Forlì IN Magazine 02 2025

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SOFIA ASSIRELLI

SCRIVERE PER TV E CINEMA

SILVIA BIASINI

DIRIGERE LA MUSICA FORLÌ CALCIO LA CONQUISTA DELLA SERIE C

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EDITORIALE

In copertina di questo numero, la sceneggiatrice e scrittrice originaria di Portico di Romagna, Sofia Assirelli, e la cesenate Silvia Biasini, direttrice di coro e docente di canto corale. Dalla passione sportiva con l’impresa del Forlì Calcio che conquista la serie C con numeri da record, alla passione per i cani di Nicolò Dalmonte, istruttore cinofilo che vive e viaggia in van. Entriamo in punta di piedi nella casa-studio del pittore cesenate Ugo Pasini che ospita opere di Sughi e Piraccini. È un team ‘al femminile’ quello di Adria Bandiere che da oltre 50 anni confeziona i vessilli del made in Italy nel mondo. Ammiriamo il tripudio di colori e profumi del roseto dei Vivai Vittori e andiamo alla scoperta di ‘Io viaggio in Pink’, il tour dedicato alle donne. Infine, l’amore per la parola del medico e poeta Franco Casadei. Buona lettura!

DI ANDREA MASOTTI

Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it

Anno XXVI N.2 maggio/giugno Reg. di Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n.27

Direttore Responsabile: Andrea Masotti

Redazione centrale: Clarissa Costa, Paola Francia Coordinamento di redazione: Roberta Invidia

Artwork e impaginazione: Francesca Fantini

Ufficio commerciale: Gianluca Braga

Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 23/05/2025

Collaboratori: Barbara Baronio, Elide Giordani, Cristina Mazzi, Francesca Miccoli.

Fotografi: Andrea Bardi, Andrea Bonavita, Foto Boscherini, Francesca Fago, Gianmaria Zanotti.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

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PILLOLE

MATURITÀ DIGITALE E SFIDE PER LE IMPRESE

FORLÌ | Per comprendere lo stato dell’arte nel territorio, il Dipartimento di Scienze aziendali dell’Università di Bologna - Campus di Forlì, con il sostegno della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ha realizzato il primo ‘Osservatorio sulla maturità digitale 2025’. L’iniziativa ha coinvolto 74 imprese del forlivese attraverso un questionario che ha analizzato aspetti tecnologici, organizzativi ed economici. Obiettivo: creare una mappa della digitalizzazione per la creazione di un ecosistema digitale che supporti le imprese. I risultati rivelano un panorama in evoluzione, tra successi e criticità. I dati raccolti sono disponibili su una dashboard interattiva che permette alle aziende di confrontare la propria posizione con la media di settore e ricevere suggerimenti personalizzati.

PREMIO ‘IN MAGAZINE’ PER IL RACCONTO

FORLÌ | Il Centro Culturale L’Ortica di Forlì bandisce la 22a edizione del Premio letterario ‘Città di Forlì’. In occasione del 25° anniversario di Edizioni IN Magazine, la sezione speciale del Premio ‘IN Magazine’ invita gli autori a presentare un racconto sul tema ‘I miei primi 25 anni’: un percorso di crescita, incontri fondamentali, sogni e promesse. In premio, la pubblicazione del racconto sulla rivista. Il racconto va inviato entro il 22 giugno 2025 a premiocittadiforli@gmail. com. L’opera deve essere inedita e della lunghezza massima di 9.000 battute. I dati dell’autore vanno indicati in un file a parte insieme all’autorizzazione al trattamento dei dati personali e la dichiarazione di originalità dell’opera.

FONDAZIONE CARISP, IL NUOVO CONSIGLIO GENERALE

FORLÌ | Si è insediato mercoledì 21 maggio il nuovo Consiglio generale della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, che resterà in carica per il mandato 2025-2029. Il Consiglio è composto da 20 figure designate dagli enti locali e dai principali soggetti del mondo economico, sociale, associativo, in rappresentanza di tutte le articolazioni del territorio. Nove sono i nuovi membri designati e undici le riconferme. Dal presidente della Fondazione, Maurizio Gardini, sono stati espressi i ringraziamenti ai componenti uscenti e i migliori auguri di un proficuo lavoro ai nuovi consiglieri, considerata “l’importanza strategica dell’organo nella definizione delle linee d’azione della Fondazione a servizio del territorio.”

PILLOLE

FILIPPO VENTURI

‘AUTORE DELL’ANNO 2025’

CESENA | Filippo Venturi, fotografo originario di Cesena, è stato nominato ‘Autore dell’Anno 2025’ dalla Fiaf - Federazione italiana associazioni fotografiche. Noto per i suoi progetti documentaristici e visivi, è il più giovane nella storia del premio istituito nel 1994 per celebrare le eccellenze della fotografia italiana. Venturi è stato scelto per la coerenza, la profondità e l’attualità della sua ricerca fotografica che coniuga rigore documentario e linguaggio contemporaneo. I suoi progetti, come Made in Korea e Broken Mirror, restituiscono l’essenza di contesti geopolitici e culturali distanti, rendendoli accessibili e stimolanti.

SPORT

ALL’ARIA APERTA

Creazioni

IL VICINATO DELLE ERBE

FORLÌ | Nasce ‘Il Vicinato delle Erbe’: gli esercenti di Piazza Cavour a Forlì si uniscono per rivitalizzare il centro storico. L’iniziativa mira a valorizzare le diverse attività artigianali, commerciali e di ristorazione della piazza, creando un polo ludico e commerciale naturale con l’obiettivo di mantenere vivo il cuore della città. Il progetto parte con gli ‘InCantina Market’, mercatini vintage, handmade e second hand con musica e workshop, nei secondi mercoledì di giugno, luglio e settembre.

CESENA | Torna a Cesena l’Active Program 2025: fino al 31 luglio, i cittadini di tutte le età potranno partecipare a un variegato calendario di attività fisiche gratuite, pensate per corpo e mente. Si terrà al Club Ippodromo, Spiaggia 23 e Parco Vigne, con corsi di Zumba, Pilates, Yoga e altro. Iscrizione online con quota per copertura assicurativa.

GIOIELLERIA PRETOLANI

SOFIA

SCENEGGIATRICE E SCRITTRICE

DALLE SERIE TV

DI SUCCESSO AL GRANDE SCHERMO

ASSIRELLI

Dal piccolo borgo medievale che sembra uscito dalla penna di un autore di favole, al mondo che non conosce confini del cinema e della tv. Una distanza che può essere annullata dalla fervida mente di una bambina.

O dalla volitività di una ragazza baciata dal talento, determinata a trasformare la passione per la scrittura in professione.

Il paesello di 400 anime, già ‘capitale’ della Romagna Toscana, è quello di Portico di Romagna; la bimba, oggi giovane donna, ha il bel sorriso e gli occhi ridenti di Sofia Assirelli, affermata sceneggiatrice, autrice e scrittrice.

Un nome che può apparire sconosciuto ai più ma che acquisisce caratteri cubitali se associato a serie televisive di successo: da L’ispettore Coliandro a La porta rossa, da Tutto può succedere a I Cesaroni, da Summertime a Chiamami ancora amore. Fino a Gerri, crime in quattro puntate tramesso in maggio su Rai 1, e a La vita da grandi, che ha segnato il recente quanto apprezzato esordio cinemato-

grafico. Storie che hanno permesso a Sofia, a soli 40 anni, di aver già vissuto molte vite. Quella vera si snoda tra Romagna ed Emilia “Fino alla maggiore età ho abitato a Portico, dove ancora risiede la mia famiglia,” racconta, “e dove mi immagino quando sogno di essere a casa. Vi faccio ritorno appena posso, se sono quello che sono, lo devo proprio al mio paese.” Cittadina nota per il Palazzo Portinari, dove Dante Alighieri avrebbe incontrato l’amata Beatrice, e anche per i presepi che a Natale punteggiano ogni casa e ogni strada. Ma tuttora sprovvista di sala cinematografica. “Un mondo che ho conosciuto ‘da grande’. I miei ricordi d’infanzia sono legati alla scrittura: a quattro anni e mezzo mi cimentavo in storie di fantasia, graphic novel dal momento che univo testi e disegni,” dice Sofia. “Già allora mi immaginavo scrittrice, il percorso professionale tuttavia non è stato molto lineare: prima di approdare alla sceneggiatura ho svolto tanti lavori, nel giornalismo e nel mondo delle case editrici,

DI FRANCESCA MICCOLI FOTO ANDREA BARDI

cercando sempre di assecondare l’amore per lo scrivere.” Dopo aver studiato comunicazione a Bologna, Sofia frequenta il Centro sperimentale di cinematografia di Milano, specializzato nella scrittura di serie televisive. Il tirocinio a Roma sul set de I Cesaroni prelude al primo volo ad ali spiegate verso La porta rossa, ideata da quel Gianpiero Rigosi “conosciuto ai tempi del liceo in occasione di un corso alla Sala San Luigi di Forlì.”

L’amore per la serialità sboccia ai tempi di cartoni come Sailor Moon e serie tv quali Lost, Made Man e Game of thrones “Decisi di lavorare in quell’ambito in un momento in cui le serie tv erano quasi sconosciute,” spiega Sofia, “spinta dal desiderio di far provare a qualcun altro le stesse emozioni che vivevo io. Adoravo il meccanismo dell’attesa, della storia che continua. La

AFFERMATA

SCENEGGIATRICE, AUTRICE E SCRITTRICE, ORIGINARIA DI PORTICO DI ROMAGNA

DOVE TORNA OGNI VOLTA CHE PUÒ, È

AL SUO ESORDIO CINEMATOGRAFICO

CON IL FILM LA VITA DA GRANDI, ISPIRATO AL LIBRO

AUTOBIOGRAFICO DEI FRATELLI TERCON.

sceneggiatura comporta un tipo di scrittura meno spontanea e più di mestiere rispetto alla narrativa. I progetti seriali richiedono anni di lavoro, le tre stagioni de La porta rossa mi hanno impegnato dal 2014 al 2023. Periodo assimilabile a una vera e propria relazione. Come quella che si instaura con lo spettatore, che deve accordarti fiducia a lungo, per un tot di episodi. E che non va mai tradito: il colpo di scena deve provocare stupore senza mai scadere nella presa in giro o nel tradimento.”

Più recente l’amore per i film e le storie che si concludono. Tra i lungometraggi più amati, Pomodori verdi fritti, ‘il fantastico’ Pesce di nome Wanda, e gli ‘inarrivabili’ 8 e mezzo di Fellini e Una giornata particolare Il debutto in sala risale a pochi mesi fa con La vita da grandi. “La prima al teatro Petruzzelli in occasione del Bari International Film Festival è stata entusiasmante. Si tratta di un progetto a cui tengo tantissimo: nonostante sia ispirato al libro sulla vera storia della famiglia Tercon, dal titolo Mia sorella mi rompe le balle, e di un ‘autismo normale’, c’è molto di personale. Sono stata travolta da un’ondata di parole bellissime e della gratitudine di ragazzi autistici che si sono sentiti rappresentati.”

Un risultato figlio anche del bel rapporto instaurato con le altre sceneggiatrici: Greta Scarano, che è anche regista del film, e Tieta Madia.

“È stato piacevolissimo lavorare assieme. Ci siamo interrogate su temi personali, abbiamo cercato autenticità dentro di noi, rimanendo colpite nel profondo,” racconta. “E vedere il film sul grande schermo è stato soverchiante. Ho vissuto tante emozioni tutte assieme: succede qualcosa di magico quando ciò che avevi immaginato nella tua testa prende vita dopo essere stato attraversato dal lavoro di centinaia di persone.”

A volte è la casa di produzione a cercare lo sceneggiatore, “ad esempio per l’adattamento di un libro di cui ha acquisito i diritti, o per un semplice spunto. In altre occasioni

Ph. Julia Upali

è lo sceneggiatore a proporre il suo lavoro a produttori e registi, nella speranza che risponda alla loro esigenza commerciale.”

Ma come si gestisce la scrittura a più mani? “Ogni gruppo ha il proprio metodo. Capita di poter scegliere i compagni oppure che sia la casa di produzione ad associare persone che non hanno mai lavorato tra loro. Si mettono insieme teste e momenti intimi della propria vita. L’ideazione nasce da un lungo brain storming orale, un confronto profondo, continuo e costante: un lavoro che rende rapida la successiva scrittura, anche se possono capitare fasi di arresto o accelerazioni. Al termine ci scambiamo le parti di sceneggiatura per la lettura.”

E quando ti metti così a nudo sul personale, è molto facile che la sintonia lavorativa diventi anche sintonia relazionale, sfociando in un rapporto di amicizia.

“VEDERE IL FILM SUL GRANDE SCHERMO È STATO SOVERCHIANTE, QUANDO CIÒ CHE AVEVI IMMAGINATO

NELLA TUA TESTA PRENDE VITA DOPO

ESSERE STATO ATTRAVERSATO DAL LAVORO DI CENTINAIA DI PERSONE.”

NELLA PAGINA PRECEDENTE, LA SCENEGGIATRICE SOFIA ASSIRELLI CON MARGHERITA MUROLO, MATTEO ROVERE E GRETA SCARANO. IN ALTO, CON DIEGO PASSONI E CRISTINA PORTOLANO.

Non sempre gli sceneggiatori sono presenti alle riprese. “Talora un dispendio di forze non necessario. Mi affascina il set ma la regia è

un mondo che sento lontano: una vita che definisco da circense e anche precaria.”

Sofia guarda a un futuro che può considerarsi “in parte già presente. Tra film e serial sto lavorando a diversi progetti. Prima o poi tuttavia troverò il coraggio di buttarmi nel primo amore, quello per la narrativa.”

Eppure la ragazza di Portico, oggi residente a Bologna, vanta già un trascorso letterario. “Tettonica, edito da Feltrinelli e ambientato proprio nel mio adorato paese, che però sulla carta diventa Loggiano di Romagna. È la storia divertente di una ragazzina che chiede alla nonna di intercedere con Dio affinché le faccia crescere le tette. Seguirà un terremoto devastante ad alimentare il senso di colpa di una giovanissima che, diventando adulta, conosce istinti fino allora ignoti.”

Sofia non si rispecchia nella suggestione del poeta maledetto, spinto a scrivere nei momenti d’ispirazione. “Lavoro in casa seguendo orari quasi da ufficio. A volte mi capita di andare a Roma per riunioni, spostarmi per presentazioni di film o rimanere a Bologna, impegnata nell’insegnamento di sceneggiatura seriale alla Bottega Finzioni, esperta formatrice di educazione visiva, accreditata dal Miur e dal Mibac.”

Sofia non conosce la sindrome del cursore lampante sul monitor. “Capitano di rado giornate un po’ più fiacche. Il cervello si allena come se fosse un muscolo. Sempre. Nel tempo libero si alimenta il processo creativo. Viaggiare apre la mente,” conclude. “Da Portico a Portico dopo aver attraversato il pianeta. Fisicamente e idealmente.”

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SILVIA

UNA CARRIERA NELLA MUSICA TRA CANTO CORALE E INSEGNAMENTO

BIASINI

Le mani che si alzano con misurata energia, chiedono attenzione, si alzano lievi, cabrano decise, si sciolgono morbide, planano con grazia risoluta. Chi ha assistito a un concerto di coro diretto da Silvia Biasini non fatica a calare questa giovane donna nel suo prestigioso e già sterminato curriculum. Anche se tutto sembra risolversi lì, in quella magìa di voci legate da un fluido quasi tangibile alle belle braccia della direttrice del coro (pardòn, direttore, “perché in musica,” sono parole di Silvia Biasini, “non esiste il femminile.”)

Cori ma non solo. Benché sia l’armonia delle voci umane quella che risuona con maggiore emozione nella sensibilità artistica di Silvia Biasini, la sua è una esperienza musicale a tutto tondo.

Nata a Cesena 36 anni fa, diplomata a Bologna come direttrice di coro e pianista, ha conseguito la laurea musicale in Direzione di coro con lode e menzione, laurea in Scienza dell’educazione e un dottorato in Gestione

e coordinamento delle risorse umane. È direttrice artistica del Festival Corale ‘Suoni e colori’. Dal 2009 dirige il coro Ecce Novum e il Gruppo Vocale MusiCaesena. Si occupa di ricerca e trascrizione di musiche antiche di autori del territorio emiliano-romagnolo. Sono infiniti i concerti e spettacoli diretti in tutta Italia. Ha diretto il Coro Giovanile dell’Emilia-Romagna e dal 2016 è membro della Commissione Artistica di Aerco (Accademia di Formazione Corale).

Dal 2007 affianca all’attività artistica quella didattica come docente di propedeutica musicale e canto corale per le scuole primarie e dell’infanzia della provincia di Forlì-Cesena e Modena.

E da un anno, dopo alcuni impegni al Dams di Bologna, l’incarico più prestigioso: è la nuova direttrice della Fondazione Scuola di Musica ‘Carlo e Guglielmo Andreoli’. Una singolare scuola con sede a Mirandola (e altre sedi sussidiarie nel territorio), che deve la sua nascita alla collaborazione tra diversi

DI ELIDE GIORDANI
FOTO GIANMARIA ZANOTTI

comuni dell’hinterland modenese: una storia lunga sedici anni in cui ha costituito una fonte di formazione musicale qualificata attraverso corsi singoli e collettivi per bambini, ragazzi e adulti. Per seguirla più da vicino, pur non trascurando l’attività concertistica, Silvia Biasini si è trasferita a Poggio Rusco, piccolo paese dell’Oltrepò Mantovano, sulla linea di confine con la provincia di Modena, dove convive con il compagno, anche lui musicista.

Un approdo verso il quale Silvia Biasini è partita almeno trent’anni fa anni fa.

“Ho cominciato a sei anni studiando pianoforte e solo per un attimo ho pensato a un’al-

NATA A CESENA, È DIRETTRICE DELLA

FONDAZIONE SCUOLA

DI MUSICA ‘CARLO E GUGLIELMO ANDREOLI’

E DOCENTE DI CANTO

CORALE PER LE

SCUOLE PRIMARIE

E DELL’INFANZIA. SI OCCUPA DI RICERCA

E MUSICHE ANTICHE.

tra strada. Volevo fare la chimica, mi piaceva l’idea di mescolare gli elementi. Un po’ come organizzare un coro e da tante voci crearne una sola. Da bambina le mie bambole erano sistemate a coro con gli spartiti davanti.”

Ma quali sono stati, poi, i sogni di una giovane diplomata ragioniera ben consapevole della passione per la musica?

“Volevo accompagnare i cantanti lirici e comunque anch’io cantavo in un coro. Sono cresciuta a pane e opera. In casa se ne respirava l’aria, mio nonno Lamberto Severi era cantore, tenore e organista. È stato tra i fondatori del coro di Cesena. Ma a vent’anni, nel 2009, mi ero messa in testa di mettere in scena il Gloria di Vivaldi. Sono riuscita a raccogliere una quarantina di coristi, ottenere l’attenzione di un’orchestra e organizzare due concerti, uno a Cesena e uno a Forlì. È stato il mio debutto, oltreché una scommessa vinta.”

Essere musicisti vuol dire svolgere un mestiere o seguire una vocazione?

“Nasce come vocazione, poi diventa un’identità fortissima. Non potrei vivere senza la musica.”

In pratica, come stanno insieme i suoi vari impegni legati alla musica?

“Stanno in equilibrio tra la didattica, lo studio, il coro e i concerti. Mi piace molto l’insegnamento della musica ai bambini, è entusiasmante. I piccoli sono molto affascinati e la scoprono in modo tutt’altro che semplice, cantano a due o tre voci già in prima elementare. Il mio sogno è che la musica sia materia di studio, con maestri diplomati, in ogni grado d’istruzione.”

E il lavoro con il coro?

“Un impegno molto forte, anche psicologicamente. Occorre tenere insieme personalità ed emozioni diverse. Cantare è un gesto intimo, non tutti sono propensi a lasciarsi andare. È come chiedere a qualcuno di spogliarsi. Per molti è faticoso ed è nella relazione tra i coristi e il maestro di coro che spesso si raggiunge la bellezza.”

Ma come si forma, da niente, un coro come

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Ecce Novum o come il Gruppo Vocale MusiCaesena?

“Un po’ passa parola e un po’ volontà del maestro. I cori di oggi sono ancora quelli dei miei vent’anni. L’occasione del Gloria di Vivaldi doveva risolversi in un’unica occasione e, invece, dura tutt’oggi. All’inizio Ecce Novum, venti componenti, era un gruppo cesenate, oggi accoglie coristi da tutta la Romagna. Qualcuno si è aggiunto e altri hanno cessato ma diversi sono rimasti e sono cresciuti con me che, allora, non sapevo bene come si facesse ma che nel frattempo ho fatto il mio percorso di direttore di coro tra Cesena, Bologna e Arezzo. E poi c’è il Coro Armonico Ensemble di Carpi. Il coro polifonico è diviso tra quattro voci, due femminili e due maschili. Si tratta di persone che sanno

leggere uno spartito. Prima, invece, ciascun corista studiava la sua melodia in musicassette. Poi ci sono le prove. Ma oggi tutti studiano in privato per poter dare più spazio alla musica.”

Quando il risultato è soddisfacente per il maestro?

“Quando si percepisce quell’emozione che viene da un lungo lavoro. Se ci concentriamo solo sulle note non arriva nulla. Purtroppo, il lavoro del maestro con il suo coro non è quello che ti dà da vivere. Però l’emozione che restituisce è davvero incredibile.”

E la scelta dei brani?

“Parte dalla conoscenza della musica di ogni periodo e il coro ha, poi, gusti, un colore e una vocalità che vanno considerati nella scelta.”

IL RUGGITO

L’IMPRESA: DOPO OTTO ANNI IL FORLÌ CALCIO CONQUISTA LA SERIE C

DEL GALLETTO

Dopo otto anni, il Forlì Calcio

- Forlì Football Club torna nel gotha del pallone, conquistando la serie C al termine di una stagione strepitosa. Caratterizzata da grandi numeri: vittoria nel girone D del campionato di serie D con 10 punti di vantaggio sulla seconda in classifica, 19 addirittura sulla terza; una striscia di 12 vittorie consecutive, miglior attacco con ben 75 reti all’attivo, miglior differenza reti (+51!), + 16 in media inglese, 2,5 la media di punti a partita. Un’avventura condotta a suon di record e sfociata nel tripudio del 17 aprile scorso, quando la matematica ha dato concretezza al sogno al termine del match casalingo contro la Pistoiese, stesa da un gol di Elia Petrelli, capocannoniere e punto inamovibile dell’undici mercuriale. Un successo che ha trascinato un’intera città, presente in massa sugli spalti in occasione dell’ultima partita tra le mura amiche. Una passerella per i ragazzi di mister

IL FORLÌ CALCIO

CONQUISTA LA SERIE

C. LA SODDISFAZIONE

DEL PRESIDENTE, GIANFRANCO CAPPELLI:

“EMOZIONATO COME

MAI NELLA VITA, UN RISULTATO RAGGIUNTO

GRAZIE ALL’INCREDIBILE

ALCHIMIA CREATASI

TRA IL MISTER, IL SUO

STAFF E I FANTASTICI RAGAZZI.”

Alessandro Miramari, abilissimi a far vibrare d’orgoglio una tifoseria cresciuta parallelamente alla scalata al calcio che conta. Sfrenata la gioia del presidente Gianfranco Cappelli che, al triplice fischio della terzultima di campionato, ha lanciato un urlo liberatorio verso la tribu-

na, prima di gettarsi in campo in mezzo ai suoi ragazzi. “Mi si è aperto il cuore e ho pianto a dirotto, emozionato come mai nella vita,” racconta commosso il ‘pres’. “Non mi rendo ancora conto di quello che abbiamo fatto, difficilmente potrò dimenticare questa stagione.” Rimarcati con vigore i meriti del direttore sportivo Cristiano Protti e del direttore generale Matteo Mariani, Cappelli lascia i riflettori alla squadra. “Abbiamo raggiunto un grande risultato,” dice, “grazie all’incredibile alchimia creatasi tra il mister, il suo staff e i fantastici ragazzi.”

Ci ha sempre creduto coach Miramari. “Già nella conferenza stampa di presentazione avevamo dichiarato di non essere favoriti ma di poter essere competitivi,” afferma. “Sempre a contatto con il treno delle capolista, ci siamo resi conto che la possibilità di vincere era davvero a portata di mano.” Un crescendo concretizzatosi anche sugli

FOTO BOSCHERINI

UNA STAGIONE

STREPITOSA: VITTORIA

NEL GIRONE D DEL CAMPIONATO DI

SERIE D CON 10

PUNTI DI VANTAGGIO

E 12 VITTORIE

CONSECUTIVE. MISTER

MIRAMARI: “VOGLIAMO

RIEMPIRE IL MORGAGNI

TUTTE LE DOMENICHE.”

spalti. “Desideriamo portare ulteriore entusiasmo e riempire il Morgagni tutte le domeniche,” aggiunge l’allenatore fresco di rinnovo del contratto. Viaggia sulle ali dell’entusiasmo capitan Riccardo Gaiola, padovano classe 1996, protagonista di un campionato strepitoso. “Una delle mie stagioni migliori anche grazie al cambio di ruolo deciso dal mister,” racconta. “Non abbiamo vissuto momenti difficili, forse solo la sconfitta interna con lo Zenit Prato: un ko che anziché abbatterci ci ha dato ulteriore spinta.” Vincere con la fascia al braccio ha dato al trionfo un sapore ancora più dolce Grande gioia per il successo dei biancorossi è stata espressa anche dal sindaco Gianluca Zattini. “I ragazzi di mister Miramari hanno battuto ogni record, rendendosi protagonisti di un’impresa straordinaria,” le parole del primo cittadino. “Ognuno di loro ha dimostrato di essere un fuoriclasse dentro e fuori dal campo. La loro cavalcata resterà nella storia, al pari della dedizione, dello spirito di sacrificio e del merito sportivo che caratterizzano la società e l’intero staff

tecnico del Forlì Calcio.”

Oltre a celebrare pubblicamente i campioni nel corso del consiglio comunale del 27 maggio, l’amministrazione ha assunto l’impegno di “mettere in campo

IN APERTURA, LA SQUADRA E LA DIRIGENZA CON LA COPPA DEL CAMPIONATO NAZIONALE DILETTANTI GIRONE D. IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, IL PRESIDENTE GIANFRANCO CAPPELLI. IN BASSO, IL MISTER ALESSANDRO MIRAMARI.

“I RAGAZZI DI MISTER MIRAMARI HANNO

BATTUTO OGNI

RECORD,” LE PAROLE

DEL SINDACO ZATTINI. “OGNUNO DI LORO HA DIMOSTRATO DI ESSERE UN FUORICLASSE

DENTRO E FUORI

DAL CAMPO.”

tutti quegli ammodernamenti strutturali ed estetici allo stadio Tullo Morgagni, indispensabili dopo l’avanzamento di categoria. Siamo già al lavoro con i nostri uffici per rendere l’impianto cittadino idoneo per il campionato di serie C. Insomma, arriveremo alle porte della nuova stagione con tutte le carte in regola per rivendicare con forza il valore dei nostri galletti e la grinta dei nostri tifosi”. Parole che fanno sorridere gli occhi a patron Cappelli.

“Sono molto felice per le attestazioni ricevute dal governo cittadino,” chiosa il presidente,

che già guarda al futuro alzando ulteriormente l’asticella. “Ci sarà qualcosa da affinare per salire ancora di livello: ci saranno conferme e nuovi innesti, in base alle nostre possibilità.”

La serie C è un palcoscenico molto più dispendioso economicamente rispetto alle serie minori. “Abbiamo già partner importanti, vorremmo ampliare l’orizzonte,” dice Cappelli. “Con la direzione sportiva presenteremo un progetto che possa avvicinare ancora di più città e imprenditori.”

Il ritorno nel calcio che conta chiederà sforzi non solo econo-

mici. “Ci siamo resi conto che, grazie alla struttura creata in questi anni, a livello organizzativo non abbiamo niente da invidiare alle altre società. Di sicuro chi lavora nel Forlì, dall’ufficio stampa all’ufficio generale alla segreteria, è già pronto al salto di categoria. Ci sono tutti i presupposti per fare un buon campionato.” Poi dipenderà dalle risorse e dal mercato. “Ci muoveremo al momento giusto e con il passo giusto,” conclude il numero 1 della Società di viale Roma. “Per il futuro vogliamo consolidarci, senza porre limiti ai nostri obiettivi.”

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In PROJECT ONE STUDIO, ispirazione e progettazione si uniscono in una visione condivisa, plasmando spazi che raccontano una storia. La grammatica architettonica si intreccia armoniosamente con le esigenze del committente, dando forma a linee eleganti e spazi innovativi. È questa la missione che guida l’operato della società presieduta dall’ingegnere Fabio Bartolini, dall’architetto Emanuele Pasini e dall’ingegnere Gianmarco Pasini Frutto di un importante processo di rebranding, Project One Studio rappresenta l’evoluzione dello storico studio tecnico Galassi Giannessi Pasini, attivo dal 1981 e da sempre punto di riferimento a Cesena. La nuova identità, presentata ufficialmente nel 2022, restituisce una prospetti-

va contemporanea più forte, riconoscibile eppure discreta, capace di lasciare un segno senza cercare protagonismi. “Il nostro approccio stilistico è flessibile, mai confinato a un solo linguaggio,” afferma l’ingegner Fabio Bartolini. “La nostra forza risiede nella capacità di adattarci con efficacia alle esigenze del cliente, grazie a un approccio integrato che coniuga sostenibilità ambientale ed economica. Siamo progettisti poliedrici, aperti alla sperimentazione e in continua evoluzione.”

Lo studio si distingue per la qualità estetica e funzionale dei suoi progetti, curati in ogni dettaglio: dalla fattibilità tecnica alla resa visiva, dalla distribuzione degli spazi alla funzionalità.

Ogni soluzione nasce da un ascolto attento e si sviluppa con il supporto delle più avanzate tecnologie digitali: i clienti possono seguire l’evoluzione del progetto in tempo reale, grazie a modelli render personalizzati e immersivi. Particolare attenzione è riservata alla progettazione bio ed eco-sostenibile, con l’adozione di strategie che garantiscono il minimo impatto ambientale e la massima ottimizzazione economica. Tra i clienti dello studio figurano realtà di rilievo come Technogym, Wellness Foundation, BCC Riviera Banca, Hilti Group, Casa di Cura San Lorenzino, Mareco Luce, SAC Petroli, SAC Energy, CMC Lamiere, CILS Onlus, Villa Monti Banks, Poliambulatorio A-Medic, Centro Medico San Mauro e Automa Group.

Il nucleo fondatore di Project One Studio si è formato già ai tempi accademici, consolidandosi attraverso le prime esperienze condivise nello studio originario, poi oggetto di un’importante trasformazione. “Abbiamo background differenti e complementari,” spiega l’ingegner Gianmarco Pasini, “frutto di percorsi universitari di alto livello, svolti presso poli di eccellenza e arricchiti da master e specializzazioni che oggi costituiscono il nostro valore aggiunto.” Lo studio guarda al futuro come a un laboratorio aperto e in costante trasformazione, pronto a esplorare nuove frontiere progettuali.

“Vogliamo metterci continuamente in discussione,” afferma l’architetto Emanuele Pasini, “sperimentare forme, materiali e linguaggi per anticipare i bisogni di domani. Per noi, l’architettura è un dialogo vivo tra innovazione, sostenibilità e identità del luogo Siamo ossessionati dalla ricerca della perfezione: non ci accontentiamo della prima idea, ma rifiniamo ogni scelta con rigore e passione. Il nostro compito è dare forma al potenziale degli spazi, generando architetture che ispirano e trasformano. Ogni progetto è un’occasione per plasmare il futuro.”

NOMADE

NICOLÒ DALMONTE, L’AMORE

PER I CANI E LA VITA IN VAN

ADDESTRATORE

“Conosco la sensazione di quando ci si sente soli. Abbandonati. La riconosco negli sguardi dei cani che seguo in canile a Cesena. Grazie a loro ho trovato la mia strada e sarò sempre riconoscente. È come una missione sociale: cerco di ripagarli di tutto quello che hanno fatto per me.”

Per Nicolò Dalmonte ‘Una vita di cani’ non è solo lo slogan che ha scelto per la sua attività di istruttore cinofilo, ma rispecchia – letteralmente – la vita che ha scelto. Il protagonista del racconto? Ha 13 anni, si chiama Lord Byron e ha quattro zampe. “Oggi a ogni suo compleanno mi si stringe il cuore.” Poi Nicolò si ferma. “Devi sapere che è da lui che è iniziato tutto.” E da lì, riparte, emozionato. “Sono nato in una famiglia divisa, da ragazzino vivevo solo con mia madre e già a 13 anni uscivo spesso, avevo brutte abitudini.”

Dalmonte ricomincia a chiacchierare a ruota libera e a ripercorre la sua adolescenza, senza

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CENTRO CINOFILO

LE QUERCE, CAMPO

SAS DI CESENA E CON IL CANILE ACPA

INTERCOMUNALE

DI CESENA CHE HA

FREQUENTATO PRIMA

COME VOLONTARIO

E POI COME

RESPONSABILE DEI

CANI DI DIFFICILE

GESTIONE.

filtri. “A 19 anni sono scappato di casa e sono andato a vivere con una ragazza. Facevo il corriere, lavoro che mi è servito per pagarmi gli studi e il mio primo cane, Lord Byron.” Nicolò racconta che ha sempre

voluto un cane ma a casa erano stati chiari: niente animali.

“Così, appena ho potuto, non ci ho pensato due volte, una scelta fatta di cuore e di pancia che nel tempo si è rivelata una fortuna ma anche una prima difficoltà importante,” racconta.

“Lord Byron è un cane da caccia incrociato con la razza maremmano. Quando l’ho adottato aveva quattro mesi e, da subito, mi sono accorto di avere grossi problemi a gestirlo, sia in casa – distruggeva tutto – sia fuori. Tanto che mi impediva di uscire con gli amici perché temevo che li aggredisse. Dovevo risolvere il problema: mi avevano pure consigliato di dargli psicofarmaci.” E così nasce in lui la voglia di voglia di studiare.

“Mi sono iscritto a un corso Enci - Ente nazionale cinofilia italiana ma avevo bisogno di mettere tutto in pratica,” spiega Nicolò. “Così ho trovato un addestratore specializzato nella rieducazione comportamentale che

DI CRISTINA MAZZI

finalmente ha risolto i problemi con Lord Byron. Lui, dall’altra parte, ha visto il mio entusiasmo e ha spalancato le porte del suo campo.” Risultato? “Andavo lì tutti i giorni finito il lavoro da corriere. Lord Byron lavorava sempre meglio e io mi impegnavo tantissimo.”

Per anni Nicolò si è concentrato totalmente sulla sua passione e oggi è un istruttore cinofilo professionista. Il suo lavoro si divide tra le province di Rimini e di Forlì-Cesena, dove collabora

con il centro cinofilo le Querce, campo Sas di Cesena e con il Canile Acpa intercomunale di Cesena. Realtà che Dalmonte ha sempre frequentato prima come semplice volontario, poi come responsabile dei cani di difficile gestione, prestando servizio due volte a settimana. “Tutti pensano che l’addestratore cinofilo abbia a che fare tutto il giorno con i cani ma in realtà non è così,” spiega. “Si ha molto più a fare con le persone, devi cercare di capirle e farti capire.

Entrare in empatia. In un’ora di lezione dedico circa 20 minuti al contatto diretto con il cane, tutto il resto del tempo è per i proprietari, con i quali alla fine del percorso si instaura un rapporto di fiducia molto bello. La prima lezione è a casa dei clienti per vedere come si comportano con il cane nella quotidianità, poi ci vediamo al campo di lavoro.”

Un cambio di vita importante, coinciso con un’altra scelta importante. Quella di vivere in van. “All’inizio è stata una questione pratica,” dice. “Mi spostavo spesso e, per dedicare il massimo tempo allo studio, dormivo davanti al centro di addestramento. Nel tempo si è rivelata la scelta giusta: mi serve per spostarmi più velocemente tra clienti, campo e canile. Mi piace molto vivere così e mi ha fatto lavorare su me stesso Vivere su quattro ruote ti fa capire che ‘togliere’ è più difficile che ‘aggiungere’ e ti insegna a essere meno materialista e a tenere solo quello che ti serve. Ho lavorato sull’ordine perché, di natura,

“VIVERE SU QUATTRO RUOTE TI FA CAPIRE CHE ‘TOGLIERE’ È PIÙ DIFFICILE CHE

‘AGGIUNGERE’ E TI INSEGNA A ESSERE MENO MATERIALISTA. HO IMPARATO AD AVERE SOLO L’ESSENZIALE: LA MIA MACCHINA FOTOGRAFICA, I MIEI TRE CANI, POCHI VESTITI E UN FRIGO.”

VOCAZIONI

sono molto disordinato e ho imparato ad avere solo l’essenziale: la mia macchina fotografica, il pc, i miei tre cani, pochi vestiti e un frigo.”

Ma è quando si parla del suo progetto speciale in canile che l’istruttore cinofilo torna a emozionarsi. “Un giorno ho buttato giù un’idea: formare gli operatori di Cesena, volontari compresi, già in canile con un ‘protocollo unico’ per tutti i cani, per facilitare l’inserimento nelle famiglie.

Non riuscivo a vedere i cani in gabbia così a lungo,” dice, “così ho pensato di non aspettare e

di ‘rendere il cane adottabile’ ancora prima che arrivi in famiglia. Per facilitare gli incontri per l’adozione e per trovargli una nuova casa il prima possibile, senza rendere l’inserimento troppo traumatico.”

E poi sottolinea: “I cani ti insegnano tanto, bisogna solo trovare il percorso giusto per ognuno di loro. Questa è la parte del mio lavoro a cui tengo di più, non l’abbandonerei mai. Sento la responsabilità di aiutarli, insieme al meraviglioso staff del Canile di Cesena che ogni giorno si prende cura di loro.”

IMPLANTOLOGIA AVANZATA

LA SOLUZIONE PER CASI COMPLESSI

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Alla Clinica Merli affrontiamo con successo anche i casi più complessi, grazie alla nostra esperienza, alle conoscenze avanzate e all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia.

Il nostro team di esperti in chirurgia implantare, guidato dal Dottor Mauro Merli, offre soluzioni personalizzate, garantendo risultati di qualità ed eccellenza anche quando altri approcci non hanno dato i risultati sperati.

LE STANZE

NELLA CASA-STUDIO DEL PITTORE CESENATE

UGO PASINI

DEL SILENZIO

NELLA CAMPAGNA

CESENATE LA CASASTUDIO DEL PITTORE

UGO PASINI CHE, DAGLI

ANNI ’60, DIPINGE

NATURE MORTE E PAESAGGI. NEL SUO

LABORATORIO ANCHE

LE OPERE DEGLI

ARTISTI CHE LO HANNO

INFLUENZATO.

Un’affascinante casa colonica si staglia nella ridente campagna cesenate, con le sue pareti in mattoni dalle calde tonalità e i corridoi che si trasformano in piccole nicchie espositive, ricche di storia e di arte. Al suo interno si trova anche il laboratorio creativo di Ugo Pasini, dove il gesto pittorico dà vita alle sue opere d’arte. Questa è la casa-studio del pittore romagnolo, che dagli anni Sessanta dipinge nature morte e paesaggi, con uno stile così riconoscibile da averlo consacrato come uno dei principali esponenti di quella pittura cesenate che valorizza il realismo quotidiano Pasini nella sua lunga carriera, infatti, ha organizzato esposizioni e personali in diverse città italiane riscuotendo un enorme apprezzamento. “Sono cresciuto in questa casa, dove i miei genitori sono arrivati intorno al 1943 come mezzadri della contessa Perticari. Col tempo l’hanno acquistata,” racconta. “Ricordo che fu Ilario Fioravanti a idearne il progetto di ristrutturazione.” Fin dall’ingresso, l’abitazione racconta la storia di Pasini: uno spazio che ospita anche le opere di artisti che lo hanno influenzato nel corso degli anni. “Da bambino mi sporcavo con tutto quello che era colore,” dice. “Amavo i gessetti e sperimentavo con le diverse tinte e i

vari accostamenti. Erano gli anni in cui tramite la mia famiglia ho conosciuto quelle di Alberto Sughi e di Osvaldo Piraccini. Siamo diventati amici anche se loro erano più ‘grandi’ di me. Sughi e Piraccini venivano spesso a trovarmi in studio e mi offrivano preziosi consigli. Ho iniziato a usare i colori a olio seguendo le loro indicazioni. Realizzavo i miei quadri e poi, salendo sulla mia bici, li portavo nei loro studi per mostrare loro il risultato. Si può affermare che abbia iniziato a dipingere accanto a Osvaldo Piraccini e Alberto Sughi.”

Come ricordava Giordano Viroli, critico storico dell’arte: “Si tratta di artisti assai diversi tra loro per temperamento e orientamenti, non dovettero essergli maestri, almeno nella sostanza, e tuttavia, maggiori di età, poterono insegnargli la temperanza della tavolozza e ad assecondare con buoni consigli il suo innato interesse per la pittura.”

La casa di Pasini, al primo pia-

FOTO GIANMARIA ZANOTTI

no, raccoglie un soggiorno con soppalco in cui campeggia un quadro raffigurante un ‘ficus’ dalle importanti dimensioni, si disvela al visitatore come un itinerario che conduce alla mansarda studio dove lui vive tutte le sue ore creative.

IN QUESTE PAGINE, LA CASA-STUDIO

DEL PITTORE ROMAGNOLO UGO PASINI

NELLE CAMPAGNE DEL CESENATE.

Al centro il cavalletto, la lampada per studiare le ombre e le

tavolozze. Le tante tele appese in ogni angolo mostrano i diversi ‘periodi dell’artista’ che è passato dagli oggetti della quotidianità, ai prodotti della terra e al mare e ai paesaggi. Quadri dalle grandi dimensioni e altri molto piccini mostrano il suo stile metafisico che ha maturato nel tempo. “Tutto ha avuto inizio con qualche tubetto di colore e due o tre pennelli comprati in un negozio di vernici, un’assicella come tavolozza, alcune piccole tele grezze preparate in casa. Ho imparato andando per mostre,” racconta Pasini, “chiedevo a Piraccini di ospitarmi a Roma, viaggiavo per scoprire e osservare. Ricordo quando andai a vedere Morandi, rimasi folgorato. E che dire, poi, dell’indimenticabile cesto del Caravaggio e della ‘tazza con vaso’ di de Zurbarán che hanno fatto crescere in me un amore per le forme pulite ed esatte. Negli anni, ho avuto la pazienza di

“SUGHI E PIRACCINI VENIVANO A TROVARMI E MI OFFRIVANO PREZIOSI CONSIGLI, HO INIZIATO A USARE I COLORI A OLIO

SECONDO LE LORO INDICAZIONI. PORTAVO I MIEI QUADRI NEI LORO STUDI.”

studiare molto. Andavo spesso in Malatestiana per sfogliare i cataloghi delle mostre e i libri in cui erano raffigurati le opere dei ‘grandi’, ma non potevo prenderli in prestito. In questo mi ha aiutato ancora una volta l’amico Osvaldo Piraccini che facendosi garante con la Biblioteca, mi consentiva di portare a casa qualche libro per studiarli meglio. Mi ritengo molto fortunato,” sottolinea Pasini, “ho avuto due genitori che mi hanno lasciato libero di indagare le mie passioni in un periodo storico in cui l’arte era considerata solo un vezzo e non un’occasione per un futuro lavorativo, sono stati al mio fianco amici che mi hanno sostenuto nelle mie intuizioni e oggi da nonno di tre fantastiche bambine spero proprio che possano inseguire i loro sogni. A volte qualcuna di loro, vicino allo studio del nonno, disegna e sperimenta, vedremo cosa ci riserverà il futuro.”

TECNOACUSTICA S.R.L.

GLI SPECIALISTI DEL SILENZIO

TECNOACUSTICA

S.R.L., L’AZIENDA FORLIVESE SPECIALIZZATA NEL SETTORE DELL’INSONORIZZAZIONE INDUSTRIALE E DELLE BARRIERE ANTIRUMORE, HA FESTEGGIATO

I 30 ANNI DI ATTIVITÀ.

Innovazione, ricerca e sviluppo, con una costante attenzione all’ambiente come fattore strategico. Sono questi i principi ai quali si ispirano, dalla sua nascita a oggi, i soci fondatori di Tecnoacustica s.r.l., azienda forlivese specializzata in soluzioni e tecnologie antirumore, che ha tagliato il traguardo dei 30 anni di attività insieme ai dipendenti e alle loro famiglie, ai clienti e ai fornitori, al Grand Hotel di Cesenatico. Un traguardo che i tre soci fondatori – Sauro Boschi, Manuela Fucacci e Daniele Ravaioli – considerano una “tappa importante” di un

percorso in divenire e proiettato nel futuro.

“Quando abbiamo cominciato, nel 1995, negli uffici di via Gramadora, insieme a noi c’era anche Giovanni Golfarelli, che ci ha lasciati nel 2006 dopo una grave malattia,” dice l’ingegner Sauro Boschi. “Venivamo da un’azienda che si occupava di insonorizzazione e che un giorno chiuse i battenti. Forti dell’esperienza maturata, decidemmo di continuare da soli nel settore dell’insonorizzazione industriale e delle barriere antirumore.” E, come accade quando la competenza si

combina alla passione, quella che aveva il sapore di un’avventura è diventata una storia di successo. È del 2000 la costruzione e il trasferimento nella nuova sede in via Samuel Morse 30 a Forlì, alla quale si è aggiunta la seconda unità di via Fratelli Lumière 21 per gli assemblaggi dei prodotti e successivamente un importante ampliamento produttivo con l’acquisizione di aree per lo stoccaggio dei prodotti. A oggi l’azienda impiega circa 40 lavoratori, con un fatturato di oltre 17 milioni di euro nel 2024, in crescita del 30% rispetto all’anno precedente, con un consolidamento previsto nel 2025.

I professionisti di Tecnoacustica s.r.l. si occupano di tutti gli aspetti relativi al controllo e alla bonifica da rumore in ambito industriale, stradale e ferroviario e per i centri di ricerca: dalla progettazione alla realizzazione dell’impianto definitivo. In Italia e all’estero

“Nel tempo abbiamo iniziato a intraprendere i primi investimenti” prosegue Boschi, “acquistando nel 2000 l’impianto di profilatura automatica dei pannelli e nel 2005 l’innovativo impianto di verniciatura a polvere di poliestere per la realizzazione dei pannelli antirumore, primi e unici in Italia ad avere un impianto di profilatura e di verniciatura automatici dedicati in linea.”

“Operiamo nel settore dell’insonorizzazione, con progetti importanti ai quali siamo molto legati,” spiega l’ingegner Manue-

“SIAMO SPECIALIZZATI IN SERVIZI ‘CHIAVI IN MANO’ IN TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE E NELLA FORNITURA DI PANNELLI ACUSTICI

ANCHE ALL’ESTERO, CON UNA COSTANTE ATTENZIONE

ALLA QUALITÀ E ALL’ECOSOSTENIBILITÀ.”

la Fucacci, “a partire da quello di insonorizzazione di una turbogas realizzato ‘su misura’ per Ferrero, in cui abbiamo progettato anche l’impianto di ventilazione. Così come gli impianti di insonorizzazione di trituratori di rottami metallici per il costruttore Danieli, la realizzazione della camera anecoica più grande d’Europa progettata per l’Università di Ferrara, l’insonorizzazione di sale prova motori per importanti costruttori nel settore Automotive.” Tecnoacustica s.r.l. è tra i maggiori produttori di barriere e pannelli acustici per infrastrutture di mobilità, oltre che di barriere integrate di sicurezza e antirumore Railnoise e sito produttivo abilitato delle barriere integrate Integautos 2 di Autostrade per l’Italia.

A Santiago del Cile Tecnoacustica s.r.l. ha fornito circa 72mila mq di pannelli bi-assorbenti e fonoisolanti Tecnowall per la realizzazione di circa 16,5 km di barriere acustiche autostradali alte dai 4 ai 6 metri, installate in 8 diversi municipi della città. A Parigi ha collaborato per l’ampliamento delle barriere antirumore della

metropolitana.

“Siamo specializzati in servizi ‘chiavi in mano’ in tutto il territorio nazionale e nella fornitura di pannelli acustici anche all’estero, con una costante attenzione alla qualità e all’ecosostenibilità,”

spiega Daniele Ravaioli, “grazie a materiali provenienti da riciclo e di imballaggi riutilizzabili. Siamo in possesso dell’Autorizzazione Unica Ambientale e disponiamo di un impianto di depurazione delle acque reflue industriali derivanti dai nostri processi produttivi che ci consente di smaltire gli scarichi in fognatura. Siamo certificati da 25 anni con il sistema di qualità aziendale ISO 9001, da 8 anni secondo i sistemi di gestione ambientale ISO 14001 e di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro ISO 45001.”

Una realtà industriale in continua evoluzione. “Non siamo mai rimasti fermi sulle stesse tipologie di prodotto,” conclude Ravaioli, “lavoriamo in funzione delle richieste dei clienti e per sviluppare nuove soluzioni. È ciò che ci ha sempre caratterizzato ed è la strada che continueremo a percorrere.”

ARTE

DA CESENATICO AL GIAPPONE: LE BANDIERE MADE IN ITALY

NEL MONDO

NEL VENTO

DI PAOLA FRANCIA

UNA STORIA CHE HA ATTRAVERSATO PIÙ

DI MEZZO SECOLO E DUE GENERAZIONI, COMINCIATA NELLA

CUCINA DI CASA DI DOMENICO E ANTONELLA DE ASCENTIIS: “QUANDO NON SI FACEVA IL RAGÙ, SI CUCIVANO BANDIERE.”

Da Cesenatico al mondo. Le loro bandiere sventolano in Rue de la Loi, a Bruxelles, nella sede del Consiglio dell’Unione Europea, così come nell’avamporto dello Yacht Club del Principato di Monaco e nel quartier generale della Nato, a vessillo del made in Italy. Predilette dalla nazionale dei paracadutisti del Qatar, ondeggiano al vento delle Isole dell’Oceano Indiano e in Giappone. Quella di Adria Bandiere è una storia che ha attraversato più di mezzo secolo e due generazioni.

A cominciare da quella di Domenico De Ascentiis, il fondatore, agente di commercio di professione che, nel 1973, un po’ per caso e un po’ per passione, fa della cucina di casa – sotto la supervisione della moglie Antonella – un vero e proprio laboratorio. “Quando non si faceva il ragù si cucivano bandiere,” dice.

Anche se, a onor del vero e della storia, l’idea ce l’aveva in te-

sta fin da bambino. “Quando al mio paese, a San Benedetto del Tronto, giocavamo alle sassaiole nei rioni,” prosegue Domenico. “Io tenevo in mano un bastone sul quale sventolava un drappo rosso e mi beccavo le sassate di tutti. L’idea delle bandiere mi è venuta da lì.”

Nel volgere di 50 anni, l’azienda che dal 1992 ha sede a Cesenatico in viale Arno, ha fatto di quell’idea una storia di successo, conquistato con fatica e dedizione, 24 ore al giorno 7 giorni su 7. Artigianalità, abilità sartoriale e creatività sono gli ingredienti che l’hanno resa una realtà leader di settore in Italia e nel mondo, un’eccellenza del manifatturiero e del made in Italy di qualità e ‘su misura’ che sforna circa 850.000 pezzi l’anno.

Oggi, a raccogliere il testimone di papà Domenico e di mamma Antonella, ci sono i figli Cristina e Christian, che insieme guidano la compagine aziendale formata da una ventina di di-

pendenti addetti alla stamperia, al taglio e cucito e al confezionamento, dei quali i due terzi sono donne.

“Le nostre preziosissime sarte, alcune delle quali sono rientrate dalla pensione per continuare l’attività e formare le nuove leve: sono il nostro più grande patrimonio,” dice Cristina, “considerata anche la difficoltà di reperire manodopera specializzata tra i giovani che hanno aspettative economiche molto elevate e non sempre sono disposti a fare un percorso di formazione qualificata.”

“Del resto,” dice Cristina, “nella nostra famiglia la sartoria è sempre stata di casa, abbiamo respirato questa tradizione fin da bambini e la natura famigliare dell’azienda ci ha permesso di conservare quella passione che mettiamo in ogni manufatto.”

Ne sono un esempio pezzi ‘unici’ come le bandiere realizzate per le rievocazioni storiche. “Quelle per i giochi medievali di Pisa hanno richiesto uno studio di tre

anni, compresa la ricerca dei testi originali,” racconta.

Qui si continua a utilizzare la stampa serigrafica, anche dopo l’avvento di quella digitale che ha determinato un cambio radicale del mercato e un’impennata delle richieste. “E che ci consente di lavorare ad alti ritmi per prodotti con volumi importanti come i gagliardetti, le bandiere

A GUIDARE IL TEAM ‘AL FEMMINILE’ DI SARTE SONO I FIGLI CRISTINA E CHRISTIAN. CREATIVITÀ E ARTIGIANALITÀ –QUI SI CONTINUA A UTILIZZARE LA STAMPA SERIGRAFICA – NE FANNO UN’ECCELLENZA DEL MADE IN ITALY.

per manifestazioni politiche e sportive e per la pubblica amministrazione, con flessibilità e un servizio espresso,” prosegue. “Tagliamo e cuciamo come sarti,” questo il motto che si ama ripetere in viale Arno, dove da più di cinquant’anni, tra un punto croce e un ricamo, mani sapienti e veloci hanno fatto di un mestiere un’arte.

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Dieci ambulatori, di cui cinque dedicati all’odontoiatria, due sale chirurgiche, un ambiente di radiologia all’avanguardia, un ambulatorio di microscopia operatoria, una sala di fotografia e scansione digitale del volto, un’unità di sterilizzazione di tipo ospedaliero, un laboratorio di progettazione CAD-CAM e stampa 3D e attrezzature di ultima generazione per garantire le migliori cure e il massimo dell’attenzione al nostro paziente.

ANDAR

A SPASSO NEL ROSETO TRA COLORI E PROFUMI

PER FIORI

Tra le più antiche, risalente al tardo Seicento, c’è la Rosa damascena per antonomasia – conosciuta anche come ‘Kazanlik’, il nome della città bulgara in cui viene coltivata per l’essenza: a fiore doppio, un po’ spettinato, dalle calde tonalità del rosa. Poco distante, di un bianco puro, con boccioli spumosi e arrotondati che si aprono in coppe fitte, fiorisce rigogliosa l’ultima nata, tra gli ibridi di casa, dedicata alla missionaria forlivese

Annalena Tonelli

“Perché ogni rosa ha un nome e ogni nome è una storia,” spiega Maria Vittori che, insieme al fratello Domenico, gestisce l’omonimo Vivaio di Forlimpopoli e, al suo interno, la ‘collezione’ di oltre 800 varietà tra antiche, moderne e autoctone.

“Le rose seguono i ritmi della stagionalità, oggi raggiungono la piena fioritura a partire dalla metà di maggio e appartengono a un mondo di una vastità inimmaginabile,” spiega Maria Vitto-

NEI SENTIERI DEL ROSETO IN PIENA FIORITURA, ALLA

SCOPERTA DELLE 800

VARIETÀ DEL VIVAIO

VITTORI, IN UN TRIPUDIO

DI COLORI E PROFUMI.

L’ULTIMA NATA, TRA

GLI IBRIDI DI CASA, È

LA ROSA DEDICATA

ALLA MISSIONARIA

FORLIVESE ANNALENA TONELLI.

ri, “sia per quantità, ne esistono 140 specie e 35.000 cultivar, sia per tipologia. Un mondo che richiede dedizione e conoscenza, una vera e propria forma di collezionismo che, per sua natura, non può prescindere da un impegno e da una cura meticolosi.”

Passeggiare nei sentieri del rose-

to di maggio significa immergersi in un tripudio di colori, che vanno dai toni del pastello alle sfumature più accese, lasciandosi inebriare da un’esplosione di profumi

“Chi viene qui non sempre lo fa per comprare,” spiega Maria.

“C’è chi cerca un consiglio, chi vuole conoscere meglio il fiore o, semplicemente, chi si concede un momento di relax dalla frenesia quotidiana a contatto con una natura gentile.”

Quella per il vivaismo e per il giardinaggio è una passione che la famiglia Vittori coltiva dal 1870, quando Domenico, figlio di Angelo, giardiniere dei conti Paolucci De’ Calboli, dà avvio all’attività acquistando quello che era stato l’orto dei Carmelitani Scalzi di Ravaldino, ai piedi della Rocca di Caterina.

“Una passione ereditata da mio padre Alberto che, oltre una ventina di anni fa, ha cominciato a realizzare i primi ibridi. Le nostre varietà sono plantule tro-

DI PAOLA FRANCIA
FOTO ANDREA BONAVITA

vate in vivaio o nate da seme, che raccogliamo, selezioniamo e teniamo in osservazione una decina di anni per poi introdurle sul mercato. La prima rosa di mio padre, una rampicante, porta il nome del suo operaio più amato, Fabiano. Poi è stata la volta di Arturo, una rosa a cespuglio che si chiama come mio figlio.”

Non solo le stagioni: le rose seguono anche il mercato e le mode. E, se fino a qualche anno fa erano le variegate le più ricercate, oggi si privilegia la profumazione, mente il fiore rigido da taglio degli anni Settanta ha perso terreno rispetto a quello a coppa con cespugli ben formati. Mode e tendenze che hanno attraversato i secoli, da quando l’imperatrice Joséphine de

Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte, raccolse nei giardini della Malmaison 250 varietà di rose, acquistando tutte quelle fino ad allora co-

nosciute. Di quella memorabile collezione, restano le 120 tavole a colori che il pittore Pierre-Joseph Redouté disegnò negli anni in cui fu al servizio di Joséphine e che rimane una pietra miliare per la conoscenza botanica delle rose. “Ancora oggi ci affidiamo ai suoi disegni per distinguere le varietà,” spiega Maria. Il roseto è un microcosmo vivo tutto l’anno e in perenne mutazione nell’arco delle stagioni che, nel vigore della fioritura, per un intero giorno apre le porte ai visitatori per un’ammaliante passeggiata, accompagnata da laboratori, degustazioni e approfondimenti letterari, alla scoperta di un fiore dal fascino antico e immutato

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COMPAGNE

‘IO VIAGGIO IN PINK’: IL TOUR TUTTO AL FEMMINILE

DI VIAGGIO

Non è solo una vacanza, è un’esperienza. È più di un itinerario alla scoperta di nuove mete turistiche, è un viaggio nel viaggio attraverso luoghi geografici e dell’anima ‘Io viaggio in Pink’ è il format dedicato alle donne che amano l’avventura, che vogliono dedicarsi una vacanza per staccare dalla routine, con una sensibilità tutta al femminile.

“‘Io viaggio in Pink’ è un modo di vivere la vita e il viaggio con l’entusiasmo che le donne mettono in ogni cosa che fanno,”

spiega Elena Bianchini, di Viaggi Manuzzi di Cesena, ideatrice del format. “Un progetto che nasce dall’amicizia trentennale con Rita Guerrini, esperta di comunicazione e marketing, insieme lo abbiamo condiviso e finalmente è diventato realtà.”

Il primo viaggio per sole donne, nel 2023, ha come meta la Giordania, con 12 partecipanti tra i 16 e i 67 anni. “All’inizio ero un po’ impaurita, era prima volta, ma appena salite in pullman si è creata un’alchimia fantastica tra di noi. Per tutto il viaggio ci siamo aiutate e sostenute, prendendoci cura una dell’altra nelle nostre esigenze, differenze e libertà.” Un viaggio che le ha portate nei luoghi meno battuti e ‘turistici’ nel senso corrente del termine: dalla camminata nel deserto, fino alle case delle donne beduine “con le quali abbiamo danzato e cucinato.”

Nel 2024 è stata la volta della Lapponia e dell’aurora boreale. “Abbiamo fatto il bagno nel mare ghiacciato, guidato la slitta con i cani tra paesaggi mozzafiato, visitato un piccolo paesino assaporando usi e costumi culinari di un tempo,” racconta Elena, “perché il significato di questa esperienza è anche quello

di uscire dalla propria comfort zone personale e vivere emozioni e avventure, sempre con la complicità delle nostre compagne di viaggio e con una cura che diventa arricchimento.”

Quest’anno la meta prescelta è stata l’India, dove i sarti di un negozio di tessuti a Jaipur hanno appositamente confezionato per le viaggiatrici abiti in stile indiano con i colori dei loro sari, con i quali hanno partecipato a una lezione di cucina indiana presso una famiglia del luogo “che ci ha aperto le porte di casa.”

“Il format del tour in questo momento è in evoluzione,” dice Elena. “Il mio desiderio, quello che fin dall’inizio mi ha spinto a dar vita a questo tipo di vacanza, è che ogni viaggio abbia in sé un valore che vada ben oltre quello meramente economico e che crei legami e amicizie.”

E intanto si lavora per la prossima partenza, destinazione Istanbul, dal 18 al 22 settembre.

“Cinque giorni per vivere la città, attraversando la sua anima sospesa tra passato e futuro, tra Europa e Asia, sempre all’insegna della filosofia ‘Pink’,” dice Elena. E poi la crociera sul Nilo a bordo di una Dahabeya e l’Oman.

IN BASSO, IL TOUR AL FEMMINILE ‘IO VIAGGIO IN PINK’.

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ARS

L’IMPEGNO

E LA PASSIONE

DI FRANCO

CASADEI, MEDICO

E POETA

POETICA

Da dietro gli occhiali spiccano i suoi occhi vivissimi e curiosi che riescono a guardare al cuore dell’altro, la sua voce chiara scandisce le parole che nei suoi versi ritrovano i significati originali. Con fare discreto e delicato, introduce l’interlocutore nel suo spazio, un luogo poetico aperto a tutti, dove l’emozione

arriva con immediatezza, generando una fortissima empatia spirituale. Non importa che si tratti di un teatro, di una scuola o di una sala conferenze. Con Franco Casadei la parola diventa protagonista e, chi ascolta, si sente toccato nell’intimo. Bertinorese d’origine, classe 1946, vive a Cesena dove, da

oltre 40 anni, è medico otorinolaringoiatra: per lungo tempo all’Ospedale Bufalini e poi nella Casa di Cura S. Lorenzino di Cesena. Impegnato nell’Associazione Orizzonti di Cesena, ha pubblicato sei raccolte di liriche dal 2003 al 2021, quella più affermata si intitola Il bianco delle vele, vincitrice di 30 primi pre-

MEDICO E POETA, HA PUBBLICATO

NUMEROSE RACCOLTE

VINCITRICI DI

PREMI LETTERARI.

ULTIMAMENTE HA

DATO ALLE STAMPE

PERLE E PIRLATE: UN PATRIMONIO DI DIVERTENTI ‘STRAFALCIONI’.

mi, tra cui Ungaretti, 2005; Pavese, 2013; Gozzano, 2013; Alda Merini, 2019 e 2021. Toccanti sono i versi di Bruno e Rosalba, in memoria dei fratelli maggiori annegati insieme nel 1949 in un torrente sulle colline romagnole.

Casadei è tra gli ideatori de ‘La poesia nelle case’, attraverso la quale numerosi poeti sono andati nei luoghi più diversi a leggere e a parlare di poesia. “Come nella cantina del mio vinaio,” ricorda, “dove si sono ritrovati una settantina di anziani che hanno seguito con grande coinvolgimento la serata. La poesia non è solo per gli addetti ai lavori. Se di un testo poetico non resta uno stupore o un’emozione, non è vera poesia.”

Da studente del liceo classico ha amato Dante, Leopardi e Ungaretti. “Leopardi mi ha preso per la sua capacità descrittiva,” dice, “Ungaretti ha restituito alla pa-

rola la sua verginità originaria. La poesia mi ha cambiato.” Casadei è un grande lettore, prima che scrittore e poeta, una passione quella dei libri che ha coltivato anche nel lungo periodo in cui è stato impegnato nella sua professione di medico a Cesena.

“Ho iniziato quasi per gioco, scrivendo zirudélle e filastrocche in vernacolo romagnolo. Il mio lavoro non mi ha consentito di soffermarmi ogni volta che la poesia ‘ha bussato alla porta’, ma non ho mai abbandonato il desiderio di scrivere e l’ho coltivato con la lettura,” racconta.

“La mia fortuna è stata avere una maestra prima, e degli insegnanti poi, che mi hanno fatto amare l’ars poetica. Lo stupore per la parola mi accompagna da anni ed è diventata un’esigenza. Mi sono ritrovato a prendere appunti,” prosegue, “a scrivere sui

bordi di giornale e a raccogliere le mie composizioni legate a eventi tragici della mia famiglia, alla bellezza del creato e al mio lavoro di medico. Ogni poesia nasce come vuole: dall’ascolto di un dolore, dal guardare una cosa bella, da un lutto. Sui 50 anni ho scritto una poesia dedicata a un cassetto di casa mia, ho partecipato a un concorso e ho vinto.” Il termine poeta, per Casadei, è impegnativo.

“In un secolo di poeti grandi ce ne sono tre o quattro, noi poeti minori abbiamo il compito di educare l’animo a uno sguardo poetico su di noi e sulla realtà. Il poeta deve andare oltre l’apparenza. Quando visito una persona, ad esempio, cerco di guardarla come se fossi io e la poesia mi ha permesso di avere un’attenzione sull’altro, sia nella mia professione sia nella quotidianità.”

Casadei ha realizzato anche una raccolta dal titolo Nostro fratello Giuda - il Vangelo in poesia, testi che ripercorrono il tragitto dall’Annunciazione all’Ascensione. “Colpito da un incontro con una badessa che, alla domanda sul destino di Giuda, ha dato una risposta per me inattesa, ho iniziato a scrivere attingendo al Vangelo.”

Ultimamente Casadei ha dato alle stampe Perle(?) e pirlate(!). Aforismi, paradossi, patacate, libro che rivela un angolo fin qui taciuto della sua personalità, proponendo un patrimonio di ‘strafalcioni’ divertentissimi riguardanti l’alfabeto dei pazienti, in una commedia esilarante per il succedersi delle ‘patacate’. “La poesia è un’arte affascinante,” conclude Casadei, “ogni volta la incontriamo, porta con sé qualcosa che ci riguarda. Speriamo che, nel tempo, diventi sempre più accessibile a tutti.”

IL FONDO PENSIONE FIDEURAM

Investire nel proprio domani

Il Fondo Pensione Fideuram(1) è un pensiero concreto da dedicare al proprio domani grazie ad una rendita integrativa del sistema previdenziale obbligatorio che ha come primo obiettivo il mantenimento del proprio tenore di vita nel tempo.

Il Fondo Pensione Fideuram propone sei comparti d’investimento per costruire la propria rendita integrativa nel tempo. Ogni soluzione d’investimento propone una specifica politica di gestione e un diverso profilo di rischio/ rendimento(2), da valutare in base al numero di anni che separano dalla pensione, alla situazione lavorativa e al patrimonio personale.

Il Fondo Pensione Fideuram consente di beneficiare di un trattamento fiscale favorevole sui contributi versati, sui rendimenti e sulle prestazioni grazie a:

✓ deducibilità dei versamenti dal reddito complessivo, nei limiti previsti dalla legge;

✓ riduzione dell’imposta sostitutiva sul risultato netto maturato;

✓ riduzione della ritenuta a titolo di imposta sulle prestazioni pensionistiche erogate.

Consente, inoltre, di destinare il TFR al Fondo Pensione e scegliere di attivare le prestazioni assicurative accessorie, anche in un momento successivo all’adesione, per proteggere te e i tuoi cari dalle conseguenze di un’improvvisa scomparsa o da un’eventuale invalidità permanente, conseguente a malattia o infortunio, che sopraggiungano prima del pensionamento.

(1) Fondo pensione aperto ad adesione individuale, istituito da Fideuram Vita S.p.A.

(2) Il profilo di rischio indicato per ciascun comparto tende ad aumentare in caso di permanenza per un periodo inferiore a quello indicato

CHECK UP FINANZIARIO GRATUITO

Sono disponibile a offrirti un check up finanziario gratuito, senza alcun impegno da parte tua, se non sei già cliente di Fideuram o di altre Società del Gruppo Intesa Sanpaolo. Contattami per avere maggiori informazioni.

Filippo Venturini

Private Banker*

https://alfabeto.fideuram.it/filippo.venturini

Ufficio dei Private Banker di Forlì Piazza Orsi Mangelli, 5 Tel. 0543 451911

Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari. Prima dell’adesione, per un’illustrazione completa delle caratteristiche, della contribuzione, dei costi, delle opzioni di investimento e dei relativi rischi del Fondo Pensione Fideuram, si raccomanda di leggere la Sezione I della Nota informativa “Informazioni chiave per l’aderente”. La Nota Informativa completa e il Regolamento sono messi a disposizione presso gli uffici dei Private Banker* di Fideuram e sui siti internet di Fideuram S.p.A. (www.fideuram.it) e di Fideuram Vita S.p.A. (www.fideuramvita.it).

* Il Private Banker è un professionista della consulenza finanziaria, previdenziale ed assicurativa iscritto all’Albo Unico dei Consulenti Finanziari.

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