Rimini IN Magazine 01 2025

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EDOARDO PRATI

CLASSICISTA INNAMORATO

Leggi la rivista online

Lo studente più famoso d’Italia, Edoardo Prati, si racconta nell’intervista di copertina tra letteratura, poesia e social. Il marchio Bimota si riaffaccia al palcoscenico del Mondiale SuperBike dopo 11 anni. Un tuffo nel passato alla scoperta della Cattolica che fu con il gruppo Facebook ‘U j’era Catolga’; il viaggio introspettivo di Martina Maggiore diventa un libro; conto alla rovescia per la regata tra Team Pegaso e Team Anywave nelle acque riminesi nel mese di luglio. È in dialogo con il verde la villa super tecnologica a pochi passi dal mare; premiata con lo ‘Iano Planco d’Oro’ la ricercatrice Francesca Berti; Piero Meldini racconta in un libro 15 secoli di cucina riminese; è dedicato a Elsa Morante lo spettacolo con l’attrice Tamara Balducci e, infine, la storia dei fratelli Tercon, conosciuti come i Terconauti, diventa un film. Buona lettura!

Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it

Anno XXV N. 1 marzo/aprile Reg. di Tribunale di Forlì il 20/12/2000 n.34

Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa, Paola Francia Coordinamento di redazione: Lucia Lombardi Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Gianluca Braga

Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 31/03/2025

Collaboratori: Rita Celli, Alberto Crescentini, Irene Gulminelli, Milena Massani, Emilio Salvatori, Flavio Semprini, Cristina Zoli. Fotografi: Sofia Balli, Ivan Ciappelloni, Jam e la Tempesta, Tommaso Morosetti, Fabrizio Petrangeli, Giorgio Salvatori, Ferdinando Scianna, Zannoni.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

IN Magazine

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PILLOLE

MARE MAGNUM FOTOGRAFI IN MOSTRA

RICCIONE | Nella Perla Verde vanno in scena l’estate, il mare e l’arenile, con la mostra fotografica Mare Magnum. Da Ferdinando Scianna a Martin Parr. I fotografi Magnum e le spiagge, allestita dal 19 aprile al 5 ottobre a Villa Mussolini. Si tratta dell’interpretazione di 8 grandi firme della più prestigiosa agenzia fotografica Magnum. Loro sono: Ferdinando Scianna, Bruno Barbey, Bruce Gilden, Harry Gruyaert, Trent Parke, Olivia Arthur, Newsha Tavakolian e Martin Parr. Del maestro siciliano Ferdinando Scianna è stata selezionata una serie alquanto evocativa realizzata in una lontana, quanto palpitante, estate riccionese del 1989. Invece, del britannico Martin Parr compaiono alcuni scatti balneari tra i suoi più iconici. Per una immersione totale nel mood vacanziero.

RIMINI | L’imprenditore riminese Paolo Cesari è il nuovo presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Romagna eletto dall’assemblea per il quadriennio 2024-2028. Il Comitato è composto dai rappresentanti delle sezioni merceologiche dell’associazione, titolari di imprese con meno di 50 dipendenti. Paolo Cesari, 69 anni, presidente dell’azienda riminese Futurgem, presidente di Assogemme Italia e consigliere di Confindustria Federorafi Italia, diventa così membro di diritto del Consiglio di Presidenza dell’Associazione, con delega alla sostenibilità di impresa, come il suo predecessore Danilo Casadei. “Assumo questo incarico con orgoglio ringraziando tutti per la fiducia accordatami,” ha dichiarato.

IN VALMARECCHIA

SANT’ERMETE | Il 1° giugno il ciclismo internazionale torna in Valmarecchia con la 53a ‘Coppa della Pace’ che festeggia quest’anno la 50a edizione del trofeo Fratelli Anelli. La competizione, organizzata dal Pedale Riminese e dalla Polisportiva Sant’Ermete, diventata una delle ‘classiche’ del ciclismo dilettanti su strada, ha visto misurarsi sul tracciato che tocca i territori di Santarcangelo, Rimini, Verucchio e Poggio-Torriana, i giovani pronti a fare il loro ingresso tra i professionisti. Un percorso articolato e tecnico che, in questa edizione, diventa più selettivo con l’introduzione di una piccola ma sostanziale modifica che renderà particolarmente avvincente scoprire il nome del vincitore.

LA ‘COPPA DELLA PACE’
PH FERDINANDO SCIANNA MAGNUM PHOTOS
PH ZANNONI

EDOARDO

STUDENTE E INFLUENCER CULTURALE DA UN MILIONE DI FOLLOWER

PRATI

Mentre parliamo ha appena preso il caffè, è alla sua prima sigaretta della giornata e si infila in macchina per raggiungere un’altra delle città che copre con il tour del suo spettacolo Cantami d’amore, sold out quasi ovunque, scritto da lui stesso assieme a Manuela Mazzocchi ed Enrico Zaccheo, che cura anche la regia. Lui è ovviamente Edoardo Prati, classe 2004, lo studente di Lettere all’Università di Bologna più famoso d’Italia. Diplomato al Liceo Classico ‘Giulio Cesare-Valgimigli’ di Rimini. Divulgatore attraverso i social di letteratura, poesia e bellezza, con una insolita capacità narrativa. Tra Instagram e TikTok ha circa un milione di follower. Ospite di Alessandro Cattelan e Fabio Fazio in tv, ha iniziato a tenere una rubrica su Repubblica. Tutto nasce ai tempi del liceo.

“A me la cosa che piace è raccontare storie, e forse anche a me stesso, come era all’inizio andava bene. Cioè, io studiavo per la materia, latino o italiano, per il giorno dopo e facevo il video, se riuscivo a condensare voleva

dire che ero pronto, era un modo per…”

Poi hai postato il primo video con un crescendo pazzesco, tanto da approdare al teatro Galli di Rimini, dopo l’esordio a Villa Torlonia la scorsa estate. Che effetto ti fa?

“L’ho vissuta come andassi incontro a morte certa, perché il Galli di Rimini è il mio teatro, ci sono sempre andato, l’emozione è stata enorme. Ricordo che per l’inaugurazione venne Cecilia Bartoli e non riuscii ad andare. L’idea di salire sul palco in cui è stata lei, mi fa sorridere, perché è proprio una delle mie divinità.”

Hai inaugurato una rubrica su Repubblica, vai in tv, calchi i teatri italiani, come vivi il tutto?

“È un percorso, lo vivo con molto entusiasmo, l’idea è di fare cose che mi piacciono al meglio che posso. Sono tutti strumenti con linguaggi diversi: che sia la scrittura, che sia il parlare, che sia la televisione, che sia il teatro, sto sperimentando un sacco di modi per raccontare le storie. Insisto su questo del

DI LUCIA LOMBARDI
FOTO SOFIA BALLI

raccontare le storie perché il racconto ha un valore civile ed è sempre stato così. Se dovessi dire cosa vorrei fare da grande, direi raccontare le storie. Perché così è stato nelle Mille e una notte, quando la bella Sharazade è costretta a narrare le sue storie al re pazzo affinché non la decapiti, di qui il valore salvifico dell’immaginazione, del racconto. Così è stato per Boccaccio, quando nel 1348 queste sette ragazze e tre ragazzi se ne vanno da Firenze, che è distrutta dalla peste, vanno in contado a respirare l’aria buona sì, ma devono ricostruire la società. E il modo che trovano per farlo è raccontarsi le novelle, questo qualcosa vuol dire. Grazie alle storie si ha la possibilità di immaginare qualcosa di diverso e finché abbiamo la capacità di ide-

È LO STUDENTE DI LETTERE PIÙ FAMOSO

D’ITALIA. DIPLOMATO AL LICEO CLASSICO

‘GIULIO CESAREVALGIMIGLI’ DI RIMINI E DIVULGATORE

ATTRAVERSO I SOCIAL

DI LETTERATURA, POESIA E BELLEZZA, È

OSPITE FISSO IN TV DA FABIO FAZIO.

are qualcosa di diverso, forse non scegliamo la guerra.”

Ci vorrebbe più Vita nova per tutti. Se si leggesse più poesia, si riuscirebbe in qualche modo a sviluppare una ‘educazione sentimentale’, a capire meglio se stessi, gli altri e il sentimento amoroso che ci abita?

“Quello non si è mai capito, non riusciremo mai ad arrivare alla comprensione totale. Credo però sia importante il percorso di scoperta.”

Come sta andando l’Università?

“Io naturalmente non sono uno studente e basta, sono uno studente-lavoratore, molto lavoratore. Siccome sono sempre in giro, va con i miei tempi, nei limiti di quello che riesco. Non accetto su di me quell’ansia che dovrei avere. Per me non ha senso. Lo studio, soprattutto per la fortuna che ho io di avere un mestiere, lo porto avanti parallelamente ed è una cosa che faccio con gioia e piacere. Quindi non ho intenzione di avere timori o ansie o scadenze. Faccio, continuo a fare, più di quello che magari mi si chiede. Quindi se si sta studiando per un esame e compare un testo citato, con molta probabilità io me lo leggo, anche se non è previsto che lo faccia, la mia è una formazione lenta però appassionata.”

Tu a volte parli anche di posizioni differenti tra generazioni diverse o tra detrattori della letteratura in chiave attuale. Tempo addietro ti sei arrabbiato dicendo che alcuni di essi fanno molto male alla letteratura, in che senso, a cosa ti riferivi nello specifico?

“Su TikTok era nato un trend, oltre a video, pose, vestiti, si trattava di mostrare la propria bellezza con in sottofondo un sonetto di Dante, Tanto gentile e tanto onesta pare, sulle note di una canzone di Lana Del Rey, è proprio quello che viene definito il trend ed era partito. Allora tutti gli amanti della letteratura dicevano: ‘voi fate un torto a Dante perché non conoscete Dante’. Se nel 2025 con le sue parole, anche con la musica di Lana Del Rey, anche per una cosa che può apparire sciocca, ha la capacità di trasmettere una

emozione, vuol dire che Dante sopravvive. Perché Dante è morto 700 anni fa. Questo timore reverenziale, non funziona, deve servire vivo nel mondo e non nell’idea di qualcuno che lo conosce bene, anche perché sono curioso di sapere se poi lo conoscono davvero bene, questa è la supponenza di chi in realtà non sa le cose ed è convinto di saperne più di tutti. C’è uno dei più grandi esperti di Dante in Italia, Giorgio Inglese, che non si sarebbe mai scagliato contro quel trend.”

In un tuo pezzo su Repubblica parli del ‘Cinenaso’, quella facoltà un po’ zen di percepire le cose della vita attraverso il senso dell’odorato. Citi l’odore che aveva Rimini quando sei nato, qual è?

“SE DOVESSI DIRE COSA VORREI FARE DA GRANDE, DIREI RACCONTARE LE STORIE, GRAZIE ALLE QUALI SI PUÒ IMMAGINARE QUALCOSA DI DIVERSO PERCHÉ IL RACCONTO HA UN VALORE CIVILE.”

IN QUESTE PAGINE, LO STUDENTE RIMINESE EDOARDO PRATI, DIVULGATORE E INFLUENCER CULTURALE SUI SOCIAL DI LETTERATURA E POESIA.

“Era un odore particolarissimo, ne ricordo un po’. Io sono di Miramare, ho vissuto lì la mia infanzia. Ho ben chiaro quell’odore di salsedine che mi arrivava dalla finestra filtrata da qualche albero. Poi ricordo la Marecchiese in cui andavo in bicicletta con mio nonno. E comunque ha sempre un odore che ha un

misto di marino, floreale e piovoso…” È l’odore dei ricordi… “È l’odore della felicità. Per chi è nato al mare, credo che quella cosa lì rimanga sempre. Non mi sento mai a casa se non c’è il mare vicino. Per me anche l’odore delle conchiglie sulla battigia sa di casa. E quello purtroppo non lo ritrovo facilmente, lo trovo solo a Rimini.”

Si dice che i giovani non amino la letteratura: tu riesci a scardinare questa malsana teoria anagrafica e usi la letteratura per ricordare che essa parla a tutti, sine die.

“È falso affermare che ai giovani non piace la letteratura, presuppone che agli adulti piaccia, ma quanti adulti amano la letteratura?

La letteratura non è una questione generazionale, mi sembra che si abbia una memoria corta senza fare un ragionamento sensato. Parlare di letteratura, amore, è fare politica.”

I giovani non sono un’invenzione di oggi.

“Già, e pare che una volta fossero tutti amanti di Dante…”

RITORNO

BIMOTA KB998

‘RIMINI’ È LA NUOVA

NATA

DALL’INCONTRO CON KAWASAKI

AL FUTURO

‘Rimini’, difficile trovare condensato in un sol nome l’intera storia di una casa motociclistica che con le sue creazioni, da cinquant’anni, ha fatto sognare il mondo degli appassionati delle due ruote e della velocità. È la Bimota KB998 ‘Rimini’ che, nata dall’incontro con Kawasaki, la casa giapponese che dal 2019 detiene la maggioranza del pacchetto azionario della Casa riminese, sostituirà la plurivittoriosa Kawasaki ZX-10RR – sei consecutivi i mondiali all’attivo – debuttando nel campionato mondiale di superbike con il Bimota by Kawasaki Racing Team

È un’apertura incommensurabile di credito da parte di una delle case motociclistiche più importanti al mondo per la casa riminese nata nei primi anni ’70 in via del Crocifisso, a cui vengono affidate le proprie ambizioni sportive nel confronto con una concorrenza – dalla Ducati e BMW, in primis – più che mai

IL MARCHIO BIMOTA, CHE HA FATTO

SOGNARE IL MONDO

DEGLI APPASSIONATI

DELLE DUE RUOTE, SI RIAFFACCIA AL PALCOSCENICO DEL MONDIALE SUPERBIKE

DOPO 11 ANNI E LO

FA CON LA KB998

’RIMINI’ NATA DALLA COLLABORAZIONE CON KAWASAKI.

agguerrita nel contendersi i gradini più alti del podio del Campionato Motul FIM WorldSBK 2025. Ma forse, anche una dichiarazione d’amore per la scelta, che ancor più stupisce, di dedicare questa nuova moto – che per tanti motivi segna una vera e propria

svolta per entrambe le case motociclistiche – alla città di Rimini, una scelta che, assieme a quella del bianco e rosso sulle carene, è capace di raccontare di una genesi e al contempo di un futuro

L’abbiamo vista in anteprima visitando lo stabilimento Bimota negli spazi di Cerasolo Ausa che, ormai da qualche tempo, hanno sostituito quelli storici di via Giaccaglia. Entrando nel sancta sanctorum molte domande trovano una risposta. Uno dopo l’altro prendono forma sui banchi di montaggio i primi 125 esemplari della KB998 che diverranno 250 entro la fine del 2025 per poi essere raddoppiati nel corso del 2026, per raggiungere i numeri necessari richiesti dal regolamento per correre nel

World SuperBike

Accanto alle KB998, gli altri modelli della casa riminese come la Tesi H2, la Tesi H2 Tera, la KB4, la KB4RC. Ma l’artigianalità sarebbe poca cosa se non

DI EMILIO SALVATORI E CRISTINA ZOLI PH FABRIZIO PETRANGELI

fosse accompagnata dalla passione, dall’estro creativo che ha accompagnato fin dalla sua origine la casa riminese, da quando cioè Massimo Tamburini trasformò quello che era rimasto della sua Honda CB 750 Four, distrutta alla curva della Quercia di Misano nel settembre del

’72 nel corso di una sfida con gli amici, nel primo esemplare della specie: l’HB1. Il dado è tratto, e con esso il futuro di un’azienda specializzata in impianti termotecnici che, nata sull’onda del boom economico che ha attraversato la Riviera negli anni ’60, divenne l’icona motociclistica

mondiale delle corse. L’ingresso dell’azienda, dove fanno straordinaria mostra di sé modelli entrati nel mito, Tesi 1D, Tesi H2, Tera, Tesi 3D, è lo straordinario incipit di una storia apparentemente lontana ma attualissima. La Tesi, ad esempio. Siamo nell’autunno dell’82 quando bussano alle porte di Bimota due giovani studenti riminesi, Pierluigi Marconi e Roberto Ugolini, col loro progetto di una moto, diciamo, ‘inusuale’, la base di quella che poi sarà la propria tesi di laurea. Non è scontato trovare porte aperte e orecchie disponibili ad ascoltare i sogni di due ragazzi, ma il primo prototipo della Bimota Tesi sarà presentato in anteprima mondiale al Salone di Milano nel novembre del 1983. Oggi Pierluigi Marconi è il Chief Operating Officer di Bimota e il padre della KB998 ‘Rimini’, ma affacciandosi negli spazi più nascosti dell’azienda si capisce che quel filo di geniale follia non

“LE GARE SONO

NEL DNA DI BIMOTA

QUINDI ERA DAVVERO IMPORTANTE TORNARE

NEL WORLDSBK. SIAMO

FELICI E PENSIAMO SIA

CRUCIALE RIENTRARE

NELLE COMPETIZIONI,”

DICE PIERLUIGI

MARCONI, PADRE DELLA

KB998 ‘RIMINI’.

si è mai spezzato, ad esempio con la scelta di realizzare un telaio a traliccio composito di acciaio e di alluminio.

“La parentela con la Kawasaki Ninja ZX10-RR,” ci conferma l’ingegner Marconi durante la visita, “si ferma a motore ed elettronica, ma il resto è inedito.”

Un telaio che nasconde poi mille altre soluzioni che ne fanno un prodotto unico come la possibilità di modificare, attraverso eccentrici e boccole, la posizione del motore all’interno del telaio,

l’altezza del perno forcellone e anche la geometria dello sterzo anteriore. Tutte soluzioni tecniche - così come le alette aerodinamiche mobili di cui, unica tra le moto SBK, la KB998 è dotata - sviluppate sulle piste su cui la Bimota ‘Rimini’ è nata perché, come ci racconta Pierluigi Marconi, “le gare sono nel dna di Bimota quindi, per noi, era davvero importante tornare nel WorldSBK. Siamo felici e pensiamo sia cruciale rientrare nelle competizioni.” E noi con loro.

IN QUESTA PAGINA, CREAZIONI E MOTORI BIMOTA ALL’INTERNO DELLO STABILIMENTO DI CERASOLO DI CORIANO.

‘U J’ERA

IL GRUPPO CHE FA RIVIVERE LUOGHI E PERSONAGGI DEL PASSATO

CATOLGA’

Raccontare luoghi e persone di Cattolica in maniera moderna e rispettosa del passato allo stesso tempo. È quello che cerca di fare Tiziano Tonti, uno degli animatori del gruppo Facebook ‘U j’era Catolga’ e che, con l’associazione Genia Catulghina, interverrà nel restauro del murale di piazza del Mercato. “Il Comune, attraverso lo strumento del bilancio partecipato, ha stanziato 33.000 euro per progetti promossi dai cittadini. Quello presentato a mio nome è stato il più votato dai cattolichini,” spiega Tonti. “Il ‘muro’ fu ideato da mio padre Giuseppe, per tutti Peter, un pioniere del divertimento nei ruggenti anni Sessanta. Lui fu ispirato dalle mattonelle di Tonino Guerra che si trovano nel Borgo San Giuliano di Rimini e anche da altri interventi simili. Il nostro muro raccoglie i soprannomi dialettali delle famiglie storiche e dei personaggi della Regina. Sono circa 400, se ne aggiungeranno un’ottantina grazie all’opera di restauro. Sei lastre, stampate in altissima definizione, saranno poste sopra l’esistente, quindi si tratta di un restauro destinato a durare nel tempo.” Suo padre come iniziò a ‘lavo-

DI FLAVIO SEMPRINI FOTO TOMMASO MOROSETTI

RACCONTARE LA CATTOLICA CHE FU. È QUELLO CHE CERCA

DI FARE TIZIANO

TONTI, UNO DEGLI

ANIMATORI DEL

GRUPPO FACEBOOK ‘U

J’ERA CATOLGA’ E CHE, CON L’ASSOCIAZIONE

GENIA CATULGHINA, INTERVERRÀ NEL

RESTAURO DEL MURALE DI PIAZZA DEL MERCATO.

rare’ sul muro dei soprannomi?

“Ricordo che cominciò con l’aiuto di Valeria Belemmi,” racconta. “Mio padre era un vulcano d’iniziative, amava molto i cattolichini e si sentiva depositario della tradizione orale della storia della nostra città. Storia della quale la mia famiglia fa parte da centinaia di anni. Oggi il muro è un vero e proprio monumento e ha un valore storico. Iniziò a raccogliere soprannomi familiari facendo ricorso alla sua memoria e chiedendo alle persone. Ci mise anni ma sapeva farsi

ascoltare perché aveva una grande dialettica e oratoria.”

Lei gestisce, con altri, anche U j’era Catolga, gruppo Facebook che conta più di 6mila iscritti

Com’è nato? “L’idea del gruppo non è mia ma di due altri appassionati: Mauro Calbi, nipote di Giorgio Calbi al quale è intitolato lo stadio di Cattolica e Marco Della Santina, figlio e nipote di maestri d’ascia. Io mi sono unito in un secondo tempo. Il gruppo che gestisce la pagina ha nel cuore e parla di una Cattolica del passato. La città è cambiata, com’è giusto che sia. Ma il rispetto per chi ci ha preceduto ci ha spinto a ritrovare luoghi, cartoline, aneddoti. Negli ultimi anni, poi, abbiamo iniziato a mettere più ‘a fuoco’ i personaggi del tempo che fu, perché iniziavano a mancare e noi pensiamo che meritino di essere ricordati.

Gestire U j’era Catolga è divertente ma è anche un impegno. Devi aggiornare e moderare continuamente ed essere attento: non accettiamo commenti negativi né che siano inerenti ad altro rispetto al post e alla foto relativa, perché non vogliamo creare divisioni. Il rispetto reciproco viene prima di tutto. Per questo siamo molto rigidi e il

gruppo è chiuso. Chi entra deve capire lo spirito che ci anima. Il nostro legame con la ‘Regina’ è poetico, sentimentale, per niente ideologico. Grazie alle foto e ai testi possiamo immaginare una Cattolica che non abbiamo conosciuto ma nella quale sappiamo che i nostri genitori e nonni e avi hanno lasciato un segno.”

Qual è la foto che ha avuto più like? “Al momento quella di Gigi Salvi con più di 800 like. Gigi era un venditore ambulante di lupini e castagne, le cosiddette ‘luverie’. Era conosciuto da tutti e tutti hanno un ricordo perché magari compravano qualcosa da lui fuori dalle scuole o in via Bovio. Sotto la foto ci sono tanti commenti, sempre molto affettuosi. La storia di Gigi, come quelle di tanti altri, messe a disposizione di tutti, finiscono per non appartenere solo alla famiglia ma diventano patrimonio della comunità.”

Qual è stato il post che ha creato più dibattito? “Sono diversi. Uno riguarda una targa che sarebbe

stata posta sulle mura Maiani sulla quale sarebbe stato scritto: ‘Qui finisce la Pianura Padana’. Fantasia o realtà? Così come si parla delle gallerie di Cattolica attorno alle quali sono nate molte leggende. Un altro post discusso è quello sulla dismissione degli arredi storici del consiglio comunale vissuta con un certo malumore dalla città. Ci sono poi persone che vorrebbero riportare il monumento ai caduti

“IL NOSTRO LEGAME CON LA ‘REGINA’ È POETICO, SENTIMENTALE. GRAZIE ALLE FOTO E AI TESTI POSSIAMO IMMAGINARE UNA CATTOLICA NELLA QUALE SAPPIAMO CHE I NOSTRI AVI HANNO LASCIATO UN SEGNO.”

di fronte al Comune, dove era stato portato da piazza Filippini. Il sindaco Micucci lo spostò al Parco della Pace. Ancora oggi per molti cattolichini questo è uno sfregio. Poi, lo storico albero di Cedro che si trovava, anche quello, di fronte al Comune. Dopo la messa di Natale la tradizione era farci tre giri attorno. Ora non c’è più e a molte generazioni di cattolichini manca e ne discutono nel gruppo.”

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CUORE

AMORE E DOLORE: MARTINA

MAGGIORE

SI RACCONTA IN UN

LIBRO

LIBERO

Della storia d’amore con Cesare Cremonini le è rimasto tutto.

L’amore, potente, il dolore, sano. Martina Maggiore, 28 anni di Riccione, si racconta in un libro Ma che stupida ragazza (Mursia Editore), uscito in libreria e negli store online lo scorso 24 febbraio. Dopo 4 anni di fidanzamento con il cantautore bolognese, Martina vuole dire la sua e lo fa in 176 pagine.

Cosa è rimasto di questa grande (e per lei prima) storia d’amore?

“Mi è rimasto un po’ tutto. L’amore, quello potente che va al di là dell’amore di una relazione. Un amore più maturo e consapevole. È rimasto anche il dolore, che ogni tanto riaffiora e mi ricorda quanto ho amato. Un dolore sano. È da questo dolore che ho scoperto una parte di me che non conoscevo, che ad oggi sto cercando ancora di comprendere. È un contrasto gigante.”

Ha ancora contatti con Cremonini?

“Al momento no. Mi auguro che in un futuro ci possa essere un rapporto umano tra noi, tra due persone che hanno condiviso tanto e momenti molto importanti insieme.”

DI RITA CELLI

Crede che la differenza d’età si sia sentita?

“Onestamente no. Penso che siano più i momenti di connessione tra le persone a fare la differenza.”

Le è stata dedicata una canzone Giovane Stupida ed è qualcosa che rimane per sempre. Riascoltarla fa male?

“Mi è stata dedicata più di una canzone. Tutte rimangono per sempre. Giovane stupida non l’ho più ascoltata. Dopo due mesi dall’uscita invece ho ascoltato Ora che non ho più te. Sapevo che fosse per me. Mi ha fatto effetto, ho pianto. Poi gli ho scritto un messaggio per dirgli che ero orgogliosa di lui.”

Ha voglia di amare ancora?

“Ho una estrema voglia di innamorarmi, amo l’amore ma è difficile trovare qualcuno con cui stare bene, soprattutto quando impari a stare bene da sola. Al momento ho il cuore libero.”

Nella sua opera parla anche di depressione. Che consiglio si sente di dare a chi ne soffre, per uscirne?

“È un tema a cui tengo molto. Perché so quanto sia difficile chiedere aiuto per la paura di

DOPO 4 ANNI DI FIDANZAMENTO

CON IL CANTAUTORE

BOLOGNESE CESARE

CREMONINI, MARTINA

MAGGIORE, 28 ANNI DI RICCIONE, SI RACCONTA NEL LIBRO

MA CHE STUPIDA

RAGAZZA, USCITO IN LIBRERIA E NEGLI STORE

ONLINE LO SCORSO 24 FEBBRAIO.

non essere compresi. Chinarsi verso la guarigione fa paura, spaventa perché non riusciamo neanche a vederla. Questo libro è un mio modo per dire che non si è mai soli. Chiedere aiuto è un atto di coraggio, significa volersi bene, amarsi e non bisogna vergognarsene mai.”

Ha vissuto spesso fuori sede, girato il mondo intero, com’è stato il ritorno nella sua Riccione dopo la fine della sua storia?

“Diciamo che quando sono tornata a casa inizialmente è stato

un trauma, ero abituata a Bologna che amo fortemente. Ma piano piano con l’amore delle persone al mio fianco ho ricominciato a stare bene. Come si vive in Romagna, da nessun’altra parte al mondo.”

Quanto è legata a questa terra e alle sue persone?

“Questa terra è la mia vita. Le connessioni che si creano qui sono magiche. Amo il mare, camminare sulla sabbia, l’aria, l’atmosfera. E poi i romagnoli sono una spanna sopra a tutti.”

Che progetti ha per il futuro?

“Ho ripreso in mano la mia vita da poco. La scrittura mi ha aiutata tantissimo e spero di prenderne parte. Ho già dei libri da parte e idee da montare. Poi mi sono iscritta a Psicologia. L’ho fatto per me, voglio capirmi profondamente, capire i meccanismi della mente umana, per aiutare gli altri in un futuro.”

Oltre a questo, quali progetti lavorativi?

“Ho sempre lavorato tra locali e come modella, mi pago l’università da sola quindi continuerò a lavorare. Mi piace, mi tiene impegnata ed è ciò di cui ho bisogno.”

MARCO ONOFRI

25 ANNI DI SUCCESSI NEL MONDO DELLA FOTOGRAFIA

Marco Onofri è un fotografo versatile che spazia con disinvoltura tra campagne pubblicitarie e moda, al servizio delle più grandi aziende italiane, e ritratti di personaggi noti e di persone mai fotografate prima. La sua carriera, che tocca l’ambizioso traguardo dei 25 anni, vanta anche esposizioni artistiche in

Italia e all’estero, oltre a numerose pubblicazioni su magazine di rilevanza internazionale.

La sua capacità di raccontare qualsiasi storia attraverso l’immagine lo porta a passare con naturalezza dal ritratto al lifestyle, sempre mantenendo un approccio autentico e originale. Un riassunto di questi 25 anni?

MARCO ONOFRI SI TRASFERISCE A RIMINI CON LA SUA AGENZIA DI COMUNICAZIONE E PRODUZIONE

SENAPE STUDIO E CONQUISTA

MEZZA ITALIA CON IL PROGETTO DI RITRATTISTICA

OPERA UNICA

“Festeggiare un traguardo così significativo, come 25 anni di carriera, è al tempo stesso un momento di riflessione e di bilanci. Guardandomi indietro, vedo un percorso ricco di evoluzione e di crescita, un susseguirsi di sogni, di follie e progetti che hanno preso forma nel tempo. In questi anni mi sono occupato soprattutto di ritratti, di fotografia pubblicitaria, di moda ed eventi privati. Ho fondato Senape Studio, agenzia di comunicazione e produzione, ho dato vita al progetto di ritrattistica Opera Unica, ho creato un brand di trench Avec Le Vent, sono socio di un magazine cartaceo distribuito a livello internazionale Snob, e sono titolare di Iridelab, fotografia fineart dell’iride con iridologia annessa.”

Ti diamo il benvenuto a Rimini! “Dopo 25 anni trascorsi nella mia città natale, Cesena, ho deciso di intraprendere una nuova avventura e di stabilirmi a Rimini lasciando cosi lo studio storico. A Rimini ho trovato un’accoglienza calorosa e ho potuto dare vita a nuovi progetti, come l’apertura di Limbo in via Serpieri 18. Questo studio, insieme a Limbo Bologna in piazza Maggiore, rappresenta un luogo

“OPERA UNICA MI STA DANDO GRANDI

SODDISFAZIONI. LA RISPOSTA DEL PUBBLICO È STATA INCREDIBILE:

LE DATE DISPONIBILI

SI ESAURISCONO IN POCHISSIMO TEMPO, TANT’È CHE SONO

CINQUE ANNI CHE FACCIO SOLD OUT

OGNI WEEK END.”

di incontro e di creatività, dove porto avanti il mio progetto di ritrattistica, Opera Unica . Ultimamente ho anche trasferito la sede dell’agenzia di comunicazione Senape. Rimini è la città in cui sto espandendo la mia attività, capace di creare fantastiche sinergie, e l’ultima è l’apertura del mio nuovo studio dedicato alla fotografia pubblicitaria e di moda presso Basinio 3 di Francesca Ricci.”

A Rimini si parla solo di Opera Unica...

“Non solo a Rimini! Opera Unica è un progetto che mi sta dando

grandi soddisfazioni. La risposta del pubblico è stata incredibile: le date disponibili si esauriscono in pochissimo tempo, tant’è che sono cinque anni che faccio sold out ogni week end. Persone provenienti da ogni parte d’Italia, dal sud al nord, si mettono in viaggio per raggiungermi a Rimini e a Bologna per farsi fotografare per poi rientrare a casa con fotografie stampate ed incorniciate nel tempo di un caffè. Il segreto di questo successo risiede nella mia capacità del ritrarre una persona facendo vivere un’esperienza indimenticabile,

trasformandola in un ricordo per sempre. Il vero punto di forza è la grande empatia, abbatto ogni barriera in pochi secondi e ti mostro come non ti sei mai visto. D’altronde sono ‘solo’ 25 anni che fotografo persone che odiano essere fotografate ma che desiderano piacersi.”

Quindi Opera Unica è un progetto rivolto solo ai privati?

“Assolutamente no. Prestigiose aziende come Novi Cioccolato, Fondazione Andrea Bocelli, Carla G abbigliamento ci hanno scelto per progetti ed eventi speciali. Questi progetti rappre-

sentano un’evoluzione naturale di Opera Unica, dimostrando come la fotografia di ritratto possa essere uno strumento potente e versatile per la comunicazione aziendale e artistica.”

Cosa ci aspettiamo per il futuro?

“Ci sono già quattro nuovi progetti quasi pronti, ma preferisco farvi una sorpresa!”

A LATO, IL FOTOGRAFO MARCO ONOFRI. IN ALTO, ALCUNI SUOI LAVORI SCATTATI A NEW YORK E TOKYO, E RITRATTI REALIZZATI PER IL PROGETTO OPERA UNICA

Rimini | Via Alessandro Serpieri 18 | www.marconofri.com | www.senape.org | www.operaunica.it

REGATA TRA TEAM

PEGASO E TEAM

DI ALBERTO CRESCENTINI
FOTO JAM E LA TEMPESTA

È un riminese d’adozione, Giorgio Marchesi, sessantenne architetto che approdò per matrimonio nella città di Fellini nell’ormai lontano 2009. Ma la passione per la vela lo aveva catturato già parecchio tempo prima, complice una famiglia che amava andare per mare e un cugino Ammiraglio. “Avevo poco più di vent’anni quando ho cominciato,” ricorda Marchesi, che ricopre il ruolo di team manager e drizzista. “Prima facevo comunque windsurf, insomma vento e vela non mi erano sconosciuti.” E con tenacia, con una sana voglia di fare qualcosa di significativo, l’architetto velista porta avanti il discorso. “Abbiamo creato uno zoccolo duro di amici, insieme abbiamo iniziato ad assaporare l’adrenalina delle regate.” racconta. “Eravamo nei primi anni Duemila, poi ci siamo voluti spingere più in là, abbiamo voluto assecondare la nostra passione e dopo aver preso un Vor 60’ abbiamo creato la

NEL MESE DI LUGLIO

LE ACQUE RIMINESI

SARANNO TEATRO DI UN’EMOZIONANTE

SFIDA TRA DUE GRANDI

PROTAGONISTI DELLA

VELA: IL TEAM PEGASO, CAPITANATO DA

GIORGIO MARCHESI, E IL TEAM ANYWAVE, PER CINQUE REGATE

MATCH RACE DI FRONTE ALLA DARSENA.

lui. La barca (Ndr, un 62 piedi, l’equivalente di 18-19 metri) era stata abbandonata a Venezia, tanto che impiegammo ben 24 ore di navigazione per trainarla fino a Rimini con un gommone. Era il 2019.”

E dopo aver fatto i primi, indispensabili lavori per poterla rendere nuovamente agibile, nello stesso anno Pegaso è ai nastri di partenza alla Barcolana di Trieste, regata tra le più partecipate.

società Four Sailing.”

Le fondamenta per una crescita ulteriore sono state gettate, però bisogna attendere qualche anno ancora per un vero e proprio salto di livello. Ed entra in ballo la storia del Team Pegaso. “Avevo conosciuto l’armatore, mi sono ritrovato a sedere a tavolino con

“Le nostre potenzialità erano al 50%, non di più, ma avevamo la necessità di andare in acqua. Poi, fatti tutta una serie di lavori, la barca è cresciuta e al tempo stesso credo che ancora adesso ci siano margini di miglioramento,” non ha dubbi il team manager, che ha inanellato poi risultati più che confortanti.

“Nel 2023, sempre alla Barcolana, siamo stati primi per metà regata, quindi abbiamo chiuso decimi assoluti e terzi di categoria,” ricorda. “E l’anno successivo, ancora alla Barcolana, abbiamo

“SONO DUE BARCHE CON CARATTERISTICHE

DIFFERENTI E LE CONDIZIONI METEO SI RIVELERANNO DETERMINANTI. LA NOSTRA IDEA È FAR CRESCERE L’EVENTO, COINVOLGERE NELLE SFIDE UNO CONTRO UNO CIRCOLI IN TUTT’ITALIA E FARLO DIVENTARE UN CAMPIONATO.”

leggermente progredito, finendo sempre decimi a livello assoluto ma secondi nella nostra fascia. Senza dimenticare che nel 2023 avevamo vinto a Venezia”, aggiunge Marchesi. “Gli altri due fondatori del team, Roberto Zambelli e Michele Nicolosi, sono invece rispettivamente timoniere e jolly,” aggiunge. “A bordo abbiamo inoltre 3-4 ingegneri che sono fondamentali per far andare la barca, così come sono importanti i componenti dello zoccolo duro riminese – Stefano Bugli, Alessandro Campanile, Aimone Fabbri, Francesco Flamigni, Alessandro Gazzoni, Andrea Giovannelli, Marco Manfroni, Diego Palazzini, Mario Rossi, Tommy Valentini – bravi a svolgere vari tipi di lavoro. Qui ognuno ha il suo ruolo.”

Su Pegaso, scafo omologato per un equipaggio di 18 persone –“ma si può manovrare anche in

14, non uno di meno, però,” precisa Marchesi – trovano spazio alcuni professionisti, dal tattico Duccio Colombi al tailer Simone Dondelli. E tutti assieme concorrono a rendere sempre più competitiva questa maxi-imbarcazione. Un Pegaso che dopo essersi rodato nelle prove del campionato invernale proposto dal Circolo Velico Riminese, ha in calendario per il 25 aprile la partecipazione alla Rimini-Parenzo. “Faremo questa regata soprattutto per testarci in vista dell’appuntamento successivo, quello a cui teniamo tantissimo. Per noi è come un sogno che si realizza, quello di portare a Rimini una sfida ‘one on one’, in stile Coppa America,” racconta Marchesi. “Conosciamo bene i velisti di Anywave, maxi dello Yachting club Portopiccolo di Sistiana, vicino a Trieste, e li ho voluti ‘provocare’, lanciando loro un guanto di sfida. Ci vedre-

mo così a Rimini, nel week end del 12 e 13 luglio, per cinque regate Match Race che si svolgeranno nello specchio di mare di fronte alla darsena e saranno ben visibili dalla banchina, così come verranno messe a disposizione barche d’appoggio per gli ospiti. Sarà spettacolo vero,” promette.

Pegaso, che è affiliata allo Yachting Club Rimini, disputerà tre regate al sabato e due la domenica: ovviamente la barca che centra per prima tre vittorie si aggiudica il trofeo.

Ma chi partirà favorito? “Non è semplice dirlo, sono due barche dalle caratteristiche differenti e le condizioni meteo finiranno per rivelarsi determinanti. La nostra idea,” conclude,” è far crescere nel tempo questo evento, coinvolgere nelle sfide uno contro uno altri circoli in tutt’Italia e farlo diventare un campionato.”

IN BASSO, IL TEAM PEGASO

ELEGANZA

UNA VILLA SUPER TECNOLOGICA A POCHI PASSI DAL MARE

HI-TECH

DI LUCIA LOMBARDI
FOTO IVAN CIAPPELLONI

FRUTTO DELL’INGEGNO

DEGLI ARCHITETTI E

INTERIOR DESIGNER

GIANLUCA MAESTRI

E IVAN CIAPPELLONI

DELLO STUDIO

MATERIA, LA VILLA

TECNOLOGICA A 500

METRI DALLA SPIAGGIA: QUATTRO VOLUMI

UNO NELL’ALTRO.

Il primo approccio al progetto dell’abitazione principale per una famiglia composta da tre persone, è stato pensare al percorso del sole per organizzare le attività all’interno dell’edificio in modo da poter godere il più possibile della luce naturale. Ne è nata una villa super tecnologica a 500 metri dalla spiaggia di Rimini.

Frutto dell’ingegno degli architetti associati e interior designer Gianluca Maestri e Ivan Ciappelloni dello Studio Materia, nato nel 2005 dalla volontà di creare un laboratorio di architettura con base a Santarcangelo di Romagna, capace di operare in ogni ambito. I progettisti hanno realizzato un intervento di ristrutturazione edilizia con totale demolizione e ricostruzione,

per cui l’edificio nuovo è completamente differente dal precedente, ricalcandone però l’ingombro della sagoma e il volume. “L’edificio è l’insieme di quattro volumi che si incastrano uno nell’altro,” spiegano gli architetti. “Ognuno di essi contiene un piano dell’immobile e delle funzioni specifiche, il loro sfalsamento, volumi-pieni, determina la formazione di vuoti che si aprono sull’esterno dove si concentrano le attività all’aperto, dai pasti al relax.”

Infatti, una particolare attenzione è stata posta al “rapporto con il verde, che si adatta ai volumi dell’edificio mitigando alcune sporgenze e formando schermi per aumentare la privacy e, al contempo, creare scenari diversi in ogni stagione dell’anno,” pro-

seguono. “Per integrare il progetto del verde all’interno di quello architettonico ci siamo affidati a Filippo Piva dello Studio Pampa di San Marino. Al progetto generale hanno partecipato anche lo Studio Associato Buda per le strutture e lo Studio Newton per la parte elettrica e per quella termoidraulica.”

Così, ampi spazi nella zona giorno e ambienti intimi nella zona notte, caratterizzano la casa di 250 metri quadrati calpestabili e 90 metri di terrazzi, che si sviluppa appunto su più piani, ciascuno con una funzione precisa. Al piano terra sono stati collocati il garage e i servizi, al primo piano la zona giorno in un unico open-space con accesso diretto attraverso una scala esterna, al piano secondo le camere dotate di bagni e cabine armadio personali su disegno, al terzo livello è stato collocato uno studio/pensatoio e un giardino pensile. Il living, fortemente caratterizzato da un ambiente unico con funzioni distinte e confini ben precisi, è pensato per accogliere e pasteggiare in compagnia, permettendo, allo stesso tempo, a chi prepara di rimanere in contatto con gli ospiti. La cucina, disegnata su misura, sebbene sia definita da linee essenziali e sembri un volume monolitico, nasconde tutte le attrezzature necessarie per chi voglia esprimersi attraverso prelibate ricette, come la padrona di casa, ottima cultrice dei fornelli. Linearità e pulizia delle forme ne definiscono il linguaggio, mentre la funzionalità del luogo è determinata da boiserie contenitive, realizzate su misura, di spazi di servizio. Un ambiente di carattere è il vano scala, la cui vocazione primaria viene impreziosita. Pensato in maniera inedita come uno spazio musea-

le, bianco e nero, senza finestre, diventa una vera peculiarità. “Sono stati utilizzati il bianco e il nero per creare un volume neutro che potesse accogliere e far risaltare le opere d’arte, posizionate in corrispondenza dei pianerottoli e illuminate da proiettori specifici.”

Lo stile dell’interior è omogeneo, frutto di un progetto totale, dove ogni particolare è stato studiato ad hoc. Il linguaggio contemporaneo è ottenuto sintetizzando al massimo il disegno dei mobili e cercando di rifarsi a forme e colori canonici. I materiali utilizzati sono lontani dalle mode del momento con l’intento di attraversare il tempo senza invecchiare precocemente. All’esterno l’edificio è rivestito in pannelli di cemento fibrato colorato in massa, con una superficie sabbiata leggermente striata. Gli infissi sono panoramici perché il telaio è nascosto e si percepisce solo il vetro. I parapetti sono senza profilo, in vetro, per non inquinare la solidità e integrità dei volumi. “I pavimenti esterni sono allineati a quelli interni affinché non ci sia la perce-

zione di una cesura tra l’interno e l’esterno,” spiega l’architetto Gianluca Maestri. “All’interno i pavimenti del piano giorno sono in resina e in teak al piano notte e nello studio. Mentre la scala è in gres nero. Le porte sono realizzate a filo parete o integrate nell’arredamento per scomparire e annullarsi.”

Questo è un edificio altamente tecnologico, ci sono tecnologie che non appaiono a occhio nudo, a partire dalle murature che “sono spesse 60 cm, perché oltre a garantire un grande comfort termico e acustico, nascondono al loro interno tutta l’impiantistica e la raccolta delle acque meteoriche (non si vede un pluviale all’esterno). La parete ventilata dietro ai pannelli di cemento fibrato assicura un clima fresco durante il periodo estivo e contiene tubazioni di ogni genere che, in questo modo, non intaccano le linee pure dei volumi esterni,” sottolinea ancora l’architetto. “I parapetti in vetro non mostrano profili perché anch’essi sono stati nascosti nello spessore della parete ventilata, così i pannelli trasparenti

sembrano svanire nel nulla.” L’edificio è libero dall’allaccio gas e ha in copertura pannelli termici e fotovoltaici. C’è un impianto domotico che gestisce le principali utenze e crea scenari differenti secondo i momenti del giorno. Per nascondere la tecnologia e gli elementi strutturali dell’edificio, hanno lavorato in stretto rapporto con tutti gli altri tecnici e con gli artigiani coinvolti. “Abbiamo dovuto progettare tutto ciò che non si vede proprio perché non si vedesse,” afferma Maestri.

In un lavoro articolato come questo, per lo Studio Materia ciò che conta è “l’ascolto del committente, delle sue necessità e dei suoi desideri. Stabilire un ordine di valori e riuscire ad interpretare i bisogni del cliente, per restituirli in forme e funzioni, è un processo preliminare fondamentale per determinare i confini di un progetto. Così come fondamentale risulta una presenza costante in cantiere per seguire tutte le fasi e instaurare un dialogo con gli altri progettisti e con gli artigiani, per mettere a frutto l’esperienza di tutti.”

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CHEERS

UNA PERLA SUL MARE DI CATTOLICA

UNA TERRAZZA

GOURMET SUL

LUNGOMARE DI CATTOLICA, IN CUI LA CUCINA DELLO CHEF

VITO CATERINO, CINQUE STELLE

D’ORO, PRENDE VITA DALLA TRADIZIONE

ITALIANA CON

UNA FORTE SPINTA MEDITERRANEA.

Sul lungomare di Cattolica , a fianco dell’antico hotel Kursaal, si trova una terrazza gourmet affacciata sul golfo, il ristorante Cheers: ‘una perla sul mare’, come lo definisce il capitano della brigata, lo chef Vito Caterino, classe 1984, cinque stelle d’oro della cucina , eletto nel 2024 dall’Associazione italiana cuochi ‘Responsabile provinciale Rimini’.

La sua è una cucina che prende vita dalla tradizione italiana, con una forte spinta mediterranea, per abbracciare una offerta ariosa, più internazionale, fusion, con grande attenzione alle intolleranze e alle allergie alimentari. Inserendo tra le ricche proposte anche succulenti menu completi gluten free e lactose free, dal

pesce alla carne passando per pane, dolci e lievitati, tutto home made, igienizzato, abbattuto, congelato, etichettato, secondo le norme, e realizzato nel laboratorio dedicato a questo tipo di lavorazioni di cui il locale è dotato. La filosofia che muove il Cheers è assolutamente democratica. Infatti, lo chef Vito desidera che ogni commensale possa trovare proposte moderne ed eleganti, sorprendenti e rassicuranti al tempo stesso Uno dei suoi cavalli di battaglia è lo spaghetto ai ricci di mare, un omaggio alla sua terra di origine la Puglia, dove ha iniziato giovanissimo, intorno ai 13 anni, ad occuparsi con grande dedizione alla pasticceria ad Andria, sua città

natale. Un altro must dello chef Vito Caterino è il tonno con salsa teriyaki, un modo per onorare il mondo della sua infanzia e quel parente che osservava pescare secondo tradizione. A coronamento dell’ampia offerta, in cui la materia prima è padrona della tavola, c’è una ricca proposta vegana e vegetariana, così come tapas alla carta e panini gourmet, poke e crudités

Dietro le quinte, a dargli man forte nelle preparazioni dei menu e dei fuori menu, ci sono ben quattro figure professionali. Lui si definisce uno chef imprenditore allenatore, gli piace condividere i successi con il suo team e fare gioco di squadra tra le varie figure, nessuno escluso. Per lui offrire un livello alto di proposta, significa portare valore al territorio in cui si vive e lavora. I suoi successi e le sue collaborazioni parlano da sole. Da persona volitiva, volenterosa e appassionata, ricorda bene il percorso compiuto, i continui corsi, come quelli frequentati in Cast Alimenti o in Fugar, e la ricerca di esperienze sempre più formative, portatrici di crescita umana e lavorativa, lo hanno condotto alla professionalità conquistata oggi e avvalorata dalla Medaglia d’oro della ristorazione

Dopo gli anni trascorsi ad Andria a lavorare in pasticceria, sua grande passione, e a Villa Bontan tra laboratorio e cucina, Vito poco più che ventenne si trasferisce in Romagna, dove per anni è passato dalle cucine delle migliori realtà della provincia , come quella dello chef Claudio

LO CHEF VITO

DESIDERA CHE OGNI COMMENSALE POSSA

TROVARE PROPOSTE

MODERNE ED ELEGANTI, SORPRENDENTI E

RASSICURANTI. SPICCANO

LO SPAGHETTO AI RICCI

DI MARE, OMAGGIO ALLA

SUA TERRA DI PUGLIA, E

IL TONNO CON SALSA

TERIYAKI.

di Bernardo o dello chef Vincenzo Camerucci, passando per i fornelli dello chef Silver Succi e di Felix Lo Basso. Senza dimenticare Le Milton Beach di Rimini con la signora Tina o il Gibas di Pesaro, fino alle località montane come Canazei. Questo bagaglio costruito al fianco di grandi cuochi, gli ha permesso di avere una visione ampia, utile a costruire una attività ristorativa contemporanea, che trova perfetta sin-

tonia nelle figure di Elena Tomei, Michele Giampaoli e Mariangela Giampaoli, i proprietari del Cheers e del racketbar. Due punti di riferimento imprescindibili della dolce vita cattolichina. I tre imprenditori a loro volta hanno trovato in Vito Caterino un partner ideale per far crescere di livello le proprie attività.

Il servizio che caratterizza il Cheers è frutto della cura della maître Laura Facchini , l’anima

della sala, di cui è diretta responsabile. Figlia d’arte, esperta di vini, Laura si è forgiata nel corso delle stagioni estive e nelle attività turistiche di famiglia. Qui al Cheers è stata chiamata da Elena che ha riconosciuto in lei le doti adeguate a svolgere questo ruolo di trait d’union tra ricevimento e cucina, sentendosi stimolata da Vito nel prendersi cura della clientela e dell’arte del ricevere.

IN QUESTE PAGINE, LO CHEF DEL RISTORANTE CHEERS, VITO CATERINO ALL’NTERNO DEL LOCALE.

Piazzale Primo Maggio 2, Cattolica (RN) | T. 0541 963249

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LA SCIENZA

DEL CUORE

È stata premiata dai colleghi, nel mese di dicembre dello scorso anno, con lo ‘Iano Planco d’Oro’ al Grand Hotel di Rimini. La motivazione più importante per la consegna del riconoscimento:

‘Con il suo lavoro ha contribuito a risolvere una delle grandi sfide dei nostri tempi, progettando innovativi stent prodotti mediante manifatture additive per il trattamento delle cardiopatie congenite dei neonati.’

Non so se ci si rende conto della difficoltà della cosa: progettare dispositivi che possano aiutare i piccoli cuori dei neonati

Lei si chiama Francesca Berti

Maturità scientifica con lode nel 2011, diploma in pianoforte al Conservatorio Lettimi nel 2013, laurea magistrale con lode al Politecnico di Milano nel 2016 con specializzazione in Biomeccanica e Biomateriali, dottorato di ricerca in Ingegneria dei Materiali. La conseguente tesi di dottorato è stata premiata nel 2020 dal Gruppo Nazionale di Bioingegneria come miglior contributo nell’ambito della biomeccanica per la progettazione e verifica di dispositivi medici. Nel 2023 ha vinto il premio ‘L’Orèal

Unesco – For Women in Science’ proprio per la progettazione

DI FLAVIO SEMPRINI FOTO GIORGIO SALVATORI

FRANCESCA BERTI

PREMIATA CON LO ‘IANO PLANCO D’ORO’ PER LA PROGETTAZIONE DI DISPOSITIVI PER I CUORI DEI NEONATI. LAUREATA AL POLITECNICO DI MILANO, È

SPECIALIZZATA IN BIOMECCANICA E BIOMATERIALI.

RICERCA

di congegni in grado di trattare le cardiopatie congenite nei neonati

“Sono dentro a un percorso nel quale non sono arrivata alla fine, cioè alla realizzazione pratica,” spiega Francesca Berti. “Sono partita dalla volontà di fare ricerca in ambiti che mi permettessero di applicare gli anni di studi compiuti, usando questa conoscenza per fare innovazione. Quella delle cardiopatie congenite pediatriche è una nicchia nella quale la ricerca universitaria può dire qualcosa coprendo le mancanze della grande industria che non ci si dedica tanto, a causa della relativa redditività. La sfida è provare a sfruttare tecnologie additive come la stampa 3D e realizzare qualcosa di funzionale. Però siamo ancora lontani, dobbiamo ancora aggiungere dei mattoncini alla base.”

Quando nasce questo suo interesse per la bioingegneria? “Ho sempre amato le materie scientifiche fin dalle elementari, però la scelta universitaria è stata complicata perché non sapevo cosa fare. Andando per esclusione e per una serie di casualità ho scelto Ingegneria Biomedica: una laurea che coniugava scienza e vita. Studiando, ho capito che era il percorso giusto.”

Attualmente è impegnata come ricercatrice presso il Politecnico di Milano. “Il bello del mio lavoro è l’essere molto dinamico, variegato ma anche faticoso. Non esiste una giornata tipo.

Coordino diversi gruppi di ricerca in ambiti anche distanti fra loro,” racconta. “In laboratorio alterno attività sperimentali su protesi o su campioni di materiali. Quando non sperimento, creo al computer una sorta di realtà virtuale che uso per eseguire test preliminari a costi quasi azzerati. Insegno nei corsi di laurea e dottorato in Ingegneria Biomedica. Poi ci sono i colloqui con gli studenti... non c’è un giorno uguale all’altro.”

Durante il dottorato è stata ospite del Massachusetts Institute of Technology negli Stati Uniti e ancora collabora con questo prestigioso ente. “C’è differenza tra fare ricerca in Italia e negli Usa. Gli americani hanno tantissimi fondi, mentre noi dobbiamo cercare di inventarci come spendere meno. Questo può avere dei pro e dei contro:

in Italia dobbiamo usare molto il cervello, fosse più facile, saremmo meno attivi. Ma per fare ricerca nel Belpaese devi essere convinto: lo stipendio è basso, devi reperire finanziamenti a livello nazionale o europeo e non è facile. Negli Usa tutto è più semplice e gli stipendi sono più alti. Da noi ci sono più relazioni interpersonali e una volontà impagabile di collaborazione, negli States ognuno fa da sé.”

Mai pensato a una carriera in America? “Forse all’inizio, ma non so se avrei avuto l’opportunità,” spiega. “In Europa l’avrei senz’altro avuta ma Milano per me è il giusto compromesso. Però non ha il mare, così torno spesso a Rimini. Sono molto legata alla mia città: mi ci sono sposata e ci vive la mia famiglia d’origine. I miei affetti sono tra Rimini e Milano. Va bene così.”

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L’interesse per il cibo gli è stato trasmesso dalla madre, “che era un’ottima cuoca, capace di cucinare altrettanto bene i piatti della campagna, da cui proveniva, che quelli di mare,” racconta lo studioso Piero Meldini, direttore della Biblioteca Gambalunga di Rimini per più di venticinque anni. Nel corso del tempo ha pubblicato alcuni romanzi di successo e, dagli anni Settanta, si dedica alla storia dell’alimentazione e della cucina, pubblicando diversi testi. L’interesse per la storia del cibo è “frutto dei miei lavori sul periodo fascista. Mi ero accorto che se si volevano capire la mentalità e i costumi del tempo, era più utile consultare, invece che le fonti canoniche, fonti per così dire stravaganti come i periodici femminili, i manuali di economia domestica, i romanzi rosa, i libri di casa, i ricettari... Da quelle letture sono nati, nel 1977, i quattro volumi della Cucina dell’Italietta.”

Con il suo nuovo libro dal titolo Mangiare a Rimini dall’età romana al Novecento, per Panozzo Editore, è riuscito a tracciare un percorso attraverso 15 secoli di storia della cucina riminese, un lavoro avvincente. Un bagaglio cresciuto nel tempo, con il suo sapere. In qualche caso, in mancanza o a integrazione delle fonti scritte, racconta lui stesso di aver fatto ricorso alle “fonti materiali e a quelle iconografiche” perché “la storia si fa (o piuttosto si dovrebbe fare) sui documenti, però non sempre ne disponiamo,” dice. “Ho potuto fare ricorso alle fonti scritte solo a partire dal tardo Medioevo. Per l’età romana e per quella bizantina, le sole fonti disponibili relative alla nostra città erano quelle iconografiche, come i mosaici a tema ittico e la bellissima lastra di vetro, e quelle materiali, come le anfore e le suppellettili romane o i cucchiai d’argento bizantini. Ma le fonti iconografiche mi sono servite anche per illuminare meglio

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“LA CUCINA ROMAGNOLA TRADIZIONALE HA UN CARATTERE CONTADINO, LA CUCINA DEL RIMINESE, E DI RIMINI CITTÀ IN PARTICOLARE, SI DISTINGUE PERCHÉ ALLA CULTURA DEL CIBO CONTADINA SOMMA QUELLA MARINARA.”

periodi successivi: parlo degli affreschi dei pittori riminesi del Trecento e delle nature morte di Nicola Levoli.”

Meldini porta all’attenzione il ritrovamento di antiche posate venute alla luce durante alcuni scavi in piazza Cavour che dimostrerebbero una avanguardia di costumi a tavola. “Il ritrovamento a cui si riferisce è quello di sei cucchiai bizantini in lega d’argento,” spiega. “Furono rinvenuti nell’area dove oggi ha sede la Banca del Monte dei Paschi. Sono posate molto raffinate, sagomate a conchiglia o a piuma, traforate e cesellate. Hanno un manico sottile e appuntito e una paletta ovale stretta e allungata. A differenza dei romani, che non hanno mai adoperato posate individuali, i bizantini facevano uso di cucchiai, forchette e coltelli non molto differenti da quelli moderni. La raffinatezza dei Bizantini nel modo di vestire, nella cura del corpo, nell’uso dei gioielli e dei profumi è del resto proverbiale e raffinati erano anche a tavola. L’uso delle posate individuali però non attecchì, né a Rimini né altrove; saranno dimenticate e reintrodotte cautamente solo a partire dalla fine del Cinquecento. Un migliaio d’anni dopo.”

Cosa caratterizza maggiormente la nostra tavola, possiamo rintracciare un leitmotiv? “La cucina romagnola tradizionale ha un carattere eminentemente contadino,” dice lo studioso. “La cucina del riminese, e di Rimini città in particolare, si distingue perché alla cultura del cibo contadina somma quella marinara. Tra i piatti dei giorni feriali delle famiglie di un tempo erano comuni, oltre a quelli con le verdure, preparazioni a base di pesce povero: i battutini o il riso con la

seppia, gli spaghetti con le ‘poveracce’, la seppia coi piselli, il brodetto, le lumachine e i ‘garagoli’ in umido, le grigliate di pesce azzurro. Sto parlando, ripeto, della cucina di casa tradizionale, perché quella odierna ha un’identità piuttosto confusa.”

In quali altri frangenti la cucina riminese di terra e di mare si è fatta portatrice di curiose novità? “La cultura del cibo del riminese è stata innovativa nel Cinquecento con Costanzo Felici, che catalogò tutte le piante commestibili del nostro territorio, spontanee e coltivate, e ne descrisse gli usi in cucina. Nel Settecento, con l’abate Battarra

che propagandò l’uso delle piante americane, il mais e le patate, e insegnò tecniche d’avanguardia nella coltivazione della vite; nel secolo scorso con la coppia di ristoratori che introdussero due classici intramontabili della cucina di mare: Salvatore Ghinelli detto ‘e’ Gnaf’, che mise a punto la ricetta del risotto di pesce, e Bruno Barosi, che inventò la grigliata mista di pesce come la conosciamo. Innovatore oggi non è chi scimmiotta la cucina senza radici, ma chi crea piatti inediti mantenendosi nel solco della tradizione locale e del peculiare sistema di sapori riminese.”

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LE STANZE

TAMARA BALDUCCI

PORTA IN SCENA ELSA MORANTE

DEL VIAGGIO

Ricordare come l’opera si è vista in uno stato di sogno, ridirla come si è vista, cercare soprattutto di ricordare. Ché forse tutto l’inventare è ricordare”. (Elsa Morante da Diario del 1938 anche detto Lettere ad Antonio). È dedicato alla scrittrice Elsa Morante lo spettacolo a cui prende parte l’attrice riminese Tamara Balducci che, dal 2012, è direttrice artistica del festival Le Città Visibili a Rimini, giunto quest’anno alla tredicesima edizione, che si terrà dal 3 agosto al 14 settembre prossimi.

Diplomata nel 2004 alla Scuola di Teatro ‘Alessandra Galante Garrone’, Balducci nel corso della sua carriera è stata diretta da registi quali Jean Pierre Vincent, Massimo Castri, Pascal Rambert, Andrea De Rosa, Luigi Lo Cascio, Pietro Babina, Walter Pagliaro, Gabriele Lavia, Nanni Garella, Paolo Rossi, Nicola Borghesi, Cesar Brie. Ha collaborato con le compagnie Verdastro Dellamonica, Menoventi

È DEDICATO ALLA

SCRITTRICE ELSA

MORANTE LO

SPETTACOLO CON

L’ATTRICE RIMINESE

TAMARA BALDUCCI, DIPLOMATA ALLA

SCUOLA DI TEATRO

‘ALESSANDRA GALANTE

GARRONE’, DAL 2012

DIRETTRICE ARTISTICA

DEL FESTIVAL

LE CITTÀ VISIBILI

e Big Action Money in varie produzioni e ha ricevuto per il suo lavoro diversi premi e riconoscimenti. Dodici stanze per Elsa Morante, una produzione Alchemico Tre, ha debuttato il 18 e 19 marzo al teatro Fontana di Milano, con tappa al Bonci di Cesena il 12 aprile.

Com’è nato questo lavoro?

“A quarant’anni dalla scomparsa della scrittrice, il regista e attore cesenate Michele Di Giacomo ne ripercorre la biografia tramite le parole della drammaturga Tatjana Motta (vincitrice del premio Riccione per il Teatro nel 2019) per tracciarne un ritratto intimo e potente, attingendo dalle sue opere più famose, dai diari e da Lettere ad Antonio del 1938, in cui Morante trascrisse sogni e incubi a un immaginario Antonio.”

Come vi siete avvicinati alla sua vita?

“Virginia Woolf diceva che ‘una donna per scrivere deve avere soldi e una stanza tutta per sé’. Dodici stanze per Elsa Morante ripercorre il viaggio che la scrittrice compie da quando, appena maggiorenne, lascia la sua famiglia, per ritagliarsi un posto nel mondo della letteratura, fino ad approdare allo studio di via dell’Oca 27, la sua ‘stanza tutta per sé’. A partire dallo studio

DI IRENE GULMINELLI
FOTO TOMMASO MOROSETTI

IN QUESTE PAGINE, L’ATTRICE RIMINESE TAMARA BALDUCCI. SOTTO, IN SCENA CON MICHELE DI GIACOMO.

ricostruito alla Biblioteca Nazionale di Roma, seguiti dall’obiettivo di una telecamera, abbiamo rintracciato dodici indirizzi diversi in cui Morante ha abitato dal 1931 fino alla pubblicazione del suo primo romanzo Menzogna e sortilegio. Camere ammobiliate, anonime pensioni, tuguri.

In ogni stanza un episodio della sua vita: le prime pubblicazioni nel Corriere dei Piccoli, le notti insonni, la rabbia, le lettere all’amica Luisa, l’incontro con Alberto Moravia, la guerra. Ad accompagnare questo viaggio personale e artistico il progetto sonoro di Federica Furlani, quel-

lo video di Vladimir Bertozzi e il disegno luci di Luca Telleschi.” Ci sono altri progetti a cui sta lavorando?

“Sto preparando la prossima edizione del festival Le Città Visibili dove debutterà al Museo della Città di Rimini una nostra nuova produzione dal titolo Eight diretta da Michele Di Giacomo a partire dal testo di Ella Hickson. Poi parteciperemo come associazione al progetto legato all’ex cinema Astoria che continuerà a essere un hub culturale di comunità grazie a una convenzione stipulata con il Comune di Rimini, Alcantara Teatro e Il Palloncino Rosso in qualità di coordinatore. Ci sarà anche Comizi d’amore insieme alla compagnia Kepler-452 con Nicola Borghesi ed Enrico Baraldi: a partire dalle domande di Pier Paolo Pasolini sull’amore lavoreremo con gli studenti e le studentesse del Liceo Classico ‘Giulio Cesare-Manara Valgimigli’ e del centro Zavatta. Una formula che abbiamo già sperimentato lo scorso anno capace di farci capire quanto abbiamo da imparare dalle emozioni delle nuove generazioni.”

VILLA MARIA RIMINI

“OFFICIAL MEDICAL PARTNER” DI RIMINI WELLNESS OFF 2025

PER IL TERZO ANNO

LA CASA DI CURA È OFFICIAL MEDICAL PARTNER DI RIMINI WELLNESS OFF. DUE I TEMI PER L’EDIZIONE 2025: LA SALUTE DELL’INTESTINO E L’OSSIGENAZIONE DEL SANGUE.

L’arrivo alla Presidenza del Consiglio di Amministrazione della Dott.ssa Silvana Zaccarelli Carloni e il via libera al piano straordinario di investimenti per oltre 14 milioni di euro necessario per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’attuale sede con un profondo rinnovamento funzionale, tecnologico e di immagine, hanno portato ad un momento epocale di svolta per la Casa di Cura. Anticipando i tempi e con una tensione sempre rivolta al futuro, Villa Maria si è preparata ad affrontare gli scenari che oggi sono all’ordine del giorno: complessi, dinamici e sfidanti. Tra questi obiettivi c’è anche quello di consolidare la propria presenza in ambiti nuovi anche se complementari a quelli stori-

camente svolti dal 1964 ad oggi. Abbiamo chiesto maggiori dettagli al Direttore Generale, il Dott. Gualtiero Antola

Perché Villa Maria ha aderito anche quest’anno all’iniziativa di Rimini Wellness Off?

“Dopo essere entrati da alcuni anni nella Wellness Foundation, abbiamo aderito con entusiasmo anche a questa iniziativa per diffondere un messaggio: l’importanza della medicina preventiva. Il ruolo storico della clinica, quello nell’ambito della cura, è ormai noto e ben consolidato a livello locale e nazionale. Quella che vogliamo rafforzare è un’anima parallela che rimanda alla dimensione etica della Presidenza della Casa di Cura. Nessuna visione dicotomica: l’intento che

ci muove è evitare sempre di più che una persona debba ricorrere alle cure puntando anche alla prevenzione delle patologie. Da qui, tutti i temi del benessere e dei corretti stili di vita. Rimini Wellness è una manifestazione che a nostro avviso incorpora un messaggio molto importante: il benessere è soggettivo, ci sono molte modalità per arrivarci, stile di vita e movimento sono alla base di tutto, ma una cosa è altrettanto certa: serve il supporto di medici competenti, in grado di proporre attività e servizi individualizzati. Il nostro poliambulatorio è sempre più orientato in questa direzione.”

Un esempio di attività?

“Tutto ciò che riguarda il metabolismo, la purificazione dell’organismo, la nutrizione e la qualità della vita in genere.”

Quali servizi presenterete quest’anno a Rimini Wellness Off?

“L’anno scorso abbiamo dato ampio spazio al benessere in acqua con la nostra Piscina Riabilitativa che continua a essere un punto di riferimento per sportivi e non. Quest’anno abbiamo pensato a due temi fondamentali: lo stato di salute dell’intestino e l’ossigenazione del sangue. I professionisti di riferimento terranno due conferenze specifiche, a ingresso libero, due incontri dai quali ci attendiamo grande partecipazione. Un organismo depurato evita l’insorgere di numerose malattie.”

L’IRONIA

I FRATELLI

TERCON:

DAL LIBRO

AL GRANDE

SCHERMO

DEI SOGNI

Si intitola La vita da grandi il film ispirato alla storia dei due fratelli riminesi Damiano e Margherita Tercon che insieme a Philipp Carboni formano i Terconauti, trio che dal 2018 attraverso il web, la tv, il teatro e i libri sensibilizza sul tema dell’autismo e della disabilità con uno sguardo positivo e di speranza. Diretta dall’attrice Greta Scarano che debutta così alla regia, la pellicola prodotta da Grøenlandia e Rai Cinema, sul grande schermo dal 3 aprile, e ha come protagonisti Matilda De Angelis e, per la prima volta sullo schermo, Yuri Turci. Damiano è autistico, ma quello che per molti potrebbe essere visto come un limite, per loro è una sfida che apre a infinite possibilità. Seguitissimi sui social per la loro simpatia ed energia (1 milione di follower totali), i Terconauti raccontano quotidianamente la propria vita in mezzo ad avvincenti avventure, senza mai dimenticare l’importanza delle

LA STORIA

DEI FRATELLI

RIMINESI DAMIANO E

MARGHERITA TERCON,

CONOSCIUTI COME

I TERCONAUTI, DIVENTA

UNA PELLICOLA

SULL’AUTISMO, LA VITA

DA GRANDI, CHE

HA COME

PROTAGONISTI

MATILDA DE ANGELIS

E, PRIMA VOLTA SULLO

SCHERMO, YURI TURCI.

piccole cose. Le loro esibizioni a Italia’s got talent e Tu si que vales hanno lasciato il segno. Margherita, come è nato il film ispirato alla vostra storia? “In modo molto divertente e quasi improbabile,” racconta Tercon. “Nel 2021 Greta Scarano mi ha

scritto su Instagram chiedendomi se qualcuno avesse mai fatto un film su di noi. Ovviamente non era ancora successo e mi ha promesso che, finiti alcuni impegni sul set, ci saremmo risentite e così è stato davvero. Dopo aver letto il nostro primo libro Mia sorella mi rompe le balle. Una storia di autismo normale (Mondadori, 2020), Greta ha espresso la volontà di lavorare anche come regista per la prima volta. Inizialmente era sola poi si è messa alla ricerca della produzione e sono subentrate anche due sceneggiatrici, ma io e Damiano abbiamo sempre collaborato leggendo i testi, facendo revisioni, indicando note o suggerendo il linguaggio giusto. Abbiamo già avuto modo di vedere il film in anteprima ed è bellissimo.”

A partire dal primo libro il racconto si è evoluto? “Sì, perché nel frattempo sono successe tante cose nella nostra vita, tra cui il fatto che Damiano sia voluto

DI IRENE GULMINELLI
FOTO GIORGIO SALVATORI

“HO INIZIATO A SCRIVERE ALTRE COSE ED È NATO IL SECONDO LIBRO L’IMPREVISTO DI DIVENTARE ADULTI. LA VITA DA GRANDI TRA SOGNI E AUTISMO. IL PRIMO SI FERMAVA ALL’ESIBIZIONE A ITALIA’S GOT TALENT, MENTRE QUI TROVANO SPAZIO MOLTI TEMI.”

andare a vivere da solo e sia io che Philipp siamo tornati a Rimini per aiutarlo in questo suo sogno. Così ho iniziato a scrivere altre cose ed è nato il secondo libro L’imprevisto di diventare adulti. La vita da grandi tra sogni e autismo uscito il 25 marzo per La nave di Teseo. Il primo libro si fermava all’esibizione a Italia’s got talent, mentre qui si sviluppano molti temi e trovano spazio le figure dei familiari e dei caregiver. Accenno al fatto che sia arrivata anche per me una diagnosi, perché spesso nelle famiglie ci sono più persone autistiche anche se con forme diverse. Si inserisce anche la figura di Philipp e viene tutto raccontato con molta onestà e trasparenza. Il registro è sempre ironico ma accanto alle gioie ci sono anche momenti di frustrazione e difficoltà. Anche per noi non è stato facile fare un passo indietro per tornare a casa e aiutare Damiano nella realizzazione del suo desiderio di vivere da solo. Ora insegue altri sogni come quello di cantare al Festival di Sanremo. Accanto a cose banali della vita di tutti i giorni che Damiano non riesce a fare,

ci sono sorprese come quelle di riuscire a cantare davanti a duemila persone senza problemi.”

Da quando avete iniziato, com’è cambiata la percezione della società verso la disabilità?

“All’epoca non c’era quasi nulla, invece ora se ne parla quindi è positivo. Tra i nostri follower ci sono anche molti bambini che conoscono così in maniera naturale questi aspetti.”

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