dalla frenesia esplorativa e quantitativa. Il 1966 è un anno magico per i due, che in coppia ci regalano alcuni capolavori come la Motti-Grassi al Torrione Grigio in Sbarua o il Diedro del Terrore alla Parete dei Militi. Ma Grassi ben presto lascia i sentieri battuti per dedicarsi a valorizzare le rocce minori delle valli piemontesi. Apre anche a Rocca Parey, in Val Sangone, dove è attivo anche Isidoro Meneghin, altro prolifico esploratore. 1970-1975 Michelin e Carignano esplorano la Punta Ostanetta in Val Pellice e salgono un considerevole spigolo granitico. Gaido e Marone, invece, prediligono la Val Chisone e inaugurano il Vallone del Bourcet con due impegnative salite artificiali. Sul versante dell’arrampicata libera si delinea un gruppo di scalatori di gran talento che fanno riferimento ai caposcuola Grassi e Motti. Gabriele Beuchod sembra indicare una nuova strada in Sbarua, superando in stile pulito e direttamente in libera una via sulla Torre del Bimbo. In bassa Val di Susa, invece, Grassi, Bonelli e Galante esplorano la grande parete di Cateissard, già tentata invano da Cech nei decenni precedenti. 1975-1980 Si delinea una chiara frattura: da una parte l’alpinismo tradizionale che trova i propri spazi anche sulle strutture di bassa valle, dall’altro un manipolo di scalatori talentuosi che spinge
Gian Piero Motti
Ugo Manera
l’arrampicata libera al massimo. Isidoro Meneghin fa parte denza dubbio della prima corrente, tanto è vero che non disdegna di ricorrere all’artificiale anche su paretine di venti metri. Le sue vie a Borgone e Caprie, però, aprono la strada ai liberisti che, forse, senza il suo precedente tocco, non le avrebbero sapute vedere. Michelin e Carignano raccolgono invece il testimone lasciato da Gaido (ma con più attenzione alla libera) e salgono nel Vallone del Bourcet lo Spigolo Grigio, destinata a divenire negli anni seguenti una delle vie più frequentate della Val Chisone. Tra gli allievi di Grassi comincia a farsi luce Marco Bernardi, personaggio chiave nella storia dell’arrampicata libera italiana, che sale in completa arrampicata libera la Ribetti-Dionisi ai Tre Denti e poi lo Spigolo Centrale e la celebre Motti-Grassi a Rocca Sbarua. Con queste tre libere Marco è già un gradino sopra a tutto quanto era stato fatto sino in quel momento in arrampicata libera in Piemonte. Grassi intanto chioda sistematicamente Caprie a spit, ma Manera e Motti invece preferiscono la soprastante Rocca Nera. Le ragioni di tale scelta sono espresse in uno storico articolo di Motti apparso su Scandere, una sorta di testamento spirituale prima del suo suicidio. Ma Grassi va avanti per la sua strada e passa alla Cava di Borgone, mentre cominciano ad affermarsi le regole dell’arrampicata libera, che non ammettono più nemmeno i resting. A Caprie Meneghin affronta le placche dell’Anticaprie e
Gian Carlo Grassi
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