Camós – Lorenzo Tassi

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Tutta la famiglia Tassi porta in eredità da mio bisnonno Angelo il soprannome “Camós” perché si racconta che avesse ucciso tre camosci in un giorno. Un soprannome di cui ci vantiamo di portarcelo appresso e che il Bruno ha saputo valorizzare nel modo più assoluto. La mamma Emma lavora da diversi anni alla Sanpellegrino poi, in attesa del Bruno e maturato il minimo degli anni per potersi ritirare (che bei tempi…), lascia il posto di lavoro al marito Giuseppe (per tutti Bepino), obbligandolo di fatto a interrompere le trasferte di 10 mesi all’anno nei boschi della Provenza in Francia a tagliar legna con i fratelli e il loro padre Felino (nostro nonno). Il Bepino, nato a San Pellegrino Terme il 31 gennaio del 1928, rientra definitivamente in Valle Brembana ed entra da subito a far parte della squadra di atletica della Sanpellegrino dimostrandosi in breve un campione di prim’ordine: nel primo anno di gara nella corsa a piedi vincerà ben 20 gare su 25. Con mio padre vinceranno il campionato italiano a staffetta di corsa in montagna nel 1961. Mia zia è una donna molto solare, me la ricordo sempre sorridente e disponibile, è la mia madrina alla comunione e alla cresima: è la zia prediletta e adorata. Dedita alla famiglia e alle faccende domestiche me la ricordo spesso in diverse escursioni in montagna e soprattutto nei numerosi pellegrinaggi organizzati negli anni Ottanta dall’edicolante del paese, la signora Nilde, viaggi ai quali è presente sempre anche mia mamma e io d’obbligo. Purtroppo all’inizio del 2000 la malattia inizia a dare i suoi terribili segni: Alzheimer. Me la trovo spesso sotto casa, lungo la Strada Vecchia (via Priula) a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, senza una destinazione, ti riconosce e capisce che si è persa, sono dei lampi di memoria, sempre più brevi. La riaccompagno a casa e il giorno dopo la scena si ripete. Per il Bepino non è facile darsi una ragione e, ormai in pensione, rinchiude le sue giornate nei bar, il Gerry col suo fare casinista dà poco a vedere la sua preoccupazione, ma Il Bruno, anche se era poco presente perché preso dalle sue spedizioni e avventure, chiama spesso mia mamma che ai tempi collabora con la casa di Riposo del paese, dove dall’inizio del 2004 Emma trova finalmente assistenza e cure. Fisicamente non ha alcun problema, ma la sua mente è diventata un libro vuoto. Ecco perché in quell’ultimo saluto al Bruno non gli ho detto di fare gli auguri alla Emma: lei non avrebbe capito.

Lorenzo Tassi CAMÓS 30


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