Rimini IN Magazine 02 2025

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LUCA MONTERSINO

LA RIVOLUZIONE DOLCE

ALESSANDRO CIACCI

ENFANT TERRIBLE

GIARDINO INCANTATO

IL CUSTODE DELLE ROSE

Leggi la rivista online

EDITORIALE

In copertina la nuova vita in Romagna dello chef, pasticcere e volto tv, Luca Montersino, entrato nell’Accademia maestri pasticceri italiani. È Alessandro Ciacci il vincitore del talent LOL - Chi ride è dentro 2; in un’epoca di crisi globali, il direttore del Santarcangelo Festival, Tomasz Kirenczuk, ci parla del futuro possibile. Visitiamo il roseto di San Marino accompagnati dal suo creatore Stefano Venturini; è un perfetto connubio di estetica e funzionalità Villa LP a Riccione. Il convegno ‘Vette e Onde Experience’ ripensa il rapporto tra entroterra e mare. Debora Grossi è la scrittrice specializzata nella celebrazione di nozze simboliche; compie vent’anni Mateureka, il Museo del calcolo di Pennabilli; è il frisbee la passione di Claudio ‘Clay’ Collerà. Infine, il libro del professor Carlo Dolcini, Amarcord e le Mille Miglia. Buona lettura!

DI ANDREA MASOTTI

Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XXV N. 2 giugno/luglio Reg. di Tribunale di Forlì il 20/12/2000 n.34

Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa, Paola Francia Coordinamento di redazione: Lucia Lombardi Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Gianluca Braga Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 09/06/2025

Collaboratori: Rita Celli, Alberto Crescentini, Milena Massani, Cristina Righi, Flavio Semprini, Margherita Stasi. Fotografi: Lorenzo Belmonte, Pietro Bertora, Collezione Catrani, Collezione Panozzo, Matteo Lonati, Federico Maimone, Tommaso Morosetti, Fabrizio Petrangeli, Flavio Ricci, Giorgio Salvatori.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

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06 PILLOLE

NOTIZIE DALLA PROVINCIA

10

40 CELEBRAZIONI PAROLE D’AMORE 42 STORIA LA POETICA DEI NUMERI

46 SPORT STILE LIBERO

49 LIBRI CORSA EPICA

50 ANNI

DI PASSIONE, CREATI IT , IMPEGNO E DEDIZIONE.

BOLOGNA | FORLÍ | CESENA | RIMINI | RA ENNA SALAROLI IT

PILLOLE

RIMINI | Rimini si prepara a vivere una stagione di grandi emozioni con la 76ª edizione della Sagra Musicale Malatestiana. Oltre quaranta appuntamenti tra concerti sinfonici, danza, progetti speciali e incontri culturali che animeranno teatri e chiese a partire da settembre fino al mese di dicembre. Tra gli ospiti più attesi, le celebri orchestre londinesi, la divina Cecilia Bartoli (nella foto) e il Ballet Preljocaj con un Lago dei Cigni rivisitato. Accanto a nomi di spicco, grande spazio è riservato ai giovani: numerosi sono i progetti pensati per valorizzare le nuove generazioni, dai concerti del Conservatorio Lettimi al Progetto Mentore. Un cartellone vario, raffinato, che coniuga tradizione e innovazione, nel segno della bellezza. Rimini, ancora una volta, capitale della musica.

CASA OPTIMA GUARDA AL FUTURO

SAN CLEMENTE | Casa Optima, eccellenza del made in Italy nella gelateria e pasticceria artigianale, cambia proprietà. Il gruppo, attivo in oltre 150 Paesi e titolare di otto marchi tra i più diffusi e apprezzati nel mercato del gelato artigianale, passa da Charterhouse Capital Partners a un consorzio guidato da Terlos Llp, fondo specializzato in brand consumer europei. Tra i limited partner spiccano Javier Ferrán, già Presidente di Casa Optima, e Adia, fondo sovrano di Abu Dhabi. L’azienda, che ha sede a San Clemente e conta cinque stabilimenti e oltre mille dipendenti, ha conosciuto una crescita straordinaria dal 2016. Oggi, con Ferrán e con il ceo Francesco Fattori, il gruppo si apre a una nuova fase di espansione e di innovazione globale.

UN RACCONTO DI LUCE, MEMORIA E IDENTITÀ

BELLARIA IGEA MARINA | C’è una poesia silenziosa nelle fotografie in bianco e nero di Marco Pesaresi, un battito che risuona tra i volti, le strade e il mare di Bellaria Igea Marina degli anni Novanta. La mostra Bellaria Igea Marina: una storia, al Centro Culturale Vittorio Belli fino al 28 settembre, è molto più di un’esposizione: è un incontro con l’anima di un luogo, restituita dallo sguardo profondo e sincero del fotografo riminese (1964-2001) che nel 1990 entra a far parte di Contrasto e nel 1994 vince il Premio Linea d’Ombra. 50 scatti inediti accompagnano in un viaggio di emozioni e memoria. In ogni immagine si avverte l’amore di Pesaresi per la sua terra e la capacità di cogliere la bellezza della quotidianità.

76ª SAGRA MUSICALE MALATESTIANA

PILLOLE

CARTOON CLUB 2025, TRA SOGNI E SEGNI

RIMINI | Dal 13 al 20 luglio 2025 Rimini si trasforma nella capitale della creatività con la 41ª edizione di Cartoon Club / Riminicomix, Festival internazionale dedicato a cinema d’animazione, fumetto e games. A firmare il manifesto ufficiale è Milo Manara, maestro indiscusso della nona arte, che immortala una figura femminile rilassata e sensuale al Grand Hotel di Rimini, omaggio alla città felliniana. Al grande regista è dedicata anche la mostra Di sogni e di segni, ospitata al Museo della Città, che racconta il suo legame artistico e umano con Federico Fellini. In chiusura, è in programma il week end di Riminicomix con cosplay, stand, giochi e concerti che animeranno Parco Fellini. Un appuntamento estivo imperdibile che coniuga emozione, immaginazione e cultura pop.

RICCIONE MUSIC CITY, UN’ESTATE IN NOTE

RICCIONE | Dal 22 giugno al 21 agosto Riccione si trasforma in una vera e propria città della musica. Con oltre venti concerti in programma distribuiti in quattro scenari iconici – dalle spiagge al Parco degli Olivetani, da piazzale Roma a piazzale Ceccarini – prende vita Riccione Music City, Festival diffuso che accende l’estate. All’alba, sulle spiagge, arrivano Syria, Antonella Ruggiero, Cesare Picco e Giorgio Poi. La sera, si anima l’anima urban del Versus Festival con Irama, Anna, Guè e Lazza. Piazzale Roma ospita il grande pop italiano con Nek, Renga, Alex Britti e una sorpresa finale il 21 agosto. Mentre il jazz internazionale incanta piazzale Ceccarini con Billy Cobham, Paolo Fresu, Michel Godard e Stefano Di Battista.

NUOVO CDA PER SCM GROUP

VILLA VERUCCHIO | L’assemblea dei soci di Scm Group ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione per il triennio 2025-2027 e approvato il bilancio consuntivo 2024. Il cda sarà guidato da Enrico Aureli, presidente, affiancato da Andrea Aureli e Giovanni Gemmani, vicepresidenti, Marco Mancini, amministratore delegato, Valentina Aureli, Luca Franceschini e Martino Gemmani. Adriano Aureli è stato nominato presidente onorario. I soci hanno ringraziato Andrea e Alfredo Aureli per il loro contributo nei ruoli precedenti. Il fatturato consolidato raggiunge i 900 milioni di euro, con due acquisizioni strategiche a rafforzare la crescita del Gruppo, leader globale nelle tecnologie per la lavorazione di materiali.

PROFILI

LUCA

LA NUOVA VITA

DELLO CHEF IN ROMAGNA TRA DOLCEZZA E INNOVAZIONE

MONTERSINO

Sono stati anni intensi, pieni di cambiamenti e sfide per Luca Montersino, rinomato chef, pasticcere, gelatiere, volto tv, divulgatore e formatore, “ma anche ricchissimi di soddisfazioni,” dice. “Abbiamo messo solide basi per un progetto di lungo termine, che unisce innovazione, qualità e divulgazione.” Dal 2021, infatti, ha spostato il suo quartier generale da Alba, in Piemonte, al nostro territorio, così vocato alla gelateria e alla pasticceria e che annovera molte eccellenze, oltre a essere sede di una delle più importanti fiere di settore come Sigep.

“Il trasferimento a San Marino è avvenuto in seguito alla partecipazione a un bando per start-up innovative, promosso dall’antica Repubblica. Il nostro progetto, incentrato su un’innovazione reale nel campo della formazione online per la pasticceria e la cucina salutistica – con un focus particolare sulla pasticceria senza zucchero – è stato selezionato e premiato,” spiega. “Questo ci ha permesso di stabilire qui il nostro nuovo quar-

tier generale, con l’intento di sviluppare una piattaforma formativa avanzata, accessibile, professionale e rivolta a un pubblico globale. A Riccione, invece, abbiamo trovato la location perfetta per il lancio stagionale della nostra gelateria Slice Roll, un progetto a cui teniamo molto e che rappresenta un’idea innovativa di gelato pre-porzionato a fette. Riccione, con la sua forte vocazione turistica e la capacità di attrarre pubblico da tutta Italia e dall’estero, si è rivelata la cornice ideale per testare e consolidare il nostro format.”

In autunno si è sposato con la marchigiana Romina Imbrescia, un periodo di grandi cambiamenti che vede la Romagna protagonista delle vostre vite private e lavorative, in quanto Romina è anche sua socia. Come vi dividete il lavoro?

“Romina è per me un punto di riferimento, sia nella vita privata che in quella professionale. È una donna estremamente competente, intuitiva, pratica e creativa allo stesso tempo. Il fatto che sia anche la mia compa-

DI LUCIA LOMBARDI
FOTO MATTEO LONATI

gna rende il nostro progetto ancora più coeso e autentico. Ci dividiamo i compiti in modo molto naturale: io mi occupo maggiormente dell’aspetto tecnico, creativo e formativo, mentre lei segue tutta la parte organizzativa, gestionale, commerciale e comunicativa.”

Com’è lavorare assieme? Quali visioni vi uniscono?

“Ci unisce una visione comune molto forte: crediamo in una pasticceria di qualità, consapevole, accessibile e trasparente, e soprattutto crediamo che il nostro mestiere debba avere un impatto positivo sulle persone, non solo in termini di gusto, ma anche di cultura e benessere.”

CHEF, PASTICCERE, E VOLTO TV, LUCA MONTERSINO HA

SPOSTATO IL SUO QUARTIER GENERALE

DA ALBA, IN PIEMONTE, A SAN MARINO. E HA

SCELTO RICCIONE PER IL LANCIO STAGIONALE

DELLA GELATERIA

SLICE ROLL.

In aprile, dopo il simposio dei maestri pasticceri, è stato accolto in Ampi, l’Accademia maestri pasticceri italiani: cosa significa essere entrato a far parte di questa importante realtà?

“L’ingresso in Ampi è stato per me un momento davvero significativo. Non tanto come traguardo personale – anche se ovviamente ne sono onorato – ma come riconoscimento per un percorso fuori dagli schemi, che ha sempre cercato di coniugare rigore tecnico e innovazione, gusto ed etica. Far parte dell’Accademia significa per me portare un contributo originale e concreto, non per ‘uniformarmi’, ma per arricchire il dibattito e spingere l’asticella ancora più in alto. È un’opportunità per crescere, per confrontarsi con colleghi che stimo profondamente e per contribuire con serietà alla crescita della pasticceria italiana nel mondo.”

Chef e pasticcere, fautore di una pasticceria salutistica, golosa e senza zucchero, non ha mai separato le due discipline, anzi. Quanto ha contribuito per la formazione di una sua visione conoscere entrambe le discipline?

“Il mio approccio alla cucina e alla pasticceria è sempre stato olistico. Non ho mai vissuto la cucina e la pasticceria come due mondi separati, anzi, sono profondamente convinto che la trasversalità sia una delle chiavi per innovare e crescere. Aver lavorato come cuoco mi ha dato una visione tecnica e pragmatica, mi ha insegnato a lavorare con le materie prime, con i tempi, con la stagionalità. La pasticceria, con la sua precisione, il rigore e la creatività, mi ha insegnato invece la struttura, la scienza, la pazienza. Queste due anime si sono fuse nella mia visione di pasticceria salutistica, che non rinuncia mai al piacere ma che cerca un equilibrio tra gusto, leggerezza e rispetto per il corpo e per la salute.”

Durante il discorso che ha tenuto per l’ingresso in Ampi, ha dichiarato che “anche se si fa pasticceria salutistica, la prima condizione è che sia buona.” Qual è il suo modo di intendere oggi pasticceria e gelateria?

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“Per me, fare pasticceria o gelateria, significa raccontare una storia attraverso il gusto, dove la bontà deve essere la prima regola. Posso usare zuccheri alternativi, farine diverse, bilanciamenti innovativi, ma se il dolce non è buono, tutto il resto non conta. La sfida è proprio questa: fare prodotti inclusivi, leggeri, digeribili, magari senza glutine o senza zucchero, ma che abbiano dignità e forza gustativa. Il mio obiettivo è alzare il livello della pasticceria ‘senza’, dimostrando che può essere non solo buona, ma straordinaria, elegante, raffinata, emozionante. E lo stesso vale per il gelato: naturale, pulito, bilanciato, realizzato con materie prime vere, ma sempre goloso e memorabile.”

Oltre ad essere noto volto televisivo, aver pubblicato centinaia di libri, è un formatore. Ha creato una scuola online e tiene corsi in tutt’Italia, ha affermato che “essere gelosi del proprio mestiere è sinonimo di

“MAESTRO È CHI METTE A DISPOSIZIONE IL PROPRIO SAPERE. IO CERCO DI ESSERE UN PONTE TRA LE GENERAZIONI, TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE. IL NOSTRO MESTIERE È FATTO DI CULTURA, RISPETTO E CONDIVISIONE.”

ignoranza e che tramandare il proprio sapere agli altri è sinonimo di intelligenza.” Ora che è anche maestro Ampi, è cambiato qualcosa? Chi è per lei un maestro e cosa significa esserlo per altri?

“Non è cambiato nulla nel mio approccio, se non il senso di responsabilità. Essere entrato in Ampi significa confermare con ancora più forza l’impegno nella formazione e nella divulgazione. Per me, un vero maestro non è colui che sa tutto ma colui che non ha paura di insegnare ciò che ha imparato. Un maestro è chi mette a disposizione il proprio sapere, chi si confronta con umiltà, chi stimola gli altri a superarlo, chi educa all’etica prima ancora che alla tecnica. Io cerco di essere questo: un ponte tra le generazioni, tra la tradizione e l’innovazione, tra chi sa e chi vuole imparare. Perché il nostro mestiere non è fatto solo di ricette ma di cultura, rispetto, passione e condivisione.”

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ENFANT

ALESSANDRO CIACCI, VINCITORE

DEL TALENT

LOL – CHI RIDE È DENTRO

TERRIBLE

Dal Circolo Milleluci di Rimini al programma tv LOL, fino a Rai Tre con Chiambretti. Il comico Alessandro Ciacci è sulla cresta dell’onda. L’attore 35enne, nato e cresciuto a Rimini, regista, autore, scrittore, è stato il vincitore rivelazione del talent di Amazon

Prime LOL Talent Show - Chi ride è dentro 2 e nuovo volto di LOL 5 - Chi ride è fuori. Al Teatro Brancaccio di Roma su dieci comici emergenti, Ciacci ha vinto su tutti. La sua comicità brillante ha colpito anche Piero Chiambretti che lo ha voluto ospite fisso nel suo programma Donne sull’orlo di una crisi di nervi, ogni giovedì in prima serata fino a fine giugno. “Vesto i panni di un sociologo che offre un punto di vista caleidoscopico e non convenzionale sui massimi sistemi,” dichiara.

Lei è un intellettuale con un’indole un po’ da enfant terrible, in giacca e cravatta, traghetta gli spettatori nel suo immaginario e piace davvero a tutti.

NATO E CRESCIUTO

A RIMINI, IL COMICO

ALESSANDRO CIACCI

È IL VINCITORE DEL

TALENT LOL - CHI RIDE

È DENTRO 2. LA SUA

COMICITÀ HA COLPITO

PIERO CHIAMBRETTI

CHE LO HA VOLUTO

OSPITE FISSO NEL

PROGRAMMA DONNE

SULL’ORLO DI UNA

CRISI DI NERVI.

“Cerco di sfruttare al meglio il mio bagaglio di competenze, dal teatro alla stand up passando per la scrittura narrativa, voglio che i miei spettacoli siano una grande festa collettiva.”

Com’è iniziata la sua carriera da comico?

“Volevo fare teatro di prosa, la

comicità è stata un incidente di percorso. Ho iniziato con un laboratorio ai tempi del liceo Serpieri. Dopo la maturità mi sono iscritto a una scuola di teatro, a Bologna: in occasione degli esami di Drammaturgia veniva sempre sottolineata la mia cifra comica, di stampo british. Da lì ho iniziato a prendere consapevolezza delle mie capacità e a occuparmi di scrittura umoristica vera a propria, a scrivere i miei primi sketch. Il mio materiale ha iniziato a circolare e alcuni professionisti mi hanno chiesto di scrivere monologhi comici per loro. Il passo successivo è stato metterci la faccia io stesso.”

E poi?

“Le serate si sono moltiplicate, ho iniziato a esibirmi in tutta Italia, all’interno del circuito stand up e dei teatri off con i miei one man show. Il Circolo Milleluci di Rimini è stata per diversi anni la mia seconda casa, oltre a esibirmi regolarmente organizzavo una fortunata rasse-

DI RITA CELLI
FOTO LORENZO BELMONTE

“VOLEVO FARE TEATRO DI PROSA, LA COMICITÀ È STATA UN INCIDENTE DI PERCORSO, HO UNA FORMAZIONE MULTICULTURALE. IL MIO LEGAME CON RIMINI È SIMILE A QUELLO CHE JOYCE AVEVA CON DUBLINO, COMPLICATO MA IMPRESCINDIBILE.”

gna di comicità. Con i tour sono arrivati anche i programmi tv, in primis quelli targati Comedy Central, e i Fringe Festival di Torino e Milano.”

L’ingresso a LOL come è arrivato?

“Da un messaggio in cui mi si proponeva un provino per una non meglio precisata trasmissione tv. Mi sono presentato con i miei monologhi, i miei cavalli di battaglia, che sono stati subito accettati dagli autori. Con quell’esperienza si è chiuso idealmente un cerchio ed è iniziato un capitolo tutto nuovo.”

Quanto ama Rimini, anche se con la sua comicità pungente la prende in giro?

“Tanto. Per indole, però, sono allergico ai campanili, ho una vocazione più cosmopolita, una formazione meticcia, multiculturale. Diciamo che il mio legame con Rimini è simile a quello che Joyce aveva con Dublino, complicato ma imprescindibile.”

In tivù si presenta come un intellettuale ma assolutamente folle e caustico.

“Non è una maschera, non è un personaggio costruito: sul palco mi presento con i miei storytelling per quello che sono, vestito come tutti i giorni. Il mio compito è prendere per mano gli

spettatori e portarli all’interno del mio mondo facendoli ridere il più possibile, ovviamente.”

Tra i progetti di questi mesi ce n’è uno a cui tiene particolarmente: il suo nuovo show teatrale Fantasista.

“Sì, sto girando i teatri con questo spettacolo che fonde teatro e

cabaret, sketch e monologhi, improvvisazione e personaggi. Per di più, è uno spettacolo-game, interattivo, dove è il pubblico a scegliere quello che accade sul palco, arrivando a determinare addirittura il finale. Mi piacerebbe portarlo in scena anche a Rimini, magari al Teatro Galli.”

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IL FUTURO

DIALOGO CON TOMASZ KIREŃCZUK, DIRETTORE DEL SANTARCANGELO FESTIVAL

POSSIBILE

Non tutto è deciso. È un’affermazione semplice ma necessaria. In un’epoca che ci appare sovrastata da crisi globali, guerre, disinformazione, razzismo sistemico e violenza sui corpi, il titolo della 55a edizione del Santarcangelo Festival (4-13 luglio), Not Yet, si fa appello, tensione, spiraglio di possibilità.

Lo racconta Tomasz Kirenczuk, classe 1983, curatore, drammaturgo e critico, al suo penultimo anno da direttore, che con lucidità e passione rivendica la natura profondamente politica di un festival che è ‘mezzo’ e non ‘fine’, che è radicato nel presente, con lo sguardo sempre rivolto al futuro.

“Ogni edizione è speciale, ma questa lo è per il contesto,” spiega Tomasz Kirenczuk. “Viviamo un momento storico in cui la paura e l’incertezza sembrano dominare, ma proprio in quella zona grigia si apre lo spazio per reagire, per proporre alternative.” Il titolo Not Yet, ‘non anco-

NOT YET È IL TITOLO

DELLA 55A EDIZIONE

DEL SANTARCANGELO FESTIVAL (4-13 LUGLIO).

IN UN’EPOCA CHE

APPARE SOVRASTATA

DA CRISI GLOBALI, È UN INVITO A NON ARRENDERSI, A CONSIDERARE L’ARTE

COME UN’AZIONE ESTETICA

E COMUNITARIA.

ra’, dunque, non nasce a tavolino ma scaturisce dal dialogo con le opere. “Ascoltiamo gli artisti e, solo dopo, osservando i fili che li connettono, emerge una visione condivisa. Quest’anno c’è una forte urgenza di attivismo, ma anche di speranza, di comunità.”

E infatti Not Yet è anche un invito a non arrendersi, a considerare l’arte come un’azione. Un’azione estetica, politica, corporea, comunitaria. La selezione degli spettacoli non risponde a mode ma a una coerenza tematica e formale. “Non ci basta un lavoro bello,” continua il direttore, “ci interessa che linguaggio artistico e contenuto si tengano insieme. L’opera deve porre domande, provocare, proporre.” Il programma 2025 attraversa confini geografici e ideologici. Artisti da Cile, Lituania, Ucraina, Medio Oriente e Africa si confrontano con la scena italiana in uno scambio paritario e dialogante. “Vogliamo uscire dalla prospettiva eurocentrica,” spiega Kirenczuk. “Spesso dimentichiamo che la ricchezza europea si è costruita sulle spalle di altri. Portare voci da contesti colonizzati, oppressi, invisibili, significa anche mettere in crisi le nostre certezze. Ed è esattamente ciò che ci serve.”

“VIVIAMO UN MOMENTO STORICO IN CUI L’INCERTEZZA SEMBRA DOMINARE

MA IN QUELLA

ZONA GRIGIA SI APRE LO SPAZIO PER REAGIRE. IL FESTIVAL È UN MIRACOLO IN RELAZIONE CON IL TERRITORIO.”

Il Festival abita i luoghi di Santarcangelo – piazze, edifici, spazi informali – e li trasforma in arene di ascolto e incontro. “Il festival è una comunità,” sottolinea. “Senza la relazione con il territorio, questo miracolo non sarebbe possibile.”

Il corpo è protagonista. Spazio d’espressione ma anche campo di battaglia: il corpo delle donne, delle persone trans e queer, delle minoranze razzializzate. “La violenza non è mai solo fisica,” precisa Kirenczuk, “è anche culturale, sistemica. Il patriarcato, il razzismo, la discriminazione si annidano nella quotidianità. Il teatro può aiutare a disinnescarli.”

Non mancano spettacoli che affrontano la questione della memoria. Tra questi, l’opera di Giorgiomaria Cornelio che omaggia trent’anni di teatro italiano e Pas Moi di Diana Anselmo che racconta la storia dal punto di vista della comunità sorda. “Sono narrazioni cancellate, marginalizzate. È il momento

di riscrivere anche la nostra idea di storia,” afferma Kirenczuk. E infine, la visione. “Un festival deve servire a creare relazioni, aprire orizzonti. Noi non ‘diamo voce’, ma ci interroghiamo su chi ascoltiamo. La visibilità è una responsabilità.”

E Santarcangelo, con la sua rete internazionale, il coraggio delle scelte e l’energia della sua comu-

nità, si conferma un laboratorio del possibile. Da vivere in libertà, come un’esperienza, per farsi attraversare da diverse prospettive. Not Yet non è solo un titolo: è una dichiarazione d’intenti. Un’ipotesi di futuro che nasce nel presente. Perché – come dice il direttore – “se non tutto è deciso, allora possiamo ancora intervenire.”

NELLA
PH PIETRO BERTORA
PH PIETRO BERTORA

composto da quattro storici djs

dell’iconico Paradiso Club di Rimini
Gianni Morri, Max Padovani, Michelino e Paolino Zanetti.
GIANNI MORRI
MAX PADOVANI
MICHELINO
PAOLINO ZANETTI

IL CUSTODE

IL GIARDINO INCANTATO CON VARIETÀ DA TUTTO IL MONDO

DELLE ROSE

C’è un luogo, nascosto tra le colline che guardano il Monte

Titano e sfiorano la costa adriatica, dove la bellezza sboccia in silenzio, petalo dopo petalo. È Un roseto a San Marino, il giardino di Stefano Venturini, collezionista, creatore, ibridatore e appassionato instancabile di rose. Un luogo che oggi raccoglie quasi mille varietà diverse, provenienti da tutto il mondo, curato con dedizione maniacale e amore autentico. Lo incontriamo nel cuore di questo paradiso fiorito, per farci raccontare una storia che profuma di sogno, pazienza e natura.

“Ho cominciato nel 2013, piantando oltre 700 varietà in una volta sola,” racconta Venturini.

Oggi il roseto si estende per oltre 1.000 metri quadrati in territorio sammarinese, in una zona agricola dove la costruzione è vietata. “Un bene, perché questo paesaggio va preservato,” dice. “Oggi le varietà presenti sono 980, tra rose antiche, rose in-

UN ROSETO A SAN

MARINO È IL GIARDINO

DI STEFANO VENTURINI, COLLEZIONISTA,

CREATORE, IBRIDATORE E APPASSIONATO

INSTANCABILE DI ROSE.

UN LUOGO CHE OGGI

RACCOGLIE QUASI

MILLE VARIETÀ

DIVERSE, PROVENIENTI

DA TUTTO IL MONDO.

glesi di David Austin, americane, francesi, tedesche, olandesi e rare varietà orientali, incluse molte ibridate da me.”

La sua è una collezione unica nel suo genere. “Ho cercato rose in tutta Europa, e anche in America, finché si poteva. Oggi molte non arrivano più a causa di restrizioni fitosanitarie,” spie-

ga Venturini. “Alcune le faccio arrivare tramite vivai specializzati italiani, altre direttamente da case storiche come Meilland, Delbard, Austin.” La passione lo ha portato ad acquisire anche varietà rarissime, “come le Ruffles o ‘rose spettinate’ dall’Olanda,” perfette con il vento di queste colline.

Non solo collezionista: Stefano è anche un creatore. “Ho realizzato alcune rose da zero, incrociando varietà a mano. Una delle ultime si chiama Titano, in omaggio al monte di San Marino: è una floribunda dai petali rosa chiari sopra e scuri sotto. Un’altra l’ho chiamata Agata, come la compatrona sammarinese, screziata e carnosa. Ogni nuova rosa è una scommessa, ci vogliono anche 7 anni per capire se vale la pena tenerla. Se su 200 semi ne nasce anche solo una interessante, è già una vittoria.”

Ogni rosa nel roseto ha una storia, un nome, un profumo. Alcune provengono da celebri ibri-

DI MILENA MASSANI FOTO FABRIZIO PETRANGELI

datori come Tom Carruth, altri da monaci inglesi appassionati come il reverendo Endo-Petterton. Le preferite di Stefano? “Quelle profumate, la Special Anniversary di Smith (2003), un’inglese con un profumo intensissimo. O quella dal profumo di liquirizia, o un’altra che profuma di mela acerba. C’è persino una rosa che sa di cannella!”

Il roseto non è solo un giardino, ma un piccolo centro culturale verde. Stefano organizza corsi di potatura a numero chiuso, in febbraio: “massimo 5 persone per volta, per imparare davvero.” E accoglie volentieri chi desidera visitarlo. “Si può venire liberamente al pomeriggio e la domenica su prenotazione. Arrivano persone da tutta Italia ma anche

stranieri. Nel 2024 sono stato segnalato sulla pagina dell’ente del turismo e in molti sono venuti a vedere.”

C’è chi arriva per passione, chi per curiosità, chi per imparare. E spesso, torna. “Negli anni ho visto nascere tanti piccoli roseti ispirati al mio. Persino dei ragazzi giovani si sono appassionati, io li aiuto, do consigli, anche an-

dando da loro. La cosa più bella è sapere di aver acceso qualcosa in qualcun altro.”

Passeggiare tra queste aiuole è un’esperienza sensoriale immersiva. Un vero incantamento. I colori si mescolano al profumo, le varietà si susseguono in un ordine apparentemente spontaneo ma pensato con attenzione.

“Qui ci sono le americane, lì le inglesi, là le antiche. Ogni lato ha la sua logica,” dice Venturini.

“Persino le rose ‘strambe’ hanno la loro dignità: alcune sembrano rose canine, con pochi petali, ma sono tra le più antiche. Una delle mie preferite è un’Alba danese del 1826.” In questi 12 anni, Stefano ha imparato molto. “Pensavo fosse un sogno solo mio, invece si è trasformato in qualcosa che coinvolge tante persone. E ogni giorno scopro qualcosa di nuovo. Una rosa che cambia colore, un ramo diverso,

una nuova pianta nata da un incrocio spontaneo. La natura ha sempre qualcosa da insegnarti, io cerco solo di ascoltarla.” Il prossimo traguardo? “Arrivare a mille varietà. Sto studiando dove metterle, ogni anno aggiungo qualcosa. Finché ce la faccio, questo sarà il mio angolo di paradiso. E spero anche quello di chi viene a scoprirlo.” Per un viaggio tra petali, storie e profumi che non dimenticherete.

QUESTA PAGINA, IL GIARDINO DI

ADVERTORIAL

CNA RIMINI

PROTAGONISTI DEL CAMBIAMENTO

È MARCO POLAZZI IL NUOVO PRESIDENTE DI CNA RIMINI, AFFIANCATO DAL DIRETTORE DAVIDE ORTALLI E DA

UNA PRESIDENZA RINNOVATA, DOPO L’ASSEMBLEA CHE SI È SVOLTA AL CENTRO CONGRESSI SGR DI RIMINI.

“CNA deve essere sempre più un luogo di idee, relazioni e competenze. Non un servizio da richiedere, ma una casa comune da abitare. Io porto la mia esperienza, il mio entusiasmo e la mia determinazione. In cambio chiedo una cosa: il vostro coinvolgimento. Solo insieme possiamo rendere CNA ancora più utile, moderna e vicina ai bisogni delle persone che lavorano e producono in questa provincia. Grazie di cuore per l’ascolto e per la fiducia.” Con queste parole Marco Polazzi , imprenditore con una solida esperienza nei settori delle energie rinnovabili, dell’immobiliare e della consulenza aziendale, si è insediato ed è il nuovo presidente di CNA Rimini. Succede a

Mirco Galeazzi, giunto al termine del suo secondo mandato. L’elezione è avvenuta al termine dell’Assemblea pubblica tenutasi al Centro Congressi SGR di Rimini , con oltre duecento partecipanti e la presenza di rappresentanti istituzionali, parlamentari, amministratori locali e vertici della Camera di Commercio. Polazzi guiderà l’Associazione affiancato dal direttore Davide Ortalli e da una presidenza rinnovata, che vede una forte presenza femminile “Accettiamo le nuove sfide con entusiasmo nel segno della continuità e dell’innovazione, proseguendo il lavoro avviato, che ha portato CNA Rimini, con 3.500 imprese associate, a confermarsi

l’Associazione più rappresentativa del territorio e il più grande centro servizi per le imprese L’obiettivo è quello di continuare a posizionare CNA nel territorio come interlocutore propositivo per dare risposte alle nostre imprese,” puntualizza Polazzi. “In particolare in questa fase, tra gli altri, guardiamo con attenzione a settori che riteniamo strategici per l’economia e per il territorio: eno-agroalimentare e tutte le sue eccellenze, wellness con tutto il suo indotto economico e il settore delle costruzioni, quale volano per la nostra economia e necessario per la rigenerazione urbana della Provincia.”

Questa la nuova presidenza di CNA Provinciale Rimini in carica

“ACCETTIAMO LE NUOVE SFIDE, PROSEGUENDO IL LAVORO AVVIATO CHE HA PORTATO CNA RIMINI, CON 3.500 IMPRESE ASSOCIATE, A CONFERMARSI L’ASSOCIAZIONE PIÙ RAPPRESENTATIVA DEL TERRITORIO E IL PIÙ GRANDE CENTRO SERVIZI PER LE IMPRESE.”

per i prossimi quattro anni: Marco Polazzi presidente, Roberto Corbelli vicepresidente, Raffaella Campi, Natascia Casali, Giulio D’Angelo, Adriana Pellegrini e Elena Zanni

Guidare la transizione e valorizzare le eccellenze. “Abbiamo avviato in questi anni progetti importanti e distintivi puntando su identità produttiva, transizione ecologica e innovazione,” dichiara Davide Ortalli, in continuità nel ruolo di direttore. Penso a quelli che hanno al centro la valorizzazione del territorio e delle sue eccellenze, come Produciamo Romagna e la Scuola del Gusto, nati per rafforzare le filiere locali e promuovere i prodotti d’eccellenza, partendo dal loro racconto, dalla storia e dalla cultura. Dobbiamo raccontare la nostra identità produttiva, portarla nelle scuole, nei quartieri e nelle piazze. Anche turismo e commercio passano da qui. Proseguiremo in questo impegno,” prosegue il direttore, “così come sull’aggregazione di imprese nel settore costruzioni e impianti che vede protagonista il Consorzio Co.E.So, rete di imprese per edilizia sostenibile e su CNA 4.0, piattaforma di servizi per digita-

lizzazione, AI, export e formazione, tutti ambiti strategici allo sviluppo delle nostre imprese”.

“Sul fronte ambientale,” riprende il presidente Polazzi, “è nata Rimini Città Solare, un patto tra imprese e cittadini per la transizione energetica. Fondamentale il rilancio del commercio urbano con la Rimini Shopping Night, che ha già coinvolto novanta negozi in dieci serate estive. Servono idee nuove e sinergie tra commercio, cultura e intrattenimento.” Focus anche sul polo fieristico. “CNA vuole rafforzare la propria presenza alle principali manifestazioni,” puntualizza Polazzi, “creando connessioni tra imprese locali e mercati internazionali.”

“Da cinquant’anni a Rimini CNA è punto di riferimento per migliaia di piccole e medie aziende, professionisti, cittadini e pensionati che trovano nei nostri uffici competenza, servizi di qualità e risposte ai loro bisogni. Proseguiremo convintamente il percorso tracciato per una CNA sempre più organizzata e capace di interpretare il cambiamento,” prosegue Ortalli. La nostra missione è mettere a disposizione strumenti concreti, visione strategica e una

rete solida di relazioni, che rappresenta il vero valore aggiunto del nostro sistema. Solo così il territorio e le imprese potranno affrontare con forza le sfide del futuro.”

Artigiani Imprenditori d’Italia Rimini

IN APERTURA, LA NUOVA PRESIDENZA DI CNA RIMINI. IN ALTO, IL NEO ELETTO PRESIDENTE MARCO POLAZZI E, SOTTO, IL DIRETTORE DAVIDE ORTALLI.

Rimini

VILLA LP A RICCIONE CONIUGA ESTETICA E FUNZIONALITÀ

DELLO STILE L’ESSENZA

DI LUCIA LOMBARDI FOTO FLAVIO RICCI

VILLA LP A

RICCIONE, FRUTTO DELLA CREATIVITÀ DELL’ARCHITETTO ROBERTA CASALINI, È UN ESEMPIO DI COME L’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA

POSSA CONIUGARE ESTETICA E SOSTENIBILITÀ.

Riccione, città vibrante e in continua evoluzione, è lo scenario in cui si inserisce Villa LP, un progetto residenziale che incarna l’essenza della contemporaneità. Frutto della creatività dell’architetto Roberta Casalini, questa abitazione nasce da una demolizione e fedele ricostruzione di una preesistente villetta bifamiliare, trasformandosi in un’oasi di design e funzionalità per una famiglia di quattro persone: genitori e figli, un maschio e una femmina.

La sfida progettuale di Villa LP si è radicata nel contesto urbano di Riccione, caratterizzato da lotti compatti e abitazioni ravvicinate. L’architetto Casalini ha saputo trasformare i vincoli in opportunità, partendo dal sedime del vecchio fabbricato per dare vita a una residenza che ottimizza ogni centimetro disponibile.

La demolizione e la fedele ri-

costruzione hanno permesso di mantenere le distanze dai confini preesistenti, un aspetto cruciale in una zona densamente edificata. Inoltre, l’attenzione all’efficienza energetica ha consentito di ampliare la superficie dell’immobile del 20%, rispondendo al desiderio espresso dalla committenza di creare spazi più ampi.

Villa LP è un esempio di come l’architettura contemporanea possa coniugare estetica e sostenibilità. L’efficienza energetica è stata una priorità, tradotta in scelte progettuali mirate. L’isolamento termico è garantito da un cappotto in grafite e da infissi performanti, che contribuiscono a ridurre i consumi energetici. Un impianto di ventilazione forzata assicura un costante ricambio d’aria, creando un ambiente salubre e confortevole. La produzione di energia è affidata a un

impianto fotovoltaico, integrato da batterie di accumulo che ottimizzano l’utilizzo dell’energia solare.

Il piano terra di Villa LP è dedicato alla zona giorno, un ambiente fluido e multifunzionale pensato per la convivialità e il relax. L’elemento che cattura lo sguardo è la scala, concepita come un fulcro visivo e spaziale. “La scala è nata come elemento di forza,” spiega Roberta Casalini, “un elemento scultoreo che divide e al tempo stesso unisce gli spazi. Il rivestimento in marmo grigio carnico crea un portale scenografico, mentre il doppio gradone laterale offre una superficie d’appoggio per oggetti decorativi.”

La zona giorno accoglie diverse funzioni: un’area dedicata all’ascolto della musica, con un mobile su misura in rovere scurito e dettagli in ottone, progettato per ospitare giradischi e vinili. La cucina, pur essendo aperta, è in parte schermata da una parete-arredo che la separa visivamente dal resto del living. Il tavolo da pranzo, dalle linee scultoree, diventa protagonista dello spazio, illuminato da eleganti lampade a sospensione. La scelta dei materiali e dei colori contribuisce a definire l’atmosfera di Villa LP. Il parquet in rovere termotrattato, posato a spina ungherese, conferisce calore e dinamismo agli ambienti. Le pareti sono caratterizzate da toni scuri e avvolgenti, che creano un senso di intimità e raffinatezza Il marmo grigio carnico, utilizzato per la scala e per altri dettagli, aggiunge un tocco di preziosità. Le veneziane all’ingresso filtrano la luce naturale, creando suggestivi giochi di chiaroscuro e garantendo la privacy.

Il piano superiore è dedicato alla zona notte, dove ogni membro

IN QUESTE PAGINE, VILLA LP A RICCIONE PROGETTATA DA ROBERTA CASALINI.

LE AMPIE VETRATE DEL LIVING CREANO UNA CONTINUITÀ VISIVA

CON LA PISCINA, ELEMENTO CENTRALE DEL PROGETTO. IL

PORTICO, RICAVATO DA UN ARRETRAMENTO DEL VOLUME AL PIANO TERRA, OFFRE UNO SPAZIO PROTETTO PER GODERSI LA VITA ALL’ARIA APERTA.

della famiglia può godere di spazi personali e funzionali. Le camere dei ragazzi, ampie e luminose, sono dotate di un bagno condiviso, organizzato con lavandini separati per maschio e femmina. La camera padronale, con il suo bagno privato, è concepita come una suite, un rifugio intimo e rilassante.

Il bagno padronale è caratterizzato da un’audace scelta cromatica: il verde intenso del gres porcellanato effetto marmo riveste pareti e pavimento, creando un ambiente lussuoso e scenografico. Villa LP è progettata per

favorire una fluida interazione tra gli spazi interni ed esterni Le ampie vetrate del living creano una continuità visiva con la piscina, che diventa un elemento centrale del progetto. Il portico, ricavato da un arretramento del volume al piano terra, offre uno spazio protetto e ombreggiato per godersi la vita all’aria aperta. La piscina, posizionata in modo da massimizzare l’esposizione al sole, è circondata da un pavimento in gres porcellanato effetto pietra, scelto per la sua resistenza e per la sua estetica raffinata.

Villa LP è un progetto che nasce dall’ascolto delle esigenze della committenza e dalla capacità dell’architetto Roberta Casalini di tradurle in uno spazio unico e personalizzato

Ogni dettaglio, dai mobili su misura alla scelta dei materiali, è pensato per creare una casa che rispecchi lo stile di vita e i gusti della famiglia. Il risultato finale è un’abitazione che coniuga estetica e funzionalità, un’espressione di architettura contemporanea che si inserisce armoniosamente nel contesto di Riccione.

DALLA COSTA AI BORGHI: RIPENSARE

L’ACCOGLIENZA DEL FUTURO

PER NATURA

DI FLAVIO SEMPRINI

SI È TENUTO A CATTOLICA E MONTEGRIDOLFO IL CONVEGNO ‘VETTE E ONDE EXPERIENCE’ PER ESPLORARE IL CONNUBIO TRA ARCHITETTURA E AMBIENTE E PER RIDEFINIRE L’OSPITALITÀ DEL FUTURO.

Si è tenuto a Cattolica e Montegridolfo il convegno ‘Vette e Onde Experience - Ripensare la costa, l’abbraccio tra entroterra e mare’, seconda tappa di un tour di incontri il cui primo appuntamento è stato ospitato a Cortina e che, dopo le due cittadine in provincia di Rimini, vedrà altri due appuntamenti a Livigno a settembre e a Positano nel mese di ottobre. A spiegare il titolo dell’evento, in apparenza ‘dissonante’, è l’architetto Monica Gasperini, ambassador dell’iniziativa.

“Occorre premettere che ‘Vette e Onde’ è una proposta che nasce da un’idea mia e della collega Ambra Piccin di Cortina,” spiega. “Siamo due architetti che lavorano su progetti comuni, siamo legate ai nostri territori di appartenenza: volevamo esplorare e creare nuove forme di ospitalità e di residenza per la montagna e il mare. L’idea è stata presa in carico da due società di marketing, Mc International

di Milano e Arzanà di Venezia. Insieme a loro e, anche grazie a brand che operano nel campo dell’arredamento e dell’accoglienza, il progetto si sviluppa su quattro tappe con altrettanti convegni che comprendono una parte più internazionale e una più legata al territorio.”

Architetti, designer e professionisti dell’ospitalità in sinergia per far nascere punti di convergenza fra creatività e strategie di business. “L’obiettivo è quello di ridefinire l’ospitalità del futuro,” prosegue Gasperini, “ispirandosi a valori autentici e con il dovuto rispetto per il territorio e la sua natura.”

Un nuovo approccio al turismo, quindi, che ha come principali artefici i professionisti dell’accoglienza ma anche chi si occupa di food, wine e immobiliare, “con particolare riferimento all’hotellerie di eccellenza,” spiega l’architetto, “sia legata al lusso, sia alle esigenze di un turista che non si accontenta del-

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“DEVE DISSOLVERSI IL CONFINE FRA COSTA ED ENTROTERRA, BORGHI SILENZIOSI E LOCALITÀ BALNEARI DEVONO ESSERE PARTI DI UN UNICO ECOSISTEMA,” SPIEGA L’ARCHITETTO MONICA GASPERINI.

TURISMO

la sola spiaggia.” Creare nuove connessioni tra costa ed entroterra, rendendole un tutt’uno: questa la sfida per il settore. “Che richiede un grandissimo lavoro di squadra e una visione più collaborativa. Oggi vediamo che mare e collina viaggiano a due velocità diverse,” dice Gasperini. “Chi predilige la costa ha un consumo ‘rapido’ della vacanza. Il turista dell’entroterra, invece, ha un approccio diverso: è orientato all’albergo diffuso o al bed and breakfast ben strutturato, cerca esperienze legate all’enogastronomia di alto profilo, alla cultura e allo sport, soprattutto

al cicloturismo. La visione che dovrebbe prevalere è quella della destagionalizzazione, perché darebbe modo di accontentare le due diverse tipologie di turisti e metterebbe in collegamento la costa e la collina che oggi appaiono disconnesse.”

“Sul mare ci sono molte strutture che non soddisfano le fasce alte della clientela, che optano così per l’entroterra,” continua l’architetto. “Potrebbero essere rigenerate e valorizzate attraverso un percorso che oggi non c’è e che un’iniziativa come ‘Vette e Onde Experience’ mira a costruire, abbracciando un’idea

di lifestyle basata su ospitalità di alto livello, food, sport e cultura. Insomma, il futuro del turismo romagnolo deve vedere dissolversi il confine fra costa ed entroterra lasciando spazio a un nuovo racconto del territorio più inclusivo, più sostenibile e più autentico. Borghi silenziosi, paesaggi collinari e località balneari devono essere parti di un unico ecosistema da riscoprire e rigenerare. Così come dovrebbe cadere la linea ideale che separa la Romagna dalle Marche, così da fornire una visione più ampia e armoniosa a chi decide di visitare i nostri luoghi.”

NELLA PAGINA PRECEDENTE, UNA VEDUTA DI MONTEGRIDOLFO. A SINISTRA, PARTICOLARE DI MONTEGRIDOLFO E DEL LUNGOMARE DI CATTOLICA. IN ALTO, L’ARCHITETTO MONICA GASPERINI. IN BASSO, DA SINISTRA: MONICA GASPERINI, ALBERTA FERRETTI E LA SINDACA DI CATTOLICA FRANCA FORONCHI.

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PAROLE

LA RICCIONESE DEBORA GROSSI TRA SCRITTURA E NOZZE SIMBOLICHE

D’AMORE

C’era una volta una giovane attrice e scrittrice, appassionata di storie, di ogni tipo. Tra uno show per bambini e uscite di suoi libri, ha collezionato talmente tante storie che quelle d’amore le ha rese uniche. Diventando una tra le celebranti più ricercate dell’Emilia-Romagna. La riccionese Debora Grossi, 34 anni, una laurea in Farmacia, ha fatto della sua passione per le storie un lavoro. “Questa passione mi ha portata a raccontarle attraverso spettacoli teatrali, show per famiglie e miei libri,” racconta Debora, “come Il movimento dei sogni realizzato insieme a Eleonora Calesini per Fandango libri, o Il mare non l’ha fatto lui per Minerva Edizioni. O la serie per bambini Il drago sputalatte con Daisy Ingrosso. Ho creato Il Rifugio dei libri, la prima little free library in giardino d’Italia e ho continuato a collezionare storie attraverso rassegne e incontri di lettura. Dal 2021 con i matrimoni racconto storie d’amore.” Esattamente che tipo di lavoro è quello della celebrante?

“Scrivo e celebro cerimonie simboliche per le coppie che scelgono di sposarsi con un rito personalizzato. Incontro gli sposi per conoscere i loro desideri. Insie-

DI RITA CELLI FOTO GIORGIO SALVATORI

me costruiamo una scaletta, poi proseguo con un’intervista e mi lascio ispirare dal nostro incontro e dalle loro confessioni. Una volta pronta la cerimonia, seguo la coppia fino al grande giorno. Li aiuto a scrivere le promesse.

A volte sono insieme a qualche sindaco per rendere più romantico il rito civile.”

Com’è nata l’idea dei matrimoni?

“L’idea è venuta a Isabella Lorenzi, la proprietaria del ristorante Il Mulino. Nel 2021 mi sono sposata da lei, con una cerimonia celtico-contemporanea scritta da me. Conoscendo il mio lavoro mi ha proposto di iniziare a scrivere cerimonie anche per altri. Ho conosciuto dj, fiorai, videomaker, wedding planner, location che a loro volta hanno iniziato a propormi con il passaparola.”

Che richieste arrivano?

“Matrimoni celtici, in lingua, ironici, a tema. Tutti speciali e unici perché ogni parola racconta i due innamorati. A volte gli invitati scoprono cose nuove ed è bello vederli emozionarsi. Ogni storia è diversa.”

I matrimoni più particolari che ha celebrato?

“Uno bellissimo in spiaggia con il rito del ring warming. Gli sposi

LA RICCIONESE

DEBORA GROSSI, 34 ANNI, SCRITTRICE, UNA LAUREA IN FARMACIA, HA FATTO

DELLA SUA PASSIONE

PER LE STORIE UN LAVORO: SCRIVE E CELEBRA CERIMONIE

SIMBOLICHE PER LE COPPIE CHE SCELGONO DI SPOSARSI CON UN RITO PERSONALIZZATO.

venivano da Malta e hanno scelto Rimini per riunire amici e parenti da tutta Europa. Prima dello scambio delle fedi gli invitati si sono passati di mano in mano gli anelli benedicendoli con un augurio speciale. Ho amato tutti i matrimoni, anche scrivere ispirandomi a Il Signore degli anelli Aspetto solo un matrimonio a tema Harry Potter.”

Matrimoni di vip?

“Non ancora. Ma ho avuto come invitati piloti della Moto Gp.”

I matrimoni non civili e con riti particolari sono in aumento?

“C’è un vero boom. Il rito simbolico convince anche i più scettici, quelli che non avrebbero mai pensato di sposarsi (come mio marito). Questo tipo di cerimonia è fatta su misura, c’è coinvolgimento attivo degli sposi.”

Qual è il rito più ricercato?

“I famosissimi riti della sabbia e delle candele, anche se ultimamente piacciono tantissimo l’handfasting e il filo rosso del destino, entrambi si perdono tra mito e leggenda. L’handfasting è il rituale del legame delle mani, ha origini celtiche-pagane e ancora si usa in Inghilterra, Scozia e Irlanda. Il corpo di due innamorati si unisce all’anima, un tempo bastava questo per definirsi sposati. Il filo rosso del destino è una leggenda giapponese. Le anime di due innamorati sono destinate a riconoscersi e ritrovarsi in ogni vita, per l’eternità, grazie ad un filo rosso invisibile legato ai mignoli della mano sinistra.”

Nella sua vita è un pozzo di idee e fa anche altro. Ci parli dei progetti per quest’anno.

“Nella mia testa frullano tantissime idee ma ce n’è una a cui sto lavorando da qualche anno. Un nuovo romanzo che vede protagonista proprio questo mondo qui…”

PH FEDERICO MAIMONE

LA POETICA

MATEUREKA, IL MUSEO DEL CALCOLO DI PENNABILLI COMPIE VENT’ANNI

DEI NUMERI

DI CRISTINA RIGHI
FOTO TOMMASO MOROSETTI

Da vent’anni a Pennabilli esiste un museo che racconta una delle più grandi avventure dell’intelletto umano: la storia del calcolo. Mateureka - Museo del Calcolo nasce quando uno studente tenta di distruggere una calcolatrice trovata in omaggio nel detersivo. Per lui è un oggetto banale. Per il suo insegnante è la scintilla per ideare un percorso che celebri la fatica e la genialità dell’uomo nel suo cammino verso il ‘piacere di contare’. Mateureka è il frutto della visione appassionata del professor Renzo Baldoni che, con studio, fatica e investendo stipendi e liquidazione, ha costruito una realtà riconosciuta in tutta Europa Il museo è una dichiarazione d’amore per la matematica e un tributo alla bellezza, alla creatività e alla storia. “Non è un luogo di esposizione passiva: qui si toccano con mano le idee, si gioca con i numeri, si esplora la scienza attraverso l’interazione,” illustra Baldoni. “Dalle tavolette

MATEUREKA, IL MUSEO DEL CALCOLO DI PENNABILLI, COMPIE

VENT’ANNI. LA RIVISTA DELL’UNIONE MATEMATICA ITALIANA

LO HA INSERITO TRA

I CINQUE MUSEI MATEMATICI PIÙ AUTOREVOLI D’EUROPA.

la sala dell’infinito e quella dei frattali, dove si può simulare un viaggio all’interno di un frattale fino a 10 milioni di iterazioni. “La geometria frattale ha messo in moto una rivoluzione nella matematica e nella scienza. Ma la scoperta che mi ha guidato nella realizzazione del museo,” continua Baldoni, “è che la bellezza, se analizzata a fondo, è legata a formule matematiche. Così Φ = 1,618 rappresenta per me Mateureka perché simbolo dell’armonia e della bellezza dell’universo.”

cuneiformi del 2200 a.C. a un rarissimo astrolabio arabo del XVII secolo, fino alla Curta, la più piccola calcolatrice meccanica mai realizzata, nata in un lager.”

Tra le sale più amate, quella dei solidi platonici e la sala del bello, dove il numero aureo Φ = 1,618 svela la matematica nascosta nella perfezione delle forme naturali. Tra le più coinvolgenti,

In vent’anni, Mateureka è cresciuto fino a diventare un riferimento internazionale. La rivista dell’Unione matematica italiana lo ha inserito tra i cinque musei matematici più autorevoli d’Europa, accanto alla Maison Poincaré di Parigi e al Mathematikum di Giessen. L’Università di Urbino gli ha conferito il Premio Montefeltro per il rigore scientifico, mentre La Repubblica lo ha definito ‘simbolo della cre-

atività scientifica, da non perdere.’ La Farm Cultural Park di Favara ha insignito il fondatore del titolo di ‘ribelle urbano’, celebrandone la determinazione a costruire cultura dal basso.

A Pennabilli, attorno al museo, si è creato un indotto economico e culturale vivace, a dimostrazione di come un’idea, se ben radicata nel territorio, possa generare bellezza e sviluppo. “Il futuro di Mateureka,” spiega Baldoni, “è cominciato con l’inaugurazione del Museo di Informatica, seconda tappa del racconto: dall’abaco agli algoritmi, dalla fatica al piacere di contare.”

Per festeggiare i vent’anni, inoltre, apre una nuova sala alle curve matematiche: ologrammi, installazioni immersive e un’officina creativa dove ‘costruire’ curve reali, astratte, persino... patologiche. Un’esperienza tra arte e scienza, pensata per stupire, incuriosire, educare.

“Rimane per me emblematica,” racconta Baldoni, “una studentessa di quinta superiore, per niente interessata alla matematica, partita controvoglia da Milano che, alla fine della visita, mi dice con gli occhi che sprizzano gioia: prof, non andrei più via da questo museo.”

In un mondo che spesso riduce

“LA SCOPERTA CHE MI HA GUIDATO NELLA REALIZZAZIONE DEL MUSEO È CHE LA BELLEZZA È LEGATA A FORMULE MATEMATICHE,” SPIEGA IL PROFESSOR RENZO BALDONI. “NON È UN LUOGO DI ESPOSIZIONE PASSIVA: SI TOCCANO CON MANO LE IDEE.”

la matematica a nozione scolastica, Mateureka ci restituisce il suo volto più autentico: quello dell’emozione della scoperta. Lo fa da un piccolo paese, con la forza delle idee che sanno vedere l’universo scritto – come diceva Galileo – nel linguaggio dei numeri e con oggetti che hanno il sapore della conquista umana.

STILE

L’ETERNO

‘CLAY’: UNA VITA

TRA

FRISBEE E AVVENTURA

LIBERO

Una vita a inseguire un dischetto colorato di plastica, a farlo roteare sulle dita, un’esistenza intera dedicata a quel frisbee che è decisamente qualcosa in più di uno sport o di un semplice passatempo. Per Claudio ‘Clay’ Collerà, 69 anni, natali a Monterotondo in provincia di Roma, ma a Rimini da sempre, il frisbee è un vero e proprio stile di vita

“È soprattutto una sensazione di libertà,” sostiene Clay, che resiste infischiandosene di un’età che è la stessa del nuovo Pontefice. Il suo legame con il dischetto inizia casualmente nella seconda metà degli anni Settanta. “C’era una trasmissione su Raidue, Odeon - Tutto quanto fa spettacolo, che proponeva discipline particolari e in quell’occasione fecero appunto vedere il frisbee, sport già in auge negli Stati Uniti. Bene, rimasi letteralmente folgorato,” ammette Collerà che fino ad allora aveva praticato atletica, calcio e baseball. “Andai subito in un negozio sportivo e

PER CLAUDIO ‘CLAY’

COLLERÀ, 69 ANNI, IL

FRISBEE È QUALCOSA

IN PIÙ DI UNO SPORT

O DI UN SEMPLICE

PASSATEMPO. CON

9 TITOLI EUROPEI

E 3 TITOLI IRIDATI

IN CARRIERA, TRA

LUGLIO E AGOSTO

SARÀ IMPEGNATO AI MONDIALI DI TORONTO, IN CANADA.

comprai dei frisbee professionali che avevano l’etichetta dell’Aif, l’Associazione italiana di questa nuova disciplina, con sede a Milano. Proprio in quei giorni mi ritrovai nel capoluogo lombardo e contattai il referente per saperne di più. Poi, da solo, cominciai a provare i primi rudimenti a Mi-

ramare, dove vivevo allora.” Un paio d’anni e nel 1980 Clay sale in Belgio, a Namur, per prendere già parte ai campionati europei. La sua avventura internazionale è partita e niente potrà più fermarlo. “Nel 1981 mi sono ritrovato a Pasadena, in California, dove ho avuto il privilegio di gareggiare in finale davanti a 35mila persone. Se ci ripenso mi vengono i brividi anche adesso…” sospira Collerà che a quei tempi non poteva ancora cimentarsi nell’amato free-style, ma in altre specialità individuali in voga quegli anni, come la precisione, la distanza e altre ancora. Nella sua Rimini, però, Clay si sente un po’ solo, non trova alleati. “C’era un po’ aria di smobilitazione, per fortuna ho incontrato un ragazzo americano, Evan David, che faceva il giro d’Europa in bici. Un ‘ragazzo’ che avrei casualmente reincontrato 40 anni dopo, alla cerimonia per l’ingresso nella ‘Hall of fame’. Incredibile.” E, sempre per caso,

DI ALBERTO CRESCENTINI
FOTO FABRIZIO PETRANGELI

facendo un giro al porto, Collerà s’imbatte in due giovani che si lanciano il dischetto fra loro.

Sono Gaiardoni e ‘Bibo’ Rosa, quest’ultimo sarà poi suo ‘sodale’ per tantissimo tempo.

“Lì è ripartito veramente tutto,” racconta l’eterno Clay. “Abbiamo trasformato piazzale Boscovich in un angolo di California, lo stato americano che per noi era fonte d’ispirazione, con tanto di radiolona a sparare musica. Ricordo che sentivo i polmoni bruciare per tutto lo iodio che respiravo.”

E il giro, piano piano, si allarga. Arrivano altri ragazzi, il frisbee

guadagna in popolarità e per Clay è pure un tramite per incontrare la donna della sua vita. “Una ragazza portò un’amica da noi per provare questa disciplina e quell’amica, la ‘Lui’, è diventata poi mia moglie,” scava nella memoria Claudio, che vuole ricordare altri personaggi di quei tempi pionieristici. “Mauro Ugolini, Giuseppe Carpi…Ci stavamo espandendo, stavamo uscendo dalla nicchia,” osserva Collerà, che snocciola poi qualche numero attuale. “La Libera Società del Frisbee di Rimini può contare adesso su 270 iscritti. Ci alleniamo al ‘Neri’ e

il nostro Eugenio Festa è il coach della nazionale di beach ultimate (specialità a squadre, ndr).”

Ma Collerà non vive nel passato. Assolutamente. Tanto che a cavallo tra luglio e agosto sarà impegnato ai mondiali di Toronto, in Canada, in quel free-style che l’ha visto conquistare ben 9 titoli europei e 3 titoli iridati nel corso di una lunghissima carriera. Carriera che è ancora lungi dal terminare. “Nel 2012, quando vinsi l’ultimo campionato mondiale, avevo pensato di smettere. Poi mi sono detto: ma perché? Mi diverto ancora troppo, il frisbee è parte della mia vita. E allora ho deciso di continuare,” semplifica tutto Clay, che non tralascia nulla per tenere in ordine telaio e motore. “Alterno allenamenti di frisbee, un’oretta a seduta per cinque giorni a settimana, pilates e aquagym,” dice. E che importa se ai prossimi mondiali, nel trio, i suoi due compagni, un reggiano e un vicentino, siano due trentenni o poco più. La stessa età che aveva Clay quando si esibì su Raidue in un programma della Carrà. “Andai in onda in diretta, tenni a bada l’emozione e non commisi errori.” Chi volesse (ri)vedere il giovane Collerà in azione dalla Raffaella nazionale può cercare il filmato su Youtube. Sono 5 minuti spesi bene.

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CORSA

LE MILLE MIGLIA NEL RACCONTO

DI CARLO DOLCINI

EPICA

Oramai è divenuta una consuetudine. Al termine della primavera, sulle strade d’Italia, si crea “un brulicante museo di auto in movimento”: eleganti vetture sul punto di festeggiare il centenario partono da Brescia, giungono a Roma e tornano a Brescia. È la rievocazione della Mille Miglia, la corsa più bella del mondo. “Tuttavia, chi volesse scoprire com’era la Mille Miglia, dovrebbe rifugiarsi nella memoria, che vuol dire, nei libri.” A dirlo è Carlo Dolcini, già professore ordinario di Storia medievale all’Università di Bologna e autore, insieme a Tommaso Panozzo, del volume Amarcord e la Mille Miglia. La leggendaria corsa nella Rimini di Fellini (Panozzo Editore, 2025).

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: come si passa dalla storia medievale alla Mille Miglia? “Sono due fasi diverse della mia attività,” afferma Dolcini. “Non c’è un nesso diretto: l’esperienza è personale, ma spiegabile. Quando avevo tra i nove gli undici anni, ho potuto vedere la grande corsa, di notte e di giorno, a Cesena. Esaurita l’attività di docente di Storia medievale, ho provato a esaudire un desiderio tenuto per molto tempo

DI MARGHERITA STASI

CARLO DOLCINI, GIÀ PROFESSORE DI STORIA MEDIEVALE

ALL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA, È L’AUTORE, INSIEME A TOMMASO PANOZZO, DEL VOLUME AMARCORD E LA MILLE MIGLIA. LA LEGGENDARIA CORSA NELLA RIMINI DI FELLINI

in serbo: ricostruire un passato che non era sparito. L’esperienza del lavoro storico mi ha aiutato a descrivere la Mille Miglia senza inventare niente, muovendomi fra archivi e biblioteche, letteratura e iconografia.”

Dolcini è autore di sei volumi dedicati alla corsa e, nel 2022, è stato anche consulente storico accreditato del film Ferrari di Michael Mann. Oggi ritorna sul tema indagando il legame tra Rimini e la Mille Miglia. “Tranne che nella edizione del 1940, limitata al triangolo Brescia-Cremona-Mantova, la più grande corsa automobilistica su strada è sempre passata attraverso la città di Rimini,” racconta Dolcini. “Ne è venuta fuori una curiosità, una passione tecnica e sportiva non effimera, con una varietà di fermenti personali e collettivi. Un motivo di originalità del libro è costituito dall’impegno serio e documentato di Tommaso Panozzo nel ricostruire anche la mappa delle strade percorse fino al 1957 dalle vetture

da competizione.”

Parlando della Rimini fra le due guerre, il pensiero non può non andare al giovane Fellini. “A Rimini, fra il 1927 e il 1938, Federico Fellini ha assistito al passaggio notturno delle vetture che correvano la Mille Miglia. Una memoria consolidata fra emozioni e paure, trasposte in immagini in Amarcord.”

E, proprio analizzando la pellicola del 1973, molti si sono chiesti se lo striscione ‘VII Mille Miglia’, presente nel film, possa permettere di datarne l’ambientazione.

“Domanda impegnativa che induce a valutare la poetica di Fellini e la sua concezione del tempo. Apparentemente, dal verosimile filmico si ricava la data del 1933. Tuttavia, sono echeggiati nomi di piloti già scomparsi

in quell’anno, o altrimenti mai partiti dal traguardo di Brescia. Si deduce che Fellini ha filmato per due minuti la Mille Miglia e ha trasportato quell’episodio nel calendario della sua memoria fantastica,” spiega l’autore, “non coincidente con il calendario sportivo. Siamo dentro il bordo di un realismo magico che favorisce un clima di libertà dalle scadenze della vita. La Mille Miglia, riprodotta in Amarcord, contribuisce non tanto a identificare la data tradizionale dell’episodio, ma a far intendere l’originalità della memoria di Fellini.”

Arricchiscono il volume la prefazione firmata da Piero Meldini e il prezioso apparato iconografico composto dalle immagini delle collezioni di Alessandro Catrani e di Tommaso Panozzo.

PH COLLEZIONE CATRANI
PH COLLEZIONE PANOZZO

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