Un capitano di quindici anni

Page 1

un capitano di quindici anni nizzi – caprioli Dalzo di an rom s

Julene Ver


Un capitano di quindici anni

adattamento dal romanzo di Jules Verne del 1878 di Claudio Nizzi e Franco Caprioli © 1971 Claudio Nizzi, eredi Franco Caprioli © 2022 Solone srl per questa edizione Tutti i diritti riservati Collana Franco Caprioli, 3 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore Stefano Romanini Ufficio Stampa: Gloria Grieco ufficiostampa@edizioninpe.it Coordinamento Editoriale: Valeria Morelli Progetto, elaborazione grafica e colorazione cover: Nino Cammarata Correzione bozze: a cura della redazione Si ringraziano Fulvia Maria Caprioli e Gianni Brunoro per la gentile consulenza. Stampato tramite Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di ottobre 2022 Un capitano di quindici anni è stato pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino» dal n. 44 del 7 novembre 1971 al n. 2 del 9 gennaio 1972 Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe


Un capitano di quindici anni adattamento testi di Claudio Nizzi disegni di Franco Caprioli



pre faz i one

Seduto su due troni di Gianni Brunoro

Premesso che avere l’occasione di parlare di un racconto illustrato da Franco Caprioli è pur sempre una gioia, tuttavia essa può rappresentare a volte aspetti problematici. Una gioia, lo è sempre, specie per chi affronta la lettura di un racconto per la prima volta. Ma anche a una seconda o a una ennesima lettura il piacere si rinnova, perché le sue tavole suscitano, a riguardarle, un ineffabile piacere estetico. Il problema può essere a volte rappresentato dagli argomenti delle singole narrazioni. Perché mentre ci si aspetta magari da lui uno di quei soliti quasi inevitabili racconti “di mare” (nel suo caso, l’espressione poeta del mare è di un proverbiale sciupìo...), in realtà ci sono sue numerose storie nelle quali le ambientazioni che la fanno da padrone sono altre (e beninteso, sempre con lo stesso fascino). Tuttavia, il racconto qui presentato, Un capitano di 15 anni, ci solleva dall’imbarazzo della scelta. Perché qui Caprioli ci si presenta, quasi fifty-fifty, con entrambe le suddette facce, quasi a configurare, in maniera programmatica, i due versanti principali della sua raffinata arte figurativa. Del resto, lo scrisse in effetti implicitamente lui stesso nel 1972, quasi subito dopo la pubblicazione di questo racconto, quando il Salone Internazionale dei Comics di Lucca gli allestì una mostra personale e lui fu invitato a presentare un ritratto di sé. Ciò che lui fece con le seguenti parole, capaci di focalizzare quanto la critica aveva già allora identificato nella sua personalità artistica: Mi dedicai ai ragazzi. Scrissi e disegnai per loro un mucchio spaventoso di storie irreali ma verosimili: mai storie di guerra o di violenza, che aborro (tengo a precisare che però quelle di guerra erano d’obbligo nell’anno 1938, ai miei inizi). Mettendo a frutto le mie conoscenze abbastanza consistenti di etnologia e folclore, di geografia, storia, nautica, eccetera, illustrai il mare, le navi (specie quelle a vela che conosco), le foreste...

5


Insomma la natura primitiva, come piace a me, non com’è in realtà: foreste senza zanzare, mare con tempeste e squali che mai uccidono i “buoni”, eccetera. Il mondo come mi piacerebbe che fosse, e il cuore e il cervello degli uomini come dovrebbero essere affinché potessimo fidarci gli uni degli altri a vivere in pace e serenità.

Ebbene, dei due elementi più rappresentativi di tutta la sua opera – da lui citati qui appena più sopra, ossia “illustrai il mare, le navi” e “le mie conoscenze abbastanza consistenti di etnologia e folclore” – si nutre appunto Un capitano di 15 anni. Il quale proviene, beninteso, da un romanzo di Jules Verne trasposto da Claudio Nizzi. Il quale però – sapendo che era Caprioli il disegnatore destinato a illustrarlo – ne ha strutturato la sceneggiatura in maniera da mettere in particolare risalto le propensioni del disegnatore. Che dunque, in questo graphic novel ante litteram, si sente a proprio agio nel sedersi sui due più frequentati troni di tutta la sua opera: il mare e la natura, essendone ovviamente agevolato dagli elementi della trama. Analizziamola.

6


La prima tranche della narrazione è decisamente una storia “di mare”. All’inizio del febbraio del 1873, dopo una fortunata stagione di caccia alla balena, il “brigantino a palo americano” Pilgrim, comandato dal capitano Hull, parte dal porto di Auckland in Nuova Zelanda, per tornare “a casa”, a Valparaiso in Cile. A bordo, oltre all’equipaggio, ci sono la signora Weldon, moglie dell’armatore stesso della Pilgrim, insieme al figlioletto Jack, a Nana, la governante di colore e a un proprio cugino, il bizzarro entomologo Benedetto.

Poco dopo la partenza, ecco un primo imprevisto: l’avvistamento del relitto di una nave. Ne vengono tratti in salvo, esausti, cinque neri e un cane. Il quale dimostra una sua inspiegabile avversione per Negoro, il cuoco di bordo, assunto in fretta prima della partenza della nave e sul quale nessuno sa nulla. Poi un altro avvistamento: una balena, e il capitano decide di darle la caccia. Che ha però un esito drammatico: la balena attacca la scialuppa uccidendo tutti i marinai, compreso il capitano. Del Pilgrim, è costretto a prendere il comando il quindicenne Dick Sand, che per la sua bravura era stato nominato capitano in seconda, benché estremamente giovane. Ma nonostante abbia coraggio ed esperienza, Negoro mesta segretamente nel torbido contro di lui, sabotando gli strumenti di bordo. Alla fine, la nave va a naufragare sulle coste africane, invece che tornare in Cile. Qui inizia la tranche africana dell’avventura, la “terrestre”, la più movimentata e drammatica. Risulta chiaro il gioco di Negoro: era atteso in Angola da una banda di trafficanti, suoi complici.

7


I neri del Pilgrim sarebbero stati venduti come schiavi, mentre per la signora Weldon e il figlioletto sarebbe stato chiesto un riscatto all’armatore. Al comando di Negoro – sempre avversato dal cane – inizia sia per il quindicenne Dick, sia per la Weldon e il bambino, sia infine per i neri ex naufraghi del relitto, una vera odissea, fra tribù indigene ostili, e attraverso pianure e foreste infestate da belve. A un certo momento il gigantesco nero Ercole riesce a fuggire e a organizzarsi una specie di resistenza che, dopo ulteriori peripezie, concluderà positivamente l’avventura. Doveva essere un tranquillo viaggio di ritorno, ma si rivelerà invece una avventurosa serie di vicissitudini, prima sugli oceani, tra bufere e un naufragio; e poi una sequela di calamità e continui colpi di scena. Su una trama del genere, Franco Caprioli ha di che giocare un bel po’ di tutte le sue carte, “marittime” e no. In tal senso, Un capitano di 15 anni, sullo sfondo di una ambientazione ottocentesca, sembra essere quasi una antologia dei suoi temi e stili. Sul piano grafico vi figurano infatti la tecnica del puntinismo associata a quella tradizionale del tratteggio, in un montaggio di vignette di varie dimensioni, spesso correlate al movimentato svolgimento della trama. E quanto ai contenuti, il disegnatore – sulla falsariga del romanzo di Jules Verne

8


sceneggiato, come detto, da Claudio Nizzi – ha modo di destreggiarsi fra gli abbigliamenti e, nella seconda parte, le sue amatissime scene di sapore etnografico. Si va dall’Africa ma ancora all’Oceano, benché questa volta non si tratti dei suoi amati Mari del Sud. Un contesto nel quale è il caso di sottolineare come le scene, i costumi e gli abbigliamenti, la natura, i mezzi di trasporto disegnati da Caprioli costituiscano un prezioso corredo illustrativo, perché era sua consuetudine documentarsi scrupolosamente su riviste scientifiche, su periodici geografici e in genere su testi di alto valore documentario. Per cui le sue immagini erano anche il prodotto di una notevole cultura figurativa. Per tornare dunque a Un capitano di 15 anni, egli non si negò naturalmente molte pagine con scene di mare: nelle quali è doviziosamente parafrasata una caccia alla balena. Cioè anche qui figura senz’altro quella sua indubbia “ossessione” del mare, peraltro nient’affatto cupa, come in genere le ossessioni, bensì gioiosa e serena. Per quel tanto e per quella prospettiva che possono essere permesse da un grande interesse personale e che poi, come sappiamo, Caprioli avrebbe portato a una perfezione inarrivabile.

9


Tanto da giungere ad affrontare “il” classico del mare, Moby Dick, e sintomaticamente più volte. L’ultima delle quali, la più integrale, è la trasposizione a fumetti effettuata da Massimo Liorni dal romanzo di Herman Melville che costituì – particolare toccante – una specie di messaggio ultraterreno. Infatti, quasi a suggellarne un testamento spirituale, essa uscì postuma, a oltre un anno dopo la morte di Caprioli (avvenuta a Roma l’8 febbraio 1974). Sono particolari significativi, già messi dettagliatamente in evidenza nei paratesti relativi all’edizione del Moby Dick che, a febbraio del 2022, inaugurò questa stessa collana dedicata al Maestro Caprioli. La seconda parte di Un capitano di 15 anni, evidenzia particolarmente come a Caprioli fosse congeniale il mondo di Jules Verne, con il quale prima o poi egli fosse destinato a incontrarsi. In generale, l’incontro si è dimostrato fertile e felice perché basato su una empatia di fondo, che fra l’altro ha fatto nascere alcuni dei migliori romanzi a fumetti italiani degli scorsi anni Settanta. C’è infatti tra i due autori un insieme di motivi comuni che quasi necessariamente dovevano portare Caprioli ad accostare i testi di Jules Verne per tradurli in immagini. Entrambi erano infatti animati dalla stessa passione per la geografia e i paesaggi esotici, dal medesimo amore per il mare, per la natura allo stato primitivo, dall’odio per la violenza e dal rispetto per le qualità migliori dello spirito umano, dallo scrupolo per la “verosimiglianza” delle storie: tutto ciò destinato

10


a una singolare convergenza, ossia nella vocazione di entrambi a dedicare il proprio lavoro ai ragazzi. Nello specifico, l’amore di Caprioli per tutto ciò che fosse “altro” rispetto al mare è dunque visivamente tangibile nella seconda parte di Un capitano di 15 anni. Già la primissima vignetta di questa sezione “africana” del romanzo, a p.32, raffigura un arioso “greto coronato di palme”, e alla pagina successiva il primo piano dominante ritrae il cugino entomologo alla caccia di una colorata Papilio Antimachus; e due vignette più in là un maestoso albero contorto richiama alla mente certe immagini di Gustave Doré; mentre la pagina si conclude poi con una giraffa in fuga. Alla pagina successiva salta all’occhio la testa di un leone ruggente che potrebbe onorare un qualunque testo scientifico sugli animali... Sono soltanto il preludio figurale alle eccellenze rappresentative di scene dal sapore naturalistico o dalla sapienza etno-antropologica, quali si constatano a ogni pagina: si vedano per esempio le portantine di fine p.36 e di inizio p.37, la stupenda grande vignetta finale di p.38, il mercato e le carovane di schiavi delle pp.39 e 40, lo stupendo quadretto antropologico all’inizio di

11


p.43, le vivaci – naturalistiche ed etniche – pp.48 e 49, la potente vignetta delle cascate, che conclude la peraltro molto movimentata p.52. Sono tutti dettagli che sottolineano come Caprioli corrisponda bensì a quell’appellativo di “poeta del mare” che gli si attribuisce spesso, ma egli è anche un suggestivo disegnatore di tutti gli altri ambienti naturalistici, specie quelli caratterizzanti il pianeta Terra fino all’Ottocento e qualche sperduta plaga ancora oggi: sebbene oggi lo stiamo ormai devastando, il nostro pianeta, ormai in sofferenza. In attesa che la politica e i politici si decidano ad ascoltare le grida di tanti – provenienti specie dai giovani – i quali reclamano a gran voce che finisca lo scempio delle devastazioni ambientali. Invocazioni alle quali si unirebbe di sicuro a gran voce, se fosse ancora fra noi, il pur mite Franco Caprioli, che di ogni aspetto della Natura si dichiarava devoto “figurinaio”.

12


13


Pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino» dal n. 44 del 7 novembre 1971 al n. 2 del 9 gennaio 1972


15


16


17


18


19


20


21


22


23


«Fai onore al tuo grado. Nessuno ne ha avuto uno simile alla tua età!»

Febbraio 1873: dopo una fortunata stagione di caccia alla balena, la nave Pilgrim, comandata dal capitano Hull, lascia la Nuova Zelanda per dirigersi verso la California. A bordo, oltre all’equipaggio, ci sono la signora Weldon - moglie del proprietario del brigantino –insieme a suo figlio Jack, il marinaio quindicenne Dick, l’entomologo Benedetto e il misterio-

so cuoco Negoro. Quello che doveva essere un tranquillo viaggio di ritorno, si rivelerà ben presto una vera odissea: tra oceani, foreste, naufragi e rapimenti, si susseguiranno incredibili avventure e colpi di scena. Dal romanzo di Jules Verne, l’adattamento a fumetti a cura di due pilastri della Nona Arte: Claudio Nizzi e Franco Caprioli.

Franco Caprioli (Mompeo 1912– Roma 1974) è uno dei grandi maestri dell’Arte sequenziale italiana. Personalità estremamente colta e dotato di uno stile grafico dal tratto pulito, lineare, minuzioso e da ombreggiature a fitti puntini, egli acquisì presso i lettori la nomea di “poeta del mare”, grazie alle frequenti ambientazioni marine di molte delle sue storie. Sue opere sono state pubblicate anche in Gran Bretagna, Francia e Germania.

edizioninpe.it ISBN: 978-88-36270-97-2

euro 17,90


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.