “Koulibaly”, il rapper di fama mondiale Kanye West (“Kanye”) e le scarpe Nike (“Nike sporche di fango”). Interessante anche il neologismo “instagrammare”, di coniazione senza dubbio più recente di “rappare”, che indica il pubblicare foto o video sul social network Instagram (Cosimi, 2018).

Lario contiene chiaramente diversi esempi di droghese, perlopiù impliciti: l’alcol viene evocato da “bermene un paio” e “vodka e succo di frutta”, mentre la droga propriamente detta da “giro, fumo, passo”, “ne fumo una”, dal generico “farmi” e da “’ste piante”, talmente numerose da costituire un’immaginaria fattoria (“dal mio fra’ sembra Farmville”). Anche l’atmosfera losca da quartiere malfamato viene costruita con riferimenti vaghi o vaghissimi come “giro senza portafoglio, euro nelle calze” o “nel barrio fai il bravo”.
Più espliciti sono invece i riferimenti all’oggettivazione sessuale come “questa vuole il ciuccio”, “la mia tipa vuole il bis e le do due botte”, “la suono due volte”, il metaforico “oceano” che allude al “bagnarsi”, “metto le mani ovunque senza dire grazie”, “guardo i culi”, “la sdraio su un piano”. Un piano “da ventimila euro”: Lazza ripete due volte la parola “euro”, canta di dover “fare i soldi”, di andare a caccia di “dindi” (“salto per ‘sti dindi”), un sinonimo colloquiale e infantile di “denaro” (Garzanti Linguistica, n.d.).
Ulteriore prova del tono familiare del testo sono il regionalismo del titolo, l’uso di “tipa”, l’appellativo “scemo”, l’aferesi di “’sti”, “’ste”, “’sta”, l’elisione “c’ho” e “co’ anziché “con”, il verbo di affetto procomplementare “bersene” (“bermene un paio”), gli elementi discorsivi usati come zeppa “uh sì”, l’onomatopeico “tu ssshh”. Potrebbe essere classificato come familiare anche un uso improprio della parola “retrodatato”, qui inteso non come “attribuire (…) una data anteriore” (Treccani, n.d.) ma come “antiquato”, “passato di moda”.
Dal punto di vista della coesione testuale, è osservabile un ampio uso di deittici talora poco limpidi come in “ti insegno a far questo” o “io ho loro da darne”, talora volti invece a nascondere riferimenti ad alcol e droga (“bermene”, “ne fumo una”). Per quanto riguarda i tempi verbali, sono estremamente regolari e orientati al presente indicativo e all’imperativo (“taci”, “fai il bravo”) rivolto alla figura antagonistica del “lario”. Sono quindi preponderanti la prima e la seconda persona singolare, mentre la terza singolare indica la “tipa” (“la mia tipa vuole il bis”) e la terza plurale i metaforici “Giuda”, traditori della fiducia dell’artista.
La metrica ricade invece in tecniche conosciute all’italiano della canzone da decenni (Antonelli, 2010, pp. 36-42, 196-202) come l’uso di parole straniere per chiudere le rime (“baggy”/”Maggie”/”Begbie”), la rima “Dio”/”io” (Antonelli, 2010, pp. 225-226), l’uso di monosillabi a fine verso “miei”/”sei”, ma non solo. Troviamo sì le più classiche “Mario”/”lario”, ma anche assonanze e paronomasie come “grazie”/”calze”, “paio”/”lario”, “Koulibaly”/”culi da lì”, “retrodatato”/”retro del cab”, la contrapposizione “Kanye”/”cane”. Lazza gioca anche con la retorica con la polisemia del verbo “fare” in “voglia di fare”/”voglia di farmi” e con similitudini “accorciate” in cui manca il “come”: “salto (…), Super Mario”, “passo, walkie-talkie”, “quando finiamo, frà, il pianista sull’oceano”, “sto correndo (…), Koulibaly”.