IN Magazine Premium 01/2014

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€ 3,00 Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

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IMPRONTE DI STILI. Gian Luca SGHEDONI, Alberta FERRETTI, Carlo CRACCO, Andrea EMILIANI, Valli di COMACCHIO.

SPECIAL DOME. architettura e interior design VALLE DEL SAVIO: Abitare nella luce, RICCIONE: La casa museo,

BOLOGNA: Accoglienza di classe,

FORLì: Bentley Home.

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Editoriale

EDITORIALE di Andrea Masotti

L’equilibrio della natura scandisce i ritmi del lavoro umano, trasformandolo in un’impresa unica. Il cuore della rivista si apre con un personaggio che ha fatto dell’ecosostenibilità il proprio principio fondante, portando l’azienda di famiglia a divenire una realtà apprezzata a livello internazionale per il suo impegno in chiave green. Parliamo di Gianluca Sghedoni, di Kerakoll e del suo avveniristico Greenlab. Ad affiancare questo imprenditore illuminato un nome celebre dell’impresa votata alla qualità e al rispetto della materia come quello di Carlo Cracco, pluristellato chef legato alla Romagna grazie alla moglie santarcangiolese, Rosa Fanti. Alta qualità coniugata all’eleganza troviamo nel lavoro di Alberta Ferretti, stilista di fama mondiale. Il tema della bellezza fa da leitmotiv anche per Andrea Emiliani, storico dell’arte ed emerito Sovrintendente per i Beni Artistici e Storici per le province di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna, nonché presidente dell’Accademia Clementina e direttore della Pinacoteca nazionale di Bologna, luogo da cui si racconta, tra ricordi dell’infanzia e riflessioni sul futuro. Dagli splendori pittorici della galleria bolognese alla luce soffusa delle Valli di Comacchio, cuore pulsante del parco regionale del Delta del Po. Natura e arte grandi protagoniste anche nelle rubriche che, come di consueto, aprono la rivista: si parte dal golf, che porta all’attenzione il giovane talento di Andrea Bolognesi, per proseguire con le collezioni del Novecento conservate a Forlì in palazzo Romagnoli Reggiani, antica residenza trasformata in splendido luogo d’arte. Musica contemporanea premiata a livello internazionale è quella del duo M+A, dal sound inglese ma dalla carta d’iden-

Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

€ 3,00

tità romagnola. Dal territorio al mondo anche con il volume Bluemasters Innovation in denim curato da Menabò Group, che raccoglie la storia del jeans raccontata dai maestri del settore. Tessuti e stile al centro anche dell’intervista a Filippo Sorcinelli, artista poliedrico in continua ricerca di nuovi stimoli e orizzonti. Nuovo è anche il format pensato a Rimini per Villa Cacciaguerra, storica sede dell’Embassy oggi trasformata in clubstorefood, luogo d’incontro polifunzionale per l’uomo contemporaneo. Dal mare alla città, ci spostiamo al Grand Hotel Majestic, “già Baglioni” di Bologna, che per il periodo estivo propone eleganti serate sotto le due torri. Chiudiamo la carrellata delle rubriche con le recenti attività nel campo della moda dell’agenzia Menabò di Forlì.

IMPRONTE DI STILI. Gian Luca SGHEDONI, Alberta FERRETTI, Carlo CRACCO, Andrea EMILIANI, Valli di COMACCHIO.

SPECIAL DOME. architettura e interior design VALLE DEL SAVIO: Abitare nella luce, RICCIONE: La casa museo,

BOLOGNA: Accoglienza di classe,

FORLÌ: Bentley Home.

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A seguire lo Special Dome, spazio dedicato ad architettura e design che in questo numero approfondisce il tema delle contaminazioni tra epoche e linguaggi diversi. Una villa sulle colline di Sarsina domina la valle, integrandosi con la natura; un villino di fine Ottocento ci porta nel cuore di Riccione, dove antichi splendori sono riportati alla luce grazie alle scelte di un committente fuori dal comune. Un palazzo bolognese dei primi del ’900 nasconde un B&B contemporaneo, che unisce soluzioni di design ad una spiccata attenzione alla tecnologia, mentre nella sede forlivese di Luxury Living Group tocchiamo con mano la qualità della collezione casa Bentley, celebre marchio sinonimo di tecnologia e design. E per chiudere i gioielli di JeS-Titanium Design, piccoli capolavori in titanio nati dalla fusione di tecnologia e design.

Editoriale / 3


Sommario Premium

SOMMARIO - PREMIUM impronte di stili

Editoriale 3

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Accenti 10 Ever Green 26 Creative Papers 28 Accordi 30

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Fashionable 32 Profili 34 Life styles 36 Hôtellerie 34 Up to date 40 56

Gian Luca Sghedoni 42 l’imprenditore dall’anima green.

Alberta Ferretti 50 l’eleganza della leggerezza.

Carlo Cracco 56 pane, amore e imprenditoria.

Andrea Emiliani 62 uno sguardo da via Belle Arti.

Valli di Comacchio 68 Le atmosfere rarefatte di una magica terra tra cielo e mare.

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Sommario Premium

SOMMARIO - PREMIUM impronte di stili

SPECIAL DOME architettura e interior design

Accenti 76 Abitare nella luce 78

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un cannocchiale sulla Valle del Savio.

“IN MAGAZINE PREMIUM” anno VII - n° 2 dicembre 2013 Reg. al Tribunale di Forlì il 28/10/2005 n. 43

La casa museo 84 il buen retiro creativo.

Accoglienza di classe

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. - Menabò Group Redazione e amministrazione: 47122 Forlì - Via Napoleone Bonaparte, 50 tel. 0543.798463 - fax. 0543.774044

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una residenza pensata per ricevere nel cuore di Bologna.

Lo stile della qualità

www.inmagazinepremium.it www.inmagazine.it www.menabo.com inmagazinepremium@menabo.com

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Stampa: Grafiche MDM Forlì

Bentley Home a Luxury Living .

JeS-Titanium Design 98 un gioiello per sempre.

Direttore Responsabile: Andrea Masotti.

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Redazione centrale: Roberta Brunazzi, Serena Focaccia. Segreteria di redazione: Liza Vallicelli. Progetto grafico: Lisa Tagliaferri. Impaginazione: Sabrina Montefiori. Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Irena Coso, Laura De Paoli. Fotografi: Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini, Riccardo Gallini, Maki Galimberti, Giorgio Sabatini. Collaboratori: Annalisa Balzoni, Maria Luisa Bertolini, Andrea Casadio, Clarissa Costa, Arianna Denicolò, Gianluca Gatta, Lucia Lombardi, Francesca Miccoli, Sabrina Marin, Davide Nicolò, Margherita Verlicchi. Controllo produzione: Isabella Fazioli. Chiuso per la stampa il 8/07/2014 Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine

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Sommario Premium / 5




un luogo sospeso tra cielo e terra, un’altra dimensione di Rimini, dove prende forma un progetto di qualità e passione...


RIMINI | Via Chiabrera, 34/C | Tel. 0541.393238 | www.quartopianoristorante.com


Accenti

Nicola Cucchiaro alla Fabbrica Arte.

Rimini - Fino al 24 agosto la Fabbrica Arte Rimini di piazza Cavour ospita la mostra monografica di Nicola Cucchiaro, artista riminese attento alle dinamiche più aggiornate del sistema dell’arte contemporanea, dominate da un diffuso gusto eclettico, dalla frammentazione dei generi e dall’utilizzo di media di nuova generazione. Dotato di una grande padronanza di mezzi espressivi riconducibili alla scultura e al disegno, Cucchiaro elabora un personale archivio di segni e di immagini manipolati

secondo un preciso indirizzo di indagine, che nell’esito finale sono invariabilmente piegati a forme tridimensionali. Con questa mostra affonda la mano e lo sguardo in un mondo popolato da figure metamorfiche, muovendosi ancora una volta tra le sponde di un’immaginazione paradossale e ironica e un sottile gioco di simulazioni e di passaggi fluttuanti da un territorio all’altro dei media contemporanei. La mostra è aperta, ad ingresso libero, tutti i giorni. www.riminifar.it

Cristalli di Memoria al Museo del Sale. Cervia - Mosaici moderni in mostra al MUSA, museo del sale di Cervia, realizzati dell’artista ravennate Paolo Racagni. “Cristallizzazioni di Memoria”, questo il titolo della esposizione, mette in mostra fino al 20 luglio opere musive di questo grande artista del mosaico conosciuto ed apprezzato in tutta Europa. Racagni espone le sue opere più recenti che, come per tutta la sua produzione, sono frutto di incontri, di esperienze e di viaggi. Abbandonata la mera cronologia che ha determinato tali “momenti”, l’artista traduce in materia i segni dell’anima e della memoria, segni indelebili filtrati dal ricordo, che finisce per trasformare la realtà.

La scultura ceramica in Italia da fontana a melotti. Faenza - “La ceramica che cambia. La scultura ceramica in Italia dal secondo dopoguerra. Da Fontana a Leoncillo, da Melotti a Ontani” è il titolo della mostra allestita al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza a cura di Claudia Casali, fino al 1° febbraio 2015. La ricca esposizione racconta la scultura ceramica attraverso le opere di Asger Jorn, Albert Diato, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Leoncillo Leonardi, Nanni Valentini, per giungere ai più “contemporanei” come Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Bertozzi&Casoni. Neocubismo, informale, pop art, minimalismo, arte concettuale, figurazione sono i temi analizzati per fornire uno sguardo, ad oggi inedito, di un percorso di grande eccellenza artistica nella quale l’Italia ha avuto un ruolo chiave e indiscusso. Previste visite guidate con aperitivo tutti i martedì di luglio e agosto. www.micfaenza.org

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Accenti

Ravenna Festival e la Grande Guerra.

Ravenna - È dedicato all’anno che ha cambiato il mondo, il 1914, l’edizione 2014 del Ravenna Festival, che dal 5 giugno all’11 luglio ha presentato spettacoli ed eventi nei luoghi della cultura e dell’arte di Ravenna. I 25 anni del festival sono stati festeggiati con lo spettacolo “Le trincee del cuore”, il 1° luglio nella la Pineta di San Giovanni presso Micoperi, partner del Festival, con i canti popolari di Ambrogio Sparagna (nella

foto). Il programma del festival riprende in autunno con il concerto trekking “Sui sentieri di Dino Campana” a Castagno D’Andrea il 6 settembre. Dal 2 all’8 ottobre va invece in scena la Trilogia d’autunno con la danza al Teatro Alighieri, che vedranno in scena “Il lago dei cigni” (2, 3 e 7 ottobre), “Trittico ‘900” (4 e 8 ottobre) e “Giselle” (5 e 6 ottobre), con il Balletto e Orchestra del Mariinskij di San Pietroburgo. www.ravennafestival.org

Romagna Liberty in mostra. Riccione - “Romagna Liberty. Ville e opere d’arte Liberty in Romagna tra Otto e Novecento” è il titolo della mostra riccionese esposta alla Galleria d’Arte Montparnasse di viale Ceccarini 19. A presentarla è la Fondazione Fontanesi Cicchetti Pantaleoni onlus con la curatela di Andrea Speziali. Il percorso espositivo dell’appuntamento riccionese è caratterizzato dalla presentazione al pubblico di suggestive immagini d’epoca e moderne, di documenti storici quali cartoline, manifesti e depliant originali, riguardanti l’architettura romagnola tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 in località balneari come Cattolica, Riccione, Rimini, Cervia, Milano Marittima fino a città dell’entroterra come Cesena, Forlì e Faenza. Tra le opere spicca un olio su tela di Gustav Klimt, un ritratto di Johanna Staude del 1916 (nella foto), in mostra per rappresentare la Secessione Viennese in relazione al Liberty. www.romagnaliberty.it

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Disegni emiliani dal XVII al XIX secolo. Bologna - Dopo il successo di “Fedeltà/Tradimento” e in occasione dell’esposizione a Palazzo Fava di un’importante selezione di disegni bolognesi oggi conservata al Museo del Louvre, l’11 ottobre la galleria Maurizio Nobile di Bologna presenta una nuova mostra dal titolo “Dall’idea al tratto. Disegni emiliani dal XVII al XIX secolo”. Oltre trenta opere di grandi maestri, che nel tempo hanno dato il loro contributo alla grande stagione pittorica dell’Emilia, verranno esposte nella sede della storica galleria bolognese, ricostruendo i tratti di un panorama artistico-culturale molto variegato e costellato da sublimi prove grafiche. La mostra, curata da Laura Marchesini, Maurizio Nobile e Davide Trevisani, vedrà esposti bei fogli di artisti del Cinquecento, tra cui si annoverano le composizioni calibrate ed eleganti d’ambito devozionale di alcuni Maestri come Girolamo da Treviso, Francesco Menzocchi e Giambattista Tinti; disegni di Annibale Carracci e l’impressionante Ritratto di vecchio del Guercino; opere del bolognese Francesco Monti e del suo concittadino Giuseppe Varotti fino ai disegni dei fratelli Gandolfi. Non mancherà poi la “mostra dentro la mostra”, esposizione collaterale dedicata ai più piccoli, che avrà la particolarità di presentare un allestimento pensato per le opere “ad altezza bambino”. www.maurizionobile.com


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Accenti

Baleani alla conquista del mondo.

Riccione - La gioielleria Baleani, in viale Ceccarini a Riccione, con più di mezzo secolo di storia e con le sue creazioni innovative ha rivoluzionato il concetto tradizionale di gioielleria. Oggi nell’azienda di famiglia insieme a Polly e Anna si è inserita la terza generazione con Carlo e Luca Alberto, che si occupano di far conoscere il brand Baleani a livello

internazionale, partecipando ad eventi importanti come l’Istanbul Jewelry Show 2014, dove la gioielleria riccionese ha presentato le proprie creazioni. La gioielleria è nata nel 1962, quando l’orologiaio ed orafo Enzo Baleani lasciò il suo paese natale, Osimo, trasferendosi a Riccione. Oggi Baleani è un brand conosciuto a livello nazionale ed internazionale. (M.G.)

Italia terra di tesori, protagonista ad Artelibro. Bologna - Un Artelibro tutto nuovo si svolgerà a Bologna dal 18 al 21 settembre. In occasione dell’undicesima edizione il festival si rinnova e si amplia in un ancora più ambizioso Festival del Libro e della Storia dell’Arte, che affronterà, a partire proprio dai libri e dall’insegnamento della storia dell’arte, il tema del patrimonio artistico e culturale italiano. Il titolo scelto è “Italia: terra di tesori”, e rimanda alla necessità di “riscoprire” le meraviglie artistiche e culturali del Paese, conservando e valorizzando un patrimonio unico e incomparabile. Questa edizione, con fulcro il palazzo di Re Enzo e del Podestà, sarà anche l’occasione per celebrare anniversari di personalità cardine della storia dell’arte, come Michelangelo, Donato Bramante, Giorgio Morandi e Francesco Arcangeli. Il programma culturale sarà come sempre articolato in più sezioni, tra mostre, cinema, incontri, presentazioni di libri e progetti, conferenze per il grande pubblico, laboratori e attività per ragazzi. www.artelibro.it

La corsa dell’allegria esplode in riviera. Cervia - Arriva direttamente dagli Stati Uniti la corsa non competitiva all’insegna del colore e dell’allegria, 5 chilometri da precorrere in allegria camminando, correndo, saltando, in avanti, all’indietro, ballando. L’importante è divertirsi. L’evento prende il nome da Vibe: sensazione, emozione, vibrazione, sintonia ed energia, a Cervia il 26 luglio. Un vero e proprio inno al divertimento aperto a tutti: senza limiti di età. Dopo ogni chilometro percorso, i partecipanti troveranno un Vibe Point (4 in totale) dove verranno stuzzicati i cinque sensi all’interno di un arcobaleno di colori, musica, profumi, gusti ed armonia. Ogni Vibe Point sarà teatro di un’esperienza sensoriale unica: un colore ogni volta diverso verrà usato per colorare i partecipanti, una musica a tema caratterizzerà il passaggio del gruppo e una bevanda aromatica a tema verrà messa a disposizione di tutti al

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termine di ogni Vibe Point. Profumi orientali e cheering point chiuderanno il cerchio magico che caratterizza l’esperienza della Color Vibe. Arrivati al traguardo, i partecipanti

si ritroveranno nel cuore del Vibe Village per festeggiare con il Vibe Party Finale, un’ennesima esplosione di colori. www.colorvibe.it


Il piccolo e suggestivo borgo di Piega sorge su una collina di arenaria non lontano dalla riva destra del fiume Marecchia, sui ruderi dove era situato il castello di Piega, il castrum Plagae. Dell’antico castello sopravvivono poche ma significative testimonianze, in particolare alcuni tratti della cinta muraria, il muro di scarpata della cortina difensiva e i basamenti di una torre e del mastio.

Il piccolo borgo deve la sua notorietà alla storica famiglia degli Olivieri e all’assedio del 1298 voluto da Galasso da Montefeltro e conclusosi con un eccidio efferato. Al castello di Piega è possibile ricondurre anche l’edificio di culto dedicato a San Martino, forse collocato sullo stesso luogo dove più tardi venne costruita la settecentesca chiesa della Beata Vergine Addolorata.

Su queste testimonianze storiche è stato recuperato il borgo, mantenendo intatti la suggestione e il fascino dell’antico complesso medioevale. La passione con cui è stato ristrutturato e la ricerca storica dei materiali e delle lavorazioni artigianali della Valmarecchia fanno rientrare questo intervento nei canoni della bioarchitettura.

Per informazioni sull’acquisto delle unità abitative: Claudio Tonelli - cell 335 7231890 - email claudiopiega1953@libero.it


Accenti

Lo chef Succi con Pupo su Rai Uno.

Dieci anni per il Riviera Golf Resort. San Giovanni in Marignano - Decimo compleanno per il Riviera Golf Resort, festeggiato con tanti ospiti nel Garden Events Area il 27 giugno. La serata ha aperto anche la nuova stagione estiva del resort 4 stelle vicino a Cattolica, vero e proprio golf hotel in cui trascorrere una vacanza in totale relax, tra suite di design e centro benessere, ristorante e bistrot, piscina e campo da golf, 18 buche Championship più 9 buche Executive. www.rivieragolfresort.com

Clinic per allenatori a San Patrignano.

Rimini - Un nuovo e importante successo per Silver Succi, chef di Quartopiano, scelto come guest star nel nuovo programma televisivo di Rai Uno “Market - Sfide al mercato”, condotto da Pupo e andato in onda lo scorso 28 giugno. Nella puntata registrata a Rimini, lo chef di Quartopiano ha coordinato, tra i banchi del mercato coperto,

un’appassionante sfida tra due concorrenti che hanno realizzato dei piatti suggeriti dallo stesso Silver, mentre Pupo si aggirava tra le bancarelle raccontando aneddoti e caratteristiche della città romagnola. Il vincitore è stato scelto da tre persone selezionate nel corso delle riprese tra le più disinvolte e disponibili.

Santarcangelo dei Teatri fa 44. Santarcangelo di Romagna Nuova edizione di Santarcangelo dei Teatri, la 44esima, Festival Internazionale del Teatro in Piazza divenuto nel tempo una delle più importanti e riconosciute esperienze teatrali d’Italia. Santarcangelo 14 va in scena dall’11 al 20 luglio ed è dedicato quest’anno al tema dell’abitare, all’accoglienza di cittadini, artisti e spettatori, che nell’arena ideale del Teatro di Piazza riacquistano la propria dimensione sociale. Qui trovano spazio le strutture di Mael Veisse, giovane architetto di abitazioni provvisorie e arredi per lo spazio pubblico, e prende forma l’installazione Cumulus, progettata dall’artista israeliano Yuval Rimon, con gli studenti della Nomadic School. Non mancano uno spazio per gli incontri e il Centro Festival, oltre ad una libreria e una ciclofficina. Tanti gli appuntamenti in programma

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nello Sferisterio, a Mutonia, al parco Cappuccini e in tutti gli altri luoghi della città coinvolti nelle dieci giornate del festival, che dal teatro allarga il proprio raggio d’azione verso i temi della società e della vita. www.santarcangelofestival.com

Rimini - Non esiste una grande squadra senza un grande allenatore. Lo sanno bene San Patrignano e la Federazione Italiana Pallacanestro, che durante il weekend del 28 e 29 giugno hanno dato vita al Clinic Internazionale per Allenatori “Giovanni Papini”. Un importante momento tecnico e un appuntamento di altissimo livello dati i relatori, tra cui Ettore Messina (nella foto assieme a Carlton Myers, che con la sua agenzia B-Side ha organizzato con i ragazzi di San Patrignano il camp Sport High School), già ct della Nazionale italiana e allenatore del CSKA. Con lui anche Luca Banchi e Marco Crespi, allenatori di EA7 Olimpia Milano e Montepaschi Mens Sana Basket Siena, Francesco Cuzzolin, responsabile preparazione fisica della FIP e della Nazionale e Aleksandar Dzikic, head coach del Krka Novo Mesto e della Nazionale Macedone e Umberto Vezzosi, responsabile Tecnico Settore Giovanile Virtus Siena.



Accenti

Posillipo, tradizione ed eleganza. Gabicce Monte - La tradizione e l’eleganza più vicino al cielo, in un ambiente classico e chic, intimo e raffinato, a stretto contatto con la natura del Parco del Monte San Bartolo, a picco sul mare di Gabicce. Una vacanza dedicata al relax e alla tranquillità nell’impronta della tradizione e della qualità enogastronomica. Il raffinato ristorante, meta

dei palati più esigenti, propone piatti unici dai sapori diversi e gustosi, accompagnati dal blu dell’orizzonte tra cielo e mare, che regala la cornice perfetta per questa magica atmosfera. L’hotel ristorante Posillipo è anche la location ideale per party, banchetti, eventi e meeting aziendali. www.hotelposillipo.com

La Colombarda nell’impronta del territorio.

San Vittore di Cesena - L’azienda agricola Colombarda di San Vittore di Cesena ha presentato la sua nuova linea di vini in occasione della fiera “Al Meni”, svoltasi a Rimini a giugno. La filosofia produttiva è diretta alla vinificazione in purezza, per far scoprire a tutti il vero gusto dei vitigni autoctoni. L’immagine scelta per comunicare questa filosofia è l’impronta, intesa come impronta del territorio. L’azienda Colombarda produce Albana, Sangiovese, Pagadebit e un originale rosato.

Lounge Settimo Piano, sapori sotto le stelle. New Factor conquista la Cina. Rimini - Chi raggiunge l’ultimo piano dell’Hotel Lungomare si sente... al settimo cielo! Ad attendere i visitatori, infatti, c’è una magnifica terrazza open air con una vista mozzafiato sulla Riviera. Ma non solo. Qui si trova anche il ristorante Lounge Settimo Piano, uno spazio unico e raffinato dove cenare a lume di candela, ma anche location

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privilegiata per cocktail party, aperitivi, brunch, briefing aziendali e feste private. Per chi desidera momenti di piacevole relax al tramonto o nel dopocena c’è il Lounge Bar, un piccolo eden dove gustare stuzzicanti aperitivi o squisiti cocktail, a proprio agio su comode sedute e accompagnati da avvolgenti note di sottofondo.

Rimini - Conquista il mercato cinese New Factor, azienda di Rimini leader nella lavorazione e nella commercializzazione di snack naturali a base di frutta secca disidratata. Mister Nut - Snack Time, una delle linee di punta dell’azienda, è stata, infatti, scelta da Olè di Shanghai, distributore di prodotti di alta gamma all’interno della China Resources Vanguard Group, uno dei giganti tra le catene retail in Cina. Un successo importante perché in Cina le arachidi sono un alimento basilare e la richiesta di alimenti di elevata qualità è in forte aumento. “I cinesi - spiega Alessandro Annibali, presidente di New Factor - sono i primi produttori e consumatori al mondo di arachidi. Quando ci siamo affacciati a questo mercato, partecipando a FHC (Food and Hospitality China), sapevamo di intraprendere una sfida difficile. Ecco perché questo risultato ci soddisfa ancora di più”.



Accenti

Laber incontra Kartell arredo e design innovativo. Pesaro - Nel percorso di ricerca di “eccellenze” nel settore di alto design, Laber ha iniziato un rapporto di collaborazione con Kartell, leader dagli anni ‘50 nella produzione di mobili e oggetti di disegno industriale in plastica. Oggetti d’arredamento del tutto originali, realizzati con l’uso di tecnologie di lavorazione tradizionalmente usate in altri settori industriali, e disegnati da designer di fama internazionale come Antonio Citterio, Vico Magistretti e Philippe Starck. La collaborazione tra i due importanti marchi si è concretizzata con la partnership del negozio monomarca Kartell “Flag Store” nel centro di Pesaro, in corso XI Settembre 198. Laber vanta un’esperienza di oltre 50 anni nel settore della produzione e commercializzazione di prodotti per l’illuminazione. A ciò si aggiunge Laber Progetto Casa, con progettazione personalizzata e arredo completo proposto in modo moderno e intelligente.

Savoia Hotel, turismo Made in Rimini. Rimini - Aria nuova nel turismo sulla Riviera di Rimini. Lo scorso 21 marzo, infatti, uno dei più celebri alberghi della costa romagnola ha avviato un nuovo percorso turistico, dove la professionalità e l’esperienza di un gruppo internazionale si uniscono all’eccellenza di un territorio. Dopo 14 anni di vita sotto l’ombrello di un top brand come Le Meridien, è ritornato lo storico marchio Savoia Hotel. Situato nel cuore di Marina Centro, ed è divenuto in brevissimo tempo il nuovo emblema dell’offerta turistica riminese. La scelta della proprietà, la famiglia Morandi, è stata quella di un

ritorno al passato - l’Excelsior Savoia fu uno dei primi alberghi della città romagnola agli inizi del ‘900 - in controtendenza con la situazione che vede oggi alberghi e luoghi storici in mani straniere. Anche l’offerta food&beverage è di matrice locale: nelle sale breakfast e nelle camere viene servita l’acqua minerale Galvanina, al lounge bar e al breakfast il caffè è targato Pascucci, mentre i vini sono delle cantine di San Patrignano. E per la clientela c’è anche una confezione di piade della famosa Lella in omaggio, da portare a casa come ricordo (Nella foto Piero Marini, direttore dell’Hotel Savoia).

Ph. Riccardo Gallini

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A Modena un nuovo showroom Toyota. Modena - Inaugurato il 19 giugno il nuovo spazio punto vendita e assistenza Toyota T Motor Modena in via Emilia Ovest 792, unica concessionaria in città del marchio automobilistico giapponese. Lo showroom propone ai clienti uno spazio Service, anticipazione dei nuovi concept store Toyota, con la spettacolare area multimediale, con car-configurator su tablet e visibili sui maxischermi collocati all’interno della struttura. “Investire nella mobilità sostenibile è la grande sfida che ogni comunità dovrebbe incoraggiare. Ben vengano questi progetti che puntano ad investire sulle opere che servono a migliorare il trasporto del futuro”, ha dichiarato il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli, presente al taglio del nastro con il presidente di Toyota Italia Satoru Ichijima, il presidente di T Motor Modena Sergio Morini, il direttore marketing Andrea Carlucci, il direttore rete vendita Toyota Mauro Caruccio e il cantante Luca Carboni.



Accenti

Collezione Horsebit preziosi gioielli Gucci. Pesaro - Nell’esclusiva Gioielleria Bartorelli, in via Branca 15 a Pesaro, Gucci Timepieces & Jewelry ha presentato a giugno le sue ultime collezioni di orologi e gioielli preziosi Horsebit, quattro parure che propongono nuovi colori, pietre e stili, coniugando come sempre modernità e tradizione, stile ed eleganza. Irrinunciabile il morsetto, un’icona versatile e il motivo più riconoscibile della Maison che arricchisce

mirabilmente i modelli: quello “oro giallo e diamanti marroni”, sensuale e dai toni caldi, l’“oro bianco e diamanti”, raffinato e senza tempo, “oro rosa e diamanti bianchi”, prezioso e sofisticato, e infine “parure con topazi blu”, glamour e moderno. Una collezione importante, che riflette la tradizione di artigianalità per cui la Maison è conosciuta in tutto il mondo, offrendo agli estimatori nuovi modi di esibire l’iconico design.

Compasso d’Oro alla Ducati 1199. Bologna - Alla Ducati 1199 Panigale il XXIII Premio Compasso d’Oro, il più autorevole riconoscimento del design italiano. Si tratta della prima moto in assoluto ad ottenere questo premio, assegnato ogni 3 anni dall’Associazione Disegno Industriale (ADI). La Ducati 1199 Panigale entra nella “Collezione del Compasso d’Oro”, riconosciuta “bene di eccezionale interesse artistico e storico” dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La giuria ha assegnato il premio con la motivazione: “Compasso d’Oro alla Ducati 1199 Panigale, per aver trasferito prestazioni agonistiche in un prodotto di serie raffinato”.

Nuovi tessuti e design a Déco by Fanoflex.

E... STATE IN VILLA.

Pesaro - Evento esclusivo dedicato alla nuova collezione “Venezia” di Rubelli, azienda italiana d’eccellenza nel campo dei tessuti, quello che si è svolto nel nuovo showroom di Déco by Fanoflex, concepito come una Textile Library, area dedicata al leader dei tessuti. All’evento, a cui hanno preso parte numerosi architetti della provincia di Pesaro e di Rimini, sono state presentate le nuove tendenze primavera/estate 2014 dei tessuti nelle varie tipologie: la seta interpretata in modo innovativo nelle nuove palette di toni e colori moderni e stampati che riportano agli effetti materici della natura, tra alberi rigogliosi e motivi animalier. L’azienda pesarese Fanoflex, specializzata nella produzione di tende e tendaggi, ha evidenziato anche in questa occasione la propria versatilità e la capacità di diversificare l’offerta ai clienti, soddisfacendo tutte le esigenze a livello di interior design, dalla villa in Malindi al loft di Londra, sino al piccolo cottage in Toscana.

Riccione - La Perla Verde è tornata ad accendere il palcoscenico all’aperto di Villa Mussolini dal 25 giugno all’8 agosto, con un cartellone di spettacoli promosso dall’Istituzione Riccione per la cultura e la direzione artistica dei Fratelli di Taglia. Nel cuore turistico della riviera decolla l’evento “Riccione Inn Jazz Summer”, con degustazioni e concerti di personaggi del calibro di Tullio De Piscopo & Dino Gnassi Corporation, Flavio Boltro quintet e Marco Tamburini. A due passi dal mare vanno in scena anche gli spettacoli per tutta la famiglia con Marcondirondirondello, serate da favola in compagnia delle fiabe portate in scena dalle migliori compagnie italiane di teatro ragazzi. Spazio anche alla lirica, con l’”Opera in Jeans” del tenore Enrico Iviglia, per la prima volta assieme al Coro Lirico Perla Verde (2 e 8 agosto).

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Accenti

L’orologio dei viaggiatori, must per l’estate 2014. Pesaro - A volte il motivo per cui alcune cose non esistono è semplice: sono considerate impossibili da realizzare. È il caso, per esempio, della ceramica bicolore. Nessuno era mai riuscito a progettare e produrre un componente orologiero in ceramica ad alta tecnologia, di due colori distinti, ma colorato nella massa stessa. Nessuno a parte Rolex. L’Oyster Perpetual GMT Master II, in oro bianco, è invece dotato di disco della lunetta Cerachrom bicolore rosso e blu, una prestazione due volte straordinaria, se si considera che il rosso è un colore fuori dal comune nella ceramica ed è estremamente complesso da realizzare. Rolex, dopo aver

Alberto Galassi nuovo AD Ferretti. Forlì - Il consiglio di amministrazione di Ferretti Group, riunito dal presidente Tan Xuguang, a capo anche del Gruppo Weichai, lo scorso fine maggio ha nominato Alberto Galassi nuovo amministratore delegato. Galassi, avvocato modenese, già membro del cda del gruppo, presidente di Piaggio Aero Industries e consigliere del Manchester City, è subentrato a Ferruccio Rossi. Il cambio al

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vertice fa parte di un piano di consolidamento e rilancio focalizzato sulla realizzazione di nuove gamme di prodotto, oltre che sull’implementazione di nuove strategie commerciali e di marketing. L’obiettivo del gruppo, uno dei maggiori player mondiali nella progettazione e commercializzazione di yacht di lusso, è conquistare nuove posizioni nei mercati internazionali.

superato con successo questa difficoltà, è addirittura riuscita a modificare a livello locale la composizione chimica di ogni granello, fino al cuore della ceramica, per trasformare il rosso in blu solo su una metà del disco, con una perfetta demarcazione tra i due colori. Alta tecnologia ed estetica iconica per questo segnatempo che porta avanti la tradizione di Rolex di spingersi oltre i limiti ed è già diventato l’oggetto del desiderio degli appassionati, pochi mesi dopo la sua presentazione ufficiale a Baselword 2014. A partire dal mese di luglio, alcuni straordinari pezzi sono disponibili presso la Gioielleria Bartorelli di Pesaro, in via Branca 15. www.bartorelli.it

Premio Mediastars a Menabò per il video “Ferretti Sea Different”. La diciottesima edizione del Premio Mediastars, che ogni anno celebra il lavoro di professionisti della comunicazione, ha premiato Menabò per il video “Ferretti Sea Different”, presentato a Cannes nel 2013. La giuria nazionale del premio ha selezionato il video tra oltre 580 progetti, assegnandogli una Special Star per il copy ed una per l’interpretazione da parte della Direzione Creativa. Il film si muove tra la bellezza degli yacht in navigazione e il “qui e ora” delle riprese in studio, con attori/armatori di diverse nazionalità che dialogano con la telecamera mentre visualizzano la propria idea del mare, punti di vista differenti che Ferretti Group soddisfa grazie alla propria flotta. Ogni fase del progetto, dalla sceneggiatura al casting, è stata curata da Menabò Group. La regia è di Alberto Comandini, lo styling di Marika Baldoni.



Ever Green

Andrea Bolognesi giovani speranze crescono sul green. a cura di Francesca Miccoli

Determinazione, eccellente tecnica e nervi saldi ne fanno un ottimo atleta. Amore per la vita e voglia di divertirsi lo rendono una persona speciale, l’amico che tutti vorrebbero avere al proprio fianco. Ventitré anni, quasi tutti vissuti appassionatamente sul green, Andrea Bolognesi è l’alfiere del golf romagnolo nel mondo e un punto fermo della nazionale italiana. Lughese di nascita, cresciuto e residente nella modaiola Milano Marittima, il giovane ha affinato il suo enorme talento all’Adriatic Golf Club di Cervia. “Ho iniziato a giocare da piccolo, al seguito di mio papà - racconta -. Sono un grande appassionato di calcio e fino ai 14 anni ho praticato golf e football in parallelo. In seguito, su consiglio delle persone che mi seguivano, ho optato per il golf. Uno sport individuale che regala grandi gratificazioni”. A dispetto della giovane età, Andrea vanta già un palmares prodigo di trofei. “Ho vinto un bronzo agli Europei e uno alle Universiadi in Cina, dove sono anche salito sul secondo gradino del podio nella prova a squadre”. La gioia più grande, oltre alla medaglia continentale, rimane tuttavia l’accesso al professionismo e la maglia tricolore. “A 15-16 anni mi sono affacciato al giro azzurro; sono entrato stabilmente a 17, dopo aver conquistato il ranking under 18 nazionale”. Oggi Bolognesi conduce una vita da globetrotter. “Sono sempre all’estero. Da dilettante giravo il mondo, oggi gareggio soprattutto in Europa. La stagione golfistica parte a febbraio ma si concentra soprattutto in maggio, giugno e luglio. Si riprende fino a ottobre dopo la pausa agostana, mentre d’inverno sono in programma vari ritiri con la nazionale”. Tempi stretti che tuttavia permettono ad Andrea di coltivare la passione per la musica, non per niente è soprannominato dj, e vivere la spiaggia al bagno Papeete assieme ai tanti amici. “Noi romagnoli siamo aperti e cordiali. Le distanze possono separare fisicamente ma al rientro a casa tutto si ricompone all’istante”. Senza trascurare l’amore per il calcio: il cuore è a tinte rigorosamente bianconere, Del Piero il mito da emulare idealmente. Consapevole dei propri mezzi, Andrea è incline all’autocritica. “Non ho un tiro molto potente, ma per fortuna riesco a sopperire con un buon gioco corto e con la testa”. Il prossimo step è l’ingresso nell’European tour: “Il circuito dove giocano i campioni e lievitano i montepremi”.

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savile row: la cultura dello stile. Ogni persona è unica e l’abito nasce per valorizzare la sua figura. Con questa filosofia e con passione, sensibilità e competenza, da 30 anni i responsabili Savile Row selezionano solo le migliori aziende per interpretare al meglio gli stili di una clientela esigente ed elegante. Per l’uomo: abiti Brioni, camicie Burini, maglieria Cruciani, sciarpe Colombo, calzature Bonafè ed Edward Green. Per la donna: collezioni Brioni, affiancate dall’opera dei migliori sarti del territorio.

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Creative Papers

Il NovecentO a palazzo

l’antica residenza dei Romagnoli Reggiani di Forlì trasformata in luogo d’arte. a cura di Sabrina Marin

Con orgoglio e coraggio culturale il Comune di Forlì ha inaugurato il prestigioso luogo d’arte di Palazzo Romagnoli, che il pubblico forlivese e non solo ha accolto con entusiasmo. In via Albicini 12, a pochi metri dal polo museale del San Domenico, Palazzo Romagnoli sorge nella parte più antica della città con oltre 1600 anni di storia, come testimonia il ritrovamento del sepolcreto di epoca tardo romana (III - IV sec. d.C.). Nel 1805, durante l’occupazione francese, qui si stabilì il Prefetto di Napoleone, Lorenzo Romagnoli; nel 1965 il palazzo venne venduto al Comune di Forli dalla famiglia Reggiani Romagnoli. In seguito fu concesso all’Amministrazione Militare per farne sede del Consiglio di Leva Unificato, per poi essere di nuovo riconsegnato al Comune del 1997, che nel 2013 ne conclude le opere di restauro per destinarlo a museo. Palazzo Romagnoli si presenta con un’imponente e semplice facciata in mattoni, che contrasta con una inaspettata ricchezza decorativa degli interni. Fra le sale spicca l’ambiente dedicato a Giove e Venere, con pareti decorate da finte architetture e putti danzanti di abile manifattura. Merita particolare attenzione anche la sala con la decorazione dell’Aurora, che paga un tributo all’affresco dell’Aurora di Guido Reni nel noto Casino dell’Aurora Pallavicini a Roma. Al suo interno il Palazzo si è arricchito di preziose collezioni in locazione permanente. Si comincia al Piano Terra con la Collezione Giuseppe Verzocchi (nella foto, Gastone Breddo, “Il ciabattino”), unica nella sua specificità e compattezza, voluta da questo brillante e affermato imprenditore forlivese d’origine che raccoglie più di settanta opere di artisti di tutta Italia - da Guttuso a Donghi, da Vedova a De Chirico - unite unicamente dal tema del lavoro e della condizione sociale italiana nell’immediato secondo dopoguerra. La singolare impresa di Verzocchi (Roma 1887 - Milano 1970), tenace industriale delle costruzioni passato attraverso l’esperienza dell’emigrazione, viene esposta partendo da una selezione di documenti tra fotografie, oggetti, lettere, fino ad arrivare alla donazione dei dipinti, nei quali ogni artista ha interpretato secondo il proprio stile la tematica del lavoro e la figura del lavoratore. La visita prosegue al piano nobile attraverso il maestoso scalone che ospita altre raccolte appartenenti al patrimonio museale civico del Novecento. Si tratta delle opere pittoriche e grafiche di Giorgio Morandi della Donazione Righini; della celebre serie plastica legata al nome di Adolfo Wildt; di dipinti e sculture del XX secolo qui riuniti in apposite aree tematiche, sotto il titolo de “La grande Romagna”.

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Accordi

M+A, These Days

il duo nato a Forlì vince il Glastonbury Festival, evento di fama mondiale. a cura di Clarissa Costa

Un duo elettro pop dal sound sofisticato, con all’attivo due album pubblicati con Monotreme, etichetta discografica londinese. Viaggiano, vincono premi, si esibiscono in diversi paesi e lo scorso settembre hanno fatto il loro debutto sul mercato musicale giapponese. Con queste premesse scatta l’automatismo: una band inglese? Non proprio. Sono M+A, e dietro l’acronimo troviamo Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli, due ragazzi forlivesi di 22 e 25 anni con la voglia di sperimentare, comunicare e spingersi oltre confine. Italiani con attitudini e convinzioni internazionali, gli M+A avevano attirato l’attenzione europea già nel 2011 con l’album di debutto “Things. Yes”, per poi arrivare nel 2013 a “These Days”, album più maturo dalla ritmica fresca e coinvolgente, nel quale cantano e suonano accompagnati dal percussionista Marco Frattini. Il vero salto di qualità, però, è arrivato nell’aprile scorso, alle finali del Glastonbury Emerging Talent Competizion 2014 a Pilton, Inghilterra. Sbaragliando una concorrenza di 120 gruppi, gli M+A sono risultati vincitori aggiudicandosi il premio di 5mila sterline, nonché la slot sul palco principale del Glastonbury Festival, uno dei più importanti eventi musical mondiali, tenuto dal 25 al 29 giugno 2014. Presentandosi con due nuove canzoni non ancora registrate, “Festival” e “Bouncy”, la critica li ha definiti wonderful. Com’è nato il duo? E come vi siete avvicinati alle atmosfere elettroniche? “Il nostro duo nasce a Forlì, poche cose oltre a questo. Ci siamo conosciuti per caso, sempre per caso abbiamo deciso di suonare assieme e solo dopo il primo disco siamo diventati amici. L’elettronica l’abbiamo pensata fin dall’inizio come un mezzo per fare tutto da soli”. So che M. vive a Bologna mentre A. a Bergen, in Norvegia. Come riuscite a comporre le vostre canzoni nonostante la distanza? “Componiamo prima da soli e rimaniamo in contatto tramite mail. Ci mandiamo delle bozze e ognuno aggiunge qualcosa di suo a distanza. Poi, quando le bozze cominciano ad aumentare, ci troviamo in saletta e lavoriamo sulle strutture e sugli arrangiamenti in maniera concreta”. Qual è stata la vostra reazione alla notizia della vittoria del Glastonbury Talent? “Alla fine contenti, contentissimi”, risponde Michele Ducci. “Ma è stato strano, una cosa veloce, perché io e Marco Frattini avevamo l’aereo subito dopo. In certe situazioni non si sa mai cosa ci si aspetta. Siamo stati molto contenti di esibirci al Glastonbury”. Quali progetti avete per il futuro? “In estate saremo in giro in Gran Bretagna, poi in Europa fino a ottobre. L’idea è quella di uscire il prossimo autunno con un EP, un singolo. Ci sono un sacco di cose in realtà, vediamo cosa succede”.

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Fashionable

Bluemasters Innovation in Denim l’innovazione veste blu. a cura di Margherita Verlicchi

La storia del jeans in un volume curato da Menabò Group, “Bluemasters Innovation in Denim”, raccontata dai maestri del settore. E un tour di presentazione che ha toccato le capitali internazionali della moda.

Un progetto editoriale prestigioso, presentato con un road show internazionale nelle più importanti capitali della moda: è l’ultima sfida di Menabò Group, che ha curato e pubblicato “Bluemasters - Innovation in Denim”, il primo libro sul passato e futuro del tessuto più pop al mondo, il jeans, raccontato attraverso le parole di chi ne ha fatto la storia. Scritto da Fabiana Giacomotti, giornalista, fashion guru e responsabile del corso di Scienze della Moda e del Costume dell’Università Sapienza di Roma, il libro nasce dal desiderio condiviso di ISKO™ e Archroma, rispettivamente leader nella produzione di denim e specialista globale del colore, di creare uno spazio in cui riunire le storie di chi ha partecipato all’incredibile successo di questo tessuto, per raccontare una vera e propria icona culturale della nostra epoca dalla prospettiva di chi se ne occupa ogni giorno. Un importante successo per la divisione fashion di Menabò Group, che da Forlì porta avanti progetti di respiro internazionale confermandosi tra i maggiori interlocutori a livello europeo nella comunicazione della moda e in particolare del suo ingrediente più amato, il denim. “Bluemasters - Innovation in Denim” è diviso in due parti: dopo la prefazione di Elio Fiorucci sono raccolte le interviste dei “bluemasters” che hanno cambiato il volto del denim, tra cui Ermanno Scervino, Adriano Goldschmied, François Girbaud, Renzo Rosso e Vivienne Westwood. La seconda sezione racconta invece il ciclo produttivo del jeans con uno sguardo più tecnico sui vari passaggi che, dal cotone grezzo alle passerelle, contribuiscono alla creazione di questo versatile capo. Insieme ai partner ISKO™ e Archroma, Menabò presenta il libro con un road show internazionale. Dall’esuberante Manhattan per un lancio in pieno stile newyorkese al 3x1 Concept Store di Scott Morrison, avvenuto lo scorso 10 aprile, allo splendido Palazzo Clerici di Milano, dove il 15 aprile si è tenuto l’evento che ha riunito oltre 200 ospiti del settore e circa 70 giornalisti della stampa italiana e internazionale. Tra i presenti anche il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana Mario Boselli, che ha aperto la serata. Il tour è proseguito quindi nel Nord-Europa, con una tappa a Copenaghen in occasione del Copenhagen Fashion Summit, tra le principali manifestazioni internazionali dedicate al tema della sostenibilità, e si è concluso a maggio con Denim by Première vision, a Barcellona.

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Profili

FILIPPO SORCINELLI ritratto d’artista. a cura di Davide Nicolò

Pittore, musicista, stilista, graphic & parfum designer, fotografo, personal trainer. Ritratto in nero di un artista poliedrico che crede nella Bellezza.

Filippo Sorcinelli. nasce a Mondolfo (PU) nel 1975. Dopo la licenza in Maestro d’Arte e la maturità d’Arte applicata conseguita a Fano, inizia a collaborare con atelier d’arte contemporanea. Una passione che lo ha portato a dar vita ad esposizioni pittoriche e installazioni in Italia e all’estero. Parallelamente agli studi d’arte ha intrapreso quelli musicali, frequentando il Conservatorio Rossini di Pesaro e perfezionandosi presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra in Roma. È organista titolare presso le cattedrali di Fano, Rimini e San Benedetto del Tronto, e direttore artistico di varie rassegne musicali. Nel 2001 fonda l’Atelier LAVS che si occupa dello studio, della progettazione e della realizzazione di vesti sacre, di suppellettili ed accessori per la sacra liturgia, oggi un’eccellenza del settore in Italia e all’estero.

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Filippo Sorcinelli, “aria d’artista” look total black, capigliatura francescano-punk, barba lunga da talebano. Ci racconta le sue ambizioni, le sue esperienze e i suoi progetti futuri… al di fuori del suo lavoro primario, per cui è conosciuto: creatore di abiti sacri per papi, cardinali e prelati in generale. Da dove prendi l’ispirazione per le tue opere? “La traggo dal mio desiderio di libertà. Viaggiare perciò è molto importante. Ma viaggiare per me è forse un’operazione più mentale che fisica. Il pensiero è un’arma a doppio taglio ma è anche dono particolare, perché mi permette di vedere oltre. Tutto è vivo e tutto mi scatena interesse”.

Parlaci dei tuoi progetti futuri, nell’arte. “Dopo due installazioni, ho in cantiere numerose attività. Tra i miei veri progetti futuri c’è comunque quello di vivere come una persona normale… qualcuno però dovrebbe prendermi per mano. Ed altri dovrebbero operarmi al cervello!”. La fotografia rigorosamente in bianco e nero, perché? Come scegli i tuoi soggetti? “Difficile a dirsi. Non ho premeditazioni, specie nella fotografia. Arte è impulso, perché l’artista è a getto che riflette. Solo così mantiene la sua opera naturale e profonda. Unica premeditazione, forse, è che penso sempre in bianco e nero prima di scattare”. Anche i tuoi lavori di pittura sono poco colorati. Come definiresti la tua arte, cio che fai? “I miei lavori poco colorati? Il nero è la sommatoria di tutti i colori! Il nero piega ogni nostro destino, fugge ogni luce ma al tempo stesso la racchiude. Mi piacerebbe dire di fare un’arte viva, chiara, limpida e lontana da politica, fiducia, e condizionamenti critici. Arte, non merce. Fare Arte, da sempre, per me, è la ragione per vivere e morire. E amare”. I tuoi blog in costante aggiornamento, sempre connesso con i social network. Che rapporto hai con la tecnologia? “Ritengo che la tecnologia sia una giusta compagna, se usata con le dovute moderazioni. Sono convinto che la comunicazione oggi sia fondamentale se vuoi far vedere chi sei e se hai qualcosa da dire agli altri. Ma attenzione: la propria vita è altra cosa, e così pure l’arte”.



Life styles

Embassy, clubstorefood nuovo format creativo per Villa Cacciaguerra. a cura di Lucia Lombardi - foto Irena Coso

Nel cuore pulsante di Rimini riprende vita il gioiello architettonico creato da Mattia Santucci, grazie ad un progetto innovativo ed eclettico vicino allo stile di vita contemporaneo.

Sulle note delle storiche hit di Fred Buscaglione, Giorgio Gaber, Walter Chiari, Johnny Dorelli, Lucio Battisti, Enghel Gualdi, Mina, Ornella Vanoni e Gianni Morandi hanno ballato, si sono amate e si sono divertite intere generazioni di riminesi. Dove? Nel locale più trendy della costa romagnola, l’Embassy di Rimini, allestito nella sua elegante cornice Liberty, collocato nel cuore pulsante di marina centro. Ora, terminati i restauri del prezioso

gioiello architettonico, ad opera dell’architetto Mattia Santucci, l’elegante villa Cacciaguerra, costruita attorno al 1870 e simbolo della prima impresa turistica di fine secolo, torna agli antichi splendori, restituendoci la storia stessa della riviera. Negli anni del ventennio ospitò l’ambasciata americana, da cui prese il nuovo appellativo, per diventare poi negli anni Cinquanta uno dei locali più in voga della penisola, in rivalità con la Capannina di Viareggio. Un successo giunto sino al 2005, con la chiusura del locale. Memore del passato, dopo decenni di storia prende forma una nuova realtà imprenditoriale: Embassy, clubstorefood. Un nuovo format eclettico, innovativo, nato dall’esperienza di un pool di professionisti composto da Massimiliano Alvisi, Luca Morri, Enrico Pozzi, Gianluca Rondena, Giancarlo Barletta, Luca Mei e Marco Del Bianco, che hanno condiviso il loro know-how per creare un luogo in grado di esprimere e indicare stili di vita, di rispondere alla costante evoluzione dei comportamenti e dei bisogni delle persone. Il progetto “Embassy” integra uno store con all’interno marchi d’abbigliamento - come Supedry - ad uno spazio per prodotti gastronomici e vini, completandolo con un’area dedicata ai meeting, agli eventi culturali e di comunicazione. Un nuovo luogo d’incontro anticipatore di tendenze in cui trovare una proposta ristorativa attenta alle esigenze dei gusti odierni, declinata in tre differenti spazi, aperti al pubblico dalle ore 11 del mattino alle 2 di notte: Fruit-bar, Street-drink, Embassy Restaurant. Perché il futuro riparte da Embassy.

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Hôtellerie

il lusso di Accogliere

le proposte più esclusive del Grand Hotel Majestic di Bologna. a cura di Barbara Mazzocco

Gli affreschi di Annibale e Agostino Carracci, l’esclusività degli arredi, la sensazione di essere ospiti e allo stesso tempo a casa propria. È questa l’anima del Grand Hotel Majestic “già Baglioni”, icona dell’ospitalità bolognese e italiana da oltre un secolo. Cinque stelle Lusso, unico dell’Emilia-Romagna, membro di The Leading Hotels of The World, l’organizzazione internazionale che riunisce gli hotel più prestigiosi del mondo, e dei Locali Storici d’Italia, dal 2010 è entrato a far parte del brand Luxury Collection del Gruppo Duetorrihotels, realtà d’eccellenza dell’hôtellerie italiana. Storia e arte s’incontrano in ciascuna delle 109 lussuose camere dell’hotel. In stile classico veneziano con richiami alla Francia del XIX secolo, ogni camera è impreziosita da pezzi d’antiquariato e dotata dei più moderni comfort. Lunghi corridoi e sontuosi ingressi svelano

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Hôtellerie

alcune delle più lussuose suite ispirate a celebri artisti, come le Suite Verdi o Giambologna. Appena ristrutturate e dallo scorso maggio aperte al pubblico, le scenografiche Terrazze del Grand Hotel sono la location ideale per un momento di relax all’ombra delle Due Torri. La Terrazza Torre, affacciata su Palazzo Fava, e la magnifica Terrazza Foyer sono la location esclusiva per la colazione degli ospiti delle suite del Majestic, ma da quest’anno anche aperte alla città per l’aperitivo. Particolare attenzione è dedicata all’offerta gastronomica del Ristorante “I Carracci”, che interpreta il territorio in modo innovativo e internazionale. Elegante location capace di regalare un’originale atmosfera retro, il Café Marinetti - intitolato nel 2014 a Filippo Tommaso Marinetti, padre del movimento Futurista, che scelse proprio i sotterranei del Majestic come quartier generale - è il luogo ideale per una pausa, un brunch, un lunch o per sorseggiare un aperitivo. Come il Ristorante “I Carracci”, anche il Café Marinetti è aperto a tutti ogni giorno. Completa la proposta gastronomica l’Enoteca Morandi. Storica cantina con una selezionata gamma di etichette italiane e straniere, l’enoteca offre menù creati ad hoc, ideati per esaltare le antiche tradizioni della cucina bolognese. Immancabile tra i servizi di una struttura Lusso è poi il fitness corner, a uso gratuito per i clienti. La nuova Health &Wellness è un’oasi metropolitana dove ritrovare l’armonia tra anima e corpo, un angolo completo di bagno turco, sauna, doccia emozionale con cromoterapia e sala relax. Custode del lusso, l’antica residenza del Grand Hotel Majestic “già Baglioni” è location tra le più eleganti e originali nel cuore di Bologna.

Bologna Jazz festival Fervono i preparativi per la nuova Sedizione del Bologna Jazz Festival, la nona, che si svolgerà il prossimo novembre nel capoluogo emiliano. Sarà anche quest’anno una invasione di jazz a 360°, un intero mese a pieno ritmo con grandi star per le serate nei principali teatri della città (cinque appuntamenti tra Teatro Manzoni, Teatro Arena del Sole, Teatro Duse) e un cast internazionale di grande richiamo anche per i numerosi concerti nei club (Cantina Bentivoglio e Bravo Caffè). E Ferrara si conferma città jazzisticamente gemellata con Bologna: tra Teatro Comunale e Torrione Jazz Club avrà la sua fetta di grande musica e sarà parte integrante del festival. Il programma completo verrà annunciato a fine estate, ma i cinque ‘big’ in cartellone nei teatri bolognesi sono già tutti confermati: Dee Dee Bridgewater, Bill Frisell, Charles Lloyd, John Scofield, assieme a Medeski Martin & Wood, Steve Swallow. Il tutto per un jazz dalle mille sfumature espressive: suadente con un tocco di glamour (Bridgewater, che aprirà la rassegna il 1° novembre al Teatro Manzoni), sofisticato e vintage (Frisell), spirituale e iperdinamico (Lloyd), groovy e adrenalinico (Medeski-ScofieldMartin & Wood), soulful e swingante (Swallow). www.bolognajazzfestival.com

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Up to date

a scuola di denim con MENABò

i nuovi talenti della moda prendono forma con il progetto I-SKOOL di ISKOTM. a cura di Federica Turroni

Insieme al leader del denim, alla Sapienza di Roma l’agenzia Menabò premia i più talentuosi studenti di moda e racconta la propria esperienza nel mondo del fashion marketing.

Si è concluso il progetto di formazione dedicato ai giovani talenti della moda italiana e internazionale e patrocinato da Menabò Group. Voluto dal leader mondiale del denim ISKO™ e dallo specialista del colore Archroma - con il prezioso supporto di un partner prestigioso come Moleskine - il Denim Marketing Award era dedicato agli studenti del Post-Graduate Fashion Management Course dell’Università Sapienza di Roma, che in poco più di due mesi avevano il compito di elaborare pacchetti di marketing completi per la capsule collection creata da ISKO™ e Archroma: circa 30 capi trattati con Advanced Denim, soluzione innovativa e sostenibile che permette di ridurre notevolmente il consumo di acqua, cotone ed energia. Agli studenti è stato chiesto di lavorare sul concetto di sostenibilità, identificando la piattaforma strategica con cui proporre la collezione al mercato, tra grafica, creatività e naturalmente strategia. Un’elaborazione di un pacchetto di marketing completo e pronto per essere utilizzato a livello commerciale, simile nei contenuti e negli obiettivi a quelli offerti da ISKO™ ai propri clienti, e in cui Menabò si è specializzata collaborando con alcuni tra i più importanti fashion brand internazionali. Gli studenti hanno lavorato intensamente ed hanno avuto la possibilità di presentare le proprie creazioni, il 28 maggio scorso, ad una giuria di esperti e addetti ai lavori, composta da Marco Lucietti, global marketing director SANKO/ISKOTM division; Albert Llort, marketing mana-

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Up to date

Nella foto, gli studenti vincitori del Denim Marketing Award insieme alla giuria. Nella pagina a fianco, un momento della presentazione del progetto di formazione presso l’Università Sapienza di Roma.

ger di Archroma, ed Elisa Ravaglia, socia dell’agenzia di comunicazione Menabò Group. A rappresentare l’Università Sapienza di Roma c’erano invece Fabiana Giacomotti, a capo del corso in Fashion and Costume Studies, e Paola Canestrari, professoressa di Branding nel corso di Fashion Management. Dopo aver attentamente valutato i lavori proposti, la giuria ha annunciato i due gruppi che più si sono distinti nella realizzazione del progetto e che parteciperanno al prossimo Marketing Seminar italiano di ISKO™. Oltre a due importanti internship per i rispettivi team leader, entrambe le squadre sono state invitate a partecipare alla premiazione della seconda parte del contest I-SKOOL - il Denim Design Award - che si è tenuta a Berlino il 9 luglio in occasione del Premium Exhibitions show.

Menabò Group su “Fashion Illustrated”. Il successo dei due contest dedicati al denim s’inserisce in un più ampio progetto di iniziative focalizzate sulla promozione del “sistema moda” e dell’intera filiera di settore, che Menabò Group porta avanti da tempo. Tanto da spingere un’importante rivista internazionale come “Fashion Illustrated” a dedicare un ampio articolo sul lavoro innovativo che l’agenzia forlivese sta svolgendo. A spiegare progetti e strategie è Andrea Masotti, responsabile della fashion division e socio di Menabò Group: “Negli ultimi anni - afferma - è cambiato il modo in cui le persone guardano alla moda, e questo ha influenzato molto anche la comunicazione. Se prima era soprattutto una questione di immagine e di estetica, oggi sono fondamentali anche la conoscenza e l’informazione. Moda, comunicazione e informazione sono infatti sempre più connesse, in particolare per i prodotti ad alto valore immateriale. Ecco perché, dopo 30 anni di consulenza in un settore come il food&beverage in cui la comunicazione dell’ingrediente è imprescindibile, Menabò ha capitalizzato la propria esperienza creando una fashion division dedicata, che ormai da 10 anni è specializzata nei temi del Made in Italy, della sostenibilità e delle performance del prodotto”.

Il progetto di promozione della cultura di filiera e di condivisione del prezioso know-how di settore con i giovani talenti della moda, infatti, non si esaurisce qui: insieme a partner prestigiosi come Swarovski e Denim by Première Vision, ISKO™ e Menabò hanno coinvolto gli aspiranti stilisti di alcune tra le più note scuole internazionali di moda in un progetto finalizzato alla creazione di total denim look originali e autentici, quattro differenti mood da interpretare con i tessuti ISKO™ che gli studenti hanno presentato prima a Berlino - quando sono stati annunciati i vincitori - e poi nella splendida cornice di Villa Corner (Treviso), con un’esclusiva sfilata che si è tenuta il 18 luglio in occasione dell’evento annuale che il leader del denim dedica a media, partner e stakeholder.

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Gian Luca Sghedoni l’imprenditore dall’anima green. testo Gianluca Gatta - foto Maki Galimberti

Una Greenbuilding Company all’avanguardia partner di progetti internazionali. Kerakoll è oggi un’azienda apprezzata in tutto il mondo per l’impegno a favore dell’ecosostenibilità, che l’ha portata a successi internazionali.


Gian Luca Sghedoni

Partire dalla fine, dall’ultima domanda, è il modo migliore per comprendere la storia e l’attività di Kerakoll, un’impresa che sembra incarnare un novello “sogno italiano”. Nata nel 1968 in un garage di Sassuolo, da ditta produttrice di adesivi per la posa di piastrelle è divenuta protagonista mondiale nella produzione di materiali ecosostenibili per l’edilizia. Gian Luca Sghedoni, CEO e figlio del fondatore, Romano, ha una visione chiara del nostro futuro: “Saranno fornite case con il libretto delle istruzioni, in cui saranno spiegati tutti gli accorgimenti adottati in termini di vantaggi sulla salute, sull’ambiente, le soluzioni per il risparmio energetico, per l’isolamento acustico e la sicurezza sismica. Per noi italiani la casa è un bene primario: considerando che all’interno degli edifici passiamo più del 90% del nostro tempo, abbiamo il diritto di pretendere nella nostra casa il massimo comfort”. Kerakoll è riuscita ad imporsi sul mercato grazie ad un principio semplice ma essenziale, l’ecosostenibilità, che ha improntato la sua crescita soprattutto a partire dagli anni ’90 e che l’ha portata ad affermarsi come una GreenBuilding Company apprezzata in tutto il mondo. I passi compiuti da Gian Luca Sghedoni per arrivare a questo sono definiti da una chiara progettualità. Nel 2000 perfeziona l’acquisizione di SLC, azienda con sede a Brugine (Pd), leader in Italia nei sistemi di posa e finitura del parquet (colle e vernici), con un duplice obiettivo: completare l’offerta di prodotti per la posa di ogni tipo di pavimento e iniziare a porre le basi del progetto GreenBuilding. Nel 2004 entra a far parte del mondo Kerakoll MIGRA, azienda ecologica specializzata nel recupero di residui minerali derivanti dalla lavorazione del marmo presso le cave di Carrara. Il minerale riciclato impiegato nei prodotti Kerakoll deriva infatti da residui di altri processi produttivi e non da estrazione di nuova materia prima, trasformando il problema dello smaltimento di un rifiuto in una risorsa. Nel 2005 nasce Biocalce, brand che offre una soluzione globale nei materiali naturali da costruzione (malte, intonaci e pitture a base di calce idraulica naturale) per l’edilizia sostenibile e il restauro storico. Nel 2006 Kerakoll acquisisce le quote di riferimento di Rankover, leader in Europa nella formulazione, produzione e sviluppo di pitture decorative ecocompatibili e naturali a base di grassello di calce e silicato di potassio puro. Nel 2010 la rivoluzione è compiuta: gli investimenti stanziati in Green Technology arrivano

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Gian Luca Sghedoni

Gian Luca Sghedoni con i tecnici del laboratorio Kerakoll.

a rappresentare il 100% degli investimenti in R&D, pari al 5,4% del fatturato. Ma non finisce qui. Essere un’azienda ecologicamente compatibile significa tener conto di tutti gli aspetti della filiera e il trasporto è ormai fondamentale per l’impatto ambientale di un prodotto. Così nel 2012 Kerakoll come soggetto privato - insieme a Regione Toscana, alle Province di Lucca e Massa, al Comune di Minucciano e alle Comunità montane della Garfagnana e della Lunigiana - partecipa alla realizzazione di uno scalo e al ripristino di una vecchia linea ferroviaria per il trasporto del materiale che dalla Garfagnana arriva agli impianti di Sassuolo, togliendo così 15mila Tir all’anno dalle strade che dalla provincia di Lucca arrivano in Emilia. Kerakoll è oggi una realtà con un fatturato da 340 milioni di euro (2013), di cui il 45% prodotto all’estero. Ha 1.350 collaboratori, con un’età media di 35 anni, ed è stata partner di importanti progettisti come il tedesco GMB Architects per il Green Point Stadium a Cape Town nel 2010; Zaha Hadid per il Maxxi a Roma; Herzog & De Meuron per lo Stadio Olimpico di Pechino e per l’Allianz Arena a Monaco; Studio HOK per l’Aeroporto Internazionale Indira Gandhi di Delhi; Frank O. Gehry per il Guggenheim Museum a Bilbao; Renzo Piano per la Città della Musica a Roma; Richard Rogers per il Palazzo dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo; Santiago Calatrava per il Palazzo delle Arti Regina Sofia a Valencia. Che cosa significa produrre materiali “green”? “Essere Green non significa inserire a catalogo una semplice linea di prodotti. Significa soprattutto investire nella cultura d’impresa, per offrire alla building community nuovi servizi e prodotti ecoso-

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stenibili, rendendoli disponibili a tutti attraverso una rete capillare di distribuzione. Alla base c’è un’attenzione particolare alla ricerca e sviluppo: abbiamo dato vita nel 2012 ad un nostro centro ricerche, il Kerakoll GreenLab, dove lavorano 87 ingegneri bioedili suddivisi tra ricerca medicoscientifica, sviluppo tecnologico e controllo qualità”. Com’è strutturato il GreenLab? “È situato in un edificio avveniristico, dove sono raggruppati 9 laboratori avanzati per lo sviluppo di Green Technology. Sono sei le aree strategiche studiate e approfondite nell’attività del laboratorio di ricerca: studio di prodotti a basso impatto ambientale, finalizzati alla riduzione dell’impatto di CO2; studio degli inquinanti indoor (sviluppo di materiali naturali alternativi al cemento e calcolo dell’indice di traspirabilità); ricerca sulle emissioni di composti organici volatili; studio di soluzioni per la sicurezza sismica; sviluppo di soluzioni per l’isolamento termico e l’efficienza energetica; ricerche in acustica per l’analisi di tecnologie all’avanguardia”. Le ricerche effettuate in quasi 10 anni hanno portato Kerakoll a dotarsi, nel 2010, di un sistema di certificazione che permette la reale misurabilità dell’ecosostenibilità edilizia dei propri prodotti, il GreenBuilding Rating”. Di che cosa si tratta? “È un metodo di valutazione oggettivo, che permette di misurare la sostenibilità ambientale dei materiali da costruzione, indicando attraverso l’analisi scientifica dei componenti un punteggio di rating ambientale per ogni prodotto in una scala da ‘Eco Zero’, dove il prodotto non è da consi-

Il GreenLab, avveniristico edificio che ospita il centro di ricerca Kerakoll.

GreenLab, soluzioni ecosostenibili. Il GreenLab, centro di ricerca Kerakoll, è un edificio all’avanguardia per l’attività svolta e dal punto di vista architettonico. Con un investimento di oltre 16 milioni di euro, è costruito integralmente con soluzioni ecosostenibili impiegando materiali da costruzione naturali, traspiranti ed ecologici prodotti direttamente dall’azienda. Si estende su una superficie di circa 7.000 metri quadrati, su quattro piani, e accentra tutte le attività di Ricerca e Sviluppo del gruppo. Il comfort abitativo è garantito dalla scelte costruttive e dai materiali utilizzati, in grado di migliorare il microclima e la salubrità dell’aria “indoor” in virtù della ventilazione naturale e del sistema del verde. L’illuminazione naturale è garantita da sistemi di controllo e di ottimizzazione, che tengono conto dei principi della cromoterapia e dell’equilibrio termico. Lo studio e lo sviluppo di soluzioni innovative nell’ambito della bioedilizia sono gli assi portanti del progetto Kerakoll GreenLab, che coniuga gli elementi di sostenibilità della struttura in termini di bioclimatica ed efficienza energetica con l’elevata qualità degli spazi interni. Una struttura in rete con centri di ricerca, università e progettisti, come il Politecnico di Milano e il Joint Research Centre Ispra, ente di ricerca della Commissione Europea.

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Gian Luca Sghedoni

Chi è Gianluca Sghedoni. Gian Luca Sghedoni - CEO di Kerakoll e figlio di Romano, fondatore della società - nasce a Sassuolo, in provincia di Modena, nel 1967. Nel 1991 diviene Responsabile Marketing Strategico e nel 2000 assume il ruolo di Amministratore Delegato della società. Sensibile da sempre ai temi dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, pone al centro dell’edilizia il tema dell’ambiente, la salute e il benessere della persona, pensando che una migliore qualità della vita rappresenti il futuro del mercato. Decide quindi di portare al 25% l’investimento delle risorse destinate all’attività di Ricerca e Sviluppo nello studio di materiali naturali. Nel 2008 vince il premio nazionale Ernst & Young “Imprenditore dell’anno”, per il miglior utilizzo strategico delle opportunità e delle leve offerte dall’economia, a livello nazionale e globale. È sposato, ha tre figli ed è amante dell’arte in tutte le sue espressioni, nonché collezionista di arte moderna e contemporanea. Tra i suoi artisti preferiti troviamo Damien Hirst, Cindy Sherman e Takashi Murakami.

derarsi eco-sostenibile, a ‘Eco 5’, dove il prodotto è da considerarsi ecologico e a basso impatto ambientale. Il sistema ha ottenuto nel 2011 da parte della Société Générale de Sourveillance (SGS) l’attestato che certifica il GreenBuilding Rating come metodo di misurazione affidabile, completo ed essenziale a garanzia della sostenibilità ambientale dei propri prodotti”. Un modo per diffondere la mentalità Green anche oltre l’azienda... “Kerakoll aiuta i propri partner nell’applicazione di questa filosofia non solo grazie ai prodotti, ma anche all’attività di formazione. Consideriamo fattori strategici l’aggiornamento tecnico e la formazione professionale, aree per le quali gli investimenti sono stati pari al 3,4% del fatturato, che si concretizzano in una forte azione di networking con architetti, progettisti, imprese di costruzione e contractor a livello mondiale. Senza dimenticare il Kerakoll Campus, la scuola di formazione con 1.800 mq di aule e sale didattiche, 600 mq di cantiere scuola, 30 trainer specializzati e 8 istruttori edili. Negli ultimi cinque anni il Kerakoll Campus ha formato oltre 200mila operatori del settore”. Quali sono i progetti futuri? “Le nostre competenze multidisciplinari saranno sempre più orientate a rispondere alle nuove richieste dell’architettura e dell’edilizia in termini di tecnologia, sicurezza, efficienza energetica, senza tralasciare la traspirabilità, il design e l’estetica. E poi daremo grande attenzione all’isolamento acustico, una causa di grande disagio all’interno della abitazioni, e alla sicurezza in caso di eventi sismici”.

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Alberta ferretti l’eleganza della leggerezza. testo Maria Luisa Bertolini

Un’infanzia felice trascorsa nell’atelier della madre e il sogno, coronato da un successo mondiale, di vestire una donna cosmopolita che guarda al futuro, senza mai rinunciare al proprio carattere e alla femminilità .


Nome Cognome

dida


Alberta Ferretti

Concretezza e leggerezza. Due termini agli antipodi coniugati con precisione sartoriale da Alberta Ferretti in uno stile unico al mondo. Stile ed eleganza, un binomio necessario per far affiorare in ogni donna l’armonia di un proprio “modo di essere”, senza emulare modelli innaturali. È così che, stagione dopo stagione, la signora Ferretti ha scandito un successo che le è valso, tra gli altri, il titolo di “Signora dell’eleganza”, “Cavaliere del Lavoro della Repubblica”, una laurea honoris causa in Conservazione dei Beni Culturali per il recupero del borgo di Montegridolfo, oltre alla grande soddisfazione di vestire le donne più ammirate del pianeta, da Rania di Giordania ad Emma Watson. Come seguendo una metafora di libertà attraverso la quale una donna può affermare, con forza e senza imposizione, il suo essere femminile. Ha da poco terminato il reality Project Runway: cosa l’ha spinta a partecipare? “Ero già stata giudice ospite a New York per l’edizione americana. Mi era sembrato un format intelligente, con giovani talenti spinti ad elaborare idee e mostrare le proprie qualità in una competizione seria e professionale. Quando mi hanno proposto di partecipare alla versione italiana ho ritenuto fosse una buona opportunità per evidenziare che la moda non è fatta solo di show, di poesia e di magia, ma anche di conoscenza, lavoro, tenacia e umiltà”. I ragazzi che vogliono fare moda hanno caratteristiche comuni? “Meglio di no! Le caratteristiche che mi interessano sono certamente la passione per questo lavoro, la determinazione e la capacità di avere una visione propria”.

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Alberta Ferretti

Quando ha deciso di fare questo mestiere? “Non ho avuto scelta. Il ricordo più bello della mia infanzia è l’immagine di mia madre nel suo atelier, che è vivo nei miei ricordi come il profumo e il rumore dei tessuti. Da piccola, dopo la scuola, non vedevo l’ora di entrare in questo mondo affascinante, ricco di fantasia e creatività. Vedere mia madre unire tessuti, forme, modelli colori era per me un momento magico, un rituale che prendeva forma sul corpo delle donne. Era incredibile come quelle creazioni, appena indossate, trasformassero le clienti rendendole ancora più belle, come principesse. In quegli anni non solo ho appreso la passione per questo lavoro ma ho imparato la qualità della fattura e il culto del bel vestire, la misura di un’eleganza oggettiva; quella che negli anni ho cercato e cerco ogni volta di rielaborare a modo mio. È stato il tirocinio più importante, che mi ha portato a realizzare abiti fin da giovanissima, trasformando l’aspirazione in un progetto per la vita”. Quando crea è sola? “Ci sono diverse fasi: in un primo momento sviluppo il concetto della collezione, ed è in solitario: chiudo gli occhi e vedo un film, l’immagine della donna che ho in mente si muove e comincia ad interpretare il suo ruolo; di seguito condivido questa idea con il mio team e da quel momento cominciamo a lavorare insieme, fino alle scelte finali”. Può elencarmi dei termini che la rappresentano? “Passione, forza, determinazione, curiosità, vivacità, volontà, coerenza e talento”. dida

Alberta Ferretti nello studio di Project Runway, attorniata dai giudici Tomaso Trussardi ed Eva Herzigova e con, a sinistra, l’attrice Isabella Ferrari.

Una volta ha detto che la casa è come un vestito. Cosa voleva dire? “Una persona vive dentro una casa come dentro un vestito. Sento l’esigenza di cambiare, anche piccoli dettagli, nella mia casa a seconda delle stagioni o del mio stato d’animo e soprattutto a seconda dei tempi. Spostare mobili, cambiare o togliere tende, tingere le pareti con colori differenti, aggiungere o eliminare tappeti e cuscini; sono solo esempi, molto utili però per tenere l’ambiente dove abiti vivace come te”. Come la descriverebbe la donna Alberta Ferretti? “Cosmopolita, che vive la sua vita a 360 gradi, madre e moglie impegnata nel sociale che non dimentica il suo aspetto romantico e che non rinuncia alla femminilità, alla sensualità e all’eleganza. Donne che non si fermano quando raggiungono un obiettivo, ma guardano continuamente al futuro. Donne che non si accontentano dell’eleganza del momento ma cercano negli abiti un’espressione della propria personalità, un segno di distinzione”. Cosa è chic? E cosa non lo è? “Chic è una parola non più chic e che fa parte di un vocabolario superato: oggi si può essere ‘cool’, termine più consono ai tempi, con dettagli che fino a ieri sarebbero stati banditi. Io invito sempre le donne a non cadere forzatamente nei trend né a travestirsi per compiacere gli altri. Prima di tutto bisogna piacere a se stesse, e scegliere uno stile in armonia con il proprio corpo e le proprie abitudini. Solo così si è chic, perché si è vere”.

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Alberta Ferretti

Molte celebrities vestono Ferretti. Chi contatta chi e come scegliete i personaggi? “Per quanto mi riguarda i contatti sono sempre stati spontanei. Le celebrities scelgono Alberta Ferretti perché sanno che verrà rispettata la loro personalità ed enfatizzata la loro bellezza. Credo che la ragione per cui sono ancora così presente nei red carpet, senza mai avere fatto un contratto a pagamento, sia proprio dovuto al fatto che non amo travestire le donne ma, quando sono scelta o scelgo, cerco sempre di trovare l’equilibrio tra il mio stile e chi lo indossa. È una qualità che mi viene riconosciuta, e funziona. La donna è sempre più importante rispetto all’abito che indossa. Oggi alle attrici e alle cantanti si sono aggiunte le blogger o le stylist del web, che comunicano cosi rapidamente tramite social media da far arrivare il messaggio direttamente al pubblico finale”. Quali sono le sue icone? “Tutte le donne che vivono oggi il loro tempo, in ogni parte del mondo”. I suoi progetti futuri? “Consolidare l’immagine del mondo Alberta Ferretti, fatto di 2 pre-collezioni, 2 sfilate 1 limited edition, 1 collezioni sposa ‘Forever’, scarpe e borse per tutte le linee, oltre ad organizzare eventi già pianificati in Cina e Dubai”. Ci parli della sua collezione sposa... “È stata un’esigenza commerciale nata da una richiesta delle mie clienti, che innamorate dei miei abiti da sera mi hanno chiesto di realizzare in bianco alcuni vestiti; da qui l’idea della collezione

Forever, giunta ormai al quarto anno. È stato un successo, perché le donne che si avvicinano a questo momento importante leggono nei miei abiti l’amore e il rispetto che metto nel realizzare un abito da sposa, che rappresenta il loro sogno. Nel settembre 2013 abbiamo aperto a Roma il primo monomarca ‘Forever’, in via Belsiana. L’ultima sposa famosa che abbiamo vestito è Elena Santarelli e, in tv, Stana Stanic in Castle, nell’ultima puntata di questa stagione”. Cosa resta in fondo al cuore di un’imprenditrice affermata, di una stilista di levatura internazionale, della sua terra natìa? “La Romagna è una terra antica e ricca di storia, con valori forti legati alla tradizione. È spalmata su un territorio ammorbidito dalla collina, dominato dal mare, dalla luce e dal senso di libertà che esso riflette. Queste energie si interiorizzano, diventando parte della tua personalità. E la donna romagnola ha sempre avuto un ruolo primario all’interno della famiglia, il perno attorno al quale ruotavano tutte le altre figure del nucleo. Grandi lavoratrici forti e materne, con una grinta e una dignità uniche. Sono i valori che le nostre madri ci hanno tramandato”. Come trascorre il tempo libero? Possiede animali? “Amo leggere, nuotare, ricevere gli amici. Ed ho un fantastico Labrador di nome Alfonso, che è sinonimo di ottima compagnia, grande sfogo, lunghe passeggiate”. Se non fosse stata fashion designer, cosa avrebbe fatto nella vita? “Interior design: come le dicevo, la casa per me è come un abito”.

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Da sinistra, Kate Beckinsale, Bianca Balti e Scarlett Johansson in abiti Alberta Ferretti.



Carlo cracco pane, amore e imprenditoria. testo Lucia Lombardi - foto Archivio AGF

Cosa lega il celebre chef stellato alla Romagna? Molto piÚ che l’ammirazione per la piadina... L’amore con la A maiuscola per la moglie Rosa Fanti, santarcangiolese doc, al suo fianco anche nel lavoro. Eccoli in questo racconto di coppia, tra impegni pubblici e vita privata.



Carlo Cracco

Ho ‘acchiappato’ Carlo Cracco e la moglie Rosa Fanti per un’intervista durante un viaggio transappenninico tra Milano e Perugia, dove lo chef pluripremiato ha tenuto una lectio magistralis per i partecipanti al Festival del Giornalismo. Il tutto a ridosso delle registrazioni di Hell’s Kitchen Italia e della nuova serie di MasterChef. Ad essere cuochi di grido ci vuole un fisico bestiale, e lui ce l’ha! Gli rubo qualche battuta sul nuovo nato in casa Cracco-Fanti: “Carlo e Camilla in Segheria”. Grazie alla collaborazione con suo cognato ha portato un po’ di Romagna a Milano, almeno nella gestione. Come nasce l’idea del vostro nuovo locale? “Era un progetto che io e Nicola (fratello di sua moglie Rosa, uno dei soci dell’Osteria santarcangiolese ‘Da Oreste’, ndr) avevamo da tempo, ma ci voleva l’occasione adatta. Con Rosa abbiamo visto il posto. E abbiamo capito che era quello giusto. Oltre a Nicola, nel team c’è anche un altro ragazzo romagnolo, Emanuele di Gambettola. Ci siamo andati dietro parecchio a causa delle autorizzazioni. Siamo partiti coi lavori a metà dicembre e a febbraio abbiamo aperto. Credo sia un modo diverso di intendere la ristorazione, anche attraverso un locale stupendo, un pezzo di Milano recuperato, una segheria del 1920, vicina al naviglio ma leggermente defilata rispetto al passaggio della movida. Questo crea un valore aggiunto che si accompagna al buon cibo, al buon vino e ad un ottimo servizio. Lo spazio è poliedrico: oltre alla grande sala con il tavolone e all’ampia zona bar, c’è uno stupendo cortile con tanto di porticato. Non sembra di essere a Milano, ricorda Brooklyn!”.

Ph. Carlo Lavatori

Qual è il segreto del suo successo? “Lo stimolo a voler fare sempre qualcosa di bello e buono. Chi lavora in cucina ce l’ha nel Dna, perché tutti i giorni deve permettere agli ospiti del ristorante di fare un’esperienza unica. Poi c’è chi ha più predisposizione alla visione futura, chi ha più creatività. In questo caso si tratta di caratteristiche personali, di differenze tra i singoli chef”. Lei come si colloca? “Sono uno che ha buttato sempre in là la palla. Nel bene e nel male. Ho sempre cercato di lavorare bene, per costruire qualcosa, anche per i miei collaboratori. Tanti dei miei ragazzi hanno aperto ristoranti. Ne vado fiero. E penso: Sei stato duro, severo, ma alla fine hai fatto sì che venissero fuori i caratteri”. Chi è, a suo avviso, il cuoco italiano più bravo? “Non è una corsa di moto. Non siamo piloti. Un ristorante è l’espressione di una personalità e di tanti altri fattori. Diciamo che premiare quelli bravi serve da incentivo a tutti. Il più bravo, se c’è stato, non c’è più...”. E chi era? “Gualtiero Marchesi ha fatto tantissimo per la nostra cucina. È la punta più avanzata, ha avuto coraggio, incoscienza, lungimiranza, una visione enorme. Oggi il livello è molto alto: una volta erano tre o quattro, oggi di gente valida che può stare sullo stesso piano ce n’è parecchia”.

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Ph. Carlo Lavatori

Sopra, “Carlo e Camilla in Segheria”, nuovo ristorante di Carlo Cracco a Milano.


Cosa pensa della classifica 2014 dei migliori 50 ristoranti del mondo stilata dalla rivista britannica Restaurant? “Ci sono stato anch’io dentro per quattro anni. È una cosa in cui devi credere senza prenderti troppo sul serio. Non è che se arrivi terzo sei uno sfigato e se arrivi primo sei il migliore al mondo. Non esiste il migliore del mondo, non è una gara. Sono tutti bravissimi. Non so come dirlo, tra il 49° e il 2° non cambia nulla! L’unico che ci ricordiamo è quello che vince. Il ristorante, però, non vive perché è arrivato primo. Il vero giudice del ristorante, comunque, è il cliente affezionato”. Alla luce di questo nuovo volume “A qualcuno piace Cracco”, uscito per Rizzoli e dedicato alla cucina regionale, qual è il piatto romagnolo che le piace di più? “La piadina. Perché è una variante romagnola della pizza, del pane, è bella da vedere. La farcisci, l’accompagni. È unica. Resiste nel tempo. Te la cuociono davanti agli occhi. E poi le cose semplici sono le più difficili da inventare, da conservare. Non che anche quella sia una passeggiata di salute, contiene lo strutto, ma nonostante ciò alla gente piace, è una tradizione da salvaguardare”. Qual è a suo avviso una dote indispensabile per un bravo professionista? “Essere audaci, nel senso di guardare oltre a quello che si ha davanti. Vedere con occhi diversi la materia prima. Basta osare, senza pensare che un’erba è solo un’erba e un pezzo di carne è un semplice pezzo di carne”. Per chi vorrebbe cucinare? “Ho fatto da mangiare per 27 capi di Stato

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Carlo Cracco

tutti assieme al Consiglio d’Europa; bello sì, sono quelle medaglie che ti metti, ma spesso le soddisfazioni vengono da persone che hanno sensibilità diverse. Se dovessi scegliere direi per un contadino, di quelli che faticano, che fanno cose pazzesche e fargli vedere come trasformare il frutto che lui ottiene dalla terra”. È stato facile conquistare una romagnola? Dicono che l’abbia presa per la gola... “Non la si conquista solo in cucina. Può aiutare, ma non basta! Ci vuole cuore. Tanta passione, visione comune, e un po’ di pazzia!”. Rosa Fanti è la giovane moglie del cuoco più ambito d’Italia. È una donna dolce, un po’ schiva, ma dal polso di ferro. È lei a curargli le pubbliche relazioni. “Carlo è impegnativo di suo: ristorante, eventi, viaggi, convegni, libri. È una vita molto bella, interessante, che necessita continua ricerca”, afferma entusiasta. “Ora, dopo la nascita di Pietro, ho rallentato un po’. Seguo Carlo nelle cose più importanti; lavorando con lui posso liberamente programmarmi le giornate”. A Milano si trova bene? “Molto. La consideravo una città di passaggio. Invece ci sono rimasta! Mi piace Milano perché so che c’è anche Santarcangelo con la sua dimensione. Per farmi coccolare un po’ torno a Santarcangelo, dai miei! Mi piace avere una doppia possibilità”. Qual è la vostra ricetta dello stare insieme? “Ci vuole condivisione. Nel momento in cui hai la stessa visione della vita il resto viene da sé”.

Un’immagine privata di Carlo Cracco con la moglie Rosa Fanti, scattata fra amici.

Il fatto che Cracco venga considerato un sex-symbol come lo vive? “È un uomo con i piedi per terra! Lui odia queste etichette, così come altre. Non faccio troppo caso agli appellativi mediatici che vengono attribuiti, mi concentro sulla vita vera”. “Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”: nel vostro caso sarebbe più appropriato affermare “al fianco di...” “Sono al fianco, è vero. Però per carattere cerco sempre di non espormi. Preferisco operare da dietro le quinte. Condividiamo ogni scelta, ogni progetto. Il nostro è un lavoro di squadra. E cerchiamo sempre di ritagliarci dei momenti per noi, per la famiglia”. Che fosse un tipo speciale lo avevamo inteso. Ma che fosse anche uno di compagnia, un chiacchierone, è stata una piacevole sorpresa.

A qualcuno piace Cracco. Carlo Cracco (Vicenza, 1965), comincia a lavorare sotto la guida di Gualtiero Marchesi a Milano e di Alain Ducasse e Lucas Carton in Francia. È stato chef presso l’Enoteca Pinchiorri, ottenendo due stelle Michelin. Marchesi lo chiama nuovamente per l’apertura del suo ristorante “L’Albereta” a Erbusco (BS), dove lavora come chef per tre anni. Subito dopo apre “Le Clivie” in Piobesi d’Alba (CN), dove ottiene una stella Michelin. Nel 2001 inaugura a Milano “Cracco Peck”, che dal 2007 porta solo il suo nome: 2 stelle Michelin, 3 forchette Gambero Rosso, premiato come uno dei 50 migliori ristoranti al mondo dalla prestigiosa rivista inglese. Quest’anno ha condotto anche la prima edizione italiana di Hell’s Kitchen Italia, in onda su Sky Uno. E da ottimo uomo di marketing, lo ritroviamo impegnato anche in varie pubblicità, non ultima quella di una nota marca di patatine. Ispirandosi, anche in questo caso, al suo primo, grande maestro: “Marchesi nell’89 - dice - pubblicizzava piatti congelati già pronti per una società del Gruppo IRI. Un cuoco è una figura autorevole, e può aiutare a cambiare la percezione di un prodotto. Ho rifiutato tante offerte, questa mi sembrava seria, precisa, forte. E se devo fare una pubblicità la faccio bene”. Parola di chef.

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Andrea Emiliani

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Andrea Emiliani

Andrea Emiliani uno sguardo da via Belle Arti.

testo Roberta Brunazzi - foto Lidia Bagnara

Dall’ufficio sopra la Pinacoteca nazionale lo storico dell’arte guarda verso orizzonti lontani, ragionando su un’epoca fiorente della cultura italiana che s’intreccia con la sua storia personale. Cominciata a Predappio, assieme al fratello Vittorio, e proseguita tra Urbino, Firenze e Bologna.

La cittadella culturale attorno a via Belle Arti è per lui come un habitat naturale. Da un sedimentato ufficio sopra alla Pinacoteca nazionale di Bologna, via Belle Arti 56, Andrea Emiliani lancia uno sguardo verso orizzonti ben più ampi, scavalcando cataste di volumi e polverosi oggetti che tanto sarebbero piaciuti a Giorgio Morandi, con al fianco la sua fedele macchina da scrivere, una Olivetti di quelle che non si usan più, a metà strada tra un ufficio vintage e un museo della tecnica. Sembra nato e cresciuto lì, tra le sue carte e i suoi libri così pieni di arte e di vita. La sua storia comincia invece un po’ più a sud, in Romagna, nel cuore di una geografia che in quegli anni fu un tutt’uno con la storia. Andrea Emiliani nasce a Predappio il 5 aprile 1931. “Finita la Prima Guerra Mondiale - racconta - il podestà Baccanelli chiamò mio padre in paese come segretario comunale. Lì incontrò mia madre, che era di Selbagnone, si sposarono ed andarono a vivere a Predappio Alta, un borgo vivace alla fine degli anni Venti. Nel 1931 nacqui io, nel ’35 mio fratello Vittorio”. Quel Vittorio giornalista, direttore del Messaggero dal 1981 all’87 e deputato della Repubblica a metà degli anni ‘90. “Poi inspiegabilmente - prosegue - a mio padre arrivò una lettera di trasferimento per un paese nel centro della Sardegna, una specie di confino per quei tempi. Per la mia famiglia fu un duro colpo fino a che, ancora una volta senza spiegazione, la destinazione cambiò, prima Sant’Elpidio a Mare poi Urbino, dove rimasi fino al 1950. Fu la mia fortuna: lì sono cresciuto tra la bellezza, e ho vissuto l’arte come vita”. Su questi spostamenti d’ufficio arrivati dall’alto ovviamente il fratello Vittorio indagherà, scoprendo tanti anni dopo una lettera inviata dalla nonna Lucrezia a Benito Mussolini in cui chiedeva spiegazioni, senza ricevere risposta. L’ipotesi circolante nella famiglia Emiliani è che tutto fosse nato da un capriccio di donna Rachele di fronte al rifiuto del segretario comunale di accompagnarla a Montemaggiore, dove era solita andare a caccia. Comunque siano andate le cose, per il giovane Andrea comincia da quel momento la grande avventura della vita nel segno dell’arte: dopo gli studi ad Urbino si trasferisce all’Università di Bologna e si laurea a Firenze con Roberto Longhi, entrando in contatto con

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Andrea Emiliani

personaggi del calibro di Francesco Arcangeli e Cesare Gnudi. Blasonati maestri d’arte fondamentali per la sua formazione come altri, ignorati dalle cronache, che per lui furono però altrettanto importanti: “Il mio primo vero educatore lo incontrai a Predappio, a casa di mio zio. Si chiamava Lorenzo Petrini detto Gino, era il suo uomo di fatica, tanto intelligente che sembrava Leonardo. Era buono e senza malizia, coltivava i bachi da seta... devo a lui il mio genio”. Se il buon Gino insegnò al futuro Sovrintendente e direttore di Pinacoteca e Accademia ad usare bene le mani e ad apprezzare la bellezza del mondo, Francesco Arcangeli gli aprì la mente verso dimensioni sconfinate: “Lo adoravo - dice -, era un uomo di intelligenza altissima”. Dalla metà degli anni Cinquanta in poi Bologna diventa la sua casa. Vissuta come crocevia d’incontri e flussi culturali, molti dei quali diretti verso Parigi, al Louvre, che da Canova in poi ha sempre mantenuto rapporti privilegiati con la città felsinea. Nella sua lunga carriera Emiliani ha ricoperto la carica di Sovrintendente per i Beni Artistici e Storici per le province di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna; è stato direttore della Pinacoteca nazionale di Bologna; fondatore e presidente dell’Istituto per i beni culturali dell’Emilia-Romagna e ha fatto parte del Consiglio superiore dei beni culturali, ricoprendo anche la carica di presidente dell’Accademia Clementina di Bologna. Preferendo sempre l’organizzazione, la progettazione, la scrittura (“mi piace lavorare con le mani, stare con le persone...”, dice) all’insegnamento. “Ho vissuto un momento alto della città, al fianco di intellettuali veri e amministratori illuminati.

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Andrea Emiliani, nel suo studio, con la sua inseparabile macchina da scrivere.


B&B OPERA 01 Una maison de charme nel cUore di cattolica A cosa porta assecondare le proprie passioni? A creare bellezza. Come è successo a Lorena De Gennaro nel mettere in “opera” le sue doti, creando un luxury B&B dal nome metaforico, OPERA 01. Nato l’11 dicembre a Cattolica. “Ho voluto realizzare un qualcosa che non c’era”, dice, “seguendo la vera filosofia del B&B, ispirandomi alla conduzione francese”. Una dimora di lusso, a pochi metri dal mare, dotata di tre intime stanze, allestite in un villino d’epoca, che ora recupera la sua antica vocazione, quella di casa per le ferie. Ove Lorena stessa ha trasferito la sua residenza. Uno stile sobrio, ove antico e moderno si fondono per creare un ambiente quasi domestico, che Lorena cura nei minimi particolari, vezzeggiando i suoi clienti con piccole attenzioni quotidiane. “Ho cercato di riproporre un mio ideale di vacanza, nato da esigenze e passioni molto personali” chiosa.

Lorena proviene dall’ambito amministrativo, con un debole per i viaggi, il buon cibo e l’hôtellerie. Un elegante salone offre agli ospiti l’occasione di vivere gli spazi come fossero di casa, sfogliando una rivista o leggendo un libro davanti al camino. Mentre la sala da pranzo con terrazza si offre quale location ideale per la prima colazione. I nomi assegnati alle stanze giocano con quello della maison, ispirandosi a titoli di opere liriche: “Il flauto magico” con un romantico letto a baldacchino. “La madama Batterfly”, una suite dallo stile esotico. “I vespri siciliani”, due ampie stanze comunicanti, calde, adatte a famiglie o amici. La sauna pensata per due persone, “L’amico Fritz”, offre ai clienti l’occasione di una meritata pausa relax. Realizzare OPERA 01 è stata per Lorena una scommessa vinta! Perché il segreto di questo luogo è far felici le persone.

Via Del Prete Violante, 82- 47841 Cattolica RN T 0541.413755 - M info@opera01.it - W www.opera01.it Via Del Prete Violante, 82- 47841 Cattolica RN T 0541.413755 - M info@opera01.it - W www.opera01.it


Andrea Emiliani

Erano gli anni del sindaco Guido Fanti (1966 - 1970, ndr.), - prosegue Emiliani -, un uomo riuscito ad allevare una generazione di amministratori che hanno fatto la storia della città e del territorio. Fu proprio il sindaco Fanti a chiedermi di sviluppare una politica culturale per la città, e sulla base di quel lavoro nel 1974 uscì il libro ‘Una politica dei beni culturali’. Divenne un testo di riferimento per quegli anni, con oltre 100mila copie vendute e oggi ristampato dalla Bononia University Press. Sono stato fortunato, ho molto lavorato e mi sono molto divertito. Poi però tutto si è arenato negli anni Novanta, quando è cominciata una specie di regressione antropologica...”. La crisi contemporanea, sociale e culturale prima ancora che economica, per questo attento storico dell’arte e non solo si leggeva già in trasparenza in quell’epoca, vicina ma così lontana. “Oggi la risalita è tutta nella testa della gente - dice -. O si riparte dall’educazione dei giovani o non si riparte più. E la chance migliore sta nella mescolanza: più stranieri ci sono e più aumenta per tutti la possibilità di migliorare e crescere”. Passati dai ricordi del passato alle idee per affrontare il futuro, la domanda finale scatta quasi automatica: secondo lei, l’arte contemporanea ci rappresenta? “Non ho interesse particolare per questo genere - dice Emiliani, grande cultore della pittura cinquecentesca e barocca -. È un mondo molto chiuso ed egoista. Forse in questo caso sì, ci rappresenta...”.

Andrea Emiliani posa di fronte ai capolavori di Guido Reni conservati nella Pinacoteca nazionale di Bologna. Sopra, con il presunto “Ritratto della madre”; in apertura, con la “Strage degli innocenti”.

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Una vita nel segno della bellezza. Andrea Emiliani è uno storico dell’arte. Fratello maggiore del giornalista Vittorio, è nato a Predappio il 5 marzo 1931. Ha compiuto i primi studi a Urbino, per poi trasferirsi all’Università di Bologna e infine a quella di Firenze, dove si è laureato con Roberto Longhi e Francesco Arcangeli. Ha ricoperto la carica di Sovrintendente per i Beni Artistici e Storici per le province di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna, ed è stato direttore della Pinacoteca nazionale di Bologna. Fondatore e presidente dell’Istituto per i beni culturali dell’EmiliaRomagna, ha fatto parte del Consiglio superiore dei beni culturali ed ha ricoperto la carica di presidente dell’Accademia Clementina di Bologna. Ha seguito il riordino e il restauro di musei e palazzi storici della regione e ha diretto varie mostre d’arte. I suoi più recenti volumi pubblicati riguardano “I musei civici di Forlì” (con Cesare Mari, Bologna, 2013) e “Palazzo Milzetti Bolognesi” (Carta Bianca editore, Faenza, 2014). In uscita per i tipi della Bononia University Press è “Una politica dei beni culturali”, ristampa del volume con scritti di Pierluigi Cervellati, Lucio Gambi e Giuseppe Guglielmi che, nel 1974, divenne un punto di riferimento per l’impostazione di politiche culturali nelle città e nel territorio.


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Civis Augustus 40 anni in piena sicurezza. Innovazione e tecnologia, padronanza e duttilità delle prestazioni: passa da qui il successo della Civis.

In Romagna Civis Augustus è sinonimo di sicurezza. È uno dei più longevi e accreditati istituti di vigilanza certificati con sedi operative anche all’estero, in Romania e Polonia. Nel 2014 l’istituto riminese raggiunge un glorioso traguardo: compie i suoi primi 40 anni di successi. Il presidente della società e titolare della licenza è il dottor Arturo Menghi Sartorio che ha portato l’azienda, nel corso dei decenni, ad una

Nella foto, Arturo Menghi Sartorio, presidente della società e titolare della licenza.

crescita esponenziale, con 250 guardie di cui 10 donne. Negli anni Ottanta fu il primo nel settore ad aprire al gentil sesso. La grande affidabilità della Civis è data sia dalla scrupolosa organizzazione interna e dall’attenta formazione del personale sia dal supporto tecnologico che affianca gli agenti 24 ore su 24, coprendo ogni tipo di servizio di vigilanza: per stazioni, aeroporti, sedi museali, comuni, province, locali, spiagge, abitazioni private. La destrezza della Civis di Menghi Sartorio infonde sicurezza al cliente. Lo si intuisce anche dal rapporto che il presidente ha creato col suo corpo guardie, un rapporto di estrema fiducia ed empatia. Il presidente è un filantropo, ama l’arte, le lettere e lo sport, fu campione di aikido, e da sempre supporta molte iniziative culturali. Per ampliare la propria offerta di prodotto, tra gli ultimi acquisti in casa Civis bisogna menzionare Servim, azienda cesenate dedita all’assistenza ai mezzi. Un servizio di vigilanza e monitoraggio che tutela a 360 gradi le aziende di trasporto. Un istituto con la stessa vocazione è stato inserito anche nella sede polacca. Innovazione, tecnologia, padronanza e duttilità delle prestazioni offerte sono le armi del successo di Civis Augustus. Un’azienda il cui quarantennale crea valore aggiunto al territorio, per l’alta valenza etica del servizio proposto.

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Valli di Comacchio

Le atmosfere rarefatte di una magica terra tra cielo e mare. testo Andrea Casadio - foto Lidia Bagnara

Un mare salmastro nel fondo della Pianura padana si allarga in una solitudine quasi metafisica, dando vita alle Valli oggi cuore pulsante del parco regionale del Delta del Po. Nate dall’intreccio di tre elementi in perenne relazione: terra, acqua (dolce e salata) e uomo.



Valli di Comacchio

Ci possono essere tanti modi, tutti legittimi, per approcciare quella che è la più vasta zona umida d’Italia, una delle più importanti d’Europa. Il migliore, però, è probabilmente quello di passare da Sant’Alberto, la borgata ravennate che ne costituisce l’ingresso meridionale. Superati gli ultimi edifici del paese, in un’atmosfera da “Land’s End” romagnola in cui la pianura si allarga in una solitudine quasi metafisica, si scende fino all’alveo di quello che un tempo fu il Po (e oggi, più modestamente, è il Reno); si attraversano fiume e confine ferrarese su un traghetto d’altri tempi e si risale lungo la sponda opposta. A quel punto, dall’alto dell’argine, di fronte al viaggiatore si apre una visione inaspettata: una grande distesa di acqua salmastra che si allarga quasi a perdita d’occhio, percorsa a breve distanza dalla stretta penisola di Boscoforte e delimitata sulla destra dall’orizzonte del “bosco Eliceo”, striscia di terra che la separa dall’Adriatico. Più lontano, all’estremità opposta, nelle giornate limpide è possibile scorgere la mole imponente della cattedrale di Comacchio, la “piccola Venezia” che alle Valli dà il nome e una singolarissima capitale. Oggi, i circa 12mila ettari superstiti non sono che un pallido ricordo di quello che un tempo, con una superficie vasta sei volte tanto, era un vero e proprio mare salmastro che si estendeva nel “fondo del catino” della Pianura padana, fino a Logosanto e Ostellato. Al suo posto, le bonifiche del Novecento hanno lasciato una sterminata e solitaria piana ad agricoltura estensiva, una sorta di “Nebraska” padano certo non privo di un suo fascino peculiare, ma che per contrasto fa ancor più apprezzare il tesoro sopravvissuto delle Valli, oggi cuore pulsante del parco regionale del

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Il celebre Trepponti di Comacchio, per lungo tempo porta fortificata della città.


Valli di Comacchio

Delta del Po. Tuttavia, per quanto ai nostri occhi di uomini dell’età post-industriale tutto questo appaia come la quintessenza del “selvaggio” e del “naturale”, le Valli così come le conosciamo non esistono da sempre, ma sono il frutto dell’interazione mutevole di tre elementi in perenne relazione fra loro: la terra, l’acqua (dolce e salata) e l’uomo. Tanto profondo è infatti il legame dell’uomo con questo territorio, che risale ad ancor prima della storia, e affonda le sue radici nel mito: quello di Fetonte, figlio di Apollo, caduto col carro del sole alle foci del Po, e qui pianto dalle sorelle trasformate in pioppi. Era proprio in questa zona che nell’antichità sfociava il ramo principale del grande fiume, creando un intrico di canali e dossi sabbiosi al centro del quale, verso il VI secolo prima di Cristo, fiorì la città di Spina. Abitata dagli Etruschi, ma senza dubbio anche da una folta comunità greca, Spina fu un grande emporio commerciale fra il mondo padano e la Grecia, la prima città a fare da cerniera fra l’Europa e il Mediterraneo orientale. Una vocazione nella quale, nel corso dei secoli, si sarebbero succedute di volta in volta le città protagoniste delle diverse stagioni della storia dell’alto Adriatico: Aquileia, Ravenna, Venezia. Per qualche tempo, fra la tarda antichità e l’alto Medioevo, anche la stessa Comacchio, nata come centro commerciale in simbiosi con il sistema idroviario ereditato dall’età romana dopo la decadenza di Spina (una vivida testimonianza è data dall’antica nave recuperata alcuni decenni orsono e visibile nel relativo museo). Se la città, dopo il X secolo, avesse resistito agli assalti dei veneziani, e se il Po non avesse spostato a nord il suo corso provocando, insieme alla subsidenza, il progressivo impaludamento dell’area circostante, forse oggi piazza San Marco sarebbe un centinaio di chilometri più a sud. Invece, quella che rimase fu una piccola città lagunare, soggetta ai potentati più vicini (fino a cadere da ultimo sotto il dominio di Ferrara) e al centro di un grande bacino paludoso di acqua, dapprima dolce poi salmastra. Fu così che, nei secoli a cavallo del Mille, nacquero le Valli di Comacchio. Un ecosistema di origine naturale, ma nel quale l’uomo si inserì sviluppando una peculiare civiltà palustre, incentrata sulla valorizzazione delle risorse garantite dalla realtà ambientale circostante. Una presenza tradizionale, per esempio, fu sempre quella delle saline, rilanciata in grande stile in epoca napoleonica e abbandonata solo pochi anni fa. L’attività di gran lunga più im-

Valli da gustare: dall’anguilla marinata ai vini del Bosco. Ogni ambiente e ogni civiltà, come è noto, trovano un mezzo di espressione privilegiato nella cucina. A Comacchio e nelle Valli, i prodotti di tale connubio sono principalmente due: le anguille e il vino. A parte le svariate ricette per il consumo dell’anguilla fresca (fra i più noti il brodetto), nell’economia tradizionale il problema della conservazione era risolto attraverso la marinatura, attuata per secoli da svariate aziende private e unificata ai primi del ‘900 nell’Azienda Valli. L’antica Manifattura è oggi sede del Museo dell’Anguilla, ma continua pure la produzione dell’anguilla marinata, riconosciuta come presidio Sloow Food. Niente di meglio che assaporarla insieme ai vini del Bosco Eliceo, ottenuti dal vitigno dell’Uva d’oro, importato nel ‘500 da Renata di Francia, duchessa di Ferrara, e particolarmente adatto all’ambiente umido e ai terreni salmastri della striscia di terra che separa le Valli dal mare. L’anguilla di Comacchio viene cucinata nei modi più disparati: dal delicato risotto al brodetto d’anguilla a bec d’asan (a becco d’asino), accompagnato da polenta abbrustolita. Tra i 48 differenti piatti di anguilla, codificati nella regione, non mancano soluzioni ricercate, come le braciolette di anguilla in agro-dolce, in tutto degne della nouvelle cuisine.

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Valli di Comacchio

portante fu però, come è noto, la pescicoltura, soprattutto delle anguille, per molti secoli la vera base dell’economia e della stessa identità comacchiese. Teatro dell’attività “produttiva”, e al tempo stesso punto di sintesi fra ambiente e azione dell’uomo, era (e in parte ancora è) la valle da pesca, un’area di laguna chiusa da argini più o meno naturali, adibita all’allevamento del pesce e mantenuta in comunicazione con la laguna aperta o con il mare, in modo da poterne regolare la salinità secondo le esigenze. Era appunto nei momenti di migrazione stagionale fra la valle e il mare che avveniva la “raccolta” del pesce attraverso i “lavorieri”, manufatti collocati sott’acqua e costituiti da bacini comunicanti a forma di punta di freccia, dove le anguille venivano catturate separatamente dagli altri pesci. Era poi compito della manifatture comacchiesi sottoporre a lavorazione il pescato, attraverso la marinatura, per la successiva commercializzazione. Oggi, nelle valli sopravvissute, i lavorieri e i “casoni” (magazzini adibiti a stazioni di pesca e di appostamento contro la pesca di frodo), oltre a consentire una residuale ma preziosa pratica di pesca, costituiscono anche le tappe delle visite in battello all’ambiente di valle e al suo ecosistema. Un approccio che può avvenire anche con altri mezzi, in primo luogo in bicicletta, lungo un percorso dalle Valli al mare o, a sud, lungo l’argine del Reno, da Sant’Alberto a Primaro, dove a tratti sembra davvero di volare fra il fiume e il lago, in compagnia degli aironi. Ma anche una corsa in auto o in moto lungo l’argine Agosta, un tempo una striscia di terra in mezzo alle Valli e oggi il suo margine occidentale, può regalare una visione affascinante come quella dell’immensa distesa d’acqua che ci accompagna nella corsa, dopo il guado del Reno, verso Comacchio. Dopo le bonifiche novecentesche (che pure, perlomeno, hanno consentito a poca distanza la riscoperta di Spina), la “piccola Venezia” ha perso inevitabilmente parte del fascino di quando era una comunità persa nel cuore del grande mare salmastro. Un fascino che potrebbe in parte recuperare se diventassero realtà i progetti, elaborati al momento dell’istituzione del parco, di riallagare le zone immediatamente circostanti. Tuttavia, perdersi nei suoi vicoli, costeggiare (o navigare) i suoi canali, salire i gradini dei suoi ponti, assaporandone l’atmosfera rarefatta e al tempo stesso “autentica”, resta sempre un’esperienza irrinunciabile per chiunque voglia cogliere l’anima di questa magica terra evaporante fra il cielo e il mare.

Un tipico capanno del parco del Delta del Po, utilizzato come ricovero delle imbarcazioni da pesca.

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Cellule staminali, UNA Riserva di salute. Una risorsa preziosa che si ottiene dal sangue del cordone ombelicale e, che InScientiaFides conserva presso la propria struttura sanitaria: la biobanca sicura. Luana Piroli, direttore generale della biobanca InScientiaFides, interviene sul tema della conservazione delle cellule staminali prelevate dal sangue del cordone ombelicale. “È un’opportunità possibile solo al momento del parto, insieme alla donazione è prevista dalla Legge italiana. Chi conserva ne mantiene la proprietà e le cellule sono utilizzabili anche dai membri della famiglia; chi dona compie un gesto solidaristico ed alimenta la disponibilità della banca mondiale”. Si tratta quindi di una risorsa preziosa... “Il primo utilizzo risale a 46 anni fa. Nel 1978 si scoprì una grande concentrazione di cellule staminali ematopoietiche nel sangue del cordone ombelicale ed oltre dieci anni fa vennero utilizzate con successo per il primo trapianto. È una risorsa preziosa e facilmente disponibile, a differenza dell’invasivo prelievo dal midollo osseo. Ad oggi sono una settantina le patologie elencate dal Ministero della Salute, ma la ricerca compie prodigi quotidiani”. Eppure la disponibilità di campioni non è così diffusa. “Ben 95 cordoni su 100 finiscono fra i rifiuti. Non c’è adeguata informazione sull’opportunità di conservare o donare questa preziosa riserva di salute, per questo incontro i genitori ai Family Day in tutta Italia”. Quali garanzie hanno i genitori che intendono conservare o donare? “Le strutture sanitarie, pubbliche o private, sono classificate dagli standard coi quali operano, con relative certificazioni. La più importante per le biobanche - quella che assicura che i campioni prelevati, trattati e conservati saranno eventualmente accettati da ogni centro trapianti - è la FACT Netcord, raggiunta da poco più di 40 strutture al mondo. Sulla penisola italiana l’unica dedita alla conservazione è InScientiaFides”. C’è chi pensa che la conservazione sia inutile... “Rispondo coi numeri: ogni anno nel mondo si effettuano 50mila trapianti di cellule staminali, il 59% sono autologhi, ossia con cellule proprie. Ad un’altra obiezione consueta rispondo che le staminali affette da malattie genetiche non vengono conservate da una biobanca seria come InScientiaFides, dove se il campione non è idoneo non ci sono costi per la famiglia”.

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SCENOGRAFIE DI STILI. Antico e moderno s’intrecciano su queste pagine di Dome, costruendo trame uniche su cui tessere storie ricche di stile, eleganza, personalità. Sulle colline di Sarsina incontriamo una moderna villa che domina la valle, integrandosi perfettamente con la natura. Un villino di fine Ottocento ci porta invece nel cuore di Riccione, dove gli antichi splendori sono riportati alla luce grazie alle scelte di un committente davvero fuori dal comune. Lo stile storicizzato di un palazzo bolognese dei primi del ’900 nasconde un B&B dal tono contemporaneo, che unisce soluzione di design ad una particolare attenzione alla tecnologia, mentre in un antico palazzo nel centro di Forlì, dove ha sede Luxury Living Group, tocchiamo con mano la qualità della collezione casa Bentley, celebre marchio automobilistico inglese sinonimo di tecnologia e design. Temi che tornano anche nell’articolo successivo, dedicato agli originali gioielli in titanio creati dall’azienda forlivese JeS-Titanium Design.

SARSINA: Abitare nella luce

RICCIONE: La casa museo

BOLOGNA: Accoglienza di classe

FORLì: Lo stile della qualità


Accenti

Manufatti e creazioni di Design. Bologna - Una “scatola di cemento grezzo, che preserva e rispetta ciò che contiene”: così l’autore, Francesco Rossi, definisce il suo nuovo showroom aperto a metà maggio all’interno del centro artistico culturale della Manifattura delle Arti. Qui sono presentati nuovi oggetti di design, assieme ad una selezione di manufatti: si va da Roof Style (2013), la panca multiuso che impiega un’asse di legno del soffitto della casa dell’autore integrandola in una struttura di ferro laminato, a Urban Photosintesis (2014), la lampada / giardino verticale che si illumina a led. Un lungo apprendistato nella lavorazione del ferro, “specialità di famiglia”,

ha portato Francesco Rossi (Bologna, 1980, vive e lavora a Savigno) a sviluppare una profonda conoscenza di questo materiale, al punto da impiegarlo felicemente nelle sue creazioni di design come parte “strutturale” dei suoi manufatti. I pezzi di scarto ottenuti dalla lavorazione del ferro, a loro volta sapientemente riadattati, si fondono con materiali naturali recuperati nei boschi, nei torrenti, durante le demolizioni di vecchi casolari del territorio appenninico bolognese. Da un felice connubio tra ferro e materiali trovati nascono così originali creazioni di design, pezzi unici ottenuti mediante una lavorazione squisitamente manuale.

NU-OVO, il mobile che contiene chi lo usa.

Rimini - Può un mobile contenere chi lo usa? NU-OVO nasce così, generando uno spazio che si “schiude” attorno all’uomo, un contenitore di attività sempre differenti. Ideato e progettato dal designer Paolo Maldotti e realizzato da Tisettanta, NU-OVO è il primo mobile contenitore per l’uomo. Il progetto nasce come risposta all’esigenza di collocare alcune funzioni all’interno di spazi liberi e indeterminati e di disegnare un volume controllato attorno a quelle funzioni. La prima idea è stata rivolta alla creazione di una cellula da collocarsi all’interno delle hall degli hotel o negli aeroporti; a seguire ci si è orientati verso i privè dei ristoranti per poi aprirsi

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alle multifunzioni degli spazi domestici e uffici fino ad uscire outdoor, tra piscine e ambienti benessere. Sono tante le idee che si possono sviluppare attorno a questa forma primordiale, come quella realizzata dal designer per l’impianto idrico Alberto Del Mastro, che ha inserito nella struttura una doccia e una vasca Jacuzzi. NU-OVO è suddiviso in otto spicchi, sei fissi e due mobili, che possono aprirsi e compiere un giro completo attorno alla struttura, mediante un sistema di rotazione. Un’ampia gamma di materiali - tessuti permeabili ed impermeabili, metallici e stampati - offre innumerevoli possibilità per ricoprire ciascuno degli otto spicchi.

Alla Biennale con la scuola “garbata”. Faenza - Terza partecipazione alla Biennale di architettura di Venezia per gli studi faentini “Lelli Bandini Luccaroni” e “Magazé”, invitati nel Padiglione italiano curato da Cino Zucchi per il loro edificio scolastico realizzato a Ora (Bolzano), per il suo gusto “garbato” che va ad “innestarsi” con il territorio urbano che la circonda in modo “silenzioso” e con garbo, portando innovazione e qualità in maniera armonica. Centrale nella scelta delle opere selezionate per la Biennale è stata la soluzione di rapporto con il contesto. Un riconoscimento importante per gli architetti faentini che hanno lavorato al progetto, Gabriele Lelli, Roberta Bandini, Andrea Luccaroni, Davide Cristofani, Valentina Mazzotti, Andrea Rinaldi e Roberta Casarini, un team nato dal sodalizio fra tre diversi studi, l’unico in tutta la Romagna ad essere invitato alla Biennale.




Abitare nella luce un cannocchiale sulla Valle del Savio. testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini

Un organismo moderno e al tempo stesso elegante domina la valle integrandosi perfettamente con la natura. Che risulta protagonista anche negli interni, grazie ai continui giochi di trasparenze.


Abitare nella luce

A Romagnano, piccola frazione di Sarsina, siamo ospiti di una nuova ed affascinante dimora progettata dagli architetti Maurizio Belli e Andrea Francia, dello studio-workshop BelliArch di Cesena. La difficoltà di affrontare una progettazione su un terreno dalla forma non ideale né facile, perchè stretto e lungo e in una zona collinare, è stata magistralmente vinta con un gioco di volumi staccati e con l’utilizzo di luci e di aperture, facendo in modo che l’effetto stretto e lungo, caratterisico del lotto, si perdesse grazie anche alla spaziosità dell’elemento naturale delle verdi colline. Questa nuova dimora si caratterizza per la linearità, per le facciate pulite e per le forme geometriche semplici che si intersecano dando vita, sia per la scelta dei materiali sia per lo studio alla base della progettazione, ad un organismo moderno e al tempo stesso molto elegante, che domina l’intera vallata del Savio. Alla base del progetto c’è l’idea di proporre qualcosa non necessariamente in linea con i soliti schemi standard e obsoleti, applicati solitamente in contesti come questo. Questa idea è stata realizzata assolvendo ad ogni richiesta della committenza e al tempo stesso trasformando il concetto di casa in qualcosa che va “oltre”, dando vita cioè ad un vero e proprio oggetto d’arte, anzi di architettura. L’uso della trasparenza ha consentito ai progettisti di far entrare l’esterno all’interno e di attuare quel principio etico di un’architettura sempre aperta all’esterno e alla penetrazione della luce. La trasparenza, infatti, non nasconde, non mistifica, non copre con false ed opache sovrastrutture l’autentica sostanza strutturale e formale dei volumi originari. Il rifiuto del conformismo, degli accordi e delle consonanze più consuete che ipocritamente nascondono i conflitti, le tensioni e le dialettiche della forma, dà senso ad un’opera moderna che non impone “ordini” o codici stilistici tradizionali. Questa dimora, intrinsecamente moderna, è severa e allo stesso tempo antigerarchica, e ogni parte della composizione ha pari dignità e valore formale. Ogni richiesta della committenza è stata esaudita dagli architetti e dai tecnici: ampia zona giorno al piano terra e zona notte al primo piano, con servizi interrati.

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Abitare nella luce

Il “leitmotiv” diventa la natura, tutto si crea attorno ad essa, rispettandola e ammirandola: nasce così il “concetto” di un cannocchiale-architettonico, dalle linee pulite, che trova la sua collocazione, all’interno della progettazione, nel portico di collegamento tra la zona giorno e la zona servizi, entrambi collocati al piano terra. Le grandi aperture sulla vallata, che permettono al vento di penetrare, danno al visitatore la sensazione di essere e di far parte integrante della natura stessa. Il volume basso in pietra al piano terra e il volume sospeso al primo piano, che ospita la zona notte, s’incastrano perfettamente e in maniera armonica nella struttura. L’occhio del visitatore deve vedere questi giochi di forme: ecco il perché della scelta della pietra come rivestimento al piano terra, e come elemento di collegamento tra la terra, il suolo e il candore a tinta unita dei pannelli delle facciate al primo piano. Questa pietra indiana, detta “smollari”, sembra quasi una gemma incastonata alla parete ed è stata posata magistralmente da un artigiano della zona, realizzando un effetto “muro a secco” senza l’utilizzo di stucchi tra una fuga e l’altra ed evidenziando ancora di più l’effetto naturale, ulteriormente valorizzato dal riflesso della luce del sole. Sembra un quadro, così come quadri risultano essere le grandi aperture della zona giorno, grandi vetrate che creano un’osmosi con il paesaggio naturale, grandi occhi sul mondo esterno. Il verde delle colline entra all’interno della casa, diventandone parte integrante.

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Abitare nella luce

Sopra, e nella pagina precedente, l’ampio soggiorno immerso nella luce e nella natura.

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Di gran gusto risulta anche la scelta di utilizzare la stessa pavimentazione in gres effetto pietra sia all’interno sia all’esterno della villa. Risulta particolarmente ingegnosa anche la passerella esterna di collegamento tra la zona di ingresso e il giardino, rivisitazione in chiave moderna del classico concetto del ballatoio, che unisce due parti rimanendo sospeso nel vuoto. All’interno la zona giorno si compone di un vasto soggiorno e di una bellissima cucina a vista; la sobrietà degli arredi, di gran gusto, crea un ambiente ampio e rilassante, immerso totalmente nella luce che filtra attraverso le grandi vetrate. Spicca la scala lineare, rivestita in rovere recuperato che conduce alla zona notte, anch’essa lineare e pulita nelle sue forme essenziali. Lo stesso legno, utilizzato per ricoprire la scala, è usato come pavimentazione per tutta la zona notte, le venature del legno vengono messe in risalto dall’immensa luce che filtra dalle vetrate. Tutto appare studiato con gusto e risulta estremamente delicato, perché alla fine è l’elemento naturale, rappresentato dalla luce solare e dai colori variabili a seconda delle stagioni che penetrano all’interno, ad avere il primo posto anche all’interno dell’abitazione. Tutto si integra in maniera organica e si contraddistingue per sobrietà ed eleganza, tutto risulta essere una chiave moderna di interpretazione architettonica e un nuovo modo per colloquiare con la natura lussureggiante che la circonda.


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La casa museo

La casa museo il buen retiro creativo. testo Arianna Denicolò

Conosciuto come Villino Malaspina, dal nome dei proprietari che lo fecero costruire alla fine dell’800 nel cuore di Riccione, la dimora riscopre gli antichi splendori grazie ad un progetto indirizzato al pieno rispetto delle esigenze creativo-funzionali di un committente fuori dal comune…

La storia del villino Malaspina, gioiello architettonico che ha attraversato un periodo di abbandono, riprende nel 2011, quando ne diventa proprietario il celebre designer Giampiero Bodino, direttore creativo del gruppo Richemont, colosso del lusso numero due al mondo dopo Lvmh, che ha in portafoglio marchi quali Cartier, Van Cleef & Arpels, Piaget, Jaeger le-Coultre, Officine Panerai, Iwc, Montblanc. Giampiero Bodino, torinese, si divide tra Milano, dove lavora nella sede della Maison, e Riccione, che ha scelto tra tante cittadine della Riviera romagnola per la sua dimensione umana e, ovviamente, per il mare che lui ama particolarmente durante l’inverno, per le sue spiagge deserte, i cavalloni, il profumo... “A me interessa la vicinanza con il mare - sottolinea il proprietario - e Riccione è davvero una città di mare. Diversa da Rimini che, dal mio punto di vista, ha due anime, una cittadina e una marina, che però non sono tra loro in relazione”. Il Villino Malaspina rappresenta dunque una sorta di buen retiro creativo: una casa di 200 metri quadrati nella quale ogni oggetto, incontrato e collezionato nel corso degli anni, racconta una sua storia; disegni, ceramiche, statue, quadri… ‘piccole cose’, come le definisce Bodino, che si parlano fra loro in un infinito gioco di rimandi e che qui hanno trovato la loro collocazione ideale. Una delle stanze più affascinanti è certamente lo studio, collocato al pian terreno. Uno spazio di riflessione, il luogo dei ragionamenti, dei bozzetti, della pittura più intima… Perché

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La casa museo

la creatività di Bodino si esprime sempre in diversi aspetti, tra arte e design. E così qui nascono i suoi quadri, di grandi dimensioni, realizzati ad olio su carta o su tela. Lui che ha iniziato a disegnare da bambino e non ha mai smesso, che ha sempre saputo che avrebbe lavorato disegnando: dalle auto ai gioielli e agli orologi, non era importante il cosa ma il fatto di disegnare. Alla domanda se vi sia un angolo della casa che preferisce, il direttore creativo di Richemont risponde: “Non dovrebbe esserci. Un luogo che ci rappresenta funziona se ogni angolo ti emoziona. Quindi in assoluto non c’è: mi piacciono tutti e tutti mi trasmettono qualcosa. L’idea alla base del progetto, infatti, è che ci sia una relazione tra ogni spazio, da qualsiasi punto la si guardi”. A curare il progetto generale è stato l’architetto Mariano Mulazzani con il supporto del geometra Mirco Coli, incaricato della direzione lavori. Un connubio perfetto e molto favorevole grazie all’alchimia creatasi da subito con il committente, prima per l’impostazione stilistica poi per l’unione di due mondi che hanno dato vita ad un intreccio molto interessante. L’illuminazione è stata seguita da VBO di Marisa Lazzaretti di Riccione; pareti e isolamenti sono di Artegessi di Cattolica mentre la pavimentazione e lesuperfici continue a base di acqua sono state eseguite da Oltremateria di San Giovanni in Marignano. L’intervento complessivo si è mosso attorno ad un fulcro di valori importanti, incentrati sul rispetto delle caratteristiche storiche dell’immobile che ha definito un’impostazione progettuale, sia per gli esterni che per gli interni, ben definita.

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Sotto, capolavori d’arte conservati nel salone. A fianco e nella pagina precedente, l’elegante serra al centro del giardino all’italiana.



La casa museo

Sopra, la sala principale della residenza. Sotto, Giampiero Bodino, celebre designer proprietario di Villa Malaspina.

La suddivisione interna ha mantenuto le caratteristiche dell’edificio scoprendo e sottolineando alcuni elementi che riportano all’origine, quali l’intonaco della parete di fondo dello studio e le travi in legno del solaio di copertura della biblioteca che, tornando visibili, hanno definito un ambiente ricco di suggestione. Per ciò che concerne tutti gli impianti, sono state utilizzate tecnologie d’avanguardia che, rimanendo ben mascherate nei solai e nelle murature, non hanno minimamente intaccato i segni decorativi con cui sono stati arricchiti gli ambienti interni: stuccature alle pareti, opere d’arte ed arredi di altri tempi, che ben si affiancano e dialogano con interventi e materiali contemporanei, quali le malte cementizie dei pavimenti in color sabbia, lo stucco bianco delle pareti e i tagli nei soffitti, da cui escono fasci di luce capaci di esaltare i vari ambienti e ciò che in essi è contenuto. A fare da cornice, all’esterno, è un elegante giardino ornamentale all’italiana di circa 600 metri quadrati con numerose piante, vialetti in ghiaia, una statua in bronzo degli anni ’30 proveniente da una scuola che diventa un’inedita fontana, una panchina in pietra con leoni e una nuova serra, in stile début du siécle, destinata a proteggere le piante e luogo prediletto per disegnare durante l’inverno. Un progetto affascinante ha così ridato vita a Villa Malaspina, antica abitazione trasformata in qualcosa di nuovo, che è sinonimo di un pensiero architettonico alla cui base sta il sano equilibrio tra luce e coinvolgimento, armonia e rispetto dell’ambiente.

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Accoglienza di classe una residenza pensata per ricevere nel cuore di Bologna. testo Annalisa Balzoni

In un palazzo dei primi del ’900 nasce un B&B dal tono contemporaneo, che unisce soluzioni di design a una particolare attenzione alla tecnologia, per offrire agli ospiti il massimo del confort e del relax.



Accoglienza di classe

Questa abitazione si trova nel pieno centro di Bologna, a due passi da piazza San Francesco, da piazza Maggiore e dalle due torri, in uno dei più antichi e caratteristici borghi della città, circondata da ristoranti, osterie e luoghi di ritrovo. L’obiettivo dei proprietari era quello di realizzare una moderna ed elegante residenza, ristrutturandola con cura per ottenere il massimo comfort in un ambiente di gradevole design, ideale per se stessi e per i propri ospiti. “Muà”, questo è il suo nome, è una residenza “ricettiva” o come meglio definita oggi un B&B, che coniuga l’abitare e l’ospitalità, creata cercando di immaginare il luogo ideale per soggiornare a Bologna, in un immobile cielo-terra nel cuore della città lungo una stradina tranquilla e silenziosa, ristrutturato a misura d’ospite ricreando poche, silenziose e spaziose camere dotate di tutti i comfort tecnologici e in cui l’essenza dell’ospitalità si coniuga alle relazioni umane con il massimo rispetto per privacy e indipendenza. In questo percorso, i proprietari sono stati affiancati dall’architetto Paolo Carli Moretti che svolge dal 2002 la libera professione a Forlì, dove ha sede il suo studio, e dal 2012 anche a Bologna, occupandosi di ristrutturazioni e progettazione urbana e d’interni. L’unità indipendente costituisce il primo e ultimo piano del corpo secondario di un palazzo su via del Pratello, costruito intorno al 1920 dall’ing. Giulio Marcovigi su commissione dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, dichiarato di interesse storico e documentale dalla Soprintendenza per i beni architettonici di Bologna. L’unità abitativa non presentava particolari pregi rispetto al

più importante corpo principale, se non nel medesimo utilizzo di materiali e apparati decorativi presenti nel vano scala e nel valore documentale degli aspetti tipologici della struttura. Il cuore del progetto della dimora è lo spazio comune, che è stato da subito individuato per le sue originarie caratteristiche legate all’altezza dell’ambiente ed alla qualità della luce naturale proveniente, oltre che dall’originaria finestra, da un ampio lucernario di forma quadrata posizionato in prossimità dell’ingresso. L’obiettivo era quello di ottenere da questo ambiente la più ampia versatilità dello spazio, che può trasformarsi, di volta in volta, in punto d’accoglienza, luogo d’incontro, sala colazione. Le varie e diverse funzioni ed attività che si alternano nell’arco della giornata, animandolo di continuo e trasformandone la conformazione attraverso la presenza e la diversa fruizione degli abitanti, trovano sintesi in pochi oggetti di design, realizzati su misura, di ampie dimensioni e forte impatto spaziale. Grande attenzione e cura nell’uso dei materiali utilizzati sia per l’edificio che per gli elementi di arredo: ampie superfici in ferro grezzo parzialmente ossidato dal tempo o trattate e ripulite a mano riportandone a vista lucentezza e imperfezioni tipiche della lavorazione; superfici laccate, riflettenti o a specchio, alternate a opachi travertini e graniti in nero assoluto; tessuti naturali, trasparenti e velluti. Materiali antichi e moderni, tecnologie all’avanguardia e tradizionali, in grado di legale la fruibilità a una percezione non solo visiva ma anche tattile degli spazi e degli arredi progettati.

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A sinistra, una delle stanze del B&B, che ha sede nell’antica via del Pratello. A destra, la scala ai piani superiori.


Accoglienza di classe

La coesistenza di funzioni ed esigenze diverse ha richiesto un approccio progettuale allargato a diverse competenze, riguardanti la storia, l’architettura, il design, le strutture, le tecnologie e l’impiantistica, tenute insieme attraverso il perseguimento di sintesi finalizzate al contenimento dei consumi energetici e all’abbattimento dell’inquinamento acustico, sia tra gli ambienti interni che verso l’esterno dell’abitazione. Il sistema a pompa di calore per il raffrescamento e il riscaldamento e l’installazione di serramenti esterni con elevate caratteristiche di coibentazione termica e acustica sono legati così a sistemi di controllo elettronico di gestione degli spazi che, oltre a consentire di programmare le diverse configurazioni desiderate nell’arco della giornata, azionano accensioni o chiusura dei sistemi impiantistici a seconda della rilevazione, ad esempio, delle persone negli ambienti o della individuazione di comportamenti diversi come l’apertura o chiusura delle finestre in ambienti raffrescati. La coibentazione acustica delle partizioni interne preesistenti, oltre ad assolvere alle esigenze di privacy, ha perseguito l’obiettivo di preservare la distribuzione tipologica originaria dell’edificio, anche attraverso la distribuzione impiantistica con la posa di un pavimento galleggiante in travertino e con la realizzazione di controsoffitti lungo i percorsi di distribuzione. Le camere, tutte dotate di servizi privati, sono così realizzate pensando al comfort, arredate con mobili su misura ed equipaggiate con le più moderne tecnologie; ogni particolare è stato accuratamente studiato, dalle pavimentazioni, alle luci e soprattutto gli arredi, eleganti e razionali.

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Lo stile della qualità

Lo stile della qualità Bentley Home a Luxury Living.

La collezione casa del celebre marchio di auto inglese lanciata dall’azienda di mobili di lusso fondata da Alberto Vignatelli. Un lifestyle completo, capace di arredare dimore prestigiose con eleganza assoluta ed esclusiva.

Una spiccata sensibilità estetica si fonde con gli aspetti più tecnologici e architettonici del design. È la sintesi tra cultura e tradizione propri dello stile Bentley Motors, che al Salone del Mobile 2014 ha presentato una collezione pensata per prestigiose residenze e uffici direzionali, progettata e realizzata in collaborazione con Luxury Living Group, azienda leader negli arredi di alta gamma. Le proposte d’arredo s’ispirano ai materiali di pregio e all’artigianalità che da sempre caratterizzano gli interni di tutti i modelli Bentley. Elegante, sofisticata e glamour, la collezione Bentley Home crea un’atmosfera esclusiva con il suo stile inconfondibile, dove eccellenza e classe si fondono perfettamente. Mobili e complementi - firmati dell’architetto Carlo Colombo in collaborazione con Daniele Ceccomori, responsabile Bentley del Design Prodotti - propongono soluzioni esclusive, definendo un nuovo standard di lusso. Luxury Living Group, con sede a Forlì, è specializzata nella produzione e distribuzione di arredi di pregio. Ad ospitare la collezione è una dimora ricca di fascino nel cuore di Forlì, dove lusso e charme sono in perfetto equilibrio: attraverso un patio colonnato, una calda luce illumina l’interno di ambienti ampi, dall’atmosfera raffinata. Divani, poltrone, chaise longue, letti, meeting table arredano sapientemente gli spazi. La collezione si amplia nella sua forma espressiva con una linea di complementi che creano un lifestyle esclusivo e ricercato nei dettagli, dove precisi sono i riferimenti al mondo dell’auto e al know-how tecnologico

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Lo stile della qualità

proprio di Bentley. Nascono soluzioni per l’art de la table e accessori - cigar box, cornici, vasi, bauli - sinonimo di un art de vivre senza tempo, dove note contemporanee ne esaltano tratti e peculiarità. Le nuance scoprono una dimensione soft e femminile, con sfumature naturali e pastello. Toni sand, cognac, taupe, quartz grey e cammello abbinati a gradazioni cipria, rosso porpora, burgundy e blu, utilizzati su pelli e tessuti. Un mondo sensoriale tipico del guardaroba maschile: gessati e pied de poule declinati in sofisticati velluti, dalla lavorazione con schema tridimensionale, e leggerissimi cashmere. Sono introdotti anche nuovi preziosi tappeti, annodati a mano, in lana, seta o pashmina di cashmere, e raffinati plaid con bordi in visone. Ampio l’utilizzo di preziose radiche - oltre a Burr Wulnut, Chestnut - le stesse impiegate per gli interni delle auto di Crewe, per strutture e superfici. Essenze Ebony Macassar e marmi Calacatta arricchiscono top di tavoli e coffee table, abbinandosi con l’acciaio finitura canna di fucile delle basi. Rivestimenti in pelle finemente lavorata arricchiscono il profilo degli arredi, declinati nell’iconico motivo trapuntato a rombi o capitonné. Kevin Rose, membro del consiglio Bentley Sales & Marketing, così commenta questa collezione: “La Home Collection rispecchia l’immagine di Bentley come un brand moderno, espressione di lusso esclusivo. Materiali sofisticati e un design contemporaneo modellati da sapienti lavorazioni artigianali. Un’evoluzione davvero interessante, che incarna i valori condivisi di Bentley e Luxury Living, con un’attenzione senza pari ai dettagli ed una traduzione fedele dello stile tipico del pilota britannico, per interni di abitazioni ed uffici”. Alberto Vignatelli, CEO e Presidente di Luxury Living Group, dal canto suo dichiara: “Abbiamo colto con entusiasmo la sfida di interpretare l’esclusività e il fascino di Bentley in mobili e proposte di arredo. All’interno di Bentley Home convivono passione per il dettaglio, massima cura dei materiali e uno stile che anticipa i trend, pur restando fedele ai codici dell’eleganza e della tradizione. La sintesi perfetta di valori, gli stessi che si ritrovano al volante di una Bentley. Credo fortemente in questa collezione, che sta riscontrando grandi consensi in ambito internazionale”.

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Special ADV

Restauro Un approccio rigoroso per preziose architetture. Mara Bianchi, esperta in consulenze tecniche per il restauro di edifici storici, traccia le linee guida per un corretto recupero, che tenga conto dei bisogni contemporanei. Qualsiasi edificio appartenente al nostro patrimonio culturale deve essere considerato bene comune e trattato con rispetto nelle fasi di conservazione, senza volerne fare dimostrazione prevaricante del nostro passaggio. Tale considerazione implica la conoscenza profonda del singolo bene e del suo contesto, e sottolinea la necessità di un approccio che deve essere cauto e rigoroso, pur nella consapevolezza che

Ph. Luca Massari

L’interno della Chiesa San Giacomo adiacente al complesso del San Domenico a Forlì.

ogni edificio, per vivere, deve sempre essere usato, percorso, visitato. Attualmente, però, i risultati della maggioranza degli interventi ”conservativi” sul patrimonio edilizio mostrano un approccio critico e di conoscenza insufficiente, che porta a un’applicazione tecnica non adeguata, soprattutto a causa di un’invasione nell’area della “conservazione” di spinte economiche e speculative a discapito di quelle “culturali”. Le azioni che regolano e definiscono il “restauro scientifico” prendono l’avvio dalla conoscenza della storia, delle tecniche e dei materiali, oltre che del sistema statico, per attuare la conservazione delle antiche testimonianze che il bene cultura-

le rappresenta. Le linee di metodo da seguire nello studio del monumento sono quelle del restauratore “archeologo”, il cui compito è acquisire una conoscenza del manufatto ad ampio raggio. Un rilievo accurato eseguito pietra per pietra completato da un’attenta analisi condotta attraverso tavole tematiche è il modo migliore per interpretare gli eventi della storia scritta sulle pietre. Le tavole tematiche, incrociate con le fonti bibliografiche e le ricerche d’archivio, permettono di comprendere correttamente la fabbrica, che costituisce in ogni momento la fonte più attendibile, essendo il primo documento di se stesso. Infine il progetto di restauro dovrà suggerire un piano di riutilizzo e valorizzazione basato sullo studio delle vocazioni del bene, premessa fondamentale alla sua conservazione nel tempo. Per questo il restauro dovrà proporsi nei modi della maggiore finezza, accuratezza conservativa e del massimo rigore scientifico, al fine di non rovinare quelle qualità che rendono un sito pregevole e sempre unico. Si tratta, in sostanza, di non forzare l’antico, ma di coglierne le potenzialità compatibili con le forme originarie, più o meno evidenti o nascoste, atte a soddisfare i bisogni contemporanei cui esso è destinato. Un lavoro di affinamento progettuale che, se svolto senza improprie semplificazioni e scorciatoie, dà sempre buoni risultati, garantendo il rispetto della preesistenza e l’immissione in essa di nuove ragioni di vita.

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JeS-Titanium Design

JeS-TITANIUM DESIGN un gioiello per sempre.

Meccanica di precisione e design. Da questa unione nasce JeS-Titanium Design, due mondi che si combinano per creare un’estetica essenziale che dà vita ad uno stile ispirato alle straordinarie proprietà del titanio. Giungono da qui le linee minimali dei gioielli, degli arredi e dei rivestimenti che realizzano Jessica Stenta e Vincenzo Battaglia, titolari di questa innovativa azienda produttrice di gioielli in titanio che ha sede a Forlì, in via Antonio Cicognani 21/23. Il titanio è un materiale con caratteristiche uniche: è biocompatibile e inossidabile, tecnico e versatile, amagnetico e anallergico. Ha le stesse prestazioni dell’acciaio ma il suo peso è inferiore del 40% e la sua lavorazione a freddo richiede competenze specifiche e tecnologie avanzate. Da questa fusione nascono oggetti che colpiscono al primo sguardo, per la forza che si libera da ogni curva, senza gridare sfacciatamente la loro luce, ma facendola risplendere attraverso il minimalismo e la profondità di ogni progetto. Un concentrato di tecnica, maestria e design; base

di un gioiello JeS è il significato espresso da forme apparentemente semplici ma in realtà piene di complessità tecniche, che non lasciano tempo alla decorazione effimera e ad indecisioni estetiche. “Lavoriamo il titanio dal pieno - spiega Vincenzo -, attraverso manodopera specializzata che si misura quotidianamente con la necessità di unire precisione scientifica e cura dei dettagli in modo da far esaltare le geometrie pulite tipiche del nostro design, un continuo equilibrio tra orizzonti morbidi e affilati”. Dal tradizionale impiego del titanio nel mondo aeronautico e racing Jessica e Vincenzo si sono avvicinati alla gioielleria facendone una pura e geometrica espressione creativa, che dà vita a gioielli in grado di esaltare le caratteristiche stesse del titanio. Il 2014 li sta vedendo impegnati in vari progetti, dalla recente partecipazione all’evento “Origin-Passion and Beliefs” legato a VicenzaOro, unione di designers, brands indipendenti e fornitori come eccellenze del design a 360° (gioielli, accessori, fashion), al progetto di altre fiere all’estero in autunno e, non ultimo, nuove energie per un settore che sta crescendo notevolmente e rapidamente, quello del wedding. “Ci sta dando soddisfazioni” racconta Jessica. “Ai clienti piace venire in azienda per farsi guidare nella scelta delle fedi nuziali, è un bel modo per crearsi il proprio gioiello, ed è quello che anche a noi piace fare”. L’intera collezione di anelli, bracciali, pendenti e orecchini è pubblicata sul sito, alcuni anche acquistabili on line nella pagina prodotti/shop e l’area dedicata al matrimonio alla pagina wedding. www.jesdesign.it

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€ 3,00 Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

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IMPRONTE DI STILI. Gian Luca SGHEDONI, Alberta FERRETTI, Carlo CRACCO, Andrea EMILIANI, Valli di COMACCHIO.

SPECIAL DOME. architettura e interior design VALLE DEL SAVIO: Abitare nella luce, RICCIONE: La casa museo,

BOLOGNA: Accoglienza di classe,

FORLì: Bentley Home.

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