

Introduzione
di Andrea Fornasiero
Se ne puoi parlare, perché dipingerlo? disse Francis Bacon e definì disperata l’impresa di parlare della pittura, che è proprio quello che ci accingiamo a fare. Non citiamo Bacon per caso: è l’artista del quale Antonello Silverini mi ha raccontato, in una intervista televisiva, di essere maggiormente innamorato – anche se poi sostiene per modestia che la sua influenza possa essere invisibile nel suo lavoro.
C’è senz’altro una distanza tra i due (auspichiamo Silverini abbia avuto una biografia meno violenta), ma le opere di entrambi hanno per lo meno in comune una tensione verso la trasfigurazione della realtà. In Bacon viene praticata, attraverso una deformazione delle figure, dichiaratamente ispirata al cubismo di Picasso ma più fluida e materica, mentre il modo in cui Silverini crea i propri mondi è inglobando elementi del reale nella sua astrazione. In particolare le fotografie, che nei suoi collage digitali a volte affiorano riconoscibili, altre volte sono invece sommerse in una stratificazione di pratiche artistiche che le mutano, le soffocano, le deformano e le cancellano, creando qualcosa di nuovo.
C’è nell’arte di Silverini una sedimentazione di stili, frutto di un percorso che nasce analogico e, in una costante sperimentazione, abbraccia presto il digitale. Non è però una trascendenza della materia e anzi, seppur senza peso o spessore che non sia astratto, il suo lavoro appoggia uno strato sull’altro, il disegno, il collage, la pittura si accumulano nei livelli di photoshop fino a un impasto che non perde mai la propria immanenza.
Una strada che ci ricorda quella dell’inglese Dave McKean, con il quale Silverini ha in comune anche la passione per il fumetto. Nell’affrontare la sua opera a oggi più corposa, ossia La caduta della casa degli Usher, l’artista romano racconta di aver guardato più alla Nona Arte che non all’illustrazione o alla pittura, citando nomi come Toppi, Battaglia e Breccia. Artisti accomunati da una grande libertà nella costruzione della tavola e nello sfumare i contorni delle figure, vuoi fondendole tra loro come nelle composizioni di Toppi, vuoi facendole svanire nelle nebbie dei tamponi come Battaglia o nella profondità di impenetrabili ombre come in Breccia. La caduta della casa degli Usher di Poe viene infatti accompagnato da Silverini a immagini di densa atmosfera, dove gli spazi e le figure sono a volte ingigantiti, in lampi di orrore che stravolgono la rappresentazione, e a volte minuscoli, schiacciati dall’immensità di un ambiente che è correlativo oggettivo di un destino incombente. Al fumetto Silverini guarda anche per trovare un elemento ritmico, in alcune pagine con immagini in sequenza. Lo scopo qui non è animare la scena, bensì amplificarne l’innaturale fissità, dove i movimenti degli attori sono piccola cosa a confronto di quinte che immobili li sovrastano. Il mistero, parafrasando ancora Bacon, è nell’irrazionale e, qualora l’irrazionale venga meno, si scivola nell’illustrazione. Silverini è formalmente un illustratore e un copertinista, ma i suoi




Biografia
Primo illustratore insignito del premio MAM – Maestro d’Arte e Mestiere 2016, è uno degli illustratori di punta de “La Lettura”, l’inserto culturale del «Corriere della Sera». Collabora, inoltre, con «Il Sole 24 Ore», «La Repubblica», «Panorama», «L’Espresso», «The Boston Globe», «The Economist» e «The Washington Post»
Ha realizzato le copertine per i romanzi di Ian McEwan per Einaudi e quelle di Philip K. Dick per Fanucci.
Sua è l’immagine del Festival internazionale del film di Roma 2012, con cui collabora anche alla realizzazione della sigla animata.
Nel 2013 in mostra al 66º Festival di Cannes la sua locandina per Ophelia, cortometraggio di Annarita Zambrano in concorso per la Palma d’Oro.
Nel 2017 Il Prof. Carmelo Occhipinti ha dedicato alla sua opera il volume Antonello Silverini. Quello che si vede inserito nella collana Monografie di Horti Hesperidum, pubblicato sotto il patrocinio del Dipartimento di Studi letterari, filosofici e di Storia dell’arte dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”.
Ancora studente, nei primi anni Novanta, realizza alcune copertine di Lanciostory e Skorpio per Eura Edizioni. Nello stesso periodo lavora come storyboard artist con agenzie nazionali e internazionali fra cui Saatchi & Saatchi, Publicis, TBWA, McCann Erickson, Young & Rubicam, J. Walter Thompson, Bates, Gruppo Armando Testa, Ogilvy & Mather, Yes I am.
Il suo ingresso nel mondo della carta stampata è avvenuto nel 2005 con «Il Sole 24 Ore» e «La Repubblica». Nello stesso anno vince il premio Accademia Pictor di Torino e nel 2006 il premio Zavrel.
Nel 2018 per Zanichelli illustra l’Antologia della Letteratura Italiana
Ha esposto nel 2007 alla Venice Design Art Gallery di Venezia.
Nel 2014 in Fuori dal Quotidiano, Rosso20sette Arte Contemporanea di Roma.
Nel 2016 in Quello che si vede, Villa Reale di Monza.
Nel 2019 al Nello Spazio e nel Tempo, Forlì, Palazzo del Monte di Pietà.
Nel 2024 in Silverini3, Cubo, Parma.
È docente di illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Roma.

“Nel 2007, la casa editrice Fanucci mi propose il progetto di venticinque copertine per l’anniversario dei venticinque anni dalla morte di Philip K. Dick. Inizialmente si era parlato di identificare un solo oggetto per ogni copertina, ma presto ho pensato che mi sarebbe piaciuto inserire più elementi: un collage concettuale oltre che tecnico. Per La svastica sul sole, volendo evitare quello che avevo visto sulle varie copertine di questo romanzo (svastiche, castelli e ogni sorta di elementi troppo didascalici), ho trovato questa cosa dell’orologio di Topolino che diventa nel contesto ucronico del romanzo un pezzo di antiquariato americano, un feticcio indigeno per i vincitori. Il saluto nazista del topo di Disney (anche lui sospettato di essere filo-hitleriano) poi, suonava assai sinistro.
Credo che Giuliano Spagnul abbia spiegato meglio di me il senso di questo progetto: “Antonello Silverini non è semplicemente un illustratore dickiano ma è più precisamente un autore dickiano, non interpreta Dick, non ne individua solamente gli elementi importanti per darne una spiegazione sintetica, concisa dei romanzi; Silverini fa Dick”. E ancora “è un operare pittorico sì, ma dentro un ambito mentale, un pensiero progettuale capace di assemblare le cose e di cambiarne il senso e secondo il tipo di assemblaggio. Per Dick sono le cose della vita, le cose che fanno, compongono le nostre forme di vita; per Silverini sono le immagini di queste cose, le loro proiezioni, le loro ombre che vanno a configurare il mosaico del nostro vivere”.”
Illustrazione per copertina del volume La Svastica sul Sole, Philip K. Dick, Fanucci Editore (2006).


Illustrazione per copertina del volume Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, Philip K. Dick, Fanucci Editore (2006).
Illustrazione per copertina del volume Confessioni di un Artista di Merda, Philip K. Dick, Fanucci Editore (2006).

Illustrazione per copertina del volume Le tre stimmate di Palmer Eldritch, Philip K. Dick, Fanucci Editore (2006).
Trittico del gioco: questa unica illustrazione è stata concepita perché tre romanzi avevano come tema comune il gioco, pertanto da essa furono ricavate altrettante copertine (2006).




Illustrazione per copertina del volume In Senso Inverso, Philip K. Dick, Fanucci Editore (2006).
Illustrazione per copertina del volume I Simulacri, Philip K. Dick, Fanucci Editore (2006).
Illustrazione per copertina del volume Svegliatevi, dormienti, Philip K. Dick, Fanucci Editore (2006).

