LARIO ROCK - Pareti - Grigne, Medale, Valsassina, Orobie, Resegone, Pareti del Lago

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Andrea Savonitto

Don Agostino Butturini

questi anni anche aperture in stile più classico sul Grignone (Sasso dei Carbonari, Sasso Cavallo) così come su zone minori del Medale e dell’Antimedale: in particolare va ricordata la figura di Lorenzo Mazzoleni, che scomparirà purtroppo durante la discesa dal K2, impegnato proprio su queste pareti, sia in ripetizioni di prestigio che in vie nuove. Insieme a Giorgio Anghileri e Paolo Crippa “Cipo”, Mazzoleni può essere considerato una figura carismatica per l’alpinismo lecchese degli anni 80. L’inizio degli anni 90 vede una proliferazione di aperture su molte pareti della zona, sostenuta da una frequentazione sempre più massiccia di tutta l’area lecchese che si colloca ben presto fra le più gettonate del nord Italia per l’arrampicata moderna. Inoltre, l’uso del trapano in apertura dà adito da subito alla ricerca di itinerari ben protetti e mai troppo pericolosi, nel tentativo di portare definitivamente lo spirito dell’arrampicata sportiva su vie di più tiri. È tutto un fiorire di belle vie, in particolare in Grignetta (Nastassia Kinsky, 7a Primo Magnaghi, Pesci e Rivolta, 1989, roccia incredibile; Il Fantasma della Libertà, 6c, Torrione del Cinquantenario, Pesci e Zanetti, dall’alto, 1990) ma soprattutto sul Sasso Cavallo, dove Marino Marzorati, arrampicatore tecnicissimo e di alto livello, Norberto Riva e altri aprono numerose e storiche vie: Sognando California, 7a+ e

Benigno Balatti

A2; L’Altra faccia della Luna, 6b e A2; fino alla fantastica Dieci piani di Morbidezza aperta da Riva, Tantardini e Villotta, lungo placche monolitiche con difficoltà di 6c obbligato, e un breve tratto di A1 liberato a vista da Giuseppe Dallona con difficoltà di 7c+/8a. Indubbiamente la più bella via su calcare delle Prealpi. Marino Marzorati è di sicuro fra i più titolati apritori di vie nel lecchese, sia per il livello degli itinerari, sia per la continuità nel tempo, corroborata da un’attività di ripetizione sulle Alpi svolta ad alto livello. Allo stesso modo non si può dimenticare Benigno Balatti, mandellese, probabilmente il massimo esperto della costiera Cavallo-Carbonari, dove, sin dagli anni 70, in cui fu il compagno principale del Det, ha aperto numerosissime vie nuove di stile classico, esplorandone altre poco ripetute e riportandole spesso a nuova vita storica, come ad esempio quelle del solitario Sasso di Sengg (via Vicenza, aperta negli anni 30 da Eugenio Vinante e, per l’epoca, molto impegnativa in arrampicata libera). Lo stesso Balatti vanta poi un’attività densissima in Grignetta, sul Forcellino e sullo Zucco della Penduliva. A ciò si aggiunga una nota e continua attività di ghiacciatore di alto livello sulle Alpi e non solo. Sempre negli anni 90 il fortissimo Paolo Vitali, insieme a Sonja Brambati apre numerose vie su strutture poco esplorate, come lo Zucco di Teral, 17


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