ENERGEO MAGAZINE - Anno XIII - Gennaio-Luglio 2020

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STORIE DI LANGA, ROERO E MONFERRATO

UNA NUOVA SFIDA CORAGGIOSA PER FAR CONOSCERE UN TERRITORIO FINORA TRASCURATO. EPPURE È UN LUOGO CHE MERITA ATTENZIONE E PROTEZIONE.

UNA NUOVA FRONTIERA VITIVINICOLA FA RISCOPRIRE L’ALTRA LANGA di Lucrezia Locatelli

L’ENOLOGO CLAUDIO ROSSO RILANCIA LA TENUTA DI SANTA MARIA DEL GARINO DI OLTRE 50 ETTARI CHE SI TROVA NEL COMUNE DI CLAVESANA, AL CENTRO DI UNA ZONA CHE PRESENTA MOLTI ASPETTI NATURALISTICI, DOVE IL VIGNETO SI ACCOMPAGNA A CAMPI E BOSCHI CREANDO UN CONTESTO RURALE COMPLESSO.

S

ui suoli di antica origine marina dove sono state ritrovate madrepore corallifere fossili di grande interesse, e fossili di conchiglie e madrepore. nel Comune di Clavesana, in un territorio classificato come Langhe Occidentali, Claudio Rosso, 60 anni, appena compiuti, enologo esperto, coraggioso e intraprendente, ha lanciato una nuova sfida: riscoprire l’altra Langa, un territorio considerato fino ad ora di frontiera. Il progetto, in fase avanzata di attuazione, è frutto di un lungo lavoro di riaccorpamento effettuata sulla collina che fu insediamento romano, pieve medioevale e poi proprietà nobiliare a cavallo dei marchesati piemontesi sul percorso verso il Genovesato (Claves Januae) fino alle più recenti divisioni dovute alla mezzadria. Garino deriva dall’antica voce alemanna «Warin» che ritroviamo ancora nell’anglosassone moderno con «Warning» e indica un luogo di attenzione e di protezione. È il toponimo del rio che circonda la collina ed è stato riconosciuto come Indicazione Geografica Aggiuntiva della DOCG Dogliani. «La tenuta Garino - spiega Claudio Rosso - è al centro di una zona che presenta ancora molti aspetti naturalistici, dove il vigneto si accompagna a campi e boschi, creando un contesto rurale complesso. Conta oltre 50 ettari con campi e boschi fruibili alle camminate. Presenta un corpo abitativo centrale di pregio e 15 ettari a vigneto. Il Dolcetto è il vitigno tradizionale che dà origine al vino Dogliani DOCG superiore ma oggi sono stati impiantati Nebbiolo, Barbera, Riesling nonché Pinot noir e Chardonnay sia base vino che base spumante per la produzione di Alta Langa DOCG. La Denominazione più utilizzata è “Langhe” che costituisce il filo conduttore del progetto».

L’Altra Langa di Clavesana.

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L’enologo figlio d’arte Claudio Rosso.

Si può già scoprire una nuova frontiera vitivinicola verso occidente a una altezza di oltre 450 metri sul livello del mare su terreni marnoso calcarei di antiche origini marine. Alcuni vigneti sono ancora in fase di impianto.

UN FIGLIO D’ARTE PRONTO AD UNA NUOVA SFIDA Parla da figlio d’arte, Claudio Rosso. Suo padre, il compianto Gigi Rosso ha fatto la storia della vinificazione di qualità: in particolare del barolo, il re dei vini. E lui, utilizzando le conoscenze di agricoltura sostenibile ed ecocompatibile, ne ha seguito le orme con grande impegno. Dal 2007 al 2010 è stato presidente del Consorzio di tutela del Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Roero garantendone l’unità e affrontando il processo decisionale che ha portato alla certificazione dei vini. Fra tutte le colline e i paesaggi viticoli che hanno ricevuto il riconoscimento dell’UNESCO questa è un’area che si distingue per un piacevole alternarsi di colture e vegetazione naturale rimandando ancora oggi a una ruralità varia e genuina. Allo stesso tempo è in grado di dare un’indicazione sulle aree in cui le caratteristiche ambientali permettono lo sviluppo ottimale della coltura o non impediscono una potenziale coltivazione sostenibile e redditizia, mirata all’utilizzo dei propri suoli per la produzione di grandi vini. Il principio guida è quello di valorizzare le tecniche tradizionali affiancando novità ed esperienze frutto di sperimentazioni attuali superando i protocolli che danno certezze su piccole nicchie per puntare all’emancipazione ambientale di ecosistemi più ampi. Il lavoro manuale è fattore primario in ogni stagione dell’anno, soprattutto in una viticoltura di collina. n 121

Gen-Lug 2020


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