Come vincere la fibromialgia

Page 1


RIZA Come vincere

LA FIBROMIALGIA

Le nuove cure che funzionano contro dolore e stanchezza

È la malattia invisibile che colpisce le donne dopo i quarant’anni. Il parere degli esperti

I rimedi per eliminare l’infiammazione nascosta, che è la vera causa dei disturbi

Dalla psicosomatica le tecniche che agiscono subito su tutti i sintomi

Le ultime ricerche: la DAO, l’enzima che riduce le infiammazioni

SOMMARIO

LA FIBROMIALGIA: UN DISTURBO DELL’ETÀ MODERNA

LA FIBROMIALGIA: LA CONNESSIONE FRA CORPO E MENTE

PAGINA

SECONDO CAPITOLO

LA FIBROMIALGIA: LA CONNESSIONE FRA CORPO E MENTE

La fibromialgia è una sindrome complessa, con sintomi fisici e psicologici che riflettono spesso tensioni interiori. Secondo l’approccio psicosomatico, accettare il dolore e ascoltare i bisogni profondi è il primo passo verso il cambiamento

La fibromialgia è una malattia complessa, caratterizzata da una molteplicità di sintomi, sia fisici che psicologici. Questa varietà di manifestazioni suggerisce una chiave di lettura psicosomatica, utile per comprendere il significato profondo del dolore e del malessere. Dopo un lungo percorso tra visite mediche ed esami, arriva finalmente la diagnosi: nero su bianco, un medico certifica ciò che il paziente ha sempre saputo. A quel punto, la sofferenza non è più invisibile, non può più essere liquidata come una semplice suggestione. Eppure, qui emerge una delle grandi contraddizioni della medicina moderna: spesso, il dolore viene preso sul serio solo quando trova un’etichetta ufficiale. Per il paziente, il riconoscimento della malattia porta un sollievo immediato: ora sa di cosa soffre, smette di temere patologie peggiori e, soprattutto, sa che gli altri gli crederanno. Ma dietro questa apparente liberazione si cela un’insidia: il rischio di identificarsi con la malattia, di farne il proprio tratto distintivo, di rimanere intrappolati in un ruolo di sofferenza.

Se tensioni e contratture nascono anche nella psiche

Chi è triste, depresso o ansioso si concentra maggiormente sul dolore, percependolo in modo amplificato, anche quando è lieve o assente. In questi casi, il disturbo diventa un chiodo fisso. Il corpo, sotto stress emotivo, secerne sostanze che lo mettono in stato d’allerta, rendendoci più sensibili ai sintomi fisici.

Lo specchio di una rigidità interiore

COLPISCE LE DONNE NELLE ETÀ DI TRASFORMAZIONE

Come abbiamo visto, l’epidemiologia della fibromialgia racconta qualcosa di interessante: colpisce prevalentemente le donne, soprattutto in due fasce d’età critiche. La prima tra i 20 e i 40 anni, una fase della vita in cui la società spinge verso la “sistemazione”, la seconda in menopausa, quando il ruolo sociale delle donne si fa più incerto. Sono due momenti di trasformazione profonda, in cui il corpo sembra reagire con un dolore che blocca, che frena, che costringe a fermarsi.

La fibromialgia è come una rete invisibile che avvolge muscoli e articolazioni, rendendo ogni movimento doloroso. A livello psicosomatico, imprigiona anche l’espressione di sé, alimentando sensi di colpa, rimpianti e autocritica. Il dolore diventa un segnale: invita a cambiare stile di vita e percezione di sé. Ma spesso si reagisce ignorandolo o accettandolo come limite, restringendo il proprio raggio d’azione fino a identificarsi con la malattia. La postura si irrigidisce, il movimento diventa faticoso, l’umore si abbassa: la fibromialgia si trasforma in una “depressione muscolare”. Ma non è irreversibile. Può essere superata attraverso una nuova consapevolezza di sé e dei propri bisogni. La chiave è riscoprire flessibilità e dinamicità.

QUAL È LA CAUSA DELLA CARENZA DELL’ENZIMA DAO?

Come abbiamo visto, quando l’attività della DAO è compromessa l’istamina si accumula nell’organismo, provocando una serie di sintomi che spesso vengono confusi con allergie, intolleranze o persino disturbi psicosomatici. Ma da cosa dipende questo deficit dell’enzima DAO? «Le cause possono essere genetiche o acquisite, e riconoscerle è il primo passo per affrontare il problema in modo efficace», sottolinea La dottoressa Isa Francalanci.

CARENZA GENETICA: quando si nasce con il problema

Nella maggior parte dei casi, la carenza dell’enzima DAO è le-

gata a fattori genetici. Circa l’80% delle persone che soffrono di questo disturbo presenta infatti alterazioni nel proprio DNA, che influenzano la produzione dell’enzima. Questo significa che se un membro della famiglia ha un deficit di DAO è possibile che anche altri parenti ne siano affetti. Chi ha una variante genetica legata alla DAO produce infatti quantità molto più basse di questo enzima rispetto alla norma. Studi scientifici hanno dimostrato che tali mutazioni portano a un’attività ridotta dell’enzima DAO, con una prevalenza del problema che tocca il 10-13% della popolazione, in particolare le donne.

ACCUMULO DI ISTAMINA

COME SI SCOPRE IL DEFICIT DI DAO

I metodi a disposizione per diagnosticare se si soffre di deficit dell’enzima DAO sono diversi. «Esistono dei test biochimici che misurano l’attività enzimatica della DAO ed esami ematici dell’istamina plasmatica, urinaria e fecale, oltre all’esame genetico. Viene poi dato al paziente un questionario preclinico con otto domande. Se si risponde positivamente ad almeno 2-3 di questi quesiti, è probabile che sia presente un deficit dell’enzima in questione», spiega la dottoressa Francalanci. Ecco quali sono le domande.

1

2

3

4

Soffri di attacchi di emicrania o mal di testa almeno due volte al mese?

Hai episodi ricorrenti di stitichezza e/o diarrea senza una causa apparente?

Senti gonfiore addominale, flatulenza, dolori o una digestione pesante dopo i pasti?

Hai la pelle secca o ti compaiono di frequente arrossamenti, brufoli, eruzioni cutanee o ti è mai stato detto che hai la pelle sensibile?

CARENZA ACQUISITA: quando

il corpo smette di produrre

DAO

Anche chi non nasce con questo problema può svilupparlo nel tempo. Ci sono infatti diversi fattori che possono causare una riduzione della DAO, anche in persone sane. Ecco di seguito alcuni dei fattori principali.

Assunzione di alcuni farmaci e integratori

Alcuni medicinali e integratori possono temporaneamente bloccare l’attività della DAO e/o indurre la liberazione di istamina, creando squilibri.

Tra alcuni dei farmaci che possono ridurre questo prezioso enzima ricordiamo:

• antidolorifici;

5

6

7

8

Soffri di mal di schiena, dolori muscolari, articolari o contratture?

Ti è stata diagnosticata o suggerita implicitamente la fibromialgia?

Ti senti stanco senza una spiegazione apparente?

Se sei un genitore, al tuo bambino è stato diagnosticato oppure si sospetta che abbia l’ADHD?

• antibiotici;

• antistaminici;

• mucolitici, N-acetilcisteina (in particolare nei bambini).

Malattie intestinali e non solo

Alcune patologie infiammatorie dell’intestino come celiachia, morbo di Crohn, colite ulcerosa o altre malattie intestinali possono danneggiare le cellule che producono l’enzima DAO, riducendone l’efficienza.

Anche condizioni come l’anoressia nervosa o gli interventi chirurgici con la rimozione parziale o totale di un organo possono compromettere la produzione di questo prezioso enzima.

QUINTO CAPITOLO

FIBROMIALGIA E SOVRAPPESO SONO COLLEGATI

Diversi studi e osservazioni cliniche indicano che una parte significativa delle persone con fibromialgia tende ad avere un peso corporeo superiore alla norma. Le ragioni di questo legame sono complesse e multifattoriali. Impariamo a conoscerle

La sedentarietà, anche involontaria, i disturbi del sonno, lo squilibrio degli ormoni legati allo stress e all’umore, come il cortisolo e la serotonina, ma anche ansia, fatica costante e difficoltà nel gestire le emozioni: come vedremo in seguito, sono tanti i fattori che possono influenzare il comportamento alimentare, rallentare il metabolismo e aumentare il peso corporeo di chi è affetto da fibromialgia. In questo scenario complesso, il peso diventa un nodo centrale da affrontare con dolcezza e consapevolezza, perché può contribuire ad aggravare il dolore e la sensazione di affaticamento.

Ma c’è anche una buona notizia: esistono strategie naturali ed efficaci che possono aiutare a ritrovare equilibrio e alleggerire il corpo, senza stress e senza privazioni inutili. Tra queste, il digiuno intermittente, che esploreremo nel dettaglio, rappresenta un’opportunità interessante non solo per perdere peso, ma anche per ridurre l’infiammazione e migliorare la qualità della vita. Gestire il peso nella fibromialgia

non significa infatti seguire diete drastiche o intraprendere sforzi fisici eccessivi, spesso impossibili per chi convive con dolori e stanchezza costante. Significa piuttosto riconoscere le fragilità del proprio corpo e imparare a nutrirlo con intelligenza e rispetto, scegliendo alimenti che sostengano l’energia senza sovraccaricare e che riducano il carico di istamina (come abbiamo visto alle pagg. 54-63), introducendo piccoli gesti quotidiani che riattivino il metabolismo e, soprattutto, imparando ad ascoltarsi. E occorre sottolineare che eliminare i chili in più non è solo una questione estetica: ridurre il peso in eccesso può alleggerire anche il dolore, migliorare il sonno, dare più lucidità mentale e restituire un senso di padronanza sulla propria salute. Come vedremo, esistono percorsi flessibili, compatibili con le esigenze di chi soffre, che accompagnano verso un cambiamento graduale e sostenibile, non solo per dimagrire, ma per ridare anche quella libertà di movimento, che spesso la malattia ha interrotto.

ATTENZIONE ALL’ECCESSO DI ZUCCHERI

Chi soffre di fibromialgia dovrebbe fare particolare attenzione al consumo di zuccheri semplici, perché questi possono aggravare diversi sintomi caratteristici della sindrome. Innanzitutto, gli zuccheri ad alto indice glicemico, come quelli presenti in dolci, bevande zuccherate, pane bianco e snack industriali, causano picchi e cali rapidi della glicemia, che si traducono in oscillazioni di energia, maggiore affaticamento e irritabilità. Inoltre, l’eccesso di zucchero è correlato a un aumento dell’infiammazione sistemica di basso grado, una condizione che sembra essere coinvolta nella genesi del dolore fibromialgico.

TRE ATTIVITÀ CHE CONTRASTANO IL DOLORE

Camminata, pedalata e nuoto sono le tre attività “principali”, suggerite dalla World Health Organization, come capisaldi per la salute di ogni persona, non solo fi bromialgica. Ma per chi soffre di questa sindrome l’indicazione a mantenersi in movimento è doppiamente raccomandata: è necessario, infatti, conservare i muscoli attivi e tonici, se si vuole preservarne la piena funzionalità. Le tre attività citate, le più diffuse tra le abitudini sportive occidentali, hanno il vantaggio di essere facilmente praticabili, (almeno le prime due), al punto da poter essere svolte anche nei “buchi” di tempo, tra un impegno e l’altro. L’importante è affrontarle con un po’ di prudenza: chi soffre di fibromialgia deve ricordare di avere minore autonomia e tempi di recupero più lunghi e, quindi, bisogna evitare i problemi causati dal cosiddetto “overtraining”, cioè un allenamento eccessivo rispetto alle possibilità fisiologiche dell’individuo. Peraltro, coerentemente con la teoria per cui la malattia può essere espressione di un eccesso di acidità tissutale, è bene mantenere l’esercizio ben al di sotto della cosiddetta soglia anaerobica, in cui i muscoli producono una sostanza acida, l’acido lattico. È importante, anzi, che lo sforzo sia sempre aerobico, proprio per ossigenare il più possibile ogni cellula del corpo, muscolare e non solo.

I VANTAGGI

DELLA CAMMINATA

Camminare è un esercizio dolce, che può essere fatto anche nei ritagli di tempo e con una “dotazione” molto basica: sono sufficienti delle scarpe ben ammortizzate e un vestiario comodo (e non necessariamente “tecnico”) per eseguire un allenamento completo e rigenerante. Tra i vantaggi possiamo annoverare il fatto che, pur stimolando il sistema cardiovascolare, non si raggiungono mai le intensità e le frequenze che vengono richieste, per esempio, dalla corsa.

ATTENZIONE A…

Specialmente in condizioni di sovrappeso, dopo avere camminato per diversi minuti, il tronco e la zona lombare possono andare incontro a un certo indolenzimento.

Infatti, i pazienti fibromialgici hanno proprio nel tronco e nella schiena uno dei “punti deboli”.

I BENEFICI DELLA PEDALATA

Andare in bicicletta è un altro sport facile da organizzare nei momenti liberi e si presta a uno sforzo non troppo intenso, ma comunque continuo e ossigenante. Il tipo di movimento è ancora più rispettoso della camminata per ciò che riguarda tendini e articolazioni e, dunque, il pericolo di dolori post allenamento viene ulteriormente ridotto. Si deve porre attenzione alla postura, in bicicletta, avendo quindi l’accortezza di cambiare l’impugnatura del manubrio appena si avverte un indolenzimento della schiena e del tronco. Ciò per evitare dolori lombari.

ATTENZIONE A…

La fibromialgia si manifesta anche con vertigini e disturbi dell’equilibrio, oppure con problemi di accomodamento visivo e bagliori, e andare in bicicletta può esporre a un maggiore rischio di cadute accidentali. In tal caso la cyclette, per questi pazienti, è più sicura.

L’UTILITÀ DEL NUOTO

Il nuoto è l’unico esercizio fisico che può essere effettuato in sostanziale assenza di gravità, grazie all’azione dell’acqua. Ciò significa che nessuna articolazione viene gravata da pesi o movimenti potenzialmente infiammanti. E anche il rischio di traumi è pressoché nullo. Nuotare è anche altamente ossigenante e può essere condotto con lentezza, seguendo un ritmo compatibile con le esigenze del malato fibromialgico. L’acqua, inoltre, ha sui muscoli un’azione massaggiante, che aiuta a smaltire più facilmente gli accumuli di acido lattico.

ATTENZIONE A…

La temperatura dell’acqua, nelle piscine, è in genere troppo fredda per le esigenze dei malati di fibromialgia, che hanno bisogno, invece, di eseguire movimento in un ambiente tiepido, capace di favorire maggiormente il rilassamento muscolare.

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.