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LA SVOLTA SULLA MONTAGNA PIEMONTESE

IN ARRIVO IN CONSIGLIO REGIONALE DUE PROPOSTE DI LEGGE SUI SISTEMI ALPINI PIEMONTESI E LE LOCALITÀ INTERESSATE AL TURISMO DELLA NEVE, LA SVOLTA SULLA MONTAGNA PIEMONTESE

Inchiesta di Taty Rosa IL TERRITORIO MONTANO PUÒ FAR DA TRAINO DELL’INTERO PIEMONTE, AVVICINANDOSI ALLE POLITICHE DELL’UNESCO, A PARTIRE DAL NUOVO MODO DI FARE CULTURA CHE SI STA IMMAGINANDO SULLE ALPI COZIE PER TRASFORMARE QUESTA LUOGHI IN UNA «COMUNITÀ EDUCANTE» DIFFUSA COME LO SONO STATI IN PASSATO. QUESTE TERRE DI FRONTIERA VOGLIONO GUARDARE ALL’EUROPA ATTRAVERSO LA CULTURA, ANCHE PERCHÉ DALLE PARLATE LOCALI (LINGUA D’OC) PROVIENE IL DNA DELL’EUROPA.

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Sestriere e l’Unione Montana Comuni Olimpici la Regione voglia fare la sua parte per segnare una della Via Lattea – Pragelato, Sauze di Cesana, svolta storica nel territorio alpino, puntando sul riCesana Torinese, Claviere, Sauze d’Oulx, dolancio del turismo estivo e invernale nelle zone monvranno fare da apripista al rilancio delle Alpi tane e nelle aree transfrontaliere dove si conservano Piemontesi, anche in previsione dell’entrata in vigore linguaggi (lingua d’óc), musiche balli, canti e tradiziodi due proposte di legge sui sistemi alpini piemontesi ni antiche, ma anche (e soprattutto) per avvicinare il e le località interessate al turismo della neve, presenterritorio montano che può far da traino dell’intero tate dal consigliere regionale architetto Valter Marin, Piemonte, alle politiche dell’UNESCO, a partire dal già sindaco di Sestriere, relatore e primo firmatario. nuovo modo di fare cultura che si sta immaginando La prima (Pdl n. 66 XI Legislatura modifica l.r. 2/2009 sulle Alpi Cozie per trasformare questa luoghi in una aree sciabili e di sviluppo montano) e la seconda (Pdl «Comunità educante» come lo e stata in passato. n. 70 XI Legislatura, modifica l.r. 16/2018) su riuso Plaude a queste iniziative l’arch. Valter Marin che noedifici e rigenerazione urbana. È facile capire come nostante il «lockdown» ha continuato a seguire senza

La Baìo di Sampeyre rappresenta una delle più importanti e antiche feste tradizionali occitane delle Alpi italiane, che affonda le sue radici in tempi remoti, in cerimonie primaverili di propiziazione dei nuovi raccolti.

La Repubblica degli Escarton, Murales a Usseax. Tra i balli Occitani la curenta è la più praticata delle valli cuneesi

soste dal suo ufficio di Sestriere, dove è stato sindaco per due legislature, il percorso intrapreso per attuare una grande riforma strategica della montagna del Piemonte, che rappresenta oltre il 53 per cento del territorio ai piedi delle Alpi occidentali, mentre dalle periferie del capoluogo si tornavano a vedere le montagne nell’aria ridiventata cristallina. Dal belvedere della piccola collina del Monte dei Cappuccini, situato ad una decina di metri dal polo culturale del Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi del CAI Torino, osservatorio privilegiato dei torinesi e dei turisti, si può individuare quasi la metà del territorio piemontese costituito dalla principale catena della regione, quella delle Alpi Occidentali, suddivisa in Alpi Liguri, Marittime, Cozie, Graie, Pennine e una parte di Lepontine. La punta più alta raggiunge un’altezza di 4.609 metri con la Punta Nordend nel complesso del Monte Rosa, la quarta dell’intera catena alpina e la più alta della Regione Piemonte. Altra punta degna di nota è il Monviso, la vetta più alta delle Alpi Cozie dalla caratteristica forma piramidale immediatamente riconoscibile anche da grandi distanze. La sorgente del fiume Po si trova nel Monviso. Uno spettacolo unico. Insomma! Eppure la riforma che già comprendeva il riuso degli edifici e rigenerazione urbana immaginata prima di Corona Virus, non basta più. Occorre prima fare un ripasso della storia.

LA LINEA IDEALE PER GUARDARE AL FUTURO, RISCO- PRENDO IL PASSATO

Per essere un autentico Patrimonio secondo gli schemi previsti dalla Convenzione UNESCO la Montagna Piemontese deve mirare a coinvolgere la sua gente, protagonista di una civiltà tanto ricca di elementi diversi che affonda le sue origini nella cultura Occitana, provenzale, franco provenzale e walser: è formata

da persone nobili e coraggiose che hanno subito gli sviluppi della storia, spesso matrigna. Queste terre di frontiera vogliono guardare all’Europa attraverso la cultura da sempre al centro del progetto Europeo, anche perché dalle parlate locali (Lingua D’OC) proviene il DNA dell’Europa. La lingua è strumento per comunicare, ma occorre avere coscienza compiuta, matura e comune di un valore perché si formi e sia reperibile a livello di linguaggio la parola che ne rappresenta il significato. «Non si possono comunicare informazioni su valori sconosciuti- avverte lo storico della Cultura Occitana Mariano Allocco- Per Joi, Pretz e Paratge rimane una traccia residuale, ma allora questi valori facevano dei cattolici e dei catari del sud della Francia un unico popolo uniti dal “lenguatge”, dalla lingua intesa come insieme di valori in cui riconoscersi, questo era il fondamento di una identità riconosciuta e condivisa e per la quale decine di migliaia di persone persero la vita». Ricorda Allocco: «Nel mondo occitano il confronto dialettico era libero, si alimentava di un contesto destrutturato, in cui tutti i rapporti facevano riferimento a modelli organizzativi non gerarchici, modelli che ora chiameremmo di tipo reticolare. Questa civiltà non elaborò mai il concetto di lotta come necessità essenziale per la sopravvivenza, non pensò mai a organizzare la violenza come uno dei tasselli indispensabili alla società e non seppe perciò confrontarsi con la violenza che arrivò dall’esterno e ne fu cancellata». Questo alternarsi di influenze linguistiche ha dato origine nel corso dei secoli alle parlate provenzali alpine nelle forme che oggi conosciamo che non è altro che lo stadio più recente di una evoluzione che continua a progredire. La diversità delle vallate e la mescolanza delle popolazioni fin da tempi immemorabili, i flussi migratori, le colonizzazioni e gli scambi commerciali sono elementi che hanno favorito la specificità linguistica delle comunità montane, fino ai micro-territori. La parlata di una borgata può essere già lievemente differente da quella delle più vicine frazioni dello stesso comune.

LA LINGUA INTESA COME INSIEME DI VALORI CERCA LA TUTELA UNESCO

Il compito di stimolare la tutela delle parlate, le lingue delle comunità montane potrebbe essere inquadrato tra le iniziative collaterali del «Premio di Giornalismo Sestiere Montagne Olimpiche». Esso può essere vigoroso promotore dell’iscrizione nella «tentative list» del Patrimonio Immateriale UNESCO pur sapendo che, insieme alle Istituzioni locali e regionali. si può avviare un percorso impegnativo, ma non

Le numerose meridiane storiche dipinte sulle facciate di molte abitazioni di Fenestrelle.

impossibile, nelle valli Occitane, provenzali, franco provenzali e walser, sul versante del Monte Rosa. La difesa, e la valorizzazione dell’originale Patrimonio linguistico, di cultura, e di costume delle comunità locali è tra i principi statutari della Regione Piemonte. Lo scopo ambizioso mira ad affermare ulteriormente le affinità linguistiche che le popolazioni di queste zone alpine esercitarono per circa quattro secoli. Anche Il movimento valdese, detto «dei poveri», si estese in Europa, raccogliendo consensi fra il popolo. Pur essendo, come tutti quelli che erano detti «eretici», oggetto di repressione e persecuzioni da parte dei poteri civili e religiosi, si estese in Europa. Malgrado la difficile situazione di clandestinità e l’azione repressiva dell’Inquisizione, mantenne la sua compattezza. Le zone in cui i valdesi si impiantarono con maggior consistenza furono le Alpi Cozie, la Provenza, la Calabria e la Germania meridionale. I loro predicatori itineranti erano detti barba (in dialetto «zio», nel senso di persona di riguardo) da cui «barbetti», appellativo popolare con cui venivano, sino a tempi recenti, designati in Piemonte. Il movimento, mantenutosi coerente attraverso i secoli dal XII al XVI, centrava la sua testimonianza su due aspetti del messaggio cristiano: la fedeltà al Vangelo e la povertà della Chiesa. La Chiesa cristiana, dicevano i valdesi, si richiama a Gesù: ne deve perciò prendere alla lettera gli insegnamenti rinunciando perciò al potere politico, all’uso della forza ed alle alleanze con le potenze del mondo. Luoghi da scoprire anche attraverso le tradizioni dell’orgogliosa e tosta gente delle Alpi nelle valli che a partire dall’Alta Val Susa si susseguono verso Sud sino al Monregalese, cioè nelle valli Chisone, Germanasca, Pellice, Po, Varaita, Maira, Grana, Stura, Gesso. Vermenagna, e ancora nelle Valli Ellera e Corsaglia, le parlate come quelle delle valli corrispondenti dell’opposto versante. Similmente nelle valli che si trovano verso Nord e poi ad Est muovendosi nella Valle Sangone, la Bassa Valle di Susa con le propaggini della Valle Cenischia, le tre Valli di Lanzo, quella dell’Orco, la Val Soana e la Val Chiusella, le parlate originali del tipi che è stato chiamato Franco Provenzale, come quello delle zone comunicanti con la Savoia, della Valle d’Aosta e oltre ad essa del Vallese svizzero.

ALLA RISCOPERTA DELL’IDENTITÀ E DELLE PARLATE DEI LUOGHI

Questi presupposti lasciano presagire una linea ideale di collegamento con tutte le vallate alpine piemontesi, facendo leva su Sestriere e l’Unione Mon

tana Comuni Olimpici della Via Lattea, che dovranno avviare un percorso strategico nuovo alla riscoperta dell’identità dei luoghi visto che abbondano i ricordi ben evidenziati nei libri di storia locale. Cominciamo da questa vasta area alpina sulla linea di confine con la Francia che tra il XI ed il XII secolo, divenne oggetto dei progetti espansionistici dei Delfini di Vienne. Ricorda la storica locale Elisa Poncet: «L’appartenenza al Delfinato è testimoniata dalla riproduzione dei delfini e dei gigli di Francia. La Repubblica degli Escartons che cessò definitivamente di esistere nel 1790, sulle nostre montagne aveva creato un’unità culturale di tradizioni e di vita alpina che sono presenti ancora ai giorni nostri. I segni di questa singolare esperienza si riscontrano anche nell’uso della lingua francese e della lingua d’oc (area linguistica Occitana), parlata nelle nostre valli fino agli inizi del ‘900, nell’architettura delle case, nell’uso delle meridiane, ma anche nei simboli dei gigli e delfini che ornano ancora i battacchi dei portali e in particolare sulle fontane della zona e negli stemmi dei comuni: Pragelato fu il paese capoluogo dell’Escarton dell’Alta Val Chisone, che dal 1343 al 1713 fece parte della Repubblica degli Escartons». Oggi le località alpine del versante italiano conservano ancora numerosi segni del legame con le terre d’oltralpe: storia, cultura, riti, linguaggi e tradizioni. Erano persone erudite come scrive Victor Hugo nei Miserabili. I maestri di scuola, pagati da un’intera valle, partendo da Chateau Queyras andavano di villaggio in villaggio, passando dieci giorni in questo, dieci giorni in quello, e insegnando. Erano sempre presenti alle fiere, dove si riconoscevano dalle penne da scrivere che portavano sul nastro del cappello. Su quello che fu il territorio degli Escartons è oggi possibile rilevare una notevole ricchezza linguistica che non ha eguali in altre zone dell’Italia o della

Una fontana caratteristica nelle vallate alpine

Francia divennero oggetto dei progetti espansionistici dei Delfini di Vienne, i quali si impossessarono gradualmente di tutto l’alto corso del Chisone. Il 29 maggio del 1343 il delfino Umberto II e 18 rappresentanti di oltre 50 comunità delle valli alpine firmarono la Grande Charte, una sorta di costituzione, scritta su pelle di pecora, che divenne il patto per mezzo del quale quelle popolazioni ottennero l’affrancamento dalle servitù feudali, il diritto alla libertà individuale, alla proprietà e all’auto gestione del territorio. I capifamiglia potevano, per esempio, decidere sull’utilizzo dei pascoli, sulla costruzione di ponti e strade, sull’elezione dei consoli, cioè i sindaci, o sulla risoluzione delle controversie. La lingua è, in un certo qual modo, lo specchio della società che la parla e il periodo storico degli Escartons, che durò dal XIV al XVIII secolo, rappresenta un lasso di tempo non indifferente. Per questo, pur nella varietà delle principali lingue diffuse nell’area, ancora oggi si registrano forme «contaminate» che riflettono quattro secoli di storia condivisa e «parlata». Lo zoccolo comune e originante di tutte le attuali culture linguistiche nella

regione degli Escartons è senza dubbio da ricercarsi nella grande famiglia delle lingue indoeuropee. Oggi la storia delle gente della montagna piemontese la possono conoscere anche i tanti appassionati di gite «fuori porta», possibili anche a poche decine di chilometri dal capoluogo sabaudo, a percorrere i sentieri alle falde del Rocciamelone, la Sagra di San Michele, il Monte Musinè, noto per gli alieni e le leggende misteriose, la Valle di Lanzo e tanti borghi caratteristici in provincia di Cuneo, in Valle Maira e Valle Gesso, la Valvaraita e Valle Stura di Demonte, da esplorare In lungo e in largo.

CORAGGIO E TANTA VOGLIA DI TUTELARE LA MONTAGNA PIEMONTESE

Ora occorre cooperazione scientifica, educazione costante, anche nelle arre periferiche, informazione di qualità e affidabile, potere della cultura e della conoscenza. Queste le parole chiave dell’impegno dell’UNESCO per fronteggiare la crisi derivante dall’epidemia di COVID-19. «Si, proprio su questi modelli dobbiamo insistere per ridisegnare la storia della montagna piemontese, attingendo dal passato - dice il relatore delle due leggi regionali sulla montagna Architetto Valter Marin, per due volte sindaco di due comuni dell’alta Val Chisone: Pragelato e Sestriere - chiusi nei nostri comuni durante il COVID-19 abbiamo imparato, chi più chi meno, a giostrare il nostro tempo tra lavoro, affetti e passioni. E non abbiamo dimenticato ciò che vediamo dalla finestra: monti, vette, picchi, ghiacciai, nevai. Impossibile andarci, tutti. Verrà il momento di poter riallargare i nostri orizzonti, Approfittiamo del silenzio che ci riserva la montagna, un silenzio che non fa rumore, per ripensare il nostro futuro. Ripartire dalla montagna si può e si deve. Ed è un concetto di pura logica non soltanto economica. Laddove avviene un evento del tutto inatteso, che ci colpisce dal di fuori come una scarica elettrica senza controllo, e con conseguenze omogenee a livello globale. Una Montagna connessa alla rete della Banda Ultra Larga per modernizzare i servizi ai residenti ed ai Turisti, ma anche per offrire servizi sanitari, attraverso la telemedicina, più vicini al Montanaro ed alla popolazione più debole. Ci deve essere lo spazio per una riflessione su come ripartire. Una riflessione concreta, da noi condivisa, l’ha fatta il Premio di Giornalismo Sestriere Montagne Olimpiche dedicato alla corretta informazione e al rilancio dell’Italia dopo la pandemia». Gli impegni futuri? «Noi crediamo, come cittadini dell’alta Val Chisone che dobbiamo puntare sugli ‘asset strategici’ dell’evento ideato da EnerGeo. Dopo averli condivisi con gli ideatori del Premio, abbiamo capito che rappresentano una grande opportunità. Ora li stiamo esaminando insieme ai miei colleghi del Consiglio Regionale e con gli amici sindaci che stanno valutando quali politiche adottare per una nuova centralità della montagna in questa fase di ripartenza. Per questo sarà importante lavorare insieme e fare squadra affinché la montagna, per le potenzialità inespresse che possiede, riesca ad assumere, di nuovo, un ruolo da protagonista dopo le Olimpiadi della Neve Torino 2006 in un percorso che metta al centro salute e benessere attraverso la ricerca continua di un buon equilibrio tra uomo e natura. Ben vengano le iniziative di inserire nella Tentative List WHL UNESCO deI ‘Sistemi di difesa alpina sabauda in Piemonte e Valle d’Aosta’ e quella di costituire un ‘Centro UNESCO di frontiera’ che sappia promuovere iniziative culturali sul territorio alpino. Ne sentiamo la necessità, come pure. ne sono certo, tutti gli appassionati della montagna». n