

Artificiali, ma con umana intelligenza
Casi pratici di convivenza A cura di Susanna Cattaneo
Automatizzare non è meccanico
Da sempre connotate dall’elevato grado di innovazione che ne garantisce la competitività, le Pmi del manifatturiero svizzero potrebbero trovare nell’Ai un nuovo driver strategico. Occorrono però condizioni quadro e un supporto che permettano anche alle realtà di minori dimensionila maggioranza del tessuto imprenditoriale - di affrontare il complesso percorso di adozione.

Se il settore terziario, favorito dalla sua stessa propensione al digitale, è indiscutibilmente stato più precoce nell’adozione di sistemi basati sull’intelligenza artificiale, anche in ambito industriale l’Ai è sempre più presente all’interno delle soluzioni tecnologiche integrate in molteplici elementi del processo produttivo o nell’organizzazione aziendale. Non solo l’automazione di processi routinari di produzione e controllo, ma un ampio spettro di applicazioni che si estende dalla manutenzione predittiva all’analisi di consumi e sprechi di materiali o utensili, supportando anche il passaggio dal design di prodotto alla pianificazione delle attività, fino a tutti i processi amministrativi, di vendita e distribuzione a valle, e di selezione e gestione dei fornitori a monte. In combinazione con social web e strumenti di marketing può inoltre potenziare l’interazione con i clienti finali per intercettarne sempre meglio esigenze, aspettative e desideri, ragionando in termini di personalizzazione del prodotto.
«Il rapido progresso delle potenzialità dei metodi dell’intelligenza artificiale a cui stiamo assistendo, dovuto da una parte al fatto che abbiamo sempre più dati per allenare queste tecniche, quindi per renderle più performanti, da un’altra parte alla crescente potenza di calcolo grazie ai miglioramenti di hardware, processori e infrastrutture, come pure all’avanzamento delle tecniche stesse, ha consentito alle applicazioni di Ai di diventare sempre più performanti e spendibili anche in un ambito come quello industriale, che necessita di soluzioni con garanzia di completezza ed esattezza di funzionamento. Tanto da superare in alcuni casi con le sue metodologie euristiche quelle deterministiche non solo da un punto di vista di rapidità e complessità di calcolo, ma anche della validità dei risultati. Pertanto, dopo decenni di diffidenza, si constata una progressiva adozione, per quanto oculata, controllata e attenta alle specificità del caso», sottolinea Emanuele Carpanzano, che in qualità di Direttore Ricerca, sviluppo e trasferimento della conoscenza della
L’integrazione di un software avanzato che replica in tempo reale la produzione, ha permesso a Tecnopinz di prevedere con precisione i tempi di consegna, oltre ad automatizzare l’aggiornamento di tutta la pianificazione a ogni cambiamento. Un risultato preceduto da un lungo processo di preparazione.
Supsi si trova in una posizione privilegiata per osservare - e favorire - lo scambio fra accademia e industria, vitale per supportare le aziende nell’esplorazione delle nuove frontiere tecnologiche. A conferma dell’interesse, una quota sempre maggiore fra i tanti progetti di ricerca targati Supsi (mediamente ne sono attivi 400) presenta ormai una componente riconducibile all’intelligenza artificiale, applicata ai più svariati ambiti e problematiche.
In un tessuto imprenditoriale composto per la stragrande maggioranza da Pmi, essenziale è infatti evitare che l’Ai da tecnologia abilitante, in grado di livellare il divario di risorse rispetto alle Big, si ribalti in fattore discriminante, accrescendolo. «Per cogliere le opportunità, nei prossimi anni occorrerà aumentare gli investimenti e il sostegno più di quanto già non si faccia, con uno sforzo collettivo a livello federale, cantonale, locale, quanto di singole aziende e delle associazioni di categoria che le rappresentano. Per quanto possa sembrare una tecnologia light, soprattutto legata al software, l’Ai in realtà implica aspetti hardware molto costosi, a partire dai processori che, complice la scarsità di terre rare e produttori, vedono lievitare prezzi e tempi di attesa. Inoltre vanno considerati il costo dell’energia di calcolo, quelli continui di sviluppo e la necessaria
riconfigurazione dei sistemi aziendali per poterla integrare, oltre al reskilling dei collaboratori», avverte Carpanzano.
E se gli investimenti sono elevati, per contro si stima che una media dell’85% dei progetti pilota non arrivi alla fase operativa. Come nel più classico degli investimenti, senza pianificare attentamente i miglioramenti attesi e i risultati finanziari che si vogliono ottenere, il fallimento è pressoché inevitabile, così come sono indispensabili fiducia e volontà di aderire, testare, implementare e, in seguito, vivere quotidianamente nuovi strumenti e procedure da parte del personale.
Proprio in questo senso va l’intervento di un attore come la Supsi, dimostrando le virtù di una ricerca applicata che, lontana dai virtuosismi, risponde a reali esigenze e, ancor prima, aiuta a ragionare chi bussa alla sua porta. «Si parte dall’analisi delle esigenze dell’azienda, il suo livello di maturità tecnologica e digitale, eventuali soluzioni Ai già in uso, per individuare dove e come la si possa introdurre con il maggior beneficio rispetto al punto di arrivo desiderato e alle capacità di investimento. L’intelligenza artificiale è un insieme di metodi e tecnologie che ha sì dei costi, ma per sua natura è duttile e adattabile ai singoli casi. Ad esempio, ora tutti parlano dei Large language model ma esistono anche gli Small language model, che possono funzionare benissimo per una piccola azienda che deve risolvere un problema puntuale e non ha bisogno di addestrarli con miliardi di dati», evidenzia il Direttore Ricerca, sviluppo e trasferimento della conoscenza della Supsi. Un matrimonio possibile anche in un settore ancora fisico, di macchinari e prodotti, quale l’industria meccanica, elettrica e metallurgica (Mem). Se negli ultimi decenni ha trovato nei macchinari a controllo numerico, uniti a pc e internet, il motore per migliorare l’efficienza dei processi industriali, oggi, fedele all’elevato grado di innovazione che ne è il punto di forza, vede nell’ausilio dell’Ai il driver per realizzare la nuova visione di “fabbrica digitale”. Grazie a sistemi in grado di apprendere dai dati generati e dalle informazioni fruibili nella rete globale si punta a rendere ancor più immediati, e in parte autonomi, i processi di miglioramento dell’efficienza produttiva, nonché a ridurre sprechi e consumi. «Non disponiamo di una stima ufficiale, ma posso confermare che, vuoi per curio-
«Il rapido progresso delle tecniche dell’intelligenza artificiale, dovuto alla crescente disponibilità di dati e di potenza di calcolo, ha consentito alle applicazioni di Ai di diventare sempre più performanti e spendibili anche nell’ambito industriale, che necessita di soluzioni con garanzia di esattezza di funzionamento»
Emanuele Carpanzano, Direttore Ricerca, sviluppo e trasferimento della conoscenza Supsi
La scala di maturità dell'Ai

Le fasi per passare dall’esplorazione dell’Ai a una strategia Ai-driven
Maturità Ai
Iniziale Discussioni strategiche e ricerca di casi d’suo
Crescente consapevolezza del potenziale impatto dell’Ai sul proprio business
L’85% dei progetti Ai non raggiunge la fase di produzione
Esplorativa Primi progetti di Ai e proof of concept in corso
Identitficazione delle opportunità per implementare l’Ai
Operativa Soluzioni Ai implementate con successo in alcuni processi aziendali
Incrementi di produttività e miglioramenti tangibili
Transformativa Adozione sistematica Ai in diverse aree aziendali
Iniziative di Ai allineate e alla base della strategia aziendale
Ai-driven L'Ai è un motore della strategia aziendale e delle operazioni, portando miglioramenti dell'efficienza e delle prestazioni su larga scala.
L'organizzazione guida la trasformazione del mercato attraverso le capacità dell'Ai AI ESPLORAZIONE AI TRASFORMAZIONE
Orizzonte temporale standard
1-2 anni 3-6m 2-5 anni 5-10 anni

sità vuoi per reale visione di implementazione, tutti gli imprenditori o dirigenti con cui mi interfaccio nelle numerose occasioni di scambio stanno approfondendo quali possano essere le implicazioni dell’Ai per la loro realtà aziendale. Se nel corso dei decenni le produzioni a basso valore aggiunto e più aride di capitale sono state sostituite da produzioni a elevato valore aggiunto, è evidente che l’avvento dell’intelligenza artificiale non farà altro che accelerare questa tendenza», dichiara Nicola Tettamanti, presidente di
Nell’ambito del progetto di ricerca europeo Kitt4Sme, che ha sviluppato una piattaforma per offrire soluzioni di Ai personalizzate e componibili alle Pmi del manifatturiero, il Sps-Lab della Supsi ha realizzato per un’azienda di stampaggio plastica un sistema che integra nelle operazioni di avvitatura a bordo macchina un cobot a supporto dell’operatore. Uno dei tanti esempi dell’impegno della Supsi a supportare le Pmi nell’adozione dell’Ai, affiancandole nell’intero processo.
Fonte: Ai-Bridge, Swissmechanic Business Day 2024
Driver dell’adozione dell’Ai
Sondaggio N=177 senior manager Swissmem, maggio 2024
Aumento dell’efficienza
Sfruttare i dati disponibili
Migliorare l’esperienza del cliente
Sopperire alla carenza di manodopera
Soddisfare i requisiti dei clienti
Supportare la trasformazione digitale
Potenziare la percezione del brand
Trend industriali
Miglioramento design di prodotto
Conformità con le normative
■ In misura molto ampia ■ In larga misura ■ In una certa misura ■ In misura limitata ■ Per niente
Fonte: The state of AI in the Swiss tech industry, Ethz, Swissmem e NextIndustries
Barriere all’adozione dell’Ai
Sondaggio N=176 senior manager Swissmem, maggio 2024
Disponibilità di skill in Ai in-house
Accesso a talenti Ai nelle università
Accesso a startup Ai
Accesso alla formazione sull'Ai
Accesso a consulenti Ai
Data governance Qualità dei dati
Disponibilità infrastruttura Ai
Disponibilità dati
Cybersecurity/protezione dati
Cultura pronta al cambiamento
Coinvolgimento del management
■ Per niente ■ In misura limitata ■ In una certa misura ■ In larga misura ■ In una misura molto ampia
Fonte: The state of AI in the Swiss tech industry, Ethz, Swissmem e NextIndustries
Swissmechanic, associazione di categoria fondata nel 1939 che oggi riunisce oltre 1.400 Pmi del settore Mem, che impiegano oltre 70mila persone, tra cui 6mila apprendisti, per un fatturato annuo di circa 15 miliardi di franchi. «Ovviamente, i processi amministrativi e commerciali, dove i fattori di influenza sono minori, risultano i più abbordabili, mentre può rivelarsi molto complesso applicare l’Ai in ambito produttivo a strutture con continui cambiamenti di geometrie, materiali e processi di fabbricazione. Va infatti considerato che le Pmi-Mem sono prevalentemente specializzate in processi produttivi e non in specifici singoli prodotti», osserva Nicola Tettamanti, che è anche Ceo, insieme al fratello Claudio, di Tecnopinz, azienda specializzata nello sviluppo e nella produzione di sistemi di serraggio utensile di altissima precisione e di componenti meccanici personalizzati. «Sviluppare una strategia Ai all’interno di una Pmi è un processo lungo, complesso e suddiviso in più fasi di integrazione, precedute da un intenso lavoro di preparazione. Lo conferma la mia stessa
esperienza con Tecnopinz. Dapprima è stato necessario affrontare la digitalizzazione globale dell’azienda per accelerare processi di valutazione, offerta, produzione e controllo. In seguito, negli ultimi due anni, è stato possibile integrare un software molto avanzato che replica in tempo reale la produzione e permette di generare informazioni utili a tutti i reparti. Il vantaggio principale è la precisione delle nostre previsioni di consegna, unitamente alla velocità e automazione nell’aggiornamento di tutta la pianificazione a ogni minimo cambiamento», spiega Nicola Tettamanti.
Fra le sfide che l’Ai pone all’industria Mem la principale è proprio quella sollevata dai famigerati dati. Oltre a dover rivedere l’intera architettura informatica per poter accedere a sistemi basati sull’Ai, per quanto invece concerne l’utilizzo di Llm come ChatGpt il rischio principale è legato alla sicurezza e confidenzialità dei dati riservati e/o personali. Anche in questo caso, realtà meno strutturate risultano più svantaggiate rispetto a multinazionali che da decenni se ne occupano
Miglioramento dell’efficienza, dello sfruttamento dei dati disponibili e dell’esperienza dei clienti sono i tre fattori che spingono le aziende Mem all’adozione dell’Ai, secondo il recente sondaggio dell’Ethz. A frenare, invece, soprattutto la mancanza di accesso a competenze e talenti.
sistematicamente. Così come inferiore è la consapevolezza delle normative che si stanno sviluppando in materia, Commissione europea in testa. «È un processo che richiederà tempo; via via i legislatori, le normative tecniche e l’economia definiranno dei perimetri. Intanto bisogna muoversi nello spazio di lavoro, ricerca e innovazione attenti a tutelare il corretto utilizzo di questi metodi e gli interessi delle aziende che investono per fruirne, ma non devono rischiare di esporre un prezioso patrimonio di conoscenze», avverte Emanuele Carpanzano.
Proprio con l’obiettivo di democratizzare l’accesso all’Ai anche alle realtà più tradizionali e familiari, a settembre Swissmechanic ha dedicato la sua conferenza annuale, Swissmechanic Business Day, all’intelligenza artificiale e da tempo organizza webinar sul tema appoggiandosi a un’ampia rete nazionale di partner specializzati. «È un impegno centrale per la nostra associazione, così come per me stesso. Se però a un’azienda delle dimensioni di Tecnopinz, con 50 collaboratori, è possibile affrontare i processi di adozione dell’Ai con personale dedicato e una pianificazione finanziaria su più anni, ben diverse sono le condizioni di associati a capo di microimprese, sotto i dieci collaboratori, di solito realtà di famiglia dove le competenze chiave sono destinate all’utilizzo di macchinari produttivi o processi correlati mentre, salvo rare eccezioni, non sono presenti specialisti di sistemi gestionali e/o di processo», evidenzia il presidente di Swissmechanic.
Se la Svizzera e il Ticino si collocano, come d’abitudine, sulla cresta dell’onda dell’innovazione, forniti di competenze, istituti universitari e di ricerca fra i migliori, aziende competitive, valide infrastrutture, cervelli (umani) eccellenti e, in generale, condizioni quadro favorevoli, non ci si può rilassare in una corsa ad altissima velocità. «Dobbiamo stare molto attenti a quello che accadrà nei prossimi anni e proattivi per mantenere una posi-
zione di leader, a partire dalla contesa dei talenti che in questo momento sono molto pochi, spesso giovanissimi, e vanno attratti offrendo un contesto che possa motivarli e farli crescere, il che implica anche individuare e integrare bravi docenti. Un altro aspetto particolarmente sensibile è il controllo e la disponibilità di dati, senza cui questi algoritmi, per come sono costruiti, servono a ben poco. E per allenarli al meglio ne occorrono miliardi, con tutte le criticità in termini di sicurezza e condivisione. Mentre i soliti noti ne stanno facendo incetta, dobbiamo capire bene come giocare la nostra partita. Andrà poi garantita la disponibilità di risorse, intesa come potenza di calcolo, dunque energia e reti per alimentarla. E, ovviamente, R&D richiedono investimenti crescenti, anche perché in diverse parti del mondo se ne stanno facendo di massicci e l’Ai è una tecnologia facilmente esportabile, collaborando anche da remoto», ammonisce Emanuele Carpanzano. Se la voce “formazione” è in cima alla lista, Supsi che la porta inscritta fra le sue missioni, ormai da 4 anni con il Bachelor in Data science e Ai contribuisce a coltivare i talenti di domani sul territorio, così come moltiplica gli sforzi nella formazione continua, aiutando ad aggiornare i professionisti laddove le novità sono all’ordine del giorno.
Per il settore Mem, non sono attualmente disponibili particolari fondi o programmi per l’implementazione di soluzioni basate sull’Ai, ma va detto che l’industria e le sue associazioni di categoria sono di principio contrarie a incentivi e aiuti economici ‘a pioggia’. «È una delle ragioni per cui, sebbene il franco continui a rafforzarsi, le aziende dell’industria svizzera valutando con oculatezza i fattori di rischio e gli investimenti superflui, da decenni assicurano oltre 330mila posti di lavoro nel settore Mem. Ciò che invece riteniamo fondamentale è l’attenzione della politica alle condizioni quadro: a ben poco serve implementare soluzioni innovative se non vi è garanzia d’accesso ai mercati internazionali, la certezza di forniture energetiche a prezzi competitivi, flessibilità del mercato del lavoro e una formazione che permetta di prepararla alle sfide future», afferma il presidente di Swissmechanic, attualmente impegnata, insieme ad altre organizzazioni, nella più grande revisione professionale in corso in Svizzera, Futuremem, che sta ripensando didattica e programmi per le
«Sino a oggi l’industria Mem ha fatto il successo dell’export svizzero grazie al forte valore aggiunto dei suoi prodotti. In futuro non è escluso che, con unaa maggiore automazione ed efficienza favoriti dall’Ai, sarà possibile potersi dedicare a produzioni ad alto volume, abbandonate a causa degli elevati costi della manodopera»
Nicola Tettamanti, presidente di Swissmechanic e cotitolare di Tecnopinz
Principali aree d’applicazione dell’Ai testate nel manifatturiero
N=187 senior manager Swissmem
Gestione della conoscenza
Manutenzione predittiva
Ottimizzaione macchine
Sviluppo prodotti
Controllo qualità
Monitoraggio e controllo dei processi
■ Pilot in corso ■ Attuale implementazione su scala
■ Test pilota pianficati (3 anni)
■ Implementazione su scala pianificata (3 anni)
Fonte: The state of AI in the Swiss tech industry, Ethz
otto professioni del settore, ovviamente tenendo conto delle necessità di competenze digitali e gestione di processi produttivi sempre più automatizzati. «Non bisogna dimenticare infatti che le tecniche d’Ai, per quanto intelligenti e rapide, rimangono euristiche, addestrate su dati del passato, senza consapevolezza di quello che propongono. Perciò l’operatore che le utilizza dovrà sempre avere l’esperienza e le capacità per valutare se i risultati ottenuti siano coerentemente applicabili, che si tratti di una soluzione di design di prodotto o, ancor più delicato nel manifatturiero, la modifica di un processo, che può comportare importarti responsabilità con tutta una serie di soglie di criticità da soppesare prima di intervenire. Analogamente, se le tecniche di Ai sono molto abili nell’identificare difetti di manufatti e componenti nei controlli di qualità grazie all’analisi delle immagini e altri segnali, spetta al progettista comprenderne le ragioni e la reale criticità», precisa Emanuele Carpanzano, che insegna anche Automazione industriale. Se ancora molte sono le incognite sul

Principali tecnologie Ai testate nel manifatturiero
N=181 senior manager Swissmem
Large Language Models
Computer vision
Elaborazione del linguaggio naturale
Potenziamento dell’apprendimento
causale
■ Pilot in corso ■ Attuale implementazione su scala
■ Test pilota pianficati (3 anni)
■ Implementazione su scala pianificata (3 anni)
Fonte: The state of AI in the Swiss tech industry, Ethz
Finora solo un’esigua percetuale di aziende Mem ha implementato soluzioni Ai su larga scala. A destare il maggior interesse i Llm.
grado di autonomia e intelligenza cui l’evoluzione digitale in atto porterà le macchine, l’auspicio è che la loro integrazione permetta di rafforzare ulteriormente la competitività nazionale in termini industriali. «Sino a oggi l’industria Mem ha fatto il successo delle esportazioni svizzere grazie al forte valore aggiunto dei suoi prodotti e delle soluzioni offerte. In futuro non è escluso che, con una maggiore automazione ed efficienza, sarà possibile addirittura potersi dedicare a produzioni ad alto volume che, in passato, sono scomparse dalla Svizzera a causa degli elevati costi della manodopera», conclude Nicola Tettamanti. Un’occasione dunque anche per posizionarsi tra i principali attori non solo dell’innovazione, ma anche della produzione mondiale.
Susanna
Cattaneo
Politecnici federati
Con la creazione dello Swiss National Ai Institute, Eth ed Epfl rafforzano la loro collaborazione, potendo attingere al meglio dei ricercatori specializzati in intelligenza artificiale. Oltre a sviluppare un’Ai ‘Swiss made’, l’ambizione è di posizionarsi all’avanguardia nella definizione degli standard etici e legali necessari per un’adozione responsabile e trasparente.

Con la Swiss Ai Initiative la ricerca accademica rossocrociata ha fatto quadrato attorno all’intelligenza artificiale. Una rivendicazione di indipendenza e sovranità digitale non per arroccarsi in una posizione di difesa ma, al contrario, per sfruttare i propri vantaggi competitivi, a partire dalla potenza di fuoco dei due Politecnici federali, capofila dell’ ‘alleanza’ che coinvolge una decina di altre istituzioni universitarie nazionali, per garantirsi un ruolo di leader. In un campo strategico per il futuro, occorre giocare d’anticipo per non trovarsi scoperti lasciando il controllo a poche, agguerritissime multinazionali.
A nemmeno un anno di distanza - era la fine del 2023 - Eth ed Epfl hanno voluto ulteriormente intensificare la loro collaborazione, fondando questo ottobre lo Swiss National Ai Institute (Snai), che capitalizza il know-how dei loro due Ai Center, creati rispettivamente nel 2020 e
nel 2023, entrambi votati a incoraggiare la collaborazione tra le diverse facoltà con iniziative che coprono l’intera gamma della ricerca sull’intelligenza artificiale, le sinergie con l’industria e la creazione di start up che possano diventare i leader del domani.
Sotto, fondamentale per le attività dello Snai, il supercomputer Alps del Cscs, inaugurato a settembre a Lugano: con oltre 10mila Gpu Nvidia di ultima generazione, consente una potenza di calcolo altrimenti accessibile solo alle maggiori aziende tecnologiche globali.

«Adesso, con lo Snai, compiamo un nuovo passo per cogliere opportunità e sfide di rilevanza nazionale: attingere a una vasta rete di competenze e ricercatori specializzati in Ai è uno dei maggiori punti di forza che il progetto rende possibile», sottolinea Scarlet Schwiderski-Grosche, direttrice esecutiva dell’Epfl Ai Center, che coordina lo Snai insieme ad Alexander Ilic, suo omologo dell’Eth Ai Center, di cui è inoltre co-fondatore.
Finanziato congiuntamente dai due atenei e aperto a investimenti terzi, lo Snai beneficerà per le attività di ricerca del prossimo quadriennio di un sostegno di 20 milioni di franchi del Consiglio dei PF, l’organo di gestione e supervisione strategica. Il focus della ricerca sarà posto sullo sviluppo di un modello di fondazione nazionale allineato ai valori svizzeri e alle esigenze dei partner, al quale si affiancheranno altri Large Language Model (Llm) che apriranno ad esempio nuove opportunità di lavoro in settori chiave per il paese, come sanità, sostenibilità, scienza, istruzione, robotica e realtà aumentata. «Siamo ancora agli inizi della rivoluzione GenAi. Dobbiamo capire come utilizzarla per sfruttarne il potenziale. Finora la maggior parte dei modelli viene addestrata solo sui dati disponibili su Internet. Le opportunità sono ben maggiori se si considerano le vaste fonti di dati delle imprese o di settori come quello sanitario», evidenzia Alex Ilic, specificando «Per questo motivo riteniamo sia importante promuovere la ricerca sull’Ai in tutte le discipline, proprio come già facciamo anche all’Ai Center dell’Eth. Considerata la rapida crescita del settore, l’obiettivo è creare un ciclo virtuoso di avanzamento delle conoscenze in Ai per progredire nelle applicazioni e, su queste nuove basi, identificare le successive sfide da affrontare per far evolvere ulteriormente il nostro know-how. Questo ritmo ci favorisce ed è possibile solo ai massimi livelli di eccellenza, con i due Politecnici federali nella top ten di molte discipline». Essenziale potersi appoggiare al supercomputer Alps, nuovo gioiello del Cen-
«Molti Llm come ChatGpt mancano di trasparenza nei processi di formazione e nei dati, rendendoli inadatti all’impiego in ambiti come sanità o istruzione. Con la sua forte attenzione ai modelli di fondazione open-source, lo Snai vuole posizionare l’Ai in Svizzera all’avanguardia per standard etici e legali»
Scarlet Schwiderski-Grosche, direttrice esecutiva dell’EPFL AI Center e coordinatrice SNAI
tro svizzero di calcolo scientifico (Cscs), inaugurato ufficialmente a settembre a Lugano. Dotato di oltre 10mila unità di elaborazione grafica Nvidia di ultima generazione, consente di disporre di una potenza di calcolo altrimenti accessibile solo alle più grandi aziende tecnologiche globali ed è la più importante infrastruttura di Ai in Svizzera a disposizione dell’accademia o delle istituzioni pubbliche. Il presupposto per far progredire la ricerca fondamentale e lavorare su scenari reali con partnership industriali.
«Con la sua forte attenzione ai modelli di fondazione open source, lo Snai persegue la visione di posizionare l’Ai in Svizzera all’avanguardia a livello internazionale per quanto riguarda gli standard etici e legali, la trasparenza e l’affidabilità. Finora il più grande risultato della GenAi è aver reso visibile e personalmente accessibile a molte persone l’enorme potenziale dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, è importante capire come funzionino i vari Llm per ottimizzarne l’uso,

come si ottengano i loro risultati e quali pregiudizi o errori possano contenere. Molti modelli popolari come ChatGpt mancano di trasparenza nei processi di formazione e nei dati, come l’uso di materiali protetti da copyright, rendendoli inadatti all’impiego in aree ad alto rischio come sanità o istruzione», avverte Scarlet Schwiderski-Grosche. I ricercatori dello Snai condivideranno i loro modelli ogni volta che sarà possibile, consentendo a Pmi e start up di utilizzarli. Un obiettivo è anche sviluppare un’infrastruttura per formare e servire i modelli delle grandi fondazioni in modo efficiente dal punto di vista energetico.
Se inquadrare l’Ai con elevati standard etici e legali è sicuramente una priorità per svilupparne il potenziale in modo responsabile, d’altra parte non è scontato evitare che un’eccessiva regolamentazione blocchi lo sviluppo scientifico. «La continua evoluzione tecnologica richiede un approccio dinamico e adattivo per mantenere l’equilibrio tra mitigazione dei rischi
Accanto, la modellazione realistica per i simulatori di realtà virtuale fa parte delle aree di ricerca di Siyu Tang, professoressa di informatica all’Eth Zürich e membro dell’Eth Ai Center.


e promozione dell’innovazione. È tuttavia necessario garantire trasparenza e chiarezza, evitare pregiudizi e discriminazioni, migliorare la cybersicurezza, affrontare le disuguaglianze nella dislocazione dei posti di lavoro ed evitare la disinformazione e la manipolazione», nota la coordinatrice dello Snai.
I legislatori non potranno che beneficiare degli input dei ricercatori, che stanno concentrando molti dei loro sforzi proprio per garantire che i modelli di Ai che prendano decisioni interpretabili e spiegabili. «Alcuni nostri esperti sostengono direttamente il governo svizzero nella defini-
I ricercatori dell’Eth Zürich guidati dal Prof. Konrad Schindler hanno sviluppato Deep Snow, un’intelligenza artificiale in grado di determinare con la massima velocità e precisione la profondità della neve in tutta la Svizzera usando immagini satellitari.
«Considerata la rapida crescita dell’Ai, l’obiettivo è creare un ciclo virtuoso di avanzamento delle conoscenze per progredire nelle applicazioni e, su queste nuove basi, identificare le successive sfide da affrontare. Questo ritmo ci favorisce ed è possibile solo ai massimi livelli di eccellenza, con i due Politecnici federali nella top ten di molte discipline»
Alexander Ilic, cofondatore e direttore esecutivo ETH AI Center e coordinatore SNAI
zione delle prossime normative sull’Ai e forniscono soluzioni alternative. Ad esempio, l’Ai Sandbox del Canton Zurigo sta perseguendo un approccio più pragmatico alla regolamentazione, basato sui principi e che aiuta le organizzazioni ad accedere ai dati della pubblica amministrazione», aggiunge il direttore esecutivo dell’Eth Ai Center. Recentemente proprio un gruppo di ricercatori del Politecnico di Zurigo e dell’Instait - creato in collaborazione con l’Eth e l’Epfl - ha fornito la prima interpretazione tecnica completa della legge europea per i modelli di Ai per scopi generali (GpAi). Un primo importante passo verso l’implementazione tecnica dell’Eu Ai Act e dei suoi requisiti legali in modelli di Ai realizzabili, programmabili e affidabili. «Questa collaborazione dimostra anche che la ricerca d’avanguardia è internazionale per natura: si devono scambiare idee e competere con le menti più brillanti di tutta Europa per risolvere le questioni chiave dello sviluppo dell’Ai. Per

questo motivo, la piena associazione della Svizzera al programma europeo di ricerca e innovazione Horizon rimane l’obiettivo dichiarato. E seguendo un chiaro percorso open source, stiamo consentendo anche la collaborazione transfrontaliera e possiamo quindi realizzare sinergie con altri Paesi che stanno sviluppando i propri modelli di fondazione sovrana dell’Ai», sottolinea Alex Ilic.
A lungo termine, l’impegno dello Snai per un’Ai responsabile si rifletterà non solo nella ricerca, ma anche nell’istruzione, nell’innovazione e nel trasferimento, oltre che nella divulgazione. In particolare sono previsti programmi per il trasferimento di know-how alle Pmi, l’assistenza ai ricercatori-imprenditori nel loro percorso di creazione di start up, programmi congiunti di formazione e promozione dei talenti. Attualmente non sono che poche centinaia le persone al mondo a possedere le competenze per sviluppare i modelli di Ai più complessi e sarebbe bene evitare che finiscano nelle fila delle Big Tech. «La Svizzera ha una buona base per attrarli ed è apprezzata per la garanzia di fiducia e affidabilità. Ora è importante assumere un ruolo guida a livello globale nell’uso di Ai impegnandoci a diventare la piazza di riferimento per le start up del settore e investendo nelle infrastrutture necessarie per democratizzare l’accesso», concorda Alex Ilic.
Oltre a una già eccellente infrastruttura di calcolo, la GenAi in Svizzera può già contare sui servizi di qualità dello Swiss Data Science Center (Sdsc), che fornisce tecniche di scienza dei dati e apprendimento automatico a scienziati, aziende e organizzazioni (fra cui lo Snai). E lo sviluppo di nuovi programmi per la formazione e la promozione di talenti contribuirà a sua volta, come le molte iniziative e associazioni che stanno nascendo nell’ambito. «Questa pluralità di approcci porterà a un’accelerazione dell’innovazione e permetterà a diversi attori di esplorare diverse aree di applicazione. C’è ancora molta incertezza sull’Ai, sui suoi migliori casi d’uso e sulla sua monetizzazione. Un’ampia esplorazione è la strada migliore rispetto alle prescrizioni top-down su come utilizzarla», conclude la coordinatrice dello Snai. Con la sua portata nazionale, questa cordata di iniziative ha tutte le potenzialità per essere il leader del settore.
Susanna Cattaneo
Compagni di... scrivania
Sono molte le funzioni che un alleato intelligente può ricoprire, e possono variare nel tempo e per circostanze. Avere dati ‘freddi’ su cui lavorare ha diversi vantaggi.
Ènaturale mettere in dubbio il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nelle decisioni d’investimento, soprattutto se si considera la posta in gioco. Sebbene l’Ai abbia tutti i suoi limiti, dunque ‘pregiudizi’ occasionali, errori, per arrivare addirittura ad ‘allucinazioni’, è comunque molto meno incline a errori simili a quelli umani. Nelle attività che richiedono un processo decisionale rapido e complesso, la capacità dell’Ai di elaborare vaste fonti di dati, dalle tendenze di mercato al sentiment, offre un livello di affidabilità che è complementare all’istinto di un gestore. Ricerche come quelle condotte da Cindy Candrian e Anne Scherer indicano che quando i gestori ricevono consigli dall’Ai, le loro decisioni superano quelle di altri esseri umani. Perché? L’intelligenza artificiale riduce al minimo i bias cognitivi, le scorciatoie mentali che possono offuscare il giudizio, anche quando si è consapevoli di poter scegliere meglio. Le intuizioni basate sui dati forniti dall’Ai sono prive di questi ‘inconvenienti mentali’ e aiutano a fare scelte più consapevoli.
L’esempio di Tesla. Si considerino come i consigli dell’Ai potrebbero migliorare il processo decisionale in un titolo come Tesla (Tsla), dove il sentiment del mercato oscilla rapidamente. Le ricerche dimostrano che, sotto pressione, gli esseri umani tendono a interpretare i consigli in modo da confermare ciò che vogliono sentire, soprattutto se sono personalmente investiti in quel dato titolo.
Quando l’intelligenza artificiale fornisce lo stesso consiglio, invece, presenta sia le notizie positive che quelle negative e gli individui tendono a considerare entrambi i lati in modo più obiettivo. Ad esempio, la recente analisi del sentiment sulle azioni
di Tesla ha mostrato fluttuazioni significative. Ad agosto, l’Ai ha rilevato un periodo in cui il sentiment negativo era otto volte superiore alle notizie positive. Il sentiment positivo derivava dal sostegno pubblico di personaggi come Donald Trump, che ha elogiato in più occasioni il contributo di Tesla al settore dei veicoli elettrici. Il sentiment negativo, invece, comprendeva i rapporti della National Highway Traffic Safety Administration che mettevano invece in luce i ricorrenti problemi di produzione del meccanismo di sterzo di Tesla.
«L’intelligenza artificiale non sostituisce l’elemento umano, ma lo potenzia, agendo come un ‘navigato compagno’ affidabile per la ricerca, la progettazione della strategia e la convalida delle decisioni. Avendo alle spalle l’Ai gli investitori possono navigare con fiducia nelle complessità del mercato»
Un essere umano che investe in Tesla potrebbe concentrarsi maggiormente sugli aspetti positivi, interpretandoli come una convalida della propria scelta di investimento. L’Intelligenza Artificiale, invece, incorpora le notizie positive e negative senza pregiudizi, soppesandole in egual misura. Il risultato è una visione più equilibrata, che consente ai gestori di valutare la situazione in modo più approfondito e freddo.
Ad esempio, la nostra piattaforma Ai riflette questi dati sul sentiment in modo da consentire ai gestori di vedere una visione

Clauser, Ceo e confondatore di Aisot Technologies.
sfumata delle tendenze del mercato e della salute dei titoli, migliorando le decisioni operative.
Come migliora la gestione del portafoglio? L’intelligenza artificiale fornisce ai gestori di portafoglio una visione completa e in tempo reale dei mercati, aggregando il sentiment delle notizie recenti e valutandolo in modo imparziale.
Questo approccio guidato dall’Ai è uno strumento prezioso, soprattutto nei settori volatili, in quanto offre approfondimenti sfumati che altrimenti potrebbero essere trascurati o interpretati in modo errato. Grazie alla collaborazione con l’Ai, i gestori ottengono una prospettiva più chiara e basata sui dati, a sostegno di decisioni di investimento ben informate ed equilibrate.
Sebbene l’Ai abbia ovviamente dei limiti, come potenziali pregiudizi o ‘allucinazioni’, i metodi innovativi aiutano ad anticipare e mitigare questi difetti. È qui che le piattaforme d’investimento specializzate si distinguono dai modelli più generici come ChatGpt, offrendo approfondimenti finemente calibrati su misura per gli investimenti e la gestione del portafoglio.
L’intelligenza artificiale non sostituisce l’elemento umano, ma lo potenzia, agendo come un ‘navigato compagno’ affidabile per la ricerca, la progettazione della strategia e la convalida delle decisioni. Avendo alle spalle l’Ai, in qualità di partner fidato, gli investitori possono navigare con fiducia nelle complessità del mercato, sapendo che ogni decisione è basata su dati davvero imparziali.
Stefan
Collaborazioni vincenti
Le istituzioni finanziarie dovrebbero stringere maggiori partnership con le eccellenze accademiche, sostenendo progetti virtuosi. I benefici sono per tutti: partner coinvolti, mondo accademico, comunità nel suo insieme. E in alcuni casi anche ambiente e clima.

Come si potranno, ad esempio, sfamare i prossimi due miliardi di persone senza coltivare in modo intensivo le sostanze nutritive del suolo? Come conciliare il potere dell’intelligenza artificiale con il suo potenziale di perpetuare pregiudizi nella società?
Domande come queste ci spingono a decidere quali titoli comprare e quanto peso assegnargli nei nostri portafogli. Per sviluppare la convinzione, a volte ci rivolgiamo a esperti esterni che approfondiscono la comprensione di un argomento, ci segnalano le tendenze emergenti e, cosa fondamentale, ci aiutano ad anticipare i risultati del mondo reale.
Ciò aiuta, in sostanza, a ottenere ottimi rendimenti per i clienti e, allo stesso tempo, a fungere da azionisti responsabili a loro nome. Ci sono tre relazioni accademiche che hanno influenzato la riflessione nell’affrontare le questioni spinose di cui sopra.
Agricoltura climaticamente positiva. Il geologo James Hutton, nel XVIII secolo, è stato probabilmente il primo scienziato
del clima al mondo. Dedusse che la Terra era immensamente vecchia e in costante cambiamento studiando le Salisbury Crags di Edimburgo, una formazione rocciosa frastagliata creata dal vulcano Arthur’s Seat, ormai estinto. Oggi, un istituto di ricerca fondato in suo nome impiega oltre 500 scienziati e collaboratori in Scozia.
Alison Hester è titolare di una borsa di studio di ricerca imprenditoriale Baillie Gifford presso il sito Glensaugh del James Hutton Institute (Jhi). L’azienda agricola di ricerca di 1.000 ettari vicino ad Aberdeen esplora approcci trasformativi all’agricoltura montana e cerca di dimostrare che le aziende agricole possono sequestrare più carbonio di quanto ne emettano, rimanendo al contempo economicamente redditizie.
Siamo particolarmente entusiasti di ciò che impareremo dal suo sito dimostrativo HydroGlen. L’obiettivo è quello di iniziare a produrre idrogeno al termine della costruzione, prevista a fine 2025.
Questo progetto potrebbe mostrare come le aziende agricole potrebbero
staccarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili e lavorare con energia pulita e verde, quasi interamente off-grid. I ricercatori utilizzeranno una piccola turbina eolica e un tetto di pannelli solari per alimentare elettrolizzatori che separano idrogeno e ossigeno per produrre carburante a emissioni zero. Oltre a riscaldare e illuminare gli edifici della fattoria, questo carburante alimenterà macchine, furgoni e trattori a celle a combustibile.
Prevediamo che ciò influenzerà le nostre posizioni su Kubota e Deere, due produttori di veicoli agricoli e altri apparecchi, oltre ad altre holding. Quest’ultima sta attualmente sviluppando un trattore a idrogeno. Più obliquamente, si ottengono anche informazioni sull’impiego dell’Intelligenza Artificiale, ad esempio per riconoscere selettivamente le erbe infestanti e spruzzare pesticidi. Deere fornisce già questo servizio con la sua tecnologia See & Spray. Questo aspetto è rilevante per alcune altre posizioni di portafoglio, tra cui Nvidia, Alphabet e Cognex. Questione di etica. È significativo che uno dei più noti esempi di distorsione dell’Ai nella storia abbia coinvolto uno dei principali praticanti di questa tecnologia, dimostrando che anche gli esperti possono essere colti di sorpresa. Nel 2014, un team di ingegneri con sede a Edimburgo che lavorava presso Amazon ha iniziato a lavorare su uno strumento per esaminare automaticamente i Cv dei candidati alla posizione. Il progetto è stato abbandonato nel giro di un anno. I test hanno rivelato che il loro algoritmo aveva imparato a escludere le donne, indipendentemente dalle loro competenze. Questo risultato è dovuto al fatto che gli ingegneri hanno utilizzato
© John Deere
come dati di prova i curricula dei dirigenti maschili di Amazon. Il problema si presentava anche quando il genere veniva tolto dalle candidature, perché il software cercava altri segnali correlati, tra cui gli sport praticati dai candidati o semplicemente la lingua che usavano.
Amazon avrà anche identificato il problema in anticipo, ma altre aziende non saranno sempre così fortunate. E dovranno affrontare rischi di reputazione a causa del problema della “black box” dell’Intelligenza Artificiale: è possibile testare uno strumento di Ai esaminando i suoi risultati, ma in molti casi è impossibile sapere come ci sia arrivato.
Due analisi aiutano a comprendere le complesse ramificazioni di questa tecnologia nascente: una collaborazione con il Leverhulme Centre for the Future of Intelligence dell’Università di Cambridge e, più vicino, con l’Edinburgh Futures Institute dell’Università di Edimburgo.
L’Ai può però essere parte della soluzione, non solo del problema. Ad esempio, finora le nuove tecnologie hanno creato più posti di lavoro di quanti ne abbiano spostati. Circa il 60% dei dipendenti di oggi svolge professioni che non esistevano prima del 1940. I problemi legati all’utilizzo dell’energia possono essere mitigati utilizzando le fonti rinnovabili anziché i combustibili fossili. L’Ai potrebbe infatti sbloccare fonti di energia prima irraggiungibili, come la fusione nucleare.
Mentre il mondo corporate continua a concentrarsi sull’utilizzo dell’Ai per ottenere vantaggi in termini di efficienza, la Prof.ssa Vallor ha esortato a interrogare le aziende in merito alle loro politiche di protezione e all’etica dell’Ia.
Stiamo iniziando a collaborare con le aziende su questo tema. Abbiamo già visto proposte di azionisti depositate da Apple, Amazon, Meta e Alphabet per migliorare le loro politiche etiche. Finora abbiamo sostenuto iniziative che partivano dalle politiche e dai processi esistenti delle aziende. Tuttavia, ci si attende che l’argomento diventi più complesso e implichi una maggiore riflessione. Le aziende potrebbero decidere di non sperimentare con l’Ai ed evitare completamente questi rischi, ma sarebbe come ignorare Internet negli anni Novanta.
L’elenco delle partnership accademiche è però lungo, e molti altri esempi potrebbe essere aggiunti.
Johan Schot insieme al suo team del
«È significativo che uno dei più noti esempi di distorsione dell’Ai nella storia abbia coinvolto uno dei principali praticanti di questa tecnologia, dimostrando che anche i più esperti possano essere colti di sorpresa dal funzionamento di alcune loro invenzioni»
Alasdair McHugh, Investment Specialist Director di Baillie Gifford

Effetti dello sviluppo tecnologico
Confronto 1940 - 2018 n. posti di lavoro (mln) creati per settore
Deep Transitions Project, con sede presso le università di Sussex e Utrecht, ha aiutato il Climate Team a sviluppare scenari narrativi sui possibili futuri cambiamenti climatici. Li stiamo utilizzando per identificare i potenziali rischi e opportunità per le società incluse nel portafoglio.
Questi dati serviranno a orientare gli investimenti e il dialogo con i clienti e le autorità di regolamentazione. Il progetto ha inoltre sostenuto l’approccio del Team per il Cambiamento Positivo di investire in aziende che sfidano lo status quo con prodotti e servizi che contribuiscono a creare un mondo più inclusivo, sostenibile e sano. Ciò comporta l’esplorazione di diversi scenari futuri che illustrano le trasformazioni necessarie per combattere le grandi sfide di oggi.
Mike Berners-Lee, socio dell’Institute for Social Futures dell’Università di Lancaster, ci ha fornito una consulenza sull’impronta di carbonio. Ha stimato le emissioni che alcune delle nostre singole holding generano indirettamente attraverso le loro filiere, l’uso dei loro prodotti
Troppo spesso si analizza il mercato del lavoro, guardando al passato.
da parte dei clienti e altri mezzi. Questo serve a definire i nostri impegni con le specifiche aziende coinvolte.
Le ricerche a lungo termine sono naturalmente sperimentali. Alcune di queste iniziative non forniranno i benefici sociali sperati e non potremo ottenere le stesse conclusioni da ogni partnership.
C’è un parallelo con i nostri investimenti in azioni. Così come sappiamo che alcuni titoli sovraperformeranno drasticamente gli altri, anche alcune relazioni accademiche si riveleranno sproporzionatamente più preziose, sia in termini di intuizioni che forniscono, sia per accelerare il ritmo della ricerca, con tutti i benefici sociali che ne derivano.
Per quelli che non hanno successo, possiamo comunque essere soddisfatti di sostenere una causa meritevole in un momento in cui le fonti di finanziamento tradizionali sono limitate.
Fonte: Jp Morgan 2023
Ai: ma in cosa funziona?
La vera domanda è come e quanto operatori e gestori debbano davvero ricorrere all’Intelligenza Artificiale, e quando no. Tre in particolari i casi in cui è più indicata.
Gestione 4.0
Casi d’uso per banche e società di gestione dell’Ia Generativa

Tommaso Migliore, Ceo & cofondatore di MdotM. A lato, gli impieghi dell’Ai nella Gestione.
micro asset class fino allo specifico settore o industria, come una bussola che migliora e aiuta a rifinire le view di asset allocation e le stime di rischio-rendimento.
Politica monetaria, elezioni americane e nuovi, grandi, balzi tecnologici. Mentre il 2024 volge al termine, lo sguardo è già al 2025 e al come interpretare uno scenario inedito. Nel frattempo, il risparmio gestito avanza velocemente nell’integrare l’Intelligenza Artificiale nel processo d’investimento. Una transizione iniziata con l’adozione, oltre 20 anni fa, di internet, dei terminali e dei primi software di analisi statistica, che oggi vede l’ingresso dei software di Ai in qualità di assistenti dei gestori per navigare la crescente complessità dei mercati e migliorare l’efficienza di processi come la costruzione, il ribilanciamento e la reportistica dei portafogli. Le indagini di mercato mettono a fuoco lo stato dell’arte, dove la parola chiave è personalizzazione su ampia scala. I clienti si aspettano una gestione personalizzata che, come accade in tanti altri settori, rispecchi le loro esigenze, preferenze e obiettivi. La personalizzazione non sarà più un optional ma un nuovo standard che affonda le sue radici in quanto già avviene per molti servizi che ormai quasi
sono dati per scontati. Basti pensare ad Amazon, Google e Netflix, per citare degli esempi famosi, che già da anni offrono dei servizi con un elevatissimo grado di personalizzazione. Netflix, nello specifico, fornisce un ottimo esempio: anche se da utente a utente l’interfaccia della piattaforma si assomiglia, la disposizione degli elementi, l’ordine e soprattutto le raccomandazioni estratte dal catalogo si adattano ed evolvono continuamente dando luogo a un’esperienza unica e una fruizione più dinamica.
A ognuno, quindi, la propria esperienza, così come negli investimenti a ciascuno il proprio portafoglio. Ma quali sono le applicazioni di Intelligenza Artificiale più affidabili e rapide da implementare?
Sono queste le domande che i gestori, da New York alla Svizzera, si pongono per ottenere risultati concreti in tempi ragionevoli. Ad oggi, tre applicazioni si stanno dimostrando utili per supportare i Cio, o più in generale i team d’investimento e wealth manager.
La prima applicazione sono gli indicatori di posizionamento a livello di macro e
La seconda applicazione è invece la creazione e la gestione simultanea di un gran numero di portafogli (da decine a centinaia di migliaia) personalizzati singolarmente a livello di universo investibile, portafogli modello, volatilità e vincoli specifici, come il turnover, geografie, fattori di rischio e preferenze Esg. A ogni nuova view di mercato, questo insieme di portafogli viene quindi ribilanciato in automatico con una proposta e una spiegazione dettagliata dei movimenti nel frattempo accorsi.
L’ultima applicazione, almeno tra quelle di maggior successo nel 2024, è rappresentata invece dall’utilizzo congiunto di Ai analitica e di Ai generativa per tradurre tutto il substrato di numeri, statistiche e analisi quantitative in testi scritti utilizzati sotto forma di report e presentazioni che rafforzano la fiducia e trasparenza con il cliente finale.
A ognuno, allora, la scelta dell’applicazione migliore. E quindi più che prendere o lasciare, oggi con l’Ai sembra essere di più una questione di timing. Capire bene dove e quanto integrarla, quale sia il caso d’uso più appropriato con cui iniziare e solo a quel punto, una volta provato effettivamente il valore, scalarla in maniera responsabile e progressiva per rimanere competitivi e offrire ai propri clienti un servizio moderno, e soprattutto altamente personalizzato.
Fonte: MdotM
Una decisa svolta per l’affidabilità creditizia
Anche il processo del credito può beneficiare dell’Intelligenza artificiale più avanzata, in grado di automatizzare i processi di valutazione, ridurre i costi e migliorare l’efficienza, minimizzando il rischio per gli istituti finanziari e i clienti, oltre a velocizzare l’implementazione di nuove strategie.
L’affidabilità creditizia è un concetto centrale nel sistema finanziario, fondamentale per determinare il rischio associato alla concessione di credito a individui o aziende. Misurarla è essenziale per le istituzioni finanziarie, per valutare i profili creditizi, ridurre i rischi e ottimizzare i processi di concessione del credito, rispondendo ad alcune domande cruciali:
• Qual è il livello di rischio associato al mio cliente e come posso definire in modo efficiente e flessibile le griglie di accettazione per il credito al consumo?
• In che modo proteggere l’organizzazione definendo un sistema di rating per valutare il rischio creditizio di clienti e fornitori?
• Come posso integrare nei miei processi le strategie del credito sfruttando l’Intelligenza artificiale?
• Come minimizzare il rischio di insolvenza in modo accurato e intelligente?
Quando si tratta di valutare le richieste della clientela di finanziamento, prestito o mutuo, bisogna tenere presente che la quantità e la varietà dei dati disponibili per la valutazione dell’affidabilità creditizia sono in continua crescita, rendendo difficile per le aziende elaborarli, interpretarli e valorizzarli. Inoltre, queste realtà devono essere sempre aggiornate sulle ultime tendenze in materia di credit scoring per avere il vantaggio competitivo nella qualità del credito.
Per automatizzare i processi di valutazione, ridurre i costi e migliorare l’efficienza, aziende come Var Group hanno creato applicazioni di Intelligenza artificiale che ottimizzano il processo del credito grazie a un potente motore decisionale in grado di sfruttare i più moderni

Angela Sebastianelli, Head of Marketing StrategyData Science Var Group.
algoritmi di Machine Learning, comprimendo il tempo tra sviluppo e messa in produzione delle strategie del credito.
Uno strumento che garantisce accuratezza, flessibilità ed efficienza, abilitando diverse procedure legacy a sfruttare i benefici dell’Ai più avanzata. Si tratta di sistemi cosiddetti ‘supervisionati’, attraverso cui si effettua una fotografia alla clientela e si studia l’impatto delle variabili che la descrivono in quel momento rispetto a una variabile target che ha una valorizzazione nel futuro. Ad esempio: “Tasso di crescita/decrescita giacenza media del conto corrente” correlato a “default entro un anno?”.
I benefici sono evidenti: dalla velocizzazione del processo del credito tra addestramento, convalida e passaggio in produzione alla valutazione accurata e minimizzazione del rischio di credito relativo a fornitore o cliente sino a una massima flessibilità e rapidità di implementazione di nuove strategie di credito.
Un caso concreto di successo
Con oltre un terzo dei suoi conti che richiedevano ogni anno linee di credito, una banca di credito cooperativo desiderava implementare un processo di approvazione più efficiente. In particolare, voleva migliorare il livello di supporto rispetto a conti bancari che includevano linee di credito personali a consumatori e imprese. All’epoca, i direttori delle banche valutavano ogni richiesta di credito che arrivava, cercando di prendere la decisione giusta per l’organizzazione e i suoi membri con le informazioni a disposizione. E per le linee di credito già esistenti, questo stesso personale doveva valutare i limiti di credito esistenti ogni anno per determinare se dovessero essere rinnovati o adeguati. Serviva dunque accelerare facilmente il processo decisionale relativo ai conti critici.
Ora si riceve una risposta automatica alle richieste, anche al di fuori degli orari d’ufficio. I risultati non si sono fatti attendere: 50% delle richieste di credito ora vengono controllate e approvate senza intervento umano, e 10 dipendenti a tempo pieno possono essere riassegnati ad altre mansioni, risparmiando diverse migliaia di euro ogni anno e fornendo risposte più rapide agli utenti della banca.

Il Festival dove il futuro raddoppia
Esperti di rilevanza mondiale, ma anche workshop interattivi e dimostrazioni pratiche: il Festival Ai Ticino e Regione insubrica organizzato da ated si vuole innovativo quanto il tema che affronta.
Un doppio appuntamento, a Lugano e Varese, il prossimo febbraio: non solo per approfondire gli ultimi sviluppi tecnologici dell’intelligenza artificiale e le loro implicazioni etiche e sociali, ma per sperimentare come l’Ai possa portare benefici tangibili e creare nuove opportunità di sviluppo.

Non un evento, non una fiera, né un congresso, ma un festival. Formato che suggerisce subito un’atmosfera di convivialità e condivisione. Per esplorare il potenziale dell’intelligenza artificiale senza incorrere in anacronismi occorre infatti uscire dalla comfort zone degli schemi consueti. Nata per favorire la realizzazione di progetti innovativi, dimostrando negli anni - ormai oltre 50 - un concreto valore aggiunto al tessuto economico e sociale del Cantone Ticino, l’Associazione Ticinese Evoluzione Digitale (ated) ha dunque voluto sperimentare un approccio innovativo quanto l’argomento al suo centro.
«Il Festival Ai Ticino e Regione Insubrica sarà il primo evento transfrontaliero interamente dedicato all’intelligenza artificiale, concepito per offrire un’esperienza completa e immersiva sul mondo dell’Ai e sul suo impatto in ogni aspetto delle nostre vite», annuncia Cristina Giotto, direttrice di ated.
La manifestazione si terrà in due date e location distinte: il 13 febbraio 2025 a Lugano (Palazzo dei Congressi), organizzata da ated, e il 15 febbraio 2025 a Varese, a cura da Enrico Piacentini, sempre in collaborazione con ated.
«La scelta di una doppia ubicazione permette ai partecipanti di entrambe le regioni di incontrarsi e condividere
Doppio appuntamento per la prima edizione del Festival Ai Ticino e Regione Insubrica organizzata da Ated: a Lugano il 13 febbraio 2025 e a Varese il 15. Una piattaforma di incontro, confronto ed esplorazione.
le rispettive competenze, favorendo la crescita economica transfrontaliera e stimolando l’innovazione, la collaborazione e la creazione di nuove opportunità di business», sottolinea Luca Mauriello, presidente di ated.
Con l’evoluzione e l’adozione sempre più rapida dell’intelligenza artificiale, è infatti fondamentale disporre di una
piattaforma che consenta a persone di ogni età e provenienza di acquisire una comprensione più profonda di questa tecnologia, esplorarne il potenziale e comprendere l’impatto che già ha e che continuerà esponenzialmente ad avere sulle loro vite e sui settori in cui operano. Per i professionisti sarà l’occasione per toccare con mano come l’Ai può trasformare il loro ambito e far progredire la loro carriera; gli imprenditori potranno esplorare nuove opportunità di business per le loro aziende; gli studenti avranno l’opportunità di prepararsi al loro futuro e gli appassionati di tecnologia scopriranno le ultime novità e i più recenti sviluppi.
«Il Festival Ai Ticino e Regione Insubrica non è però solo una vetrina di tecnologie emergenti, ma un evento progettato per ispirare, educare e mettere in relazione individui, aziende e professionisti. In questo senso, la scelta della parola “festival” anziché “evento” sottolinea l’idea di un’esperienza partecipativa, celebrativa e coinvolgente, che supera la semplice successione di incontri e conferenze. Infatti proporremo un programma articolato e diversificato che arricchirà i partecipanti con esperienze multisensoriali, incontri e attività interattive», sottolinea Cristina Giotto.
Il Festival Ai sarà strutturato in sei categorie principali, ciascuna concepita per offrire ai partecipanti un’esperienza completa e specifica.
1. International Speaker
Una delle attrazioni principali del Festival sarà rappresentata dagli speaker internazionali, esperti di rilevanza mondiale che offriranno una visione completa e approfondita dell’intelligenza artificiale. «Questi relatori, provenienti da diversi settori come la tecnologia, la scienza, la filosofia e la politica, discuteranno i futuri sviluppi
Il ciclo di eventi ated
Digital Night «I talenti che rivoluzionano il mondo digitale», porta ormai regolarmente a Lugano, e premia, alcuni dei nomi più interessanti del settore. Da sinistra, due momenti delle serate che hanno ospitato, rispettivamente, Cristian Fracassi ed Ernesto Sirolli.
«La scelta della parola “festival” anziché “evento” sottolinea l’idea di un’esperienza partecipativa, celebrativa e coinvolgente, che supera la semplice successione di incontri e conferenze. Infatti proporremo un programma articolato e diversificato, che arricchirà i partecipanti con esperienze multisensoriali, incontri e attività interattive»
Cristina Giotto, direttrice di ated

Innovativa da oltre mezzo secolo
Proprio in questi giorni, il 19 novembre, ated festeggia il suo compleanno: sono ormai 53 gli anni dedicati a sostenere, formare e informare imprese, professionisti, cittadini, bambini, donne e anziani ad avere un rapporto consapevole e maturo con le innovazioni digitali che via via si sono susseguite. Nata nel 1971 per le necessità del cantone di trovare competenze informatiche per un tipo di lavoro di cui si sapeva allora poco o nulla, grazie alla serietà dell’attività svolta e alla costante crescita qualitativa, l’associazione è diventata un riferimento nel settore per le forze economiche, politiche e istituzionali, favorendo il dibattito tra aziende e professionisti e coinvolgendo anche le giovani generazioni, in particolare grazie ai percorsi del programma ated4kids, nato nel 2012. Dalla sua fondazione, ated ha organizzato oltre 2mila manifestazioni con più di 20mila partecipanti: conferenze, giornate di studio, visite e viaggi tematici, corsi settimanali, webinar sia in presenza che da remoto. Tra le iniziative proposte negli anni ci sono: Women4Digital, Voxxed Days Ticino, Visionary Day, Visionary Night, Solidarietà Digitale ated, Swiss Virtual Expo, AIPerithink, Cyber Security Day e Innovation Day.
Collabora con le principali istituzioni pubbliche e private, enti e aziende di riferimento, nonché altre associazioni vicine al settore tecnologico e all’innovazione e, ormai da diverso tempo, con l’Università della Svizzera Italiana (Usi), la Scuola universitaria professionale della Svizzera Italiana (Supsi) e con la Scuola Specializzata Superiore di Economia (Sse Sezione informatica di Gestione). Se, inizialmente, le lettere che compongono il suo nome stavano a significare “Associazione Ticinese Elaborazione Dati” (con l’aggiunta di Ict: legati all’Informazione, Comunicazione e Tecnologie), a rispecchiare l’evoluzione intercorsa sta la nuova definizione “Associazione Ticinese Evoluzione Digitale”: immutato l’acronimo ated, come lo spirito pionieristico, che oggi trova una nuova espressione nel Festival Ai.



La priorità della cyber-resilienza
Ha raccolto grande entusiasmo la seconda edizione del Cyber Security Day, organizzato da ated lo scorso 26 ottobre, attirando un’ampia platea di oltre 80 tra esperti e professionisti per esplorare le sfide e le opportunità nel campo della sicurezza informatica, in cui anche l’Ai vuole la sua parte. Nonostante il tema susciti attenzione, molte aziende non hanno ancora una percezione chiara del proprio livello di protezione. Sono davvero pronte a contrastare minacce sempre più sofisticate? Un esempio storico che invita alla riflessione è l’attacco cyber all’Ucraina del dicembre 2015, in cui un gruppo di hacker affiliati alla Russia colpì la rete elettrica, provocando un blackout che lasciò circa 230mila persone senza corrente. Sfruttando il malware BlackEnergy e tecniche di spear phishing, gli aggressori penetrarono nei sistemi Scada (Supervisory Control and Data Acquisition), destabilizzando le infrastrutture critiche e dimostrando quanto devastante possa essere una campagna cyber mirata. Anche in Svizzera, un attacco simile potrebbe avere conseguenze gravi. Un blocco del sistema semaforico aumenterebbe il rischio di incidenti, mentre un’interruzione delle comunicazioni comprometterebbe le operazioni di soccorso e paralizzerebbe il settore finanziario. Tali scenari evidenziano l’importanza di strategie di difesa efficaci per proteggere le infrastrutture critiche. Durante l’ated Cyber Security Day, sono stati analizzati vari scenari di rischio e presentate soluzioni concrete per potenziare la cyber-resilienza. In quest’ottica, ated ha lanciato il programma di formazione Cyber Security Specialist, il primo in Svizzera in lingua italiana riconosciuto a livello federale e internazionale, con qualifica Isced 6: Bachelor o equivalente. La crescente domanda di specialisti in cybersecurity supera l’offerta, e ated mira a colmare questa lacuna, formando professionisti capaci di affrontare minacce in continua evoluzione. L’intelligenza artificiale sta infatti trasformando il panorama degli attacchi informatici, permettendo agli hacker di automatizzare la raccolta di informazioni e identificare vulnerabilità con una rapidità senza precedenti. Tecniche come lo spear phishing personalizzato e malware potenziati dall’Ai rendono gli attacchi più efficaci, grazie alla capacità di adattarsi e superare le difese tradizionali. Di fronte a queste minacce, le difese informatiche devono evolversi continuamente. Soluzioni basate sull’Ai, in grado di rilevare anomalie e rispondere rapidamente, sono essenziali per mantenere un vantaggio strategico. La cybersecurity è ormai un elemento chiave nella difesa nazionale e si colloca al centro di una corsa tecnologica globale in cui le migliori risorse di Ai rappresentano un vantaggio competitivo. Aziende e istituzioni devono investire in prevenzione, processi strutturati, formazione e tecnologie avanzate per proteggere l’economia e la sicurezza dei cittadini.
Alcuni fra i protagonisti del Cyber Security Day con Cristina Giotto e Luca Mauriello. Alla sua seconda edizione lo scorso 26 ottobre, ha raccolto grande successo di pubblico. È stata anche l’occasione per lanciare il Cyber Security Specialist, primo programma formativo dedicato in Svizzera in lingua italiana,riconosciuto a livello federale e internazionale.
dell’Ai, analizzando le implicazioni etiche e sociali connesse al suo utilizzo. Gli interventi affronteranno temi cruciali come la responsabilità etica, la privacy dei dati, l’impatto dell’Ai sul mondo del lavoro e le nuove sfide che emergono con il progresso tecnologico», anticipa Luca Mauriello.
La partecipazione di figure provenienti dalle Big Tech garantirà una prospettiva privilegiata sullo stato attuale e sulle previsioni future dell’intelligenza artificiale. La traduzione simultanea in lingua italiana sarà disponibile per assicurare la comprensione da parte di tutti i partecipanti.
2. Le grandi storie di innovazione
Questa sezione sarà dedicata alla condivisione di storie di innovazione e successo legati all’uso dell’intelligenza artificiale, portando esempi concreti a livello locale e internazionale. Saranno presenti aziende e start up che hanno utilizzato l’Ai per trasformare il proprio settore e raggiungere traguardi significativi. «Questi casi di successo sono pensati per fungere da ispirazione per i partecipanti, mostrando come l’Ai possa essere un concreto motore di crescita e trasformazione, non solo su scala globale ma anche a livello locale, nella Regione Insubrica e in Ticino», la direttrice di ated.
Le testimonianze dirette e le presentazioni interattive di questi casi studio offriranno una visione chiara delle opportunità che l’Ai può generare per le imprese e le istituzioni, fornendo spunti pratici e idee per nuove iniziative.
3. Workshop per scoprire l’Ai Per chi desidera mettere in pratica le proprie conoscenze e acquisire nuove competenze, il Festival offrirà una serie di workshop interattivi e pratici. Questi laboratori, condotti da esperti del settore, sono ideali per coloro che vogliono impa-
rare a integrare l’Ai nelle proprie attività lavorative o nella vita quotidiana.
«I workshop esploreranno temi come il machine learning, l’analisi dei dati, l’automazione dei processi e altre applicazioni concrete dell’Ai. I partecipanti avranno l’opportunità di imparare tecniche pratiche e strumenti utili che potranno subito applicare nelle loro realtà. Questi momenti educativi renderanno accessibili nozioni complesse, facilitando la comprensione di come l’Ai possa portare benefici tangibili e creare nuove opportunità di sviluppo», nota Luca Mauriello.
4. Demo dimostrative di casi d’uso
Uno degli aspetti più coinvolgenti del Festival saranno le dimostrazioni pratiche, che permetteranno di osservare l’intelligenza artificiale in azione. Aziende e start up innovative presenteranno applicazioni reali di Ai, illustrando come queste tecnologie possano essere utilizzate per risolvere problemi specifici e ottimizzare processi aziendali e operativi.
Queste demo daranno ai partecipanti l’opportunità di sperimentare in prima persona le potenzialità dell’intelligenza artificiale e comprenderne l’efficacia nel migliorare l’efficienza, ridurre i costi e aumentare la produttività. Questo approccio pratico consentirà di vedere da vicino come l’Ai possa essere applicata per ottenere risultati concreti e misurabili.
5. Postazioni di networking
Uno degli obiettivi principali del Festival è promuovere l’interazione e la creazione di collaborazioni tra i partecipanti. A tal fine, metterà a disposizione postazioni di networking B2B, spazi dedicati dove aziende, professionisti e ricercatori potranno incontrarsi per discutere idee, progetti e opportunità di business. Questi spazi saranno pensati per favorire la creazione di nuove partnership e sinergie, con l’obiettivo di rafforzare l’ecosistema dell’Ai nella Regione Insubrica e in Ticino. «La possibilità di scambiare opinioni e condividere esperienze in un contesto informale e stimolante renderà il Festival un punto di partenza per nuove collaborazioni e progetti condivisi», auspica Cristina Giotto.
6. Events
La sesta categoria del Festival sarà dedicata agli eventi collaterali, che arricchiranno l’esperienza complessiva e favori-
«Grazie ai workshop, i partecipanti avranno l’opportunità di imparare tecniche pratiche e strumenti utili da applicare nelle loro realtà. Questi momenti educativi renderanno accessibili nozioni complesse, facilitando la comprensione di come l’Ai possa portare benefici tangibili e creare nuove opportunità di sviluppo»
Luca Mauriello, presidente di ated


ranno un ambiente di scambio e convivialità. Saranno organizzati momenti di svago come aperitivi e incontri informali dove i partecipanti potranno continuare a discutere le idee emerse durante il Festival in un contesto più rilassato e amichevole. «Questi momenti offriranno l’opportunità di rafforzare le relazioni personali e professionali, contribuendo a creare un senso di comunità e appartenenza attorno al tema dell’intelligenza artificiale. In un ambiente inclusivo e stimolante, i partecipanti potranno approfondire le conversazioni avviate durante le sessioni ufficiali, condividendo spunti e visioni in un clima di apertura e dialogo», conclude il presidente di ated.
Un’occasione unica per portare a Lugano e Varese i principali protagonisti del panorama tecnologico mondiale. Speaker internazionali di rilievo, sponsor e partner
Il Festival Ai di ated sarà strutturato in sei categorie principali, ciascuna concepita per offrire ai partecipanti un’esperienza completa e specifica: International speaker; Le grandi storie di innovazione; Workshop per scoprire l’Ai; Demo dimostrative di casi d’uso; Postazioni di networking; Events. Molto più di una sequenza di conferenze: un’esperienza coinvolgente, ricca di attività interattive e occasioni di condivisione.
unici arricchiranno l’evento, presentando soluzioni all’avanguardia e fornendo un contributo essenziale alla creazione di un evento di alto livello. Inclusi robot cantanti e robot attori… Partecipare per credere!
Achille Barni
Detector dell’infosfera
Il media monitoring permette di avere un controllo continuo sulla reputazione del proprio brand, ormai fra gli asset più preziosi, e di potenziare la propria comunicazione strategica.
Quotidiani e periodici cartacei tradizionali, testate web, portali di informazione, emittenti radio e televisive e, ovviamente, la costellazione dei social network: le informazioni provengono da canali sempre più disparati e interconnessi, andando a comporre un’infosfera in crescente espansione, nella quale tutti sono immersi senza soluzione di continuità: off e online, giorno e notte.
Il media monitoring rappresenta uno degli strumenti più efficaci e indispensabili per mantenere una presenza consapevole e proattiva in questo spazio mediatico. Uno strumento essenziale per monitorare anche l’opinione pubblica e per gestire la reputazione aziendale. Si tratta di processo di raccolta, analisi e interpretazione di tutte le informazioni pubblicate riguardanti una specifica entità, sia essa un’azienda, un individuo, un prodotto o un argomento, che possono influenzarne la reputazione e la percezione pubblica.
digitale: nata nel 1999, si è specializzata sia nella gestione elettronica dei documenti, sia nello sviluppo di soluzioni documentali innovative, con l’obiettivo di facilitare i flussi di lavoro all’interno delle aziende e di offrire la giusta protezione sia ai documenti, sia alle infrastrutture cloud e fisiche, compito a cui è preposto il dipartimento di Information Security, che racchiude l’insieme di tecnologie, processi e misure di sicurezza progettate per ridurre il rischio di impatto causato da potenziali attacchi informatici.


«Se oggi un decisore, un manager, il responsabile di un’azienda, così come il responsabile di un’agenzia di comunicazione deve comprendere, per esempio, quanto efficace sia la sua campagna promozionale, piuttosto che valutare la reputazione del proprio brand magari in relazione ai competitor, o identificare i trend, i servizi di media monitoring possono consentirgli di addentrarsi in quell’infosfera così affollata per cercare e trovare solo quello di cui ha bisogno, ottenendo insight strategici per le decisioni di business», spiega Mirko Nesti, Ceo di Tectel. Da oltre vent’anni, l’azienda basata a Manno, si occupa di trasformazione
«Lavoriamo quotidianamente con quantità massive di dati sensibili che vengono gestiti e protetti secondo regole precise. Conosciamo quindi il valore che queste informazioni portano con sé, con le loro potenzialità e i loro rischi. Da questa consapevolezza nasce, in un progetto completamente nuovo, la nostra partnership con Volocom, azienda leader nella media intelligence e nelle soluzioni per la digitalizzazione dell’informazione, che gestisce 4 milioni di notizie ogni giorno provenienti da 200mila fonti mondiali, in oltre 150 lingue diverse. Un miliardo e mezzo in un anno», racconta Mirko Nesti.
Da un anno, la società fondata nel 2001 a Milano da Valerio Bergamaschi e in forte sviluppo, opera sul territorio elvetico grazie alla partnership con Tectel per sviluppare progetti congiunti. «Data la natura multilingue e diversificata della Svizzera, il media monitoring richiede un approccio altamente sofisticato e personalizzato. Potendo disporre del palinsesto di Volocom, lo scenario nel quale ci si può muovere è quello del mondo intero: l’intelligenza artificiale ha definitivamente abbattuto i confini fisici fra i Paesi e, soprattutto, ha azzerato il gap linguistico. Il meccanismo di media monitoring si avvale di una formula complessa che vede al lavoro da una parte i ricercatori che interagiscono con l’intelligenza artificiale, e dall’altra gli analisti che possono interpretare i risultati delle ricerche effettuate dall’Ai e magari correggerne il tiro in corso d’opera. Non si tratta solo di ‘ascoltare’, ma di comprendere, reagire e anticipare», sottolinea il Ceo di Tectel. Se ormai l’informazione viaggia alla velocità della luce, il media monitoring è diventato un elemento imprescindibile per qualsiasi strategia di comunicazione efficace e, con l’evoluzione delle tecnologie e la crescente importanza della reputazione online, continuerà a essere uno strumento vitale per chiunque voglia gestire la propria presenza nel panorama mediatico globale.
Achille Barni
Mirko Nesti, fondatore e Ceo di Tectel.