Antinfiammatori naturali

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Antin ammatori naturali

Le in ammazioni

sono la causa di gravi malattie, come tumori, ictus e infarto. Come vincerle

Erbe, piante e funghi

Scopri quelli che funzionano contro gastriti, coliti, cistiti, dermatiti, artriti e tendiniti

I rimedi verdi più ef caci che curano ed eliminano il dolore senza intossicarti

Le buone abitudini

Cinque semplici regole per ridurre lo stato infiammatorio diffuso

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La dieta ricca di vitamine e antiossidanti per evitare che si cronicizzino

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Meglio stare in guardia con

NScopri se ne soffri

Da un po’ di tempo ti svegli al mattino con qualche dolore alle giunture? Hai spesso una fastidiosa cistite o acidità dopo i pasti? Anche la stanchezza, ultimamente, si presenta con maggiore frequenza? Se è così, soffri di infiammazione cronica sistemica di basso grado. Detto con parole semplici, hai uno stato di infiammazione latente, che non si risolve e mantiene il sistema immunitario in stato d’allerta.

ella sua versione più subdola l’infiammazione è chiamata “di basso livello”, cioè è in corso da lungo tempo ma non manifesta alcun sintomo specifico. È un disturbo silenzioso, cosicché colui che ne soffre non se ne accorge se non quando lo stato infiammatorio prolungato ha ormai provocato dei gravi danni. Mancando alcune delle caratteristiche tipiche dell’infiammazione acuta (tra cui i sintomi più rilevanti come il rossore e il dolore) la persona “infiammata” non percepisce la sua condizione. Ciò accade perché il nostro corpo, nel momento in cui viene sottoposto a un danno o un’aggressione cerca di porre in essere delle strategie per ritrovare il suo equilibrio naturale. E può riuscirci anche per lungo tempo. In pratica l’organismo chiede al sistema immunitario di mantenersi costantemente in allerta al fine di neutralizzare sostanze che

quella di basso livello

vengono percepite come ostili. Questo fenomeno prende il nome di “overload immunitario” (ovvero sovraccarico immunitario) e consiste nella somma di tutti i meccanismi infiammatori che il corpo è capace di utilizzare a sua difesa.

Il pericolo è che entra in azione il sistema immunitario

Lo stato infiammatorio si distingue per una caratteristica specifica: l’attivazione del sistema immunitario. In particolare ci si riferisce al cosiddetto sistema immunitario aspecifico, quello che per primo reagisce alle aggressioni batteriche o virali e che produce una serie di sostanze che sono chiamate a svolgere funzioni di primo intervento. Nella fase acuta, tale attivazione è un salvavita. Ma quando si mantiene costantemente acceso, tale meccanismo diventa nocivo.

Inquina i tessuti di tossine e scarti

Un’altra causa dell’infiammazione cronica di basso livello va cercata in una minore capacità da parte degli organi emuntori di liberarsi da scarti e tossine. La salute di fegato, polmoni, pelle, intestino e reni è di primaria importanza per riportare una situazione di equilibrio all’interno del nostro corpo, poiché è da qui che vengono eliminati veleni e prodotti di scarto. A volte, però, l’infiammazione di basso livello agisce proprio su questi organi, rendendo quindi la depurazione complicata. Ecco perché una prima strategia sfiammante consiste nel depurare proprio questi organi chiave.

È favorita anche da ambienti iper disinfettati

All’origine dell’infiammazione cronica di basso livello, secondo la spiegazione di vari studiosi, c’è anche il fatto che il sistema immunitario reagisce in maniera eccessiva, sproporzionata rispetto al rischio effettivo. E la ragione sarebbe che le nostre autodifese sono poco “allenate” contro i pericoli effettivi, non sono abituate a riconoscerli, perché il nostro stile di vita è troppo “sterilizzato”. L’eccesso di igiene fa sì che il sistema immunitario non sia abituato a dare risposte corrette e calibrate all’intensità dell’aggressione. Così le difese reagiscono con grande intensità anche a stimoli di scarsa rilevanza. Ne consegue una produzione ingiustificata di citochine pro-infiammatorie e istamina, che provocano uno stato flogistico.

L’artiglio fa bene anche alla salute del cuore

L’arpagofito esibisce effetti benefici anche per il sistema cardiovascolare, come alcuni ricercatori italiani hanno provato già a partire dagli anni Ottanta, attraverso studi sugli

animali. Il suo consumo, dunque, aiuterebbe a proteggere la salute dei vasi sanguigni e della valvola cardiaca. La sua, già

Validità riconosciuta dalla scienza

Gli studi clinici e le ricerche di laboratorio che spiegano e confermano l’efficacia di questa pianta sono ormai numerosi. Dal 1989, il suo impiego è stato approvato dalla severa commissione tedesca per il trattamento di molti disturbi dei muscoli e delle ossa, primi tra tutti l’artrosi e la lombalgia. Pochi anni dopo, l’European Scientific Cooperative on Phytotherapie ne ha sostenuto l’azione benefica sull’artrosi e sui disturbi che coinvolgono i tendini. Questi rapporti concludono che l’artiglio del diavolo è un efficace coadiuvante nel trattamento delle patologie infiammatorie.

Avvertenze d’uso ed effetti collaterali

menzionata, azione anticolesterolo, inoltre, favorisce la pulizia delle arterie dagli accumuli di placche aterosclerotiche, che possono ostruirle. L’azione cardioprotettiva e ipocolesterolemizzante dell’arpagofito si sfrutta con successo anche per la salute del fegato, delle vie biliari e della vescica, anche se quest’ultima proprietà non è stata, per ora, ancora confermata da solidi studi scientifici.

Se si assumono farmaci di tipo anticoagulante si dovrebbe evitare l’arpagofito, perché potrebbe aumentarne l’effetto, portando a possibili sanguinamenti oppure all’insorgenza di porpora. Da evitare anche se si assumono farmaci ipotensivanti, ipoglicemizzanti e antiaritmici. Attenzione va posta anche con la contemporanea assunzione di farmaci cortisonici e FANS, perché l’arpagofito potrebbe provocare bruciori e piccole ulcere.

Il frutto “che rapisce”

Il nome suggestivo di artiglio del diavolo deriva dall’aspetto contorto del suo frutto, che è legnoso, dotato di spine a uncino e simile, appunto, a un artiglio dall’aspetto sinistro. Chiamato anche wood spider, ossia ragno del legno, sempre a causa della forma singolare dei frutti, il suo nome botanico deriva invece dal verbo greco “harpazo”, che significa “ghermire”. Procumbens, il nome della specie, significa in latino “giacere disteso”, e descrive il portamento strisciante della pianta.

Protegge le vie urinarie Levistico

Il levistico è una pianta originaria della Persia, il cui nome deriva dalla parola latina “levare”, perché si sviluppa notevolmente in senso verticale. Alcuni ritengono che il vocabolo da cui la pianta prende il nome, invece, sia associato alle sue proprietà lenitive, capaci di togliere (levare, appunto), il male. Il levistico ha proprietà diuretiche, antireumatiche, deodoranti, antisettiche, carminative, toniche e digestive. I suoi principi attivi sono rappresentati da resine, tannini, zuccheri, vitamina C, oli essenziali con butilftalidene, pectine e acidi. Il suo impiego terapeutico era conosciuto fin dall’antichità ed è legato alla tradizione religiosa. Ritroviamo questa pianta anche nel Giardino di Carlo Magno, insieme ad altre innumerevoli piante officinali. Gli antichi Romani ne apprezzavano il sapore e ne facevano l’ingrediente di molti piatti

Le proprietà benefiche

La sua radice è un rimedio antinfiammatorio del tratto urinario, che drena anche i liquidi in eccesso e combatte la ritenzione idrica. Inoltre favorisce l’eliminazione della renella.

sofisticati, ma probabilmente esso entrava anche nella mensa quotidiana delle persone comuni. Si sa, per esempio, che il levistico era un ingrediente del garum, una gustosissima salsa a base di pesce salato.

Funziona come un diuretico

Il levistico possiede notevoli proprietà benefiche per le vie urinarie, dovute all’eccellente ricchezza di oli essenziali, cumarine e steroli.

I suoi principi attivi si concentrano nell’olio essenziale che si estrae dalla radice, la parte usata in fitoterapia e contengono ligustilide, levistolide, fellandrene, pinene, canfene e mircene, oltre a tracce di sostanze antibatteriche e fungicide come il falcarindiolo.

Depura e sfiamma

Una serie di studi scientifici ha dimostrato, infatti, che l’assunzione di radici di levistico fa aumentare le produzione di urina, depurando il tratto urinario dai cloruri e dall’urea e contribuendo a eliminare i batteri potenzialmente nocivi, che possono colonizzare il tratto, infettandolo e infiammandolo.

Un tempo si usava negli incantesimi magici

Nel Medioevo, poi, i monaci, soprattutto i benedettini, lo coltivarono assiduamente nei giardini dei semplici, insieme ad altre erbe aromatiche e medicinali.

Nella tradizione magico-popolare viene usato negli incantesimi amorosi. In inglese, infatti, si chiama anche “lovache”, ossia mal d’amore. E, sempre nella credenza popolare, portare nascoste tra gli abiti parti della pianta serviva per proteggersi dagli spiriti maligni, che erano disturbati dal suo aroma.

Oggi il levistico si usa soprattutto nell’industria dei liquori per via delle proprietà aromatiche e aperitive date dal sapore della radice e delle foglie. In cucina offre risorse interessanti: la radice essiccata e grattugiata può essere usata per aromatizzare le vivande, al posto del pepe, mentre le foglie possono insaporire in maniera insolita e vivace minestre, insalate, frittate e torte salate. In erboristeria la pianta è ancora poco sfruttata, ma ha grandi potenzialità, soprattutto per via dell’azione sfiammante sulle vie urinarie.

Un’erba slanciata e aromatica

Il levistico assomiglia leggermente al sedano, è una pianta erbacea perenne, tipica delle montagne, ed è originaria probabilmente dell’altipiano iranico. Un tempo era coltivato nell’area alpina, oggi invece è diffuso in special modo negli incolti delle zone collinari, soprattutto tra i 600 e i 1700 m di altezza. Si riconosce facilmente per il suo profumo intenso e caratteristico, sprigionato dalla pianta intera. Somiglia vagamente alla velenosa cicuta, ma quest’ultima emana un cattivo odore. Il levistico raggiunge un metro o due di altezza e si raccoglie in cespi dalla forma slanciata. Gli steli sono a sezione quasi rotonda e cavi all’interno, ramificati verso l’apice e, nelle prime fasi vegetative, hanno un colore rossastro. Le foglie assomigliano a quelle del sedano, sono incise e dentate e poste in modo alterno sul fusto. È una pianta perenne, i cui steli muoiono in autunno, per poi ributtare in primavera. Cresce bene in suoli fertili e ricchi di sostanze organiche, freschi, profondi e ben drenati. Cresce sia al sole che nella mezz’ombra, ma deve essere innaffiato spesso.

Previene le cistiti

Per prevenire infiammazioni e infezioni delle vie urinarie, si può usare anche la tintura madre di levistico, abbinata ad altre ad azione sfiammante e diuretica. Una delle associazioni vincenti è quella con Ononis spinosa ed Hieracium pilosella in tintura madre.

In caso di gonfiore

Questo infuso è il rimedio ideale per chi

soffre di gastrite a causa di un’intolleranza alimentare. Può essere usato sia all’occorrenza sia dopo il pasto. È utile anche contro i gonfiori.

Infuso di foglie di mirtillo

Ingredienti per 1 persona:

• 1 presa di foglie di mirtillo taglio tisana (in erboristeria)

• 150 ml di acqua naturale

Tempo di preparazione: 3-5 minuti

Tempo di cottura: 3 minuti

Difficoltà: Facile

Preparazione:

1. In un pentolino porta a ebollizione l’acqua naturale, poi unisci le foglie di mirtillo taglio tisana e togli dal fuoco.

2. Lascia riposare per altri 3-5 minuti, quindi filtra l’infuso. Bevi preferibilmente a fine pasto.

Decotto di goji

Ingredienti per 1 persona:

• 1 cucchiaio di bacche di goji

• 150 ml di acqua naturale

• 1 cucchiaino di miele biologico

Tempo di preparazione: 6-8 minuti

Tempo di cottura: 3-4 minuti

Difficoltà: Facile

Preparazione:

1. Metti le bacche di goji in un pentolino con l’acqua e porta a ebollizione.

2. Lascia bollire lentamente per 3-4 minuti, quindi togli dal fuoco e lascia intiepidire per qualche minuto.

3. Versa il decotto in una tazza

Decotto di cumino al miele di castagno

Ingredienti per 1 persona:

• 1 cucchiaino di semi di cumino

• 1 cucchiaino di miele di castagno

• 200 ml di acqua naturale

Tempo di preparazione: 6-8 minuti

Tempo di cottura: 8-10 minuti

Difficoltà: Facile

Preparazione:

1. Metti l’acqua in un pentolino e portala a ebollizione, quindi unisci i semi di cumino e lascia bollire a fuoco lento per 5 minuti.

2. Trascorso questo tempo, spegni il fuoco, copri il recipiente di cottura e lascia in infusione per 6-8 minuti. Filtra il decotto, versalo in una tazza e dolcifica con il miele.

Più ricca con il succo d’arancia

Per arricchire questa tisana di menta puoi usare 2 cucchiaini di succo di arancia appena spremuto, fonte di vitamina C antiossidante, unendolo poco prima di consumare la bevanda. insieme alle bacche, unisci il miele, mescola bene per scioglierlo e bevi. Questo decotto di goji è ottimo bevuto a colazione.

Tisana di menta piperita

Ingredienti per 1 persona:

Bevilo al mattino

Puoi mettere nell’acqua insieme alle bacche anche un pizzico di semi di anice verde leggermente pestati. Bevilo al mattino con gallette e confettura.

Il consiglio in più

Puoi preparare il decotto usando 1 cucchiaino di un mix in parti uguali di semi di cumino, finocchio e anice verde, tutti utili per favorire la digestione e contrastare i gonfiori.

• 1 cucchiaino di foglie di menta piperita taglio tisana

• 1 cucchiaino di miele biologico

• qualche fogliolina di menta fresca

• 150 ml di acqua naturale

Tempo di preparazione: 10 minuti

Tempo di cottura: 2-3 minuti

Difficoltà: Facile

Preparazione:

1. Metti le foglie di menta taglio tisana in una teiera e poni sul fuoco l’acqua. Quando è calda, toglila dal fuoco e versala sulla menta nella teiera.

2. Lascia in infusione per 4-5 minuti, poi filtra in una tazza, unisci il miele e le foglie di menta fresca, mescola ancora e lascia riposare per 5 minuti, quindi bevi dopo aver filtrato. Ottima a fine pasto.

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