

PASSAGGIO a NORDOVEST 2
Falesie e vie in Piemonte occidentale
VOL.2 - VALLI PINEROLESI - ROCCA SBARUA - VAL SANGONE
Terza edizione Maggio 2025
ISBN 978 88 55471 848
Copyright © 2025 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo, 1. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Copertina Fabiola Giordano sulla via Michelin-Masoero al Bric Bouciè © F. Marcellino
Testi Federico Marcellino
Disegni Giulia Mezzadri
Fotografie
Federico Marcellino
Cartine Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map
Simbologia
Impaginazione
Tommaso Bacciocchi
Giulia Mezzadri
Stampa Press Grafica S.r.l. – Gravellona Toce (VB), Italia
Km ZERO
Guida fatta da autori che vivono e l’arrampicatasviluppano sul territorio
Cosa significa?
È una guida a KM ZERO!
Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da arrampicatori locali.
Come i pomodori a Km 0?
Certo! E la genuinità non è un’opinione.
Gli autori locali fanno bene a chi scala: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate; – non rifilano solo gli spot più commerciali; – reinvestono il ricavato in nuove falesie.
Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; – sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale. E infine la cosa più importante: sulle loro rocce, c’è un pezzetto del loro cuore
Nota
L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.
Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie
Km ZERO
Guida fatta da autori che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio
FEDERICO MARCELLINO
PASSAGGIO A NORD OVEST
VOL.2 - FALESIE E VIE IN PIEMONTE OCCIDENTALE
Sommario
Sbalzo del Vandalino
36. Parete di Embergeria
37. Paretina del Bagnou
38. Falesia di Pomeifrè
Dolomiti di Fontane
Torrione Cialancia
Cappello d’Envie
42. Falesia di Bovile
43. Parete del Pis di Massello
44. Placche Nere di Massello .........
Monte Pelvo di Massello
46. Cascata Della Pisa...............
47. Tre Denti di Meano
48. Rocca del Pelvo
49. Torre Falconiera e Punta Falconiera
50. Rocca Morel
Blu Michelin!
51. Vallone di Bourcet
52. Ferrata del Bourcet
53. Falesia della Balma ..............
54. Cima delle Grange e Pilastro di Vignal
55. Falesia delle Grange
L’arrampicata, i Parchi e le Aree Protette
Falesie del Selleries
57. Contrafforte del Selleries
Punta Cristalliera
59. Punta Acuta
60. Gran Dubbione
61. Monte Cucetto
62. Parete del Visch
63. Rocca delle Visioni 346
64. Sigaro del Talucco 350
65. Placche del Tabacco 354
66. Falesia dell’ Impero 358
67. Falesia del Cro’ 362
ROCCA SBARUA
Rocca Sbarua
68. Torre del Talucco
69. Sbarua di Sinistra
70. Masso del Grosso
71. Bianciotto e Vena di Quarzo
72. Settore Normale e Spigolo Centrale
73. Placche Gialle 392
74. Falesia Meteora 398
75. Sperone Rivero 402
76. Torrione del Condor 408
77. Torrione Grigio .................. 410
78. Placche degli Argonauti 414
79. Sperone Cinquetti 418
80. Torre del Bimbo
81. Torrione Pacciani e Anna 430
82. Sbarua Superiore
83. Torrione Tosco e Torre del Principe
84. Torre Silvana e Torri della Grangia ............... 440
85. Falesia Escondida e Cresta Dei Maya
93. Rocca Due Denti
Mezzodì
Sangonetto
Carra Saettiva
Roc Du Montun
Elenco falesie per esposizione
SUD
07. Rocca Bera 64
12. Parete del Pis 80
22. Palestra di Bobbio Pellice 124
27. Paretina dei Sette Nani 158
28. Falesia di Rocca Fautet ........... 160
29. Bouscas 162
30. Il Triangolo 164
31. Roca del Senghi 168
32. Bars d’la Tajola 170
33. Punta Castelluzzo 174
37. Paretina del Bagnou 190
39. Dolomiti di Fontane .............. 196
43. Parete del Pis di Massello 210
47. Tre Denti di Meano 224
54. Cima delle Grange e Pilastro di Vignal ................ 282
58. Punta Cristalliera 304
59. Punta Acuta 310
63. Rocca delle Visioni 346
66. Falesia dell’ Impero 358
67. Falesia del Cro’ 362
71. Bianciotto e Vena di Quarzo ....... 384
73. Placche Gialle 392
SUD - EST
Falesia del Rifugio Jervis
Monte Palavas
23. La Fabbrica della Ghisa
Falesia di Pomeifrè
Torrione Cialancia
42. Falesia di Bovile
51. Vallone di Bourcet
52. Ferrata del Bourcet
60. Gran Dubbione
Falesia Meteora
Sperone Rivero
Torrione del Condor
Torrione Grigio
78. Placche degli Argonauti .......... 414 79. Sperone Cinquetti
80. Torre del Bimbo
Torrione Pacciani e Anna
Sbarua Superiore
Torrione Tosco e Torre del Principe
Torre Silvana e Torri della Grangia
86. Concatenamenti in Sbarua ........
Dente Occidentale e Far West
El Paso
Rocca Barale
Rocca Due Denti
Rocca Baciasse
Barma D’noara O Ruchèra
Roch ‘D La Gürian-A
SUD - OVEST
NORD NORD - EST
OVEST
ESPOSIZIONI VARIE
Elenco falesie e siti vie lunghe
FALESIE
02. Anfiteatro del Traversero ..........
03. Il Vomere
04. La Sinagoga 54
06. Falesia di Rorà (Champet) 60
08. Falesia della Centrale 68
09. La Purchera 72
11. Falesia del Pis ................... 76
13. Falesia del Rifugio Jervis 84
17. Lago Lungo Al Rifugio Granero 102
21. Becco di Bobbio 122
23. La Fabbrica della Ghisa 128
27. Paretina dei Sette Nani 158
28. Falesia di Rocca Fautet ........... 160 29. Bouscas 162
30. Il Triangolo 164
31. Roca del Senghi 168
37. Paretina del Bagnou 190
38. Falesia di Pomeifrè 194
39. Dolomiti di Fontane 196
42. Falesia di Bovile .................
46. Cascata Della Pisa
53. Falesia della Balma
55. Falesia delle Grange
56. Falesie del Selleries
60. Gran Dubbione 318
64. Sigaro del Talucco .
65. Placche del Tabacco
66. Falesia dell’ Impero
67. Falesia del Cro’
70. Masso del Grosso
74. Falesia Meteora 398
85. Falesia Escondida e Cresta dei Maya 444
95. Roc Botal 498
99. Roch ‘D La Gürian-A 516
103. Nembo Kid 550
104. Eppoy 554
105. Mezzodì 558
106. Sangonetto 564
VIE
LUNGHE
01. Punta Ostanetta ..................
Rocca Ciapel
Rocca Bera
La Gugliassa
Parete del Pis
14. Monte Palavas
15. Punta Agugliassa .................
16. Monte Manzol
18. Monte Granero
Bric Bucìe
Parete delle Pausette
Palestra di Bobbio Pellice
Il Vallone degli Invincibili ..........
Torrione Rubinella
26. Rocca Ciabert
32. Bars d’la Tajola
Punta Castelluzzo
Sperone di Barfè
Sbalzo del Vandalino
Parete di Embergeria ............
Torrione Cialancia
41. Cappello d’Envie
43. Parete del Pis di Massello
44. Placche Nere di Massello
45. Monte Pelvo di Massello
47. Tre Denti di Meano...............
48. Rocca del Pelvo
49. Torre Falconiera e Punta Falconiera
50. Rocca Morel ....................
51. Vallone di Bourcet
52. Ferrata del Bourcet
54. Cima delle Grange e Pilastro di Vignal
Contrafforte del Selleries
58. Punta Cristalliera
Punta Acuta
61. Monte Cucetto
62. Parete del Visch
63. Rocca delle Visioni
68. Torre del Talucco
69. Sbarua di Sinistra
71. Bianciotto e Vena di Quarzo 384
72. Settore Normale e Spigolo Centrale 388
73. Placche Gialle 392
75. Sperone Rivero 402
76. Torrione del Condor 408
77. Torrione Grigio .................. 410
78. Placche degli Argonauti 414
79. Sperone Cinquetti 418
80. Torre del Bimbo
81. Torrione Pacciani e Anna
82. Sbarua Superiore
83. Torrione Tosco e Torre del Principe 436
84. Torre Silvana e Torri della Grangia
86. Concatenamenti in Sbarua ........
87. Rocca Vautero
88. Dente Orientale
89. Dente Centrale
Dente Occidentale e Far West
Rocca Due Denti
Roc Du Boia
Barma D’noara O Ruchèra
Fitoplacca
Rocca Trincera ..................
Rocca Baciasse
Rocca Parei
Carra Saettiva
108. Roc Du Montun 572



MAPPA GENERALE
Prefazione
Passaggio a Nord Ovest Vol 2 è una guida aggiornata e riveduta che recensisce le pareti alpine e le falesie delle valli attorno a Pinerolo, conosciute anche come Valli Pinerolesi o Valli Valdesi . Dopo molti anni dalla precedente edizione del 2011, è diventato indispensabile aggiornare una pubblicazione che ormai mostrava diverse lacune
Se in un primo momento era previsto un unico tomo, oggi la guida è suddivisa in due volumi: il primo dedicato alla Val Susa ed il secondo alle Valli Pinerolesi e Val Sangone Perché è toccato proprio a me questo arduo compito? Probabilmente per una concomitanza di eventi che si sono incrociati
Da una parte aver preso contatto con Elio, autore del Vol 1, ha permesso in un secondo tempo di collaborare con l’editore, dall’altra gli amici in molte occasioni mi hanno domandato: “Fech quand’è che ti metti ad aggiornare la guida di arrampicata? In Sbarua mancano molte vie… per non parlare dei Tre Denti o del Vallone degli Invincibili…”
Il cerchio si è chiuso quando la chiamata di Roberto, titolare di Versante Sud, mi annunciava la proposta di essere l’autore per questo volume; si trattava di riprendere il lavoro svolto dai precedenti autori e creare una nuova pubblicazione L’opportunità di valorizzare al meglio il nostro territorio tramite questa edizione mi ha allettato molto, e non ci ho messo troppo a dargli conferma della mia disponibilità
Una motivazione in più per accettare questo incarico è stata la volontà di offrire al pubblico una guida ben compilata, con contenuti aggiornati e il più puntuali possibile Negli anni ho avuto la possibilità di arrampicare e conoscere quasi tutte le pareti recensite in questa guida
Ben presto ho capito che dal semplice aggiornamento dei contenuti bisognasse ripartire quasi da capo, non era contemplabile per me un lavoro sommario e naturalmente le esigenze editoriali negli anni si sono evolute
Grazie a molti amici, ho percorso itinerari e visitato luoghi che ancora non avevo avuto occasione di vedere prima di questo lavoro; giornate fatte di arrampicata, fotografie, disegni e raccolta dati
Pur avendo corretto e recensito la maggior parte dei siti, ho dovuto a malincuore tralasciare alcune strutture minori, ormai semi abbandonate o poco meritevoli
Così ri-nasce questo libro, che non ha pretese di essere esaustivo, ma di offrire al lettore le informazioni e gli spunti necessari per frequentare le nostre valli in sicurezza
Federico Marcellino Fech

Ringraziamenti
Portare a termine la riedizione di questa guida non è opera solamente dell’autore stesso, ma di una molteplicità di persone che generosamente hanno scambiato informazioni e foto, aperto e richiodato itinerari rendendo possibile questo progetto.
Ringrazio per la collaborazione (senza un ordine preciso) Lorenzo Zaninetti, che da sempre mi accompagna in piccole avventure su tracce meno battute delle nostra valli. Nel 2011 comprò un trapano a batteria e da li iniziò anche la mia carriera da chiodatore.
Danilo Lacroce, instancabile falesista, nonché fornitore ufficiale di materiale per i miei lavori di chiodatura.
Donato Lella, con il quale ho iniziato la pratica dell’arrampicata sportiva nel lontano 1999/2000, insieme abbiamo anche riqualificato la Falesia della Trappa sopra Barge.
Daniele Carle e Iara Gastaldi, compagni di molte scalate, che hanno appoggiato e dato una mano nel rivalorizzare la Falesia dell’Oasi al Grandubbione e la Falesia dell’Impero sopra il Talucco.
Fiorenzo Michelin, che generosamente ha sempre messo a disposizione tutto il suo materiale da cui attingere le informazioni aggiornate di tutte le sue vie.
Aline Pons, che con la realizzazione di Pineroloclimbing.it ha creato un database formidabile di quanto si possa arrampicare nelle nostre valli.
Mario Boccardi, Davide Longo, Gianpaolo Daghero, per tutte le informazioni riguardanti l’area Cumianese e della zona dei Tre Denti.
Matteo Zaro e Paolo Armando, per la preziosissima disponibilità nel fornirmi il materiale aggiornato per la Val Sangone.
Fabiola Giordano, con cui ho condiviso giornate bellissime in montagna.
La Scuola Intersezionale Valli Pinerolesi, che ha reso possibile il lavoro di riqualificazione di alcune falesie e la richiodatura di vie in Sbarua.
A queste se ne aggiungono molte altre che citerò dimenticandone sicuramente qualcuna.
Maurizio Oviglia, Marco Conti, Silvio Farinetti e Flavia Rol gestori del Rifugio Melano – Casa Canada, Roby Boulard del Rifugio Jervis, Silvia Griva, Daniele Capitani, Sandro Paschetto, Maurizio Allione e Katia Siccu, Fabrizio Gontero, Thierry Durand, Daniele Martina, Didier Gonnet del Rifugio Granero, Stefano Garnero, Stefano Bruni, Enrico Gatto, Paolo Grigolo, Simona Bellion, Alex Pasquet, Danilo Bonansea, Alberto Corno, Marco Giovo, Diego Bourcet, Roberto Capucciati, Giulia Mezzadri, Matteo Berta, Jonas Vicentini, Marco Platania, Stefano Tron, Enrico Boetto, Alberto Gandiglio, Maurizio Rivoiro, Daniele Vola, Domenico Rosselli, Claudio Bonvicini, Luca Maccari, Claudio Berardo, Matteo Berta, Lorenzo Martin.

Tracce di Storia
1920-1940
Tra i pionieri del primo dopoguerra ad occuparsi di arrampicare forte anche “in palestra” c’è Ettore Ellena e Pipi Ravelli. Ettore è attivo fin dalla seconda metà degli anni venti e nel 1927 compie le prime salite a Rocca Sbarua. Pipi Ravelli invece sale la Via Brik ai Denti di Cumiana. Successivamente è Giusto Gervasutti l’arrampicatore che lascerà un segno indelebile nelle palestre piemontesi. A Rocca Sbarua Giusto sale una via caratterizzata da un lungo diedro, che diverrà una grande classica.
1945-1955
Luigi Bianciotto sale lo Spigolo Bianciotto a Rocca Sbarua, superando probabilmente il primo VI° piemontese in arrampicata totalmente libera, senza mettere un chiodo. Poi sale anche un notevole spigolo sulla Punta Cristalliera in Val Chisone. Sempre a Rocca Sbarua, la palestra torinese più frequentata, Barbi e Salasco sono gli autori di una notevole via sul Torrione Grigio.
1955-1965
Guido Rossa è il nuovo alpinista di talento che non disdegna le pareti di bassa valle. Anche lui si cimenta, oltre che con la parete dei Militi, anche con la Rocca Sbarua. Qui (nel 1960) risolve con Corradino Rabbi le “Placche Gialle”, una delle arrampicate miste più eleganti ed ardite delle palestre torinesi, facendo uso di chiodi ad espansione allo stato embrionale. La via fu terminata però da Ottavio Bastrenta.
Oggi la sua via, pur se richiodata a spit, rimane un capolavoro di gran classe apprezzato anche dai liberisti di ottimo livello. Franco Ribetti (insieme a Dionisi) affronta invece il contrafforte dei Tre Denti aprendo una via di libera ardita e rimasta per anni molto temuta.
1965-1970
A Rocca Sbarua vengono superate le ultime vie logiche in stile tradizionale, per lo più ad opera di Gian Piero Motti e Gian Carlo Grassi. Motti è più attento alla qualità e regala poche vie ma di gran classe, Grassi appare subito posseduto dalla frenesia esplorativa e quantitativa. Il 1966 è un anno magico per i due, che in coppia ci regalano alcuni capolavori come la Motti-Grassi al Torrione Grigio in Sbarua o il Diedro del Terrore alla Parete dei Militi. Ma Grassi ben presto lascia i sentieri battuti per dedicarsi a valorizzare le rocce minori delle valli piemontesi. Apre anche a Rocca Parey, in Val Sangone, dove è attivo anche Isidoro Meneghin, altro prolifico esploratore.
1970-1975
Fiorenzo Michelin e Renato Carignano esplorano la Punta Ostanetta in Val Pellice e salgono un considerevole spigolo granitico. Angelo Gaido e Mario Marone, invece, prediligono la Val Chisone e inaugurano il Vallone del Bourcet con due impegnative salite artificiali. Sul versante dell’arrampicata libera si delinea un gruppo di scalatori di gran talento che fanno riferimento ai caposcuola Grassi e Motti. Gabriele Beuchod sembra indicare una nuova strada in Sbarua, superando in stile pulito e direttamente in libera una via sulla Torre del Bimbo.
1975-1980
Si delinea una chiara frattura: da una parte l’alpinismo tradizionale che trova i propri spazi anche sulle strutture di bassa valle, dall’altro un manipolo di scalatori talentuosi che spinge l’arrampicata libera al massimo. Michelin e Carignano raccolgono il testimone lasciato da Angelo Gaido (ma con più attenzione alla libera) e salgono nel Vallone del Bourcet lo Spigolo Grigio, destinata a divenire negli anni seguenti una delle vie più frequentate della Val Chisone. Tra gli allievi di Grassi comincia a farsi luce Marco Bernardi, personaggio chiave nella storia dell’arrampicata libera italiana, che sale in completa arrampicata libera la Ribetti-Dionisi ai Tre Denti e poi lo Spigolo Centrale e la celebre Motti-Grassi a Rocca Sbarua. Con queste tre libere Marco è già un gradino sopra a tutto quanto era stato fatto sino in quel momento in arrampicata libera in Piemonte.
1980-1985
Nascono le prime vie a spit a Rocca Sbarua per opera di Marco De Marchi, aiutato dagli amici Alessandro Parodi, Massimiliano Bocci, Andrea Sorbino, Donato Lella, Marco Conti vennero tracciati itinerari celebri come lo “Scudo di Enea” nel 1982 e “Voyage selon les classiques” nel 1984, esclusivamente in arrampicata libera. Due vie simbolo della nuova generazione che si stava approcciando alle pareti di arrampicata, non più vie logiche che sfruttano i punti deboli delle pareti, ma vie “ideali” di salita che un tempo erano impossibili e impensabili, anche grazie all’uso dei primi “Spit”. Purtroppo Marco De Marchi perse la vita in un tragico incidente l’11 settembre 1985 alla palestra di roccia “Sasso di Mugniva” poco sopra Luserna San Giovanni, una paretina che si rivelò in quegli anni il punto chiave dell’evoluzione nella scala delle difficoltà.
1985-1990
Si distinguono Oscar Durbiano (primo 8a della Val Pellice con “Aurora” sul finir del decennio) e Donato Lella di Pinerolo, presto su livelli di 8a e oltre. Nelle Valli Pinerolesi soffia meno impetuoso il vento della libera e il tempo sembra scorrere più lento. Alessandro Parodi, Fiorenzo Michelin ed altri arrampicatori locali iniziano a valorizzare la Parete del Pis, in alta Val Pellice, mentre i fratelli Segatel e lo stesso Parodi si distinguono nella chiodatura delle falesie (Triangolo). Fiorenzo Michelin e Gianfranco Rossetto riprendono il Vallone del Bourcet confezionando la “Via degli Strapiombi”, che diverrà un classico del decennio successivo. Mauro Vaio e Franco Rebola, infine, aprono numerose vie a spit di alta difficoltà sui settori più lisci di Rocca Sbarua, talune poi liberate da Donato Lella, il primo a portare la rotpunkt sulle vie di più tiri nel pinerolese.
1990-1995
Intanto Fiorenzo Michelin e Stefano Masoero continuano la loro opera discreta tracciando una notevole via sulla Rocca Ciabert, nel Vallone degli Invincibili. Sempre Michelin è l’autore di due vie nel Vallone di Massello (Val Germanasca) una delle quali vicino alla spettacolare Cascata del Pis. Si afferma da questo momento una certa tendenza “plaisir” di scuola francese, che porta alla chiodatura di falesie tranquille e sicure, sono ad esempio di questo periodo le vie di Michele Carbone a Rocca Sbarua.
1995-2000
Si allarga la base dei praticanti, che richiede sempre nuove falesie, ben attrezzate e non difficili (sia nella difficoltà che nella severità nel valutarle). Per rispondere a questa tendenza Michele Carbone e amici attrezzano l’intera zona del Gran Dubbione (Val Chisone) dove per la prima volta sono spittati anche i terzi gradi. All’opposto Donato Lella libera la “Via del Deltaplano”, nel Vallone del Bourcet,
su materiale tradizionale e auspica un’evoluzione meno globalizzata e più severità nelle valutazioni. In questo periodo sono molto attivi i Cumianesi nell’area dei Tre Denti (Mario Boccardi, Gianpaolo Daghero, Davide Longo e amici), richiodano e tracciano molti itinerari. Notevole è la monografia dedicata che pubblicano nel 1999.
2000-2005
Campo libero alle aperture postmoderne, vale a dire le multipitches plaisir, facili, ben attrezzate e confezionate alla perfezione. Paladino di questo stile è Fiorenzo Michelin, che traccia diverse vie in stile misto sulle montagne dell’alta Val Pellice e sulle Placche della Parete dell’Embergeria (Angrogna), ma soprattutto riesce con il Bourcet a creare una valida alternativa a Rocca Sbarua. Dietro al successo ci sono però innumerevoli giornate di fatica che Fiorenzo trascorre appeso alle corde per strappare queste pareti dalla vegetazione e ai rovi.
Il saluzzese Marco Bernini invece si distingue leggermente dal clichè e apre alcune nuove vie di medio impegno (ma abbastanza esposte) alla Punta Ostanetta, un’alternativa a quelle universalmente apprezzate che continua a sfornare Michelin in compagnia di Francesco Martinelli.
2005-2009
Si registrato poche novità. Nuove vie di Fiorenzo Michelin in Val Pellice e qualche nuova falesia in zona Talucco. Sul fronte dell’alta difficoltà è degna di nota la salita in libera della “Via degli Amici” (8a) e dello “Strapiombo Rosso” (7c+) in Sbarua, ad opera di Alessandro Cesano di Pinasca. Proprio in Sbarua le nuove vie continuano a nascere come funghi, nell’esiguo spazio disponibile, purtroppo con chiodatura sempre più ravvicinata e ingaggio/impegno inesistente, se si prescinde dalla difficoltà dei passaggi.
Da segnalare anche l’area boulder del Rifugio Barbara, in Val Pellice, dove Cristian Core ha tracciato alcuni dei passaggi più duri d’Italia e d’Europa.
2010-2020
La rinascita della Sbarua con il nuovo Rifugio “G. Melano - Casa Canada” nel 2011 ha riportato interesse per questa zona. Nel 2015 è opera di Federica Mingolla la prima libera della “Vai di Mauro” sulle Placche Gialle.
Nonostante la saturazione del sito fosse già al limite, la fantasia degli arrampicatori ha portato all’apertura di “nuovi” itinerari minori e costretti tra le vie esistenti, che in alcuni casi comunque ripercorrono linee già scalate in precedenza.
Sono invece da sottolineare i lavori di richiodatura di molti itinerari, Adelchi Lucchetta e amici si adoperano a richiodare in toto la Torre del Bimbo, e Federico Marcellino rivaluta il Settore Normale, la via Rivero e la Cinquetti.
Agli inizi del decennio nasce la Scuola Intersezionale Valli Pinerolesi, in capo alle sette sezioni CAI del territorio, ed il conseguente corso di Arrampicata libera che unitamente al movimento arrampicatorio portato dalle sale boulder fa crescere il numero di praticanti sulle strutture rocciose di queste valli.
La necessità di avere “palestre” sicure e ben attrezzate dove portare gli allievi dei corsi ha spinto Federico Marcellino aiutato da amici a rivalutare alcune strutture come il Settore Oasi alle falesie del Grandubbione e la Falesia dell’impero poco sopra al Talucco.
2020-2024
La prolifica attività di Fiorenzo Michelin nel mantenere e curare le proprie vie non cessa e regala ancora qualche nuovo itinerario come lo “Spigolo di Barfè” in Val d’Angrogna e la “Via del Belvedere” al
Bourcet. Intanto Federico Marcellino e Lorenzo Zaninetti riprendono un vecchio tentativo di Govanni Ruffino al Bourcet, ne recuperano i primi tiri e completano la via con quattordici lunghezze. In Val Pellice è degna di nota la Falesia “Anfiteatro del Traversero” ad opera dei fratelli Segatel e Erico Gatto. La tragica scomparsa di fine agosto 2023 in Sbarua di Forenzo Michelin è una perdita enorme per tutta la comunità di arrampicatori, non solo quella pinerolese, in fin dei conti con le sue pennellate di “Blu Michelin” aveva creato un marchio di garanzia, certezza di vie pulite e attrezzate nei punti giusti. Sarà compito della collettività prendersene cura anche solo con piccoli gesti come pulire una fessura, strappare due ciuffi d’erba o rimuovere rami che ostacolano l’accesso.
IL BOULDERING
Il bouldering, ovvero la scalata sui massi, è stato un fenomeno importante in Valle di Susa tanto che si può dire che, insieme alla Valle di Mello nelle Alpi Centrali, sia stata la culla italiana di questa attività.
Sicuramente Gian Carlo Grassi nella sua guida “Sassismo spazio per la fantasia”, non solo recensiva tutti i passaggi saliti da lui ed i suoi amici su una miriade di massi della collina torinese, ma teorizzava una vera e propria filosofia del sassista.
Anche in Val Pellice, se si consulta la piccola giuda di Adrea Parodi uscita nella seconda metà degli anni ottanta, si può notare come l’attività di arrampicata sui sassi era nota e praticata.
I principali siti recensiti erano: Masso di Rocchamaneoud, Masso dei Coppieri, Massi della Roulotte, Massi della Fontana, Massi della Cava di Talco, Masso Pera Darsnt, Massi del Barbara.
I passaggi al Masso di Rocchamaneoud vennero recensiti anche con una scala di colori i quarti in nero, i quinti in blu, i sesti in verde, i settimi e oltre in rosso.
Se nei primi anni novanta questa attività scivolò velocemente nell’oblio, verso la fine del decennio un gruppo di appassionati, capeggiato da Marzio Nardi, si incaricò di rilanciare la moda del Boulder, che ormai aveva preso piede nelle strutture indoor, anche sul terreno naturale. Vennero così valorizzate molte aree nel torinese e della Val Susa secondo i moderni canoni del bouldering, che via via andava assumendo i connotati di un fenomeno del tutto separato dall’arrampicata di falesia.
Nello stesso periodo in Val Pellice si riprese e si amplio l’area boulder presso il Rifugio Barbara, e nei successivi anni duemila con le visite di Cristan Core (uno dei massimi esponenti di questa disciplina a livello mondiale) furono tracciate molte linee di alto livello.
Altri siti di Boulder nelle nostre Valli:
Val Pellice: Massi al Rifugio Granero; Val Germanasca: Massi alla Conca dei tredici laghi; Val Chisone: Massi alla Cascata della Pisa; Rocca Sbarua: Intorno al Rifugio Melano esistono molti massi adatti al bouldering; in zona Cumiana vi sono due piccole aree; non per ultima la Val Sangone di cui vi sono varie pubblicazioni, sicuramente merita citare l’area blocchi del Colle Braida.
Per ragioni editoriali e di spazio la recensione di queste zone è stata omessa da questa guida e lasciata a pubblicazioni specifiche o alla consultazione di siti internet dedicati.
Introduzione tecnica
AMBITO GEOGRAFICO DELLA GUIDA
La guida copre tre importanti vallate delle Alpi a ovest della città di Torino, e rispettivamente la Val Pellice, la Val Chisone e la Val di Sangone. Le strutture di Rocca Sbarua e dei Tre Denti di Cumiana, sopra alla cittadina di Pinerolo, non fanno geograficamente parte di nessuna vallata ma sono incluse in due capitoli separati.
Le tre vallate danno origine poi a piccole valli secondarie, talvolta denominate all’interno dei singoli capitoli (ad esempio Val di Luserna, Val Germanasca, Valle di Angrogna etc).
Quest’area così delimitata, e confinante a nord e est con la Val Susa, a ovest con la Francia e a sud con la Valle del Po ed il cuneese, può essere a sua volta denominata come Piemonte occidentale. Il titolo della guida, “Passaggio a Nord-ovest” si riferisce al ruolo di comunicazione con la Francia che ha sempre avuto nei secoli la valle di Susa.
VIABILITÀ
Le zone presentate in questa guida sono tutte raggiungibili in auto da Torino in tempi che variano da un ora ad un ora e mezza. La Val Pellice e Val Chisone necessitano il raggiungimento della cittadina di Pinerolo (circa 40 km da Torino), collegata al capoluogo da un autostrada.
Da Pinerolo la Val Pellice si raggiunge in breve tempo per la provinciale che attraversa Luserna San Giovanni e poi Torre Pellice.
La Val Chisone è invece lunga e tortuosa e inizia alle porte di Pinerolo: è percorsa dalla SR 23 del Colle del Sestriere.
I centri di Rocca Sbarua e dei Tre Denti di Cumiana sono raggiungibili in breve da Pinerolo o direttamente da Torino via Orbassano.
La Val Sangone dista non più di mezz’ora d’auto da Torino passando per i centri di Rivoli o Orbassano ed infine Trana e Giaveno.
Per un accesso puntuale ai parcheggi sono stati creati i QR Code in ogni singola scheda.
CLIMA
Il clima del Piemonte occidentale non differisce molto da quello delle restanti zone piemontesi ed in generale dell’Italia Nord-occidentale. In bassa quota l’arrampicata è piacevole nelle mezze stagioni, mentre diventa quasi proibitiva in estate.
In inverno, salvo le giornate molto rigide, si possono trovare molti luoghi ben assolati come la Rocca Sbarua e i Tre Denti, ma anche falesie come la Barma d’Noara o La falesia dell’impero che offrono piacevoli scalate al tepore del sole invernale.
Nelle zone alpine si arrampica prevalentemente da giugno a ottobre. In estate sono frequentabili le pareti del Bourcet, e naturalmente tutte le pareti in quota, oltre i 1000 metri. Sempre nella stagione estiva prestare attenzione alle vipere, specialmente nei settori meno frequentati delle valli.
GEOLOGIA
Le vallate descritte in questo volume sono situate nel settore alpino delle Alpi Cozie e più precisamente nelle Cozie Centrali comprese fra il colle delle Traversette e il Monginevro.
Si distinguono, dal punto di vista geologico, due grandi unità strutturali che caratterizzano le rocce prevalenti e tipiche su cui si arrampica.

Massiccio interno Dora - Maira
Per litologia e posizione strutturale, questo massiccio interno è simile a quello del Gran Paradiso, mentre si differenzia dai massicci esterni quali per esempio l’Argentera, il Pelvoux e il Monte Bianco. Le sue rocce sono polimetamorfiche, prevalentemente di tipo gneissico occhiadino o granitoide, la cui formazione risale a orogenesi precedenti quella alpina. Affiora nelle medie valli della Dora, del Chisone, della Germanasca, fino agli sbocchi vallivi nella zona pedemontana, e costituisce gruppi importanti come quelli della Punta Cornour e del M. Friolànd. Anche molte delle più note palestre di roccia, come i Tre Denti di Cumiana e la Rocca Sbarùa, la Carra Saettiva e la Rocca Parey in Val Santone, sono formate da rocce gneissiche. Allo scalatore offrono un’arrampicata a volte simile a quella su granito, con placche e torrioni come alla Punta Ostanetta, oppure richiedente molto equilibrio nello sfruttare piccole rugosità. Lastroni tabulari di « gneiss dì Perosa» sono stati anche utilizzati per rivestire parti della palestra di roccia al coperto realizzata nel 1980 nel Palazzo a Vela di Torino. Le rocce gneissiche sono spesso intersecate da filoni di quarzo, a volte con mineralizzazioni interessanti, e in molte località sono fratturate in modo da permettere allo scalatore l’uso di protezioni rimovibili quali nut e friend.
Negli gneiss si trovano intercalati marmi e anfiboliti, ai quali sono associati importanti giacimenti di talco, ubicati soprattutto in Val Germanasca a quote fra i 1000 e 2000 m. Sopra le rocce gneissiche si sono deposti, in ambiente continentale paludoso durante il Carbonifero superiore (c. 325-280 milioni di anni fa), sedimenti detritici sovente carboniosi, che l’orogenesi alpina trasformerà in micascisti (es. grafite), quarziti micacee e anageniti (gneiss conglomeratici). Sopra l’insieme grafitico (tipico nella Val Chisone) si è deposto durante il Permiano (c. 280-230 milioni di anni fa) un complesso sempre continentale ma in prevalenza di origine vulcanica, ricco in silice, costituito da tufi e ignimbriti . L’orogenesi alpina li trasformerà in porfiroidi, dall’aspetto simile a quello degli gneiss occhiadini, ma con noduli di quarzo invece degli «occhi» di feldspato e grosse lamelle di mica fengite . Questo complesso viene denominato «Insieme di Dronero» e affiora nella Valle del Pellice presso Rorà e Luserna S. Giovanni.
Copertura mesozoica e ofioliti della zona piemontese
Durante il Triassico si ebbero anche in questa zona depositi di tipo arenaceo e carbonatico che metamorfosati in seguito daranno rispettivamente quarziti e marmi . Gli affioramenti di queste rocce sono scarsi. Durante il Giurassico avvenne una lacerazione del fondo oceanico, da cui fuoriuscirono rocce magmatiche basiche che vengono denominate comprensivamente con il nome di ofioliti. Si tratta di peridotiti, gabbri, basalti, e dei loro corrispondenti metamorfici quali serpentine, anfiboliti e prasiniti. Il colore verde che li accumuna, ben visibile soprattutto sulle fratture fresche, ha fatto attribuire loro anche il nome di «pietre verdi», e spesso l’alterazione superficiale li riveste di una tipica patina rossiccia. Le «pietre verdi» si prestano bene alla scalata, ma va ricordato che sono particolarmente scivolose quando sono bagnate; del resto vi si riscontra di frequente il talco come minerale di alterazione. Più compatte e meno erodibili dei calcescisti, le ofioliti ne emergono oggi costituendo montagne importanti come il Monviso.
Nella regione descritta le ofioliti formano altre piramidi come il Bric Bucie, il M. Palavas, e gruppi interi come quelli della Punta Cristalliera e del Monte Orsiera.
L’ARRAMPICATA NEL PIEMONTE OCCIDENTALE
L’area trattata in questa guida è, storicamente parlando, una delle più importanti nella storia dell’alpinismo e arrampicata in Italia. Anche se dagli anni ‘70 in poi la Valle dell’Orco ha rivestito un ruolo di primaria importanza nella nascita e nello sviluppo dell’arrampicata libera, è innegabile che i protagonisti del Nuovo Mattino che tanto fecero parlare di sé, cominciarono ad arrampicare proprio in Valle di Susa e a Rocca Sbarua. Quì si cimentarono tutti i migliori alpinisti dell’epoca, da Boccalatte e Gervasutti sino a Guido Rossa.
Con la valorizzazione di ogni singolo risalto di pietra di queste valli, avvenuta a partire dagli anni settanta da un manipolo di scalatori, quest’area divenne in ambito italiano ben più famosa per le sue “palestre” che per le sue montagne.
Agli albori del terzo millennio il mito è un po’ svanito e tutto appare più dimensionato: queste pareti (alcune di esse purtroppo dimenticate) sono valutate oggi per quello che sono, e pur conservando un posto importante nella storia dell’arrampicata italiana, soffrono il confronto con zone più attraenti come il Brianconnais e il Finalese.
Tuttavia non va sottovalutato l’amore che i torinesi hanno per queste rocce, che non sembra soffrire dell’inevitabile cambio generazionale e dell’affermarsi dei grandi centri indoor cittadini.
Si fa un gran parlare di come dovrebbero essere riattrezzate le vecchie vie, e fa discutere soprattutto il diverso atteggiamento verso gli itinerari storici (e l’etica in genere) in una zona piuttosto che un’altra.
Trattandosi della conservazione di un patrimonio comune, è auspicabile che in futuro questi interventi non rimangano frutto di iniziative di piccoli gruppi, ma siano preventivamente discusse tra le varie associazioni di categoria.
Le rocce del Pinerolese e della Val Sangone, insieme a quella della Val Susa, sono dunque state la culla per generazioni di alpinisti e arrampicatori che hanno successivamente attraversato da protagonisti la storia dell’arrampicata italiana.
Oviglia nella precedente edizione scriveva: “Per questo motivo ci auguriamo che esse non vengano dimenticate o, peggio, omologate in nome della modernità, affinché nelle giovani generazioni permanga una memoria storica di ciò che è stato…”.
La situazione odierna rimane variegata: da un lato c’è chi continua ad aprire nuovi itinerari senza badare a ciò che già esiste, dall’altro qualche chiodatore ha compreso che riqualificare falesie o vie già esistenti che hanno bisogno di manutenzione sia un bel potenziale per il nostro territorio.
VALUTAZIONE DELLE DIFFICOLTÀ
Scala delle difficoltà
Per tutti i monotiri e le vie lunghe sportive, che fin dalla loro apertura sono state così realizzate, la valutazione delle difficoltà e la relazione dell’itinerario, sono esposte in modo sintetico; il grado è espresso secondo la scala francese e una nota invece esprime le caratteristiche di una via, che essendo attrezzata in modo sportivo non necessita di relazione dettagliata dei passaggi per l’individuazione della linea di salita.
Per le vie lunghe di stile moderno, si è adottata una scala di difficoltà ormai usata anche in altre pubblicazioni, e frutto dell’impegno di un gruppo di lavoro composto da noti alpinisti, apritori di vie lunghe, tra i quali Maurizio Oviglia, Erik Svab, Rolando Larcher e Nicola Tondini. È un sistema di valutazione che scinde l’impegno generale di una via (ambiente, lontananza dal fondovalle, lunghezza, impegno psicologico) da quello relativo alla distanza o alla posa delle protezioni.
Tutto questo per forza separato dalla difficoltà tecnica, comunemente espressa con la scala UIAA o francese.
Si avranno dunque tre parametri da valutare e quindi tre scale diverse da affiancare nella relazione di una determinata via: la difficoltà tecnica, la proteggibilità, l’impegno generale. Per avere l’idea più precisa di una via, sarà dunque necessario esprimerli sempre tutti e tre, perché nessuno di essi, preso separatamente, potrà dare sufficienti informazioni al ripetitore.
LA PROTEGGIBILITÀ
È stata utilizzata una scala che tiene conto esclusivamente della distanza e dell’affidabilità degli ancoraggi, usando la lettera “R” (rischio, risk). Nel caso di vie spittate, la “R” è sostituita dalla lettera “S”, e la valutazione dunque si intende relativa solamente alla distanza tra gli spit. Per le eventuali vie miste la sigla è “RS”. Prendendo spunto dalla scala artificiale, questa tabella è suddivisa in 6
gradi, dove il grado 6 consiste in una lunghezza quasi o totalmente improteggibile, con rischi elevati di caduta fatale. Naturalmente la scala è aperta.
L’IMPEGNO GLOBALE
Dovendo sostituire la scala classica francese (TD, ED…) nel valutare l’impegno globale di una via, l’ambiente in cui si svolge, la difficoltà di ritirata e la lontananza dal fondovalle, la scala più adatta è quella americana in uso per le big wall, espressa in numeri romani da I a VII (ma si tratta di scala aperta) e affiancata alla difficoltà tecnica. Come si deduce dalla tabella la gradazione è slegata totalmente dalla difficoltà, che andrà quindi sempre affiancata al numero romano.
RACCOMANDAZIONI E CONSIGLI
Molti degli itinerari descritti e, in particolare quelli meno recenti, hanno caratteristiche più alpinistiche che di arrampicata sportiva.
La chiodatura, soprattutto nei tratti meno impegnativi, potrà risultare anche un poco più lunga per chi è abituato ad arrampicare in certe falesie superchiodate. Sarà quindi buona abitudine portare sempre qualche nut ed un paio di friend (ad esempio il n° 2 e il 3), utili anche per un eventuale rinforzo delle protezioni sulle vie dove ancora sono presenti chiodi tradizionali, la cui tenuta non sempre è stabile nel corso degli anni e va quindi verificata.
Le vie più frequentate sono state ripulite da pietre instabili e da appigli malsicuri, tuttavia le condizioni possono variare nel corso degli anni a causa del gelo, disgelo, assestamenti, scosse sismiche etc. Occorre quindi sempre prestare attenzione alla solidità degli appigli e in caso di blocchi o lastroni dall’apparenza instabile, questi andranno aggirati o sollecitati nel minor modo possibile. Per le discese in doppia o eventuali ritirate, utilizzare sempre un doppio punto di ancoraggio. Si raccomanda infine di rispettare l’ambiente, evitando di abbandonare rifiuti e di non danneggiare o asportare le protezioni esistenti, ma eventualmente di migliorarle per fare in modo che le vie possano sempre offrire un’arrampicata sicura e divertente.

Le regole base del Climber in falesia
Seguire i percorsi segnalati, senza attraversare terreni privati. I proprietari potrebbero arrabbiarsi e interdire l’accesso alle falesie.
Non lasciare mozziconi di sigaretta a terra. Un mozzicone di sigaretta senza filtro impiega dai 6 ai 12 mesi per degradarsi, poiché fatto di sola cellulosa. Storia ben diversa se parliamo di un mozzicone con filtro, che invece impiega ahimè dai 5 ai 12 anni.
Espletare i propri bisogni in maniera civile e controllata, sicuramente non sui sentieri o sotto le falesie. Non utilizzare salviette umidificate, o se si usano raccoglierle e portarle via. La carta igienica è da preferire. Una salvietta umidificata, anche bio, impiega almeno 3 anni a biodegradarsi!
Non accendere fuochi alla base delle falesie, le fiamme potrebbero propagarsi provocando incendi.
Evitare schiamazzi, sia per il rispetto di chi è intento a scalare ma soprattutto per il rispetto della fauna.
Non abbandonare rifiuti, né alla base delle zone di arrampicata, né lungo i sentieri. Rispettiamo la natura per noi e per le future generazioni.
Rispettare anche la flora, non tagliare o spezzare rami e piante inutilmente. Rispettare gli animali selvatici, avendo consapevolezza che l’ambiente non ci appartiene. Rispettare torrenti e fiumi!
Non gettare nulla all’interno. Non raccogliere “souvenir”. Se una cosa è lì ci sarà pur un motivo!
Parcheggiamo l’auto con cura lasciando spazio anche a chi verrà dopo di noi. I parcheggi non sempre sono ampi in tutte le falesie. Non siamo individualisti! Coltiviamo lo spirito di squadra imparando a rispettare e ad amare la Natura!
SEGNALI INTERNAZIONALI DI SOCCORSO TERRA-ARIA RIVOLTI A ELICOTTERI E AEREI
OCCORRE SOCCORSO NON OCCORRE SOCCORSO
Segnali terra-aria
Razzo o luce rossa
Tessuto rosso quadrato teso
Segnali terra-aria
Yes – sì
DIFFICOLTÀ TECNICA
FR Grado in libera seguito tra parentesi dal grado obbligato più eventuale grado artificiale. Due esempi a lato.
UIAA Grado del passaggio più duro seguito tra parentesi dal grado obbligato più grado artificiale. Due esempi a lato.
No – no
7b (6a, A0 obbl.)
6c+ (6b obbl.)
VI (V+, A0 obbl.)
V+ (IV, A1 obbl.)
PROTEGGIBILITÀ
S1 Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3-4 m tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.
S2 Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.
S3 Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.
S4 Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provocare un infortunio.
S5 Spittatura oltre i 10 m, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cengie o al suolo).
S6 Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.
IMPEGNO GLOBALE
I Via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.
II Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 m, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.
III Via lunga oltre i 300 m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.
IV Via distante dal fondovalle. Richiede un’intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.
R1 Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta qualche metro e volo senza conseguenze.
R2 Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.
R3 Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.
R4 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.
R5 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo fino a terra con infortunio sicuro.
R6 Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.
V Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.
VI Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata difficile.
VII Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessitano di una spedizione per essere superate.
SIMBOLOGIA
tranquillità bellezza
chiodatura
ÙÙÙÙ ÙÙÙÙ ÙÙÙÙ
splendida bella
ottima
ÙÙÙÙ ÙÙÙÙ ÙÙÙÙ
ÙÙÙÙ
meritevole
non esaltante
Questa indicazione tiene conto di diversi fattori tra cui, oltre alla bellezza della roccia e dei tiri, l’ambiente circostante, la tranquillità del posto e tutto ciò che può rendere una falesia splendida, bella, meritevole o non esaltante. Questa valutazione è personale e soggettiva.
comodità
confortevole
ÙÙÙÙ
non sempre comoda
ÙÙÙÙ
scomoda
ÙÙÙÙ
assicurarsi
Indicazione generale che valuta la comodità media del terreno dove si fa sicura. Non è da escludere che in alcune falesie dove per la maggior parte dei tiri la base è comoda, per altri potrebbe essere necessario assicurarsi o stare in equilibrio su un piccolo terrazzino.
buona
occhio!
aiuto!
L’indicazione tiene conto della distanza tra le protezioni e il loro posizionamento in relazione alla via.
alta media bassa
ressa
Questa indicazione si riferisce all’affollamento medio di una falesia durante il periodo consigliato e con condizioni climatiche ideali.
parcheggio
ottimo
buono
discreto
difficile
Questa indicazione è utile per pianificare gli spostamenti soprattutto nel caso di più persone con più macchine: nel caso di parcheggio discreto o difficile è consigliato utilizzare il minor numero di veicoli possibile o i mezzi pubblici.
caduta sassi
IN TUTTE LE FALESIE È SEMPRE PRESENTE L À POSSIBILITÀ DI CADUTA SASSI. L’UTILIZZO DEL CASCO È SEMPRE RACCOMANDATO SIA PER CHI SCALA SIA PER CHI FA SICURA!
Nelle falesie dove questo rischio è maggiore e concreto, l’indicazione SÌ consiglia vivamente l’utilizzo del casco.
Questa informazione risulta essere molto utile per decidere in quale falesia scalare in base ai propri gusti personali. Per le tante falesie di gneis, l’indicazione può risultare talvolta fuorviante in quanto questo tipo di roccia può essere anche molto diverso e il genere di arrampicata può cambiare parecchio da falesia a falesia. Questo non succede per le falesie di dolomia, calcare, granito o porfido dove la roccia e il tipo di arrampicata sono sempre molto simili.
per famiglie
Questa indicazione non è da confondere con la presenza o meno di tiri nei gradi più facili ma semplicemente per capire se è possibile recarsi alla base di questa falesia con bambini piccoli o che necessitano di un controllo costante da parte degli adulti. Molte falesie spesso non sono adatte a famiglie con bambini piccoli per la possibile presenza di cenge esposte, per l’avvicinamento impegnativo o pericoloso, per la possibilità di caduta sassi, per la presenza di una strada trafficata o altri pericoli oggettivi.
PORTARE DEI BAMBINI IN AMBIENTE NATURALE PUÒ ESSERE COMUNQUE RISCHIOSO. QUESTA SEGNALAZIONE DELL’AUTORE HA LA SOLA FUNZIONE DI AIUTARE GLI ADULTI A TROVARE LUOGHI CON MINORI RISCHI OGGETTIVI. RESTA COMUNQUE COMPITO DEL GENITORE LA VALUTAZIONE FINALE DEL LUOGO E L’ASSISTENZA COSTANTE AI MINORI.
avvicinamento
L’indicazione dei tempi di avvicinamento a piedi dal parcheggio alla base della falesia o del primo settore che si raggiunge, è calcolata su una velocità media di cammino considerato anche il peso dell’attrezzatura (corde, zaini, rinvii, scarpette, acqua, vestiti e quant’altro). Il tempo di percorrenza può variare in base a condizioni climatiche e del terreno. Ad esempio in tardo autunno, alcuni sentieri possono essere totalmente ricoperti dalle foglie per cui, oltre a perdere più facilmente la traccia, la camminata è più lenta. Idem nel caso di accessi ripidi durante le calde giornate estive sotto il sole. L’indicazione rimane soggettiva e variabile in base anche ad altri fattori che possono influire sui tempi di percorrenza.

Difficoltà a trovare il parcheggio? Con una semplice scansione di questo codice attraverso una delle tante applicazioni disponibili, è possibile attivare il navigatore del vostro smartphone che vi porterà direttamente al parcheggio. Le coordinate si rifersicono alle mappe di Google.
principianti
Con questa indicazione si individuano le falesie dove la maggior parte dei tiri presenti sono ideali anche per i principianti o per chi arrampica per “la prima volta”. La chiodatura di queste falesie è solitamente molto sicura e ravvicinata anche se non mancano alcune eccezioni.
VAL LUSERNA
La Val Luserna, sita appena a sud della più nota Val Pellice, prende il nome dal torrente omonimo che nasce dalle pendici della Punta Ostanetta 2375 m.
Con accesso da Bibiana o Bagnolo si sale in località Montoso-Rucas per poter raggiungere le pareti e i pilastri della Punta Ostanetta, paradiso delle vie lunghe nelle calde giornate estive.
Nella parte bassa, comunemente chiamata Vallone di Mugniva, troviamo le principali e storiche falesie, come Il Vomere e La Sinagoga, che richiedono un buon livello di arrampicata. Vicino a queste la Rocca Ciapel presenta alcuni interessanti itinerari a più lunghezze, mentre in località Rorà è sita la più abbordabile Falesia di Rorà, una struttura varia con tiri dalla placca allo strapiombo. Recentemente è stata rivalutata una parete nascosta nella Comba del Traversero, chiamata Anfiteatro del Traversero, che offre circa settanta tiri e si tratta della più grande falesia della zona.
01. Punta Ostanetta
02. Anfiteatro del Traversero
03. Il Vomere
04. La Sinagoga
05. Rocca Ciapel
06. Falesia Di Rorà (Champet)
07. Rocca Bera
La parete dell’Ostanetta (© F.


PUNTA OSTANETTA
altitudine
NORD - OVEST
esposizione
ÙÙÙÙ
bellezza
ÙÙÙÙ
chiodatura
ÙÙÙÙ
tranquillità
ÙÙÙÙ
comodità
ÙÙÙÙ
parcheggio
avvicinamento
principianti
si scala con la pioggia
per famiglie
vie lunghe

La Punta Ostanetta è, dal punto di vista alpinistico, la più interessante delle montagne che costituiscono lo spartiacque Val Luserna - Val Po. Essa presenta, verso nord-ovest, una vasta e bella parete costituita, nella metà inferiore, da una compatta placconata di granito e nella metà superiore, da diversi speroni rocciosi separati da canaloni. Nascosta dalla dorsale nord della Punta Rumella e quindi non visibile dal fondovalle, questa parete è rimasta dimenticata e inviolata fino al 1975, quando Fiorenzo Michelin e Renato Carignano vi aprirono il primo itinerario che, con i suoi 400 metri di dislivello, rappresenta la “via classica” della parete. La pulizia sistematica delle fessure intasate da zolle erbose e, successivamente, l’uso degli spit sulle placche compatte, hanno permesso la realizzazione di altri interessanti itinerari che fanno ora di questa zona una valida meta di arrampicata. Purtroppo la zona è soggetta alla frequente presenza della nebbia e il sole arriva solo intorno alle ore 13, anche nei giorni più lunghi. Per questa ragione il periodo consigliato è abbastanza breve e va da metà giugno a fine settembre.
AVVICINAMENTO
Da Pinerolo seguire le indicazioni per la Val Pellice e raggiungere Bibiana. Prendere la strada per Montoso e poi proseguire per la stazione sciistica di Rucas. Dal piazzale all’inizio degli impianti, scendere brevemente verso ovest e prendere a sinistra una strada sterrata che sale verso un alpeggio situato poco prima di un poligono. La strada, dopo alcuni tornanti, prosegue poi attraversando tutto il versante Nord della Punta Rumella e raggiungendo una cava di pietra a quota 1800 m.
ACCESSO
Dalla cava, seguire verso ovest, un sentiero pianeggiante che si inoltra nel vallone che porta ai piedi della parete (45 minuti di marcia). Se la strada è percorribile solo fino ai tornanti dopo l’alpeggio, prevedere un’ora e quindici minuti di marcia.

SETTORE CONCA VERDE
Piccolo settore con alcune vie brevi che si trova in corrispondenza di una bella conca erbosa, una ventina di metri a sinistra delle prime vie lunghe di arrampicata. Il posto è adatto per un pomeriggio di divertente arrampicata o per completare la giornata dopo aver salito una delle numerose vie lunghe della parete.
Le vie sono state attrezzate da Fiorenzo Michelin e Francesco Martinelli nel settembre 2009
1. LA FESSURA 10 metri a sinistra di Lo Spigolo è stato schiodato perché danneggiato da un crollo avvenuto nell’inverno 2011
2. VERTICAL
L1 5c
L2 6a 50m Fessure e diedri, discesa in doppie da 25m
3. LA PLACCA 6a/+ 25m Placca
4. LO SPIGOLO 5b 25m Spigolo fessurato
PARETE PRINCIPALE
5. Okstanett Plaisir
M Bernini, S Latino, M Piras, agosto 2007
Sviluppo: 300 m (10L)
Difficoltà: 6b (6a obb.)/S2/II
Discesa: doppie da 50 metri sulla via
La via si svolge sul sinistro della parete e attacca su uno speroncino giallo; nella parte superiore supera la grande placca a sinistra di Superfhenix e continua ancora per alcune lunghezze sullo sperone soprastante.
Bella arrampicata completamente attrezzata.
6. Vlatopa
Marco Bernini, Livio Galliano, Alessandro Patrito, estate 2002; Ernesto e Walter Galizio per le ultime due lunghezze
Sviluppo: 230 m (7L)
Difficoltà: 6b (6b obb.)/S3/II
Discesa: doppie da 50 metri sulla via
Inizia alcuni metri a sinistra di Superfhenix, la interseca alla sosta 3, poi prosegue sulle belle placche a destra.
7. Superfhenix
Fiorenzo Michelin, Gianfranco Rossetto, settembre 1990
Sviluppo: 180 m (6L)
Difficoltà: 6a+ (5c obb.)/S2/II
Materiale: utili friend medi.
Discesa: doppie da 50 metri sulla via.
La via supera al centro la grande e compatta placca che si trova sul settore sinistro della parete. Arrampicata molto interessante e bella, su placche imponenti, uniche nella zona.
L’attacco si trova in corrispondenza di uno sperone, nel punto più basso del settore sinistro della parete.
La chiodatura è stata rivista e migliorata nel mese di luglio 2014 da F. Michelin e R. Manzone.
8. Passaggio A Nord Ovest
F Michelin, F Martinelli, giugno 2005
Sviluppo: 230 m (7L)
Difficoltà: 6a (5c obb.)/S2/II
Discesa: doppie da 50 metri sulla via o sulla vicina Via della fessura
La via inizia su fessure e diedri e poi continua sulla bella e imponente placconata che si trova sul fianco sinistro della via della fessura.
Arrampicata molto continua ma senza eccessive difficoltà e ben attrezzata, fra le più belle della parete. Dopo il 5° tiro si prosegue in comune con la parte terminale della via della fessura dove possono essere utili alcuni friend medi.
9. Via Della Fessura
Fiorenzo Michelin, Corrado Sartoretto, 8 giugno 1989
Sviluppo: 230 m (8L)
Difficoltà: 5c /RS1/II
Materiale: friend medi e nut.
Discesa: doppie da 50 metri sulla via L’itinerario supera un’evidente fessura che incide al centro le grandi placche del settore sinistro della parete. Arrampicata classica su bellissima roccia (la parte più bella è quella fino al 5° tiro).
Variante al secondo tiro: si può salire direttamente al centro del lastrone superando un piccolo tetto inciso da una fessura a destra della sosta (6a+). L’attacco è posto su un terrazzo erboso, in corrispondenza di un’evidente spaccatura obliqua a sinistra.
10. Via “Huneida”
Ernesto e Walter Galizio, Antonio Migheli
autunno 2020
Sviluppo: 250 m (8L)
Difficoltà: 6a+ (6a+ obbl.)/S2/II
Materiale: utile una serie di friend piccoli e medi.
Discesa: 6 calate in corda doppia da S8, S7, S6, S5, S4, S2
Nuovo itinerario che si sviluppa per otto lunghezze, con percorso sempre autonomo. Roccia magnifica e pulita su tutto il tracciato. Via molto varia, che alterna tutti gli stili di arrampicata. La via è stata aperta integralmente dal basso ed è protetta a fix, con ampie possibilità di integrare.
La via attacca qualche metro a destra e un po’ più in basso della Via della Fessura, in prossimità di un pilastrino e si svolge con percorso parallelo a quest’ultima.L’attacco è posto su un terrazzo erboso, in corrispondenza di un’evidente spaccatura obliqua a sinistra.
Relazione (Antonio Migheli)
L1 Salire il pilastrino, seguire la fessura ad arco verso sn, quindi risalire la placca fino a comoda sosta (6a, 30 m)
L2 Entrare nel camino e risalirlo per 15 metri, al suo termine uscire e traversare verso dx, poi breve muretto fino a sosta aerea in parete (5c, 30 m)
L3 salire la fessura inizialmente larga sopra la sosta, ribaltarsi su terrazzino erboso e salire il pila-
strino fino a comoda sosta (5c, 30 m)
L4 Salire la placca fessurata fino a sosta su comodo pulpito (6a+, 40 m)
L5 Seguire lo spigolo fino a sostare nella nicchia sotto lo strapiombo (6a+, 40 m)
L6 Salire il diedro strapiombante con difficile ristabilimento e proseguire per placche fino a sosta su cengia (6a, 40 m)
L7 Alzarsi per facili risalti in direzione dello scudo giallo che si doppia verso dx e poi risalire per placche abbattute fino a sosta su comodo terrazzino (5b, 40 m)
L8 Salire il diedro-camino ben ammanigliato, ribaltarsi a dx e risalire un muretto a tacche verticali, poi per facili risalti fino a sosta finale (5c, 30 m)
11. Via Del Camino
Fiorenzo Michelin, giugno 2003
Sviluppo: 180 m (6L)
Difficoltà: 6a+ (5c obb.)/S2+/II
Materiale: utili friend medi
Discesa: doppie da 50 metri sulla via
La via inizia una decina di metri a destra della Via della fessura, supera una placca poi sale verso destra verso un evidente e largo camino. Dopo il camino continua direttamente su belle lame e prosegue in comune sugli ultimi tre tiri di Toccata e Fuga
Bella e caratteristica arrampicata di puro stile granitico, su roccia ottima.
L’attacco è posto sulla placca a destra di un tetto.
12. Toccata e Fuga
Fiorenzo Michelin, Gianfranco Rossetto, agosto 1992
Sviluppo: 160 m (6L)
Difficoltà: 6a+ (5c obb.)/S2+/II
Materiale: utili friend medi.
Discesa: doppie da 50 metri sulla via
Supera le grandi placche a sinistra del colatoio centrale della parete. Bella arrampicata, roccia ottima, una tra le più consigliabili del sito.
Attacca una ventina di metri a sinistra del colatoio centrale, in una larga spaccatura a sinistra di uno sperone. Chiodatura migliorata nel 2021.
10. Via Dello Spigolo
F Michelin, dicembre 1999
Sviluppo: 30m 6b
Difficoltà: (5c obb.)/S1/I
Supera il breve spigolo sulla sinistra della Via delle Placche
11. Via Delle Placche
F Michelin, G Rossetto, gennaio 1988
Sviluppo: 80 m (3L)
Difficoltà: 6a (5c obb.)/S2+/I
Supera con bella arrampicata le placche che caratterizzano la parte iniziale del Dente Occidentale. Al termine della via è possibile, attraversando a destra, raggiungere la sosta 1 della via MichelinBattù lungo la quale si può proseguire fino alla sommità del Dente. Attacca sul lato sinistro della placca ai piedi del Dente Occidentale.
12. Via Del Diedro
F Michelin, R Carignano, A De Poli, dicembre 1980
Sviluppo: 50 m (2L)
Difficoltà: 6a (5c obb.)/S2+/I
Supera l’evidente diedro sul lato destro del Dente Occidentale. Attacca sul lato destro della placca ai piedi del Dente.
13. Via Michelin-Battu
F Michelin, W Battù, novembre 1988
Sviluppo: 130 m (5L)
Difficoltà: 5b/S2/I
Materiale: friend medi utili.
Supera con divertente e facile arrampicata le placche sul lato destro del Dente Occidentale fino a raggiungere la panoramica vetta. Attacca nel canale sul fianco destro del Dente. Da questa via si può scendere con doppie da 25 metri sull’itinerario di salita oppure a piedi lungo la cresta nord (passi di 2° grado e breve doppia facoltativa).
DENTE CENTRALE
14. Variante Alla Michelin-De Poli
F Michelin, gennaio 1988
Sviluppo: 50 m (2L)
Difficoltà: 6a (5c obb.)/S2/I
Supera direttamente le placche del versante Sud unendosi alla sosta 2 della via successiva. Attacco nel punto più basso del Dente Centrale.
15. Via Michelin-De Poli
F Michelin, A De Poli, dicembre 1980
Sviluppo: 80 m (3L)
Difficoltà: 5b/RS2/I
Materiale: utili friend medi e nut.
Discesa: in doppie 25m sulla Via degli amici.
Supera il versante Sud del Dente Centrale sfruttando i punti più facili della parete. Vecchia via classica poco attrezzata che attacca sul margine destro della base del Dente Centrale.
16. Via Degli Amici
A Braida, A Cauda, maggio 95
Sviluppo: 60 m (2L)
Difficoltà: 6a/A0 (5c obb.)/R2
Materiale: nut, martello utile.
Supera il breve versante Est del Dente Centrale, è attrezzata con chiodi tradizionali la cui affidabilità è da verificare.
TORRIONE SUPERIORE
17. Via Delle Placche Rosse
F Michelin, gennaio 2010
Sviluppo: 100 m (4L)
Difficoltà: 5b/S2/II
Materiale: completamente attrezzata.
Supera le belle placche inclinate dell’evidente Torrione che si trova a monte del Dente Occidentale di Meano. L’attacco si raggiunge scendendo la cresta nord del Dente Occidentale (passi di II grado e breve doppia facoltativa). È consigliabile ripetere questa via dopo aver salito i primi 5 tiri dello spigolo SO al Dente Orientale (vedi itinerario n° 2) e poi la via Michelin –Battù che porta sulla vetta del Dente Occidentale; si ottiene cosi un itinerario di ben 14 tiri chiamato Via Lunga adatto agli amanti del quinto grado.
Discesa: scendere sul versante opposto, poi nel bosco sulla destra orografica e infine sulla pietraia che riporta alla base dei Denti. Nota: sullo spigolo a sinistra della via delle Placche Rosse esiste un itinerario aperto negli anni ottanta da D. Heritier (70 m max 5b).

49. Via Gian Rossetto
F. Michelin, F. Martinelli, maggio 2011
Sviluppo: 190 m (8L)
Difficoltà: 6c max (6a obbl.)
Materiale: La via è attrezzata, ma possono essere utili friends medi
Siccome la lunghezza dei vari tiri non è superiore a 25 metri, ed è meglio non unirli per evitare problemi di attrito, è possibile e consigliabile, come per molte altre vie del Bourcet, utilizzare doppia una sola mezza corda da 60 metri.
Via aperta sulla parete degli strapiombi in memoria di Gianfranco Rossetto, autore di molte delle più belle vie esistenti in questo Vallone e prematuramente scomparso nel mese di gennaio del 2011.
La via supera con impegnativa arrampicata il settore di parete compreso fra “Aria sulla 4a corda” e “Strapiombi 2” ( i primi tiri sono in comune con queste vie)
L1, L2, L3 Superare i primi due tiri di Aria sulla 4° corda, poi spostarsi a destra e continuare sul primo tiro di Strapiombi 2 (5c, 5a, 5b);
L4 Attraversare a sinistra fino a raggiungere una fessura che si segue fino ad un piccolo punto di sosta (5b, tratto di 6b+);
L5 Continuare lungo la fessura poi attraversare a destra fino ad un piccolo terrazzino alla base di imponenti strapiombi ( 5b, tratto di 6b+, 5b);
L6 Superare con bella e atletica arrampicata un tratto fortemente strapiombante ma con buoni appigli (6a+, 6b), poi un difficile muro verticale e sostare su un comodo terrazzino (6c, fattibile in A0);
L7 Salire lungo una breve fessura strapiombante (6a+) poi continuare direttamente fino ad un altro terrazzino (5b, 5c);
L8 Ultimo facile tiro che consente, salendo verso destra, di raggiungere una sosta su piante in comune con l’uscita della via Strapiombi 2 (4c).
Discesa: Attraversare a destra e scendere lungo il sentiero attrezzato. (Volendo, si può risalire lungo il sentiero attrezzato fino all’uscita di Aria sulla 4° corda sulla quale si può scendere con doppie da 30 metri ritornando così all’attacco della via).
50. Aria Sulla Quarta Corda
F. Michelin, C. Bocco, aprile 1998
Sviluppo: 220 m (8L)
Difficoltà: 6b+, passo di 6c (6a obb.)/S2/II
Materiale: utili friend medi.
Dalla base dello Spigolo Grigio, continuare lungo la strada per circa 70 metri, poi risalire verso destra una pietraia e portarsi alla base di un largo camino sul fianco sinistra di uno sperone che scende nel bosco. La via si svolge sul settore sinistro della Parete degli Strapiombi e sul sottostante sperone. Si supera un largo camino poi si va a destra sullo spigolo e si raggiunge un terrazzo con piante. Dopo un tiro facile, si prosegue poi su evidenti diedri verticali fino alla sommità della parete. Arrampicata impegnativa e molto bella, specialmente nella seconda parte della via.
Discesa: attraversare a destra e scendere lungo il sentiero attrezzato. Oppure doppie da 25 metri sulla via dalla sosta 7 (attenzione sul 4° tiro dove con 25 metri si arriva al limite).
51. Diagonale Degli Strapiombi
Sviluppo: 200 m (7L)
Difficoltà: 6b max (5c obbl.)
Materiale: friends medi utili (Fattibile con una sola 1/2 corda da 60m doppiata)
Itinerario che consente di percorre in diagonale la parete degli strapiombi con difficoltà omogenee e non superiori al 6b, concatenando: primi due tiri di Aria sulla quarta corda poi si prosegue per tre lunghezze su Strapiombi 2 ed infine si attraversa a destra e si prosegue lungo gli ultimi due tiri della Via degli strapiombi
L1 6a;
L2 5b;
L3 5a;
L4 6b;
L5 5b;
L6 6a;
L7 5b.
Discesa: a piedi lungo il sentiero attrezzato

F - PIRAMIDE
Evidente placconata di forma triangolare che si raggiunge salendo brevemente sulla sinistra orografica del torrente qualche decina di metri dopo il settore Oasi (corde fisse).
1. MENHIR
2. TOGO
3. ELISIR
5c 25m placche inclinate
5c+ 25m placche inclinate
6a+ 25m placche inclinate
4. TSÈ TSÈ 6a 45m Placche (2L)
5. CRISALIDE
6. DRAGO
6b+ 70m Placche (3L)
6b+ 70m Diedro e placche (3L)
7. ZERO 7a 20m Placche
8. CORVO 6b+ 40m Placche (2L)
9. VARIANTE CORVO 6a+ 10m Placche
10. CORNO 6a+ 50m Placche (3L)

SETTORE PIRAMIDE

Bella via, varia ed elegante, recentemente richiodata con due tiri strapiombanti e difficili. L’ultimo tiro, una bella fessura atletica, non è l’uscita originale (Coero Borga, Gallian, 2000) ma corona degnamente la via. Anche l’attacco originale era più a sinistra.
16. L’armandone (Via Armando)
P. Armando e F. Marengo, 1966
Sviluppo: 130 m (6L)
Difficoltà: 6a+/S1/I
Materiale: necessarie due corde se si scende in doppia
Il risultato di vari rimaneggiamenti della via originale (prime due lunghezze). Via divertente e atletica, purtroppo su un tiro sono state scavate delle prese, peraltro evitabili. È comunque una delle vie più ripetute della Sbarua.
17. Febbre Gialla
G. Scarca, 2005
Sviluppo: 130 m (6L)
Difficoltà: 6a+/S0/I (5a obbl.)
Materiale: possibili doppie con corda da 70 m sulla Via dei Fratelli. Portare almeno 14 rinvii.
Una delle più facili della parete, riprende nella seconda parte la vecchia Via Armando.
Chiodatura ultra-ravvicinata super-azzerabile nell’intento di garantire a tutti la cima… e vari zigzag a cercare il facile nel difficile. Alcuni tiri interessanti ma nel complesso meno bella di Colpo Grosso e dell’Armandone. Sesto tiro in comune con l’Armandone (6a).
18. Via Dei Fratelli
M. e F. Segatel, 2003
Sviluppo: 130 m (4L)
Difficoltà: 7a+ (6b obbl)/S1+/I
Discesa: in doppia su catene, anche con una sola corda.
Arrampicata varia, con qualche tratto disturbato dai licheni. Recentemente rispittata più ravvicinata che in origine, quindi è possibile che l’obbligatorio sia sceso. Seconda lunghezza bella e continua, terza lunghezza diedro verticale, ultimo tiro su belle lame diagonali.
Nell’ultimo passaggio si esce a destra del tetto (attualmente runout di uscita).
19. Colpo Grosso
E. Peirano, L. Aimale, 1989
Sviluppo: 120 m (6L)
Difficoltà: 6b+ (6a obbl)/S1+/I
Materiale: necessarie due corde se si scende in doppia o una sola se si scende per la Via dei Fratelli
Bella via, molto varia ed omogenea, anche se meno aerea delle vicine. Si svolge dapprima su muro a tacche e quindi su fessure atletiche molto estetiche. Molto bello l’ultimo tiro su una fessura diagonale verso sinistra. Richiodata di recente, è diventata una classica.
20. Mambo Tango
R. Giustetto 2004
Sviluppo: 120 m (5L)
Difficoltà: 6c (6a+ obbl)/S1+/I
Materiale: necessarie due corde se si scende in doppia o una sola se si scende per la Via dei Fratelli
Via di 5 tiri situata all’estremità destra delle Placche Gialle. Si tratta di una via prevalentemente in fessura, spesso le prese sono buone, ma non sempre i movimenti sono facili da interpretare. La roccia è in gran parte ottima, attenzione solo nell’ultimo tratto di L4 dove si potrebbe anche staccare qualcosa.

1. QUATTRO SPIT DI VELLUTO 6a 10m Placca divertente su piccole prese
2. NON RESPIRARE 6a+ 12m Passaggio singolo su placca
3. LUPO ALBERTO 5c 12m Placca su ottime prese
4. TOSCANO 6a 14m Bello spigolo
5. DIEDRO A EMME 6b+ 14m Diedro e poi passaggio singolo
6. ATTENTI AL PASSO 6b+ 14m Muretto iniziale intenso
7. PEPERONCINO 6b 15m Passo di aderenza
8. TANTRA 6b+ 15m Muro intenso
9. GURU PURNIMA 6c 15m Placca delicata e muro verticale
10. SOIVAN 6c 15m Placca delicata e muro verticale
11. IL BATACCHIO 6b+ 11m Muro strapiombante
12. LA CAMPANA 7a 13m Prese scavate INIZIAZIONE
13. QUI 3b 15m Placca di aderenza
14. QUO 4b 15m Placca di aderenza
15. QUA 4b 15m Placca di aderenza

FALESIA METEORA





