

In copertina, l’attore Leonardo Maltese, giovane promessa del piccolo e grande schermo che recentemente si è fatto conoscere per il ruolo da protagonista nella serie tv Leopardi Con uno sguardo rivolto verso il mare, incontriamo l’Adriatico Wind Club di Porto Corsini e l’associazione ‘Insieme a Te’ che promuove una spiaggia inclusiva. Ricordiamo l’Opening Party di MarePineta Resort, palcoscenico della mostra di Pablo Atchigarry e incontriamo Jimmy Bertazzoli con i suoi cocktail d’autore, mentre la chef Rosella Mengozzi ci parla dei suoi corsi di cucina pensati come occasione di scambio e integrazione. Facciamo un tuffo nella storia sportiva ravennate con la società Olimpia Teodora Ravenna e con Valerio Spadoni, uno dei simboli della Roma in serie A. Infine, incontriamo l’artista Franco Palazzo. Buona lettura!
DI ANDREA MASOTTI
Edizioni IN Magazine s.r.l.
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Collaboratori: Chiara Bissi, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Massimo Montanari, Serena Onofri, Aldo Savini. Fotografi: Lidia Bagnara, Alessandro Cantarini, Carlo Di Pasquale, Massimo Fiorentini, Claudio Zamagni
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AGRIBUSINESS
RAVENNA | Grazie alla fusione tra Bunge, il gruppo multinazionale presente in Italia con lo stabilimento in via Baiona a Porto Corsini, e Viterra Limited nasce un colosso globale per eccellere nell’agribusiness per alimenti, mangimi e carburanti. “Si tratta di un momento cruciale per la nostra azienda e per il nostro team globale,” afferma Greg Heckman, amministratore delegato di Bunge. “Abbiamo formato un’organizzazione più forte con capacità e competenze migliorate per soddisfare le esigenze dei nostri clienti e realizzare il nostro scopo condiviso: collegare gli agricoltori ai consumatori.” Tra i vantaggi dell’operazione, Bunge cita quello di creare una società globale di soluzioni agribusiness completamente integrata, grazie alle infrastrutture complementari di Bunge e Viterra.
LE FORME DEL JAZZ
RAVENNA | Si intitola Le forme del jazz a venire la nuova manifestazione musicale organizzata da Jazz Network ETS con il sostegno del ministero della Cultura e di Siae, nell’ambito del programma Per chi crea, dedicato alla valorizzazione degli artisti under 35. Il festival, che si svolgerà il 26-27 settembre e il 3-4 ottobre, porterà sotto i riflettori formazioni jazzistiche emergenti che hanno le carte in regola per accedere a uno status professionale elevato, dimostrando come il jazz contemporaneo si muova in una pluralità di direzioni. Qualche nome? Il trio di Edoardo Ferri, Federico Campanello e Fabrizio Doberti, la violinista Anaïs Drago con il progetto ‘Relevé’, il Not to Mention Trio e Lorenzo Simoni Quartet.
OLIVIERO TOSCANI
OPEN-AIR
MILANO MARITTIMA | Resteranno sino alla fine di settembre, sui totem installati sul lungomare di Milano Marittima, le immagini in maxi formato che celebrano la ‘bellezza della diversità’ di Oliviero Toscani, il grande maestro milanese della fotografia. La mostra open-air, che si intitola Razza Umana, è uno studio socio-politico, culturale e antropologico che cattura la morfologia delle persone per osservarne peculiarità e caratteristiche, catturando differenze e similitudini. Da sempre interessato all’imperfezione umana, Toscani si diceva commosso di fronte all’unicità di ciascun individuo, e spinto a fotografare l’anima delle persone perché “l’unico vero scopo dell’arte è la testimonianza della condizione umana.”
Dal cuore del legno, la collezione Il Secolare, nasce dalla selezione della parte più pregiata del Rovere, quella centrale del tronco e usando soltanto i tronchi più vecchi, con i tagli lasciati all’aperto, esposti alle intemperie, ad invecchiare naturalmente.
Attore e cantante. Non si fa mancare nulla il ravennate Leonardo Maltese, classe 1997, che ha saputo trasformare le sue passioni per la recitazione e per la musica in professione. Il giovane talento ha già lavorato con registi del calibro di Gianni Amelio, Marco Bellocchio e Roberto Andò, solo per citarne alcuni. Nel 2022 debutta nel film di Amelio Il signore delle formiche, poi prosegue la sua ascesa con Rapito di Bellocchio e Gianni Versace: l’imperatore dei sogni di Mimmo Calopresti, dove interpreta lo stilista Gianni Versace. Nel 2023 è tra i sei attori emergenti premiati come ‘David rivelazioni italiane - Italian Rising Stars’. Lo scorso gennaio è in prima serata su Rai 1 come protagonista di Leopardi. Il poeta dell’infinito, una miniserie evento diretta da Rubini, dove interpreta proprio il poeta Giacomo Leopardi, un ruolo decisamente impegnativo ma che gli ha regalato grandi soddisfazioni. Sempre nel 2025
è diretto da Andò in L’abbaglio, dove veste i panni di Ragusìn, insieme a Toni Servillo.
Porta avanti in parallelo una carriera musicale utilizzando lo pseudonimo di Leo Fulcro. Nel 2020, lancia il suo primo singolo, Tourmalet, e il primo EP, Salmoni. L’anno successivo pubblica il primo album intitolato Il mondo che cambia, nel 2023 e 2024 rispettivamente gli EP, Boy on Earth e Il cuore un po’ più grande. Ora sta lavorando al suo nuovo disco che uscirà in autunno e che proseguirà la saga Boy on Earth, su cui ha scritto anche un libro: è tipo un Piccolo Principe che indaga il mondo, la storia di un ragazzo che ricerca la felicità mentre il mondo cade a pezzi. Nato a Ravenna da papà siciliano e mamma inglese, oggi vive a Roma come fuorisede.
Leonardo, è sbocciato prima l’amore per la musica o quello per la recitazione?
“Anche se ora sto molto lavorando come attore, la mia prima passione, quella più forte e travolgente, è per la musica. Ho sempre ascoltato tante canzoni sin da bambino, quasi in modo enciclopedico, poi a 7 anni ho preso le prime lezioni di basso, a 14 di chi-
tarra, per poi fondare una band con amici. Alle superiori ho scoperto la poesia e il rap, punto di arrivo e di partenza. L’approccio con la recitazione è stato diverso, molto meno intellettuale e di ricerca, più come una pratica fisica simile al camminare o al nuotare. Della recitazione mi piacciono i testi e le dinamiche tra attori e operatori del settore.”
Come si è avvicinato al mondo della recitazione?
“La prima esperienza è stata alle superiori con la Non Scuola del Teatro delle Albe di Marco Martinelli. Ricordo ancora il giorno in cui trovai un foglietto nei corridoi della scuola in cui si promuoveva questo laboratorio di teatro. Convinsi mia madre, mi iscrissi: ne ero così entusiasta che all’inizio pensavo
LEOPARDI. IL POETA
DELL’INFINITO, UNA MINISERIE DIRETTA DA RUBINI DOVE
INTERPRETA PROPRIO
GIACOMO LEOPARDI. IN PARALLELO, UNA CARRIERA MUSICALE
SOTTO LO PSEUDONIMO DI LEO FULCRO.
di fare solo teatro.”
Dopo un breve periodo di studio in Inghilterra, dove ha una parte della famiglia, approda a Roma…
“Sì, l’obiettivo era fare l’accademia come alternativa all’università. Così dai 18 ai 22 anni, ho frequentato l’Accademia Teatrale Sofia Amendolea: un percorso che mi ha stravolto, ero entrato con delle idee e ne sono uscito con altre, ma molto più preparato. Da lì è cominciata la trafila dei provini dopo aver trovato un buon agente, ricordo ancora l’emozione.”
Le cose vanno bene in fretta perché a un provino viene notato da Gianni Amelio che la prende per il film Il signore delle formiche. Com’è andata?
“Penso che questo sia un mestiere in cui devi avere la fortuna di essere la persona giusta nel momento giusto. Non basta solo essere bravi. Avevo già fatto diversi provini prendendomi una caterva di rifiuti. Anche quella volta ero andato senza aspettative. Ed è stato il giorno più sconvolgente della mia vita. Amelio mi fece fare qualche esercizio, poi prima di uscire mi disse che avrei fatto il suo film. Mi sembrava qualcosa di incredibile visto che ero solo agli inizi. La casting director infatti mi disse di andarci piano, di non dirlo con nessuno. Ma dopo qualche mese, durante i quali ho fatto un incontro con Luigi Lo Cascio, il co-protagonista, e una prova costumi, ho avuto la conferma di essere stato preso veramente.”
Quali attori considera un modello?
“Sono un po’ viziato perché molti di loro ho avuto la fortuna di incontrarli, come lo straordinario Sergio Rubini che mi ha diretto in Leopardi, o come Lo Cascio a cui sono molto legato umanamente.”
Qual è il ruolo a cui è più affezionato?
“L’esperienza di Leopardi è quella che più mi ha colpito, per l’emozione di interpretare un personaggio di tale calibro. Quando mi dissero che Rubini voleva incontrarmi, pensavo di fare letture in un documentario. Sono testi talmente sacri e noto che non avrei mai
immaginato di poter interpretare… Mi sono impegnato molto, tra la preparazione e il girato di oltre tre mesi, alla fine ho dedicato a Leopardi quasi un anno. La serie tv è stata vista da tanta gente, cosa non scontata per un prodotto per nulla frivolo e leggero. Mi scrivono ancora tanti ragazzi delle superiori che mi fanno i complimenti per questo ruolo.”
Con quale regista le piacerebbe lavorare in futuro?
“In Italia amo molto il lavoro di Alice Rohrwacher, non sarebbe male fare un suo film, anche per avere uno sguardo diverso. Adoro anche i film dei fratelli D’Innocenzo. C’è tanta roba davvero. Questo lavoro può creare una certa dipendenza dalle storie e dai personaggi.”
E lo sguardo va mai oltre confine?
IN QUESTE PAGINE, L’ATTORE LEONARDO MALTESE. NELLA PAGINA PRECEDENTE, SUL SET DELLA SERIE TV LEOPARDI INSIEME
“Certo, tanto più che sono anche di madrelingua inglese. L’Italia non ha nulla da invidiare agli Stati Uniti: siamo perfettamente
“LA PRIMA ESPERIENZA CON LA RECITAZIONE È STATA CON LA NON SCUOLA DEL TEATRO DELLE ALBE,”
RACCONTA. “AI PROVINI PER IL SIGNORE DELLE FORMICHE
ERO ANDATO SENZA
ASPETTATIVE, INVECE
È STATO IL GIORNO PIÙ SCONVOLGENTE DELLA MIA VITA.”
capaci con i mezzi che abbiamo, c’è una generazione di attori giovani di talento e pluripremiati, e anche di registi. Bisognerebbe però aprirsi di più alle nuove idee, uscendo dagli schemi. Il rischio infatti è quello di appagarsi facendo generi e storie ‘comode’, più consuete. Ma fare l’artista dovrebbe significare essere prima di tutto ‘scomodi’.”
Le capita mai un ‘blocco’ espressivo?
“Sì, penso sia naturale lavorando su questo doppio binario musica-recitazione. A volte mi sento meno ispirato, ma poi basta poco per fare scattare il clic per una nuova canzone o per trovare un nuovo modo di recitare, tutte cose che mi danno ossigeno ed entusiasmo.”
Il suo sogno nel cassetto?
“Vorrei essere felice e soddisfatto, e continuare a vivere come adesso, circondato dall’affetto della famiglia, della mia ragazza e dei miei amici.”
DI CHIARA BISSI
Chi ama il vento e le discipline a vela non può non conoscere l’Adriatico Wind Club di Porto Corsini, associazione sportiva dilettantistica, circolo velico con scuola e organizzazione corsi di vela, kitesurf, windsurf, catamarano. Punto di riferimento per gli appassionati in tutta la Riviera romagnola, conta almeno circa 700 soci; in estate ospita campus dedicati ai bambini e durante l’anno organizza manifestazioni agonistiche nazionali e internazionali, partecipando con il proprio team agonistico alle più importanti regate. Molti atleti di livello nazionale hanno mosso i primi passi nel circolo, ben visibile da chi decide di passeggiare sulla diga foranea di Porto Corsini. L’Adriatico Wind Club dispone di 15.000 mq di spiaggia, di un edificio con bar, ristorante, uffici, spogliatoi. Ma la longevità e il successo si deve a un gruppo di ragazzi che a metà degli anni Ottanta compresero – ben prima di fenomeni come la mucillaggine che nel 1989 misero in crisi il modello della Riviera, tutta votata ai
servizi di spiaggia e alla balneazione – le infinite potenzialità degli sport velici e incarnarono un modo di vivere il mare, libero, informale e rispettoso. Non più un mare da guardare dall’ombrellone, ma un elemento da vivere fra le onde. Così si imposero discipline per le quali serve spazio sulla battigia e corridoi di ingresso in acqua, condizioni necessarie, presenti proprio sulle spiagge ravennati e non altrove. Primo fu il windsurf nel 1986 praticato alla Duna degli Orsi, ai tempi chiamato bagno Miami, luogo prediletto dagli appassionati.
“Nel 1988 ci iscrivemmo alla Federazione Italiana Vela e al Coni,” racconta il presidente Giovanni Forani, socio fondatore “L’anno successivo, il circolo catamarani si unì a noi e nel giro di poco tempo ci ritrovammo con problemi di spazio. Così nel 1992 decidemmo di rilevare a Porto Corsini una concessione e una costruzione al limitare della diga, più che altro sabbia e quattro pilastri. Abbiamo fatto tutto noi, lo stabile
attuale, la recinzione, le passerelle, il rimessaggio, l’erba.”
Oggi l’Adriatico Wind Club è l’unica scuola delle tavole a vela riconosciuta dalla Federazione Italiana a Vela per l’Emilia-Romagna e Cas (Centro Avviamento allo Sport) del Coni. Riconosciuta da Iko come l’unico centro dell’Alto Adriatico per l’insegnamento del kitesurf. Ragazzi e appassionati di questa disciplina, da tutta la Romagna e da buona parte della regione, qui apprendono la pratica e imparano a conoscere il vento. “Parliamo di sport senza limiti di età se uno sta bene. Di pratiche che possono imparare tutti. Il windsurf è più facile come primo approccio, per il kitesurf ci vuole più costanza e coordinazione, sapendo di dover cadere e riprovare. Guardiamo sempre le previsioni meteo e quando c’è vento si vedono arriva-
re i soci. Volare sull’acqua è una sensazione bellissima, consiglio di provarla.” Volano sull’acqua guardando terra in una prospettiva adrenalinica, rovesciata rispetto a chi vive il mare dalla spiaggia. Le loro evoluzioni sono fatte di tecnica e pura gioia, uno spettacolo e un’attrazione per chi guarda.
Da giugno a settembre il club accoglie ragazzi e ragazze dai 6 ai 14 anni per il campo estivo di avvicinamento a surf, windsurf, body board, sup, vela su optimist e derive di gruppo, sotto la guida di istruttori qualificati. “Nel 1996 Lorenza Ballanti organizzò le attività per bambini, gestite finché è rimasta in vita, poi proseguite dal marito Pietro. Ora abbiamo una squadra agonistica che fa regate a livello europeo e mondiale.” Ed è proprio grazie alla passione di tanti che generazioni di ragazzi sono cresciuti nel circolo
L’ADRIATICO WIND
CLUB NASCE NEGLI ANNI OTTANTA PER PROPORRE UN MODO DIVERSO DI VIVERE IL MARE: LIBERO, INFORMALE E RISPETTOSO. È SCUOLA RICONOSCIUTA
KITESURF DA IKO E DURANTE L’ANNO TIENE CORSI, EVENTI E CENTRI ESTIVI PER RAGAZZI.
e continuano a praticare sport velici. Una passione condivisa che tiene in vita l’attività dell’Adriatico Wind Club, dove c’è spazio anche per il relax e la buona tavola. Tra i tanti eventi promossi, a settembre il circolo organizza il Memorial Vitaliano Vadalti, con regate di kitefoil e wingfoil, tappe del Trofeo Coppa Italia Grand Prix, e il Memorial Ballanti-Saiani in ricordo delle due ragazze windsurfiste tragicamente e prematuramente scomparse, mentre l’estate è la stagione della Saraghina super Challenge per gli amanti della vela. Sempre pronti ad accogliere le novità, l’Adriatico Wind Club non dimentica il passato, lasciando spazio nell’estate 2025 anche al raduno ‘Surfando la storia. Dagli anni Ottanta ad oggi’ con le tavole da windsurf di un tempo e la passione di sempre.
Centro Porsche Pesaro
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DI CHIARA BISSI
IL PROGETTO
DI ‘INSIEME A TE’:
UNA SPIAGGIA
INCLUSIVA A PUNTA
“Ne valeva la pena. Più di così, ora non saprei dove presentarlo.” Soddisfatta per il lavoro svolto finora, Debora Donati, anima dell’associazione ‘Insieme a te’, fondata con il marito Dario Alvisi, affetto da Sla, scomparso nel 2018, racconta con orgoglio la sua partecipazione alla Conferenza Mondiale sui diritti delle persone con disabilità al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York per presentare il progetto ‘La spiaggia dei valori’. Donati nel mese di giugno ha portato all’attenzione della comunità internazionale un modello di inclusione innovativo, riconosciuto a livello nazionale, realizzato a Punta Marina. Nel suo intervento, dal titolo Luoghi dell’anima: l’inclusione reale parte dallo spazio condiviso, ha raccontato la nascita e lo sviluppo della Spiaggia dei Valori e mostrato un video, realizzato con il marito Dario, mancato pochi mesi dall’apertura dello stabilimento. “Un luogo unico in Italia dove persone con disabilità gravissima e le loro famiglie possono vivere il mare, la relazione e il tem-
po libero in modo pieno, dignitoso e sereno. Un esempio di accessibilità reale che mette al centro la persona, la relazione e la qualità della vita.”
Debora Donati ha raccolto, insieme ad altre associazioni, l’invito della ministra per le disabilità Alessandra Locatelli che già nel 2023 aveva visitato la Spiaggia dei Valori. “L’invito è arrivato dopo la nostra partecipazione all’Expo Aid di Rimini e al G7 sulla disabilità che si è tenuto per la prima volta in Italia. È stato bellissimo ascoltare le esperienze di altri Paesi. Abbiamo ricevuto a Punta Marina la visita di una delegazione giapponese del ministro della disabilità, torneranno in settembre con un gruppo di giovani. Ciò che colpisce tutti infatti è la presenza di tanti giovani vicini alla sofferenza. A New York avevo con me le mie tre figlie, ci tenevo ci fossero. Il 2025 è stato molto intenso, ho ricevuto il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana a Ravenna in Prefettura. Avevo scritto a Mattarella per
IN QUESTE PAGINE, ‘LA SPIAGGIA DEI VALORI’, STABILIMENTO BALNEARE INNOVATIVO E INCLUSIVO A PUNTA MARINA. NELLA PAGINA SEGUENTE, NELLA FOTO IN ALTO, DA SINISTRA, DEBORA DONATI, ANIMA DELL’ASSOCIAZIONE ‘INSIEME A TE’, E LA MINISTRA PER LE DISABILITÀ ALESSANDRA LOCATELLI.
ringraziarlo e per annunciare la mia presenza all’Onu. Poco prima della partenza ho ricevuto dal segretario del presidente una chiamata di auguri in vista del viaggio. Se arrivasse un invito dal Quirinale con le ragazze andremmo per ringraziarlo. Sarebbe piaciuto anche a mio marito Dario incontrarlo.” E il pensiero corre a quella intuizione coltivata da una giovane famiglia faentina, segnata da una diagnosi implacabile, ma pronta a lasciare il segno nella vita di migliaia di persone. “Mai avrei immaginato di arrivare fin qua, quando con mio marito decidemmo nel 2017 di raggiungere la Puglia, dove era partita un’esperienza con una struttura attrezzata e assistita che consente la balneazione gratuita a ospiti affetti da ogni tipo di disabilità, anche invalidante. Da lì l’idea di fondare
‘Insieme a te’ e dare corpo al progetto alla Spiaggia dei Valori, grazie a una rete di realtà del volontariato e alle donazioni, davvero un modello unico che insegna che finché c’è vita questa va vissuta fino all’ultima goccia.” Con la concessione di un tratto di spiaggia da parte del Comune di Ravenna nel 2018, ha preso forma l’esperienza che all’inizio prevedeva montaggio e smontaggio di una struttura temporanea, per permettere gratuitamente la balneazione a persone con gravi disabilità motorie, sensoriali, intellettive e supportare i loro accompagnatori. Un modo nuovo di vivere la disabilità che include anche la possibilità di cogliere le gioie più semplici come un bagno al mare. Nel 2023, tramite un bando del ministero del Turismo sull’accessibilità è arrivata la concessione
ventennale e il via libera per la costruzione di una struttura fissa che nel 2024 ha accolto 400 ospiti con famiglia e 500 volontari. Dal 2018 l’associazione conta 2.400 ospiti, 2.100 volontari, 50 gruppi impegnati in campi di servizio, 8.100 bambini coinvolti in progetti didattici. Tre appartamenti messi a disposizione dei bagnanti sempre pieni, e 4 le strutture in comodato, pieni tutta l’estate, grazie a ospiti provenienti da tutt’Italia e dalla Germania. Aperta 7 giorni su 7 fino a settembre, la struttura dispone di diciotto postazioni riservate, coperte da gazebo e di dodici postazioni sotto l’ombrellone, attrezzate a ospitare persone con disabilità motoria totale (tetraplegia) e/o con esiti da malattie neurodegenerative (come Sla e affini) e gli
SOGNO DI DEBORA
DONATI E DEL MARITO
DARIO ALVISI, AFFETTO DA SLA, SCOMPARSO
NEL 2018, DI UN POSTO UNICO IN ITALIA IN CUI ANCHE I DISABILI PIÙ GRAVI POSSONO CONCEDERSI UN BAGNO IN MARE IN MODO SERENO.
accompagnatori oltre a bagni accessibili. Un accordo quadro con l’Università di Bologna permette il coinvolgimento di tutti i corsi di laurea per svolgere tirocini, specie per le professioni sanitarie e per gli studenti di medicina. In più, una collaborazione stretta con Ausl Romagna e con l’Irst di Meldola favorisce l’invio di ospiti tramite gli hospice del territorio. Ed è grazie alla mobilitazione e alla vicinanza di tanti volontari, dal mondo cattolico ma anche dall’associazionismo diffuso che condividono lo spirito del progetto e grazie al sostegno di enti pubblici e donazioni private che l’associazione ‘Insieme a te’ prosegue nel sogno della Spiaggia dei Valori, contribuendo a rendere la Riviera romagnola un luogo migliore e per tutti.
PASSATO E FUTURO:
I PRIMI 80 ANNI DI CNA RAVENNA AL SERVIZIO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE, TRA TRASFORMAZIONI E SFIDE DEL MERCATO.
Il 5 giugno 1945, come riporta il verbale di costituzione, “... alle ore 10 antimeridiane… in via Corrado Ricci n. 29...”, il comitato promotore composto da Guido Montanari, Mario Benelli, Michele Missiroli, Renato Zanotti, Alfredo Celotti e Francesco Busa costituì ex novo l’organizzazione degli artigiani in provincia di Ravenna con la denominazione di Unione Artigiani della Provincia di Ravenna. Nasceva così la CNA di Ravenna.
Da ottant’anni, CNA Ravenna si dedica con passione alla tutela degli interessi degli artigiani e delle imprese , amplificandone la voce, valorizzandone le idee e garantendo risposte concrete ai loro bisogni. Un’azione costante
di rappresentanza e supporto, che mira a ridurre le distanze con le Istituzioni, promuovere politiche a favore della crescita e offrire agli associati soluzioni, servizi, opportunità e informazioni utili per affrontare con successo le sfide del mercato. Nel corso di questi ottant’anni, CNA ha costruito un sistema articolato di servizi e consulenze al servizio delle imprese, adattandolo nel tempo alle trasformazioni del mercato. Un ventaglio di servizi a partire da quelli indispensabili alla gestione dell’impresa fino a quelli più avanzati per ogni settore, un partner affidabile e una presenza capillare sul territorio. Un’associazione in continua crescita, che ha saputo
cogliere le necessità delle imprese anche in materia di innovazione, offrendo servizi dedicati alla transizione digitale e alla sostenibilità. CNA si pone come motore di connessioni dove le imprese possono fare networking, condividere esperienze e generare nuove opportunità. Quest’anno, insieme alle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario, si è concluso anche il ciclo della precedente dirigenza. A fine maggio, la XXIII Assemblea elettiva ha rinnovato gli organismi dirigenti per il quadriennio 2025-2029, confermando alla presidenza Matteo Leoni Accanto a Leoni, è stata confermata nel ruolo di vicepresidente Marianna Panebarco, imprendi-
QUEST’ANNO, INSIEME
ALLE CELEBRAZIONI PER L’OTTANTESIMO ANNIVERSARIO, SONO STATI RINNOVATI GLI ORGANISMI DIRIGENTI. AL CENTRO
DELLA STRATEGIA DEL PROSSIMO QUADRIENNIO: ATTRAZIONE E LA VALORIZZAZIONE DEI TALENTI, SVILUPPO DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E RAFFORZAMENTO DEL LEGAME CON L’EUROPA.
trice ravennate. La presidenza si completa con un gruppo che rappresenta la diversità territoriale e settoriale: Andrea Antonioli, Sauro Bernabei, Katia Ponzi, Laura Guerra e Riccardo Marani
Al centro della strategia del prossimo quadriennio si collocano tre pilastri fondamentali. Il primo è l’ attrazione e la valorizzazione dei talenti: investire nel capitale umano e sostenere il passaggio generazionale. Il secondo è lo sviluppo dell’innovazione tecnologica per una maggiore competitività e risultati duraturi. Infine, il rafforzamento del legame con l’Europa: una relazione più solida con le Istituzioni comunitarie che favorisca uno scambio virtuoso di idee, progetti e competenze. Le parole di Matteo Leoni il 5 giugno: “In questi ottanta anni, la nostra organizzazione, con i suoi artigiani e i suoi imprenditori, è stata una forza su cui il Paese ha potuto contare, una forza che si è alimentata con la grande capa-
cità di rappresentare, nel migliore dei modi, interessi particolari senza mai perdere di vista l’interesse generale.”
Per celebrare questo traguardo, sono stati organizzati diversi eventi sul territorio. Due si sono già svolti: il primo a Bagnacavallo il 25 febbraio, il secondo il 5 giugno al Teatro Alighieri di Ravenna, dedicato ai temi dell’artigianato, dello sviluppo territoriale e del ruolo culturale dell’Unione Europea. Altri tre appuntamenti sono in programma nei prossimi mesi: a Cervia alla fine di settembre, a Ravenna in ottobre, e infine a Faenza, nel mese di novembre.
“CNA Ravenna, un punto fermo in movimento.” Parole che racchiudono ottant’anni di storia e di lavoro. ‘Punto fermo’, perché i valori e l’impegno verso le imprese non sono mai cambiati. ‘In movimento’, perché il mondo cambia, le sfide evolvono, le opportunità si moltiplicano e CNA sa stare al passo con i tempi sen-
za perdere la propria identità. Con uno sguardo rivolto al futuro e radici salde nella tradizione, CNA Ravenna si prepara ad affrontare le sfide del prossimo quadriennio, mantenendo al centro la sua missione di supporto alle imprese e di contributo allo sviluppo del territorio.
IN APERTURA, LA NUOVA PRESIDENZA DI CNA RAVENNA: DA SINISTRA ANTONIOLI, MARANI, PONZI, LEONI, PANEBARCO, MAZZAVILLANI, GUERRA, BERNABEI. IN ALTO, UN MOMENTO DELLE CELEBRAZIONI DELL’OTTANTESIMO ANNIVERSARIO AL TEATRO ALIGHIERI. SOTTO, MATTEO LEONI.
ROBERTA BEZZI
Oltre 2.000 partecipanti per quella che è stata l’esclusiva festa di apertura dell’estate a Milano Marittima lo scorso 7 giugno:
l’Opening Party e Vernissage al MarePineta Resort. Ospiti, vip, importanti brand e sponsor d’eccezione, per un galà allietato da dj set e musica dal vivo che è proseguito fino a mezzanotte. Durante la serata, come è ormai consuetudine, si è tenuto anche il Vernissage della mostra Formas Eternas dedicata al maestro scultore uruguaiano Pablo Atchugarry che – con le sue opere monumentali in bronzo o acciaio – ha ulteriormente impreziosito il party. Negli ultimi anni infatti il MarePineta è stato palcoscenico d’eccezione per l’arte contemporanea trasformando le aree del resort in una grande galleria a cielo aperto. Quella allestita per il 2025 è una straordinaria esposizione voluta fortemente dalla famiglia Salaroli che, da tre anni, si è affidata alla rinomata Galleria d’Arte Contini di Venezia e Cortina d’Ampezzo per realizzare progetti di rilevanza internazionale. Dopo aver ospitato l’artista coreano Park Eun-Sun nel 2023 e Igor Mitoraj nel 2024, quest’anno protagoniste sono le sculture
astratte e dai colori brillanti di Atchugarry sparse nel giardino, conosciuto anche come ‘Parco delle sculture’ per questo motivo, e nelle raffinate aree interne dell’hotel cinque stelle. “La mostra di Pablo Atchugarry,” afferma Davide Salaroli, amministratore unico del MarePineta Resort, “rappresenta un ulteriore passo del nostro impegno nel promuovere l’arte come elemento fondamentale della nostra identità. La presenza di opere di un artista di tale calibro non solo arricchisce la nostra offerta culturale, ma sottolinea anche il nostro desiderio di rendere l’arte accessibile a tutti. Crediamo fermamente che l’arte e il design siano essenziali per elevare l’esperienza dei nostri ospiti e della comunità.” L’artista, sostenuto dalla Galleria Contini dal 2019, ha saputo conquistare il mondo dell’arte con le sue creazioni che liberano la potenza espressiva della materia. Le sue sculture astratte, che fondono l’eredità rinascimentale con un’estetica contemporanea, rivelano la sua maestria nell’interazione con la luce, che diventa parte integrande delle sue opere. All’inaugurazione era presente l’artista stesso, oltre a una moderatrice
d’eccezione: Cristina Parodi. La mostra resterà aperta fino al prossimo 2 novembre, non solo per gli ospiti del MarePineta, ma anche per il pubblico esterno, permettendo a tutti di immergersi in un’esperienza artistica unica. Durante la presentazione della mostra è stato dedicato spazio anche a Maria Cristina Mazzavillani, ideatrice del Ravenna Festival, una delle più importanti rassegne artistiche italiane, al quale è stato dedicato ‘Un Premio’ realizzato dall’artista locale Stefania Vichi.
L’OPENING PARTY DEL MAREPINETA RESORT HA OSPITATO IL VERNISSAGE DELLA MOSTRA FORMAS ETERNAS DEL MAESTRO SCULTORE PABLO ATCHUGARRY. UNA GRANDE GALLERIA A CIELO APERTO.
DI
COME MIGLIORE COCKTAIL BAR
C’è un luogo a Marina di Ravenna che non si lascia trovare facilmente. Quasi nascosto, senza insegne appariscenti, lontano dalla movida. Eppure, a pochi passi dal porto turistico, si scopre un piccolo tempio della mixology contemporanea: Aguardiente. Al suo interno una delle più straordinarie collezioni di distillati di canna da zucchero al mondo e un’idea di accoglienza che va oltre la semplice somministrazione di un drink. A riconoscerne il valore non sono solo i suoi ospiti abituali, ma anche i massimi esperti del settore: Aguardiente è stato recentemente premiato come miglior cocktail bar d’Italia, secondo gli Awards del ‘Roma Bar Show 2025’, confermando un percorso di crescita già segnato da riconoscimenti internazionali. Anima e mente del locale è Jimmy Bertazzoli. Cosa ha significato per lei e per il suo team ricevere il premio come miglior cocktail bar italiano? E tra l’altro non è il pri-
DEFINITO IL TEMPIO
DELLA MIXOLOGY
CONTEMPORANEA, AGUARDIENTE
VANTA UNA DELLE
PIÙ STRAORDINARIE
COLLEZIONI DI
DISTILLATI DI CANNA
DA ZUCCHERO AL MONDO. PREMIATO
COME MIGLIOR
COCKTAIL BAR D’ITALIA
SECONDO GLI AWARDS
DEL ‘ROMA BAR
SHOW 2025’.
mo riconoscimento importante, giusto?
“In passato abbiamo avuto riconoscimenti nazionali e internazionali, come a gennaio 2024 quando siamo stati premiati come ‘Miglior Selezione Spirits’
per Identità Golose; ma sicuramente il più prestigioso e ambito è stato, sempre a gennaio 2024, entrare a far parte della ‘50 Best Discovery’ sezione della The World’s 50 Best Bars. Un effetto benefico per tutto il team che ha dato nuove energie e stimoli per andare oltre.”
Com’è nato Aguardiente?
“Il locale è il risultato di vent’anni di bar, viaggi e sogni. Rappresenta a pieno la mia idea di hospitality, condivisa quotidianamente con il mio team. La sua posizione decentrata dalla movida in realtà è un elemento fondamentale per il nostro tipo di offerta.”
Qual è stato il suo percorso formativo?
“Sono dietro al bancone da ormai trent’anni. L’immagine del barman che tanto mi attraeva i primi anni si è velocemente trasformata in amore puro verso l’hospitality, portandomi a seguire un percorso professionalizzante fatto di studio. Due esperienze
assolutamente significative sono state l’aver lavorato per sei mesi all’estero, ad Amsterdam, all’interno di uno dei World’s 50 Best Bars, il Tales & Spirits, e di esser stato per quasi dieci anni Head Bartender e socio di uno dei locali più in vista dei nostri lidi.”
Come nasce il nome del locale?
“Aguardiente è una parola presente nel dizionario di diversi paesi caraibici e sudamericani e rappresenta il termine con cui viene chiamato il distillato bianco appena uscito dal processo di distillazione. Ad Aguardiente oggi sono presenti oltre 2.500 etichette di distillati da canna
da zucchero di cui 600 bianchi, la mia passione.”
Perché ha scelto proprio Marina di Ravenna?
“Marina è il paese che ormai da anni mi ha accolto, anche se sono nato a Lugo. Credo che sia un posto meraviglioso dove vivere la quotidianità di un locale con un tipo di offerta come il mio. Credo di essere posizionato nell’angolo più bello della cittadina, e in tutta onestà non sposterei Aguardiente da nessun’altra parte al mondo. Aguardiente è sempre stato un ‘Bar libero’, mai schiavo di dinamiche commerciali di grandi aziende, e soprattutto libero da un’immagine costruita a tavolino sui social.”
Quanto conta la ricerca degli ingredienti e quanto invece l’esperienza al bancone per creare un’esperienza memorabile?
“L’esperienza al bancone è sicuramente fondamentale, però la ricerca dei prodotti ad Aguardiente rappresenta il 90% del processo creativo. Ogni ingre-
“CREDO CHE
MARINA SIA UN POSTO
MERAVIGLIOSO
DOVE VIVERE LA QUOTIDIANITÀ DI UN
LOCALE COME IL MIO: NON SPOSTEREI
AGUARDIENTE DA NESSUN’ALTRA PARTE AL MONDO.”
diente è stato selezionato con molta attenzione e creato da agricoltori e artigiani sparsi per tutto il pianeta. Non siamo un bar a ‘km zero’ perché sarebbe molto limitante, noi scegliamo il produttore che riteniamo migliore al mondo. Il rapporto personale che stringiamo quotidianamente con gli artigiani è il vero concetto di sostenibilità a cui teniamo molto.”
Il mondo dei cocktail è in continua evoluzione: quali sono le tendenze del settore?
“Mi auguro che la figura del barman sia fondata su una conoscenza merceologica reale e
mossa da un amore verso questo mestiere nelle sue dinamiche più autentiche e pure.”
Quali sono i prossimi obiettivi?
“Uno degli chef più grandi al mondo, dopo aver raggiunto il traguardo della terza stella Michelin, entrò nella sua cucina dopo una notte di festeggiamenti e disse al suo team: ‘Ora puntiamo alla quarta’. Amo ricordare questa frase, ogni traguardo è un nuovo punto di partenza. Abbiamo un importante progetto su Ravenna centro, una realtà con una connotazione fortemente innovativa e internazionale, ma di questo ne parleremo...”
FESTEGGIA 50
ANNI L’AZIENDA CONCESSIONARIA
YAHAMA GESTITA DAI
FRATELLI MARCO E MATTEO SPIGHI E DA CLAUDIO VILLA.
Festeggia l’ambizioso traguardo dei 50 anni, TGR Motor, nota azienda ravennate nata nel 1975, attualmente gestita dai fratelli Marco e Matteo Spighi e da Claudio Villa
Dagli anni Novanta, è concessionaria Yamaha e propone alla sua affezionata clientela un’ampia scelta di moto e scooter, nuovi, usati e a km 0, oltre a caschi, capi di abbigliamento e accessori vari originali. La vendita è accompagnata da un efficace servizio post vendita che garantisce al cliente la massima soddisfazione. “Celebreremo il mezzo secolo con una grande festa su invito nella nostra sede il prossimo settembre a partire dalle 17,” racconta Marco Spighi. “Sarà un’occasione per stare insieme e divertirsi, in compagnia di alcuni piloti ospi-
ti. Un evento allietato da dj set, gruppo musicale, spettacolo di stuntman, lotteria con in palio una Ebike Yamaha e la possibilità di gustare piadina sorseggiando una buona birra e tanto altro.” Andando indietro nel tempo, per la precisione al 2007, l’idea di Spighi di rilevare un’attività storica come TGR Motor, è diretta conseguenza dell’esperienza maturata nel corso degli anni: “Mio padre Germano aveva un’officina a Savarna, aperta alla fine degli anni Settanta e tuttora ci supporta coordinando la gestione assieme a mia madre. Quando è capitata questa occasione di venire a Ravenna, ne abbiamo subito approfittato. Poi in azienda è entrato anche mio fratello Matteo che ha rilevato le quote di un socio.”
Una tappa importante risale poi al 2017, quando TGR Motor abbandona la sede di via Faentina 126 per trasferirsi in via Louis Braille 12, a Fornace Zarattini, diventando una tra le prime in Italia a introdurre i nuovi standard di arredamento europei Yamaha. I nuovi spazi di proprietà sono più ampi e consentono alla clientela un’esperienza migliore. “Una buona scelta,” spiega Spighi, “perché, oltre a essere più facilmente raggiungibili e al grande parcheggio, abbiamo locali in cui esporre in modo adeguato tutti gli ultimi modelli delle moto, da quelle gran turismo ai 125 per i ragazzi, e ancora scooter, bici elettriche a pedalata assistita, persino quad, e ovviamente abbigliamento, caschi e accessori vari di grande qualità e vestibilità,
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in definitiva tutto ciò che riguarda il mondo Yamaha.”
Oltre a una rinnovata esposizione dei veicoli, migliorie sono state apportate anche al reparto ricambi/accessori e all’officina che è stata modernizzata con tecnologie all’avanguardia Sono disponibili una serie di attrezzi delle migliori marche, ponti sollevatori a scomparsa, aspiratori gas di scarico, computer diagnosi, smontagomme, aria condizionata e, cosa più importante, meccanici competenti e sempre aggiornati dai corsi Yamaha, in grado di effettuare riparazioni su ogni marca appartenente al mondo delle due e tre ruote. Lo staff, appassionato e competen-
te, assicura un efficiente servizio di soccorso stradale, manutenzione, riparazione e revisione a costi molto convenienti.
Inoltre, grazie alla tempestività d’intervento, previo appuntamento, offre ai clienti la possibilità di approfittare di moto sostitutiva o dell’attesa in sede per l’attuazione della manutenzione in essere. Disponibile anche il servizio di noleggio moto per chi vuole togliersi lo sfizio ogni tanto. Ma come sono cambiati la clientela e l’interesse verso le moto? “In generale i clienti sono diventati sempre più attenti negli anni,” afferma Spighi, “spesso arrivano da noi che già sanno quali modelli vogliono provare, i colori
che preferiscono, gli allestimenti. Ma ovviamente ci sono anche gli indecisi che siamo ben contenti di poter consigliare. A partire dal 2011 la passione per le moto è aumentata ancora di più, come dimostrato dai numeri mai raggiunti nelle vendite. A Ravenna, la moto e lo scooter piacciano molto anche per la possibilità che offrono di evitare le file al mare, oltre che per spostarsi più liberamente ovunque. In crescita anche l’interesse da parte delle donne, soprattutto negli ultimi 4 o 5 anni,” continua Spighi. “Guardando invece all’universo moto in senso stretto, il più grosso cambiamento è stato l’avvento della tecnologia, con innovazio-
ni che migliorano sicurezza, prestazioni e comfort. Basti pensare ai sistemi di controllo elettronici come ABS, controllo di trazione, anti-impennata, all’utilizzo di materiali leggeri e a sistemi di navigazione avanzati con mappe e indicazioni visive direttamente sul display. Ultimissima novità è il cambio automatico Y-Amt che permette al pilota di concentrarsi esclusivamente sulla guida .”
IN ALTO I FRATELLI MARCO E MATTEO SPIGHI INSIEME AL PADRE GERMANO E ALLO STAFF DI TGR MOTOR ALL’INTERNO DELLA SEDE DI FORNACE ZARATTINI.
Il progetto immobiliare di Via Mingaiola, realizzato da Nuovostudio, è molto più di un complesso di ville e appartamenti residenziali: è un investimento nel tuo futuro, un’opportunità per vivere in un ambiente esclusivo e sostenibile nel cuore di una città ricca di storia e cultura. Immersa in un contesto urbano vivace e ben servito, questo borgo contemporaneo offre un’atmosfera elegante che abbraccia sicurezza e comfort. Le 17 unità abitative, distribuite in un design contemporaneo di classe energetica A e superiore, sono state concepite per soddisfare i desideri di una clientela esigente, alla ricerca di spazi luminosi, finiture di pregio e un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale.
Il complesso è stato inserito dal quotidiano immobiliare “Focus” tra i 40 progetti più importanti d’Italia nel 2024.
ROSELLA
MENGOZZI: L’ARTE DI ACCOGLIERE E DI AIUTARE GLI ALTRI
Rosella Mengozzi è maestra di cucina dell’associazione culturale ‘Saperi e Sapori’, fondata nel 2002, e ideatrice degli appuntamenti del gruppo ‘Vicini Vicini’ di via De Tomai, il tratto che unisce Porta Sisi a Porta San Mama, che ha stabilito un Patto di collaborazione per i beni comuni con l’amministra-
zione comunale. Sediamo, Rosella e io, nell’angolo in fondo a via Baccarini, sotto l’ulivo che dà all’ultimo tratto della strada la sensazione di relax, mentre il muro coperto di fiori fa dimenticare che non molto tempo fa quell’angolo si presentava come una specie di discarica. Lì Rossella ci racconta come sono av-
venuti tanti cambiamenti. “Mi sono sposata e sono andata a vivere a Roma dove ho continuato ad accogliere in casa e dove, nel 2007 e più tardi a Ravenna, ho portato avanti il mio desiderio di fare qualcosa per gli altri.” Rosella ha organizzato in più di 10 anni una serie di corsi di cucina per tantissime donne,
“IL CIBO PUÒ ESSERE FORTEMENTE EVOCATIVO E OCCASIONE DI SCAMBIO CON CHI
VIENE DA ALTRI PAESI. HO BUONI RAPPORTI D’AMICIZIA CON TUTTO IL VICINATO E, NEGLI ANNI, SONO FELICE DI AVER DATO UNA MANO CON I MIEI CORSI A CHI AVEVA BISOGNO DI UN’OCCASIONE D’INTEGRAZIONE.”
ma anche uomini, provenienti da tanti Paesi diversi: Senegal, Nigeria, Ucraina, Romania, Marocco, Filippine, Sri-Lanka, Uzbekistan, Albania e America Latina. La sua piccola ma funzionale casa, in via de’ Tomai, è stata la sede iniziale delle lezioni finché, recentemente, la scuola di cucina ‘Saperi e Sapori’ è stata inaugurata nel container appositamente allestito in Darsena Pop Up, nuovo accogliente spazio, attrezzato di fornelli, dispensa e abbattitori e degno della cucina di uno chef.
“Ho scoperto che il cibo può essere fortemente evocativo,” racconta Rosella. “Le donne straniere desiderano integrarsi ma allo stesso tempo trasmettere le loro abitudini.” Sono parecchie le persone che si sono inserite e
Rosella racconta di Céline, una donna che aveva conosciuto e che con il suo garbo e le sue capacità è stata assunta in un ristorante importante. “Aiuto chi vuole essere aiutato. A queste persone do uno strumento per inserirsi e vivere una vita autonoma e dignitosa.”
In questi ultimi anni ha anche stabilito un rapporto di amicizia con tutto il vicinato e ogni anno ci sono due giornate con il progetto ‘Spasso in Ravenna’ per valorizzare il Borgo San Rocco. Partecipano tutti i commercianti della zona nel promuovere una forma di sostegno con i fondi raccolti, destinati alla Mensa di Fraternità del Borgo San Rocco. Sono due giornate anche per conoscere meglio la realtà, l’importanza di tanti luoghi ravennati.
“I residenti hanno accolto con entusiasmo questa iniziativa,” rivela Rosella. “Io stessa ho raccolto le adesioni porta a porta, confidando nei buoni rapporti costruiti negli anni. C’è davvero un bel vicinato: ci sono liutai, compositrici, musicoterapeute e tante persone che amano condividere con i vicini le loro abilità e mettere il loro sapere a disposizione della collettività.” Ha poi organizzato una serata molto partecipata: oltre 50 ravennati hanno offerto il ricavato della ‘Cena di gala’ presso lo Chalet dei Giardini, ‘A tavola con Lady Chef’, al ‘Piatto sospeso’, cioè a pasti per persone che spesso non possono permettersi un pasto normale. Ma parliamo anche di ‘Ricette del cuore’: “È il risultato di una delle tante esperienze fatte con le donne straniere che abitano a Ravenna e in alcune zone circostanti e che svolgono attività di colf e badanti e che devono preparare ricette a loro sconosciute. Abbiamo organizzato un corso che dava la possibilità di migliorare la loro competenza professionale ma anche una occasione di dialogo e integrazione attraverso il cibo.” Da questa esperienza di successo è nata la raccolta di ottanta ricette pubblicate nel libro Le ricette del cuore, autrice Rosella. Nel volume, oltre alle ricette illustrate e introdotte da brevi racconti, ci sono anche storie personali di tante donne immigrate. A Rosella va anche il merito di aver dato a giovani immigrati le prime istruzioni per imparare la cucina di base, fino a potersi iscrivere alla Scuola Alberghiera. “Mi fa molto piacere,” conclude Rosella, “sapere che molti giovani hanno trovato una occupazione che permette loro di vivere e soprattutto di guardare al futuro con la speranza di migliorare la propria posizione.”
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Alla base del monumento equestre a Vittorio Emanuele II, sull’Altare della Patria, sono raffigurate le quattordici città ‘nobili’ d’Italia, quelle che nella loro storia hanno avuto l’onore di assurgere al rango di capitali prima della nascita del moderno Stato unitario. In questa eletta schiera compare anche la statua di Ravenna, che è rappresentata con le fattezze di Teodora, in una raffigurazione ispirata a quella del celeberrimo mosaico di S. Vitale. Nulla meglio del nome dell’imperatrice di Bisanzio poteva dunque applicarsi a uno dei simboli dell’eccellenza sportiva della città, quello che fra gli anni Ottanta e Novanta ha fatto di Ravenna la capitale della pallavolo femminile in Italia, in Europa e nel mondo Era il febbraio del 1965, giusto sessant’anni fa, quando Alfa Casali Garavini, professoressa all’Istituto Ghiselli, costituì insieme a suor Giuliana Morigi la società Olimpia, al fine di venire incontro al desiderio di pratica sportiva delle allieve della scuola retta dalle religiose, in particolare nella pallavolo. La giovane professoressa non seminava nel deserto, dato che Ravenna era una delle culle del volley ita-
liano. La Robur di Angelo Costa, infatti, aveva vinto i primi campionati nazionali maschili nell’immediato dopoguerra, e proprio in quel 1965 anche una squadra femminile, la Virtus, era approdata alla massima serie. Gli esordi dell’Olimpia, che assunse i colori biancazzurri, furono invece più modesti. Ospitata nella palestra dell’Istituto Ginanni, e con limitate risorse finanziarie, la nuova società si barcamenò nel primo decennio di vita fra la Promozione e la serie C. Come spesso succede, però, fu proprio una sconfitta (la retrocessione dalla C nel 1969) a dare l’impulso per una decisione che si sarebbe rivelata decisiva, quella di puntare sulla costituzione di un settore giovanile moderno e strutturato. Negli anni seguenti, l’indefesso lavoro di scouting attuato dalla Garavini e dal tecnico Diego Melandri nelle scuole della provincia costruì delle solide basi, che diedero infine i risultati sperati. Nel 1973-74 l’agognato ritorno in serie C fu solo il primo gradino di una repentina ascesa coronata due anni dopo dalla promozione in serie A. La svolta era dunque avvenuta, e non era solo di carattere pu-
NEL 1964 DALLA PROFESSORESSA ALFA CASALI GARAVINI
E SUOR GIULIANA
MORIGI. DOPO LA PROMOZIONE IN A, LA SVOLTA AVVENNE CON L’INGRESSO
DELL’ALLENATORE
SERGIO GUERRA E DEL DIRETTORE SPORTIVO GIUSEPPE BRUSI.
ramente agonistico. Il 1974 fu infatti anche l’anno della prima sponsorizzazione, da parte della nota azienda di corredi Paoletti, alla quale subentrò due anni dopo la CMC con il marchio Monoceram. Nel 1978 fu poi la volta di altri due ingressi che andarono a comporre le basi di quello che sarebbe divenuto il mosaico della grande compagine del decennio successivo: quelli di Sergio Guerra come allenatore e di Giuseppe Brusi come direttore sportivo. Intanto la
squadra si stabilizzava senza grossi patemi nella massima serie, fino a conseguire il primo successo con la vittoria nella Coppa Italia del 1980. Al termine della stagione seguente, sotto la sponsorizzazione di Diana Docks (un’azienda attiva nell’ambito portuale), l’Olimpia conquistò infine il suo primo scudetto. Era l’inizio di un ciclo che avrebbe fatto della squadra ravennate uno dei fenomeni più dirompenti dello sport italiano degli anni Ottanta. Undici campionati ininterrottamente vittoriosi dal 1980-81 al 1990-91 (memorabile la rivalità con le ‘eterne seconde’ della Nelsen Reggio Emilia), sei Coppe Italia, una serie di 72 vittorie consecutive fra il 1985 e il 1987, una schiera di campionesse provenienti dal settore giovanile e proiettate alla ribalta della pallavolo internazionale (un nome per tutte: Manuela ‘Manù’ Benelli) sono solo alcuni dei primati che sintetizzano il senso di quella epopea sportiva. Un’epopea che nel 1982 trovò anche una sanzione simbolica quando, dopo il fallimento di Diana Docks, la sponsorizzazione venne assunta dal gruppo Ferruzzi attraverso il marchio Teodora, società
produttrice di olio di semi, con la contestuale sostituzione dei colori sociali giallorossi al biancazzurro originario. Quella che al momento poteva apparire (e in effetti era) un’operazione improntata a una logica di puro marketing commerciale, si sarebbe invece rivelata una vera e propria rifondazione identitaria della società, ora incarnata dalla figura dell’imperatrice che indossava i colori del gonfalone cittadino. Coerentemente, dopo qualche anno, essa avrebbe modificato anche la propria denominazione ufficiale assumendo quella di Olimpia Teodora Ravenna. In tutto questo, un dato da rimarcare è che l’ascesa della Teodora non fu semplicemente un fenomeno, per quanto dirom-
pente, limitato entro i confini del volley femminile italiano, ma fu anche in grado di trascinare quest’ultimo verso un salto di qualità a livello internazionale. Specchio di questo sviluppo fu la performance della squadra nella massima competizione continentale. Dalla sua istituzione, nel 1961, la Coppa dei Campioni era stata terra di conquista indiscussa delle compagini dell’Est allora comunista, per il quale la supremazia in Europa era un vero e proprio affare di Stato, e l’unica sporadica presenza italiana era stato il quarto posto della Savoia Bergamo nel 1978. La Teodora cominciò a imporre la propria presenza nel 1984, quando conquistò il secondo posto, che replicò nei tre anni seguenti. Finché, nel 1988, al termine
dell’esaltante epilogo di Salonicco, ecco finalmente il primo trionfo (il primo anche di una squadra dell’Europa occidentale) davanti alle sovietiche dell’Uralochka Sverdlovsk. Un successo bissato quattro anni dopo fra le mura amiche del Pala De André, l’arena donata alla città dal gruppo Ferruzzi nel 1990 e divenuta il campo del volley ravennate dopo le migrazioni forzate nei palazzetti della Romagna degli anni precedenti. E non era tutto, perché qualche mese dopo la squadra ravennate coronò la sua parabola conquistando anche il Mondiale femminile per club svoltosi a Jesi. In effetti, quel 1992 segnò il picco della parabola iniziata oltre un decennio prima, ma anche l’inizio della sua discesa. Già la mancata vittoria in campionato, per la prima volta dopo undici stagioni, aveva rivelato che quel ciclo glorioso stava arrivando alla conclusione. L’anno seguente, il crollo del gruppo Ferruzzi coinvolse nei suoi effetti anche le ambizioni del volley femminile. Seguirono anni di progressivo declino, di crisi e rinascite fra le diverse categorie nazionali. L’Olimpia Teodora del 2025 ha appena terminato il campionato di B1, perpetuando con dignità la tradizione delle ragazze leggendarie che dalle aule del Ghiselli giunsero a conquistare la vetta del mondo.
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Grazie a professionalità, esperienza, creatività e innovazione, Studio Dimedia di Ravenna è in grado di personalizzare al massimo i propri servizi, costruendoli su misura dei futuri sposi, in modo da rendere indimenticabile il giorno del matrimonio. Non a caso il payoff dell’azienda che ne
riassume la filosofia è ‘We love wedding stories’. “Ogni coppia è a sé, unica, e ha una storia d’amore che merita di essere valorizzata al meglio,” racconta la titolare Jessica Cavina . “Con il nostro lavoro ‘custodiamo’ il ricordo di quel giorno con foto e video, che continuerà a fare emozionare i
protagonisti anche negli anni a venire. Per questo il nostro è un servizio importante, che facciamo con senso di responsabilità e con grande passione, come dimostra il fatto che spesso ci capita di emozionarci insieme agli sposi.”
Questo è il ventunesimo anno di
UNA NUOVA SEDE NEL CUORE STORICO DI RAVENNA PER UN’AZIENDA LEADER NEL SETTORE CHE PUNTA A RENDERE INDIMENTICABILE IL GIORNO DEL MATRIMONIO.
Studio Dimedia, nato nel 2004 inizialmente come negozio di fotografia, divenuto poi studio professionale con Jessica ¬–unica proprietaria dal 2018 – che ha rivoluzionato la fotografia dei matrimoni: l’aggiornamento costante e la capacità di seguire le principali tendenze foto&video di anno in anno riescono a garantire agli sposi un servizio originale e mai banale. Lo studio si avvale di un team di professionisti, dalle specializzazioni diversificate (fotografi, videomaker, esperti in post produzione fotografica ed editing video, grafica), che permette di realizzare in tempi veloci il lavoro di post produzione e montaggio video, senza che la clientela debba aspettare mesi o addirittura anni come a volte spesso accade.
A tirare le fila di quella che è un’azienda tra le più importanti in Italia nel settore, è Jessica con il suo lavoro unico e insostituibile come imprenditrice. “Tanti anni di esperienza,” afferma, “mi hanno portato a crescere da tutti i punti di vista e a creare un’organizzazione sostenibile sempre con un occhio di riguardo al mercato e alla qualità Mi piace essere al passo coi tempi, restando aggiornata su nuovi corsi che possano ampliare le nostre skills e suggerendo ai clienti interessanti soluzioni da sperimentare, ma anche partecipando a fiere del wedding internazionali all’estero, che ci stimolano e offrono importanti novità per ampliare il
“CON IL NOSTRO LAVORO ‘CUSTODIAMO’ IL RICORDO DI QUEL GIORNO CON FOTO E VIDEO, CHE CONTINUERÀ A FARE EMOZIONARE ANCHE
NEGLI ANNI A VENIRE.
PRESSO LA NUOVA SEDE
PROPORREMO SERVIZI
INNOVATIVI PER GLI SPOSI, EVENTI, WORKSHOP E UNA
SALA POSA PER RITRATTI, FOTO DI FAMIGLIA.”
nostro lavoro e le nostre competenze, come quelle di Londra New York, Dubai.”
Dalla fine dello scorso febbraio Studio Dimedia ha raggiunto un importante obiettivo, l’apertura di una nuova sede, quella principale nel cuore storico di Ravenna, in via Cavour 57/B: non un negozio o uno studio ma uno spazio unico nel suo genere con due corti private con annesse due strutture di 300 mq complessivi. La prima ospita gli uffici di produzione, mentre la seconda tutti i servizi offerti agli sposi. C’è voluto del tempo per ristrutturare e rigenerare una corte vecchia dismessa da anni, ma il risultato è
a dir poco sorprendente. E il progetto è tutt’altro che terminato, anzi in costante divenire. “A breve proporremo servizi innovativi per gli sposi ma non solo,” svela Jessica, senza però togliere il gusto della sorpresa, “eventi/workshop per consentire a chiunque lo desideri di vivere un’esperienza vera e propria, anche di tipo sensoriale. Inoltre avremo presto una sala posa per ritratti e foto di famiglia. Quindi lo spazio si arricchirà ulteriormente per aprirsi all’intera comunità.” Tra le novità del prossimo futuro anche una suite privata, destinata alle coppie di sposi provenienti da altre città d’Italia o dall’estero, per
offrire un’alternativa ancora più immersiva nel mondo Dimedia. “Sempre più persone scelgono Ravenna come destinazione per il loro matrimonio,” afferma Jessica. “Una tendenza che viene dall’estero dove i matrimoni sono in crescita ogni anno. Le località italiane sono particolarmente apprezzate e la nostra città si sta ritagliando un proprio spazio grazie anche alla visibilità internazionale acquisita dal nostro territorio in molteplici occasioni, come ad esempio la recente visita di Re Carlo III e della regina Camilla. La nuova sede nel cuore storico di Ravenna,” continua Jessica, “è un mattone impor-
tante di un progetto che mira ad attività in grado di distinguerci sul mercato. Noi non vendiamo solo un servizio foto&video, ma molto di più, come dimostrano anche i numerosi riconoscimenti e le centinaia di recensioni avute negli anni dalle coppie che ci hanno dato fiducia. Nel prossimo futuro proseguirà il nostro lavoro per allargare ulteriormente il nostro raggio d’azione: disponendo di sedi già avviate nelle zone di Bologna, Imola, Forlì-Cesena e Rimini, la nostra crescita seguirà con nuove sedi già in fase di testing su Modena e Ferrara, con nostri referenti e operatori fidati.”
VALERIO SPADONI: UNO DEI SIMBOLI
DELLA ROMA IN SERIE A
In principio c’era Domenico Spadoni, il papà. Classe 1912, centrocampista, allora si definiva interno, arrivò a giocare una stagione in serie A con il Modena. Da allenatore ha legato il suo nome alla storica promozione del Cervia in D nel 1956/57. Poi arrivò Sanzio, classe 1937: militò nei campionati dilettantistici, senza allontanarsi dalla sua Romagna. Ha salutato tutti, per sempre, poco più di un anno fa. E poi Valerio, classe 1950. Ha compiuto i 75 anni il 15 aprile. Con l’Atalanta ha assaggiato la A, che poi si è gustato e preso con la Roma, di cui è stato uno dei simboli. Siamo nella prima metà degli anni Settanta. Era la Roma di Santarini, Prati, De Sisti, Ranieri, tanto per citarne alcuni. Ma anche del ‘barone’ Liedholm. Ecco, in sintesi, la famiglia Spadoni, orgoglio ed emblema della Lugo calcistica.
A completarla la sorella Lidia, classe 1939, impegnata nella cultura, nell’animazione parroc-
“IL CALCIO È STATO
LA MIA VITA, MA
SOLO FINCHÉ CI
HO GIOCATO. DOPO
QUALCHE ANNATA DA
ALLENATORE, MI SONO
DEDICATO A UN’ALTRA
MIA PASSIONE: I FUMETTI GIAPPONESI.
ORA GUARDO
POCHISSIME PARTITE:
IL CALCIO DI OGGI
LO RISPETTO MA NON
RIESCO PROPRIO
A FARMELO PIACERE.”
chiale e nel volontariato. “Non ho potuto vedere logicamente partite di mio padre,” spiega Valerio, “però è chiaro che mi ha trasmesso importanti geni calcistici. Ma è stato anche un genitore inflessibile: ha
fatto la guerra, è stato due anni in Africa in fanteria. Chi non ha vissuto il periodo bellico non può capire i sacrifici che si dovevano fare, la durezza della vita, l’esperienza che ti porti dentro.”
Quando tornò a casa, Domenico sposò Giulia: anche lei contribuisce alla famiglia d’arte, perché è stata una nota attrice di teatro dialettale romagnolo che insieme a Luigi ‘Pablo’ Geminiani, con cui condivideva il palco, ha contribuito a diffondere e promuovere il dialetto. “Avevo 6-7 anni e stavo dietro le quinte o tra il pubblico. Mi divertivo,” rivela Valerio, “e mi piaceva la gioia che il pubblico esprimeva in quelle rappresentazioni.”
Ma tra il teatro e il campo da calcio, ha prevalso quest’ultimo.
“Il calcio è stato la mia vita, ma solo finché ci ho giocato;” spiega Valerio, che in carriera ha indossato anche le maglie del Baracca Lugo, la squadra della sua città, e del Rimini, “perché, dopo qualche annata da allenatore tra cui
le due a Lugo in Promozione, ho assecondato una mia grande passione, quella dei fumetti, aprendo un negozio dedicato in città. Sono quello che a Lugo ha lanciato i fumetti giapponesi, a partire da Dragonball: è stato il primo ed è stata una rivelazione. Ma io ho sempre preferito i fumetti d’autore: Capitan Miki, Il grande Blek, Tex. Poi Ken Parker e oggi Julia, che leggo tuttora. Ora, da pensionato, mi godo il pezzo di terra che ho accanto a casa, faccio un po’ di giardinaggio e mi dedico ai miei animali. E, lo dico anticipando una domanda, guardo pochissime partite. Il calcio di oggi lo rispetto ma non riesco proprio a farmelo piacere. Poca fantasia, partite spesso noiose, rose sterminate e stipendi esagerati. Ai miei tempi, le squadre erano di 14 giocatori, poi c’erano i ragazzi del vivaio che, se c’era bisogno, entravano e, se meritavano, giocavano.”
Una carriera non lunghissima quello di Valerio Spadoni: tre-
quartista-attaccante, dal piede sinistro molto educato, ha trovato negli infortuni le sue sliding door. L’ultimo, il più grave di tutti, patito in una gara contro l’Inter, nel gennaio 1976, lo ha costretto alla resa definitiva: era vicino ai 26 anni. “Per quell’ultimo infortunio ho vissuto momenti personali molto difficili, con la paura di conseguenze fisiche permanenti,” ammette, ma ogni volta che qualcuno mi chiede di raccontare il mio percorso preferisco parlare di calcio
giocato: delle tante belle persone che ho incontrato e con cui ho lavorato e di alcuni gol che porto nel cuore.” Due sopra tutti. “La prima rete della mia carriera col Baracca a Riccione, dopo la quale non pensai certo che sarei diventato un campione ma mi rese felice perché la ritenevo una sorta di partecipazione, di contributo alle sfide della squadra. E poi logicamente il primo gol in serie A (con la Roma saranno 12 in 80 partite, Ndr.), a Verona, alla prima di campionato: finì 2-2 e
segnai il momentaneo 1-1. Ma serbo buoni ricordi anche delle due annate a Rimini, dove sono stato benissimo, ho avuto compagni meravigliosi”.
IN QUESTE PAGINE, ALCUNE IMMAGINI
RACCONTANO LA CARRIERA CALCISTICA DI VALERIO SPADONI.
Per le persone, l’elenco è lungo. Dal mazzo Spadoni estrae tre carte, tre allenatori. “Gino Pivatelli l’ho avuto a Rimini. Mi ha formato,” ricorda, “e mi ha dato la spinta più importante per approdare poi a Roma. Non ci sentiamo più ma lo ricordo con grandissimo affetto. Helenio
Herrera mi ha accolto a Roma: ha creduto subito in me, facendomi esordire e poi c’è Nils Liedholm, il maestro dei maestri, uomo di calcio e di vita, uno per cui valeva la pena di combattere. Grande calciatore, di eleganza raffinata e capacità tecnica fuori dal comune, che metteva la palla dove voleva e tecnico dotato di una visione e di una umanità incredibili. Seppi guadagnare subito la sua fiducia e attenzione.” Altre due persone che hanno
segnato, in positivo, la vita di Valerio Spadoni, sono relativi al periodo più recente. Una decina d’anni fa Valerio scopre di dover lottare con l’avversario più temibile di tutti: un tumore. “Non finirò mai di ringraziare il dottor Zattini, primario di stanza a Lugo, che mi ha operato dimostrando competenza e una rara umanità, e il dottor Ricci per la tempestività nella diagnosi. Se oggi sono qui lo devo anche a loro.”
Un’oasi verde dove appagare il palato e la vista, trascorrere indimenticabili momenti conviviali, celebrare una ricorrenza speciale o semplicemente godersi una pausa gustando piatti resi unici e inimitabili dalla qualità della materia prima e la maestria della preparazione.
Il Ristorante il Laghetto si trova sulle colline che da Castrocaro
salgono dolcemente verso Sadurano, a nemmeno cento metri dalla strada statale ‘tosco-romagnola’, per i residenti semplicemente lo ‘stradone’. A due passi dal cuore cittadino ma lontano anni luce dai ritmi frenetici della quotidianità.
La storia de il Laghetto prende avvio agli esordi degli anni Novanta in un casale di campagna
all’ingresso dell’abitato castrocarese, per iniziativa di alcuni amici professionisti della ristorazione. Abilissimi a proporre i piatti della cucina romagnola ma anche la rivisitazione in chiave moderna e innovativa della gastronomia tradizionale, è subito un successo. Negli anni cambia la compagine societaria, non la qualità della ristorazione e dell’accoglienza, firmate rispettivamente da Massimo e Alba, un binomio vincente anche nella nuova avventura. Massimo Nannetti è un allievo della ‘scuola dell’Alpe’, per utilizzare un’azzeccata espressione volta a rimarcare l’imprinting del trittico di imprenditori formatisi in quel di San Benedetto. Massimo debutta nel mondo in cui diverrà maestro indiscusso ad appena 16 anni, e la sua vita professionale si arricchisce nel tempo grazie alle esperienze maturate nelle cucine dell’hotel a 5 stelle dello Stato Maggiore dell’Esercito a Roma, nei ristoranti Le Macine a Forlì e Il Viale a Terra del Sole, sotto l’ala del compianto Tonino. Nel 2011 il trasferimento nei locali che un tempo ospitavano il ristorante Bel Sid, un immobile ristrutturato e rivisitato, arricchito da una grande veranda termo-riscaldata affacciata sulla vallata: una posizione privilegiata per godere di un panorama mozzafiato e ammirare l’abitato di Castrocaro Terme e Terra del Sole, incastonato in una natura di rara suggestione, in particola-
I VERI PROTAGONISTI
CAMPEGGIANO IN TAVOLA: A PARTIRE DAL PANE E DALLA PASTA
RIGOROSAMENTE FATTI
IN CASA, PER PROSEGUIRE CON LE SPECIALITÀ A BASE DI CARNE E DI PESCE. POI DELIZIOSI CONTORNI E CRUDITÉS, DOLCI GENUINI E SFIZIOSI, UN’AMPIA CARTA VINI.
re al tramonto e d’estate sotto la volta celeste. A servizio della clientela, anche un grande parcheggio illuminato.
Nel 2019 Nannetti diviene unico titolare, regista di una cucina in cui la qualità degli alimenti si sposa al tocco magico dello chef. Affianca Massimo la moglie Silvia Fantini , apprezzata per la cordialità, la capacità di entrare in immediata empatia con i clienti facendoli sentire a casa, il garbo estetico nella cura di ogni dettaglio del ristorante. Accanto a loro una squadra consolidata,
un team storico di collaboratori accomunati dall’elevata professionalità e legati da sincera amicizia: in cucina Isabella Alocchi e Laura Savini, in sala Filippo Sanavio e il sommelier Maurizio Neri, chiocce di una promettentissima squadra di giovani, al ricevimento e alla cassa la deliziosa Margherita Riccardi, nipote di Massimo e Silvia.
Ma i veri protagonisti campeggiano in tavola: a partire dal pane e la pasta rigorosamente fatti in casa, per proseguire con le specialità a base di carne, proposta
in vari tagli e metodi di cottura, e di pesce freschissimo. Poi deliziosi contorni e crudités, dolci genuini e sfiziosi e una carta dei vini con duecento etichette. A rendere unico il Laghetto contribuiscono l’atmosfera, l’ambiente elegante e al tempo stesso intimo e familiare. Splendido e consolidato il rapporto con la clientela, particolarmente presente nei difficili giorni dell’emergenza sanitaria: tantissimi gli amici e gli avventori che durante il lockdown hanno fatto ricorso all’asporto facendo registrare un
clamoroso tutto esaurito ‘virtuale’ in occasione del cenone di San Silvestro 2020.
L’ampia offerta, i menù sempre aggiornati, le proposte legate alla stagionalità e i fuori menù sono molto apprezzati anche dalle nuove generazioni, affascinate da un ristorante che scrive la storia senza invecchiare.
IN QUESTE PAGINE, SILVIA FANTINI E MASSIMO NANNETTI , TITOLARI DEL LOCALE CON VISTA SULLA VALLE.
affidati ai professionisti, alle pratiche ci pensiamo noi.
Immatricolazioni e passaggi di proprietà
Nazionalizzazioni auto estere e RE.VE.
Trasporto merci conto proprio
Trasporto merci conto terzi
Iscrizione albo degli autotrasportatori
Rinnovo patenti con visita medica
Pratiche macchine agricole e operatrici
Richieste carte tachigrafiche
Revisioni e collaudi
Permessi Anas e provincia
Pagamenti bolli e bollettini Pagopa
Nato a Crispiano nel 1938, conseguito il diploma all’Istituto Tecnico Pitagora di Taranto, Franco Palazzo a vent’anni frequenta una scuola militare conseguendo le stellette da Ufficiale dell’Esercito. Nel 1962 lascia la carriera militare per il lavoro nell’ambito civile e nel 1965 approda a Ravenna, dove attualmente vive e lavora. La città dell’arte e del mosaico lo conquista tanto da risvegliare la sua passione per l’arte, sempre presente in lui fin da ragazzo. A ciò contribuiscono le amicizie e le conoscenze che frequenta con reciproca stima, tra le quali Verlicchi, Onofri, Morandi e, fra tutti, Pino Morgagni, col quale dividerà lo studio Spinto dal desiderio di apprendere tutto ciò che ha attinenza con l’arte, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, frequentando i corsi di Tecniche dell’Incisione di Matteo Accarino. Contemporaneamente si esercita nella riproduzione di opere a olio della grande storia dell’arte, in particolare del Guercino. La ricerca nei vari ambiti espressivi, dall’incisione alla pittura, dal disegno all’acquerello, non è mai occasionale, circola tra i suoi interessi come in vasi
comunicanti e si concentra su un tema o un soggetto che indaga nei vari aspetti e possibilità espressive.
La pittura a partire dagli anni Novanta è al centro delle sue attività espositive in Italia, alle quali ha partecipato il poeta ravennate Nevio Spadoni, e anche in Spagna, Francia, Austria, Croazia, Bosnia ed Erzegovina. I pittori ravennati con i quali andava a dipingere en plein air in pineta o al mare risentivano di una pittura accademica di derivazione tardo ottocentesca, rivisitata dagli allievi della scuola di Luigi Varoli, mentre da autodidatta si impegna attivamente, partecipa anche alle serate alla Gardela, ma soprattutto si esercita per apprendere le tecniche di composizione e dell’uso dei colori tanto da svincolarsi dalle influenze locali. Abbandona il tonalismo romagnolo e trova
una sua identità stilistica nella pittura da cavalletto sperimentando l’intreccio tra la figurazione e l’astrazione per un figurativo pieno di luce che lo riporta alle sue origini pugliesi, rinvigorite dai viaggi estivi. Lo spirito di ricerca e la sperimentazione di nuove modalità espressive si sviluppano per cicli, come Venezia, le Torri, gli Azulejos e i più recenti Arkhaeo e Paramorfico, intesi sempre come progetti, basati su un’idea, filo conduttore che garantisca quell’unità programmatica che sottragga le singole opere all’occasionalità. Arkhaeo nasce dalla rilettura in chiave arcaica del tema archeologico, ricco di elementi fantastici. Come in un’immaginaria campagna di scavi alla scoperta di reperti archeologici ‘ri-creati’ che solo l’arte sa rendere visibili, sottraendoli al flusso vertiginoso del tempo che tende a oscurare i
NELLE SUE OPERE PIÙ RECENTI CONTINUA A INSEGUIRE ICONE CHE, IN UNA VISIONE ARCAICIZZANTE, EMERGONO DALLA MEMORIA DI UN MONDO MEDITERRANEO SOLARE, ACCOMPAGNATO DA LONTANI ECHI DI UNA MEMORIA EPICA.
resti del passato. Gli oggetti, in cui la materia per metamorfosi rinasce a nuova vita assumendo forma di ‘icone spazio-temporali di materia-memoria’, sono collocati in teche lignee che fanno da cornice divenendo esse stesse parte dell’opera. La superficie del quadro, con l’utilizzo di lamine metalliche che possono essere modellate, sbalzate e trattate per ottenere effetti visivi, fa sì che l’immagine esca dalla bidimensionalità trattenendo aspetti pittorici, plastici e incisori, nonché ‘paramorfici’ per il loro arcaismo, ovvero difformità stilistica. Franco Palazzo nelle sue opere più recenti continua a inseguire icone che in una visione arcaicizzante emergono comunque dalla memoria di un mondo mediterraneo solare, la cui percezione appare di grande nitidezza plastica, accompagnata da lontani echi di una memoria epica.