Colt Frontier

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Colt Frontier di Sergio Toppi

© 2023, Editions Mosquito/Fonds de dotation les amis de Sergio Toppi © 2023, Solone srl

Tutti i diritti riservati. Collana Sergio Toppi, 19

Direttore editoriale: Nicola Pesce

Caporedattore: Stefano Romanini

Ufcio stampa: Gloria Grieco

Coordinamento editoriale: Cristina Fortunato

Trascrizione testi e correzione bozze: a cura della redazione

Traduzione e adattamento di Amiral au rancart, Une visite pour John Colter, Répondez à ma question: Stefano Andrea Cresti Service editoriale: Ipermedium lab

Si ringrazia Erasmo Frascaroli per la gentile consulenza.

Stampato tramite

Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di gennaio 2024

L’amore alla vita fu pubblicato per la prima volta su

«Il Giornalino», n. 44, Edizioni San Paolo, novembre 1976. Una sola volta nella vita fu pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino», n. 43 - 44, Edizioni San Paolo, ottobre – novembre 1977; Ammiraglio a riposo fu pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino», n. 22, Edizioni San Paolo, maggio 1983; Rispondete alla mia domanda fu pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino», n. 21, Edizioni San Paolo, maggio 1983; Una visita per John Colter fu pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino», n. 24, Edizioni San Paolo, giugno 1983; Katana fu pubblicato per la prima volta su «Comic Art», n. 40, gennaio 1988;

Edizioni NPE

è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA)

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Colt Frontier

di Sergio Toppi

La frontiera secondo Sergio Toppi

La forma del racconto breve, la più utilizzata nell’arco della sua carriera, è una modalità di cui Sergio Toppi sfrutta appieno la caratteristica sintesi, che per lui diventa, anziché vincolo o paletto, fonte di stimolo e rampa di lancio per costruire narrazioni stratifcate intessute di molteplici signifcati.

Proprio a questa forma appartengono le sei storie qui raccolte, apparse in un arco di tempo che va dal 1976 al 1983 sulla rivista «Il Giornalino» delle Edizioni San Paolo, con l’eccezione di Katana che invece è uscito successivamente, nel 1988, su «Comic Art».

Lo sfondo comune è quello dell’ambientazione americana e di frontiera, un setting apparentemente standard ma che invece ha poco a che vedere con il western classico. Non si trovano qui elementi come sparatorie, scazzottate o assalti a banche e diligenze, cavalcate nelle praterie o indiani pronti a scalpare i malcapitati di turno. Come nemmeno trovano spazio gli stilemi del western crepuscolare o revisionista. A Toppi non interessa l’estetica dell’eroe né quella dell’antieroe, niente cavalieri senza macchia o delinquenti incalliti. E nemmeno eroi stanchi e disillusi che rifettono nostalgicamente sul west che sta per fnire. A Toppi non interessa rileggere, reinterpretare o destrutturare il genere e i suoi topoi.

Toppi è direttamente da un’altra parte, in una dimensione “toppiana” unica e solo sua. Quelle da lui create sono atmosfere sfaccettate e rarefatte, occasionalmente ambigue, indubbiamente legate al tanto caro “realismo magico” ma anche debitrici a un indiretto misticismo e soprattutto a un esistenzialismo e a un’eticità che non vengono mai meno, e che anzi si rivelano colonne portanti della sua narrativa, facilmente rintracciabili in quasi tutte le sue produzioni.

P refazione 5

Bastano poche vignette e poche righe di testo per catapultare il lettore nel fuire della narrazione. Due racconti vengono introdotti dal protagonista stesso che narra la propria storia in fashback, in modo da creare una cornice a cui poi ricollegarsi. Cornice che, se non esplicitata, è comunque suggerita anche negli altri quattro da introduzioni in terza persona composte con uno stile che lascia intendere una voce narrante. Il lettore è così subito parte del fusso che organicamente scorre fno a raggiungere l’ineluttabile conclusione, al termine di quelle poche pagine che a Toppi bastano e avanzano per creare veri e propri mondi, soprattutto interiori.

Sono pagine dove l’apparente staticità della messa in scena viene frantumata dalla composizione impaginativa. Toppi non rinuncia alla composizione virtuosistica, colloca ogni tassello narrativo incastonandolo con maestria e sapiente architettura. Ognuno di questi singoli elementi ha una precisa funzione all’interno del percorso verso la conclusione, senza passaggi intermedi o intermezzi. Nonostante un’impostazione più “classica” e meno sperimentale, per quanto riguarda design e layout, risalta comunque viva e pulsante la sua tipica grammatica “verticale”, plasmata, in questi casi, attraverso un maggior numero di vignette e closure rispetto al solito.

All’interno di questa cifra stilistica tipica-non tipica Toppi libera il suo segno fatto di linee, balloon, spazi e caleidoscopiche campiture di diverse gradazioni che restituiscono all’occhio una sensazione quasi tattile. Niente di meno della tipica “texture” toppiana: il “segno” di Sergio Toppi. Espressione autentica dell’autore, viva, defagrante e trascinante, portatrice di “azione narrativa”, porta d’accesso alla dimensione toppiana.

Un altro f lo conduttore del volume, oltre ad ambientazione e forma narrativa, riguarda anche tematiche e dinamiche che prof lano questi racconti anche, e forse soprattutto, in senso squisitamente morale.

Troviamo sempre a far la parte dell’antagonista, più che veri e propri personaggi, istinti come egoismo e

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avarizia. L’ingordigia dell’accumulo, l’ambizione smodata, la voglia di garantirsi una vita di vizi e dissolutezze. Impulsi che corrompono l’anima e allontanano dalla natura, pura e incontaminata, così da smarrire il senso di giustizia e del rispetto del prossimo.

L’autore si focalizza su pochi momenti, ma cruciali, di singole esistenze. Sui momenti di svolta, le sliding doors che possono determinare l’andamento e il signifcato di una vita intera, di una storia intera. Perché è la storia di ognuno che parla per i personaggi rendendoli soggetti fatti di narrazione. I loro rapporti sono quindi scontri di storie, cozzare di esistenze, mondi in collisione. Ma sono anche confitti tra l’essere e l’equilibrio, tra l’essere e la natura, troppo

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distante, divenuta nemica, tra l’essere e la giustizia. E non è certo la giustizia degli uomini, bensì l’espressione di quell’equilibrio ancestrale che circonda l’uomo e di cui l’uomo si deve percepire e riconoscere come parte armonica.

In questa che potremmo defnire, forzando un poco la speculazione, “teogonia naturalistica”, tutto ha un prezzo, tutto ha un peso. Inutile tentare di befare quell’equilibrio a cui non si accede razionalmente, ma per intuizione.

È dunque un incontro-scontro tra le vite di un vecchio ammiraglio e un rapinatore di banche a essere il nucleo del racconto Ammiraglio a riposo. Uno è sereno e pacifcato, l’altro agitato, inquieto, edonista. Tanto difcile, complessa e veloce la vita di uno quanto lenta e semplice quella dell’altro. Basta poco per fare la cosa giusta, quasi nulla. Solo lasciare che il fusso scorra verso il ripristino dell’equilibrio.

Ancor più signifcativo è Una visita per John Colter, dove viene ulteriormente esaltato il senso di giustizia di queste narrazioni brevi. La vicenda di Colter che prova piacere a trufare gli indiani pagando bellissime pelli con una manciata di cartucce, prima o poi non poteva che generare un’azione uguale e contraria. La scure della giustizia arriva inaspettata, imprevedibile, e soprattutto irreversibile, a ribadire una lezione tanto banale, quanto fondante.

Continuano sulla stessa linea anche Katana e Rispondete alla mia domanda, dove è rimarcata la dinamica do ut des, dove chi prende deve ridare, prima o poi. Ma anche dove chi ha dato deve ricevere, prima o poi. Ritroviamo quindi da una parte natura, bontà e giustizia contrapposti a civiltà, avarizia e smania di ricchezza. Ancora l’oro, sempre lui, diavolo tentatore, e gli indiani portatori

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di saggezza, messaggeri di quei valori autentici ormai obnubilati dal luccichio del vizio e degli agi.

È un condannato a morte a raccontare la sua storia in Una sola volta nella vita. Ci porta a conoscenza di un inaspettato, per lui in primis, gesto di bontà, l’unica buona azione che ha commesso nella sua vita, ma che befardamente lo porterà alla forca. Però è proprio quel gesto che gli permetterà di morire con un minimo di dignità.

Ancora la vicinanza della morte ritroviamo in L’amore alla vita. Ancora un cercatore d’oro, questa volta in preda alla mala sorte, che rischia di morire di fame. Accanto a lui un vecchio e stanco lupo lo segue nel viaggio disperato verso la salvezza.

Quando sta per arrivare la morte a cosa servono oro e beni materiali? Spesso è proprio in quel momento, a un passo dall’ultimo viaggio, che tutto torna chiaro. Il tempo sprecato alla ricerca di quel costante miraggio di ricchezza, che logora e abbrutisce l’anima, non tornerà più. Eppure, non è troppo tardi per il riscatto, se si è pronti a pagarne il prezzo.

Sei perle non solo della Nona Arte, ma del raccontare tout court, che brillano di verità e autenticità narrativa. Vere pepite d’oro, queste sì, di abbacinante splendore!

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L’amore alla vita

1 .

L’amore alla vita fu pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino», n. 44, Edizioni San Paolo, novembre 1976.

camminavano barcollando, stanchi, sotto il carico pesante. non mangiavano da tempo e le munizioni erano finite. quello che li teneva in vita era nascosto sotto una canoa rovesciata presso un lontano affluente del coppermine: un poco di cibo, ami da pesca, cartucce. Era là, molto a sud, che dovevano arrivare se volevano vivere ancora…

scesero faticosamente al torrente ed entrarono nelle rapide ghiacciate.

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accadde d’un tratto…

… bill … aspettami… mi sono slogato una caviglia!

il compagno non rispose, non si voltò: continuò a procedere lento, uscì dall’acqua, scalò la proda ripida con fatica, scomparve. L’uomo nell’acqua era solo. gridò.

singhiozzava. Si trascinò zoppicando fuori dalla corrente gelida.

… bill… aspettami… bill!!!
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il giorno declinava, grigio. Risalì a stento il costone: bill non si vedeva più. La solitudine lo schiacciò come una mano spietata.

poi si riprese: fasciò la caviglia dolorante e si trascinò avanti. I morsi della fame erano feroci, ma il pensiero…

... di quello che avrebbe trovato sotto la canoa vicino al lago dei piccoli bastoni spingeva avanti l’uomo rimasto solo.

e avanti andava, giorno per giorno, i mocassini a pezzi, i piedi avvolti in brandelli di coperta…

… i bivacchi all’addiaccio e la fame che gridava sempre più forte.

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ogni mattina il carico diventava sempre più esiguo, ma non mancava mai un pesante sacco in pelle d’alce…

poi, per la fame, ebbe un’allucinazione: nel fucile c’era ancora una cartuccia, dimenticata…

… si fermava, apriva il fucile e soffriva per il disinganno. Fu così che, quando vide il caribù, fermo e curioso, afferrò la carabina in preda all’allucinazione…

… e lo portava faticosamente, passo per passo attraverso la desolazione.

… e premette il grilletto. Non ci fu sparo e la bestia fuggì.

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si trascinarono a lungo, l’uomo sfinito e l’animale ferito. Poi stettero esausti a pochi passi l’uno dall’altro…

si inoltrò in una regione di piccoli abeti tra i quali si levavano le pernici. Riuscì a colpirne una.

e in quel momento apparve dal nulla la volpe…

… no… non puoi prendermela… è mia… è mia!!!

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faceva poca strada, ora. Aveva gettato quasi tutto ma non il sacco di pelle d’alce.

la fame non era più un morso terribile: rodeva quieta, mentre l’uomo si trascinava nella solitudine. Cadeva spesso ma si rialzava.

tentava di catturare pesciolini dagli stagni che incontrava, ma i pesci sfuggivano dalle sue deboli dita e sparivano negl’interstizi delle pietre.

si vide un giorno riflesso nell’acqua e si ritrasse inorridito.

la notte giaceva dove era caduto: una volta pianse lungamente, piccolo mucchio di stracci perduto in quella desolazione indifferente.

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ma il mattino lo vedeva di nuovo barcollare verso l’orizzonte. Gettò anche il sacco di pelle: ne uscì un rivoletto giallo, polvere d’oro e pepite. Non si voltò nemmeno a guardarlo.

i giorni si confondevano gli uni con gli altri, uguali.

non aveva più fame, ora. Non gli importava più nulla di bill, della canoa né dove fosse diretto. Era solo immensamente stanco: voleva abbandonarsi e dormire ma non poteva perché qualcosa lo spingeva avanti, un piede dopo l’altro, un respiro dopo l’altro.

trovò tracce fresche che lo portarono a un sacco di pelle come il suo, lacerato dai lupi. Capì che era di bill e che bill era morto. Rise rauco ma poi ebbe vergogna di quel suono… non prenderò il tuo oro… addio, bill…

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camminava carponi, ora. non levava gli occhi da terra. Un giorno li alzò e vide il mare e una nave…

… e mentre metteva a fuoco la visione e capiva che era vera, udì sopra di lui come una tosse strozzata e vide il lupo… macilento, tremante sulle zampe malferme come un povero cane. Capì che era una bestia vecchia e malata.

gridò verso di lui per cacciarlo: il lupo ringhiò senza forza, ma non si mosse…

… e per tutto il giorno, nel suo procedere penoso verso la nave l’uomo se lo sentì alle calcagna.

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sveniva spesso ed era piacevole lasciarsi andare e anche sognare. Ma poi qualcosa lo costringeva a strisciare verso la nave, ed era sempre più difficile.

si guardarono negli occhi e l’uomo capì quale sarebbe stata la sua fine.

una volta lo svegliò dal torpore un tocco umido sulla guancia…

… il lupo zoppicò via, sorpreso, inciampando per la debolezza, poi si fermò.

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così continuarono a trascinarsi, l’uomo verso la salvezza…

… il lupo verso quella preda che non doveva sfuggirgli…

… ma era necessario che la conclusione finale non tardasse troppo.

la nave era ormai vicina…

… e l’uomo si decise all’ultima prova. Non sapeva con quali forze: sapeva solo che aveva deciso di non morire.

si abbandonò e attese.

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Volumi di Sergio Toppi

già pubblicati in questa collana:

Sharaz-de – isbn: 978-88-88893-86-0

Blues – isbn: 978-88-88893-94-5

Bestiario – isbn: 978-88-88893-98-3

Lo spazio dentro il corpo – isbn: 978-88-94818-66-6

Finché vivrai – isbn: 978-88-94818-08-6

Il Collezionista – isbn: 978-88-94818-16-1

Tanka – isbn: 978-88-94818-39-0

Solitudinis Morbus – isbn: 978-88-94818-48-2

Chapungo – isbn: 978-88-36270-20-0

Ogoniok – isbn: 978-88-36270-33-0

Il dossier Kokombo – isbn: 978-88-36270-53-8

Dio Minore – isbn: 978-88-36270-71-2

Myetzko – isbn: 978-88-36270-87-3

Krull – isbn: 978-88-36270-93-4

Isola gentile – isbn: 978-88-36271-02-3

Il tesoro di Cibola – isbn: 978-88-36271-09-2

La leggenda di Potosì – isbn: 978-88-36271-43-6

Warramunga 1856 - M’Felewzi – isbn: 978-88-36271-80-1

La casa editrice del fumetto d’autore edizioninpe.it
«È incredibile come qualche pagliuzza d’oro trovata in un ruscello, possa stravolgere la vita di un paese intero.»

Cercare l’oro nell’estremo Nord America non è un’impresa facile. Sullo sfondo di paesaggi maestosi e silenti, selvaggi come i personaggi che li attraversano, si consuma lo scontro tra uomo e natura.

Sergio Toppi ci conduce in un viaggio tra vendetta e saggezza, tra tradimento e lealtà,

attraverso luoghi lontani, fumi, boschi e montagne, dove l’astuzia diventa la chiave per la sopravvivenza. Un percorso tanto impervio quanto emblematico.

Sei storie in cui la natura, magnifca e inospitale, riporta l’uomo alla sua vera dimensione: quella di un granello di polvere.

Sergio Toppi (Milano 1932 – 2012), è stato un illustratore ed un fumettista italiano. Oggi è considerato uno dei più grandi autori mai esistiti.

“Dalle sue tavole così incise e così bulinate, dalla ricchezza traboccante delle sue storie misteriose e tragiche ci viene costantemente il conforto che può esistere un uomo così responsabile, così pronto a rispettare il suo impegno. Come una religione. Il suo lavoro tende alla perfezione, per semplice senso del dovere”. edizioninpe.it

euro 17,90
ISBN:
978-88-36272-05-1
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