La Freccia - gennaio 2024

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ANNO XVI | NUMERO 1 | GENNAIO 2024 | www.fsitaliane.it | ISSN 2785-4175

PER CHI AMA VIAGGIARE

LORELLA CUCCARINI

INTERVISTE BigMama Pierpaolo Spollon Coez e Frah Quintale The Jackal TRAVEL Courmayeur Cortina d’Ampezzo Pesaro Cammino Materano

per un

FANTASTICO 2024

ARTE E PHOTO Andy Warhol Artemisia Gentileschi Michel Haddi David “Chim” Seymour




© Bonsales/AdobeStock

EDITORIALE

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RESPIRARE IL FUTURO di Marco Mancini

A

nno nuovo, vita nuova è l’augurale promessa che molti di noi fanno a se stessi allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre. Soprattutto quando non si è soddisfatti di quella che si ha e, persino se angosciati, non si conoscono i sapidi versi del poeta Giacomo Noventa che, nel suo idioma veneziano, ci ammoniva: «Ad uno ad uno/ogni nostra tragedia/xè una farsa». L’augurio lo si fa abusando del più abusato degli aggettivi – nuovo – intendendo un radicale e positivo cambiamento della nostra vita pubblica e privata, professionale e sentimentale. Poi, quasi sempre, sembra resti tutto com’era. Tanto che verrebbe da ripeterci una volta di più, per la storia dell’umanità come per quella individuale: nihil sub sole novum, niente di nuovo sotto il sole. Però dentro di noi qualcosa possiamo sempre innovare. Anzi, dovremmo, dobbiamo. Pur privi di una Beatrice che ci ispiri e ci conduca con il suo «spirto soave» a una nuova esistenza, resta un sano e nobile proposito quello di migliorarsi ed elevarsi. Richiede impegno e disincanto, ossia consapevolezza che, stante la nostra ineliminabile imperfezione, non conta l’irraggiungibile meta quanto la costanza nel seguire la via intrapresa in quella direzione. Su quale sia la giusta direzione, dovrei abbandonare i limiti di un editoriale per muovermi nei vicoli, nelle vie e nei viali dell’etica e della morale. Ognuno segua il proprio percorso, senza però imporlo agli altri, ancor meno prendendosi come garante un proprio dio. Nessun dio – uso un esempio estremo ma con molti precedenti – sarà mai con noi quando esercitiamo violenza ad altri. In ogni caso, mutando registro, pur in assenza di illuminazioni, conversioni o decisi cambi di rotta esistenziali, noi cambiamo lo stesso, sempre. Senza volerlo. Magari di poco, ma ogni giorno. Così i nostri viaggi e le destinazioni che raggiungiamo per svago o lavoro. Cambiano i nostri occhi, il nostro umore, le persone che ci accompagnano e che incontriamo, la luce che accarezza monumenti e piazze. Anche se sappiamo che tra qualche settimana ci sarà nuovamente il Festival di Sanremo, da noi celebrato in anticipo con Lorella Cuccarini, futura co-conduttrice, in copertina, non sarà mai il solito, identico Sanremo. La vita è così, tutto scorre e tutto muta. Restano le somiglianze, che implicano però differenze. Quindi non tutto sarà nuovo sotto il sole, ma diverso sì. Già questo dovrebbe bastarci per guardare al futuro con curiosità. Fatelo, lo farò anch’io. Ve lo prometto chiudendo questo mio ultimo editoriale da direttore della Freccia, ringraziando i tanti appassionati e autorevoli collaboratori esterni e la meravigliosa redazione che mi ha accompagnato in questi sette anni. Lo faccio augurando a tutti voi un felice 2024 e tanti bei viaggi, a iniziare da quello della vita.

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SOMMARIO GENNAIO 2024

IN COPERTINA LORELLA CUCCARINI

67

105

54

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LA REGINA DELLE DOLOMITI

LA CORSA DI UNA VITA

In viaggio a Cortina d’Ampezzo, che si prepara a ospitare i Giochi olimpici e paralimpici invernali del 2026 di cui il Gruppo FS è Premium Partner

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pag. 40

RAILWAY HEART

12 AGENDA

29 UN TRENO DI LIBRI

21

58

AZZURRI A META

L’ANNO DI PESARO

Il 3 febbraio arriva a Roma il torneo Guinness Sei Nazioni di rugby. La Nazionale italiana, guidata dal nuovo allenatore Gonzalo Quesada, sfida l’Inghilterra

62

90

GUSTA & DEGUSTA

20

MONTAGNA DA VIVERE

80

18 WHAT’S UP

50

EUFORIA POP

IN CAMMINO VERSO SUD

66 IL RICHIAMO DELLA FORESTA

68

Al Museo storico della fanteria di Roma, una retrospettiva ripercorre 40 anni di carriera di Andy Warhol, dal suo arrivo a New York ai più grandi successi

I SEGRETI DI VITERBO

72 DOVE NASCE LA CERAMICA

68

76 IL BORGO INCANTATO

84 TEMPO D’INNOVAZIONE

94 I COLORI DELLE DONNE

98 52

76

UNA FIERA CHE FA STORIA

102 LO SGUARDO DI HADDI

106 SFUMATURE DI VENEZIA

124 PRIMA DI SCENDERE LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

111 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE

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I numeri di questo numero

Tra le firme del mese

170 i chilometri della Via Peuceta, che collega Bari e Matera [pag. 65]

835 i marchi presenti a Pitti Uomo 105 [pag. 84]

LAURA IANNELLO Laureata in Studi internazionali, ha portato avanti le sue ricerche a Trento, Milano e Parigi. Si sta specializzando in Geopolitica senza abbandonare la passione per la scrittura e la lettura. Collabora con l’Accademia Molly Bloom e sta lavorando al suo primo romanzo

150 gli scatti di David “Chim” Seymour in mostra a Venezia [pag. 107]

READ ALSO

FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale VALENTINA LO SURDO Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino

PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI ANNO XVI - NUMERO 1 - GENNAIO 2024 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 22/12/2023 Foto e illustrazioni Archivio FS Italiane AdobeStock Copertina © Chiara Mirelli Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it

EDITORE

Communication Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it Direttore Responsabile Responsabile Prodotti Editoriali Caporedattrice Coordinamento Editoriale In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero

Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Gaspare Baglio, Alex A. D’Orso, Irene Marrapodi Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Claudio Romussi Osvaldo Bevilacqua, Peppone Calabrese, Claudia Cichetti, Nerina Di Nunzio, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Alessio Giobbi, Laura Iannello, Sandra Jacopucci, Valentina Lo Surdo, Enrico Procentese, Andrea Radic, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Flavio Scheggi, Mario Tozzi

REALIZZAZIONE E STAMPA

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

PROGETTO CREATIVO

ERRATA CORRIGE SUL NUMERO 12, DICEMBRE 2023 Il presepe di Lecce di cui si parla a pagina 50 e 51 è allestito in piazza Duomo e non nell’Anfiteatro romano, come erroneamente indicato. Ci scusiamo con i lettori e le lettrici.

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it

ANDREA RADIC Giornalista professionista, scrive per Identità golose e Ansa, conduce su Radio Rai A spasso con Radic e su Gambero Rosso Channel Italia vicina. È nella giuria del premio The WineHunter Award al Merano wine festival. Dal 2018 scrive su La Freccia e su fsnews.it

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FRECCIA COVER

LINFA NUOVA di Sandra Gesualdi

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Lara-Vinca Masini. La memoria del futuro, Centro Luigi Pecci di Prato, fino al 3 marzo

Lara-Vinca Masini che fotografa il neon di Lucio Fontana in mostra alla Triennale di Milano, 1972

«I rapporti con l’arte, anche se non contemporanea, li avevo avuti fin da bambina, perché mio nonno paterno era restauratore come mia zia, una restauratrice conosciutissima, esperta dell’800». Lara-Vinca Masini ha abitato e si è fatta abitare dall’arte, per tutti i 98 anni di vita. Storica e critica, instancabile autrice di numerosi saggi, monografie e studi enciclopedici, è stata curatrice di innovative mostre dedicate al contemporaneo, all’architettura, al design e alle tecniche applicate. Lo studio, la ricerca e i dialoghi serrati con artisti, designer e architetti sono stati i pilastri della sua lunga biografia. L’arte interpretata come luce, faro sulle scelte personali e collettive, capace di avere «una sua funzione di orientamento attivo nella vita umana», fonte di creatività inesauribile da riversare anche sulle città

per migliorarle e farle schiudere a nuove prospettive. La sua eredità culturale può essere intesa come La memoria del futuro, titolo della mostra che il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato le dedica. Un percorso espositivo, curato da Stefano Pezzato, visitabile fino al 3 marzo, che racconta ed espone l’esteso archivio-biblioteca di Masini, conservato proprio al Pecci. Un patrimonio di oltre 200mila pezzi che la studiosa ha messo insieme, incrementato e curato nel corso della sua carriera fino a renderlo una fonte d’ispirazione per nuovi approfondimenti e ricerche. Come affermava lei stessa, «uno stimolo per il recupero di una creatività nutrita di una linfa nuova». centropecci.it centropecci 7


RAILWAY heART

PH OTOS TO R I E S

LUOGHI Stazione di Milano Porta Garibaldi © Giovanna Gori giovannagori_

PEOPLE #Frecciaview © Fabrizia Ionardi fabrizia.ionardi

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LA RUBRICA COMPIE CINQUE ANNI. VI ABBIAMO RACCONTATO LE PERSONE, I LUOGHI E LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO CHE CONTINUIAMO A FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica.

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IN VIAGGIO Verso Venezia © Elisa Nardini whoisen

AT WORK Personale Trenitalia a lavoro a Roma Termini © Edoardo Cortesi eddiecortesi

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RAILWAY heART

A TU PER TU di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it

C

hiara Daresta, capotreno del servizio Regionale di Trenitalia, racconta la sua esperienza lavorativa sui treni del Lazio. Come sei entrata nel Gruppo FS? La mia esperienza in azienda è cominciata nel 2017 e fin da subito ho assunto il ruolo di capotreno. Questi sette anni di servizio sono stati per me intensi e ricchi di esperienze, soprattutto per le diverse tipologie di passeggeri che ho incontrato: moltissimi pendolari e studenti, ma anche turisti. Ho affrontato situazioni complesse e imprevisti che hanno richiesto non solo competenze tecniche ma anche una notevole dose di empatia. In cosa consiste il tuo lavoro? Mantengo un collegamento diretto con la sala operativa, che monitora ogni aspetto della marcia del treno, condividendo informazioni su eventuali problematiche e sulle soluzioni da adottare. Mi occupo poi di tradurre in un linguaggio comprensibile ai viaggiatori le notizie che ricevo in modo costante e trasparente, sia dialogando con chi si rivolge a noi, sia attraverso la diffusione di annunci a bordo. La comunicazione diretta e semplice è una garanzia: su questo elemento fondamentale insistono particolarmente i nostri tutor. Raccontaci un aspetto della tua professione che ritieni particolarmente importante. A bordo treno offriamo ai passeggeri anche un supporto diretto riguardo alle novità commerciali di Trenitalia, forniamo dettagli e spiegazioni sulle nuove modalità di acquisto, convalida e utilizzo dei biglietti e degli abbonamenti. È un valore aggiunto che consente a chi viaggia di comprendere al meglio le informazioni reperibili sui canali di vendita e le normative che siamo tenuti a seguire, sia nelle situazioni di routine sia in quelle eccezionali. Cosa fai per relazionarti al meglio con i viaggiatori? In un’era dominata dagli smartphone, la comunicazione verbale si sta affievolendo sempre di più, anche durante il tempo che si passa in treno. Personalmente, cerco sempre di favorire l’empatia e il dialogo con i viaggiatori che incontro quando sono in servizio. Nel corso degli anni, ho imparato a capire subito che tipo di persona ho davanti e questo mi aiuta a trovare l’approccio giusto da adottare nell’immediato. Dal momento che le richieste variano molto, bisogna saperle gestire in ogni circostanza, specialmente nelle ore di maggior affluenza. In che modo ti ha arricchito come persona il lavoro che svolgi? Ha influenzato la mia crescita personale, plasmando il mio carattere in modi inaspettati. La natura dinamica del ruolo e le occasionali sfide quotidiane hanno affinato le mie capacità di gestione, modellando aspetti del mio temperamento prima inesplorati. I frutti li vedo anche nella vita privata, perché quello che ho imparato mi aiuta a mantenere un equilibrio fuori dall’ambito lavorativo. Inoltre, gli apprezzamenti che ricevo mi danno soddisfazione e confermano il valore del mio contributo.

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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

A

ntonio Panella porta la sua esperienza artistica e teatrale nei reparti pediatrici degli ospedali per regalare momenti di serenità ai piccoli pazienti e alle loro famiglie. Come nasce quest’attività? Dopo la formazione accademica in filosofia, ho cominciato la mia avventura nel mondo dello spettacolo al Teatro del sole di Milano. Ho proseguito con il teatro per ragazzi, affiancando a questo impegno iniziative di carattere sociale. Un percorso che mi ha portato a lavorare con la Fondazione Theodora, insieme alla quale ho imparato a utilizzare quest’arte per far entrare un po’ di magia negli ospedali pediatrici. Attraverso le visite speciali dei Dottor Sogni, artisti professionisti formati per operare in sinergia con il personale medico, contribuiamo a integrare il divertimento nelle specifiche terapie. Qual è la ricetta per riuscirci? Non si tratta di uno spettacolo preconfezionato. Quando entriamo nelle stanze degli ospedali siamo al servizio dei bambini e delle bambine e ci adattiamo alle loro esigenze, perché possano scegliere liberamente ciò che vogliono fare in quel momento. Dopo aver ricevuto dalla caposala le indicazioni che ci consentono di conoscere lo stato fisico ed emotivo dei piccoli ricoverati, cerchiamo di portar loro un po’ di sostegno con canzoni e giochi. Ma li aiutiamo anche a vivere momenti di tranquillità, preservando il loro diritto di essere bambini e non solo pazienti. Un’attività molto impegnativa. Con i suoi 32 professionisti del divertimento, la Fondazione Theodora è presente in 50 reparti di 17 ospedali in 11 città italiane per portare il sorriso a più di 35mila bambini. Oltre a ricoprire il ruolo di Dottor Pelosone, per via della barba, insieme a due colleghi mi occupo anche della formazione dei nuovi entrati. Il nostro è un lavoro di squadra, frutto della collaborazione con il personale ospedaliero e di una supervisione psicologica periodica. Dobbiamo garantire la continuità organizzativa, perché siamo diventati un punto di riferimento importante per bambini e famiglie. E questo è stato possibile anche grazie all’utilizzo del treno. In che modo vi ha aiutati? Molti di noi utilizzano questo mezzo per raggiungere gli ospedali dove lavorano per conto della Fondazione. La convenzione che abbiamo con Trenitalia ci ha consentito di risparmiare sugli spostamenti e poter concentrare maggiori risorse sulle nostre attività: è un aiuto che fa la differenza. Entriamo negli ospedali, dove ogni stanza è un universo a parte, e cerchiamo di capire con discrezione che cosa serve ai ricoverati. In qualche modo il treno ci accompagna in quelle stanze, facendoci viaggiare da una città all’altra con un’immaginaria valigia dei sogni, pronta per essere aperta una volta a destinazione.

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AGENDA a cura di Alex A. D’Orso - an.dorso@fsitaliane.it - Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it - Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

save GENNAIO the date 2024

105 XMASTERS WINTER TOUR TRENTINO, VALLE D’AOSTA, PIEMONTE FINO AL 10 MARZO La grande musica incontra l’adrenalina dello sport durante la manifestazione dedicata agli appassionati delle discipline invernali che si svolge anche quest’anno nelle migliori località sciistiche italiane. L’evento è anticipato da un avant tour che, dopo l’appuntamento di dicembre a Canazei, in provincia di Trento, prosegue il 13 e il 14 gennaio a Bardonecchia, vicino a Torino. Per ribadire il proprio impegno nel promuovere il treno come mezzo sostenibile e conveniente con cui raggiungere le località sciistiche, Trenitalia è Official Green Carrier di queste due date e delle tappe del tour del 24 e 25 febbraio a Sestriere (Torino) e del 9 e 10 marzo a Moena, in provincia di Trento. Appuntamento anche a Cervinia, nel comune di Valtournenche, il 10 e l’11 gennaio e, dieci giorni dopo, il 20 e il

21, a Prato Nevoso (Cuneo). Nei fine settimana dell’evento giochi, musica e spettacolari esibizioni di snowboard e free ski animano gli impianti fino all’ora di cena. Mentre il sabato sera un party accoglie gli ospiti con un’atmosfera vivace. Nel corso dell’evento, la società del Gruppo FS Italiane sarà presente insieme a Radio 105 con un villaggio

all’interno del quale sono previste diverse attività, dalle dimostrazioni di balance board e snowbike alle esibizioni di hip hop. Aaron Durogati, altoatesino campione del mondo di parapendio, arriverà invece dal cielo sostenuto da una vela marchiata Trenitalia. trenitalia.com xmasters.it/winter-event

LORENZO LOTTO. INCONTRI IMMAGINATI BRESCIA FINO AL 7 APRILE Una mostra alla Pinacoteca Tosio Martinengo fa incontrare il pittore del Rinascimento veneziano Lorenzo Lotto con tre artisti bresciani che operarono nello stesso periodo: Giovanni Gerolamo Savoldo, Girolamo da Romano conosciuto come il Romanino e Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. Il percorso propone un confronto tra gli stili e i temi caratteristici del loro lavoro e ne mette in luce la peculiare sensibilità artistica. L’uso del colore e delle ombre, la rappresentazione dei gesti e delle espressività rivelano una meticolosa attenzione da parte dei quattro per la figura umana, da ritrarre evidenziandone la corporeità e la presenza fisica. Oltre a far emergere influenze e somiglianze, il racconto pone l’attenzione sul rapporto che legò la Repubblica di Venezia a Brescia e Bergamo, città accomunate dalla secolare appartenenza alla Serenissima. bresciamusei.com Adorazione dei pastori (1530) di Lorenzo Lotto Pinacoteca Tosio Martinengo 12


© Antonio Agostini

Max Giusti e Giulio Farnese in una scena del Marchese del Grillo

IL MARCHESE DEL GRILLO MILANO DAL 18 GENNAIO Il Marchese del Grillo arriva anche a Milano. Con la regia di Massimo Romeo Piparo e il travolgente talento di Max Giusti, la commedia musicale tratta dalla sceneggiatura del film cult di Mario Monicelli è in scena al Sistina Chapiteau di Milano dal 18 gennaio. Un mix vincente di ironia e sarcasmo con le musiche originali composte da Emanuele Friello, le coreografie di Roberto Croce, le ricche scenografie di Teresa Caruso e un grande cast composto da oltre 30 artisti. Frecciarossa è Treno Ufficiale del Sistina di Roma e del Sistina Chapiteau di Milano, che offrono sconti del 20% sui biglietti degli spettacoli del giovedì e venerdì e del 10% per quelli del sabato e della domenica ai possessori di un biglietto Frecce con data di viaggio antecedente di due giorni dall’ingresso ai teatri e con destinazione Roma o Milano. ilsistina.it trenitalia.com

© Nazario Spadoni

VESPA CLUB BOLOGNA. UNA PICCOLA GRANDE STORIA SU DUE RUOTE BOLOGNA FINO AL 3 MARZO Il ronzio del motore e la riconoscibile forma – snella davanti e arrotondata dietro – le valsero il nome con cui in breve tempo è stata resa nota in tutto il mondo. Simbolo di indipendenza per gli italiani degli anni ‘50, la Vespa Piaggio, economica, leggera e facilmente manovrabile, è ancora oggi un’icona di libertà. Il Museo del patrimonio industriale del Comune di Bologna le dedica una mostra realizzata con la collaborazione del Vespa Club cittadino, attivo sia nelle manifestazioni sportive sia nelle rievocazioni locali e nazionali. Tramite sette modelli in esposizione si racconta la storia che unisce lo scooter al capoluogo emiliano: in piazza Maggiore, nel maggio 1950, si tenne il primo raduno vespistico internazionale, durante il quale si incontrarono appassionati provenienti da Italia, Austria, Francia, Germania e Svizzera. museibologna.it

Il Vespa Club di Bologna durante i Vespa World Days del 2014 a Mantova

BERTOZZI&CASONI IMOLA (BOLOGNA) FINO AL 18 FEBBRAIO Sono tre le sedi cittadine che accolgono le opere di Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni, due scultori della ceramica di fama internazionale uniti in un sodalizio artistico dal 1980. Palazzo Tozzoni espone il progetto Tranche de vie, dove i lavori dei due maestri interagiscono con gli ambienti originali della dimora nobiliare. Sono esposti in particolare quelli dei loro ultimi 20 anni di attività, dagli accumuli di scarti della vita quotidiana alle pile di ossa. In nuce è il nome dell’esposizione al Museo San Domenico, che racconta le fasi espressive di Bertozzi&Casoni prima della messa a punto di quel linguaggio di rottura che ha poi caratterizzato il duo. La Rocca sforzesca, infine, espone l’istallazione La morte dell’eros, che raffigura il suicidio della figura mitologica, rappresentata dagli artisti in forma di fauno. Concepito nel 2000, è stato uno dei progetti più travagliati, una sfida inventiva e tecnica in cui soprattutto Casoni, recentemente scomparso, si era speso molto. imolamusei.it Architettura e design (2023) di Bertozzi&Casoni 13



AGENDA

PIER FRANCESCO FOSCHI (1502-1567) PITTORE FIORENTINO FIRENZE FINO AL 10 MARZO È la prima mostra in Europa dedicata al pittore fiorentino del ‘500 allievo di Andrea del Sarto, che ha collaborato anche con Pontormo. Una volta divenuto autonomo nello stile, ricevette numerose commissioni da famiglie di spicco della sua città, come i Medici. Raggiunse il massimo del successo con la realizzazione di tre pale d’altare per la chiesa di Santo Spirito. Nella Galleria dell’Accademia sono esposte circa 40 opere dell’artista, tra dipinti e disegni, tra cui la Sacra Famiglia con San Giovannino, provenienti da istituti come la Galleria Borghese di Roma, il Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid e il Rijksmuseum ad Amsterdam. L’esposizione accoglie lavori giovanili, di soggetto mariano e sui temi del Vecchio Testamento, ma anche ritratti, genere per cui Foschi meritò grande fama. galleriaaccademiafirenze.it

Ritratto di dama in rosa (1532-1535), Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid

© Archivio fotografico Csc-Cineteca Nazionale

CAROLINA LOMBARDI. RICAMANDO IL CAOS ROMA FINO AL 16 FEBBRAIO Su lastre in plexiglass retroilluminate a led un filo compone immagini, crea trame, imita lo scorrimento di un testo che perde il suo valore semantico a favore di un nonsense carico di suggestioni visive. Le circa 20 opere che compongono la mostra ospitata negli spazi del Museo Hendrik Christian Andersen ricordano infatti strutture naturali, barriere coralline, reti neurali nonché la grande ragnatela cosmica. Carolina Lombardi, che attraverso la sua ricerca sperimenta diversi media, dal tessile al video, dalla luce all’installazione site-specific, traccia per gli spettatori e le spettatrici un percorso verso la teoria della complessità e del caos a cui il titolo dell’esposizione fa riferimento. direzionemuseiroma.cultura.gov.it

Testi 17_16_18, trittico (2017) di Carolina Lombardi

VIRNA LISI. DIVA ANTIDIVA JESI (ANCONA) FINO AL 5 MAGGIO Una mostra a Palazzo Bisaccioni rende omaggio all’attrice che visse la sua infanzia tra Ancona e Jesi, per approdare giovanissima nel mondo dello spettacolo a Roma. Modello di bellezza ed eleganza, Virna Lisi fu diretta da numerosi registi, tra cui Giorgio Strehler, Luigi Squarzina e Michelangelo Antonioni. Ma, nonostante il successo raggiunto al cinema, in teatro e in televisione, rimase una donna riservata con l’obiettivo di preservare la sua vita privata. Compongono l’esposizione ritratti fotografici d’autore, immagini di scena e sul set, dagli esordi negli anni ‘50 fino alla maturità artistica, ma anche oggetti e foto di famiglia. Spezzoni video scorrono in loop durante il percorso, che si conclude con l’installazione immersiva Geometrie dell’incanto firmata dal videoartista e regista teatrale Fabio Massimo Iaquone. fondazionecrj.it Virna Lisi in una scena del film Meglio vedova (1968) 15


AGENDA

NAPOLI AL TEMPO DI NAPOLEONE. REBELL E LA LUCE DEL GOLFO NAPOLI FINO AL 7 APRILE Gli scorci sul Golfo e sul Vesuvio, i panorami della Costiera amalfitana e delle isole campane, ma anche i ritratti giovanili di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte, sovrani di Napoli nei primi anni dell’800, e di Napoleone in abito da incoronazione imperiale. La mostra alle Gallerie d’Italia è la prima dedicata al pittore viennese Joseph Rebell, simbolo del passaggio dal Neoclassicismo al Romanticismo e del decennio francese del Regno di Napoli, in cui fu particolarmente fiorente la produzione artistica dedicata al paesaggio. I suoi lavori sono messi a confronto con quelli dei paesaggisti a lui contemporanei: l’austriaco Michael Wutky, i francesi Pierre-Jacques Volaire, Alexandre Dunouy e Louis de Forbin, il fiammingo Simon Denis e il norvegese Johan Christian Dahl. gallerieditalia.com Veduta di Castellammare (1821) di Joseph Rebell Museo dell’Ottocento, Fondazione Di Persio-Pallotta, Pescara

© Francesco Schiavone

THE WORLD OF ANIMALS: I 50 ANNI DELLO ZOOSAFARI DI FASANO FASANO (BRINDISI) FINO AL 13 FEBBRAIO Leoni ed elefanti, orsi, pinguini, canguri e molti altri animali luminosi occupano strade e piazze nel centro storico della cittadina pugliese. In occasione dei 50 anni dalla nascita del parco zoologico di Fasano, il più grande in Italia e il secondo in Europa, oltre 50 installazioni di luci immergono i visitatori in un’atmosfera fiabesca. Inoltre, sulle facciate delle chiese sono proiettate opere di arte sacra legate al mondo degli animali: ai volatili di Predica agli uccelli di Giotto si aggiungono i cammelli dell’Adorazione dei Magi dello stesso artista e gli animali dell’arca di Noè presenti in molte miniature medievali. Grazie ai quadri tattili che rappresentano i lavori proiettati e alle descrizioni audio multilingue, il percorso di luminarie e videoproiezioni è accessibile anche a ciechi e ipovedenti. theworldofanimals.it Un’installazione luminosa a forma di elefante per The world of animals

TRAME MEDITERRANEE AGRIGENTO FINO AL 25 FEBBRAIO Nel complesso architettonico delle ex Fabbriche Chiaramontane, nuova sede della Fondazione Orestiadi, una mostra riunisce i lavori di artisti italiani e internazionali che nel corso della loro carriera hanno portato avanti una riflessione sul concetto di Mediterraneo. Attorno all’installazione La Biblioteca Arabo Sicula, firmata dal gruppo romano Stalker e dall’artista pugliese Antonio De Luca, ruotano le opere di alcuni grandi maestri dell’arte contemporanea come l’italiana Carla Accardi, il tunisino Khaled Ben Slimane e la statunitense Susan Kleinberg. Il corpus ricco e variegato, che comprende pitture, ceramiche e video installazioni, rende espliciti i legami tra le diverse culture e civiltà dell’area geografica mostrandone le tante sfaccettature ed espressioni artistiche. fondazioneorestiadi.it

La Biblioteca Arabo Sicula (2002) firmata dal gruppo Stalker e da Antonio De Luca Collezione Fondazione Orestiadi

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GUSTA & DEGUSTA

di Andrea Radic

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andrearadic2019

A LAMEZIA TERME LA FAMIGLIA STATTI PRODUCE VINI DI GRANDE CARATTERE E IDENTITÀ

N

ella piana di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, una delle zone agricole più antiche della Calabria, la famiglia Statti possiede la propria tenuta. Dal 1784, cinque generazioni hanno coltivato e lavorato i 500 ettari di bellissimo territorio dove ora si trovano i vigneti e la cantina, allevamenti di bovini da latte e da carne, agrumeti e vasti uliveti. Oggi l’azienda è guidata dai

Il Gaglioppo dell’azienda Statti

fratelli Antonio e Alberto, rispetta l’ambiente ed è autosufficiente a livello energetico. La viticoltura in questa zona offre vitigni importanti e antichi tra cui Gaglioppo, Nerello, Magliocco, Greco Bianco e Mantonico. La terra regala all’uva profumo e carattere, consentendo di realizzare prodotti di altissima qualità. Batasarro, Cauro, Mantonico, Greco e i Lamezia Doc sono le principali etichette dell’azienda Statti: vini di grande identità, interpreti della tradizione calabrese e dell’enologia contemporanea per eleganza ed equilibrio. Il Batasarro è un Gaglioppo in purezza, al naso presenta uno spettro olfattivo pieno e ben declinato, con sentori di frutti rossi e note morbide e speziate. Il sorso è di grande carattere, armonioso, dal lungo e persistente finale. Da non perdere anche l’olio extra vergine da olive carolea: stile complesso e morbida struttura con punte fragranti di sapore. Nel corso del 2024 l’azienda aprirà un wine relais, così da consentire esperienze vinicole e culturali in un territorio ricco di bellezza. statti.com

IL BRIGANTE: A VENOSA DA MICHELE LEO UN TRIONFO DI SAPORI LUCANI

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a Basilicata vale davvero il viaggio, per scoprire la sua cultura, la sua storia e il suo patrimonio enogastronomico. Merita una visita Venosa, in provincia di Potenza, nel cuore della vulcanica terra del Vulture. La città, che diede i natali al poeta latino Quinto Orazio

Flacco e al principe Carlo Gesualdo, celebre madrigalista rinascimentale, ospita un parco archeologico e la cattedrale detta l’Incompiuta. Irrinunciabile, per chi vuole godersi la tradizione gastronomica locale, una tappa al Brigante, pizzeria e trattoria gestita dal talentuoso Michele Leo. Materie prime eccellenti selezionate localmente compongono una cucina concreta e identitaria e sono alla base delle specialità realizzate con l’arte della pizza. I migliori peperoni cruschi della regione appena ammorbiditi, croccanti e saporiti, sono protagonisti degli antipasti lucani insieme alle tipiche olive fritte. E poi ci sono il caciocavallo podolico, i caprini, la ricotta, la salsiccia lucanica, la soppressata e la salsiccia pezzente. Un trionfo. Tra i primi, è ottima la Saracena: pasta al torchio con purea di fave e funghi cardoncelli. Nel menù delle pizze, leggere e perfettamente bilanciate nell’impasto a lunga lievitazione, ecco la Nonno, con fior di latte, salsiccia di suino nero biologico, pomodorini a ciliegina e peperone crusco. Da provare anche la Tre vie, con pancetta arrotolata e porcini. Dalla cantina, si segnalano la Malvasia della Basilicata e l’Aglianico del Vulture di Cantina di Venosa.

Michele Leo, maestro pizzaiolo

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A MILANO DA TOW-THE ODD WINE, DOVE CUCINA E CANTINA CREANO IL GUSTO

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re amici con un sogno in comune: aprire un locale dove proporre i piatti e i vini che apprezzano di più. Così Andrea Griffini, Andrea Zarra e Gabriele Di Filippo hanno scelto il vivace quartiere Cenisio, a Milano, per aprire Tow-The odd wine. Qui nulla è dato per scontato e anche il menù segue il medesimo fil rouge. Le porzioni potrebbero ricordare le tapas spagnole ma i piatti sono espressione di una cucina appassionata e di ottima mano, che esprime tecniche di cottura perfette e compone un godibile viaggio tra ingredienti italiani con frequenti digressioni asiatiche nelle salse e negli accostamenti. Il tutto grazie alla professionalità dello chef Filippo Abbattista e del suo secondo Andrea Ferrara. Da provare senza indugio i tacos di ricciola, dove l’involucro secco valorizza il sapore del pesce e della salsa guacamole. Sontuoso e saporito il polpo con cremose patate alla francese e maionese alla sriracha. Ghiotto il baccalà con erbette, pinoli, yuzu e soya. La sala è accogliente e con arredi di design. Una parete di bottiglie consente di avere un’idea concreta della carta dei vini creata da Griffini, coadiuvato in sala da Luiz Pimentel, tralasciando molti dei soliti noti per costruire una lista di grande piacevolezza enologica e altissima qualità. I dolci, tutti fatti in casa, sono in linea con la contemporanea bontà dei piatti. theoddwine.com Cena al Tow-The odd wine, Milano

AL CAMBIO: AUTENTICA CUCINA BOLOGNESE IN DOPPIOPETTO

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asagna classica in sfoglia verde a sette strati, una cotoletta alla bolognese iconica, tortellini in doppio brodo di carne e tagliatelle al ragù che dimostrano quanto il termine francese grande table vesta questo indirizzo come un abito sartoriale. In cucina lo chef Matteo Poggi, insieme a Gabriele Rastello, lavora con profondo rispetto della tradizione e passione contemporanea regalando agli ospiti un vero e proprio teorema: una formula precisa e magica al tempo stesso che regala ai piatti identità e concretezza, sapore e goduria. A guidare con professionalità e fantasia questo luogo c’è Piero Pompili, con le sue giacche doppiopetto, capace di creare ciò che si chiama il piacere della tavola grazie a piccole e grandi attenzioni e a un servizio impeccabile. La carta dei vini accompagna con sapiente geografia sia i grandi classici sia i piatti stagionali come La parte buona del bollito: lingua di manzo, salsa verde e maionese ai peperoni rossi. A curarla con talento e sapienza è Domenico De Nicco che ha selezionato, tra gli altri, ottimi Lambrusco metodo classico. Tra i dessert, impossibile non farsi conquistare dal Latte in piedi: eccellente dolce al cucchiaio della tradizione. ristorantealcambio.it

La lasagna del ristorante Al Cambio, Bologna 19


WHAT’S UP

VOGLIO

AMBIARE CAMBIARE CAMBIARE AMBIARE LE REGOLE REGOLE REGOLE REGOLE LA RAPPER BIGMAMA DEBUTTA AL FESTIVAL DI SANREMO CON LA CANZONE LA RABBIA NON TI BASTA di Gaspare Baglio

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a 23 anni, è nata in provincia di Avellino, a San Michele di Serino, ed è un talento. BigMama, al secolo Marianna Mammone, è una vera novità nel panorama musicale italiano. Non è un caso se nel 2022 il servizio di streaming musicale Spotify ha puntato su di lei come artista emergente facendola finire sui cartelloni newyorchesi di Times Square. Paladina della body positivity, col primo disco Next big thing ha dimostrato quanto vale. Dal 6 febbraio farà vedere di che pasta è fatta pure al Festival di Sanremo, dove gareggia col brano La rabbia non ti basta. Quale messaggio porterai all’Ariston? Il mio corpo, la mia persona e il fatto di essere donna sono tutti messaggi. Ho qualcosa da dire, ma ancora non lo svelo. Parlerò di tematiche che mi stanno a cuore. Come pensi di essere percepita artisticamente? Molte persone legano la mia immagine a una categoria, una minoranza. Invece parlo a tutti. Mi faccio carico di tante incombenze per far comprendere a chi mi ascolta quanto vale. La mia vocazione è trasformare il mondo in un posto migliore, oltre i pregiudizi. Quando è iniziata questa vocazione? A 13 anni, nel momento in cui non ero più capace di contenere le energie negative che mi sono state riversate addosso. Il bullismo nei miei confronti è stato molto aggressivo e a un certo punto, arrivata all’apice, dovevo decidere se scoppiare o sfogarmi. Così ho cominciato a scrivere. La prima canzone, Charlotte, l’ho composta nel 2013, ma l’ho fatta uscire solo tre anni dopo perché mi vergognavo. Come hai trovato il coraggio di esporti? Ho mandato il pezzo a un’amica che l’ha trovato forte, l’ha

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fatto girare e si è creato il passaparola. Poi un giorno sento suonare alla porta e c’è una ragazza: ama il brano, ma non lo trova sulle piattaforme streaming. Le spiego che non l’ho divulgato e lei, piangendo, mi abbraccia pregandomi di pubblicarlo: mi confessa di aver finalmente trovato qualcuno in grado di capirla. Così ho scelto di diffondere la canzone. Era il 1° settembre 2016 e quel giorno nasceva il progetto BigMama. Mamma e papà come l’hanno presa? In casa non si ascoltava musica, solo mia mamma sentiva, ogni tanto, il gruppo inglese Culture Club. Quando ho espresso la volontà di diventare una rapper i miei dicevano: «Tu studia, poi si vede. Quello è un hobby». Addirittura, invece di segnarmi al corso di pianoforte che desideravo seguire, mi iscrissero a quello di informatica. Ma è normale che una famiglia modesta – soprattutto al Sud – volesse vedere la figlia sistemata. Ora sono completamente indipendente e mia madre piange sempre: sa da dove vengo, che mi sono costruita da sola. Mio padre, invece, è nella fase in cui si sente famoso perché gli amici lo fermano per complimentarsi. Quindi chi è BigMama? Un’artista che porta un grande peso sulle spalle, desidera comunicare molto, ma non tutti vogliono capire il messaggio che intende veicolare. Mi sento come una martire, ma è giusto esserlo per cambiare le regole. Se BigMama incontrasse Marianna, la 13enne bullizzata che ha tanta voglia di esprimersi, cosa le direbbe? Di crederci sempre e pensare che da adulta farà grandi cose. bigmamaalmic


© Walter Coppola

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Foto © Fabrizio Cestari Styling Valeria Palombo, grooming Emanuela Di Giammarco

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TALENTO SENZA VERGOGNA

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IL 2024 INIZIA ALLA GRANDE PER PIERPAOLO SPOLLON, TRA IL RITORNO DI DOC E LA NUOVA AVVENTURA DI KARAOKE NIGHT di Gaspare Baglio

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uno dei volti televisivi più amati. Lo abbiamo visto in quasi tutte le fiction targate Rai1, da Che Dio ci aiuti a Blanca, fino a Doc - Nelle tue mani che dall’11 gennaio torna sulla rete ammiraglia di viale Mazzini. Ma Pierpaolo Spollon, uragano di simpatia e talento, spopola anche sulle piattaforme di streaming. Dopo Odio il Natale, su Netflix, da gennaio è su Prime Video in versione canterina nel nuovissimo Karaoke Night-Talenti senza vergogna. Cominciamo da Doc - Nelle tue mani: cosa ci dobbiamo aspettare dal medico Riccardo Bonvegna, il personaggio che interpreti? È appena uscito da una forte crisi: ha perso la compagna e lasciato l’ospedale. Ma poi ci ripensa. Una delle prime battute, infatti, è: «Sono tornato, ma solo perché mi hanno detto che il nuovo primario è un disastro». Quando una persona soffre tanto e conosce un lato oscuro della vita, poi ha paura che quell’ombra possa seguirlo ovunque. Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto una fiction di tanto successo? Mi ha fatto conoscere al grande pubblico, regalandomi amicizie meravigliose e l’esplorazione di un ruolo complesso. Ma mi ha tolto tante energie, infatti è arrivato il momento di ricaricarsi. Qualche novità per gli affezionati? Il vuoto lasciato da attori che non ci sono più viene colmato ampiamente da nuovi ingressi di estremo talento e umanità: Elisa Wong, Laura Cravedi e Giacomo Giorgio. Chi sceglie il cast di Doc non sbaglia un colpo. Arriviamo a Karaoke night - Talenti senza vergogna, su Prime Video… Il format si basa su una forma di intrattenimento musicale che tutti conoscono. Si va assieme a intonare brani davanti al pubblico per superare il proprio imbarazzo e quello degli altri che si riflette su di noi. Ci si diverte cantando di cuore, in maniera stonata. Non conoscevo gli altri protagonisti, ma abbiamo trovato un grande feeling. E poi ho una legge mia: se una cosa fa ridere e mi fa stare bene la devo fare, non importa la reazione della gente. Parliamo di viaggi. Quello che ricordi con maggior piacere? Tutti gli Interrail: sai quando parti e quando torni ma non puoi prevedere quello che succederà in mezzo. Il più bello è stato il viaggio in treno che mi ha portato a Barcellona e poi alla scoperta di tutta la Spagna. Alcune mete le ho visitate anche due volte. Praticamente ero diventato un capostazione, come mio nonno, tra l’altro. Buoni propositi per il 2024? Uno solo, rimasto inascoltato da 35 anni: iscrivermi in palestra, ma soprattutto frequentarla. pierpaolospollon

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© Tommaso Biagetti

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Speciale Eventi Trenitalia pag. 114

L’UNIONE

FA LA FORZA DOPO IL DISCO IN TANDEM LOVEBARS, L’11 GENNAIO COEZ E FRAH QUINTALE PARTONO PER UNA SERIE DI LIVE IMPERDIBILI di Gaspare Baglio

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no è di Roma, l’altro è di Brescia (anche se vive a Milano). Se è vero l’assunto che l’unione fa la forza, Coez e Frah Quintale ne sono i paladini. «Non si vince da soli, ma ci si allea», cantano i due artisti in Alta marea, il tormentone che ha spopolato nell’ultima estate. Poi è uscito il disco in tandem Lovebars. E ora il tour in coppia: prima tappa a Mantova l’11 gennaio, poi Bologna (13), Napoli (19), Catania (20), Roma (26 e 27), Milano (29), con gran finale a Firenze il 1 febbraio. Cosa porterete sul palco? [C] A livello tecnico stiamo sperimentando un nuovo impianto, finora usato in Italia solo da Ennio Morricone. Avremo cinque cluster di casse ai quali possiamo assegnare rispettivamente uno strumento diverso e i cori. Chi ascolta ne beneficerà. Siamo gasati perché potrebbe essere una vera rivoluzione per i concerti: il suono sarà più pulito, chiaro e avvolgente. [F] Siamo contenti perché abbiamo tante date nei palazzetti. Canteremo i nostri grandi classici e ci sarà una bella alternanza on stage. Cos’altro ci dobbiamo aspettare? [C] A livello visivo è tutta un’altra faccenda. Ci sarà un mash up delle due band: un pezzo del mio gruppo e tutta la formazione di Frah. Non mancheranno i megaschermi e ci divertiremo con la regia e le telecamere presenti sul palco. Cercheremo di amalgamarci il più possibile, come nel disco. A questo proposito, come è nata l’idea dell’album Lovebars? [C] La proposta è partita da me: abbiamo girato

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con Frah una versione della sua hit Nei treni la notte e, rivedendoci in video, ho pensato potesse essere figo fare qualcosa insieme. [F] Il processo è stato lungo, però. Come mai? [F] La mia testa era sul disco da solista, anche se avevo bisogno di cambiare aria. L’idea di Coez è arrivata al momento giusto. Per me è stata una rinascita, ha tracciato un profilo nuovo. E ora? [F] Volevo fermarmi fino a marzo, ma poi sono entrato in studio con un paio di progetti in mano. Prima, però, desidero chiudere il ciclo con Coez. [C] Io avevo intenzione di partire subito col nuovo album, ma penso di prendere una lunga pausa. Quindi venite a questo tour, perché poi non mi vedrete in giro per un po’ (ride, ndr). Se vi dico Sanremo? [C] Ho provato qualche anno fa con il brano La musica non c’è, ma l’hanno respinto. Il festival non è nei programmi, per ora. [F] Sanremo è il coronamento di un sogno per tanti, ma per me sono i dischi i veri tasselli che compongono i miei obiettivi, la ricerca musicale ed estetica. Il viaggio nella vostra vita? [C] Per questo lavoro abbiamo passato tanto tempo in treno. E il disco è stato possibile anche grazie a questo. [F] Un mio pezzo è Nei treni la notte, ma per fare il disco li abbiamo presi anche di giorno. (ride, ndr). frah_quintale coezofficial 25


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NE RESTERÀ SOLTANTO

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CIRO PRIELLO E FABIO BALSAMO SONO AL TIMONE DI THE FLOOR, IL NUOVO QUIZ SHOW DI RAI2 di Gaspare Baglio

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ento concorrenti per altrettante categorie, un campo da gioco gigante e solo 45 secondi per vincere o tornare a casa. Ecco il meccanismo di The Floor, il nuovo quiz show di Rai2 che promette scintille e un ritmo al fulmicotone. Il format di prima serata vede al timone due star nate dal web, ma capaci di essere credibili anche fuori dalla rete: Ciro Priello e Fabio Balsamo, della factory artistica The Jackal. Ciro, in Italia non si era mai visto un gioco come questo. Come funziona? [C] Avremo cento concorrenti, ognuno dei quali specializzato in una materia, che si sfideranno fra loro. I duelli verranno scelti in maniera random dal pavimento, the floor, appunto. L’obiettivo è conquistare tutte le caselle per portarsi a casa 100mila euro. È tutto molto divertente. Fabio, tu di cosa ti occuperai? [F] Tirerò fuori alcune curiosità sulle varie tematiche del gioco e sui concorrenti. Oltre alla preparazione, sono stati valutati profili con personalità interessanti e hobby particolari. Abbiamo aggiunto una componente divertente che il format originale non prevedeva. Io sarò il tuttologo che risponderà a domande tipo: «Perché la scatola nera non è nera?». O sciorinerò curiosità come quella della pizza che va tagliata col coltello al contrario e non con la parte seghettata, perché porterebbe via tutti gli ingredienti dalla base. Siete nati dal web che ha una fruizione on demand. Come scegliete i programmi da condurre sulla tv generalista? [C] Fabio viene dal teatro classico e io dalla danza. Scegliamo i progetti cercando di capire quanto possono essere sfidanti. Ogni volta che ci leghiamo a un media, studiamo per rendere al meglio la nostra performance. [F] Pensiamo anche a come farlo nostro. In questo programma, per esempio, Ciro ha scritto la sigla e creato la coreografia correlata per omaggiare la tv degli anni ‘90

che tanto ci piace. Cosa guardavate in quel periodo? [C] I programmi di Paolo Bonolis e Luca Laurenti. Varietà che prevedevano sempre un momento dedicato al corpo di ballo. [F] E poi apprezzavamo le paillette di Raffaella Carrà, la spontaneità di Lorella Cuccarini e Marco Columbro e la delicatezza umana di Alberto Castagna in Stranamore, format che un giorno mi piacerebbe riportare in tv. Quali altri programmi vi piacerebbe fare? [C] Amo i varietà: sarebbe bello farne uno scritto e diretto dai The Jackal. [F] Ovviamente, punto al Festival di Sanremo. Ma io non voglio solo condurlo: voglio anche il potere di farlo fallire (ride, ndr). [C] Va bene sognare, ma un passo alla volta. Il viaggio della vita? [C] Quello che mi ha portato a conoscere mia figlia. Sono ancora in viaggio, in realtà. [F] In Francia, ad Avignone, dove ho passato 20 anni della mia vita a fare l’artista di strada. Ho perso 15 chili nelle prime tre settimane. Lì ho capito che sarei stato anche disposto a morire per quest’arte. E poi possiamo dire una cosa? Prego. [C] Noi viaggiamo solo in treno. [F] Perché abbiamo paura dell’aereo e siamo dei romantici. E se vi chiamano a fare un film a Hollywood? [F] Vengono loro. Ora girano tante pellicole in Italia: c’è stato Denzel Washington, c’è stato James Franco. Non possono fare pure un set per noi a Napoli? balsamo_fabio ciropriello _the_jackal 27


SIAMO TUTTI CONNESSI Voliamo verso più paesi di chiunque altro.

TÜRKİYE


UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura di Laura Iannello [collabora con l’Accademia Molly Bloom*]

STELLA MARIS

INTIMO E DURO, L’ULTIMO ROMANZO DI CORMAC MCCARTHY RACCONTA LA STORIA DI ALICIA, UNA VORACE MENTE MATEMATICA IN UN DIALOGO SERRATO COL SUO PSICHIATRA

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distanza di 16 anni dall’iconico romanzo La strada, pubblicato nel 2006 e vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa nel 2007, è uscito negli Stati Uniti Stella Maris di Cormac McCarthy, arrivato adesso in Italia. Un romanzo intimo e duro quello del titano della letteratura americana, scomparso a giugno del 2023, che prende il titolo dalla clinica psichiatrica Stella Maris nel Wisconsin. Qui la ventenne Alicia si ricovera volontariamente, non per farsi curare ma perché non ha «nessun altro posto dove andare». Verso gli psichiatri prova una profonda diffidenza. A loro rimprovera prima di tutto «la mancanza d’immaginazione». Alicia è una matematica con una grande passione per la musica, laureata a 16 anni e dottoranda esperta della teoria dei topoi, strumenti efficaci nel mettere in relazione tra loro teorie differenti: «Un altro universo. […] un posto da dove puoi voltarti a guardare il mondo dal nulla», dice. È un caso clinico difficile il suo: da una parte una mente vorace, un’intelligenza fuori dal comune, con un quoziente non testabile; dall’altra un’anima fragile e una sofferenza profonda. «Se non fosse diventata una matematica cosa le sarebbe piaciuto essere? Morta». Le diagnosi psichiatriche per Alicia sono state plurime – sociopatia, anoressia, autismo, schi-

zofrenia paranoide – e non risolutive. La situazione è grave, le cure difficili, soprattutto perché il desiderio di morire in lei è così intensamente radicato da eclissare qualsiasi forma di pensiero logico. Il racconto, che è quasi una pièce teatrale, è scritto interamente sotto forma di dialogo tra la protagonista e il dottor Cohen, il medico che la prende in carico. Sebbene Alicia non creda nelle parole – «L’intelligenza sono i numeri [...]. Le parole sono cose inventate» – dal corpo a corpo verbale col dottore emergono gradualmente frammenti e figure del passato: il fratello Bobby ricoverato in un ospedale italiano, il padre scienziato coinvolto nella creazione della bomba atomica o i personaggi «presumibilmente inesistenti» che la visitano fin da bambina. Le conversazioni toccano temi altissimi, dalla filosofia all’epistemologia, dalla meccanica quantistica alla teoria musicale. Durante i colloqui vengono citati, con la familiarità con cui si parla di care conoscenze, il matematico Alexander Grothendieck, i filosofi Ludwig Wittgenstein e Arthur Schopenhauer, il fisico Richard Feynman e una variegata schiera di altri celebri pensatori. Ed è addentrandosi nei meandri di concetti matematici, filosofici, musicali che Alicia riesce a creare un varco fugace, una parvenza di contatto umano, e a spingersi

fino a rivelare un segreto indicibile. La scrittura di McCarthy è tesa, profonda, dolorosa: pochi gli spiragli di luce. Il romanzo, uscito insieme al penultimo libro dello scrittore americano, Il passeggero, di cui riprende le vicende e i personaggi e con cui compone un dittico ideale, segna il canto del cigno di un autore straordinario, la cui fiamma continuerà a brillare nel tempo.

Einaudi, pp. 200 € 18,50

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UN TRENO DI LIBRI

BRANI TRATTI DA STELLA MARIS Il mondo Vuole davvero entrare nel merito? Non so bene nel merito di cosa. Che a questo mondo la gioia scarseggi non è solo un punto di vista. Ogni gesto benevolo è sospetto. Finché non capisci che il mondo non ha in mente te. Né ti ci ha mai avuto. La gente perlopiù riesce a trascorrere i giorni che le sono stati assegnati in qualcosa che non sia uno stato di disperazione. Sì. Loro ci riescono. Se dovesse dire qualcosa di definitivo sul mondo in una sola frase cosa sarebbe? Sarebbe questo: Il mondo non ha creato un solo essere vivente che non intenda distruggere. Suppongo sia vero. Ma quindi? È tutto qui quel che il mondo ha in mente? Se il mondo ha una mente allora è anche peggio di quello che pensavamo. [...] Stella Maris Si sente al suo posto qui? Alla Stella Maris? No. Ma questo non risponde alla domanda. L’unica entità sociale di cui io abbia mai fatto parte era il mondo della matematica. Ho sempre saputo che il mio posto era quello. Credevo addirittura che avesse precedenza sull’universo. E lo credo ancora. Precedenza sull’universo. Sì.

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Non si sta divertendo con me. Non molto. Intendevo nel senso di prendermi in giro. So in che senso intendeva. Forse mi stupisce solo che possa sentirsi a casa in una struttura psichiatrica. Non so se sia questione di essere a casa. Forse è solo questione di approfittare della libertà d’azione accordata ai matti. [...] Il violino Io e mio fratello avevamo ereditato del denaro dalla nostra nonna paterna. Quando lui mi ha dato la mia parte non c’era qualcosa che volessi in particolare. Così ho comprato quell’Amati abbastanza straordinario. Conoscevo lo strumento. L’avevo visto in due libri e naturalmente nel catalogo di Christie’s. L’ultima volta che l’avevano venduto era il 1863 e mi sono detta che non sarebbe tornato sul mercato a breve. Un violino. Sì. Quanto costano i violini di cui stiamo parlando? Io l’ho pagato un pochino di più di duecentomila dollari. Però. Quanti soldi aveva ereditato? La mia parte era qualcosa di più di mezzo milione di dollari. Ho pensato che il violino fosse una buona idea. Anche se certo, lasciarlo nella mia camera mi preoccupava. Di norma lo tenevo sotto il cuscino. Per un po’ ho addirittura tenuto i soldi in una scatola da scarpe nell’armadio. Era denaro in contanti? Sì. Quando mio fratello l’ha scoperto mi ha obbligata ad affit-


Un assaggio di lettura Perché piangeva? Perché piange? Mi scusi. Per più motivi di quanti potrei dirle. Ricordo di aver asciugato le lacrime dal legno di abete e di aver messo da parte l’Amati e di essere andata in bagno a sciacquarmi la faccia. Ma il pianto è tornato. Continuavo a pensare al verso: Che capolavoro è l’uomo. Non riuscivo a smettere di piangere. E ricordo di aver detto: Cosa siamo? Seduta lì sul letto con l’Amati tra le mani, talmente bello da sembrare irreale. Era la cosa più bella che avessi mai visto e non riuscivo a capire come una simile cosa fosse anche solo possibile. Vuole fermarsi? Sì. Mi scusi. [...] Il padre, il fratello Io posso solo dirle che mi piacciono i numeri. Mi piacciono le loro forme e i loro colori e gli odori e il sapore che hanno. E non mi piace credere alla gente sulla parola. Alla fine durante gli ultimi mesi della malattia di mia madre, mio padre con noi ci è stato. Aveva uno studio nell’affumicatoio sul retro. Aveva fatto un grande buco quadrato nel muro e ci aveva montato una finestra così da poter guardar fuori i campi e il torrente più in là. La sua scrivania era una porta di legno poggiata su due cavalletti e c’era un vecchio divano di pelle imbottito di crine di cavallo. Era tutto incartapecorito e crepato con i crini di cavallo che fuoriuscivano ma lui ci ha buttato sopra una coperta. Un giorno sono entrata e mi sono seduta alla sua scrivania e ho guardato il problema a cui stava lavorando. Sapevo già qualcosa di matematica. Più che qualcosa, in realtà. Ho cercato di decifrare gli appunti ma era difficile. Adoravo le

© JulMay/AdobeStock

tare una cassetta di sicurezza. Non ha pensato di investirlo? Erano soldi ereditati e non dovevamo pagarci nessuna tassa. Ma non potevamo dimostrarlo. Erano sotterrati nella cantina di mia nonna. È stata lei a dirci dov’erano e che erano destinati a noi. Ma naturalmente non risultavano su nessun documento. Aveva sotterrato i soldi in cantina. Ci aveva pensato nostro nonno. Erano monete d’oro da venti dollari. Impilate in segmenti di tubo di piombo. Questa storia sta prendendo una piega piuttosto curiosa. La gente fa cose curiose. [...] Quando sono arrivata a casa mi sono seduta sul letto con la custodia sulle gambe e l’ho aperta. L’odore di un violino vecchio di trecento anni non assomiglia a nessun altro. Ho pizzicato le corde ed era sorprendentemente intimo. L’ho tolto dalla custodia e mi sono messa ad accordarlo. Mi chiedevo dove gli italiani fossero andati a prendere del legno d’ebano. Per i bischeri. E per la tastiera, naturalmente. La cordiera. Ho tirato fuori l’archetto. Fabbricato in Germania. Splendidi intarsi d’avorio. L’ho teso e poi ho semplicemente iniziato a suonare la Ciaccona di Bach. In re minore? Non ricordo. Un brano così crudo, tormentoso. L’aveva composto per sua moglie, morta mentre lui era lontano. Ma non sono riuscita ad arrivare in fondo. Come mai? Perché mi sono messa a piangere. Mi sono messa a piangere e non riuscivo a fermarmi.

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Un assaggio di lettura

© Tryfonov/AdobeStock

UN TRENO DI LIBRI

equazioni. Adoravo i sigma maiuscoli delle sommatorie. Adoravo la narrazione che veniva sviluppata. È arrivato mio padre e mi ha trovata lì e ho pensato che ero nei guai e sono scattata in piedi ma lui mi ha presa per mano e mi ha riportata alla sedia e mi ha fatta sedere e ha riesaminato il problema con me. Le sue spiegazioni erano chiare. Semplici. Ma non solo. Erano piene di metafore. Ha disegnato un paio di diagrammi di Feynman e io ho pensato che erano abbastanza fichi. Mappavano il mondo delle particelle subatomiche che mio padre stava cercando di spiegare. Le collisioni. I cammini pesati. Ho capito – capito davvero – che le equazioni non erano un’ipotesi della forma la cui vita era relegata nei simboli che le descrivevano sulla pagina ma che erano lì davanti ai miei occhi. A tutti gli effetti. Erano negli appunti, nell’inchiostro, dentro di me. Nell’universo. La loro invisibilità non avrebbe mai potuto confutare né loro né la loro esistenza. O la loro età. Che era l’età della realtà stessa. Che a sua volta era ed era sempre stata invisibile. Non ha mai mollato la mia mano. Sta bene? Sì. Mi scusi. Vuole un’altra sigaretta? No. Non mi piacciono nemmeno. Fermiamoci. Va bene. Posso chiederle una cosa? Certo. Solo qualche ricordo di suo fratello. Mio fratello. Sì. Oddio. Va bene. La casa al mare nella Carolina del Nord. Quando mi sono alzata la mattina e sono andata in camera sua lui era già uscito e io ho preparato un thermos di tè e sono scesa in spiaggia al buio e lui era lì seduto sulla sabbia e abbiamo bevuto il tè aspettando il sole. Attraverso gli occhiali scuri l’abbiamo guardato salire rosso e grondante dal mare.

La sera prima avevamo camminato sulla spiaggia e c’erano una luna e una finta luna che attraversavano gli anelli luminosi e noi avevamo ragionato del paraselenio e io avevo detto che parlare di cose composte di sola luce quali sono quelle descrivendole come problematiche o magari viste se non addirittura conosciute in modo distorto o come cose di discutibile realtà mi era sempre sembrato un po’ un tradimento. Lui mi aveva guardata e aveva detto tradimento? E io avevo detto sì. Cose composte di luce. Bisognose della nostra protezione. Poi la mattina ci siamo seduti sulla sabbia a bere il nostro tè e a guardar spuntare il sole. [...] La matematica Qualcuno una volta ha detto che la materia prima dell’arte è il dolore. Vale anche per la musica? Non lo so. Non ho mai composto musica. Ma direi che potrebbe. E la matematica? La matematica è tutto sudore e fatica. Magari fosse romantica. Non lo è. Nei momenti peggiori ti arrivano dei suggerimenti uditivi. Difficile tenere il passo. Non osi dormire e se anche sei in piedi da due giorni pazienza. Ti ritrovi a prendere una decisione solo per trovarne altre due in attesa e poi quattro e poi otto. Devi importi di fermarti e tornare indietro. Ricominciare. Non insegui la bellezza, insegui la semplicità. La bellezza viene dopo. Dopo che ti sei ridotto un rottame. Ne vale la pena? Come nient’altro al mondo. [...]

*ACCADEMIA MOLLY BLOOM La nostra rubrica Un treno di libri è a cura di Molly Bloom, l’accademia fondata a Roma da Leonardo Colombati ed Emanuele Trevi, che riunisce alcuni dei migliori scrittori, registi, sceneggiatori, musicisti e giornalisti del Paese. Con un unico fine: insegnare la scrittura creativa per applicarla ai campi della letteratura, della musica, dello spettacolo, dei media e del business. mollybloom.it 32



SPRING SUMMER 2024

Italy · France · UK · Belgium · Spain · UAE · Malta · Morocco M o n t e n e g r o · E g y p t · G e o r g i a · J o r d a n · S e r b i a · I r e l a n d · Tu n i s i a Azerbaijan · Croatia · Poland · Hungary · Slovenia · Latvia


Lo scaffale della Freccia a cura di Gaspare Baglio e Sandra Gesualdi

PERDERSI Annie Ernaux L’orma, pp. 252 € 21 Le confessioni di una donna scritte con l’intensità della cronaca intima. La protagonista affida alle pagine di un diario la passione totale e incondizionata che sta vivendo per un uomo, un diplomatico sovietico distaccato a Parigi col quale ha iniziato una relazione. L’autrice francese, Premio Nobel per la letteratura 2022, torna in libreria con una storia tutta al femminile che racconta senza filtri un amore che attraversa ogni sentire: palpitazioni, erotismo, nostalgia, ossessione.

GRANDE MERAVIGLIA Viola Ardone Einaudi, pp. 358 € 18 Con una scrittura melodiosa, l’autrice racconta la storia di Elba, che ha ricevuto il suo nome da un fiume, e del suo mondo abitato da bizzarri personaggi: i medici Colavolpe e Lampadina, l’infermiera Gillette e Nana la cana. L’universo di Elba, in realtà, è un manicomio dove ha abitato prima con la madre, poi sola coi suoi malanni. Fino all’incontro con il professor Meraviglia, che la porta via da lì salvandola e amandola come solo i padri sanno fare.

Baldo Meo

G.P.

€ 15,00

CUCINA VEGETALE CHE SPACCA Annalisa Chessa Gribaudo, pp. 224 € 16,90 La creator digitale conosciuta come Little Vegan Witch ha uno scopo nella vita: veganizzare il mondo. Già, perché al giorno d’oggi è davvero semplice passare a una cucina cruelty free e a uno stile di vita sostenibile senza abbandonare il gusto. Ecco, quindi, ricette golosissime e grandi classici della tradizione rivisitati in chiave vegetale. Difficoltà? Nessuna. Bisogna solo avere la voglia di provare a declinare in modo più etico la propria dieta.

PARERI SUL MONDO OSCURO

PARERI SUL MONDO OSCURO

Oracolare e disarmato, misterioso eppure limpido nelle immagini che lo compongono, questo nuovo libro di Baldo Meo si muove in un «mondo oscuro», ma gremito di simboli, che aspettano – come leggiamo fin dall’esordio del libro – di essere rivelati. Meo sa entrare nell’ordine frammentario della vita con parole ultime, che sfidano l’inerzia dei pensieri, il silenzio opaco delle cose: figure di un tempo dissestato e impervio, che sembrano provenire «da un Himalaya ancestrale», in bilico tra passato e futuro, capaci di captare i segnali del silenzio, di aprirsi alla fiamma di una visione. Ci sono schegge che fanno pensare ai poetisciamani dell’antica grecità presocratica, ma con la mediazione e la complessità di tutta la mistica e la teologia cristiana, che s’inframmezza tra l’arcaico e il contemporaneo come un’erma bifronte di rivelazioni e di enigmi. Eppure, in questo libro di mani sospese «tra memoria e destino», di «risposte / senza domande», di case sconvolte dal vento, di crateri, abissi, sull’orlo di «immensi disastri», non manca l’invito a raccogliersi in se stessi, nell’intensità semplice e protetta del proprio vissuto: «In attesa che il male si distacchi dal bene / coltiviamo le nostre piante, incontriamo i nostri amici, / ripariamoci dalla pioggia fitta che annulla i contorni».

Baldo Meo

mito dello scudo caduto dal cielo e custodito dai sacerdoti Salii. Numa ne fece fare undici simili, perché la ninfa Egeria gli aveva predetto che dalla conservazione dell’ancile dipendeva quello dell’intera comunità. Anche la poesia va custodita, e in qualche modo celata, come una forma preziosa dell’animo umano che rischia ogni volta di essere contraffatta, dilapidata in mille forme effimere, inautentiche. Perché in questo la parola della poesia si distingue dalle parole di tutti i giorni, così in apparenza eguali, eppure così diverse: per la sua intransigenza, la sua severa necessità, la sua spoglia determinazione a restare al centro della nostra vita, nel punto in cui qualcosa di essenziale e di decisivo si va annunciando. (Giancarlo Pontiggia)

SIAMO SEMPRE UNA FAMIGLIA? Simone Bruno San Paolo, pp. 80 € 8 Cos’è la famiglia? Quanto e come è importante nella vita delle persone? Domande all’apparenza semplici capaci di stimolare una riflessione approfondita su quel primo tassello della società che ne rappresenta cambiamenti e prospettive, relazioni e sentimenti. Convivenze, nuove unioni, nuclei allargati: la famiglia e i suoi lessici sottointesi non sono un bene scontato ma presuppongono un lavoro di comprensione e accettazione.

FELICITÀ® Will Ferguson Accento, pp. 400 € 18 Edwin è l’editor di una casa editrice sommerso di lavoro. Disperato, durante una riunione di redazione propone un libro assurdo, convinto non venga minimamente preso in considerazione. Invece Quello che ho imparato sulla montagna non solo viene accolto, ma si trasforma in un bestseller globale con conseguenze catastrofiche. La tagliente e brutale satira di Ferguson sul mondo dell’editoria torna sugli scaffali a 20 anni dalla prima pubblicazione.

puntoacapo

Di cosa ha veramente bisogno la poesia? Credo che l’unica risposta possibile sia: l’onestà intellettuale. Di chi scrive, innanzi tutto, al quale vorremmo chiedere una parola forte, che abbracci la complessità del mondo. E di chi legge, che non è mai una figura subalterna o passiva, ma una presenza attiva. Due solitudini, quella dell’autore e quella del lettore, che si confrontano, dialogano, a volte confliggono, e che proprio nella solitudine della pagina maturano pensieri vasti, generano uno spazio condiviso. Per questo ogni gesto di poesia è un gesto di civiltà, un’opera di resistenza e di passione contro ogni forma di conformismo, di aridità del cuore e della mente. La poesia esige lettori speciali, consapevoli di esserlo, fieri di esserlo. A questi lettori si rivolge questa collana, il cui nome evoca il

PARERI SUL MONDO OSCURO Baldo Meo Puntoacapo, pp. 80 € 15 Nella postfazione, lo scrittore e aforista Giuseppe Pontiggia definisce questo libro di poesie «oracolare e disarmato, misterioso eppure limpido nelle immagini che lo compongono». Attraverso le varie sezioni dell’opera, Baldo Meo parla della precarietà della condizione umana che prende forma e si mescola arditamente con la linfa della natura. Dentro ci sono i miti greci, il mondo animale e i legami affettivi, uniti insieme dalla fertile capacità dell’autore di intersecare piani diversi, vita quotidiana e spirito aulico.

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UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura ragazzi di Alex A. D’Orso - an.dorso@fsitaliane.it

LE CITTÀ DEL LIBRO NEL RACCONTO DI BODOUR AL QASIMI UN RITRATTO DEI CENTRI PREMIATI DALL’UNESCO PER IL LORO IMPEGNO NELLA PROMOZIONE DELLA LETTURA COME STRUMENTO DI CRESCITA E CONOSCENZA

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mmagina una città diversa da tutte le altre. Una città con un cuore che batte come nessun altro cuore». Si apre con un invito questo volume con testo bilingue, in italiano e arabo, che racconta i luoghi a cui l’Unesco ha assegnato il titolo di Capitale mondiale del libro. Un riconoscimento ottenuto grazie alla qualità delle attività organizzate per favorire la diffusione delle pubblicazioni e incoraggiare la lettura. Ma come sono fatte queste speciali città? L’autrice le descrive come posti in cui la gente non ti chiede «come stai?» ma «cosa leggi?», dove ogni angolo nasconde una biblioteca e si raccontano storie ovunque: sulle panchine dei parchi, in spiaggia, nei centri commerciali e nei musei. I centri a cui è stato assegnato il titolo sono tanti e tutti diversi per caratteristiche e conformazione – da Beirut ad Amsterdam, da Torino a Buenos Aires – eppure hanno in comune una cosa: tra le loro strade si sono formate generazioni di lettrici e lettori, pensatori e pensatrici in grado di inventare il futuro. Perché la lettura è un binocolo su posti lontani, uno strumento in grado di

Un’illustrazione di Denise Damanti tratta da Le città del libro

avvicinare persone con abitudini e storie di vita differenti, uno stimolo a immaginare, partendo dal confronto, una personale idea di felicità. E se un libro accorcia sempre le distanze, questo volume in particolare rappresenta un ponte tra le culture del Mediterraneo perché frutto di una collaborazione tra una casa editrice italiana e Kalimat, attiva negli Emirati Arabi Uniti. Dal connubio è nata una collana che comprende diverse pubblicazioni pensate per arrivare in contesti internazionali e conquistare classi multietniche. I testi in lingua doppia consentono infatti ai bambini stranieri di ritrovare parole e immaginari familiari e, allo stesso tempo, rappresentano una possibilità per gli studenti italofoni di entrare in contatto con storie di terre lontane, biografie di personaggi illustri e idiomi che sono testimoni di una storia antichissima.

Gallucci, pp. 52 € 14,50 (da 4 anni)

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UN TRENO DI LIBRI

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Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti

PAPÀ, GUARDA IL MIO DIPINTO!

LO SCRIGNO DI ZIO PAPERONE

MARA & ALF

Anaïs Brunet 24 Ore Cultura, pp. 32 € 19,90 (da 6 anni) Il protagonista di questo libro ama dipingere e trascorrere il tempo tra tele e pennelli. Quando consegna al suo papà uno dei quadri realizzati, i due si confrontano su dove appendere l’opera dentro casa. Una storia come tante, se non fosse che il bambino si chiama Michel e suo papà è il famoso artista impressionista Claude Monet. Un tenero ritratto del rapporto tra padre e figlio che consente di immergersi tra i colori e le atmosfere dei dipinti del pittore francese. A.A.D.

AA. VV. Panini, pp. 32 € 44,50 (da 8 anni) L’intraprendente arcimiliardario Paperon de’ Paperoni è uno dei personaggi Disney più noti. Questo box di legno lo celebra con memorabilia a prova di fan: un’esclusiva litografia disegnata da Andrea Freccero, il volume I diari di Paperone del cartoonist Kari Korhonen (con due storie inedite in Italia) e una riproduzione da collezione della leggendaria moneta Numero Uno. Una chicca per gli amanti dello zio di Paperino. G.B.

Valeria Conti, illustrazioni Francesca Carabelli Notes edizioni, pp. 80 € 11,50 (da 7 anni) Mara vive da qualche mese con la mamma e la nonna, dopo che il papà si è trasferito in una nuova casa. Un giorno, all’uscita del supermercato, incontra Alf, un grosso cane un po’ vecchiotto, con gli occhi buoni e intelligenti. In poco tempo, l’animale diventa parte della famiglia e un punto di riferimento nella vita della ragazzina: la aiuta nei rapporti con i nuovi compagni di classe, le fa trovare un amico e, dopo un’avventurosa traversata della città, la guida verso l’abbraccio del suo papà. A.A.D.

TRENI

IL FAVOLOSO MONDO DELLE PIANTE

CERCA CERCHI

Alastair Steele, illustrazioni Ryo Takemasa Edizioni Clichy, pp. 64 € 25 (da 6 anni) Dalle prime locomotive a vapore fino ai moderni convogli ad alta velocità, questo albo ripercorre la storia di quello che oggi è considerato il mezzo green per eccellenza. Sfogliandolo, si incontrano vetture come il famoso Flying Scotsman, che andava da Londra a Endimburgo, l’iconico Orient Express con le sue lussuose carrozze e la ferrovia himalayana del Darjeeling. C’è spazio anche per una riflessione sul valore del viaggio su rotaia, un tempo privilegio per pochi, ora sogno alla portata di tutti. A.A.D.

Stefano Mancuso, illustrazioni Philip Giordano Aboca Edizioni, pp. 48 € 20 (da 6 anni) Le piante sono il polmone della Terra e anche se non parlano raccontano storie incredibili: ci sono alberi più vecchi delle piramidi, mondi sotterranei da esplorare, fiori che si travestono da vespe, supereroi senza cuore e senza cervello, pozioni per catturare la luce. Questo libro le raccoglie per le lettrici e i lettori più attenti che, in punta di piedi, vogliono entrare nel mondo vegetale e lasciarsi travolgere dai suoi colori e dalla sua magia.

Chiara Carminati, illustrazioni Massimiliano Tappari Lapis edizioni, pp. 32 € 12,50 (da 3 anni) Nella vita di tutti i giorni siamo circondati da oggetti a forma di cerchio: biscotti, bussole, ombrelli, ognuno con la propria funzione. Questo piccolo libro ne riunisce alcuni e propone una serie di indovinelli per allenare l’occhio e la fantasia a riconoscerli. Siamo proprio sicuri, però, che ci sia un’unica soluzione a ogni domanda? Basta allargare lo sguardo – questo il vero divertimento – e scegliere un’altra prospettiva perché la realtà si arricchisca di nuove risposte.



© Chiara Mirelli

INCONTRO

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’LS D ET’S AN DAN CE!

DALLA CONDUZIONE DI SANREMO CON AMADEUS ALL’ALBUM IN CUI REINTERPRETA LE SUE GRANDI HIT. SENZA DIMENTICARE IL TEATRO E L’IMPEGNO CON AMICI. PER LORELLA CUCCARINI SI APRE UN ANNO RICCO DI NOVITÀ

di Gaspare Baglio

gasparebaglio

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INCONTRO

L

a sua carriera è un viaggio scintillante che, da anni, fa sognare il pubblico italiano. Lorella Cuccarini continua a conquistare il cuore dei fan con tante novità capaci di rendere il 2024 davvero scoppiettante. Oltre a essere una delle prof più amate del talent show Amici di Maria De Filippi, su Canale 5, dal 6 al 10 febbraio divide con Amadeus il palco del 74esimo Festival di Sanremo, dove venerdì 8 sarà protagonista della serata delle cover. Non finisce qui: dopo i festeggiamenti per i 35 anni della hit La notte vola, la Lorella nazionale comincia le celebrazioni per i suoi 40 anni di carriera con la commedia musicale Aggiungi un posto a tavola, dal 10 marzo a Milano e dal 6 aprile a Roma. Raggiante più che mai anche durante la nostra chiacchierata. Sarai co-conduttrice a Sanremo.

Quando ti ha chiamata Amadeus? È successo dieci giorni prima dell’annuncio. Ho ricevuto un suo messaggio di sera, ma stavo cenando con la mia famiglia e avevo il telefono distante. Me ne sono accorta solo successivamente. Cosa c’era scritto? «Mi dici quando posso chiamarti?». Gli scrivo che può farlo anche subito. Ma mi risponde la mattina seguente perché stava già dormendo. Ci siamo sentiti e mi ha chiesto di condurre una serata del festival. E tu? Sono caduta dal pero: non me lo aspettavo. Gli ho chiesto di aspettare perché ho un contratto con un altro programma. Quando l’ho detto a Maria (De Filippi, ndr), era più contenta di me. Ti sei chiesta perché ha scelto te? Per il suo ultimo Sanremo Amadeus

Lorella Cuccarini nel video del brano La notte vola 35° Anniversary, un omaggio alla sua hit più famosa

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voleva accanto a sé gli amici, le persone con cui sta bene. Notizia che mi ha doppiamente emozionato: è una manifestazione di affetto e di stima reciproca. Ci conosciamo da molti anni, siamo affezionati e gli voglio molto bene. Torni alla conduzione della kermesse dopo 31 anni, quindi. Eh già, nel 1993 lo condussi con Pippo Baudo. A Sanremo ho partecipato in tutti i ruoli e per me rappresenta un pezzetto di casa. È un programma imprescindibile: fa parte della nostra tradizione, della cultura musicale italiana. È l’evento per eccellenza dal quale non ci si può esimere come spettatori. Prima che come professionista, infatti, lo vivo come spettatrice. Queste ultime edizioni sono state molto forti: le canzoni ci hanno accompagnato per tutto l’anno. È diventato un programma di tendenza. E infatti, a vedere il


© Chiara Mirelli © Chiara Mirelli

cast, sembrano tutti superospiti. Il brano della manifestazione che porti nel cuore? Sicuramente Un altro amore no, quello con cui ho gareggiato nel 1995, proponendomi al pubblico con un pezzo diverso che mi ha dato un sacco di soddisfazioni. Mi vengono in mente anche le bellissime E poi di Giorgia e Gente come noi di Spagna. Cosa ne pensi degli altri conduttori? Mi dispiace solo che non ci incontreremo. Marco Mengoni lo conosco dalla sua nascita artistica, me lo ricordo dopo la vittoria a X Factor. Partecipai a un suo live a Roma e ho un aneddoto divertente legato al musical Il pianeta proibito, che portai in scena qualche anno fa. Racconta un po’… Alla prima dello spettacolo, al Teatro agli Arcimboldi ci fu un disguido tecnico: andò in palla la macchina delle

Lorella Cuccarini a teatro nel musical Rapunzel

proiezioni. Il regista Luca Tommassini si scusò, chiamò Marco sul palco per intrattenere il pubblico e lui fece un mini concerto. Mi fa piacere che sia diventato una star. Torniamo agli altri presentatori… Con Fiorello abbiamo vissuto gli anni ‘80 e ‘90 a Mediaset e ci stimiamo molto. Teresa Mannino la trovo simpatica e bravissima. Giorgia la amo profondamente: come artista è ineguagliabile. E poi è simpaticissima, sono certa che questa cifra uscirà fuori a Sanremo. I tuoi figli come hanno reagito alla chiamata di Amadeus? Sono molto orgogliosi e contenti. È stato un regalo inaspettato. Penso che nella vita non ci sia nulla di dovuto. Ho lavorato sempre con grande passione

e responsabilità nei confronti del pubblico. Hai da poco festeggiato i 35 anni della mitica hit La notte vola e già cominci le celebrazioni per i 40 di carriera, che si concluderanno nel 2025. Che cos’hai in programma? Tanti progetti. Il primo è un album celebrativo, contenente 13 sigle e brani storici dal sound contemporaneo, curato dai producer più in voga della scena musicale italiana. Mi piace l’idea e la sfida di rielaborarli in chiave diversa. Il disco vanterà una serie di featuring illustri che verranno svelati man mano. Per ora non posso anticipare i nomi dei miei compagni di viaggio. In tv ti vedremo da qualche altra parte, oltre ad Amici? 43


© Andrea Ciucci a uso ufficio stampa Fascino Pgt

INCONTRO

Lorella Cuccarini con i professori del talent show Amici di Maria De Filippi

Io sto molto bene con Maria. Quest’anno erano arrivate altre proposte, ma le ho rifiutate perché mi piace molto questa famiglia e il ruolo che sto ricoprendo. Amo accompagnare questi giovani nel difficile mondo dello spettacolo. E trovo bellissima l’idea di trasferire la mia esperienza professionale e umana a ragazzi e ragazze che hanno l’età dei miei figli. Facciamo un passo indietro. Sei rimasta nell’immaginario collettivo grazie a programmi come Buona domenica, Paperissima, La notte vola, Odiens. Che clima si respirava in quegli anni a Mediaset? Era fighissimo. Uno spazio nuovo dove c’erano tanta energia, creatività e la voglia di stare al passo coi tempi. Quei format erano lo specchio di quello che stavamo vivendo. Non è un caso se ancora oggi li ricordiamo con nostalgia. Quegli anni non torneranno più, ma ce ne saranno altri. Si possono ancora fare programmi di quel tipo, basta avere voglia di sperimentare. Quindi il varietà è vivo e lotta insieme 44

a noi. Amici è un varietà a tutti gli effetti, in cui colpisce il fatto di vedere giovani con tanta voglia di fare, capaci di mettersi in mostra attraverso le proprie capacità. Forse i reality show hanno fatto il loro tempo? In quei programmi bisogna essere bravi a raccontarsi, ma a volte esce solo l’immagine che un concorrente vuole trasmettere all’esterno. La prima edizione del Grande Fratello mi piacque molto: era davvero un esperimento sociologico, i partecipanti non sapevano a cosa sarebbero andati incontro. Oggi c’è consapevolezza dei meccanismi e, dal mio punto di vista, è meno interessante. A teatro hai sbancato con Rapunzel, ma c’è un altro grande spettacolo in programma… A marzo sarò in scena con Aggiungi un posto a tavola. Per me è un sogno: si festeggiano i 50 anni della commedia musicale che ho avuto la fortuna di vedere al Teatro Sistina col primo

cast. Conoscevo tutte le canzoni a memoria e speravo, un giorno, di vestire i panni di Clementina. In questa edizione sarò invece Consolazione e mi dà una grande soddisfazione interpretare il ruolo che, prima di me, fu di Bice Valori. Spero di essere all’altezza. Se la Lorella di oggi incontrasse la ragazzina che faceva scuola di danza cosa le direbbe? Che sono molto fiera di lei. Ogni tanto penso a tutte le cose che ho fatto e davvero non avrei mai immaginato una simile ascesa. Vengo da una famiglia molto semplice che, quand’ero piccola, con grandi sacrifici, cercava di mettere insieme il pranzo con la cena. Pensavo che nulla di grande potesse succedere. Speravo nel meglio, ma nel mio microcosmo. Non conoscevo nessuno, nessuno mi ha instradata. Poi mi sono trovata a Fantastico con Pippo Baudo e da lì è cominciata una lunga carriera. È stato un piccolo miracolo. lorellacuccarini.it


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16 · 11 · 2023 — 11 · 02 · 2024 Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Roma

UOMO PROFESSORE AUTORE

Con la collaborazione di

Si ringrazia

Organizzazione generale

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IN VIAGGIO CON

LA CORSA DI UNA VITA

DAL PODIO A STOCCARDA 1986 ALLA PRESIDENZA DELLA FEDERAZIONE ITALIANA DI ATLETICA LEGGERA. UN PASSO DOPO L’ALTRO, STEFANO MEI CONTINUA A INSEGUIRE I SUOI SOGNI, IN ATTESA DEGLI EUROPEI DI ROMA A GIUGNO

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di Andrea Radic

Andrea_Radic

a portato cambiamenti importanti nel mondo della corsa, investendo sui tecnici e sugli atleti, sulla manutenzione e la realizzazione di impianti di atletica che per lui sono «i nuovi oratori, luoghi di aggre-

andrearadic2019

gazione sana e di condivisione di passioni, dove le società che allenano i ragazzi e le ragazze hanno un ruolo simile a quello del prete». Stefano Mei, che ha vinto il titolo europeo di atletica leggera nei diecimila metri piani a Stoccarda nel

© Francesca Grana

Stefano Mei insieme alla squadra di staffetta 4x100 maschile. Da sinistra: Roberto Rigali, Filippo Tortu, Lorenzo Patta e Marcell Jacobs

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Da sinistra: Salvatore Antibo, Stefano Mei e Alberto Cova a Stoccarda 1986

1986 e, dal 2021, è presidente della Federazione italiana di atletica leggera (Fidal), affronta le responsabilità del suo ruolo con la determinazione del mezzofondista: un passo dietro l’altro, guardando diritto all’obiettivo, con la serenità di chi sa di potercela fare. E i risultati, infatti, sono arrivati: successi sportivi, medaglie, crescita della competitività italiana nel settore. La tua gestione ha portato risultati notevoli in tempi brevi. Qual è il segreto? Essere stato un atleta di vertice mi ha indubbiamente aiutato e poi mi è servito l’esempio di Primo Nebiolo, che nella gestione manageriale dello sport ha avuto pochi eguali. Terminata la carriera agonistica volevo restare nell’ambiente in cui mi trovo dall’età di 13 anni e ho scelto la strada dirigenziale. Sono stato prima consigliere federale e poi nazionale del Coni, oltreché presidente dell’Associazione nazionale atleti Olimpici e azzurri d'Italia. Nel 2016 mi sono candidato alla presidenza della Fidal, senza però ottenere l'incarico. Ma una sconfitta insegna molto più di una vittoria: ne fai l’analisi per capire dove hai sbagliato e riprovare. Perciò, nel 2021, ho tentato di nuovo l’impresa e sono diventato presidente. In quel momento, nel mondo dell’atletica non c’erano risultati, solo spese. Con i miei consiglieri e il segretario generale ho attuato una spending review, tagliando costi inutili e ottimizzando le risorse a disposizione. Il mio approccio si basa sul profondo rispetto per l’operato dei tecnici e sulla comprensione totale del lavoro degli atleti. Io so bene cosa pensa uno sportivo prima, durante e dopo una gara. Il tuo mandato si contraddistingue anche per la grande attenzione alle realtà sparse sul territorio. Certamente, è la nostra base. Nell’indirizzare le mie azioni prendo esempio dalle 2.870 società sportive che quotidianamente, tra mille difficoltà, vanno sui campi di atletica e portano avanti i loro obiettivi e i loro valori. Se le piccole società riescono a crescere bene i nostri ragazzi, a maggior ragione deve farlo la federazione nazionale. Abbiamo

spostato sul settore tecnico ingenti risorse, 2,8 milioni in più rispetto alla precedente gestione, per le attività di alto livello ma non solo. Speravo di generare un circolo virtuoso che desse risultati e medaglie. Così è avvenuto, portando entusiasmo sul territorio. I risultati dell’altista Gianmarco Tamberi, del velocista Marcell Jacobs, dei marciatori Massimo Stano e Antonella Palmisano, ma anche le vittorie nella staffetta e nei lanci hanno dato forza alle società per attrarre giovani che amano l’atletica. Quando una federazione vince il contesto sportivo e sociale cresce. Non a caso sono più di 300mila i tesserati Fidal che ogni giorno si impegnano per un risultato. Cosa provi? Una sensazione straordinaria che voglio condividere con i presidenti delle società sportive. Parlare con loro mi permette di venire a conoscenza delle tante bellissime storie che danno l’esatta dimensione di quello che è il volontariato in Italia. Una piccola società di atletica non è un business, una pista di atletica non genera reddito, ma è un presidio sociale, di legalità e di salute. La squadra femminile campione d’Italia di corsa su strada viene da Caivano, vicino a Napoli, e sono tante le ragazze e i ragazzi che ne seguono l’esempio. Se costruissimo più piste di atletica sicuramente le persone che si allenano sarebbero di più rispetto a oggi. Cosa ti ha lasciato il tuo trascorso di campione? Il senso di lealtà. Come dico spesso ai ragazzi, il lavoro di atleta dura poco, ma è il momento più bello della nostra vita. Non parliamo di sacrificio, quello che si compie per fare qualcosa che non piace. Qui, se sei bravo, le soddisfazioni sono altissime. Dove sei cresciuto? A La Spezia. I primi ricordi sono quelli dell’oratorio salesiano, ci andavo di corsa per giocare a pallone e c’era anche il cinema. Penso che, indipendentemente dalla propria religione, avere un luogo di aggregazione sia importante. Poi è arrivata l’atletica. In famiglia come l’hanno presa? Mi hanno consegnato al mio allenatore Federico Leporati: aveva nove anni più di me, qualcosa in meno di un papà, 47


Andrea Radic con Stefano Mei 48

© Giuseppe Fama

qualcosa in più di un fratello. Ho avuto per 20 anni la stessa guida. Il momento più bello della tua carriera? Dovrei dire la vittoria agli Europei, che è stata effettivamente bellissima, ma dico il terzo posto ai Mondiali juniores di corsa campestre a Roma. Ero l’unico italiano in mezzo a quattro atleti etiopi arrivati rispettivamente primo, secondo, quarto e quinto. Inoltre, il primo europeo in classifica finale, Francesco Panetta, fece 25 secondi in più di me. In quel momento ho pensato che sarei potuto diventare uno dei più forti al mondo. Quando senti l’inno nazionale pensi più alla bandiera o al podio? Alla bandiera, sempre. Sei stato anche in Polizia. Correvo per le Fiamme oro e dopo il 1995 sono rimasto nell’amministrazione, prima al centro nautico di La Spezia, poi in Emilia-Romagna, a Forlì. Dal 2004 al 2010 ho lavorato nel reparto operativo, sulle volanti. Un’attività che mi ha dato la possibilità di far qualcosa per gli altri di immediatamente riscontrabile. Qual è il profumo della tua infanzia? Non è esattamente un odore ma una sensazione: l’impatto dell’aria fresca, soprattutto d’inverno, quando uscivo di casa. Facevo i compiti alla scrivania davanti alla finestra. Volevo sempre uscire, star fuori. A giugno ci saranno gli Europei a Roma. Cosa dobbiamo aspettarci? Un gruppo compatto formato da Fidal, Coni, l’azienda pubblica Sport e salute, il dipartimento per lo Sport, il Comune e la Regione sta lavorando al percorso che ci porterà fin lì. Il 6 giugno si terrà il prologo con la qualificazione per il getto del peso di fronte al Colosseo. Dal punto di vista organizzativo siamo in linea con i tempi e, come dico sempre alle riunioni della European Athletic Association, noi italiani siamo bravissimi a lavorare sotto pressione, all’ultimo minuto. I Campionati europei, inoltre, rappresentano per gli atleti una sorta di prova generale delle Olimpiadi in programma tra luglio e agosto a Parigi. Nelle persone cosa apprezzi di più e cosa invece detesti?

L’amministratore delegato di Trenitalia Luigi Corradi con Stefano Mei

Mi piace la franchezza. Se qualcuno non è d’accordo con me, mi sta benissimo. Mi dà fastidio, invece, chi dice di essere d’accordo e poi dimostra il contrario. Io sono una persona trasparente, mi aspetto che anche gli altri lo siano. Che sensazioni provi quando viaggi in treno? Mi riporta all’infanzia, quando da ragazzino prendevo i treni che all’epoca venivano chiamati locali. La tratta era La Spezia-Monterosso, un tragitto che ancora porto nel cuore. Oggi mi muovo molto spesso con le Frecce, le trovo di una comodità assoluta e l’ambiente è molto rilassante. A bordo posso incontrare diverse persone, a me piace molto conoscere gli altri e scambiare opinioni. A volte, quando cerco tranquillità, scelgo l’area silenzio e se non devo lavorare guardo fuori e mi godo i diversi paesaggi che mi scorrono davanti: mare, collina e montagna nel medesimo viaggio. Apprezzo il lavoro che Ferrovie dello Stato Italiane insieme al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sta portando avanti sulla rete. Servono quote maggiori di trasporto su rotaia e meno si va in giro in auto e meglio è. In treno viaggiano anche le nostre società sportive verso i diversi eventi. Quando quest’anno abbiamo siglato la partnership con Trenitalia e affiancato l’immagine del Frecciarossa a quella dell’Atletica è stata una grande soddisfazione. E con il logo sulla maglia i ragazzi hanno vinto la Coppa Europa. Una serie di congiunture favorevoli. Il tuo obiettivo per il 2024? Se fossi un atleta quest’anno impazzirei dalla voglia di cominciare: Mondiali Indoor a Glasgow, nel Regno Unito, Europei in Italia, Olimpiadi a Parigi. Ho fatto le mie stime e nella capitale francese faremo meglio che a Tokyo nel 2020. Voglio avere 16 o 17 italiani finalisti per conquistare dalle sei alle otto medaglie. Poi staremo a vedere: nella vita non si vince sempre, l’importante è metterci tutto quello che si può dare.



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TRAVEL

MONTAGNA DA Monte Bianco, Courmayeur (Valle D’Aosta)

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VIVERE

DALL’ESCURSIONISMO ALL’ARRAMPICATA INDOOR, PASSANDO PER SILENZIOSE CIASPOLATE IN MEZZO ALLA NATURA. COURMAYEUR, IN VALLE D’AOSTA, OFFRE UN’ESPERIENZA CHE VA OLTRE LO SCI di Cecilia Morrico

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Foto di Courmayeur Mont Blanc

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TRAVEL

Sci di fondo in Val Ferret

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anorami mozzafiato, piste spumeggianti, après-ski alla moda, cene ad alta quota. Courmayeur, in Valle d’Aosta, è pronta a offrire anche per la stagione invernale 2024 un’esperienza di vacanza a tutto tondo che va molto oltre lo sci. Sono tante le proposte disponibili: dall’escursionismo all’arrampicata indoor, dagli appuntamenti della Design Week-end (1-4 febbraio) alla Mountain Gourmet Ski Experience (22-24 marzo), fino alle attività per i più giovani. Il tutto nel pieno rispetto dell’ambiente. «Ci stiamo impegnando molto per un turismo sostenibile», assicura il sindaco Roberto Rota, «mettendo a disposizione gratuitamente i mezzi di trasporto locali a chi vuole spostarsi da un impianto di risalita all’altro senza usare l’auto e massimizzando i risparmi energetici e l’impatto ambientale delle principali strutture. Il secondo obiettivo per questa stagione è attirare visitatori stranieri: vorremmo che raggiungessero la metà del flusso totale». La Courmayeur Mont Blanc Funivie, aperta fino

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al 7 aprile, collega la località alpina a innumerevoli pendii perfettamente innevati, grazie a 18 impianti di risalita che uniscono i versanti di Checrouit e Val Veny e 33 piste immerse in un contesto naturale di boschi e vallate soleggiate. Grazie a un innovativo sistema di innevamento programmato, che copre oltre l'80% del comprensorio, gli appassionati dello sci possono godere per tutta la stagione di un manto bianco di alta qualità. Chi invece non vuole prendere gli impianti può praticare lo scialpinismo, che unisce la fatica e la soddisfazione di una lenta salita con l’adrenalina della discesa sulla neve fresca. A Courmayeur, questo sport si pratica da gennaio fino a marzo e ad aprile: accompagnati da una delle guide alpine della società più antica in Italia – e seconda nel mondo – si può esplorare il vallone di Malatrà o seguire i percorsi in Val Veny. Per chi ama lo sci di fondo, invece, da Planpincieux – nella Val Ferret – partono piste ben tracciate e battute che si snodano lungo l’intera valle, fino alla località di Lavachey. La Val Ferret è anche il luogo ideale per lunghe ciaspolate nel silenzio della natura, a caccia di impronte

di animali sui sentieri innevati. Tra le più affascinanti il Tor di Vercuino, che parte dal centro di Villair e si inoltra nel bosco Le Bois du Ban, il Tor d’Entrèves, per scoprire il borgo omonimo, il Tor de Dolonne, che conduce alla piccola frazione situata di fronte al centro storico di Courmayeur, e l’anello dell’Ermitage, che attraversa boschi secolari e romantici punti panoramici. Gli stessi itinerari predisposti per ciaspole e sci di fondo possono essere anche percorsi con una snow bike o una fat bike. La prima assomiglia a una normale bicicletta ma al posto delle ruote ha un paio di sci, la seconda, invece, è una mountain bike con gomme in formato extra large che consentono una tenuta maggiore per affrontare la vera montagna. Tra le proposte di Courmayeur Mont Blanc ci sono anche le escursioni serali. Una guida esperta è pronta ad accompagnare i ciclisti nella Val Ferret dopo il tramonto, svelando tutti i


Fat bike sulla neve

trucchi per pedalare correttamente sulla neve in un’atmosfera magica dove il buio viene interrotto solo dalla luce frontale del proprio mezzo. Dopo tutta questa attività fisica è meglio prendersi una pausa prenotando una salita sullo Skyway Monte Bianco. La funivia è una meraviglia ingegneristica che arriva a 3.446 metri d’altezza sulla vetta più alta d’Europa, con cabine che ruotano a 360 gradi. Si parte da 1.300 metri, a pochi passi da Courmayeur, dove si snoda la fune che collega la valle al cielo, e si arriva alla stazione intermedia di Pavillon a 2.173 metri, il limite dove la vegetazione lascia spazio alla natura estrema.

Qui è d’obbligo una sosta per affacciarsi dall’ampia terrazza che offre una vista privilegiata sul Monte Bianco e sulla Val Veny, oppure rifocillarsi al Mountain Bar o al Ristorante Alpino. Ma non solo: a questa fermata è presente anche un giardino botanico che ospita 900 esemplari provenienti da tutto il mondo e un campo ciaspole per tutti coloro che desiderano passeggiare sulla neve. In più, è stata da poco inaugurata la Mont Blanc Infinity Room, un piccolo rifugio tecnologico capace di trasportare gli ospiti dentro il sogno della montagna. Attraverso tre grandi ledwall e un sapiente gioco di specchi si può assaporare l’emozione di entrare in una grotta glaciale, sorvolare la vetta del Monte Bianco o perdersi nella meraviglia in un bosco autunnale. Si arriva, infine, a toccare il cielo con un dito: l’ultima stazione è Punta Helbronner, a 3.466 metri. Qui la vista è tutta da gustare al Kartell Bistrot Panoramic, il caffè più alto d’Italia, con una polenta, un bicchiere di vino o una fetta di torta, ammirando le cattedrali granitiche del Monte Bianco. L’offerta non dimentica certo il turismo più giovane. Per il sindaco Rota, la montagna «significa vivere all’aria aperta il più possibile, anche per contrastare i pomeriggi trascorsi a casa a studiare». Per questo, le scuole di sci sono pronte ad accogliere persone di ogni età e livello. «Abbiamo campioni come Giulio Bosca e Federica Brignone, madrina del progetto Courmayeur Sport Talents, che sono d’insegnamento per chi decide di dedicarsi a questo sport. Capace di avvicinare i giovani e le giovani ai concetti di com-

Skyway Monte Bianco

petizione e sconfitta, fondamentali per la crescita di un individuo». Per i più piccoli c’è anche un Fun Park nei prati di Dolonne, al Club des Sports Val Ferret, dove poter muovere i primi passi sulla neve in compagnia dei maestri di sci o lanciarsi in fantastiche discese su bob e snow tubing. Senza dimenticare il Courmayeur Sport Center, con un’arena di ghiaccio di 1.800 m² per il pattinaggio e una palestra di roccia indoor dove prendere lezioni d’arrampicata, imparando le varie tecniche di progressione per arrivare dritti alla cima. courmayeurmontblanc.it montebianco.com

Uno degli impianti di risalita Courmayeur Mont Blanc

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LA REGINA DELLE Cortina d’Ampezzo (Belluno)

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Raggiungi Cortina d’Ampezzo con FRECCIALINK Info e prenotazioni su trenitalia.com

DOLOMITI

TRACCIATI ADATTI A DIVERSI TIPI DI SPORT E UNA RETE MUSEALE CUSTODE DELLA STORIA E DELLA CULTURA LADINA. IN VIAGGIO A CORTINA D’AMPEZZO, CHE SI PREPARA A OSPITARE I GIOCHI OLIMPICI E PARALIMPICI INVERNALI DEL 2026 DI CUI IL GRUPPO FS È PREMIUM PARTNER di Alex A. D’Orso - an.dorso@fsitaliane.it

e wheelchair curling, lo sport di squadra che si pratica con scopa e stone, pietre di granito levigate, inventato probabilmente nella Scozia medievale. Nel comune veneto è arrivato all’inizio del ‘900 e da allora ha conquistato spazio e popolarità, fino a diventare il simbolo di

© Gito Trevisan/GettyImages

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e Tofane a ovest, il Pomagagnon e il Cristallo a nord, il Faloria e il Sorapiss a est, il Becco di Mezzodì, la Croda da Lago e il gruppo del Nuvolau a sud. Come una corona di gemme preziose le Dolomiti Ampezzane circondano Cortina, iconica località sciistica in provincia di Belluno. Già teatro delle Olimpiadi invernali del 1956 ospiterà, insieme a Milano, i Giochi olimpici e paralimpici del 2026 di cui il Gruppo FS è Premium Partner. Qui si terranno, nello specifico, le gare di curling

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Giocatrici di curling allo Stadio olimpico del ghiaccio

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© Diego Gaspari Bandion

un’intera comunità. Lo dimostra perfettamente la storia di cui è protagonista Stefania Constantini, classe 1999, oro olimpico nel curling a Pechino 2022 che proprio a Cortina d’Ampezzo vive e si allena. La sua avventura è iniziata quando aveva otto anni ma ci tiene a precisare che quello in cui lei eccelle è uno sport inclusivo, a cui ci si può accostare a qualsiasi età: «È adatto a tutti, dai bambini alle persone che hanno superato i 50 anni, forse perché non incide sul corpo come altre attività fisiche ma richiede sicuramente concentrazione e tattica». Chi volesse verificare le sue parole trova a Cortina lo scenario perfetto perché l’associazione Curling Club Dolomiti offre la possibilità di provare la disciplina in un luogo che ha fatto la storia dello sport: lo Stadio olimpico del ghiaccio. Da ottobre a marzo, nell’arena che ha ospitato la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi invernali nel ‘56, si può partecipare a lezioni di due ore seguite da esercitazioni di gruppo e una partita per mettersi alla prova applicando quanto appreso durante la giornata. Se il lan-

© Archivio Cortina Marketing

Snowkiting sugli sci

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cio della stone richiede forza, equilibrio e controllo del corpo, l’utilizzo della scopa per direzionare la pietra aiuta a migliorare i riflessi e la coordinazione motoria. All’interno della stessa struttura è possibile anche pattinare sul ghiaccio, in autonomia o con istruttori qualificati. L’offerta turistica di Cortina d’Ampezzo comprende un’ampia varietà di piste da sci e impianti di risalita, ideale sia per sciatori e snowboarder principianti che per i più esperti. Ma chi desidera cimentarsi in sport invernali meno consueti può mettersi alla prova con la fat bike e lo snowkite. Al Col Gallina si cavalca la neve con biciclette dotate di ruote larghe, attraverso itinerari dedicati, attrezzati con curve paraboliche e dossi. Il passo Giau offre invece il terreno ideale per praticare snowkite: con la tavola da snowboard o gli sci trainati da una vela, si surfa a pelo di manto spinti dalla forza del vento. Le ferrate invernali soddisfano invece quanti cercano un contatto diretto con la montagna e non temono le fatiche imposte dalla stagione. Le guide alpine di Cortina accompagnano gli scalatori sul-


Un piatto di canederli

Mario Sironi, frequentatori della c o n c a ampezzana e a m i c i del collezionista di Cortina a cui la galleria è intitolata. Gli amanti della letteratura, infine, non possono mancare l’appuntamento con Una montagna di libri, il festival che dal 2009 porta in valle scrittori e scrittrici da tutto il mondo. La 29esima edizione va avanti fino a marzo e vanta un programma ricco di nomi prestigiosi: dal francesce Sylvain Tesson, autore di resoconti di viaggio, al Premio Strega Emanuele Trevi, fino alla compositrice e cantautrice di origini siciliane Patrizia Laquidara, che a Cortina presenta il suo romanzo Ti ho vista ieri. milanocortina2026.olympics.com cortina.dolomiti.org

© Monica Giustina

le vie attrezzate ma raccomandano di avventurarsi lungo i percorsi solo se si è veramente preparati. Abbandonate le ingombranti attrezzature sportive si parte alla scoperta del paesaggio in modalità slow. Gli itinerari a piedi lungo il territorio sono tanti, alcuni percorribili anche senza ciaspole. Particolarmente suggestivo è il tragitto che si inerpica fino al Rifugio Scoiattoli e al Rifugio Averau che consente di apprezzare dall’alto il ghiacciaio della Marmolada e rifocillarsi con le prelibatezze enogastronomiche locali. Recuperate le forze con un piatto di canederli o una fetta di torta al grano saraceno, ci si muove verso le postazioni militari della Grande guerra, combattuta sulle Dolomiti tra il 1915 ed il 1918. È possibile, su prenotazione, farsi accompagnare da guide vestite con abiti militari e ascoltare da loro aneddoti risalenti agli anni del conflitto. Abitata da oltre mille anni, la Valle d’Ampezzo è anche custode della lingua ladina e di tradizioni legate all’antica vita contadina. Per conoscerle da vicino è d’obbligo una visita al Museo etnografico Regole d’Ampezzo, dove vengono ricostruite le origini della cittadina e la sua evoluzione storica. La collezione esposta unisce oggetti di uso quotidiano, costumi antichi e una fedele miniatura di un’abitazione tipica. Al Museo d’arte moderna Mario Rimoldi si possono invece ammirare, tra le altre, opere di Giorgio de Chirico e

© Giuseppe Ghedina

Snowboarder durante un’acrobazia aerea

UN TRENO NOTTE DA ROMA A CORTINA Con gli itinerari di FS Treni Turistici Italiani, società del Gruppo FS dedicata al turismo sostenibile, la vacanza comincia in stazione. Fino al 25 febbraio, durante tutti i fine settimana, è possibile raggiungere la Regina delle Dolomiti a bordo del treno notturno Espresso Cadore. Il viaggio prevede la partenza da Roma Termini il venerdì alle 21:40 e l’arrivo a Calalzo di Cadore (Belluno) alle 7:57. Da qui, un servizio di autobus collega la stazione con il centro di Cortina d’Ampezzo in 50 minuti. Le fermate intermedie sono Orte, Orvieto, Treviso, Ponte nelle Alpi e Longarone-Zoldo. Il treno di ritorno parte invece la domenica da Calalzo di Cadore alle 21 e arriva nella Capitale alle 6:40. I passeggeri possono scegliere di viaggiare in cabine letto singole o doppie, con cena e colazione incluse nel costo del biglietto, oppure in cuccette da quattro o sei posti riservabili anche interamente per viaggi di gruppo. A disposizione, inoltre, la vettura ristorante con prodotti made in Italy e un comodo servizio bar aperto tutta la notte. fstrenituristici.it | trenitalia.com 57


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L’ANNO PESARO

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ESPLORARE L’INTERAZIONE TRA ARTE, NATURA E TECNOLOGIA È AL CENTRO DEL PROGRAMMA DELLA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2024. PREVISTI 329 EVENTI CON CIRCA 150 ARTISTI, TRA CUI MARINA ABRAMOVIĆ

© dudlajzov/AdobeStock

di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

Pesaro

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a cultura, feconda e piena di vita, crea emozioni. Come da sempre fa la natura. Il loro connubio è alla base del programma di Pesaro 2024 Capitale italiana della cultura, con cui la città marchigiana non vuole limitarsi ad acquisire centralità solo quest’anno ma proiettarsi nel prossimo decennio. La natura della cultura è il filo conduttore del progetto, che coinvolge due mondi che interagiscono tra loro anche grazie alla tecnologia. Simbolo della relazione tra questi tre elementi sarà la Biosfera, una grande installazione in piazza del Popolo, nel centro cittadino, che verrà svelata a metà febbraio. «Sarà il nostro Albero della

vita, come quello dell’Expo 2015 di Milano», sottolinea il sindaco Matteo Ricci. Un’opera digitale che mira a «coniugare arte e scienza, patrimonio storico e avanzate ricerche tecnologiche, natura e cultura. Sarà un oggetto imponente e un elemento multiforme e cangiante, animato da contenuti visivi e sonori generati attraverso l’intelligenza artificiale». La sfera, di quattro metri di diametro, con milioni di led, illuminerà la piazza coinvolgendo cittadini e visitatori in un’esperienza multisensoriale e interattiva, perché i valori che animano Pesaro 2024 sono la condivisione, il coinvolgimento e l’inclusione. Il progetto, supportato da Cte Square, la Casa

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© Alex Demilia

La Sonosfera

delle tecnologie emergenti, presenterà in modo innovativo tre tipologie di contenuti: la valorizzazione del territorio e della cultura, il cambiamento climatico e la congiunzione tra arte e tecnologia. La cerimonia di apertura che celebra la nuova Capitale italiana della cultura è fissata per il 20 gennaio alla Vitrifrigo Arena, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una giornata d’eccezione con spettacoli, musica e ospiti speciali come il cantautore romano Max Gazzè. Questo sarà solo l’inizio di una grande festa, in cui Pesaro non potrà dimenticare il suo cittadino più noto, Gioachino Rossini. Come il caso dell’anno bisestile ha voluto, il grande compositore italiano potrà essere ricordato il 29 febbraio, giorno della sua nascita, e in occasione del Rossini opera festival, dal 7 al 23 agosto. Anteprime mondiali e nazionali e centinaia di eventi con grandi ospiti internazionali si diffonderanno per la città e nei 50 comuni della sua provincia, dall’Appennino all’Adriatico. Sono 329 gli appuntamenti previsti nel corso dell’anno, con circa 150 artisti e cinque linee tematiche che faranno da guida. Ognuna serve a declinare una particolare caratteristica della cultura: ubiqua, imprevedibile, operosa, vivente e mobile. La prima cerca di riconfigurare la relazione con lo spazio pubblico,

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in particolar modo tra le aree interne con la linea di costa, tra centro e periferia. L’imprevedibile riattualizza spazi dimenticati, come alberghi dismessi e luoghi singolari della città. La terza, l’operosa, si occupa dei passaggi di competenze da una generazione all’altra ed esplora le relazioni inedite tra discipline differenti. Il nuovo rapporto tra l’umano e il resto degli esseri sulla Terra è il tema cardine della linea definita vivente. Infine, la mobile indaga la distanza e il senso di prossimità attraverso progetti di mobilità sostenibile. Tra gli ospiti più attesi ci sono il cantante Claudio Baglioni, la band Pinguini Tattici Nucleari, la comica Virginia Raffaele, l’attrice Drusilla Foer e personalità istituzionali come la senatrice Liliana Segre. Merita una menzione particolare l’artista serba Marina Abramović che a maggio coinvolgerà il pubblico nella performance The life. A Pesaro è in programma anche l’esibizione del collettivo Rimini Protokoll, una delle più influenti compagnie internazionali di teatro contemporaneo che ha a Berlino il suo quartier generale. In Ritornano le lucciole: Spark, realizzato dal laboratorio di design con base a Rotterdam Studio Roosegaarde, migliaia di lucciole biodegradabili richiameranno ai temi ecologici globali mentre, nella Sonosfera, teatro ecoacustico unico al mondo, si potranno udire i suoni della natura e vedere la sapienza


© dsl_studio

Una delle sale del Museo archeologico oliveriano

pittorica di Raffaello Sanzio trasformarsi in armoniche note musicali. Tra le grandi kermesse da non perdere, la Mostra internazionale del nuovo cinema, a giugno, e il Festival nazionale di arte drammatica, a ottobre. Il vicesindaco e assessore alla Bellezza, Daniele Vimini, ricorda poi che «la rete dei musei si è notevolmente arricchita e diversificata con luoghi rinnovati, come l’Archeologico oliveriano, che raccoglie la storia della città,

dalla civiltà picena allo splendore romano, e il Centro arti visive Pescheria, polo del contemporaneo dell’area adriatica. Allo stesso tempo, esiste un nucleo di biblioteche storiche e contemporanee con sale di lettura altamente specializzate e all’avanguardia nei progetti digitali, di inclusione e accessibilità». pesaro2024.it pesaro2024

© Luigi Angelucci

Il Teatro Rossini

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Matera

IN CAMMINO VERSO SUD UNA RETE DI PERCORSI A PIEDI ATTRAVERSA PUGLIA, CAMPANIA E MOLISE PER ARRIVARE A MATERA. TRA STRADE MEDIEVALI, SCENARI RUPESTRI E SUGGESTIVI CALANCHI di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3 ilmondodiabha.it

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ValuLoSurdo

ilmondodiabha


futuro migliori a chi vuole vivere in Basilicata». Con queste parole coraggiose, dirette come i segnavia piantati uno a uno lungo il cammino, Angelofabio Attolico, Claudio Focarazzo e Lorenzo Lozito raccontano la genesi della loro avventura insieme, che trova battesimo nel 2015 sotto il nome di Cammino Materano. Un percorso, che in realtà comprende sei itinerari, lungo il quale «ogni freccia rappresenta un atto di volontà in direzione ostinata e contraria rispetto all’individualismo imperante, all’opportunismo del “sistemarsi”, alla rassegnata indolenza o a sterili lamentele». I tre ragazzi, forti di competenze tecniche, lauree ed esperienze internazionali, hanno trascorso anni a lavorare duro, «a dispetto dell’i-

dea retorica di un Sud lassista, per dar vita a un progetto che risponde a una visione collettiva». Tutto ha avuto inizio quando due archeologi e un botanico si sono ritrovati «senza prospettive di vita e professione, come tanti conterranei coetanei». Così hanno scelto di incamminarsi «su una strada nuova e tutta in salita», creando l’associazione In itinere con lo scopo di dare vita alla Via Peuceta, la prima delle sei che compongono la rete del Cammino Materano. È una costruzione in senso fisico ma anche ideale perché «volta alla diffusione della cultura del cammino. Solo a piedi, infatti, è possibile prendere coscienza del fatto che il patrimonio paesaggistico, naturalistico e culturale costituisce la vera ricchezza di un territorio». Sin dalla sua nascita, In itinere opera attivamente in Puglia e in

© Claudio Focarazzo

«D

ietro questo cammino ci sono storie che poche righe non bastano a raccontare. Storie complesse e personali, di fallimento e di successo, di cadute e risalite, perché ogni progetto ha un prezzo in termini di scelte, tempo, vita privata. In filigrana, a ogni chilometro di questa via, c’è la spaventosa crisi che ha costretto una generazione al bivio tra l’emarginazione e l’emigrazione. Noi, tra queste due strade, ne abbiamo scelta una terza, l’unica veramente concepibile: quella che ci ha portati a restare per contribuire allo sviluppo sostenibile del nostro territorio e garantire un presente e un

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© Claudio Focarazzo

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La chiesa Diruta a Grottole (Matera)

Basilicata, estendendo ben presto l’area di intervento a gran parte del Sud Italia. Da otto anni a questa parte, dunque, i suoi fondatori sono in marcia alla ricerca di nuove arterie culturali per generare, passo dopo passo, una nuova viabilità contemporanea. Oggi il Cammino Materano conta dunque sei diverse vie, che prendono il nome dalle denominazioni storiche delle aree geografiche attraversate, «fatta eccezione per la Via Sveva, dedicata alla straordinaria figura di Fe-

© Claudio Focarazzo

La gravina di Laterza (Taranto)

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derico II». Si tratta di percorsi molto variegati che partono da Puglia, Campania e Molise puntando verso un’unica meta: Matera. Si raggiunge la Cattedrale della Madonna della Bruna, nella città lucana, muovendo i propri passi dalla basilica di San Nicola di Bari, oppure dalla colonna della Via Appia di Brindisi, dalla cattedrale di San Nicola Pellegrino di Trani o dalla Basilica di Finibus Terrae a Santa Maria di Leuca, nel Leccese, o

ancora dalla cattedrale di Santa Maria della Purificazione a Termoli, in provincia di Campobasso, o dal tempio di Hera a Paestum, vicino Salerno. Tutti i percorsi attraversano terre di transito per vocazione e tradizione, che nella loro storia millenaria sono state testimoni del passaggio di viandanti provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo. La rete viaria del Cammino Materano mette così a sistema strade secondarie romane, vie medievali, tratturi e sentieri, tutti orientati


meraviglie naturalistiche e antropiche, da impressionanti gole che ospitano insediamenti antichissimi e chiese rupestri decorate con preziosi affreschi. Lungo la via, su cui si affacciano boschi, masserie e paesaggi d’insolita bellezza, si scoprono borghi che da millenni rappresentano un crocevia di culture e tradizioni contadine. I punti tappa intermedi sono tutti nella provincia di Taranto: Martina Franca, Crispiano, Massafra, Mottola, Castellaneta, Palagianello, Laterza e Ginosa. La Lucana è l’ultima via sinora ufficialmente inaugurata, e collega Paestum, il terzo sito di questo network inserito nel Patrimonio Unesco, a Matera. Compresa tra due fondamentali epicentri della civiltà mediterranea, prevede un percorso selvaggio tra gli spettacolari paesaggi degli Appennini e delle Dolomiti lucane, attraversando, nel Salernitano, i verdi polmoni del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. L’itinerario attualmente aperto, composto da sei tappe, si snoda attraverso suggestive cittadelle di origine medievale adagiate su alti colli. Nel Materano si incontrano Tricarico, Grassano, Grottole, Miglionico, Pomarico, Montescaglioso, fino a raggiungere la città dei Sassi dopo aver percorso 110 chilometri tra le valli fluviali del Bradano e del Basento, in un mosaico paesaggistico caratterizzato da distese di boschi e pascoli, campi seminativi

e uliveti, dove al verde intenso si aggiunge il biancore dei calanchi. Tre sono i percorsi ancora in lavorazione: la Via Sveva, la Dauna e la Jonica, a collegare Matera rispettivamente con Trani, Termoli e Santa Maria di Leuca. A supportare l’azione di Angelofabio, Claudio e Lorenzo c’è il contributo fondamentale dei Comitati di comunità del Cammino Materano, composti da gruppi di volontari e associazioni. «Uomini e donne innamorati della propria terra, animati dal puro desiderio di far sentire a casa i viandanti. Il loro contributo in termini di accoglienza, manutenzione dei sentieri e valorizzazione del Cammino è inestimabile». Senza contare che la loro azione ha stimolato la nascita di diversi ostelli lungo le vie, ad animare un’economia locale sempre più a misura delle esigenze del pellegrino. Non a caso nel 2022 il numero delle persone che hanno percorso gli itinerari è aumentato del 25% rispetto all'anno precedente, attestando oggi il Materano al quarto posto tra i cammini più popolari d’Italia, e al primo tra quelli del Sud. Un successo che si deve alla magnificenza del territorio, alla perseveranza dei custodi locali e alla visione lungimirante degli ideatori. Questo progetto di riscatto per il Meridione, concepito dai tre resilienti ragazzi pugliesi, procede un passo dopo l’altro dritto alla meta, in direzione Matera. camminomaterano.it

© Antonio e Roberto Tartaglione

verso la città Patrimonio Unesco le cui origini risalgono al Paleolitico, simbolo per eccellenza della nostra storia, così antica, complessa e stratificata. Al momento sono tre le vie ufficialmente aperte e percorribili in autonomia. La prima a essere stata inaugurata è proprio la Peuceta, che è anche la più conosciuta: 170 chilometri che collegano in sette tappe Bari a Matera, passando per l’antica regione della Peucezia, corrispondente all’odierno territorio metropolitano del capoluogo pugliese. Le caratteristiche del paesaggio vanno dalla lussureggiante foresta di ulivi lungo la piana costiera alle distese steppiche dell’altopiano murgiano, dalle profumate macchie di bosco fino alle spettacolari incisioni carsiche che costituiscono lo scenario rupestre su cui si innestano Gravina in Puglia, nel Barese, e la stessa Matera. Lungo il percorso si entra poi in contatto con il ricchissimo patrimonio culturale appulo-lucano, costituito da cattedrali e borghi medievali quali Bitetto, Cassano delle Murge, Santeramo in Colle e Altamura, vicino Bari, facendo tappa anche al Santuario di Picciano, in provincia di Matera. Il secondo itinerario è la Via Ellenica, 170 chilometri divisi in otto tappe, da compiere partendo da Alberobello, città Patrimonio Unesco in provincia di Bari. Protagonista del cammino è l’affascinante Terra delle Gravine, costellata da

In cammino tra Santeramo in Colle e Altamura, Bari

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© Luciano Gaudenzio

IL RICHIAMO DELLA

FORESTA È DEDICATO AL BOSCO DI TARVISIO, SULLE ALPI FRIULANE, IL CALENDARIO ARTISTICO 2024 DEL FONDO EDIFICI DI CULTO. I 12 SCATTI SONO OSPITATI NELLE SALE DELL’ALTA VELOCITÀ ALL’INTERNO DELLE STAZIONI E A BORDO DELLE FRECCE di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it

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© Luciano Gaudenzio

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tra i più estesi d’Europa. La bellezza del paesaggio, con la sua spiritualità senza filtri, è rappresentata in 12 schede che illustrano un capolavoro della natura, a differenza dei calendari precedenti, per cui sono stati scelti soggetti più squisitamente artistici. Sei specie botaniche e sei animali sono protagoniste dei vari mesi che compongono il calendario, arricchito da commenti e riflessioni di illustri divulgatori scientifici. La collaborazione con National Geographic Italia ha consentito di avere a disposizione immagini straordinarie, catturate da fotografi d’eccezione. Con questa scelta, il Fec vuole affrontare il tema molto attuale della tutela ambientale. E il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane collabora, anche quest’anno, all’iniziativa. Il treno è infatti il mezzo di trasporto sostenibile per eccellenza, portatore di un messaggio che vuole mettere al centro la natura e la sua cura per preservarla in futuro. La foresta friulana diventa così protagonista di un percorso espositivo itinerante. I 12 scatti, infatti, sono ospitati nelle sale dell’Alta Velocità all’interno delle stazioni e a bordo delle Frecce. Il viaggio e l’attesa si trasformano così in un’occasione per ammirare un capolavoro del creato e riflettere sul suo valore. interno.gov.it

© Luigi Di Battista

uasi 24mila ettari di verde, popolati di piante e animali, con panorami cangianti a seconda delle stagioni. E, tra tanti alberi, i preziosi abeti rossi di risonanza, utilizzati per la costruzione di violini e molto apprezzati da Antonio Stradivari. È il territorio della Foresta di Tarvisio, sulle Alpi friulane, in provincia di Udine. Uno scrigno di rara e incontaminata bellezza che raccoglie culture, idiomi, usi e tradizioni di un territorio al confine con Austria e Slovenia. Un luogo che, tra suoni, profumi e sfumature di colore, sprigiona sacralità e storia. La foresta millenaria venne concessa nel 1007 dall’imperatore di Germania Enrico II al vescovo di Bamberga, in Baviera, che ne tenne il dominio fino 1759, quando fu acquistata dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Conclusa la Prima guerra mondiale, nel 1919 l’area fu annessa all’Italia per confluire, dopo il 1985, nel patrimonio del Fondo edifici di culto (Fec), che comprende beni culturali, artistici e naturalistici. Quest’angolo di mondo è ora protagonista del progetto editoriale Le stagioni di Tarvisio, legato al Calendario artistico 2024 del Fec, ente del ministero dell’Interno che quest’anno ha scelto di raccontare per immagini un bene boschivo

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IL PAESE DEI MILLE PAESI di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia] foto di Maurizio Di Giovancarlo/Tuscia Fotografia

I SEGRETI DI VITERBO DAL LABIRINTO SOTTERRANEO SCAVATO NEL TUFO ALLA CHIESA DOVE AVVENNE UN OMICIDIO STORICO. SONO TANTI I MOTIVI CURIOSI PER VISITARE LA CAPITALE DELLA TUSCIA Il quartiere San Pellegrino a Viterbo

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a tanta storia e tante storie da raccontare Viterbo, capitale della Tuscia e prima provincia italiana a ottenere la certificazione di qualità ambientale a livello europeo e internazionale. Di architettura medievale e rinascimentale, è anche conosciuta come la Città dei papi perché fu sede pontificia per 24 anni per volere di Alessandro IV. Proprio qui si svolse il conclave più lungo nella storia della Chiesa: dopo oltre due anni

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di fumate nere, la popolazione, stanca dello stallo, chiuse a chiave i cardinali nel palazzo papale e ridusse la fornitura di cibo e bevande. La sofferta elezione decretò come nuovo pontefice Gregorio X. Tornando al presente, sono tanti i motivi per visitare Viterbo. Uno dei più curiosi riguarda la sua parte sotterranea: un autentico labirinto di anfratti e grotte scavate nel tufo, con passaggi segreti che servivano a mettere in co-

municazione le strutture strategiche della città. «Scendere le scale verso il ventre della madre terra per addentrarsi nei cunicoli è un’esperienza che coinvolge angoli remoti della nostra emotività e si fissa per sempre nella memoria esperienziale. Il rapporto tra il giorno e la notte perde consistenza, ci sentiamo protetti e più sereni: fa bene al corpo e allo spirito», sottolinea Sergio Cesarini, fondatore del complesso monumentale Viterbo sotterranea.


a cura di

vdgmagazine.it

Dal periodo degli etruschi al Medioevo, fino all’epoca contemporanea, sono innumerevoli gli ambienti ipogei scavati nella pietra che si intrecciano in un incredibile dedalo chilometrico nel sottosuolo. Molte strettoie, nel XIX secolo, costituivano il rifugio ideale per i briganti. L’accesso a questo mondo parallelo è in piazza della Morte, a due passi dalla cattedrale di San Lorenzo e dal Palazzo dei papi, nel cuore antico di Viterbo. Lo spiazzo, anticamente chiamato di San Tommaso, dalla vicina chiesa, prese l’attuale denominazione nel XVI secolo, quando all’interno dell’edificio sacro si insediò la Confraternita dell’orazione e morte, il cui scopo era quello di dare una cristiana sepoltura ai defunti delle famiglie che non avevano disponibilità economica. È tutto da scoprire anche l’accogliente quartiere San Pellegrino, fatto di deliziose viuzze, botteghe, palazzi d’epoca. Qui ha sede il Museo del sodalizio dei facchini di Santa Rosa, dove è possibile ammirare diversi modelli in scala della macchina di Santa Rosa, una costruzione di circa 30 metri, a forma di torre, illuminata da luci elettriche e

I cuniculi di Viterbo sotterranea

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IL PAESE DEI MILLE PAESI

fiaccole che, ogni 3 settembre, viene portata in processione nel centro storico di Viterbo da cento persone. La struttura rievoca simbolicamente la traslazione della salma della beata ed è stata inserita dall’Unesco tra i beni Patrimonio immateriale dell’umanità. Da visitare anche l’antichissima chiesa di San Silvestro, probabilmente costruita prima dell’anno mille. Il luogo di culto, con la facciata in pietra e

all’interno un crocifisso ligneo seicentesco, è ricordato per l’assassinio del principe inglese Enrico di Cornovaglia, ucciso a colpi di spada dai suoi cugini davanti all’altare. L’omicidio, avvenuto il 13 marzo del 1271 in un edificio sacro, suscitò grande scalpore in tutta Europa e venne menzionato da Dante Alighieri nel XII canto dell’Inferno. Un altro motivo per visitare Viterbo sono le terme. Le sue pregiate acque

sulfuree sgorgano dalla sorgente del Bullicame a 52 gradi, alimentando gli stabilimenti provvisti di alberghi e attrezzature. Infine, per i buongustai, c’è la cucina locale. Nelle decine di eccellenti trattorie si possono assaporare ricette della tradizione come la storica acquacotta con cicoria di campo, il bollito alla picchiapò, i fagioli con le cotiche e il coniglio in porchetta con il finocchietto.

La macchina di Santa Rosa

CAROTE VIOLA IN BAGNO AROMATICO di Sandra Jacopucci

Specialità immancabili nei banchetti papali, le carote viola sono un prodotto autoctono viterbese perduto nel tempo e riapparso grazie alla tenacia di Luca Ingegneri, titolare di un laboratorio di ricette antiche. Questi ortaggi, cucinati in agrodolce, sono un accompagnamento perfetto ai bolliti di carne. Dopo averle lavate e decorticate, si fanno bollire a pezzi per poi tagliarle a striscioline sottili. Un’essicazione in forno a bassa temperatura, perché perdano il 90% del loro peso, e si passa alla reidratazione con cottura in zucchero, aceto, noce moscata, stecche di cannella, semi di anice e chiodi di garofano. Lasciare riposare fino al giorno seguente, ripetere l’operazione e riporre il composto in vasetti sigillati. Prima di portare in tavola si possono aggiungere pinoli, canditi e cioccolato fondente. 70



GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]

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DOVE NASCE LA CERAMICA A GROTTAGLIE, IN PROVINCIA DI TARANTO, PER SCOPRIRE IL QUARTIERE IN CUI DA SECOLI SI LAVORA LA TERRACOTTA. TRA OGGETTI DI ARTIGIANATO DALLE FORME CLASSICHE E MANUFATTI SPERIMENTALI ISPIRATI ALLE LINEE CONTEMPORANEE

© Dario Lo Presti/AdobeStock

Una strada del centro storico di Grottaglie (Taranto)

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© Massimo Todaro/AdobeStock

Il Quartiere delle ceramiche

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ornare nel borgo antico di Grottaglie, in provincia di Taranto, è sempre molto romantico. Passeggiare tra le viuzze e visitare le numerose botteghe artigiane all’interno di quello che è stato ribattezzato Quartiere delle ceramiche dà un’idea di quanto possa essere bella la provincia italiana. Qui i maestri modellano l’argilla a vista, creando vere e proprie sculture e continuando a tramandare di padre in figlio un sapere antico, fatto di principi etici e conoscenza scrupolosa di ogni fase di lavorazione. Cammino tra le strade che costeggiano la gravina di San Giorgio, tra manufatti che rappresentano galletti e pupe, ma anche bottiglie colorate e utensili di ogni tipo. Non molto lontano ci sono il castello Episcopio e la Chiesa Madre. La mia passeggiata procede tra case antiche e basse, imbiancate a calce, con le loro intime corti interne. Sono affascinato dalle mani che si muovono nell’argilla come se danzassero e mi fermo in una delle botteghe dove un ragazzo attira la mia attenzione. Si presenta, mi dice di chiamarsi Vincenzo Del Monaco e di essersi avvicinato a questo mestiere da bambino: «Forse è dall’età di otto anni che sedimento dentro di me il

valore dell’arte. Sono cresciuto immerso nell’atmosfera della bottega organizzata alla maniera rinascimentale e ho ben presente il valore di gerarchie, ruoli e mansioni. So quanto sia importante riconoscere l’autorevolezza del maestro e accrescere la voglia di fare proprio il mestiere, per poi tradurlo in un progetto capace di unire tecnica, creatività ed estro». Sono colpito dalla sua risposta, rapito dal linguaggio forbito e dalla consapevolezza tipica di chi ha un’anima da direttore artistico. Allora lo incalzo, chiedendogli della sua formazione, e mi dice di essersi diplomato al liceo artistico di Grottaglie con indirizzo design della ceramica e di aver poi preso la laurea in Architettura, nel 2006, all’Università La Sapienza di Roma. «Dopo alcune importanti esperienze internazionali, dal 2009 vivo e lavoro a casa mia, a Grottaglie, con l’idea di sperimentare e sviluppare un repertorio nel campo della ceramica artistica che unisca alla tradizione dell’artigianato classico motivi e tecniche del terzo millennio». Mi entusiasma molto l’idea di avere di fronte una persona convinta che restare nei borghi sia possibile e mi incuriosisce ancora di più il fatto che Vincenzo si sia trasferito in una grande città per 73


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GENIUS LOCI

Grottaglie

© Diego Mariella

studiare Architettura. Quando gli chiedo se sia giusto definirlo un architetto prestato all’artigianato, mi racconta con il sorriso la sua esperienza: «A Roma e a Vienna ho avuto la possibilità di conoscere la metodologia di studio del progetto architettonico negli studi Fuksas e Coop

Vincenzo Del Monaco

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Himmelb(l)au, dove ho raccolto fortissimi input per riconsiderare tutto il processo di lavorazione della forma applicata poi alla materia ceramica». Tornare a Grottaglie per Vincenzo non è stata solo una scelta di cuore. «Sono cresciuto qui e ho trascorso tutte le estati a partire dagli otto anni nella bottega, che fungeva da collante per l’intera comunità. La mia famiglia ha sempre lavorato nel mondo delle ceramiche avendo una visione più culturale che commerciale. Forse anche per questo ho ampliato la visione dell’attività, sperimentando altri materiali nobili sempre legati alla mia storia di individuo mediterraneo, come il bronzo e il marmo, con una certa attenzione anche alle rappresentazioni pittoriche su tela. In definitiva, credo di aver connesso nella mia area di intervento più discipline in dialogo tra loro». Del Monaco ha comunque mantenuto la ceramica al centro, dedicandosi a un ambito specifico di ricerca e produzione nei supporti in porcellana per prestigiosi ristoranti e chef stellati, da Andrea Berton, attivo a Milano, a Domingo Schingaro, a capo della cucina di Borgo Egnazia a Fasano, in provincia di Brindisi, fino ad Andrea Antonini di Imàgo a Roma e Antimo Maria Merone che guida le preparazioni di Estro a Hong Kong. Fin dalla prima risposta, sapevo di trovarmi davanti a un visionario e quello che mi preme sapere ora è

cosa vuole comunicare con le sue opere. «Cerco di portare nei miei progetti il massimo della mia identità attraverso la ricerca. Non ho la presunzione di trasferire a nessuno le mie passioni e nozioni, ma sono aperto a tutti coloro che manifestano una reale voglia di attingere, con gli occhi prima e con le mani poi, da questo straordinario mondo delle arti. Non credo nelle strategie assurde per avvicinare le nuove generazioni a questo mestiere, servono solo a formare hobbisti presuntuosi. I più bravi vengono a prendersi l’arte, gli altri farebbero bene a cambiare idea e a scegliere la via del commercio artigianale, che è ben altra cosa». A questo punto della conversazione sento chiaramente tutto l’amore per questo lavoro da parte di chi ho di fronte e comprendo perfettamente anche la sua frustrazione nel vedere in giro tanti prodotti di scarsa qualità. Allo stesso tempo, però, percepisco nelle sue parole un senso di responsabilità nel mantenere alto il nome dell’artigianato. Gli chiedo, quindi, quale sia il suo prossimo progetto e senza indugiare Vincenzo mi dice di voler aprire un’accademia internazionale dedicata al padre Orazio Del Monaco, «fonte inesauribile di visione per l’artigianato ceramico del territorio». Sorrido, lo guardo fisso negli occhi, e noto quanto siano vispi e accesi, come quelli di chi ha le idee molto chiare sul proprio futuro.


Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano

21.11.23 - 21.04.24


BUON VIAGGIO BRAVA GENTE di Padre Enzo Fortunato padre.enzo.fortunato

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padreenzofortunato

[Giornalista e scrittore]

IL BORGO INCANTATO IN PROVINCIA DELL’AQUILA, TRA CHIESE BAROCCHE E TESORI MEDIEVALI, PER CONOSCERE LE BELLEZZE DI CELANO, LA CITTÀ CHE HA DATO I NATALI AL BIOGRAFO DI SAN FRANCESCO

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Celano (L’Aquila)

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Castello Piccolomini

inverno è ormai iniziato da qualche tempo e il freddo che lo contraddistingue ha risvegliato in me un ricordo legato alla vita di Francesco. Un episodio, definito minore dagli studiosi del santo, ma che anche lo scrittore francescano Tommaso da Celano ha riportato nella biografia che ricostruisce la vita del Poverello: «Un inverno a Celano Francesco portava addosso, avvolto come un mantello, un panno che gli aveva prestato un amico dei frati di Tivoli. Mentre alloggiava nel palazzo del vescovo dei Marsi, s’imbatté in una vecchierella, che chiedeva l'elemosina. Slacciò subito il pezzo di stoffa dal collo e, quantunque appartenesse ad altri, lo donò alla povera vecchierella, dicendo: “Va', fatti un vestito, ché ne hai veramente bisogno”». La donna, però, quando si accorse che il tessuto non era sufficiente, prese coraggio e ne chiese di più al santo. Francesco invitò subito il frate che era con lui a imitarlo, donando la propria tonaca e sopportando il freddo per amore di Dio. Il borgo incantato, che si erge maestoso su un colle in provincia dell’Aquila, è noto non solo per il passaggio del santo ma anche per il suo grande valore storico. Passeggiare per il centro è come fare un viaggio nel tempo: mentre ci si addentra tra le viuzze lastricate e le antiche abitazioni, è impossibile non sentire il richiamo del passato. Gli edifici medievali, in particolare, ammaliano i visitatori e le visitatrici con il loro fascino misterioso. Primo fra tutti il Castello Piccolomini, che si staglia possente all’orizzonte: alzando lo sguardo, se ne intravedono le solide mura e le torri maestose. La sua presenza imponente si fonde con il paesaggio, dalla suggestiva Piana del Fucino alle montagne circostanti, e ogni pietra sembra raccontare una storia millenaria. La sua storia affonda le radici nell’epoca medievale, quando nel 1223 Federico II di Svevia fece edificare una primitiva fortezza di legno e terra battuta. Quello che si ammira oggi è il risultato della costruzione voluta dal Conte Pietro Berardi nel 1392. Il castello è un mirabile esempio di fusione tra stili architettonici medievali e rinascimentali e, nel corso dei secoli, ha subito diverse modifiche che lo hanno trasformato in una residenza fortificata per le fa77


BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

miglie che si sono succedute nella proprietà. Uno sguardo attento rivela la complessità della struttura: i muri imponenti si intrecciano con 11 torri a scudo e cinque torrette semicilindriche, a cui si aggiungono le quattro torri quadrate agli angoli dell’edificio. Il ponte levatoio, che attraversa un fossato, accoglie i visitatori all'ingresso principale, invitandoli a esplorare un cortile interno ornato da un antico pozzo. Tra gli elementi più suggestivi della costruzione spicca il portale della cappella di Sant’Andrea, eretta nel XV secolo e impreziosita dallo stemma della famiglia Piccolomini. Dopo essere stato chiuso a seguito del terremoto che ha colpito l’Aquila nel 2009, il castello di Celano ha ria-

© Superchilum/wikipedia

Chiesa di San Giovanni Battista

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perto le sue porte al pubblico e oggi ospita il Museo d’arte sacra della Marsica e la Collezione Torlonia di antichità del Fucino, offrendo ai visitatori un viaggio emozionante attraverso l’arte, la storia e la cultura della regione. Poco distante dalla fortezza si trova la chiesa di Sant’Angelo: completata nel 1451, conserva altari in marmo policromo e un prezioso organo del 1757. Insieme a quella intitolata alla Madonna del Carmine rappresenta, per i suoi interni, un bellissimo esempio di stile barocco. Camminando per le vie del borgo si incrociano altre meraviglie sacre come la chiesa di Santa Maria delle Grazie e quella di San Francesco, ognuna con il proprio fascino e la propria storia. E, ancora, l’edificio

consacrato a San Giovanni Battista, costruito nel XIII secolo ma restaurato più volte anche a seguito dei terremoti che colpirono la zona. Con il suo portale scolpito e gli affreschi antichi, trasmette un senso di continuità della storia e una nobiltà senza tempo. La chiesa di Santa Maria Valleverde, invece, è stata fondata nel 1508 per volontà dei conti di Celano e custodisce diverse opere d’arte: i dipinti della Vergine attribuiti al pittore bresciano Paolo Zoppo e le decorazioni della cripta che raffigurano angeli e putti. L’incanto di Celano sta nelle sue contaminazioni e sfaccettature. In questo luogo arte e cultura si intrecciano in un vortice senza tempo, stimolando una riflessione sul valore della storia.



SPORT

© Ernesto Ruscio

AZZURRI

IL 3 FEBBRAIO ARRIVA A ROMA IL TORNEO GUINNESS SEI NAZIONI DI RUGBY. LA NAZIONALE ITALIANA, GUIDATA DAL NUOVO ALLENATORE GONZALO QUESADA, SFIDA L’INGHILTERRA di Flavio Scheggi

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La partita Italia-Galles del Sei Nazioni 2023 allo Stadio Olimpico di Roma

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© 2023 Federugby

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el 1883 in Gran Bretagna fu organizzata la Home Nations Championship, una competizione tra le Nazionali di rugby di Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia. A partire dal 1910, con l’ingresso della Francia, il torneo fu rinominato Cinque Nazioni. Quasi un secolo dopo, nel 2000, entrò a far parte di questo gruppo anche l’Italia. Nasceva così il Sei Nazioni, l’appuntamento più prestigioso della palla ovale, riservato alle migliori Nazionali europee che si disputa ogni anno tra febbraio e marzo. Nel 2024 lo start è fissato per il 2 febbraio in Francia, mentre il primo incontro degli Azzurri in programma è quello contro l’Inghilterra, sabato 3 allo Stadio Olimpico di Roma. A questa gara seguiranno le sfide con l’Irlanda l’11 e la Fran-

cia il 25, e con le Nazionali di Scozia e Galles, rispettivamente il 9 e il 16 marzo. L’Italia si presenta all’appuntamento del Guinness Sei Nazioni – questo il nome attuale del torneo – motivata più che mai, con la voglia di dare il meglio e un’importante novità in tasca. Sulla panchina tricolore, infatti, farà il suo esordio l’allenatore Gonzalo Quesada. Nato a Buenos Aires, 49 anni, 34 presenze con i Pumas, la Nazionale argentina, e miglior marcatore alla Coppa del Mondo 1999, da allenatore ha vinto il campionato francese con lo Stade Français e ha avuto un posto negli staff che hanno guidato Argentina e Francia in Coppa del mondo. È il primo argentino nella storia del rugby nostrano a essere nominato commissario tec-

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© Emmanuele Ciancaglini

SPORT

Manuel Zuliani durante un allenamento

nico della squadra nazionale maschile. E da quando ha ricevuto la nomina si è impegnato con dedizione per instaurare un clima di fiducia nel gruppo, imparando in pochi mesi l’italiano per comunicare direttamente con il suo team. «Ho iniziato a viaggiare, studiare la lingua, ascoltare uno a uno tutti i giocatori, lo staff e i dirigenti. Perché prima di parlare di gioco è necessario creare una grande famiglia. E ho preso l’impegno con il presidente della Federazione italiana rugby di lavorare anche con i giovani, le Nazionali under 20 e under 18 e i vari club», spiega. Nella scelta di guidare questa Nazionale ha influito anche il calore del tifo italiano. «Vedere le immagini dell’Olimpico pieno di tifosi che cantano l’inno del Paese e sostengono la squadra mi ha convinto ad accettare questa sfida». Il suo debutto sulla panchina tricolore sarà contro l’Inghilterra, che si è classificata terza all’ultimo campionato del mondo. «Ha una difesa con un gioco strategico tra i migliori del mondo, è molto difficile trovare degli spazi per attaccare. Se vogliamo avere l’opportunità di vincere dobbiamo giocare per

80 minuti con la massima concentrazione, senza concedere nulla all’avversario. Non possiamo distrarci un attimo perché rischiamo di pagare cara ogni negligenza». Tra i 15 giocatori che scenderanno in campo con la maglia azzurra ci sarà anche Manuel Zuliani, un ragazzo del 2000 che ha esordito in Nazionale a 22 anni, proprio nel torneo Sei Nazioni, a Parigi contro la Francia. «Quel giorno ero molto emozionato, il primo inno nazionale sentito sul campo, con la maglia azzurra, è un ricordo che resterà per sempre dentro di me». Manuel, alto un metro e 89 centimetri per 108 chilogrammi di peso, nella speciale classifica diffusa dallo United Rugby Championship è il quarto giocatore al mondo con il maggior impatto nella possibilità di far segnare punti alla propria squadra. Quando iniziamo a parlare del Sei Nazioni durante una videochiamata, la sua emozione traspare anche attraverso il monitor. «È il secondo torneo internazionale più importante, dopo la Coppa del mondo, che riunisce le Nazionali più forti d’Europa. Di solito

non c’è mai una squadra favorita per la vittoria finale e questo lo rende ancora più affascinante. Sportivamente parlando è un’esperienza unica, ti fa capire veramente cosa vuol dire giocare ad alto livello. Devi dare il meglio nella preparazione di ogni singolo dettaglio: mangiare e dormire bene, allenarti, andare in palestra. E farlo costantemente, giorno dopo giorno». Anche Manuel ha le idee chiare su come affrontare la prima partita del torneo. «L’Inghilterra è una delle Nazionali più forti al mondo. Arriveranno a Roma carichissimi e metteranno subito la quinta. Hanno cambiato allenatore prima del Mondiale, quindi il gruppo è già rodato. Starà a noi farci trovare pronti». Prima di salutarci ci tiene a dare un messaggio a chi di solito non segue il rugby per invogliarlo a guardare dal vivo o in televisione questo torneo. «Siamo una Nazionale giovane, in crescita e con tanti talenti. E poi il rugby è uno sport che trasmette valori, come la disciplina e l’educazione, da applicare anche alla vita quotidiana». federugby.it sixnationsrugby.com

IN FRECCIAROSSA PER IL SEI NAZIONI Frecciarossa è il treno ufficiale della Nazionale italiana di Rugby che parteciperà al torneo Guinness Sei Nazioni. Gli appassionati della palla ovale in possesso dei biglietti per le partite del 3 febbraio con l’Inghilterra o del 9 marzo con la Scozia allo Stadio Olimpico potranno raggiungere Roma approfittando dell’offerta Speciale Eventi e viaggiare sulle Frecce con sconti fino all’80% sul prezzo Base, utilizzando il codice SEINAZIONI24 in fase di acquisto. trenitalia.com 82



MODA

TEMPO D’INNOVAZIONE

© Pitti Immagine

L’EDIZIONE 105 DI PITTI UOMO PUNTA TUTTO SULLE NUOVE GENERAZIONI. AL CENTRO DELLA MANIFESTAZIONE FIORENTINA COLLEZIONI D’AVANGUARDIA, CAPI ARTIGIANALI E LINEE SOSTENIBILI di Cecilia Morrico

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Immagine guida Pitti Uomo 105

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uovi talenti della moda e forte presenza di giovani generazioni di designer a Pitti Uomo 105. La kermesse fiorentina, che si tiene a Fortezza da Basso dal 9 al 12 gennaio, quest’anno è all’insegna delle scelte non convenzionali. Se in molte edizioni, infatti, sono stati i big name ad attrarre i visitatori, per l’Autunno-Inverno 2024/25 Pitti Immagine ha puntato tutto sullo scouting. Una tendenza che si è andata affermando negli ultimi anni e ha riservato inaspettate sorprese, consentendo a nuovi brand di emergere con successo. Emblematica la scelta di avere come guest designer Luca Magliano e Steven Stokey-Daley, due giovani creativi che portano a Pitti molti spunti di riflessione, oltre allo spettacolo delle loro collezioni. Sul fronte delle presenze, continua a crescere il numero degli espositori grazie anche ai ritorni importanti di alcune aziende di riferimento. Sono 835 i marchi presenti, con una rilevante percentuale, il 43%, di brand esteri. L’edizione di quest’anno, che ha come tema una riflessio-

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ne sul nostro tempo sintetizzata nel titolo Pittitime, è ricca di sfaccettature che trovano spazio in un layout capace di dare risalto alle singole sezioni e ai focus sul vintage e sul mondo pet. Va in questa direzione anche l’ampliamento delle collaborazioni internazionali come il lancio di Neudeutsch, un inedito progetto sulla new wave design tedesca che vede protagonisti 17 creativi e brand basati in Germania. Come sempre il mondo poliedrico e internazionale di Pitti è suddiviso in cinque sezioni – Fantastic Classic, Futuro Maschile, Dynamic Attitude, Superstyling e I Go Out – che raccolgono tutte le collezioni, dal classico all’informale, passando per la sperimentazione contemporanea. In anteprima esclusiva per l’edizione 2024, Achilles Ion Gabriel, giovane talento già insignito di prestigiosi premi, debutta con la linea del suo brand omonimo. Il designer finlandese, che dal 2020 cura la direzione creativa del marchio spagnolo Camper,


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© Alessandro Moggi

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mette in scena, con una sfilata cool e coinvolgente, la sua prima collezione: un progetto immersivo e gender neutral di capi ready to wear, calzature e accessori. Spazio anche alla cultura della moda con la performance Velvet mi amor ispirata all’omonimo libro di Stefano e Corinna Chiassai,

Un Velvet Boys durante la performance Velvet mi amor

padre e figlia, entrambi stilisti. In un silenzio stellare, manichini dalle forme aliene planano nell’atmosfera terrestre, avvolti in un misterioso materiale. Vestiti con capi di velluto liscio e a coste, arrivano a Pitti Uomo anche i Velvet Boys che, ballando a ritmo di musica e luce, portano con sé un tocco di eleganza extraterrestre. Le lavorazioni dei loro abiti rivelano una maestria innovativa, mentre il tessuto di cui sono composti sembra reagire alla luce terrestre in modi surreali. Un omaggio al velluto che, secondo i due stilisti, «è un materiale che va sempre di moda ma poi effettivamente non va mai di moda. È una “stoffa antica” ricca di storia, che viene dal passato e che, nelle centinaia di anni dopo la sua creazione, si è trasformato e ha cambiato le sue interpretazioni di uso». Il risultato è una collezione decisamente originale: «Abbiamo giocato con le forme e i volumi, esaltando la versatilità del tessuto attraverso le lavorazioni e sperimentando tecniche di stampa fotografica che ci hanno permesso di creare un effetto velluto. Abbiamo portato avanti un attento esercizio creativo sulla resa del colore attraverso lo studio della luce che, a seconda della sua inclinazione o intensità, lo rende più lucido o più opaco, più tridimensionale o piatto».

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MODA

Travel bag suede del brand Alberto Olivero

Al centro dell’edizione 105 c’è anche l’ambiente, in un’ottica che lega insieme sostenibilità e business. Moltissimi i brand che fanno della politica green la loro cifra distintiva: Replumè, marchio nato a Lucca nel 2016, con la sua linea di piumini ecologici, il brand tedesco Drykon, con una collezione classica arricchita da elementi sostenibili, Guess Jeans che presenta un progetto rivoluzionario e innovativo, improntato all’attenzione al futuro del nostro Pianeta. Per le azioni concrete a favore della Terra una menzione va ad Alberto Olivero, che nei suoi accessori unisce all’artigianalità la responsabilità ambientale. «La pelle che utilizziamo è uno scarto dell’industria alimentare e quindi svolgiamo un processo di upcycling», spiega il giovane designer. «Non usiamo altre tipologie di pelli. Compriamo solo quelle di animali allevati in Europa e conciate in Italia da aziende certificate, per evitare di contribuire nel nostro piccolo a disboscamenti per allevamenti intensivi. Inoltre, utilizziamo per la nostra sede alimentazioni elettriche da fotovoltaico e siamo profondamente attenti alle relazioni umane e al welfare dei nostri dipendenti: non sfruttiamo assolutamente manodopera a basso costo. Il nostro è un brand fondato su tre parole: people, profit, planet». ro l i ve pittimmagine.com A l b e r to O

PITTI BIMBO A TUTTO GREEN Sostenibilità, sartorialità, made in Italy e contemporary. Sono queste le parole scelte da Pitti Bimbo per orientarsi nel futuro del kidswear. In scena, sempre a Fortezza da Basso, dal 17 al 19 gennaio, un’edizione con un focus importante sui materiali green, i capi sartoriali, e le atmosfere avvolgenti. Nel corso della kermesse, diversi conscious brand internazionali portano avanti le istanze legate al rispetto delle risorse del Pianeta e all’eticità di tutta la filiera produttiva. Per presentare queste realtà torna il contenitore I want to be green, che propone una serie di eventi, talk e incontri con designer allo scopo di informare, approfondire e creare una netta linea di demarcazione tra la vera sostenibilità e il greenwashing. Immancabili gli appuntamenti ad alto tasso di divertimento come il party del brand Molo, in programma mercoledì 17, durante il quale il giovanissimo JJ Vannelli, figlio del disc jockey Joe T Vannelli, farà ballare gli ospiti presenti all’evento della casa scandinava. Oppure gli speed date della lifestyle blogger berlinese Peggy Juche, fondatrice della rivista online Paul & Paula: incontri di networking inediti e dinamici, in cui giornalisti, blogger e brand si ritrovano per creare connessioni, in un vortice di veloci conversazioni. Un format innovativo che consente ai partecipanti di essere coinvolti in una serie di meeting brevi ma dal forte impatto, ciascuno della durata di pochi minuti. Immagine guida Pitti Bimbo 97 pittimmagine.com 86




I TONI

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01_Cappotto Piacenza 1733 02_Polo Cruciani 03_Felpa In The Box per Peanuts 04_Pantaloni Berwich 05_Porta occhiali Il Bisonte 06_Orologio D1 Milano 07_Beatles Green George 08_Sneaker Wushu Ruyi 09_Giubbino Gimo’s

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a moda maschile Autunno-Inverno 2024/25 è un tripudio di colori naturali. Vanno in scena il beige, il marrone, il biscotto, il mattone e il panna, con poche irruzioni di colore. Sfumature più tenui che si allontanano dal solito blu. Piacenza 1733 propone una palette emotiva e sensoriale fatta di nuance legate alla terra. Immancabili i jacquard geometrici, che con il loro effetto used e sbiadito racchiudono, quasi fossero ricordi sfocati, culture esotiche e mistici viaggi. Anche Gimo’s predilige le tinte chiare per i suoi giubbini in pura lana vergine con doppia chiusura centrale di zip e bottoni. Allure da camicia sartoriale per la polo Cruciani, in lana superfine 16 micron che conferisce al capo un’elevata morbidezza e impreziosita da bottoni in madreperla. Il brand In The Box, invece, si ispira al tennis e dedica a questo sport un nuovo capitolo della capsule collection Peanuts, che ha come protagonista assoluto Snoopy. Raffigurato con la tecnica del ricamo oppure a stampa, il simpatico cagnolino racconta le sue prodezze atletiche sulle felpe in cotone girocollo e su quelle con cappuccio e full zip. Berwich propone invece pantaloni oversize con doppio taschino a contrasto nella parte posteriore, realizzati in mini check dal fondo chiaro e con i colori dei Mondiali di Italia 90. Tornano a Pitti anche le Wushu Ruyi, tra le fashion sneaker più vendute al mondo, che prendono il nome dalle arti marziali cinesi ma sono italianissime. Il modello Master, proposto in tinta unita e multicolor, è il più ricercato. Di fattezza classica, con il motivo Duilio, i beatles di Green George, brand marchigiano dal sapore british. Immancabili gli accessori. Il Bisonte crea una serie di porta occhiali indossabili a tracolla, realizzati in pelle vintage e conciati al vegetale, mentre il brand di orologi dal design contemporaneo D1 Milano porta in scena il modello da polso Square a forma quadrata. 89


ARTE E CULTURA Sconti Trenitalia

EUFORIA

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Andy Warhol 12 Marilyn Monroe (1985) Collezione Sonnabend


AL MUSEO STORICO DELLA FANTERIA DI ROMA, UNA RETROSPETTIVA RIPERCORRE 40 ANNI DI CARRIERA DI ANDY WARHOL, DAL SUO ARRIVO A NEW YORK AI PIÙ GRANDI SUCCESSI di Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it

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n universo di colori, immagini ripetute, stili e tecniche diverse miscelate tra loro per creare un’impronta nuova e inconfondibile nell’arte internazionale. Immediatamente riconoscibile a chiunque, il lavoro di Andy Warhol ha raggiunto l’obiettivo a cui molti artisti ambiscono: essere unico e indimenticabile. Fino al 17 marzo, il Museo storico della

fanteria di Roma gli dedica una mostra intitolata Andy Warhol - Universo Warhol, che ripercorre i momenti salienti della sua vita e della sua carriera. Curata dal critico d’arte Achille Bonito Oliva, l’esposizione si articola tra 170 opere organizzate in aree tematiche che coprono quasi 40 anni di carriera, dall’arrivo a New York nel 1949 fino alla sua morte nel 1987.

Nato a Pittsburg, a 21 anni Warhol trovò nella Grande Mela il fermento e l’impazienza di un mondo in divenire, pronto a scardinare tutte le regole sociali e artistiche che si erano affermate fino a quel momento. Frequentò artisti come il fotografo Robert Mapplethorpe e la cantautrice Patti Smith, il pittore Jean-Michel Basquiat e il writer Keith Haring, l’attore Michael Douglas

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ARTE E CULTURA

e la musicista Yoko Ono. Instillando in ognuno una parte del suo spirito creativo e ricevendo in cambio ispirazione da tutti loro. Nella mostra di Roma, il percorso si snoda dai lavori nella grafica pubblicitaria alle prime commistioni con l’industria musicale, passando per le serigrafie e le polaroid che ritraggono le star dell’epoca fino alle porcellane decorate, per poi muoversi tra le produzioni più recenti, come le foto comparse sulla sua rivista Interview o i manifesti commerciali e le immagini del discusso docufilm Trash - I rifiuti di New York. Così, dalla ripetitività euforizzante delle serigrafie seriali Campbell’s Soup Cans e 12 Marilyn Monroe, ormai icone tra le più amate dal pubblico

Andy Warhol Mao (1974)

Andy Warhol Ladies and Gentlemen (1975)

Collezione privata

Collezione privata

che rovesciano il concetto di unicità dell’opera d’arte, si arriva alle riproduzioni dedicate alle favole di Hans Christian Andersen e al libro sui gatti Cats, cats, cats, due delle grandi passioni dell’artista. Uscendo dal caleidoscopio colorato delle oltre 70 serigrafie in mostra, si arriva in punta di piedi alle 24 ceramiche Rosenthal bianche dipinte in color oro, sofisticate e ironiche, tutte firmate da Warhol. Un ampio spazio, curato dal critico musicale Red Ronnie, è dedicato al rapporto tra il padre della Pop Art e il mondo della musica. Warhol fu infatti tra i primi a realizzare copertine artistiche per gli LP che nascevano in quegli anni. Tra le più conosciute, in mostra a Roma, ci sono la cover realizzata per Sticky Fingers dei Rolling Stones, e la banana “sbucciabile” dell’album The Velvet Underground & Nico del 1967, di cui fu anche produttore e che segnò un punto di svolta nella sua amicizia con il cantante Lou Reed. Due anni più tardi, Warhol fondò la rivista Interview, destinata a diventare una delle più richieste del settore, 92


Andy Warhol Campbell’s Soup (Tomato) Collezione privata

Collezione privata

realizzando diverse copertine dedicate ai personaggi dello star system. Oggi i volti di Jack Nicholson, Salvador Dalí, Annie Lennox, Jacqueline Bisset e Anjelica Huston, tutti ritratti

Michael Douglas, Yoko Ono, Andy Warhol, Jann Wenner and Unidentified Woman (1980 circa) Collezione privata

© 2019 Heritage Auctions

Andy Warhol Cow (1971)

dall’artista, campeggiano nella sala del Museo della fanteria, per un totale di circa 20 copertine. Il maestro, tuttavia, non si è mai fermato alla superficie luccicante di New York. Ne amava anche i margini e le ombre, che trovano spazio in una serie di fotografie scattate nelle zone underground della città. Chiudono la rassegna i suoi lavori cinematografici: un video del film sperimentale Empire, muto e in bianco e nero, realizzato nel 1965, e il manifesto e le immagini promozionali del docufilm Trash - I rifiuti di New York del 1970, prodotto da Warhol e diretto da Paul Morrissey, che racconta senza censure le peripezie, le sfortune e gli espedienti di una coppia di tossicodipendenti nella Grande Mela. Celebrità e senzatetto avevano lo stesso appeal per Warhol, che sapeva far diventare un’opera pop tutto ciò che toccava. Era in grado di calamitare gli sguardi e risvegliare la curiosità su qualsiasi soggetto o argomento, trasformando l’intera società contemporanea in un gioco. Sconcertante e beffardo, proprio come lui. navigaresrl.com

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ARTE E CULTURA Sconti Trenitalia

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Artemisia Gentileschi Giuditta e Abra con la testa di Oloferne (1640-1645) Terni, Fondazione Cassa di risparmio di Terni e Narni, Collezione d’arte

I COLORI DELLE

DONNE LE OPERE CARAVAGGESCHE E RIBELLI DI ARTEMISIA GENTILESCHI SONO IN MOSTRA A PALAZZO DUCALE DI GENOVA FINO AL 1° APRILE di Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it

Artemisia Gentileschi Susanna e i vecchioni (1610) © Pommersfelden, Kunstsammlungen Graf von Schönborn

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ARTE E CULTURA

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adonne, regine ed eroine della mitologia greca e romana sono le protagoniste tormentate delle opere di Artemisia Gentileschi. Nelle espressioni dei loro volti, corrucciati e determinati, e nei chiaroscuri che li circondano è possibile leggere, oltre all’immensa capacità pittorica dell’artista, la potenza del suo stesso vissuto. Ingiusto, come quello di molte donne dell’epoca, e doloroso. Ma sono presenti anche la rabbia, il riscatto e una libertà pretesa e conquistata. Curata dallo storico dell’arte Costantino D’Orazio, la mostra Artemisia Gentileschi. Coraggio e passione, al Palazzo Ducale di Genova fino al 1° aprile, offre un importante approfondimento sul lavoro di una pittrice dalla vita indimenticabile, diventata simbolo, suo malgrado, di forza d’animo e tenacia. Orfana di madre dall’età di 12 anni, fu indirizzata dal padre Orazio, anche lui artista, verso il mestiere della pittura. E divenne così brava da essere richiesta dai più grandi committenti del ‘600, epoca in cui l’arte non

era considerata un lavoro da donne. Dopo essere sopravvissuta alla violenza perpetrata dal suo maestro di prospettiva, Agostino Tassi, e aver affrontato un lungo e difficile processo per stupro, lasciò Roma e si trasferì a Firenze, dove venne introdotta nella corte di Cosimo II de’ Medici dallo zio Aurelio Lomi. Lì conobbe lo scienziato Galileo Galilei e lo scrittore Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote dell’omonimo maestro rinascimentale, che le procurò molte commissioni. Divenne talmente nota nel campo pittorico che fu la prima donna ad essere ammessa all’Accademia delle arti del disegno. Il suo lavoro la portò a viaggiare in tutta Italia: incontrò probabilmente i fiamminghi Antoon van Dyck e Pieter Paul Rubens a Genova, il caravaggista francese Simon Vouet a Roma, l’esponente della scuola napoletana Massimo Stanzione nell’allora capitale del viceregno spagnolo. Dopo una vita di arte e lotte, Gentileschi morì negli anni ‘50 del ‘600. A più di quattro secoli di distanza, di lei sopravvivono le opere: nei saloni

dell’appartamento del doge di Palazzo Ducale, organizzati in 11 sezioni, sono raccolti 50 dei capolavori attualmente conservati tra l’Europa e gli Stati Uniti. L’esposizione, organizzata nell’ambito delle iniziative di Genova Capitale italiana del libro 2023, si apre con un focus su Susanna e i vecchioni, l’episodio biblico che vede una giovane sfuggire alla violenza e ai ricatti di due anziani uomini. La stessa scena apre e chiude la carriera della pittrice: Artemisia la dipinse nel 1610 in quella che è considerata la sua prima opera – conservata a Pommersfelden, in Germania – e, a distanza di 30 anni, in uno dei suoi ultimi lavori custodito a Brno, in Repubblica Ceca. Il percorso prosegue tra le opere potenti di altre artiste vissute tra il ‘500 e il ‘700, che offrono uno sguardo sulle capacità – spesso nascoste – delle donne dell’epoca e sulla società in cui lavoravano. Tra loro, la scultrice Properzia de’ Rossi e le pittrici Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Angelika Kauffmann. Si torna poi ad altre toccanti immagini di donne dipinte Artemisia Gentileschi Maddalena (1630-1635) Beirut (Libano), Sursock Palace Collection

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fronto con l’opera omonima del padre proveniente dai Musei Vaticani. Molto richiesta dai committenti dell’epoca era anche la raffigurazione della vicenda di Sansone e Dalila: in questa serie di opere, la schiava filistea è intenta a tagliare i capelli dell’eroe dopo aver scoperto grazie all’astuzia che dalla folta chioma dipendeva la sua forza. Seguono alcuni focus sul caravaggismo di Genova e l’operato di Orazio a Roma, gli anni fiorentini di Artemisia e quelli napoletani, con brevi immersioni nella vita della pittrice e nelle influenze artistiche del suo lavoro, che l’hanno portata a prediligere la rappresentazione di donne indipendenti e fiere immerse in chiaroscuri in grado di moltiplicarne la forza espressiva. arthemisia.it palazzoducale.genova.it

Artemisia Gentileschi L’Aurora (1625-1627 circa) Roma, collezione Alessandra Masu

da Artemisia, come Cleopatra, regina d’Egitto, e Betsabea, moglie di re Davide, entrambe dalla tragica sorte, e tra le opere di Orazio Gentileschi, che scelse spesso la figlia come modella. Un’intera sala è dedicata alla ricostruzione immersiva del Casino delle Muse di Palazzo Pallavicini Rospigliosi di Roma, chiuso al pubblico, affrescato a quattro mani da Tassi e da Orazio. Tra le suonatrici dipinte dai due artisti spicca un volto diverso da tutti gli altri: è quello di Artemisia, forse inserito da Orazio per ricordare al collega l’ingiustizia compiuta. Sono molte le scene bibliche con protagoniste femminili realizzate dalla pittrice. Come Giuditta e Oloferne, in cui la giovane ebrea, entrata con l’inganno nell’accampamento, decapita coraggiosamente il condottiero assiro. Il quadro, dipinto in più occasioni da Artemisia, viene qui messo a con-

Artemisia Gentileschi Minerva (1635 circa) Firenze, Gallerie degli Uffizi

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ARTE E CULTURA

UNA FIERA CHE FA

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COMPIE 50 ANNI LA PRINCIPALE RASSEGNA D’ARTE BOLOGNESE, TRA LE PIÙ LONGEVE D’EUROPA, CHE TORNA IN CITTÀ DAL 2 AL 4 FEBBRAIO. IL DIRETTORE ARTISTICO SIMONE MENEGOI NE RIPERCORRE LE ORIGINI E ANTICIPA LE OPERE INEDITE DELLA NUOVA EDIZIONE di Sandra Gesualdi

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rano i primi anni ’70 quando debuttò come una piccola sezione dedicata all’arte moderna e contemporanea dell’allora fiera campionaria di Bologna. Le gallerie presenti erano appena dieci, ma già nell’anno successivo ne parteciparono 200. In quel periodo, il capoluogo emiliano era centro sperimentale e crocevia delle arti visive d’avanguardia, del design e dell’architettura, capace di proporre nuovi linguaggi in rapporto con politica e società. Cinquant’anni dopo Arte Fiera, rassegna di settore tra le più longeve d’Europa, torna a occupare gli storici padiglioni 25 e 26 del quartiere fieristico cittadino, dal 2 al 4 febbraio. Un concentrato di artisti di diverse generazioni, collezionisti, gallerie, appassionati di varie espressioni creative, come ci racconta il direttore artistico Simone Menegoi. Qualche anticipazione su questa speciale edizione della fiera di settore più duratura d’Italia? È davvero un anno unico. Grandi gallerie d’arte moderna e contemporanea tornano a esporre a Bologna, aggiungendosi alle numerose che sono già delle habitué, con un nuovo e importante main partner come Bper Banca. Vogliamo offrire al pubblico sofisticati approfondimenti sulle origini della manifestazione. Ma accanto alle novità ci sono tanti elementi di continuità, dalla sede fino agli stand che preparano piatti della cucina emiliana, punto di forza della ristorazione in loco. Quali sono i numeri e le parole chiave di Arte Fiera 2024? Ci saranno quasi 200 espositori, di cui 171 gallerie – 30 in più del 2023 – tre sezioni curate e su invito, oltre 15 appuntamenti fra mostre, performance e dibattiti all’interno del programma culturale. E ci aspettiamo circa 50mila spettatori, basandoci sui risultati dell’anno scorso. Per le parole chiave ne scelgo tre: italianità, che è il Dna della manifestazione e il suo tratto distintivo; storia, perché è la prima fiera d’arte moderna e contemporanea ad aver aperto nel nostro Paese; vitalità, perché non ci accontentiamo dei ricordi ma siamo proiettati al futuro. Cosa vedremo nelle tre sezioni curate e su invito? Qui le gallerie espongono esclusivamente opere che appartengono a un ambito specifico. Le sezioni stanno al resto della fiera un po’ come le spezie a un piatto: limitate nella quantità, indispensabili per il sapore complessivo. Fotografia e immagini in movimento, a cura di Giangavino Pazzola, ospiterà video e scatti; Pittura XXI, curata da Davide Ferri, raccoglie testimonianze di quest’arte nel nuovo millennio in tutte le sue declinazioni, mentre nella sezione Multipli, a cura di Alberto Salvadori, si possono ammirare opere in edizione, dal libro d’artista al design d’autore. Che cos’è esattamente un libro d’artista? Si tratta di un libro-opera, pensato e realizzato con criteri diversi da un volume comune: perché è stampato in pochissime copie, magari utilizzando tecniche e materiali preziosi, oppure perché assomiglia più a una scultura che a un libro. È il piatto forte della sezione Multipli, che presenta però opere in edizione, di solito più economiche e alla portata del grande pubblico delle opere uniche. Oltre a quelli delle sezioni ci sono tanti altri curatori. Ce li presenti? Ai tre di cui vi ho già parlato si aggiungono Bruna Roccasalva, direttrice artistica della Fondazione Furla, che ci propone le Piero Dorazio Ardensi (1972) Courtesy Mazzoleni

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ARTE E CULTURA

Una delle passate edizioni di Arte Fiera Courtesy Arte Fiera

ultime novità dal mondo della performance, e Uliana Zanetti, storica dell’arte e curatrice delle collezioni al MAMbo Museo d’arte moderna di Bologna, che presenta una mostra sulle origini della performance ad Arte Fiera. La storica Clarissa Ricci ci parla invece dei primi anni di vita della manifestazione dal punto di vista delle gallerie in un’altra piccola esposizione, mentre Guendalina Piselli, producer e curatrice editoriale, si occupa dei Book Talk, le presentazioni di libri in programmazione. Insieme a loro io mi occupo della direzione artistica, dopo 25 anni di esperienza nell’universo dell’arte contemporanea come giornalista, critico, curatore e insegnante. Sono affiancato da Enea Righi, manager e collezionista, che ricopre il ruolo di direttore operativo. Molti sono i richiami alle origini della manifestazione. Se ti chiedessi di sce-

gliere un personaggio che riassume questo mezzo secolo di storia, chi sarebbe e perché? Opterei per un nome poco celebrato, ma fondamentale: Maurizio Mazzotti, il manager di BolognaFiere Group che tenne a battesimo la rassegna nel 1974 – in assenza di un vero e proprio direttore artistico perché questa figura professionale era di là da venire – e la fece crescere per quasi 30 anni. Tornando invece all’edizione 2024, l’artista lombarda Luisa Lambri è stata scelta per presentare un’opera inedita. Di cosa si tratta? Il suo linguaggio è la fotografia, e il suo soggetto quasi esclusivo è l’architettura del XX secolo. Ha uno stile personalissimo: evita le vedute iconiche per concentrarsi sui dettagli, lavora per minime variazioni di luce e colore, sfiora l’astrazione. A Bologna allestisce una mostra

© Alessandro Trapezio

Il direttore artistico di Arte Fiera Simone Menegoi, a sinistra, con Enea Righi, direttore operativo

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in cui, accanto a una selezione di scatti già esistenti, compariranno alcune immagini inedite di un edificio che si trova nei dintorni della città: la chiesa di Santa Maria Assunta di Riola, nel comune di Vergato, unica opera realizzata in Italia dal grande architetto finlandese Alvar Aalto. La mostra occupa un altro edificio d’autore, collocato proprio di fronte alla fiera: il Padiglione Esprit Nouveau, replica del 1977, filologicamente accurata, di un’architettura effimera di Le Corbusier e Pierre Jeanneret del 1925. Come si esce da una fiera come quella di Bologna? Euforici e un po’ storditi per la gran quantità di opere, visitatori, immagini e suoni. E magari con un’opera sottobraccio. artefiera.it artefiera_bologna



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LO SGUARDO

DI

HADDI

Michel Haddi Molly Sims, Citizen K, Miami (2005) © Copyright Michel Haddi/Courtesy of 29 Arts in progress gallery

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A MILANO, UNA MOSTRA RACCONTA LA CARRIERA DEL FOTOGRAFO FRANCO-ALGERINO. E LA SUA RARA ABILITÀ NEL COGLIERE L’ESSENZA PIÙ PROFONDA DEI SOGGETTI IMMORTALATI di Flavio Scheggi

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ichel Haddi è uno di quei fortunati che avevano già il futuro scritto nel nome. La traduzione letterale di Haddi, dalle lingue semitiche, significa infatti “colui che vede”. Nato a Parigi nel 1956, sin dalla sua infanzia il fotografo franco-algerino sfogliava le copie di Vogue affascinato dalle immagini realizzate dai grandi creativi dell’epoca. Poi, quando ha cominciato a realizzare i primi scatti, è

riuscito a “vedere” la vera natura di chi posava per lui dietro l’obiettivo. Che fossero attori, modelle o persone comuni. Il suo è uno sguardo intimo, personale, anticonvenzionale, come quasi tutta la sua carriera, ben lontana da quella del classico fotografo di moda. Haddi ha dedicato la sua vita a raccontare i protagonisti dei cambiamenti storici e culturali dell’ultimo secolo, con la rara abilità di saper cogliere, e restituire, l’essenza più 103


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profonda dei suoi soggetti. Nel 1981 gli viene commissionato da Vogue Hommes un servizio che segna l’inizio del suo lavoro in Italia, dove quattro anni dopo incontra Franca Sozzani, futura direttrice di Vogue Italia e allora direttrice di Lei e Per lui, che gli chiede di unirsi al suo team. Haddi inizia così a viaggiare e avvia molte collaborazioni con importanti magazine come le riviste britanniche Tatler e The Face, definita da molti la Bibbia degli anni ‘80, la statunitense GQ, dedicata all’universo maschile, e ancora, il giornale distribuito nel Regno Unito e in Irlanda The Sunday Times, British Vogue e Vanity Fair. Al tempo stesso crea campagne pubblicitarie per Yves Saint Laurent e per marchi come Armani, Emilio Pucci e Lancetti. Celebri anche i lavori realizzati per Replay, azienda italiana di abbigliamento denim, Lee Jeans, Saks Fifth Avenue, Macy’s, Bloomingdale’s e Guerlain. Attualmente vive a Londra, dove gestisce anche la casa editrice MHS Publishing, con la quale pubblica i suoi libri. Dal 16 gennaio al 16 marzo, la galleria d’arte fotografica 29 Arts in progress di Milano, situata nello storico quartiere di Sant’Ambrogio, dedica al fotografo franco-algerino la mostra Michel Haddi: Beyond Fashion. Un’esposizione che consentirà al pubblico e ai collezionisti di cogliere l’essenza del suo lavoro nelle opere più inconsuete, cariche di un’anima street e urban, ma anche di ironia e sensualità che evidenziano la poliedrica personalità dell’artista. In mostra sono esposte oltre 40 immagini, tra le più rappresentative di una carriera che ormai supera i 40 anni, in cui Haddi ha immortalato volti celebri, top model, icone e leggende della musica e dell’arte. Da David Bowie a Debbie Harry, da Djimon Hounsou a John Galliano passando per Nicolas Cage e Sarah Jessica Parker. Oltre a nudi e scatti inediti. Sono esposte anche suggestive immagini dai colori brillanti e dalle atmosfere tropicali americane degli anni ‘90, spesso legate ad 104

Michel Haddi Debbie Harry, British Vogue, London (1994) © Copyright Michel Haddi/Courtesy of 29 Arts in progress gallery

alcune emblematiche campagne pubblicitarie create per brand internazionali come Versace, Chanel, Armani, Yves Saint Laurent. Durante il periodo della mostra, il 19 e 20 gennaio, è in programma anche l’evento Be a legend: nei due giorni,

Haddi sarà presente nella galleria per realizzare alcuni ritratti dal vivo con la sua Polaroid Now Camera. Un modo per essere immortalati da questo grande fotografo e diventare leggenda per un giorno. 29artsinprogress.com


Michel Haddi Dominique Swain, Max, Los Angeles (1997) Michel Haddi Moschino Fashion Show, Vanity Fair, Milan (2010)

© Copyright Michel Haddi/Courtesy of 29 Arts in progress gallery

© Copyright Michel Haddi/Courtesy of 29 Arts in progress gallery

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SFUMATURE

Venezia, Italia, 1950 © David Seymour/Magnum Photos

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DI VENEZIA


Gina Lollobrigida, Venezia, Italia, 1954 © David Seymour/Magnum Photos

GLI SCATTI DI DAVID "CHIM" SEYMOUR IN MOSTRA AL MUSEO DI PALAZZO GRIMANI, FINO AL 17 MARZO, RACCONTANO IL MONDO TRA GLI ANNI ‘30 E ‘50. CON UN AMPIO FOCUS SUL CAPOLUOGO VENETO di Irene Marrapodi – ir.marrapodi@fsitaliane.it

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rendeva la sua macchina fotografica come un medico tira lo stetoscopio fuori dalla borsa per diagnosticare la condizione del cuore. Il suo era vulnerabile, portava sulle spalle il peso del mondo». Così Henri Cartier-Bresson ricordava il collega fotoreporter David "Chim" Seymour, animo sensibile e coraggioso che durante la carriera si dedicò soprattutto a testimoniare le difficoltà subite dai più deboli, in particolare i bambini, durante le guerre. Nel 1950, tre anni dopo aver fondato a New York l’agenzia Magnum Photos insieme a Cartier-Bresson e Robert Capa, nell’ambito di un progetto sull’Europa del dopoguerra realizzò

anche un ampio reportage sulla città di Venezia. Un lavoro che è ora esposto nel capoluogo veneto, insieme ad altri scatti del fotografo, nella monografica David “Chim” Seymour. Il Mondo e Venezia. 1936-56, curata da Marco Minuz. L’esposizione, fino al 17 marzo al Museo di Palazzo Grimani, ripercorre quasi per intero la carriera dell’artista polacco, il cui vero nome era David Szymin. La professione, iniziata come giornalista freelance nel ‘33, si concluse troppo presto, circa 20 anni più tardi, quando fu ucciso dai colpi delle mitragliatrici sulla frontiera israelo-egiziana. Passeggiando nelle sale del museo, sembra di muoversi tra i canali di oltre

mezzo secolo fa, circondati dai caratteristici colombi veneziani, osservando i bambini di allora – soggetto prediletto da Chim – che giocano o riposano. Tra i ritratti delle celebrità, l’attrice Gina Lollobrigida fa capolino da una porta, mentre la soprano Maria Callas posa seduta al pianoforte, davanti ai suoi spartiti. Ma non tutte le 150 fotografie in esposizione sono state scattate a Venezia: alcune provengono dai toccanti reportage sulla Guerra civile spagnola o sulla Francia del 1936 e dal progetto del 1948 Children of War, commissionato dall’Unicef e dedicato agli orfani di guerra. Tra i documenti che completano la rassegna quelli dedicati alla maleta mexicana, la valigia messicana contenente i quattromila negativi delle foto scattate durante la Guerra civile spagnola dagli amici e colleghi Chim, Capa e Gerda Taro. Il piccolo tesoro, che si credeva perduto per sempre, venne ritrovato a Parigi nel 1995 e reso pubblico solamente nel 2008. polomusealeveneto.beniculturali.it 107


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David “Chim” Seymour saluta Henri Cartier-Bresson Parigi, Francia, 1938 © René Burri/Magnum Photos

Venezia, Italia, 1950 © David Seymour/Magnum Photos

Venezia, Italia, 1950 © David Seymour/Magnum Photos

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PORTALE FRECCE

PORTALEFRECCE.IT L’INTRATTENIMENTO GRATUITO AD ALTA VELOCITÀ

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Cars 3

Space Jam: A New Legacy

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Blade Runner 2049

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I FILM DI GENNAIO

Star Wars: The Last Jedi

TANTI CONTENUTI PER TE GIOCHI Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e dei bambini

EDICOLA DIGITALE Quotidiani e riviste nazionali e internazionali

SERIE E PROGRAMMI TV Una selezione di serie e programmi tv

BAMBINI Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori

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NEWS Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

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CARTAFRECCIA

FRECCIAROSSA COLLECTION

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MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO

VIVI LA CULTURA CON LE FRECCE. SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Fino all’11 febbraio, a Palazzo Reale di Milano, la mostra intitolata El Greco ripercorre le tappe e l’evoluzione pittorica dell’artista cretese durante i suoi viaggi lungo le città del Mediterraneo, da Candia a Venezia, da Roma a Toledo. Il percorso espositivo è articolato in sezioni pensate in modo da tenere costantemente a fuoco il rapporto del pittore con i luoghi in cui ha vissuto e, al contempo, offrire ai visitatori una precisa ricostruzione della sua vita. Il percorso inizia con l’esordio nella produzione di icone a Creta e l’apprendistato a Venezia e a Roma, passando per i legami con alcuni dei più influenti pittori italiani dell’epoca: Tintoretto, Michelangelo, Tiziano. Si prosegue con una sezione dedicata alle scene religiose e ai dipinti devozionali da lui realizzati, concentrandosi sul suo ritorno verso il sistema compositivo delle icone cretesi. Conclude la mostra una sezione dedicata all’unica opera mitologica realizzata da El Greco, il Laocoonte, concessa in prestito dalla National Gallery di Washington. Tra le oltre 50 opere esposte sono presenti anche San Martino e il mendicante e Ritratto di Jeronimo de Cevallos, normalmente conservati al Prado di Madrid, e il San Giovanni Evangelista e San Francesco d’Assisi delle Gallerie degli Uffizi, a Firenze. Ingresso 2x1 riservato ai soci CartaFRECCIA muniti di biglietto per le Frecce con destinazione Milano, in una data antecedente al massimo di tre giorni da quella in cui si intende visitare la mostra. Tariffa ridotta sull’ingresso singolo per gli iscritti a X-GO in possesso di biglietto Intercity, Intercity Notte e Regionale sempre con destinazione Milano, per i titolari di abbonamento regionale o di un biglietto a tariffa sovraregionale Trenitalia Tper e per i soci CartaFRECCIA che raggiungono la città del Duomo con le Frecce. mostraelgreco.it | palazzorealemilano.it

IN CONVENZIONE ANCHE IL MONDO DI TIM BURTON Fino al 7 aprile alla Mole Antonelliana, Torino museocinema.it MIRÓ A TORINO Fino al 14 gennaio al Museo storico nazionale d’artiglieria del Mastio della Cittadella, Torino turismotorino.org JIMMY NELSON Fino al 21 gennaio a Palazzo Reale, Milano palazzorealemilano.it ARTEMISIA GENTILESCHI. CORAGGIO E PASSIONE Fino al 1° aprile a Palazzo Ducale, Genova arthemisia.it | palazzoducale.genova.it CALVINO CANTAFAVOLE Fino al 7 aprile a Palazzo Ducale, Genova palazzoducale.genova.it ALPHONSE MUCHA. LA SEDUZIONE DELL’ART NOUVEAU Fino al 7 aprile al Museo degli innocenti, Firenze museodeglinnocenti.it ANISH KAPOOR. UNTRUE UNREAL Fino al 4 febbraio a Palazzo Strozzi, Firenze palazzostrozzi.org HZERO In piazza degli Ottaviani a Firenze, vicino alla stazione di Santa Maria Novella, le sale di un ex cinema fiorentino riconvertite a museo ospitano un plastico di 280 m2 attraversato da una rete di binari in cui reale e immaginario si confondono. Ingresso 2x1 riservato ai soci CartaFRECCIA che raggiungono Firenze con le Frecce in una data antecedente al massimo di tre giorni da quella in cui si intende visitare il museo Hzero. Per gli iscritti a X-GO in possesso di biglietto Intercity, Intercity Notte e Regionale è prevista la tariffa ridotta sull’ingresso singolo e uno sconto del 30% sul pacchetto famiglia, mentre i soci CartaFRECCIA che abbiano acquistato un biglietto delle Frecce per Firenze hanno diritto alla tariffa ridotta sull’ingresso singolo e a uno sconto del 50% sul pacchetto famiglia. Tariffa ridotta sull’ingresso singolo anche per i possessori di un abbonamento regionale valido per la Toscana. hzero.com

El Greco Laocoonte © Courtesy National Gallery of Art, Washington

Hzero. L’impresa ferroviaria in miniatura © Gianluca Moggi

ANDY WARHOL - UNIVERSO WARHOL Fino al 17 marzo al Museo storico della fanteria, Roma navigaresrl.com ESCHER Fino al 1° aprile a Palazzo Bonaparte, Roma mostrepalazzobonaparte.it FAVOLOSO CALVINO Fino al 4 febbraio alle Scuderie del Quirinale, Roma scuderiequirinale.it HELMUT NEWTON. LEGACY Fino al 3 marzo al Museo dell’Ara Pacis, Roma arapacis.it MUSEUM OF DREAMERS Fino al 28 gennaio al PratiBus District, Roma museumofdreamers.com MUSEO CIVICO GAETANO FILANGIERI DI NAPOLI filangierimuseo.it

Maggiori informazioni su trenitalia.com 121


NETWORK // ROUTES // FLOTTA

Parigi

Bolzano

Bergamo Lione

Courmayeur

Chambéry

Brescia

Milano

Aosta

Bardonecchia

Ora Treviso Trento Vicenza

Pinzolo

Reggio Emilia AV

Mantova

Modena Bologna

Genova

La Spezia Pisa NO STOP

Udine Trieste

Venezia Padova

Verona

Torino

Val Gardena Val di Fassa-Val di Fiemme Cortina d’Ampezzo

Madonna di Campiglio

Ravenna Firenze

Rimini Assisi

Perugia

Falconara Marittima Ancona

Pescara Roma Fiumicino Aeroporto

Caserta

Napoli Pompei

Foggia

Napoli Afragola

Bari

Matera

Potenza

Salerno

Lecce Taranto

Sibari Paola Lamezia Terme

Reggio di Calabria

LEGENDA:

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com. Tratta Torino-Lione: il servizio è temporaneamente sospeso.

Cartina aggiornata al 22 dicembre 2023

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Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA ETR 1000

FRECCIAROSSA ETR 500 Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 589 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA ETR 700 Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 497 WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA ETR 600 Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485 Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460 Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123


PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

FERROVIE D’ITALIA

ALLA STAZIONE DI ROMA OSTIENSE, FINO AL 31 GENNAIO, LA MOSTRA CHE RACCONTA I PRIMI DIECI ANNI DELLA FONDAZIONE FS ITALIANE

© Archivio Fondazione FS

di Gabriele Romani

La mostra Una bella storia italiana allestita nella Sala presidenziale della stazione di Roma Ostiense

D

alla Sala reale della stazione di Milano Centrale alla Sala presidenziale di Roma Ostiense. Dopo il successo meneghino, la mostra fotografica Una bella storia italiana si trasferisce nella Capitale fino al 31 gennaio e conclude i festeggiamenti del decennale di Fondazione FS Italiane, iniziati l’8 marzo 2023 al Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, a Napoli. Un passaggio non solo materiale ma anche simbolico verso un’importante novità che riguarda le attività della Fondazione FS Italiane per il 2024. Con l’obiettivo di recuperare e valorizzare lo sfaccettato patrimonio ferroviario italiano e renderlo accessibile al pubblico, la Fondazione ha in programma l’acquisizione e il recupero di alcune sale reali e presidenziali, spazi una volta destinati a ospitare personalità di prestigio, diplomatici, membri della famiglia reale e capi di Stato.

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La mostra è un percorso tra fotografie del passato e contemporanee che raccontano l’evoluzione della Fondazione, la cui attività ha consentito di valorizzare il patrimonio documentale di Ferrovie dello Stato e recuperare oltre 400 mezzi d’epoca e mille chilometri di binari dismessi. Un viaggio immersivo tra i Depositi officine rotabili storici, testimoni di una tradizione di tutela che si rinnova di pari passo con l’evoluzione ingegneristica, e i nuovi musei. Se, infatti, quello di Pietrarsa è ormai un’eccellenza culturale in Italia e in Europa, il futuro riserva ulteriori primati con la stazione museo di Trieste Campo Marzio, che custodisce la storia delle ferrovie del Friuli, della Venezia‐ Giulia e delle terre un tempo italiane dell’Istria e della Dalmazia. La sala presidenziale che accoglie il percorso espositivo è un vero gioiello d’architettura nascosto all’inter-

no della stazione di Roma Ostiense, inaugurata il 26 ottobre 1940. Si compone di due ambienti adiacenti, illuminati da lucernai in vetrocemento, che ancora oggi conservano alcuni elementi decorativi originali, come la statua della Dea Roma, opera dello scultore Alfredo Angeloni, realizzata in marmo bianco di Carrara, un grande arazzo raffigurante un trofeo d’armi con insegne dell’antica Roma e alcuni mosaici pavimentali che raccontano l’epopea imperiale. La mostra Una bella storia italiana è aperta gratuitamente al pubblico tutti i giorni dalle 9 alle 19. All’interno è presente anche un bookshop per l’acquisto del catalogo, dei calendari 2024 e dei gadget della Fondazione FS Italiane. Sull’app di Fondazione FS è presente anche un’audioguida dell’esposizione. fondazionefs.it fondazionefsitaliane


PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

di Mario Tozzi mariotozziofficial

mariotozziofficial

OfficialTozzi

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

© alessandro/AdobeStock

TESORI D’ACQUA

Lago di Ganzirri (Messina)

A

13 chilometri da Messina, il lago di Ganzirri rappresenta un’oasi naturale ancora integra e ricca di biodiversità. Il suo nome deriva dall’arabo Ghadir-al-Khanziri, cioè pantano o palude dei cinghiali, e fa parte della Riserva naturale orientata Laguna di Capo Peloro. All’interno dell’area è compreso anche il Parco letterario Horcynus Orca, dall’omonimo splendido romanzo di Stefano D’Arrigo che parla solo apparentemente di migrazioni di uomini e animali ma, sotto metafora, racconta

il lungo viaggio di tutti gli esseri umani. Realizzato nella struttura fortificata della Torre degli inglesi, ospita un museo di arte contemporanea e una sala interattiva immersiva per scoprire in profondità lo stretto di Messina da un punto d’osservazione privilegiato. Sotto lo sguardo impalpabile di Scilla e Cariddi si può passeggiare poi fino al Capo Peloro e guardare la costa di Cannitello, nel territorio di Reggio Calabria, da una lingua di sabbia che è in netto contrasto con i bastioni rocciosi del contrafforte opposto. 125


PRIMA DI SCENDERE te

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STAZIONE POESIA

di Davide Rondoni DavideRondoniAutore

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Daviderond

[Poeta e scrittore]

FARFALLA INCERTA Eri esile una farfalla, dai colori sgargianti, eri bella. Volavi incerta nel soffio di vento, tra l’aria tersa il fogliame cadente. Eri bella! Sognavi tutto il tempo quando sarebbe arrivato quel giorno, in cui l’amore avrebbe tracimato le rive del cuore. Eri amore! quella pelle color marmo, bella così, sembravi impossibile, irraggiungibile nessuno arrivava © Elka/AdobeStock

ad amarti come eri.

(Inedito di Giuseppe Di Franco, ferroviere)

D

opo aver dato spazio a grandi poeti di ogni tempo, stavolta voglio ospitare una voce raccolta sul treno. Quella di un ferroviere che incrocio ogni tanto sui binari o tra i vagoni. È una poesia semplice, dedicata a una figura enigmatica, e forse carezzata da qualcosa di mesto se non di funesto. Magari ancora incerta nella composizione ma con un bell’impeto dentro. Nel fare omaggio a una

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presenza fragile, forse a una giovane e al suo incanto, Di Franco si ricollega a una lunga tradizione poetica che in tale figura di ragazza o ragazzo che si sta aprendo alla vita (da Leopardi a Sandro Penna, da Saffo a Mario Luzi) vede una metafora della vita stessa, come una promessa, assoluta e irraggiungibile. Anche questa ragazza forse non è amata come lei – la vita – dovrebbe essere. Eppure, il poeta la ripropo-

ne, non dimentica tale promessa. Se infatti perdiamo questa capacità di sentire una promessa bella, fragile e rischiosa perdiamo il senso della vita stessa. E i poeti (o chi prova a esserlo) scrivono poesie se abitati autenticamente dalla voce dell’anima, perché non rinunciano a tale promessa, a provare a inseguire e amare la vita, una ragazza, farfalla incerta, più alta e bella d’ogni nostra misura.


PRIMA DI SCENDERE MINDFULNESS IN VIAGGIO

di Nerina Di Nunzio nerina.dinunzio

nerinadinunzio

[Esperta di comunicazione, istruttrice mindfulness e coach]

FERMARE IL TEMPO L’

immaginando per scoprirsi vivi e al sicuro. T significa Take a breath (fai un respiro profondo) e invita a concentrarsi sul respiro, percependo il movimento dell’aria che entra ed esce dal corpo. Questo aiuta a centrarsi e a creare uno spazio tra le sensazioni, i pensieri e le reazioni automatiche. O sta per Observe (osserva). Dopo aver intrapreso una respirazione consapevole, si dirige l’attenzione verso le sensazioni fisiche, le emozioni, i pensieri o l’ambiente circostante. Senza giudicare, reagire o trarre conclusioni, bisogna osservare semplicemente ciò che si presenta, guardarsi intorno e dentro. P sta per Proceed (procedi). Solo quando abbiamo interrotto il flusso automatico di pensieri e ci siamo centrati nel momento presente, possiamo decidere come procedere. Questa fase consente di rispondere alle situazioni in modo più consapevole e meno reattivo, prendendo decisioni o agendo in modo ponderato. La pratica regolare di questa tecnica può aiutarci a sviluppare maggiore consapevolezza e controllo sulla mente e sulle nostre azioni. Se siamo in una metropolitana affollata, dobbiamo firmare un contratto, scegliere di cambiare lavoro o se ci troviamo in una situazione di pericolo imminente, un piccolo stop ci può aiutare a fare la cosa giusta. Lo stesso vale per il 2024 che incombe con tutte le sue scadenze. Fermiamo il nuovo anno per vivere felici. Buona pratica.

© Juanma Hache/GettyImages

inizio del nuovo anno porta spesso con sé un aumento degli impegni e delle responsabilità. Molti di noi si ritrovano ad affrontare una serie di sfide e nuovi appuntamenti che possono generare ansia e stress. In generale, tutti facciamo i conti con l’anno appena trascorso e un futuro da immaginare. Queste due attività sono molto stancanti e impegnative e ci sottraggono al momento presente, l’unica vera opportunità che abbiamo di assaporare la vita. Spesso, quando ci troviamo in situazione di disorientamento e dobbiamo prendere una decisione, valutare le priorità o programmare l’energia da investire in quello che si prospetta, invece di rappresentarci in maniera lucida il da farsi, ci facciamo prendere dal panico. Invece di decidere con calma, reagiamo senza pensare. La proposta della mindfulness è sempre creativa e ci offre uno strumento molto efficace da utilizzare in un momento di confusione, logorio mentale o smarrimento. Questo strumento si chiama S.T.O.P. ed è una tecnica di consapevolezza. L’acronimo comprende quattro passaggi fondamentali. Il primo, indentificato con la S, sta per Stop (fermarsi) e consiste nel prendersi un momento per interrompere l’azione o il flusso dei pensieri. Può essere utile farlo anche fisicamente, quindi smettendo di muoversi, dondolare, spostarsi. Fermandosi si prende consapevolezza della propria presenza nel qui e ora, ci si sgancia da quello che stiamo

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PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE

di Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it

Giuseppe Palmisano c-ouch

Una donna si nasconde tra i cuscini di un divano color senape, riparando se stessa dallo sguardo del mondo e, allo stesso tempo, esponendosi in una fotografia. Quasi completamente svestita, coperta solo da collant in tinta con il sofà, sembra voler trascendere la quotidianità, perdere la connessione con il reale e, almeno per un po’, essere nulla. Lo scatto fa parte della mostra Iosonopipo 74123, personale di Giuseppe Palmisano visitabile fino al 31 gennaio alla Gata - Galleria Taranto, spazio espositivo nella Città dei due mari, e curata dal critico cinese Feng Boyi. Per realizzare le opere, il fotografo pugliese ha coinvolto la comunità del posto con l’obiettivo di trovare alcune modelle disponibili a posare nelle case e nei luoghi cittadini. Insieme hanno ricreato l’erotismo dell’assurdo che contraddistingue i lavori di Palmisano: i corpi femminili nudi perdono la sensualità a cui sono spesso associati – nell’arte e nella grafica pubblicitaria – acquisendone una nuova, ironica e stravagante. Ma il paradosso è nell’intera scena, un teatro di bizzarrie: mentre i colori vivaci rimandano a una situazione gioiosa, i corpi sembrano privi di energie fisiche e mentali. Un gioco inquieto che fa sorridere e confonde. gatagalleriataranto.com 128




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