La leggenda di Potosì

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La leggenda di Potosí


La leggenda di Potosí

di Sergio Toppi © 2003, Mosquito – Eredi Toppi © 2023, Solone srl Tutti i diritti riservati. Collana Sergio Toppi, 17 Direttore editoriale: Nicola Pesce Caporedattore: Stefano Romanini Ufficio stampa: Gloria Grieco Coordinamento editoriale: Cristina Fortunato Trascrizione testi e correzione bozze: Roberto Flauto Si ringrazia Erasmo Frascaroli per la gentile consulenza.

Stampato tramite Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di settembre 2023 La leggenda di Potosí fu pubblicato per la prima volta in Spagna da Planeta DeAgostini (1992) nella collana dedicata alla scoperta dell’America «Relatos del Nuevo Mundo», con il titolo El Cerro de la Plata – La leyenda de Potosí. Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe


La leggenda di Potosí di Sergio Toppi



Prefazione di Claudio Ferracci Direttore della Biblioteca delle Nuvole di Perugia

Uno, dieci, cento El Dorado Il fascino esercitato dal nuovo continente scoperto da Colombo, che cambiò per sempre la storia del mondo, fu anche farcito dal sogno di sterminate ricchezze in metalli e pietre preziosi, da saccheggiare a danno di imbelli nativi. Il mito dell’El Dorado, fomentato da cronisti che dovevano riportare notizie ai regnanti europei per farsi grandi e ottenere onorificenze, finanziamenti per nuove spedizioni e titoli per governare i nuovi possedimenti, costò la vita a centinaia di soldati guidati da ambiziosi e folli condottieri, ma anche a molti nativi, passati a fil di spada perché non potevano rivelare i nascondigli di tesori che non conoscevano o di cui non capivano il valore. Furono i successi ottenuti da Fernando Cortez sul regno azteco in Messico che mossero l’ambizione e la cupidigia di Francisco Pizarro alla conquista e allo sterminio della civiltà Inca in Sudamerica, ma certo anche le tante leggende di città dalle strade lastricate d’oro. Che poi la conquista, spesso ottenuta con l’inganno e il tradimento, sempre benedetti da Santa Madre Chiesa cattolica, a danno di popolazioni per lo più divise da guerre fratricide e decimate dalla mancanza di anticorpi per il vaiolo e la scarlattina che gli europei si portavano dietro, è ormai storia. Come è storia che i veri tesori che cambiarono la vita nel vecchio continente furono il mais, il pomodoro, la patata, il cacao, il caffè.

Potosí e il Cerro Rico Tra le leggende più singolari legate ai tesori nascosti di quella che oggi viene chiamata America Latina, una delle più suggestive è quella del Potosí. Si tratta di un sito nella provincia boliviana di Tomás Frías, su cui incombe una

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Francisco Pizarro, Il Conquistatore del Perù, in un’incisione olandese del 1673

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montagna piuttosto brulla chiamata “Cerro de Potosí” o “Cerro Rico”, dove furono trovati filoni di argento tali da giustificare la fondazione, nel 1545, della città mineraria omonima ancora oggi esistente. La leggenda vuole che l’undicesimo re Inca Huayna Capac si trovasse in queste terre per combattere i Guaraní e avesse scoperto il ricco giacimento, ma al momento di iniziare gli scavi pare che una gran voce, come di tuono, avvertisse i minatori che quell’argento non doveva essere estratto, poiché destinato ad altri padroni. La narrazione è dovuta al cronista Bartolomé Arzáns de Orsúa y Vela (16741736), nella sua magnifica opera Historia de la Villa Imperial de Potosí y Anales de la Villa Imperial de Potosí. La sacra montagna restò così inviolata, fino all’arrivo degli spagnoli, che invece non si fecero pregare per sfruttarne le risorse fino all’esaurimento. Fu così che per molto tempo la città di Potosí divenne la più grande, più ricca e (con i suoi 4.067 metri sul livello del mare) la più alta del mondo. Potosí era più grande di Londra e Parigi, più ricca di Anversa e Siviglia, e teatro di un genocidio senza precedenti. Si stima infatti che il Cerro Rico, la montagna dell’argento, sia stata l’ultima cosa vista da circa otto milioni di minatori dalla sventurata sorte, tra i secoli xvi e xix, al punto da conquistarsi il nome di “montagna che divora le persone”. Si trattava sia di nativi che di schiavi importati dall’Africa, al lavoro sia nelle miniere sia nelle fonderie dove gli spagnoli coniavano le monete d’argento. Le città di Potosí e la vicina Sucre costruirono un numero incredibile di chiese con la ricchezza così ricavata, a volte anche parti della città erano lastricate d’argento e i cavalli venivano ferrati con zoccoli d’argento perché il ferro era troppo costoso a Potosí. Ancora oggi si lavora nelle miniere e non è cambiato molto negli ultimi 460 anni in termini di metodi rozzi, ma i minatori non sono più schiavi ma lavoratori autonomi e molto orgogliosi del loro lavoro.

Il Cerro de Potosí – oggi

Il Cerro de Potosí in una incisione di Pedro Cieza de León, 1553

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Antica rappresentazione di Atahualpa, l’ultimo re degli Incas (Cusco, 20 marzo 1497 – Cajamarca, 26 luglio 1533)

Illustrazione di Peter Jackson per la rivista inglese «Look and Learn», 1970

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Non ho paura, non ho speranze, ma non si può sfuggire al proprio destino.

Sierra Nevada, Spagna, anno del Signore 1496.

Per tutti i diavoli, dov’è il ragazzo? Quel maledetto lupo è tornato e sono stufo di vederlo gironzolare qui attorno.

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il gregge si spaventa, non vuole uscire dal recinto e non pascola. Guarda questa… Si è ridotta alle sole ossa ed era la mia bestia migliore!

Per il sangue di Giuda! Dove sei, scansafatiche? Vuoi che venga a tirarti fuori dal tuo nascondiglio a legnate?

Taci, donna, e non ti immischiare! L’ho raccolto dalla strada quando non aveva nemmeno gli occhi per piangere: deve lavorare molto per pagarmi il pane che mangia…Vieni, pezzo di scansafatiche!

Che cos’hai col ragazzo? Qualche volta potresti trattarlo come un essere umano!

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Allora apri bene le orecchie: la carichi e metti una freccia nel corpo di quel lupo. È da tanto che mi infastidisce e mi fa perdere la testa. Vieni qui, hai capito?

Vedi questa balestra? Sei abbastanza grande da saperla usare ed è una buona arma. La balestra è vecchia e malandata, e non ho cani per snidarlo.

Ti può bastare. Muoviti, te lo consiglio per il tuo bene. Allora sbrigati, vai!

Pezzo di bastardo, ti meriteresti tu una freccia nel corpo…

Hai un cuore di pietra. Mandi un ragazzo contro un lupo: e se non tornasse?

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Perderei solamente uno che mangia il pane a ufo. Gente come lui la incontro a ogni angolo di strada e allora smetti di lamentarti!


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Che la vergine mi aiuti… Forse in questo momento, lupo, i tuoi occhi mi stanno fissando…

Tracce recenti… Mi potrebbe saltare addosso da un momento all’altro.

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Prendi, lupo!

Morto! Oggi la fortuna mi accompagna… Lupo, la tua testa è mia!

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È tanto che ti aspettavo e alla fine il mio lupo ti ha portato da me.

Un colpo sbagliato, ragazzo! Credo che questa freccia ti appartenga… il lupo… io… io… L’ho colpito, ed è caduto ed è ancora vivo…

Te l’ho detto: questo non è un lupo, è il mio lupo!

Tu chi sei, dunque?… Uno stregone…O un demonio? Forse, ma non devi avere paura.

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Non ho paura. Quelli come me non hanno né paura né speranze…

Ti sbagli, nessuno può vivere senza speranze.

Per triste che sia la tua vita, avrai pure desiderato o sognato qualcosa.

Vorrei vedere una città, Siviglia… Qualcuno mi ha detto che sono nato là…

Siviglia… Le mura del suo Alcazar sotto la luce dorata del tramonto… La vedrai ragazzo, e vedrai altri luoghi come mai avresti immaginato. il tuo destino non è di finire tra questi monti… Per questo hai dovuto arrivare fino a me. Per questo sei sopravvissuto, dono che a pochi è stato concesso…

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Capirai. Esiste una terra molto lontana, dall’altra parte del mare, e in questa terra una montagna che si alza fino al cielo, tutta d’argento! Andrai a quella montagna, la scalerai e sarà completamente tua. Tutta d’argento. Sta scritto che così deve accadere e così accadrà.

Destino… Futuro… io non capisco quello che stai dicendo…

Una montagna d’argento… Tutta mia… Non posso crederlo… Devi crederlo. Non si può sfuggire al destino. Sarà un lungo viaggio. Prendi questo, ti sarà utile, un giorno.

Una terra lontana…Dimmi… Ma dove sei andato???

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Ascoltami, chiunque tu sia, stregone o demonio. Andrò lontano, avrò una montagna d’argento…

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…Però voglio sapere cosa sta scritto ancora nel mio destino… Rispondimi, ti prego!


Un affluente del fiume Putumayo nella selva colombiana, anno del signore 1514.

Cosa dice l’indio? Stiamo risalendo il fiume da una eternità…

Dice che è meglio fermarci qui: è tardi per continuare, avvicinati alla spiaggia, accampiamoci, dobbiamo riposarci.

Poco dopo il fumo

dell’accampamento si leva come un filo sottile verso il cielo.

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Ehi, Covarrubias, mi sto chiedendo se questa scimmia rossa è capace di condurci dove ci ha promesso o se sta mentendoci.

Attento, indio, te l’ho già detto una volta: sai che non scherziamo.

Tupawari non mente: tre giorni di cammino e poi grande statua. Poi grandi pietre e oro, molto oro. Lo spero per il tuo bene, indio. Se no ti spello vivo. Non stiamo in un letto di rose: viveri scarsi, poca polvere e tu, Covarrubias, con la febbre che ti consuma… Non mi piace come stanno andando le cose.

L’unico che resiste è Bocca Cucita. Guardalo: lo abbiamo preso con noi a Panama, morto di fame, e ora sembra che il caldo, gli insetti, la stanchezza, per lui siano sciocchezze. Secondo me è un po’ tocco: mi piacerebbe sapere chi erano suo padre e sua madre…

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Che cosa vuoi di più, Zuñiga, è forte come un mulo e ci è indispensabile… Come l’indio… Fino a che incontreremo l’oro… Adesso dormiamo, ci aspetta una giornata dura.


Tre giorni dopo.

E così sarà meglio che sopporti: non è il momento di occuparci della tua febbre. Non possiamo perder tempo: l’oro ci aspetta. indio, quanto abbiamo ancora da camminare?

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Fermiamoci un momento, Zuñiga, io non mi reggo più in piedi.

Tupawari sa, Tupawari non mente, però il cammino è ancora lungo, molto lungo.


Tupawari dice prima che sole alto grande statua.

Ho bisogno di riposarmi, sento la febbre nelle ossa… Un momento solo…

Covarrubias, comincio a stancarmi di sentire le tue lamentele. Su, cammina.

Sì, Tupawari ha detto la verità: grande statua, poi grande muro e oro.

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Volumi di Sergio Toppi già pubblicati in questa collana: Sharaz-de – isbn: 978-88-88893-86-0 Blues – isbn: 978-88-88893-94-5 Bestiario – isbn: 978-88-88893-98-3 Lo spazio dentro il corpo – isbn: 978-88-94818-66-6 Finché vivrai – isbn: 978-88-94818-08-6 Il Collezionista – isbn: 978-88-94818-16-1 Tanka – isbn: 978-88-94818-39-0 Solitudinis Morbus – isbn: 978-88-94818-48-2 Chapungo – isbn: 978-88-36270-20-0 Ogoniok – isbn: 978-88-36270-33-0 Il dossier Kokombo – isbn: 978-88-36270-53-8 Dio Minore – isbn: 978-88-36270-71-2 Myetzko – isbn: 978-88-36270-87-3 Krull – isbn: 978-88-36270-93-4 Isola gentile – isbn: 978-88-36271-02-3 Il tesoro di Cibola – isbn: 978-88-36271-09-2

La casa editrice del fumetto d’autore

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